12.11.22

«Libera grazie allo sport ai ragazzi dico: provateci» Silvia Salis, atleta olimpica del lancio del martello e vicepresidente Coni Il suo libro contro gli stereotipi di genere ha vinto il premio “Gianni Mura”

   a prescindere  dal  doping  imposto e   dal doping  spontaneo ,  dalle  violenze  psicolgiche     che  certi  allenatrori o dirigenti fanno  sugli atleti  vedi recenti  scandali    L’attività sportiva è  << uno strumento sempre più importante per favorire l’emancipazione femminile >> ma  soprattutto ed è ricca  di passioni   e sogni  . 

 da la  nuova  Sardergna  



Un campo di atletica come parco giochi, una distesa enorme dove correre, saltare e sfogare un’energia incontenibile e libera di esplodere. Sembra di vederla la piccola Stella spalancare la porta di casa e correre su e giù nel giardino enorme, tuffarsi e rituffarsi nella sabbia, arrampicarsi su attrezzi e pedane. E guardare, divorare con gli occhi gli atleti – bambini e adulti – che si allenano lì ogni giorno, sulla pista rossa e nella gabbia, e a poco a poco capire che quel parco, quell’iniezione quotidiana e continua di sport, avrebbe segnato la sua vita per sempre. La piccola Stella è la protagonista del libro “La bambina più forte del mondo” e la sua storia è quella di Silvia Salis, 37 anni, che nel campo di atletica
di Villa Gentile a Genova ha vissuto da quando aveva 3 anni sino all’adolescenza. Silvia e Stella Figlia di Eugenio, il custode del campo, Silvia è andata via quando è stata convocata in Nazionale e ha iniziato a girare il mondo conquistando decine e decine di titoli nel lancio del martello e partecipando a due Olimpiadi. Oggi Silvia, originaria di Sorso «luogo del cuore, delle amicizie, dei giochi con i cugini, di tanti ricordi bellissimi – è vicepresidente vicario del Coni, prima donna a ricoprire questo ruolo. Ed è anche scrittrice: la sua Stella ha conquistato i lettori e ora anche i giudici del premio letterario intitolato a Gianni Mura, il grande giornalista sportivo, anche lui con origini sarde (di Ghilarza). Oggi a Torino (Casa Tennis a Palazzo Madama) Silvia Salis riceverà il premio per la sezione “Fuoriclasse”: la sua “Bambina più forte del mondo” è il miglior libro di letteratura sportiva per ragazze e ragazzi. «Un onore, perché Gianni Mura ha raccontato lo sport, le imprese e le persone. con uno stile unico e ineguagliabile. Ed è bellissimo ricevere questo premio per un libro che racconta la mia storia, con il quale voglio trasmettere un messaggio». Maschi e femmine La storia di Stella è la storia di Silvia, è la favola di una bambina cocciuta che riesce a svettare in uno sport riservato fino al Duemila solo agli uomini. È un libro-manifesto sulla parità di genere nello sport, contro luoghi comuni che troppo spesso ancora tarpano le ali e uccidono i sogni di ragazzi e ragazze. «Mi sono sentita dire “lascia perdere” con il lancio del martello diventerai un maschio, non avrai mai un fisico e una bellezza femminile – dice Silvia Salis – io non ho dato retta e sono andata avanti, seguendo il mio istinto e la mia passione. E sono stata fortunata perché la mia famiglia mi ha sempre lasciato libera. Se i miei genitori avessero ceduto agli stereotipi “delle cose da maschio e da femmina” magari avrei indossato un tutù e fatto danza con poca voglia. Non avrei ottenuto i risultati di cui vado fiera, non avrei avuto la possibilità di raggiungere obiettivi importanti. Questo dico nel libro e questo racconto ogni volta che ho l’opportunità di confrontarmi con
adolescenti e genitori. C’è la tendenza da parte delle famiglie a fare percorrere ai figli le strade che sembrano più “sicure” perché rientrano nel concetto di “normalità”: succede per esempio che un ragazzo venga spinto a fare calcio anche se il pallone non è nelle sue corde e la ragazzina che si sente portata per una disciplina in cui dominano i maschi – come la lotta, lo judo o il rugby – venga dirottata da un’altra parte. In realtà – dice Silvia – è importante assecondare le inclinazioni di ciascuno, non
importa se si viene etichettati come “strani” o “stravaganti”: chi se ne importa dei giudizi altrui, le strade meno sicure sono quelle che possono dare soddisfazioni enormi. Io facevo salto in lungo ma il martello era una calamita. Avevo un fisico esile per quel tipo di attività, ma il mio allenatore Walter Superina ha visto qualcosa in me. È stata una folgorazione, una svolta, ero nel mio mondo. Ai bambini dico “provateci” , inseguite la strada che sentite vostra». Lo sport per affermarsi La favola nella favola, nella storia di Stella-Silvia, è quella di una bambina che non ha grandi mezzi eppure supera ogni ostacolo. «Ero la figlia del custode del campo di atletica – ricorda Silvia – la mia casa era lì dentro. E questa è stata la mia fortuna più grande perché grazie allo sport sono riuscita a ottenere rinoscimenti altrimenti impossibili». Non solo le medaglie, la gloria dei tanti titoli conquistati in giro per il mondo «ma una vera e propria emancipazione: senza lo sport non sarei qui, non sarei stata scelta per ricoprire un ruolo così importante nel Coni. Lo sport è fondamentale nella consapevolezza femminile e nello sviluppo dell’indipendenza, nell’affermazione di sè. Io sento di essere profondamente debitrice verso lo sport, anche per questo cerco di restituire quello che ho avuto». Le donazioni Silvia Salis ha un rapporto speciale con l’ospedale Gaslini. «È una eccellenza della mia città e della sanità italiana, che è doveroso sostenere». Già due anni fa Silvia e il marito, il regista Fausto Brizzi, hanno aperto in occasione del matrimonio una raccolta fondi su GoFundMe a favore del Gaslini e il regista ha devoluto all’ospedale il cachet per lo spot della Liguria. Non solo: la storia di Stella, bambina coraggiosa, è stata presentata in anteprima lì e il ricavato delle vendite del libro alimenta la ricerca e le cure per altri bambini.
Silvia Salis è nata a Genova il 17 settembre del 1985. Suo padre Eugenio, originario di Sorso, era il custode del campo di atletica Villa Gentile. È lì che Silvia ha iniziato a praticare attività sportiva, sino a diventare campionessa di lancio del martello, vincitrice di 22 titoli italiani (9 seniores, 3 universitari e 10 giovanili). Ha iniziato a praticare atletica leggera nel 1993, a 8 anni. Ha provato un po' tutte le specialità e si stava specializzando nel salto in lungo (a 9 anni saltava 3,70 metri): poi verso i 13 anni ha provato i lanci con il martello ottenendo risultati eccezionali con il supporto di Valter Superina, ex martellista che l'ha allenata per molti anni. Ha partecipato alle Olimpiadi in Cina nel 2008 e a Londra nel 2012 e detiene 2 delle 20 migliori prestazioni italiane femminili all time nel lancio del martello, lerestanti se le ripartiscono la primatista italiana Ester Balassini (10) e Clarissa Claretti (8). A 30 anni ha lasciato poco prima delle Olimpiadi in seguito a un infortunio. ] Il 6 novembre 2016 è stata eletta nel Consiglio Federale della Fidal, Federazione italiana atletica leggera. Nel 2017 è stata eletta nel Consiglio nazionale del CONI, il Comitato Olimpico Italiano e nel 2021 è stata eletta vicepresidente vicario. Nel novembre del 2020 – in piena pandemia – Silvia Salis ha sposato in Campidoglio il regista romano Fausto Brizzi. «La bambina più forte del mondo», pubblicato nel gennaio 2002, è il suo primo libro


11.11.22

Siamo proprio patetici - mondiali di calcio 2022 di Giorgio Pisano

 Tra 10 giorni inizieranno i mondiali di calcio, dove, ovviamente, noi non parteciperemo perché non ci siamo qualificati (da campioni d’europa) così come non abbiamo partecipato neanche 4 anni fa. Anche allora eliminati nella fasi di qualificazione.

Nel 2010 (Sudafrica) da campioni in carica, siamo stati eliminati al primo turno dalla Slovacchia.Nel 2014 (Brasile), stessa sorte, eliminati al primo turno dal Costarica.Bene, dopo tutto questo periodo fallimentare e proprio ora che iniziano i mondiali, SKY propone un documentario sulla nostra vittoria del 2006 (medioevo). Insomma, quando gli altri si giocano il mondiale noi cerchiamo di rispondere da nostalgici falliti.

Scandalo ritmica, Anna Basta: "Così insegno alle bambine a ballare senza ossessionarsi col proprio corpo"

di cosa stiamo parlando



Lo  so che come me sarete    stanchi  di   sentir  parlare  di questo  argomento . Ma   quest'articolo e  il  video sopra  riportato   sono   i più  interessanti     che  ho letto   su  tale  argomento 

  repubblica  online  del 10\11\2022

L'ex farfalla azzurra da settembre allena alla palestra Saffi, al Pilastro, due pomeriggi a settimana. "E non commento mai nessuno per il suo fisico"

                           di Caterina Giusberti




BOLOGNA - "A Bologna mi sono allenata alla polisportiva Pontevecchio per dieci anni buoni, da quando avevo quattro anni e mezzo fino a quando a 15 sono partita per Desio. In tutto questo periodo non mi è mai stato detto nulla di negativo sul mio corpo. Al massimo dopo le vacanze qualcuno diceva: "Mangiati un'insalata in più", ma davvero niente di che. Ci sono molte società che dove si respira un clima sbagliato, a casa mia però sono stata fortunata. Per il mio vissuto a Bologna non ho mai avuto problemi".
Anna Basta risponde al telefono mentre sta tornando in treno da Roma, dov'è stata sentita dalla procura federale sulle accuse di gravissimi abusi psicologici denunciati insieme alla compagna Nina Corradini. Un'udienza fiume di quattro ore, al termine della quale dice: "Ho confermato la mia storia e raccontato il mio vissuto. Sono sicura che chi di dovere farà i giusti accertamenti".
Da quando, dopo due ori mondiali, ha detto addio alle farfalle azzurre rinunciando alle Olimpiadi di Tokyo - e cominciando a denunciare su Instagram l'inferno che viveva ("mi volevano più magra, ho pensato al suicidio", ha dichiarato) la sua vita è cambiata. Adesso studia "Sport Management" all'università. E da settembre, ha cominciato anche ad allenare a sua volta alla palestra Saffi, al Pilastro, due pomeriggi a settimana. "Seguo l'agonismo della ginnastica ritmica - racconta - insegno sia a bambine di 9-10 anni che a ragazzine più grandi, dai 12 ai 16. E non commento mai nessuno per il suo fisico".



Anna Basta: "Il lavoro dell'allenatrice è pesare bene le parole"

Su Instagram, ha scritto: "Il lavoro dell'allenatrice è pesare bene le parole, perché dobbiamo sapere quanto queste possano far soffrire. Significa aver rispetto per ogni singola personalità che incontriamo. Il lavoro dell'allenatrice non è spremere l'atleta per un obiettivo che forse è molto più tuo che suo. Non è costruire un clima di terrore. Non è non lasciare parola o libertà. E se io non sono stata corretta, se ho trattato male quell'atleta, è che giusto che quello stesso atleta non mi debba niente. Perché se ho portato quella persona a scappare dal suo sport, a odiarlo o a stare più male che bene, allora non ha sbagliato lei ad andarsene, ma ho sbagliato io".
Le sue allieve, dice, "stanno benissimo". Qualcuna l'ha riconsociuta, come l'atleta che ha denunciato, ma nessuna ha fatto commenti. "Sono ancora molto riservate - dice - ci conosciamo da poco". In questi anni le è capitato che le chiedesso aiuto altre giovani ginnaste. "Alcune allenatrici con le quali ho un buon rapporto mi hanno chiesto di fare dei video - racconta - per aiutare delle allieve che secondo loro stavano attraversando un periodo di difficoltà. Io dico a tutte: capisco quanto possa essere difficile esternare questo malessere, ma è importante farlo e affidarsi a delle figure specializzate".
Una delle allenatrici alle quali è più legata, a Bologna, è la sua insegnante di quando era una bambina. "Mi ha sempre sostenuta - racconta - abbiamo un legame fortissimo, vado a trovarla a casa sua, dove vive con la sua famiglia. Mi ha detto che sono stata molto coraggiosa. E mi dice sempre quando passi da me ti offro un pezzo di torta...". Il futuro? "Voglio stare a vedere quello che la vita mi porrà davanti. Di certo la ginnastica resta una mia grande pasSione - spiega - E mi piacerebbe anche continuare ad aiutare le persone".

8.11.22

tutto chiede salvezza analisi delle prime due puntate

Ieri  ho  visto  le  prime 2  puntate della nuova serie tutto  chiede  salvezza la nuova  serie televisiva italiana del 2022 pubblicata il 14 ottobre 2022 su Netflix e tratta dall'omonimo romanzo di Daniele Mencarelli.
Ora n
on sempre  bisogna,soprattutto se  si  hanno   buoni elementi  di base  e  spirito  d'osservazione,  aspettare la  fine   d'un  opera per  esprimere un giudizio o  una recensione  ,  anche  se  pur  incompleta. Soprattutto  quando si tratta  di opere  " veloci  "  e  poco scontate  ed prevvedibili   come  questa  . 
La serie racconta di Daniele, un ragazzo che si risveglia in reparto psichiatrico (SPDC) contro la sua volontà e della settimana che vi passerà dopo avere subito un TSO. Quella settimana all'interno dell'ospedale cambierà la sua vita per sempre. Mi sta  piacendo   ed tormentandomi . Credo   che  dovrò prendermi il  valium  😏😃😛  dopo  aver  visto  gli altri 5  episodi  . 
La serie è descritta da Netflix come un "dramedy delle esistenze che recupera la radice della nostra migliore commedia amara, riletta in chiave contemporanea, come in un grido d’aiuto, straziante ma pieno di speranza, da parte delle nuove generazioni e del loro enigmatico disagio di vivere".Mencarelli  in  : 
 Tutto chiede salvezza: Su Netflix la serie con Federico Cesari che mostra il lato tenero del disagio mentale articolo di www.comingsoon.it <<"Facciamo intrattenimento ma raccontiamo, perlustriamo anche un mondo di sofferenza, di grandi sentimenti nel bene e nel male. E credo sia questo quello che la letteratura dovrebbe fare di solito: entrare nei luoghi e, appunto, scavarci dentro".>>
Questa   nuova serie di Netflix arriva in un momento in cui il peggio nel mondo non è ancora passato e la pandemia si sta lasciando dietro disastri emotivi che chiedono salvezza mentre la situazione non smette di peggiorare per un'infinità di altre ragioni. Cesari sempre  su  comingson.it    parla di Daniele come di un personaggio la cui principale caratteristica è un'ipersensibilità nei confronti della sofferenza altrui - "Credo che personaggi e persone del genere nella vita di tutti i giorni siano davvero difficili da incontrare. Per me è stato una rivelazione, ma dal punto di vista umano". E quello che lui definisce un "superpotere", l'empatia di Daniele e il modo così sincero di far trasparire queste emozioni, per Mencarelli è la grande scommessa di Tutto chiede salvezza: "Far vedere alle persone che in realtà è molto più diffuso di quel che si pensi. C'è un grande sommerso, non detto, rispetto alla vita,all'esistenza, alla sensibilità che ognuno di noi porta in seno. E c'è poi chi, spesso in maniera patologica, spesso in maniera malata, tira fuori questo elemento. Però sono convinto che la serie dimostrerà a molte persone che questa linea di confine tra chi fa un TSO e una persona che ha i galloni della normalità sia assolutamente invisibile e inesistente. [ Infatti  basta un niente  per  cadere  nell'abbisso e  varcare   quella  soglia  in cui ogni  giorno  di  barcameniamo  tra  razionalità ed  irazionalita    che  caraterizza  il nostro vivere . Aggiunta mia  ] 
una  scena   della serie 

Perché nel momento in cui un uomo mette a disposizione la propria sensibilità, chi ha di fronte si rispecchia e riconosce la propria. Il grande elemento poetico - mi permetto di dire - del romanzo e della serie è che qui nessuno mente. Nessuno passa attraverso convenzioni, non c'è mondo borghese che giochi a nascondere sotto il tappeto. Qui ognuno è semplicemente portatore di una verità. Che spesso è dolorosa ma altre volte è ironica, divertente. È un superpotere che abbiamo tutti. Dobbiamo ricordarcelo un po' di più".

una scena della serie 

Infatti  ancora  la stessa  fonte   "Il Covid è stato una sveglia per molti che non guardavano al proprio mondo interiore", continua l'autore. "Non credo che esista un momento della Storia più adatto [di questo] per la serie. Il mondo, come possiamo ben vedere, vacilla da più parti e lo fa perché tanti uomini, secondo me soprattutto di grande potere, non hanno mai avviato un lavoro vero di dialogo con il loro mondo interiore. La serie semplicemente mostra questo: che esiste un mondo interiore e che ad affrontarlo insieme conviene. Perché affrontarlo da soli pesa troppo. E schiaccia".  


I personaggi    di  :  Giorgio e madaonnina      è  come  se  fossero presi   dai film  di Verdone   e   cinico  tv   \  mery  per  sempre   di  Risi . Promette bene   .  A  continuare   e  finire  di  vederla  è  anche  la bellissima risposta    datemi   alla  richiesta  di un parere   ,  da  parte  del nostro amico ed  utente  Cristian  Porcino

 << "Allora Giuseppe, io la serie  l'ho vista immediatamente su Netflix. Tra l'altro proprio stamattina ho tenuto una lezione in tutte le mie classi  su "tutto chiede salvezza" . Il racconto televisivo è molto bello così come il romanzo da cui è tratta la storia. In classe ho letto alcuni brani del libro di Mencarelli e proiettato alcune immagine della serie. Ho deciso di parlarne in classe perché secondo me è una serie che accende un faro su una problematica di cui spesso si tende a non parlare quasi mai. Ignoriamo che chi soffre di disturbi psicotici e sta ai margini della società deve essere allontanato dalla nostra vista.  A me questa serie è piaciuta molto e  fa riflettere su come noi tendiamo ad emarginare chi riteniamo folli relegandoli da un'altra parte. Bravissimi tutti gli attori e in particolar modo Federico Cesari " >>.
Quidi  “Tutto chiede salvezza”, anche nella sua versione televisiva, lascia il cuore pieno, e contiene tutta la complessità non tanto del tema della salute mentale, che non può essere stigmatizzata o ridotta a una sola definizione, quanto di quello della vita, così follemente illogica, una nave dei pazzi sulla quale viaggiamo tutti . 




Diceva Wislawa Szymborska: “Folli e veggenti, l’unica via per sopravvivere”. La follia non è solo chimica da riparare con le medicine giuste, è uno sguardo puro alla realtà, che Mencarelli chiama la “nostalgia del paradiso”, un ricordo sgranato di una verità, la parte di sé più vitale e dolorosa, estremamente umana. Contemplare i limiti della propria esistenza è malattia, per la società, è qualcosa da riparare, per la scienza, uno sfasamento da mettere a posto.


canzoni consigliate / mia colonna sonora

senso - Vasco Rossi
Curami - Ccp
La cura  - Franco Batttiato 
il matto  - Mcr  
  e     queste  dodici    canzoni  suggerite  da  http://www.vita.it/it
  1. "Yer Blues" dei Beatles
  2. "Fire and Rain" di James Taylor
  3. "The Needle and the Damage Done" di Neil Young
  4. "Wish You Were Here" di Pink Floyd
  5. "Schizofrenia" di Sonic Youth
  6. "Grey Walls" di Richard Thompson
  7. "Lithium" dei Nirvana
  8. "Brian Wilson" di Barenaked Ladies
  9. "4st 7lb" di Manic Street Preachers
  10. "Climbing to the Moon" di Eels
  11. "Schizofrenia cronica" di Wesley Willis
  12. "Libro di James" di We Are Augustines

7.11.22

se i fumetti sono per bambini come mi dicono i miei perchè li si usa come propaganda ed strumentale della storia ? il fiumetto vergognoso sul Milite Ignoto che il Ministero della Difesa si prepara a distribuire nelle scuole

canzone  consigliata  
 Dio  è morto  -  di Francesco  Guccini 
in particolare  questo  verso : Mi han detto  \che questa mia generazione ormai non crede\
in ciò che spesso han mascherato con la fede\ nei miti eterni della patria o dell'eroe



I fumetti rappresentano, nella storia dei media, l’ultima espressione che può coerentemente essere inscritta nell’universo iconografico delle stampe popolari (…). Il fumetto non nasce come prodotto rivolto ad un pubblico di bambini e ragazzi, anche se saranno loro a determinarne il successo e forse non a caso i suoi primi personaggi celebri sono dei veri e propri enfants terribles: caricature di bambini in eterna lotta con gli adulti. ” [Roberto Farnè, 2002, pp.224-225] dall'articolo "Eccetto Topolino". Il fumetto in Italia durante il regime fascista di Novecento.org E le dittature ed i regimi lo usano come propaganda e di recente per trasmettere un uso ideologico \ srumentale della storia vedere i fumetto su Norma Cossetto "Foiba rossa".

Infatti è  di qualche  giorno fa questa notizia 

Il 4 Novembre e l’incredibile fumetto bellicista della Difesa
Il governo esalta nelle scuole la vittima di un’inutile strage come “sacra salma” che “trionfalmente” giunge “al suo luogo d’eterno riposo”. Stretti dalle professioni di ortodossia (ultraliberista in economia, ultra-atlantista in politica estera) che hanno dovuto sottoscrivere per entrare a Palazzo, gli attuali eredi del fascismo […]

(DI TOMASO MONTANARI – Il Fatto Quotidiano) – Stretti dalle professioni di ortodossia (ultraliberista in economia, ultra-atlantista in politica estera) che hanno dovuto sottoscrivere per entrare a Palazzo, gli attuali eredi del fascismo si accaniscono sulle nostre comuni libertà e sull’immaginario repubblicano. Così, in occasione della giornata delle Forze Armate, il Ministero della Difesa ha rilanciato con evidenza un fumetto dedicato alla storia del Milite Ignoto della Prima guerra mondiale, che – hanno denunciato Antonio Mazzeo e Giulio Cavalli – viene ora anche distribuito in molte scuole del Regno (come direbbe Ignazio Benito). Il fumetto in questione, realizzato nel 2018, è un’incredibile orgia di retorica militarista e nazionalista che si conclude con la solenne affermazione per cui l’Altare della Patria sarebbe “il luogo più sacro per gli italiani: una struttura imponente in cui sono riportati i simboli più sacri della nostra Nazione”.Ora, il vero modo per onorare lo sconosciuto soldato (che sento vicino: se non altro perché potrebbe essere il mio bisnonno Roberto, disperso sul Carso…) che giace in quell’imbarazzante catafalco, sarebbe spiegare alle ragazze e ai ragazzi di oggi l’insensatezza di quella guerra mostruosa e oscena, che papa Benedetto XV definì un’“inutile strage”. Bisognerebbe fare ascoltare in classe i discorsi interventisti del re, dei generali, di D’Annunzio, e poi leggere la pagina in cui George Orwell dice che non riesce a sentire quella retorica “senza sentire sullo sfondo il coro di pernacchie dei milioni di persone normali su cui questi alti sentimenti non esercitano alcuna presa”. E invece il fumetto della Difesa si apre con una tavola a tutta pagina in cui il generale Giulio Dohuet scandisce: “nel giorno in cui la sacra salma trionfalmente giungerà al suo luogo d’eterno riposo, in quel giorni tutta l’Italia deve vibrare all’unisono, in una concorde armonia d’affetti … tutti i cittadini debbono far ala alla via trionfale, unendosi in un unanime senso di elevazione idea nel comune atto di reverenza, verso il figlio e il fratello di tutti, spentosi nella difesa della madre comune”. Un intollerabile pippone di fronte al quale una diciassettenne o un quattordicenne sani di mente non potrebbero che reagire con una salva di scongiuri e, appunto, pernacchie.Il generale Dohuet era un acceso fautore della “straordinaria efficacia dei bombardamenti aerei con esplosivi e gas, capaci di stroncare ogni possibilità di resistenza nemica, materiale e morale”, e fu autore di una “dottrina della guerra aerea che ebbe successo … fino a essere considerata una delle componenti fondamentali dei grandi bombardamenti alleati sulla Germania nazista … e poi della strategia attualissima della guerra atomica” (così il Dizionario Biografico degli Italiani): forse è questa la celebrazione nelle scuole degli “italiani illustri” promessa dal programma elettorale di Fratelli d’Italia. D’altra parte, nella seconda tavola si affaccia l’altro eroe del fumetto, Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon: quadrumviro della Marcia su Roma, ignobile ministro dell’Educazione nazionale di Mussolini, efferato governatore della Somalia italiana, dove “portò i metodi terroristici dello squadrismo fascista” (L. Goglia). Naturalmente il fumetto non racconta tutto questo, si limita ad esaltare il clima di esasperato nazionalismo in cui, poco dopo, si affermò il fascismo: e lo fa senza un solo accenno al baratro che si aprì per responsabilità anche dei protagonisti di quelle tavole. Del resto, l’Ente Editoriale dell’Esercito Italiano ha appena pubblicato un altro fumetto dello stesso autore – Marco Trecalli – che celebra l’ottantesimo anniversario della Battaglia di El Alamein con un titolo terrificante: “Mancò la fortuna, non il valore”. Ricordiamo che quella battaglia – nella quale gli italiani fascisti e i tedeschi nazisti furono sconfitti dagli Alleati – segna le sorti della Seconda guerra mondiale in Africa: e nelle scuole italiane non dovremmo certo celebrare il valore speso a fianco delle truppe di Hitler!
Antonio Mazzeo segnala il clima che accompagna la diffusione scolastica di questa roba: “Da nord a sud si moltiplicano le parate studenti-militari all’ombra dei pennoni con il tricolore per celebrare l’avvio dell’anno scolastico 2022-23: iniziative [compreso il ripetersi dell’alzabandiera] che per modalità, forme e narrazioni sembrano riproporre sempre più i modelli pedagogico-bellicisti del Ventennio fascista”. Nel 1935 una circolare impose l’alzabandiera in tutte le scuole, precisando che “l’alunno incaricato di alzare la bandiera, il migliore in studio e in condotta (…) innalzata la bandiera, … si volgerà verso i camerati sull’attenti e, ad alta voce, col braccio destro nella posizione del saluto romano, darà il comando: ‘Saluto al Re’, al quale i camerati risponderanno ‘Viva il Re’; e quindi ‘Saluto al Duce’, al quale i camerati risponderanno ‘A Noi’”.Merito, alzabandiera, nazionalismo, guerra: bentornati nell’incubo.

Ora  molti voi   si  chiederano  ma  come    _: ti commuovi  davanti  alla   storia     della vicenda del milite  ignoto .

   tanto da     scrivere  bellissime  recensioni  dei  film  :  


e ti  ricordi tuo prozio materno ragazzo   del 1898\99   che  mori  nelle   la guerra delle mine   più precisamente in quella di Monte Cimone se non ricordo male
Ed opra sputi nel piatto dove mangi  


Vero sono cresciuto con il mito della Brigata Sassari e la mia città è stata sede della fondazione del 152 Ma soprattuto perchè fu oltre ad una grande carneficina il primo processo di sprovincializzazione e
d'identità nazionale oltre a completare l'unità d'italia intrapesa con il Risorgimento . No differenzio Patriotismo e Nazionalismo identificandomi con il Primo . Infatti La differenza tra patriottismo e nazionalismo può sembrare a prima vista sottile. In realtà scava un solco profondo tra l'amore verso il proprio territorio e l'odio per tutto ciò che è straniero. Lo spiegano  benissimo e magistralmente  : il politologo Maurizio Viroli in ( foto a destra ) Nazionalisti e patrioti : il  fumetto  La  cura   testo di Francesco  Artibani e   disegni  di Ivo Milazzo   contenuta    in 150° Storie d'Italia. Vol. 1: lungo cammino. Dalla Roma antica alla prima guerra mondiale  che consiglio vivamente .  E  poi se  si  guarda  il  film   La scelta  di maria   nelle  note  finali   ci si rende  conto  che coloro  che   alcuni di coloro    che   curano  l'istituzione   dell'evento il milite  ignoto   furono antifascisti   e  paerteciparono ad    alla resistenza \  guerra  di liberazione       che porto  alla nostra   costituzione  
E  quindi tale patrimonio  di storie  ,  di scelte ,  di morti mandati  a morire vedi i film citati nelle   righe   precedenti  se i nazionalista  ( ma  anche no )  oppure  se sei a 360 gradi e    senza preconcetti   c'è   il  film Uomini contro del 1970 diretto da Francesco Rosi, liberamente ispirato al romanzo di Emilio Lussu Un anno sull'Altipiano,  non dev'essere dimenticato perchè la storia del nostro paese fu fatta anche da loro .
Quindi ben vengano tutte le opere artistiche, i fumetti, in questo caso , istituzionali o non, che ricordano tali eventi /storie fondanti della nostra storia nazionale su cui ancora ad un secolo e più di un distanza non abbiamo ed non riusciamo /vogliamo fare i conti ed andare avanti ed ancora alcune sono ancora aperte per il silenzio ed l'oblio imposto dalla guerra fredda ( Le foibe e l'esodo delle ex terre irredenti \ confine orientale ) oltre per forti contrapposizioni ideologiche ( gli anni di Piombo ed tangentopoli , il berlusconismo ) . Ma purché essi non siano usati strumentalmente ideologicamente per raccontare ed esaltare solo una versione di comodo . Siano   quindi  , raccontati a tutto tondo come per  esempio   il secondo film citato nelle righe precedenti che dice alla fine cosa fecero i protagonisti della commissione del milite ignoto ed il loro rapporto con i successivi eventi storici Cosa che è mancata in questo fumetto promosso dal ministero della difesa

le cortes apertas vero turismo o carnaio inutile ? - di Alisàndru Sardu



ho visto certe immagini di #Mamoiada oggi, una fiumana di gente accatastata. Io mi domando se tutto cio' ha un senso. Quello di tirar su soldi. Eh si sa i soldi son importanti... soldi soldi e file file. Come ti puoi
godere un luogo, un paese?
Queste pseudo sagre turistiche massificanti sono un obbrobrio e sono destinate veramente ad essere sempre piu' un carnaio inutile.
Ma si facciamo un bagno di folla nel paese barbaricino così ci sentiamo " più sardi veri " ; una sorta di cartellino da timbrare per la gita folk che ti metti dei vellutini e sei toghissimo.
Altra dimostrazione che gli eventi del genere non portano nulla alla fine; non sarebbe meglio eventi diffusi, eventi piccoli e interessanti? E via a pappai e buffai che si sa...allontana un po la crisi ( quale crisi ? ). In tanti hanno espresso le loro opinioni e non sono propriamente positive. << Gente che si ricorda che esiste altro oltre agli aperitivini in centro una volta all’anno >> ( un commento riportato sull'account facebook al post dell'autore ) Poi però questi paesi già fragili si spopolano... fatevi un poco di domande se questa è la strada giusta o meno...

Il miracolo delle opere immortali tra le macerie Nella sala della ex sala da ballo dello Sporting Club Monte Spada, ( fonni ) , dopo quarant’anni, resistono i capolavori in rosso di Liliana Cano: è ora di valorizzarli



sempre a proposito di tesori aristici abbandonanti , ho ricevuto da su facebook come commento al precedente post , la notizia di un altra opera abbandonata . Essa  si   trova nell'ex  albergo  Sporting Club Monte Spada, Fonni  ora   ormai un rudere  



  unione  sarda  23 agosto 2020 alle 16:34


Il miracolo delle opere immortali tra le macerie  Nella sala degli affreschi, dopo quarant’anni, resistono i capolavori in rosso di Liliana Cano: è ora di valorizzarli





Attila non sarebbe riuscito a far di meglio. Da resort esclusivo sulle vette del Gennargentu a cumulo indistinto di macerie. Sparse qua e là, dagli scantinati ai tetti, le poltroncine in gomma piuma di quella che fu la discoteca più montana della Sardegna.

Balli d'alta quota

Balli d'alta quota in tempi in cui gli assembramenti non erano un problema. Tutto distrutto. Le piccozze hanno divelto anche le prese elettriche incastonate nei muri delle 58 camere e degli undici cottage dello Sporting Club Monte Spada, l'albergo più in alto della Sardegna, 1385 metri sul livello del mare. Non è rimasto niente. O quasi. Il preludio è senza appello. Ti aspetti di trovare solo reliquati cartacei di un'epoca scioltasi come neve al sole. E, invece, solcati i primi gradini verso il basso, dopo aver superato la hall, quella che districava turisti plurilingue nei vari livelli dell'hotel, ti imbatti in una sala mozzafiato. Duecento metri quadri incastonati sul versante di Fonni. Non ci sono porte e nemmeno finestre. E non devi nemmeno pagare il biglietto.

Louvre sul Monte Spada

Un Louvre aperto, in cima al Monte Spada a due tiri di schioppo dal Bruncu Spina, dove nessun turista intelligente e illuminato si sottrarrebbe dal farsi staccare un ticket emozionale pur di visitare quella sala degli affreschi, quelli del miracolo di Liliana Cano. Quando entri l'insegna della Exit è divelta, come tutto il resto. Alle pareti, invece, il canto armonico dei dipinti della straordinaria artista sarda, 95 anni compiuti, un'icona di quella scuola che da Biasi a Delitala ha vergato la storia pittorica della Sardegna.

Il tempo annebbiato


Il tempo si annebbia in quello scantinato trasformato in museo esclusivo. Non si capisce se il perenne sorriso dell'artista cosmopolita abbia impresso cotanta infinita bellezza in una recente incursione, quasi a suggellare una moderna interpretazione da street art d'alta montagna, oppure quegli affreschi intatti siano un vero e proprio miracolo del tempo. Intatti, espressività che esce dai muri, traspare da colori intonsi come se il sole, il vento e l'acqua li rinfrescassero nella loro luminosa intensità. Vivono, come le stalattiti di una grotta, alimentati dal un barlume di buon senso di chi ha capito che toccarli avrebbe significato maledizione eterna. La firma è in stampatello, inconfondibile, come quella dei quadri esposti nelle più preziose gallerie d'arte. «Liliana Cano 1979», senza possibilità d'errore, l'inclinazione di quelle lettere che compongono il suo nome non lascia adito a dubbi. Chi ha cercato di falsificarla è caduto nella rete degli investigatori d'arte.

Senza residenza

A Sassari dicono che è sassarese, a Oliena dicono che è olianese e qualcuno dice pure che sia fonnese. In realtà a Fonni Liliana Cano ha vissuto. Un mese esatto. Inverno inoltrato, 1979, appunto. Lei quei trenta giorni sulle vette della Sardegna li ricorda come se fossero infiniti. «Era un grande inverno, seppur senza neve. Ho trascorso almeno un mese lavorando per l'intera giornata, sempre in solitudine nel freddo locale della discoteca". Gli affreschi sono icone della storia, pennellate scolpite nei muri, indelebili. Il più grande parla, anzi, canta. I tenore, vestiti con jeans a zampa d'elefante, incantano con le profondità della voce le giovani ragazze accorse dalla città ad ascoltare quei canti antichi. Tra loro le donne e gli uomini del paese. Un Quarto Stato d'ascolto anziché in marcia.

Il Re Rosso

Domina il rosso, come in tutti gli altri che impreziosiscono le argentate montagne del Gennargentu. E lei, la donna che rende immortali le sue opere, lo spiega con la semplicità della sua arte. "Ho usato il rosso perché è il Re dei colori. Rosso infinito, nero e bianco". Gli affreschi del privè della sala da ballo dello Sporting seguono l'andamento curvilineo delle pareti e sono un unicum artistico senza eguali. Trasformare in rosso fuoco la macchia mediterranea, imprimere su quelle pareti i più piccoli dettagli di foglie minute e infinite, dal mirto al lentischio. Migliaia di chirurgiche carezze di pennello protese ad incidere un ricamo d'altri tempi. Tra quelle tante intensità di rosso, confuso nella boscaglia, un muflone si affaccia nel paradiso del Bruncu Spina, incastonato come un diamante della natura. E poi i due giovani posati sulle scoscese terre del Monte Spada, per finire con i suonatori d'armonica anche loro distesi sull'erba di montagna. I Cualbu gli chiesero di realizzare quelle opere su pannelli, lei si rifiutò.

Giotto sui muri

Gli affreschi si dipingono sui muri, rispose senza margini di trattativa. Con una risata liberatoria, rievoca il fatto: «Del resto Giotto disegnava sui muri mica su carta». Oso chiedere di quel miracolo che ha lasciato intatte quelle immense opere sul Monte Spada. Ride: «Vuol dire che li ho fatti bene se hanno resistito». In quell'anfratto dove tutto è distrutto, dove i sogni si sono addormentati, l'unico risveglio sono quegli affreschi immortali. Chissà che da domani qualcuno non decida di proteggerli, di custodirli in quell'eremo, magari per iniziare un nuovo affresco culturale artistico ed economico del Gennargentu. Del resto tra i dipinti della natura, quelli di Grazia Deledda e di Liliana Cano un sacrosanto biglietto d'ingresso per il futuro è abbondantemente giustificato.

                                                        Mauro Pili

6.11.22

Scena surreale al negozio Euronics di Arezzo: una ragazza ha incominciato a inveire contro i commessi, incolpandoli di averle venduto un telefono senza Whatsapp. L’intervento della polizia.

la tecnologia ci fa impazzire e spesso ci rende idioti come questo caso . In Le meraviglie del duemila (scritto anche Le meraviglie del 2000) un romanzo del 1907 scritto da Emilio Salgari. Rientra nel filone del romanzo scientifico ed è considerato il testo più importante della protofantascienza italiana., un vero . peccato uno dei minori le meravigie del 2000 ci aveva azzeccato . Imfatti al negozio Euronics di Arezzo è avvenuta questa
Scena surreale una ragazza ha incominciato a inveire contro i commessi, incolpandoli di averle venduto un telefono senza Whatsapp. L’intervento della polizia.
Euronics
Euronics© Fornito da Notizie.it

Un’opera di Spada da salvare Il murale di Costantino Spada sul muro del''ex ristorante Ernesto che presto sarà demolito

non sapevo che anche sui muri di edifici abbandonati ci fosse opere storiche.   Dopo  il caso di ozieri   vedi  post precedente  , leggo  su la  nuova  d'oggi  un  altra storia curiosita 




 ma  chi  è  costantino spada  ?

 da  unione  sarda    29 ottobre 2022 alle 15:56Sassari, 100 anni fa nasceva il pittore Costantino SpadaArtista a volte dimenticato, rappresentò un'importante epoca della creatività della città turritana


Un paesaggio di Costantino Spada (Foto Tellini)



Sono passati 100 anni dalla nascita del grande pittore sassarese Costantino Spada. Artista dimenticato a volte dalla critica, ma sempre nel cuore dei sardi e di tutti coloro che lo conobbero in vita e che amano i suoi dipinti.
Costantino Spada nacque a Sassari il 28 ottobre 1922. Il secondo di otto figli. Già da bambino dimostrò un grande talento pittorico e per l'arte. Per questo venne notato da uno dei più grandi pittori sardi di tutti i tempi: Filippo Figari, che a fine anni 30 convinse con successo Spada a frequentare la sua scuola d'arte. I due furono sempre grandi amici. E da Filippo Figari comincio il percorso artistico del suo allievo. Che insieme a Libero Meledina e ad altri pittori non fu solo artista, ma anche esponente di un nuovo modo di affrontare la vita: spensierato, curioso, ma anche estremamente creativo.
"Dagli anni 40 sino agli anni 70 Sassari era un pullulare di artisti capaci - afferma l'antiquario e critico d'arte sassarese Luciano Serra -. Dipingevano colori bellissimi e frequentavano bar e osterie, in un'esplosione di fantasia e vita artistica. Sono stati decenni irripetibili. Che andrebbero ricordati e raccontati in maniera più efficace".
Negli anni 40, nel suo periodo di misticismo, Costantino Spada realizzò uno dei suoi lavori migliori: gli affreschi della chiesa sassarese del Sacro Cuore.
Lavorò ininterrottamente sino alla sua prematura morte, avvenuta nel 1975 a soli 52 anni. I suoi colori sono sempre sopravvissuti: vivacissimi e di grande valore. Una miscela di espressionismo e realismo. Creati da una persona colta ed umile, buon padre di famiglia e amatissimo insegnante. A Porto Torres una mattina del 1973 disegnò in una parete della scuola media Leonardo da Vinci una bellissima Madonna con un carboncino. Era un capolavoro. Ma dopo alcuni giorni una bidella cancellò l'opera pulendo il muro.
Costantino Spada era solito disegnare e regalare questo tipo di soggetti improvvisati nei luoghi dove frequentava. Anche in un pezzo di carta qualunque. Spesso lo lasciava lì ed è stato perso. Altri invece se lo sono portato a casa. E ora custodiscono un piccolo tesoro.

 

[ AGGIORNAMENTO ] Ha la sclerosi multipla maestra Manu resta a casa Il caso di una docente di Nuraminis ritenuta non idonea all’insegnamento «Dicono che con me i bambini non sono al sicuro. È falso, io non mollo»


 ne  avevo già parlato nel  recedente  post   : <<  Via dall'insegnamento, ha la sclerosi multipla: “Non è giusto". Gli scolari: “Maestra Manu quando torni?” >>

da la  nuova  sardegna  

Alla commissione è bastata mezzora per emettere il verdetto: maestra Manu non è più idonea per fare l’insegnante, perché i suoi alunni con lei potrebbero non essere al sicuro. Maestra Manu ha 54 anni e la sclerosi multipla da quando ne aveva 27 e già lavorava nella scuola. Precaria a lungo, entrata di ruolo da alcuni anni con le categorie protette, sino a metà ottobre era in servizio nella Primaria di Nuraminis, che fa parte dell’istituto comprensivo di Villasor. Emanuela Cappai, maestra di scienze, matematica storia e geografia, è stata messa in malattia d’ufficio, perché non ha accettato il cambiamento di
mansione che le è stato proposto: non più insegnante ma bibliotecaria, perché secondo la commissione non può più gestire i bambini perché ha difficoltà a camminare. Quegli stessi bambini di quinta
elementare che vanno in processione a casa sua, spesso accompagnati dai genitori, per chiederle quando tornerà da loro. E che un paio di settimane fa, insieme ad altri scolari, si sono dati appuntamento al parco armati di striscioni e cartelloni: ridateci la nostra maestra. «Mi fanno commuovere – dice Emanuela –. I miei bambini, perché io li chiamo così, più di molti adulti hanno capito di trovarsi di fronte a una ingiustizia, a una discriminazione. E io non mi arrendo, per me e per loro». Non idonea L’anno scolastico era già iniziato quando il dirigente scolastico ha comunicato a maestra Manu che una commissione di verifica, composta da medici e da un rappresentante del Ministero dell’istruzione, avrebbe accertato la sua idoneità all’insegnamento. È una visita inattesa, che comunque Emanuela Cappai affronta serenamente. «Non mi aspettavo che andasse a finire in questo modo. Ho scoperto che avere una disabilità, oltre che una sfortuna, è anche una colpa. Quando sono uscita da quella stanza conoscevo già il responso, due giorni dopo mi è stato comunicato ufficialmente dalla scuola. Il dirigente mi ha proposto un altro incarico che prevede anche un cambio di contratto. Dovrei mettere nero su bianco che rinuncio alla docenza. Ho detto no e da allora sono a casa in attesa, è iniziata un’altra battaglia che non pensavo di dover combattere». Il ricorso Venerdì mattina maestra Manu ha depositato il ricorso contro la decisione della commissione. «Mi sono rivolta all’Aism, l’Associazione sclerosi multipla. Mi assistono due avvocate. Nel ricorso chiedo di essere vista in seconda istanza da un’altra commissione, composta da medici, a Roma. Punto a essere reintegrata nel mio ruolo. Io sono un’insegnante, questo è il mio lavoro e lo faccio con passione da anni. E sono certa di poterlo fare ancora, perché la mia malattia non rappresenta un ostacolo. È inaccettabile e fa molto male sentirsi dire che con me i bambini potrebbero essere in pericolo, perché non è mai stato così. È vero, sono lenta nei movimenti, utilizzo il bastone e da un paio di anni mi sposto con il deambulatore. Ma la mia voce è forte e chiara e soprattutto non sono sola: un insegnante non è mai da solo, ci sono i colleghi, ci sono i bidelli, siamo una comunità educante che collabora. Un insegnante non vive dentro una bolla, all’interno della sua aula. È triste che qualcuno ragioni così ed è profondamente ingiusto che questo accada nel mondo della scuola, che dovrebbe essere il tempio dell’inclusione. Gli alunni con disabilità hanno l’insegnante di sostegno, il diritto allo studio viene garantito. Invece per via della malattia io vengo demansionata e privata della mia identità, dopo avere dedicato la vita alla scuola. In questi giorni ho scoperto che tanti altri prima di me sono stati discriminati, esistono gruppi, coordinamenti di docenti “non idonei” che lottano per affermare i propri diritti. Mi sembra di vivere in un mondo alla rovescia». La solidarietà Maestra Manu non è rimasta in silenzio. Chi la conosce e sa con quale piglio ha affrontato la malattia, non si è stupito. Ha scritto un post su Facebook per spiegare agli alunni le ragioni della sua momentanea assenza e in un attimo la storia ha avuto centinaia di condivisioni. I bambini e le famiglie hanno iniziato la loro protesta e sono intenzionati ad andare avanti sino a quando Emanuela Cappai non tornerà in aula: la vicenda viaggia sui social, qualche giorno fa è approdata anche in tv alle Iene, tante associazioni hanno preso posizione, chi come Emanuela convive con la sclerosi multipla – patologia che in Sardegna ha un’incidenza doppia rispetto alla media nazionale – urla allo scandalo. Come Stefania Calvisi, nuorese di 46 anni, che ha scoperto di avere la sclerosi a 18. Lei ha un blog dal titolo “Non sclero... sorrido e vivo” dove racconta come si fa a convivere con una malattia neurodegenerativa «che si impadronisce del tuo corpo come se fosse il suo», senza mai mollare. Anzi alzando la voce per affermare i diritti dei malati, alle cure ma anche al rispetto. Stefania ed Emanuela sono diventate amiche, la battaglia di una è diventata anche dell’altra: «E la vinceremo, perché i bambini aspettano e non è giusto deluderli». Ha la sclerosi multipla maestra Manu resta a casa Il caso di una docente di Nuraminis ritenuta non idonea all’insegnamento «Dicono che con me i bambini non sono al sicuro. È falso, io non mollo»





La scuola dovrebbe includere non escludere e discriminare. Una legge quella sull' Inidoneità fisica al servizio secondo l’art. 55 octies del d.lgs. n. 165/2001. chi avendo una patologia importante è in grado di assolvere il proprio lavoro egregiamente seppur limitato nei movimenti . È molto grave un atteggiamento del genere da parte di una scuola che si mostra completamente ignorante e pericolosa oltre che discriminatoria . Oggi è un insegnante con sm,domani potrà essere un insegnante diabetico e via dicendo.  << Non avrei mai pensato che avere una disabilità potesse essere una colpa Alla faccia di tutti i bei discorsi sull’inclusione >>( la stessa protagonista  della vicenda ) 
Decisione assurda...sono basito, e pensare che siamo nel nostro terzo millennio esistenziale.
La caccia alle streghe del medioevo, quando bastava un niente, e la Santa Inquisizione era pronta mettere al rogo chiunque ... o  a  emarginare    e mettere  ai margini gli invalidi  o chi ha  un  handicap . Puyr  non esendo avvocato    posso dire  che  sicuramente, per quanto ne so io non ci può essere un demansionamento di livello o retributivo. Dal punto di vista della civiltà, l'ennesimo fallimento  ed  l'ennessima storia  di  emarginazione  e discriminazione    di chi soffre  di  una gravissima   malattia    che 




Gli ultimi luoghi inesplorati della Terra. Dove si trovano? e città fantastiche ed affascianati cioè Crazy borders come KOWLOON

la prima storia d'oggi che mi porta a chiedermi e qui ad iniziare a mettere indiscussione il mio evadere attraverso lo spazio   ed  il cosmo    appassionandomi  ai  viaggi spaziali e persone  come  samantha  crisoferetti   .  Oltre  che   a   fumetti com  e Orfani della bonelli  ed  inserendo  i film:  1 ) GOOD BYE, LENIN! Regia di Wolfgang Becker. Genere Commedia, - Germania, 2003 ., 2)  COSMONAUTA
Regia di Susanna Nicchiarelli. Genere Commedia, - Italia, 2009  tra  i miei preferiti  

  

la seconda dalla mia  tendenza anarchica e libertaria oltre che per i viaggi sia fisici che mentali .

Stavo guardo il documentario ( non l'ho riportato perchè a diferenza dell'altro non sono riuscito a prendere il codice embed per metterlo qui sul blog ma lo trovate qui dal
Dal 10/06/2022 al 25/05/2027) del canale franco tedesco , ora anche in italiano https://www.arte.tv/it/
Città enclave che rassomiglia ad indastria    di Conan il ragazzo del futuro (未来少年コナン Mirai shōnen Konan?) è un anime televisivo del 1978 ideato e diretto da Hayao Miyazaki, con la collaborazione di Keiji Hayakawa e Isao Takahata, e prodotto dalla Nippon Animation, in co-produzione con NHK  tratta  da  Conan, il ragazzo del futuro (The Incredible Tide1970, traduzione letterale "L'incredibile marea") è un romanzo per ragazzi di fantascienza post apocalittica di Alexander Key
La città murata di KOWLOON: il luogo più densamente abitato del mondo. era un insediamento in gran parte non governato e sovrappopolato, parte dell'odierna Kowloon nella regione di Hong Kong. Originariamente un forte militare della dinastia Qing, la città murata divenne un'enclave cinese dopo che nel 1898 i Nuovi Territori furono affittati al Regno Unito dalla Cina, escludendo la porzione fortificata. La sua popolazione aumentò drasticamente a seguito dell'occupazione giapponese di Hong Kong durante la seconda guerra mondiale. Nel 1990 la città murata conteneva un numero stimato di 50.000 residenti all'interno dei suoi confini di 2,6 ettari (0,026 km²), rendendola di fatto il luogo più densamente popolato del mondoDal 1950 al 1990, fu soggetta al controllo pressoché totale delle triadi locali con elevati tassi di prostituzione,
gioco d'azzardo e abuso di droga. Nel gennaio 1987 il governo di Hong Kong annunciò i piani di demolizione della città murata. Dopo un arduo processo di sgombero, la demolizione iniziò nel marzo del 1993 e fu completata nell'aprile 1994. Nel dicembre del 1995 fu inaugurato il Kowloon Walled City Park che occupa oggi la zona dell'ex città murata. Qui sono stati conservati alcuni fabbricati storici della città demolita, tra cui il suo edificio yamen e i resti della porta meridionale.

  il resto della  storia     lo trovate  qui   su Wikipedia Città murata di Kowloon