3.2.24

I fatti e la disinformazione sul caso di Ilaria Salis

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In questi ultimi giorni le foto di Ilaria Salis, ritratta  con una catena legata alla vita (che ricorda un guinzaglio) e le manette ai polsi e alle caviglie in un’aula di tribunale in Ungheria, hanno attirato l’attenzione del dibattito pubblico italiano sul caso. Salis, che è un’insegnante italiana di 39 anni, è reclusa nelle carceri ungheresi da quasi un anno con l’accusa di aver aggredito a febbraio 2023 tre persone durante il periodo delle celebrazioni del  Tag der Ehre , “becsület napja” in ungherese, il “Giorno dell’onore” dedicato ai soldati nazisti tedeschi e ungheresi che fino alla metà di febbraio del 1945 tentarono di impedire l’assedio di Budapest da parte dell’Armata Rossa. Il processo giudiziario nei confronti di Salis è appena iniziato, e la sua presunta colpevolezza deve essere ancora provata, ma sui media e sulle piattaforme di social network c’è chi ha già condannato l’insegnante definendola una «
persona che delinque
»     e 
che deve restare
 «in galera a scontare la pena fino all’ ultimo giorno». Questi giudizi frettolosi e approssimativi sono figli anche e soprattutto di un dibattito inquinato dalla disinformazione e dalla scarsa conoscenza del caso che ha coinvolto la cittadina italiana detenuta in Ungheria.

Di cosa è accusata Ilaria Salis
Secondo il 
rapporto
 della polizia ungherese, tra il 9 e l’11 febbraio 2023 a Budapest si sono verificati quattro attacchi durante i quali un gruppo di uomini e donne ha aggredito otto persone, tre delle quali hanno riportato ferite gravi e cinque lievi. Secondo quantoriportato dalla stampa italiana, la prognosi per le vittime sarebbe stata tra i 5 e gli 8 giorni. Per la polizia, tutti gli autori avrebbero utilizzato lo stesso metodo: avrebbero attaccato alle spalle, colpendo le vittime con aste metalliche telescopiche e altri dispositivi, per poi spruzzargli addosso uno spray al peperoncino. Le vittime sarebbero state scelte in base al loro abbigliamento, spiegano ancora le forze dell’ordine ungheresi: abiti che richiamano uno stile militare. A poche ore dagli incidenti sono state arrestate quattro persone: una donna ungherese, due cittadini tedeschi, e una cittadina italiana, ossia Ilaria Salis. L’insegnante è stata fermata nel pomeriggio dell’11 febbraio, il giorno dopo i fatti che le sono contestati, mentre si trovava a bordodi un taxi in compagnia di due cittadini tedeschi e con in tasca un manganello retrattile, riportano diversimedia italiani. 
Secondo
 il padre Roberto, lo «aveva portato con sé per un’eventuale difesa personale» e su di esso non è stata rilevata «alcuna traccia delle vittime». La zia Carla Rovelli 
ha spiegato
 che la nipote si trovava a Budapest perché «ha sentito il bisogno di unirsi» alla contromanifestazione di protesta organizzata dai movimenti antifascisti contro il Tag der Ehre. Questa giornata viene celebrata dalla fine degli anni Novanta da militanti neofascisti a Budapest per ricordare l’impegno dei militari nazisti durante la Seconda Guerra mondiale per fermare l’Armata Rossa. Fino a pochi anni fa venivano organizzaticortei, concerti ed eventivari, mentre ora la polizia ungherese non autorizza più grandi parate a causa del pericolo di scontri e disordine pubblico. Oltre a militanti di estrema destra, infatti, a Budapest si recano annualmente anche gruppi pacifisti e antifascisti che organizzano contro manifestazioni di protesta, con il concreto rischio di scontri tra le due fazioni. Ad oggi Ilaria Salis è accusata dalla procura ungherese di aver partecipato a due aggressioni e rischia un massimo di 24 anni di carcere. L’ipotesi dell’accusa è che abbia agito come membro di 
Hammerbande
, un’organizzazione di antifascisti tedeschi fondata nel 2017 a Lipsia in Germania con l’intento di 
rintracciare e attaccare
 esponenti e militanti fascisti. Gli avvocati di Salis 
hanno  spiegato
 che l’insegnante non risulta fra i membri dell’organizzazione, e il padre Roberto ha dichiarato  a repubblica  di non aver mai sentito la figlia parlarne. Le tre vittime che Salis avrebbe colpito non hanno sporto denuncia, 
in base a quanto dichiarato
 alla Stampa dal padre della donna. Le prove dell’accusa si basano sulle immagini delle telecamere di sorveglianza in cui le autorità ungheresi l’avrebbero riconosciuta, ma gli avvocati dell’imputata 
hanno denunciato
 l’impossibilità di visionare il filmato in questione. Salis, comunque, sostiene di non aver partecipato alle aggressioni, motivo per cui 
ha rifiutato
 una proposta di patteggiamento a 11 anni e all’udienza preliminare del 29 gennaio 2024 si è dichiarata innocente.  

La condizioni carcerarie
Ciò che ha scatenato così tanto interesse sul caso Salis, come dicevamo, sono state le foto scattate durante l’udienza preliminare del 29 gennaio, dove Salis è stata fatta entrare in aula con «un guinzaglio collegato a un dispositivo alle caviglie e uno ai polsi», come 
definito
 da uno dei suoi avvocati, Mauro Straini. Già nel 2018 l’Ungheria 
era stata richiamata
 dal comitato anti-tortura (
CPT
) del Consiglio d’Europa per l’uso inappropriato della manette in determinate situazioni, ad esempio alla vista del pubblico mentre vengono trasferite dalle strutture di detenzione ad altri luoghi come gli edifici giudiziari. Quelle stesse foto sono state utilizzate da una parte dell’opinione pubblica per screditare le pessime condizioni carcerarie a cui è sottoposta Salis. Su X ci sono post che dipingono l’insegnante come in buona salute, sorridente, 
«non sofferente
», che 
«non presenta segni di maltrattamento
». Ma chi era in aula quel giorno racconta una storia diversa. Contattato da Facta, Alessandro Grimaldi, che vive in Ungheria dal 2005, lavora nel campo dei media ed era presente all’udienza, ha spiegato che «Salis ha sorriso perché era contenta di vedere amici presenti» che erano lì a Budapest proprio per il processo. «Sembrava un sorriso forzato, e solo da vicino ti potevi accorgere che era visibilmente stanca», ha aggiunto. Il padre Roberto ha 
più volte
 
ribadito
 che la figlia è «molto forte» e cerca di sollevare il morale dei genitori il più possibile, ma nei primi mesi di carcere ha vissuto in condizioni difficili. Nei primi otto giorni, 
ha  raccontato
 il padre in 
diverse occasioni
, Salis sarebbe stata spogliata e lasciata solo con gli indumenti intimi, e le sarebbero stati dati dei vestiti sporchi e degli stivali con il tacco non della sua misura. Non le sarebbe stato consegnato nemmeno il kit igienico, e in quel periodo aveva anche le mestruazioni, afferma ancora Roberto Salis. Solo dopo 35 giorni dall’arresto l’ambasciata italiana le avrebbe consegnato dei vestiti di ricambio e un asciugamano.Inoltre, in base a quanto comunicato dalla stessa Salis 
in una lettera
 recapitata lo scorso 2 ottobre al consolato italiano di Budapest, per sei mesi non ha potuto comunicare con la sua famiglia. «Il primo settembre (dopo 6 mesi di detenzione) ho ricevuto l’autorizzazione a comunicare con i miei!», ha scritto la donna. Nello stessa lettera, Salis, denunciava le pessime condizioni in cui era detenuta. «Per i primi tre mesi sono stata tormentata dalle punture delle cimici da letto, che mi creavano una reazione allergica. Nonostante le mie ripetute richieste e i segni visibili che avevo anche in volto, non ho ricevuto per tutto il periodo né gli antistaminici né la crema», si legge. Le pessime condizioni di detenzione nelle carceri ungheresi sono da tempo  denunciate  da vari comitati ungheresi, tra cui  Comitato Helsinki Ungherese
. Sulla tematica era intervenuta anche la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che nel 2015 aveva 
condannato 
 l’Ungheria per le gravi violazioni dei diritti dei detenuti. Anche l’Unione europea 
ha espresso
 in passato 
le  sue preoccupazioni
 sullo stato di diritto dell’Ungheria, sottolineando come il governo ungherese abbia messo a repentaglio il funzionamento del sistema costituzionale ed elettorale, l’indipendenza della magistratura e il pluralismo dei media. Anche varie organizzazioni, come Amnesty International, sono intervenute 
denunciando
 il 
mancato rispetto
 dei diritti umani nel Paese, come la libertà di religione, di associazione, il diritto alla parità di trattamento, i diritti delle minoranze, della comunità Lgbt+, dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Ilaria Salis al momento dovrà continuare a restare in carcere, dove però le condizioni sembrano essere 
migliorate
, ha raccontato il padre Roberto. Con l’udienza del 29 gennaio il giudice ungherese ha confermato la misura cautelare della detenzione in carcere per Ilaria Salis e ha fissato la prossima udienza al 24 maggio. L’obiettivo dei legali di Salis, al momento, è farla trasferire agli arresti domiciliari in Italia. 

La disinformazione che circola sul caso

In questi giorni sui social network sta circolando un 
filmato
 in cui un uomo viene picchiato da un gruppo di persone a volto coperto. L’uomo aggredito, 
stando
 ai 
commenti
 che si leggono, sarebbe László Dudog, musicista rock ungherese che come 
immagine del profilo
 di Instagram ha il busto di Mussolini accanto a una bandiera della Lazio. A febbraio 2023, nel contesto delle aggressioni imputate a militanti antifascisti, l’uomo aveva dichiarato alla stampa ungherese che gli era stata «spaccata la testa, che poi è stata ricucita in ospedale», e rotto uno zigomo.Tuttavia il video non sembra combaciare con la scena descritta da Dudog per diversi motivi: innanzitutto nelle immagini si vede solo un uomo, e la vittima ha dichiarato di essere stato aggredito mentre si trovava insieme alla compagnia. Inoltre, il filmato ritrae una scena ripresa di giorno, ma lui è stato picchiato in tarda notte. La persona ripresa nel filmato 
sarebbe
 
invece
 T. Zoltàn, un tabaccaio che lavora in un punto vendita vicino a 
piazza Gazdagréti
luogo dell’aggressione
 avvenuta il 10 febbraio, intorno alle 12:30. Secondo quanto riportato dalla polizia il fatto rientra nelle aggressioni legate al gruppo antifascista.Questo non è l’unico caso di disinformazione che circola sui social. Ad esempio, su X vengono accostate due foto (attenzione: si tratta di immagini forti) di un volto tumefatto e di una testa con profondi tagli. Secondo chi ha condiviso il contenuto, entrambe le foto mostrerebbero le conseguenze dell’aggressione a László Dudog. In realtà si tratta di due persone diverse. Una mostra effettivamente Dudog, ma l’altra persona 
è invece
 un cittadino tedesco che, insieme alla ragazza, è stato aggredito davanti al proprio alloggio sempre nel contesto delle aggressioni imputate a militanti antifascisti.Contenuti disinformativi sono arrivati anche da importanti partiti politici italiani al governo. Il ministro degli Interni e leader della Lega Matteo Salvini il 31 gennaio su X 
si è scagliato contro
 l’insegnante accusandola di essere stata presente in occasione di un attacco al gazebo del partito italiano Lega Nord nel 2017, a Monza. In realtà Salis non ha partecipato agli attacchi al gazebo della Lega, come stabilito dal processo avviato in seguito a quei fatti. La giudice Maria Letizia Borlone il 1° dicembre del 2023 
ha infattiaccolto
 la richiesta di assoluzione avanzata sia dalla difesa che dal pubblico ministero, spiegando che «la mera partecipazione al corteo senza partecipazione o istigazione all’azione delittuosa non può costituire un’ipotesi concorsuale neanche morale». Inoltre, risulta che Salis all’epoca avesse addirittura tentato di fermare l’attacco al banchetto, come si può vedere in un 
filmato
 e come scritto dalla giudice nelle motivazioni. Ilaria Salis mise «il braccio dietro la schiena ad un giovane che aveva appena buttato a terra la bandiera leghista, come ad invitarlo a proseguire nel corteo», ha scritto la giudice.Le dichiarazioni di Salvini non sono passate inosservate, e il padre Roberto Salis 
ha dichiarato
 di aver deciso di querelare il leader della Lega «a seguito delle dichiarazione lesive» della reputazione della figlia «per quanto riguarda il presunto assalto al chiosco della Lega a Monza».


1.2.24

altri casi di nostri connazionaliche come Ilaria Salis ( Da Chico Forti a El Qaisi: 2 mila detenuti all’estero) sono o sono stati in carcere al'estero e in condizioni disumane ma al ministro degli esteri non importa

 da il fq  di oggi   1\II\024 

Secondo l’ultimo Annuario statistico della Farnesina, a novembre 2022 i detenuti italiani all’estero erano 2.058 fra quelli in attesa di giudizio, i condannati e quelli in attesa di estradizione. La grande maggioranza, 1.526, si trova nell’unione europea: oltre 700 in Germania, 230 in Francia, 229 in Spagna; altri 200 sono nelle Americhe. Ilaria Salis, insomma, non è l’unica italiana detenuta all’estero. E

nemmeno in Ungheria, dove ci sono 5 condannati e 12 in attesa di giudizio. Rita Bernardini, presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino, ha raccontato all’adnkronos di un caso analogo in Romania: “Filippo Mosca, un italiano di Caltanissetta, a maggio 2023 era andato a un festival musicale: con un processo farsa è stato accusato di traffico internazionale di stupefacenti e condannato a 8 anni e 6 mesi. Ora si trova nel carcere di Porta Alba di Costanza, 24 detenuti in una cella di 30 mq”. Mosca, 29 anni, è seguito dalla madre Ornella Matraxia, che vive a Londra e che denuncia condizioni carcerarie irrispettose della dignità umana: “Mio figlio vive in una cella di circa 30 mq con altri 24 detenuti. Hanno a disposizione un buco sul pavimento come bagno. Non un bagno alla turca, ma un buco, usato da tutti, sempre intasato e che non viene mai pulito. Le condizioni igienico-sanitarie sono a dir poco disastrose”. La Farnesina è al corrente del caso, oggetto di una interrogazione parlamentare di Iv.Un caso molto noto è quello di Chico Forti, ex produttore televisivo ed ex velista, condannato all’ergastolo nel 2000 in Florida per frode, circonvenzione di incapace e concorso in omicidio. Da allora è in un istituto di massima sicurezza. Si è sempre detto innocente.NEL 2020 l’allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ne aveva annunciato l’imminente ritorno in Italia, in applicazione della Convenzione di Strasburgo che consente ai condannati all’estero di scontare la pena in Italia, richiesta dei legali di Forti accolta dal governatore della Florida. Sono passati tre anni ma Forti è ancora in carcere, malgrado l’interessamento dell’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia.Un caso recente, andato a buon fine, è quello dello studente italo-palestinese Khaled El Qaisi, arrestato il 31 agosto 2023 al confine tra la Giordania e la Cisgiordania mentre tornava da una vacanza a Betlemme con sua moglie e il figlio di 4 anni e detenuto dalle autorità israeliane per oltre un mese nel carcere di Ashkelon, in regime di arresto amministrativo, senza essere stato incriminato. Al momento dell’arresto, si legge in una interrogazione al Parlamento europeo, “la moglie FrancescaAntinucci era stata allontanata con suo figlio nel territorio giordano senza telefono o contanti ed era riuscita a contattare l’ambasciata italiana solo grazie all’aiuto della popolazione locale”. Scarcerato il 1 ottobre con il divieto di lasciare il Paese per sette giorni e l’obbligo di consegnare il passaporto alle autorità mentre l’inchiesta era in corso, disposizioni poi prorogate, è potuto tornare in Italia solo ai primi di dicembre.

31.1.24

Da dove viene l’acqua minerale venduta dall’Eurospin? Sempre più consumatori hanno notato somiglianze con il celebre marchio, con una differenza però sostanziale nel prezzo GENNAIO 27, 2024 2 MINUTE READ NO COMMENTS Acqua Sant’Anna e acqua Blues dell’Eurospin, cosa hanno in comune? Tutto Sempre più consumatori hanno notato somiglianze tra i due marchi, con una differenza però sostanziale nel prezzo. Ecco perchè di Redazione Food Affari Italiani Acqua Sant’Anna e acqua Blues dell’Eurospin, occhio alle etichette. Ecco perchè Se c’è un alimento di cui l’essere umano non può fare a meno è l’acqua. Che sia naturale o frizzante, che la sia compri in bottiglia o la si prenda naturalmente dal rubinetto, bere acqua è indispensabile per il nostro organismo. Non sempre però, nel caso la si acquisti al supermercato, è possibile trovare acqua a buon mercato. Molti marchi, soprattutto in questo periodo di grande inflazione, hanno aumentato i prezzi. Ma ci sono dei trucchi per avere acqua di qualità a prezzi vantaggiosi. Basta leggere le etichette, in particolare nei discount. Uno dei casi più clamorosi, che molti consumatori hanno osservato, è quello che riguarda l’acqua Blues dell’Eurospin e l’Acqua Sant’Anna. Se si vanno a leggere le etichette dei due brand infatti, si capisce subito che le due bottiglie hanno delle caratteristiche in comune. L’acqua minerale Sant’Anna e l’acqua Blues di Eurospin sono entrambe minimamente mineralizzate, hanno cioè un residuo fisso inferiore ai 50 mg/l. Ma perché tutte queste somiglianze? La risposta è molto semplice: entrambe le acque sgorgano dalla stessa sorgente, la fonte Rebruant, che si trova a 1950 metri di quota sulle Alpi cuneesi, e sono imbottigliate da Fonti di Vinadio. L’unica cosa che cambia è il prezzo. Se una bottiglia da 1,5 litri di acqua Sant’Anna costa 0,44 euro (pari a 0,29 €/l), lo stesso formato di acqua Eurospin Blues minimamente mineralizzata costa 0,25 euro (meno di 0,17 €/l). La differenza è circa l’80%. Appare piuttosto chiaro quindi che ci troviamo di fronte a due acque pressocchè identiche, che sgorgano dalla stessa sorgente e sono imbottigliate dalla stessa azienda. In questo caso possiamo proprio dire che la differenza di prezzo che si paga alla cassa è dovuta ad un unico fattore: il marchio.

 il  caso    è Acqua Sant’Anna e acqua Blues dell’Eurospin,   è  solo la  punta  dell'icerbeg  succede  con tutte le  acque  a  marchio .  cosa hanno in comune? Tutto. Sempre più consumatori ( ovviamente    quelli attentiu  )  avranni   notato somiglianze tra i due marchi, oltre a   una differenza però sostanziale nel prezzo. Ecco perchè

da  Redazione Food Affari Italiani



IL NOSTRO GOVERNO SE NE FREGA DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO IL CASO ILARIA SALIS

Il caso Salis riguarda Ilaria Salis, una militante antifascista e maestra elementare italiana, che è stata arrestata in Ungheria con l’accusa di aver aggredito dei neonazisti durante una manifestazione nel febbraio 2023. Da allora, è stata detenuta in condizioni disumane, senza processo e senza assistenza legale. Il suo caso ha suscitato indignazione e solidarietà in Italia e in Europa, e il governo italiano ha chiesto,dopo  che  il  caso  è  apparso  in tv   il suo rilascio o almeno il rispetto dei suoi diritti umani.
Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, ha commentato il caso Salis in modo controverso, dicendo che se fosse ritenuta colpevole, sarebbe incompatibile con l’insegnamento in una scuola elementare italianaHa anche sottolineato che Salis è a processo anche in Italia per altre aggressioni contro militanti della Lega Ha aggiunto che le catene in un’aula di tribunale non si possono vedere, ma che bisogna rispettare la magistratura di altri paesi europei .
Le parole di Salvini hanno scatenato polemiche e critiche da parte di altri esponenti politici, che lo hanno accusato di insensibilità, ipocrisia e opportunismo . Vero   se     questi paesi  avessero    rispetto   dei  diritti umani  . Alcuni hanno anche ricordato che lo stesso Salvini è indagato per sequestro di persona e abuso d’ufficio per aver bloccato una nave di migranti nel 2018.
  Altri hanno sostenuto che il caso Salis non riguarda solo la sua presunta colpevolezza o innocenza, ma anche la violazione dei principi fondamentali dello stato di diritto e dei diritti umani.Ed  è   proprio    su    quest'ultima posizxione    che    mi trovo  anch'io  . Infatti  Capisco l'odio verso ILaria Salis da parte della lega e dei suoi accoliti ( VEDERE POST  SOTTO ) per i fatti del 2017 quando Il 18 febbraio , a Monza, un gazebo della Lega veniva assaltato da decine di violenti dei centri sociali, e le due ragazze presenti attaccate con insulti e sputi da un nutrito gruppo di facinorosi. Per quei fatti Ilaria Salis è finita a processo (poi assolta) riconosciuta dalle militanti della Lega.




ma

il vicesegretario leghista, Andrea Crippa. “Al di là delle brutte immagini, Ilaria Salis non sembra una educanda. Oltre al processo in Ungheria spunta un’altra grana giudiziaria per un assalto a delle militanti della Lega. Prima che la sinistra e i suoi giornali la trasformino in Madre Teresa, possiamo sapere se questa insegnante ha anche altri precedenti?”. Sul tema si è espresso anche Matteo Salvini, che da Bruxelles ha commentato: “È assurdo che questa Salis in Italia faccia la maestra. Non può fare quel lavoro. Se fosse mia figlia non sarei contento”.
Vero che ad ogni azione comporta delle conseguenze e non sempre sono quelle che ci aspettiamo, e se quella ragazza ha deciso di fare ciò che ha fatto e ne paghi a appunto le conseguenze .Ma ancora non ci sia un'atto di accusa preciso e chiaro.Nel video non si vede il suo volto . Certo Faceva parte del gruppo ,
benissimo , l'arresti, l'indaghi e la condanni a secondo delle prove raccolte. sin qua ci siamo , ma ancora si brancola nel buio. Che non sia una passeggiata al fresco della sera non ho dubbi , ma il trattamento disumano no quello non lo tollero. Ci sono le leggi, sia dello stato che quelle europee da rispettare nonché quelli internazionali delle quali il signor orban pare se ne freghi. Non sono per il disordine ne per le devianze utopiche. Per questo contesto il mio pensiero politico non conta , dentro il caso si evince un profilo diverso.  Infatti lo stesso Enrico Mentana    distante    dal mio pensiero    afferma 

Il rispetto dei diritti umani quando si toglie la libertà a un individuo, in custodia cautelare o per scontare una condanna, è un principio di civiltà che dobbiamo sempre rivendicare con orgoglio, per noi e per i paesi che con noi fanno parte di un'Unione liberamente scelta, per i nostri cittadini comuni, che siano essi uomini o donne, indagati, inquisiti o che scontano una pena. L'immagine dell'arresto di
Matteo Messina Denaro, capo mafioso con diverse condanne definitive, è infinitamente più umana di quella della traduzione in aula di Ilaria Salis a Budapest. Lei, come ogni persona sotto processo, potrà in caso essere riconosciuta colpevole, ma resta innocente fino a condanna passata in giudicato. È una militante antifascista, ma sarebbe lo stesso se fosse fascista. Ed è perfino disarmante dover ripetere tutto questo, nel solito stadio social di facinorosi

Un bebè al posto dei gemelli: la coppia chiede alla madre surrogata l'aborto ma poi ipocritamente cambia idea quando lei lo mette al mondo e lo vuole crescere da sola



Questà è la storia presa   dall'
avvenire del 30 gennaio 2024   di una mamma in affitto americana che si rifiuta di sopprimere il "prodotto non desiderato", salvandogli la vita. E dando una lezione a chi pensava fosse solo un oggetto da comprare.
Non riesco   ad esimermi  da definire   tali persone gentaglia    che   con  quale  coraggio  si definiscono  cattolici   e  poi   non solo  comprano   i bambini  ma se  il  prodotto non va bene  si lamentano ed   protestano obbligando  la persona  che hanno  sfruttato  a  sottomettersi  al  loro volere  per  poi  vista  la fiuguraccia pentirsene  



                                     Francesco Ognibene


Volevano due gemelli, ma nel suo grembo di bambini ce n’era solo uno. E i “genitori committenti”, insoddisfatti della differenza tra ordinazione e prodotto finito, le hanno chiesto di abortire. È una storia drammatica ma a (parziale) lieto fine quella di “Heathyr”, nome scelto da una giovane americana per offrirsi su TikTok come madre surrogata, in tasca il contratto con un’agenzia specializzata.




I fatti risalgono al 2020 ma la donna – single e già madre di una figlia sua – ha deciso solo ora di raccontarli sempre su TikTok, una vicenda che sta suscitando l’interesse dei media americani. Contraria all’aborto, Heathyr ha chiesto all’agenzia di poter essere abbinata a una coppia che condividesse questa sua convinzione, e tra non poche difficoltà – la disponibilità ad abortire il bambino eventualmente malformato è una delle caratteristiche-base dei contratti di surrogazione – è stato sottoscritto un contratto con due aspiranti genitori tramite utero in affitto che si sono detti cattolici e che avevano espresso il profondo desiderio di poter avere dalla mamma surrogata due gemelli.
Heathyr è rimasta incinta nel febbraio 2020 dopo l’impianto degli embrioni ma la prima ecografia ha mostrato che nel suo grembo era sopravvissuto un solo bambino. Sano, ma uno solo. Da quel momento sono iniziati i suoi guai: i “genitori di intenzione” infatti hanno manifestato tutta la loro contrarietà a poter avere un solo figlio anziché i due garantiti dall’agenzia e hanno comunicato ai mediatori il desiderio che la donna abortisse. E alla conferma con una seconda ecografia che il bambino in arrivo era uno solo hanno scritto a Heathyr che «sarebbe meglio che ti sottoponessi a un’interruzione di gravidanza, ci riproveremo», come ha raccontato la donna in un video. I legali dell’agenzia le hanno tolto qualunque illusione: se si fosse rifiutata di abortire non avrebbe violato il contratto ma i committenti non l’avrebbero pagata. Dunque, togliere di mezzo il figlio non voluto da chi l'aveva ordinato e che lei certo non era in grado di tenere. Un vicolo cieco, con la vita del bambino appesa a un filo. Non fosse che in tutta la storia c'era chi lo aveva a cuore: la mamma in affitto.
Heathyr non voleva saperne di abortire: si tenessero pure i loro soldi, e poi ssi vedrà come mantenerlo. Ed è stato a quel punto che la coppia ha iniziato un pressing sulla donna tempestando di email sempre più ostili e minacciose l’agenzia, imbarazzata. Per essere più persuasivo, l’aspirante padre insisteva che in quel periodo – le settimane più drammatiche della pandemia – il pericolo di contrarre il Covid era troppo elevato, che avrebbe esposto il bambino a rischi eccessivi, e che insomma, si decidesse ad abortire. Niente da fare: sebbene surrogata, la giovane si sentiva più madre che mai, custode della vita del piccolo che portava in grembo.
L’epilogo della storia, giunti a questo punto, è facilmente immaginabile, ma non tutto è andato come si potrebbe pensare (e sperare): il lieto fine infatti non è stato che Heathyr ha deciso di tenersi il bambino ma che, avendolo fatto nascere contro tutto e tutti, con la sua tenace difesa di quella vita così fragile e sballottata come una merce ha finito per sciogliere il cuore della coppia. Che è tornata da lei in lacrime chiedendole perdono con il desiderio di poter abbracciare quel bambino di cui aveva iniziato, grazie a lei, a capire la preziosità.
Il mercato americano della surrogata garantisce la coppia committente, che pagando alimenta tutto il settore, e anche la madre surrogata, ma solo a condizione che stia ai patti sottoscritti nel contratto. L’unico a non godere di alcun diritto è il bambino, un fatto paradossale se si considera che è lui l’oggetto (è il caso di dirlo) del desiderio, a tal punto bramato da essere al centro di una transazione economica con regole ferree. Ma lui, come creatura umana, è il primo sacrificabile se non corrisponde alle aspettative. Ci voleva la determinazione della madre surrogata – che pure non ha potuto tenerlo – a ricordare al mondo che la sua vita viene prima di tutto.

30.1.24

DIARIO DI BORDO N°33 ANNO II Cori razzisti: Udine boccia la cittadinanza onoraria a Maignan ., Scegliere Bonolis e meravigliarsi che faccia battute in stile “Ciao Darwin” Alla serata inaugurale di Pesaro 2024 capitale della cultura

non  so  chi  è più  razzista   chi   ha  :gridato  quelle becere  e vergognose  frasi   e  fatto   il
vergognoso  gesto della scimmia   o coloro    che hanno  votato  contro la  cittadinanza onoraria a Maignan portiere del Milan .

da  Il Sole 24 Ore 17 ore    tramite  https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/

Il Consiglio comunale di Udine ha bocciato la proposta del sindaco, Alberto Felice De Toni, di attribuire la cittadinanza onoraria a Mike Maignan dopo i cori razzisti contro il portiere nel corso di Udinese - Milan lo scorso 20 gennaio. Per essere approvata la proposta - spiega il Comune di Udine in una nota - aveva bisogno dei voti dei tre quarti dei consiglieri. In tutto sono stati 38 a votare, a favore la maggioranza con 25 voti, 13 i contrari della minoranza di centrodestra e tre gli assenti. «Prendo atto con dispiacere che il centrodestra non è stato al nostro fianco in questo delicato momento. Si è persa l’occasione per dimostrare che la nostra città è unita e che si distanzia nettamente da quello che accaduto, che, per quanto frequente in diversi stadi e messo in atto da pochi singoli, non rappresenta minimamente la città. Né tanto meno i nostri tifosi», commenta il sindaco Alberto Felice De Toni.«Il nostro intento - spiega il primo cittadino - era duplice: una forte presa di posizione, altamente simbolica, contro ogni tipo di discriminazione. E allo stesso tempo la difesa della nostra città e dei nostri tifosi da accuse ingiuste. E’ stato deludente come la minoranza ne abbia fatto un tema di mero scontro politico, quasi campanilistico, alimentando divisioni e polemiche. Ci sono temi su cui l’antagonismo fra partiti passa necessariamente in secondo piano, la lotta al razzismo è una di queste »














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Non sapevo , forse  per  la  mia  educazione  contrastante    fra sessismo  e femminismo  , che   chiamare  una  direttrice d'orchestra    signora     fosse   sessismo  . Ma  poi  vedendo   il  video  





Paolo Bonolis  secondo    Rumors.it  << è sempre Paolo Bonolis. Il suo modus operandi che l'ha reso il personaggio che conosciamo oggi è basato sulla presa in giro dell'interlocutore e un atteggiamento strafottente nei confronti di chiunque. Nonostante queste premesse, Bonolis è stato scelto per presentare la serata d'apertura di Pesaro Capitale della Cultura 2024: l'epilogo era già scritto e così è stato. >> Infatti

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il conduttore si è reso protagonista di alcune gaffe con la direttrice d'orchestra che hanno fatto insorgere il web.
Subito prima dell'esibizione dell'orchestra, Paolo Bonolis a Pesaro ha esordito appellandosi alla direttrice d'orchestra con "signora", tanto che la stessa ha risposto al conduttore con una risata imbarazzata e dichiarando: "Non mi offendo se mi chiama direttrice". E fin qui   ci può  anch e stare    perchè  , non mi  sembra  sessismo  ma,   soprattutto  dopo    che   te  l'hanno  fatto notare   , maleducazione  .  Ma la prima gaffe non è bastata a Bonolis che ha continuato facendo apprezzamenti fisici sulla direttrice arrivando addirittura a definire la percussionista "sexy" davanti a tutti.In quel   caso lo  è   sembra  un maschio  allupato   \  un mandrillo arrapato   .  Infatti  vedendo il video   Non è stato possibile nascondere l'imbarazzo e subito l'atmosfera nel teatro si è raggelata.  tanto  che  la  direttrice d'orchestra, Francesca Perrotta, estremamente risentita per l'accaduto, ha rilasciato una nota a Quotidiano Nazionale e ha affermato di aver trovato il modo di porsi del conduttore: "Brutto e spiacevole e denigrante". E ha aggiunto che definirla "signora" e non "direttrice d'orchestra" ha svuotato completamente del suo valore la sua presenza: "Il fatto di essere lì perché avevo un ruolo. Non ero la signora Perrotta. Ero lì perché ero la direttrice".
Riguardo le parole usate nei confronti della percussionista, la direttrice Perrotta ha affermato: "Mi ha dato fastidio, ma non ho avuto la prontezza di rispondere. Era fuori luogo. Alla musicista ho detto che ero dispiaciuta, lei mi ha fatto un sorriso ed è finita lì. Siamo abituate a veder travalicare la sottile linea che va nel personale, in questo caso di basso livello perché sessuale: da sempre gli uomini esercitano un potere e le donne lo subiscono. Ma nessuna donna avrebbe presentato così un musicista chiamato a esibirsi davanti a 8mila persone".
Anche sui social, in tantissimi hanno voluto esprimere la loro opinione sottolineando come le parole di Bonolis fossero fuori luogo e che non avrebbero dovuto il conduttore di Ciao Darwin per una presentazione del Ministero della Cultura: "Associare un evento di cultura ad un personaggio come Bonolis è un ossimoro. Ľ organizzatore di questo evento è evidentemente ignorante come il presentatore che ha scelto"; "Colpa di chi lo ha messo in quel ruolo, al di fuori della TV Bonolis può presentare al massimo la sagra della salsiccia o qualche gara di rutti"; "Se inviti Bonolis a presentare e non sai stare allo scherzo, magari ti prendi un po' troppo sul serio?".
Insomma, in molti pensano che la colpa non sia di Bonolis, vittima solo di se stesso e del personaggio che si è creato, ma di chi lo ha invitato a presentare un evento della portata della presentazione di Pesaro come Capitale della Cultura 2024. Non è difficile vedere dal curriculum di Bonolis l'altezza culturale dei programmi che conduce, perciò la scelta sarebbe dovuta ricadere su qualcun altro. A volte per evitare lo sbadiglio (perché sicuramente avranno scelto il conduttore di Ciao Darwin per portare una risata e pubblico ad un evento poco allettante), si osa troppo. Ora la palla passa al Ministro della Cultura ma  credo    che     che  non  dirà niente  vedi il caso Sgarbi  


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29.1.24

ricerca a tutto tondo antidoto alle fake news

 E'  importante andare alla ricerca   non tanto  dellle  informazioni  che  avallano le  nostre tesi   quanto piuttosto  quele  che  le    cofuntano. Infatti se  si cercano elementi a  favore   di una teoria  è facile 

 trovarli o interpretarli come tali  . Mentre la validità  di un ipotesi  è tanto più  certa   quanto  più difficile è negarla  . E questo naturalmente  vale  in tutte le  scienze  e non solo . Infatti in quest senso  , anche alle  nozioni teoretiche  ,  ai ricordi  e  ai fatti ,bisogna  applicare  la stessa cura  che  si   riserva   ad esempio ai  reperti  archeologici   riupulendoli   dalle impurità   in cui  sono stati sepolti  per milleni .
-- cioè   dobbiamo fare  un processo  di sottrazione
----- esatto dobbiamo togliere  dalle nostre  congetture   ogni pregiudizio



 se  vogliamo  arrivare   alla  verità  .  Anche se  a  volte  non ci  arriveremo mai   perchè la  verità assoluta   non eiste  in  pratica  ma  esistono più e diverse  verità . Infatti è capitato  , come credo  a  tutti  voi  ,  d'acquisire nuovi    elementi e  di scoprire  che  la nostra ipotesi   razionale  o irrazionale  fosse sbagliata  .  Si può dire    ricollegando,mi a quello che dicevo prima  che ciò che noi  consideriamo verità sia  un costrutto provvisorio  .E per quanto un idea  ci possa sembrare buona  non bisogna mai  irrigidirsi ( soprattutto   quando  i fatti o  un altra  verttà   lala  rimettono indiscussione )  ma  accettare     che  possa  essere  confutata  e  messa indiscussione . Traendone unutile  elemento   di studio   e  d'indagine  innteriore  .Inoltre  avere la mente  aperta  non significa   abdicare  alla  razionalità   ed accettare il fatto che   spessimo   . Il sovranaturale e  il complottismo  sono  scorciatoie per   ciò che non comprendiamo  . 

DIARIO DI BORDO N°32 ANNO II .Calcio italiano Accattoni, incapaci, razzisti, indebitati e truffaldini: per il resto tutto bene ., edicole chiuse una emergenza democratica per l'informazione ., LE VOLGARITÀ DI BANDECCHI ,LE BANALITÀ DI VANNACCI ,LEMETAFORE DI BERSANI., ISTUPIDIMENTO COLLETTIVO: UNA PETIZIONE PER GIULIA CONTRO IL LEGALE DI FILIPPO ed altre storie

 

Okay, siamo riusciti a far fischiare in mondovisione Gigi Riva, o meglio, il minuto di silenzio in memoria di Gigi Riva scomparso da un’ora perchè il pubblico dello stadio Al Awwal di Riyad non sapeva nemmeno chi fosse (era appena successo lo stesso anche per Beckenbauer) e non sopportava di perdere inutilmente tempo in attesa di rivedere Darmian contrastare Zerbin: e però vuoi mettere tornare

a casa con 23 milioni degli sceicchi arabi di cui 7 finiti tutti nelle casse della spettabile Lega Serie A?Okay, il calcio italiano sta andando avanti schiacciato da un macigno di 5,6 miliardi di indebitamento di cui la metà appannaggio dei suoi otto top club (non si sa bene perché top, quindi); e sì, in lotta per lo scudetto ci sono i due club più indebitati in assoluto, l’inter esposta per 807 milioni e la Juventus per 791; e però c’è fiducia, in Figc e Lega, che il presidente della Lazio nonché senatore della Repubblica Lotito ottenga col Milleproroghe una redistribuzione di fondi (addirittura fino al 2028) che limitino i danni procurati dall’abolizione del Decreto Crescita per il derelitto settore calcio.Okay, i diritti televisivi della Serie A sono stati ceduti in ulteriore ribasso a Dazn anche per le prossime 5 stagioni, il tutto mentre è in atto un’emorragia di abbonati causa abnorme aumento dei prezzi da un lato e miserevole spettacolo offerto dall’altro, e però le eminenze grigie della Lega sono ottimiste: hanno annunciato il proposito di esportare un’intera giornata di Serie A indovinate dove?, ma sì, in Arabia (per Napoli-fiorentina di Supercoppa c’erano 5.900 spettatori, immaginatevi per Sassuolo-udinese): e magari gli abbonati allo stadio dei nostri 20 club non saranno contenti, ma volete mettere il brivido di un Monza-empoli giocato davanti a due cammelli?

Okay, la recente finale di Supercoppa Napoli-inter è stata diretta, o per meglio dire stravolta, da uno dei tanti arbitri naif della scuderia-rocchi; e alla bufera Rapuano si è aggiunta, a stretto giro di posta, la bufera dell’arbitro “gola profonda” che a Le Iene ha raccontato papale papale che i risultati delle partite vengono decisi da arbitri e addetti Var che annullano o convalidano i gol a seconda della parrocchia cui appartengono (ricordate l’editore di riferimento di Bruno Vespa? Ecco, appunto) e però la parola d’ordine è fare finta di niente: sull’aia c’è lo spettro del commissariamento ma dopo Bergamo e Pairetto nulla spaventa più.

Okay, le immagini di Maignan portiere del Milan che prima protesta con l’arbitro, poi si toglie i guanti, lascia il campo e raggiunge gli spogliatoi accompagnato da tutta la squadra per gli insulti razzisti ricevuti a Udine stanno ancora facendo il giro del mondo – come lo fecero quelle di Lukaku, quelle di Koulibaly e mi fermo qui per amor di patria –; e però il presidente Figc Gravina ha detto che “le nostre norme sancite nell’articolo 62 delle Noif sono le più severe a livello internazionale” e il ministro dello sport Abodi ha spiegato che “il razzismo è un problema di ordine pubblico e occorre dedicare tutte le nostre energie per contrastare e debellare questa piaga”: quindi, fermo restando che in Inghilterra la piaga l’hanno debellata in un amen 30 anni fa, perchè preoccuparsi?

E dunque, ricapitolando: nuotiamo tra i debiti, abbiamo le pezze al culo, non sappiamo far rispettare i nostri morti, le partite fanno pena, gli arbitri decidono i risultati e in quanto a razzismo siamo il terzo mondo del pianeta calcio. Per il resto, tutto bene.


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LO ZOO DI PIERLUIGI Questa settimana il Senato ha dato il primo via libera al disegno di legge sull'autonomia differenziata tanto caro al ministro Calderoli. Mentre divampano le polemiche su tutti i rischi a cui si troverà esposto il Paese e le opposizioni insistono sullo scenario di un'italia che si troverà di fatto divisa in due, lo storico esponente leghista continua a decantare i meriti della sua legge, sostenendo che così tutte le regioni partiranno dallo stesso livello. Come sempre a trovare la forma icastica perfetta per mostrare la scarsa credibilità delle parole di Calderoli, evidenziando oltretutto come la formula del ‘ci guadagnano tutti' sia un evergreen del ministro, ci ha pensato Pierluigi Bersani, ospite ad Otto e mezzo, con una delle sue colorate metafore: “Calderoli dice sempre che l'autonomia differenziata va bene per tutte le Regioni: per il Nord, il Sud, l'est, l'ovest. Per Calderoli, insomma, il maiale è tutto di prosciutti, nel senso che si sa che non esiste ma evidentemente lui deve averne un allevamento perché da 20 anni ogni volta che presenta una legge, dice che ci guadagnano tutti. È sempre un win win, come dicono gli inglesi. In Emilia Romagna diciamo invece ‘maiale tutto di prosciutti'”. Tra giaguari da smacchiare, mucche nel corridoio, tacchini sul tetto e maiali tutti di prosciutti, Pierluigi Bersani ci ha raccontato la politica italiana, portandoci a passeggiare allo zoo.

A VOLGARITÀ TI FA SCHIETTO Ci sono nuovi sviluppi sul fronte ‘normalità'. Dopo che il generale Vannacci si era incaricato, sul modello dei poeti ermetici, di raccontarci cosa non fosse normale, qualcun altro ha pensato che quest'informazione in negativo non fosse sufficiente e necessitasse di un'integrazione. Così Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, nel corso di un consiglio comunale nel quale si discuteva un emendamento sulla violenza di genere, si è sentito in dovere di edurci su quali sono i comportamenti umani attraverso i quali la normalità si manifesta nella sua forma più pura: “Un uomo normale guarda il bel culo di una donna e forse ci prova anche. Poi se ci riesce se la tromba, altrimenti torna a casa”. Il pensiero che si è immediatamente affacciato alla mente di buona parte di noi è stato: ‘tu invece a casa dovresti tornarci a prescindere'. E questo pensiero è naturalmente sfociato in una raccolta firme per chiedere le dimissioni del primo cittadino (se lui è il primo meglio non chiedersi come possa essere l'ultimo). Ma qualora qualcuno fosse ancora incerto su dove risieda il vero nodo della questione, si chiami essa Vannacci o Bandecchi, il sindaco si è premunito di comunicarcelo espressamente nel corso di un'intervista rilasciata dopo la sparata, con la quale ha rivendicato la propria posizione: “Io parlo alla gente, le persone sono stanche del politicamente corretto che in 30 anni ha distrutto questo Paese. Io sono pragmatico, per questo non piaccio agli ipocriti”. Se non usciamo da questo equivoco per cui chiunque vomiti volgarità e violenza si sente in diretto di rivendicarlo in nome della schiettezza e della concretezza, a breve ascolteremo interventi parlamentari farciti di bestemmie. Fermiamoci prima che sia troppo tardi.


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LIBERTÀ DI PENSIERINO.

 Il sito Change.org ha messo on line una petizione contro Giovanni Caruso, legale di Filippo Turetta e ordinario di Diritto penale all’università di Padova, chiedendo che “rinunci alla difesa o, in caso contrario, l'università di Padova si esprima pubblicamente dissociandosi dalla scelta inopportuna di Caruso”. La petizione, lanciata da una dipendente del ministero della Cultura, sottolinea che “non si può stare con le vittime e con i carnefici”. Si riferiscono al fatto che l’ateneo ha conferito la laurea postuma a Giulia Cecchettin schierandosi contro la violenza sulle donne, ma non profferisce verbo su “un suo importante membro che difende l'assassino e reo confesso”. La barbarie giuridica e morale a cui l’istupidimento collettivo ci ha portati non ha fine: “La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”, dice l’articolo 24 della Costituzione. E qui ci fermiamo per carità di patria.


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 ZITTI E MUTI.

Al termine del concerto al Politeama, alcuni professori dell’orchestra Sinfonica Siciliana non hanno reso omaggio a Beatrice Venezi, direttore d’orchestra che vuol essere chiamata al maschile come il presidente del consiglio Giorgia Meloni. “Se nessuno di noi si è mosso è perché la direttrice d’orchestra ha solo complicato il nostro lavoro: sarebbe stato più facile suonare senza di lei”, ha detto Claudio Sardisco, flautista della Foss (Fondazione orchestra sinfonica siciliana) da quasi 40 anni. “La scena se l’è presa lei, ma il lavoro sporco lo abbiamo fatto noi orchestrali”. Con un’intervista al Giornale la giovane promessa della musica ha risposto che “il mondo della musica, come quello della cultura in generale, è stato dominato dalla sinistra” (L’egemonia! Del resto non stupisce, Venezi è consulente tecnico del ministro San Giuliano, che dal tema, e da Gramsci, è ossessionato). Mentre lei è di destra “o, se si preferisce, non seguo il mainstream. Alla testa delle istituzioni musicali tricolori vedo sempre le stesse facce di prima. Non mi sembra siano di destra”. Poi ha detto che il tutto verrà valutato dai suoi avvocati. Meglio avrebbe fatto a replicare alle contestazioni nel merito. Riccardo Muti non è certo di sinistra, eppure è il più grande direttore d’orchestra italiano.


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E ALCUNI AUDACI IN TASCA L’UNITÀ.


Dopo lo scontro tra la premier Giorgia Meloni e Repubblica, alla trasmissione condotta da David Parenzo su La7, L’aria che tira, si discute di quotidiani e politica. Flavia Perina, firma della Stampa, prende la parola e sostiene che nessun giornalista di destra ha mai diretto quotidiani orientati a sinistra (su questo avremmo da ridire, ma pazienza). Però, colpo di scena, interviene con una rivelazione Vittorio Feltri, collegato da Milano: “Massimo D’alema mi aveva proposto di dirigere L'unità. E se ve lo dico vuol dire che è vero. Io ero amico di D'alema perché è una persona seria. Probabilmente scherzava comunque me l'ha detto”. Invece l’unità di Romeo e Sansonetti non è per niente uno scherzo.

LIBERTÀ DI PENSIERINO. Il sito Change.org ha messo on line una petizione contro Giovanni Caruso, legale di Filippo Turetta e ordinario di Diritto penale all’università di Padova, chiedendo che “rinunci alla difesa o, in caso contrario, l'università di Padova si esprima pubblicamente dissociandosi dalla scelta inopportuna di Caruso”. La petizione, lanciata da una dipendente del ministero della Cultura, sottolinea che “non si può stare con le vittime e con i carnefici”. Si riferiscono al fatto che l’ateneo ha conferito la laurea postuma a Giulia Cecchettin schierandosi contro la violenza sulle donne, ma non profferisce verbo su “un suo importante membro che difende l'assassino e reo confesso”. La barbarie giuridica e morale a cui l’istupidimento collettivo ci ha portati non ha fine: “La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”, dice l’articolo 24 della Costituzione. E qui ci fermiamo per carità di patria.


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AL LUPO AL LUPO.
Il 24 gennaio è nato il figlio di Romina Carrisi e del compagno Stefano Rastelli (Auguri al piccolo e ai genitori). Due giorni dopo la neo mamma ha condiviso il primo scatto del bimbo su Instagram: “Quel mento… lo contemplo da ore cercando risposte a domande mai pronunciate. Benvenuto amore, Axel Lupo. I nostri cuori sono pieni”. La notizia è stata data (o tempora o mores) dall’adnkronos. Letta l’importante novità, Fiorello se n’è occupato nel suo morning show: “Chiara Nasti la vorrebbe chiamare Barbie, ma nessuno approva. Vi prego, pensateci bene. Lo sai chi è il ginecologo? Ken. Tra i possibili altri nomi anche Kimberly e Jennifer: ma dei nomi normali? Assunta, Valentina, Susanna. È nato anche il nipote di Al Bano, lo hanno chiamato Axel Lupo! Pensa se incontra Nathan Falco”. Mamma Romina non ha gradito la battuta: “Prendere in giro il nome di un bambino appena nato lo trovo di cattivo gusto”. Niente, non si può più ridire di niente: per fortuna Rosario c’è e lotta insieme a noi. Resisti Fiore.




Giorno del ricordo . Oskar Piškuli Il criminale fiumano, le vittime italiane: l’eredità colpevole della storia a brandelli

 << Ci sono storie comode, che è facile raccontare perché generalmente accettate, e anzi celebrate. E ce ne sono altre, invece, che disturbano perché a lungo occultate, travisate, addirittura negate.>> ( dichiarazioni  di  Andrea  Penacchi    sul  film  la  Rosa  d'Istria  )  .
Infatti   ho  recentemente  scoperto   una  di queste storie leggendo    l'articolo  , riportato     sotto  , de il  Fq  di oggi   29\1\2024  .
Ed io  che pensavo , informandomi  e sentendo   tutte le  campane  ,  in questi  20  anni   d'istituzione  del giorno del  ricordo  ,   di  sapere ormai   tutto    sulla  storia    e  sulle  vicende    del confine  orientale   tra  1866 e 1974    in particolare tra il 1918\19 -  1947\54  ,  invece ......   .
Ma  ora  Basta   piangersi  addosso  e  veniamo all'artiocolo  in questione .

  

                                      MASSIMO NOVELLI

Sono i giorni della memoria: da quella dell’olocausto (27 gennaio), cioè dei milioni di ebrei, e non solo loro, sterminati dai nazisti, al Giorno del ricordo (10 febbraio), isituito per onorare le vittime italiane delle foibe titine in Jugoslavia e per rammentare il massiccio esodo giuliano-dalmata. Alle vicende delle foibe e dell’esodo è dedicato il bel romanzo Eredità colpevole (edito da Voland) di Diego Zandel, autore di numerosi romanzi di successo (come I confini dell’odio )e figlio di esuli fiumani, nato nel 1948 nel campo profughi marchigiano di Servigliano.

Il libro, uscito tempo fa, viene ripresentato in queste settimane in varie città d’italia perché, come ha scritto lo stesso Zandel, si tratta di un brandello “di Storia sulla quale, a quasi ottanta anni dalla fine della guerra, si scontrano ancora gli opposti estremismi, incapaci – come emerge ogni anno quando, il 10 febbraio, si commemora il Giorno del ricordo delle Foibe e dell’esodo – di fare i conti con la Storia,senza pregiudizi e strumentalizzazioni di sorta”. Il romanzo di Zandel è liberamente ispirato alla figura di Oskar Piškuli, capo sanguinario nel 1945 della famigerata Ozna, la polizia politica del maresciallo Tito a Fiume. Vent’anni fa, nel 2004, si concludeva a Roma il lungo processo italiano a Piškuli, che, grazie a un contestato cavillo giuridico, riuscì a farla franca e a non pagare per le atrocità commesse e ordinate. Era stato giudicato in contumacia in quanto accusato di avere ucciso, tra le centinaia (circa 500) di vittime italiane addebitategli, tre capi autonomisti fiumani, Giuseppe Sincich, Nevio Skull e Mario Blasich. Erano, dice sempre Zandel, “antifascisti della prima ora che, come si erano opposti a Gabriele D’annunzio nel 1919 e all’annessione di Fiume all’italia, si opponevano ancor più all’annessione della città alla Jugoslavia”.I figli di Giuseppe Sincich, osserva Diego Zandel, anni dopo “si costituirono parte civile nei confronti di Oskar Piškuli dando vita a un processo che, dopo le contrastanti valutazioni del gip, si svolse a Roma, nei suoi vari gradi, dal 1997 al 2004. La sentenza della seconda Corte di Assise, poi confermata dalla Cassazione, avrebbe decretato che Piškuli, all’epoca ancora in vita, seppur colpevole di omicidio continuato aggravato, non potesse scontare la sua condanna per difetto di giurisdizione, a ragione del fatto che Fiume non era più italiana (anche se, per altri, lo fosse ancora, e lo sarebbe stata fino al 15 settembre 1947 in base al Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio dello stesso anno)”.La storia dell’uccisore di italiani è stata narrata anche in un testo teatrale: Processo a Oskar Piškuli. A scriverlo Zandel e Laura Marchig, una giornalista e scrittrice fiumana. Il docu-recital si basa sull’intervista che l’ex capo della Ozna rilasciò nel 1990 alla medesima Marchig, all’epoca giovane redattrice del quotidiano in lingua italiana La Voce del Popolo di Fiume, e sugli atti del processo istruito dalla nostra magistratura nei confronti di Piškuli. Un dibattimento, peraltro, nato proprio a seguito di quella intervista. Ma giustizia, come in tanti altri processi a criminali di guerra, jugoslavi, italiani e tedeschi, non fu mai fatta.

28.1.24

guai a fare lavori extra . il caso di un postino che fnisce nei guai perchè consegna la corrispondenza arrettratta nel fine settimana

Storia di Federico Garau  • 1 ora/eda ILGIORNALE

Lettere consegnate nel fine settimana: postino finisce nei guai
© Fornito da Il Giornale

Una vicenda che ha dell'incredibile quella accaduta a un postino di 55 anni in forza a una filiale delle Poste della provincia di Rimini: l'uomo, che si era messo a lavorare nei weekend per smaltire lettere e pacchi accumulatisi durante la settimana, è stato infatti denunciato per il reato di occultamento ai fini di distruzione di corrispondenza e sospeso temporaneamente dal suo impiego. La querela, peraltro, è stata presentata alle forze dell'ordine proprio dal suo capo. Ma cosa è successo esattamente?Il protagonista della vicenda, che da anni svolge la mansione di postino, ha pagato per essere stato troppo zelante. Stando a quanto ricostruito dalle autorità, tra la fine del 2022 e gli inizi del 2023 il 55enne avrebbe iniziato a svolgere il proprio compito anche durante il fine settimana. Di sabato e di domenica, dunque, l'uomo consegnava lettere e pacchi di piccole dimensioni che si erano accumulati nel cesto della posta non corrisposta, ovvero di quella che era tornata indietro all'ufficio postale dopo un primo tentativo di consegna andato a vuoto. Dopo aver frugato nel contenitore ed effettuato una selezione tra la corrispondenza in giacenza, il postino si occupava di consegnarla al legittimi proprietari, operando al di fuori del proprio orario di lavoro. Una decisione nata in modo autonomo e totalmente spontaneo, e di cui il 55enne non aveva informato nessuno, né il capo né tantomeno i suoi colleghi.
Notando una sospetta diminuzione del numero di lettere e pacchi nel cesto della posta non corrisposta, i dipendenti della filiale hanno riferito il tutto al direttore. Preoccupato che la posta scomparsa potesse essere stata rubata o distrutta, quest'ultimo ha deciso di sporgere denuncia formale presso i carabinieri della compagnia di Riccione. Gli uomini dell'Arma, dopo aver avviato le indagini sul caso sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Rimini, sono quindi riusciti a risalire all'autore delle "consegne clandestine".

Purtroppo, nonostante che si a stata dimostrata la sua buona fede, l'eccessivo zelo del postino stacanovista è al momento costato caro. L'uomo è stato denunciato con l'accusa di occultamento ai fini di distruzione di corrispondenza, subendo anche una sospensione dal lavoro che si è conclusa lo scorso mese di novembre. Concluso il provvedimento disciplinare, col postino che ha ripreso regolarmente il suo lavoro, resta ancora in piedi l'inchiesta sul reato a lui ascritto: in attesa che si concludano le indagini, quindi, non si sa ancora se arriverà il rinvio a giudizio o l'archiviazione.

26.1.24

l'olocausto non è solo shoah .Manifestazione pro Palestina, Ascari: per la pace dovrebbe partecipare anche comunità ebraica




 ecco la mia risposta al no no della comunità ebraica e al doivieto dei cortei da parte dei profeti al corteo, nel Giorno della Memoria, pro-Palestina: “Una sconfitta per tutti


infatti




la memoria   dell'olocausto    come ho già etto  nel  post precedente   non  dovrebbe essere  a senso  unico  

24.1.24

ecco perchè siamo ancora bambini il caso di “Se…” poesia di Rudyard Kipling composta nel 1895 e contenuta nella raccolta “Ricompense e Fate”







“Se…” è una poesia di Rudyard Kipling composta nel 1895 e contenuta nella raccolta “Ricompense e Fate”


In occasione dell’anniversario di Rudyard Kipling, padre de “Il libro della giungla”, nato a Bombay il 30 dicembre del 1865 e morto a Londra il 18 gennaio del 1936, vi proponiamo la sua più famosa poesiaSe”, dedicata al figlio e composta nel 1895 e contenuta nella raccolta “Ricompense e Fate”.

                                          “Se”


Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;
Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.
Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”
Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!



Diventare uomini coltivando le giuste virtù

Questa poesia di Rudyard Kipling, tradotta in italiano per la prima volta da Antonio Gramsci col titolo “Breviario per laici” e pubblicata nel 1916, è una sorta di guida per diventare adulti in cui lo scrittore britannico sottolinea l’importanza di coltivare certe virtù quali ad esempio il perdono, la capacità di sognare e l’amore. solo in questa maniera, ci dice Kipling, si diventerà davvero uomini. La meraviglia di questo lungo componimento sta nella forte attualità del suo contenuto e dei valori che vuole trasmettere. Non sono i soldi, il tipo di lavoro o lo stato sociale a rendere adulta una persona – in questo caso un uomo – bensì ciò che essa porta nel proprio cuore.

23.1.24

perchè il 27 gennaio , cioè il giorno della memoria non DOVREBBE ESSERE solo una giornata pulicoscienza

 Il 27 gennaio 2024 ricorerrà il XXVI Giorno della Memoria e, più che mai, vogliamo mantenere vivo il ricordo di coloro che hanno subito orrori indicibili nei campi di sterminio. Ebrei, omosessuali, sinti, rom, oppositori politici, disabili: l'Olocausto non deve essere solo un capitolo dei libri di storia, ma una ferma testimonianza dell'importanza di difendere i valori umani, la dignità e la libertà.Con determinazione e impegno, dobbiamo assicurarci che gli errori del passato non si ripetano mai.Il Giorno della Memoria è sempre di più un richiamo alla nostra responsabilità collettiva di preservare la storia e di promuovere la tolleranza e la democrazia. Di più non riesco a dire



Danyart New Quartet fiori e tempeste

Ieri è stato presentato il nuovo lavoro discografico dei Danyart New Quartet, formazione jazz capitana da Daniele Ricciu, in arte Dany...