Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
22.1.06
Senza titolo 1105
21.1.06
Buon fine settimana
L'amicizia è una rosa splendida se si è veri AMICI!
20.1.06
Senza titolo 1104
quale vale la pena vivere. L'iniziativa viene riproposta inviando, dal sito della trasmissione la propria preferenza, e ogni settimana verrà pubblicata la classifica dei 10 motivi piu' votati.
http://www.ilsensodellavita.tv/form_10motivi.php
inserire il proprio indirizzo e-mail e nel campo "descrizione" , scrivere: BERLUSCONI IN GALERA.
Ce la possiamo fare in fondo siamo in campagna elettorale!
FATELA GIRARE IL PIU' POSSIBILE !!!!!
Senza titolo 1103
No al ponte sullo stretto
:: Approfondimenti e links ::
- retenoponte.org
- noponte.org
- Osservatorio NO PONTE
- Il dossier di terrelibere.org
pe le iniziative consultate i titoli di indymedia
19.1.06
Senza titolo 1102
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Caro Augias,
sono un pastore valdese e le scrivo a proposito della lettera del sig. Gavazzi e della sua risposta. Ha ragione nel dire che sulle domande poste dal sig. Gavazzi, e dunque sulla questione della teodicea, "nessuno ha finora saputo trovare una risposta soddisfacente". Premetto perciò che la mia non intende essere quella risposta soddisfacente, che in questo mondo non c’è. Ma entrambi i vostri contributi si concludono con il richiamo all’angoscia e dunque vorrei intervenire per questo. Mi permetto di suggerire al sig. Gavazzi la lettura di un libro che affronta le tematiche da lui enunciate e denunciate. L’autore non è un teologo o un filosofo che si metta a ragionare in astratto sul problema della teodicea con l’unico intento di giustificare e riabilitare Dio. E’ un rabbino, Harold S. Kushner, che fa sulla sua pelle l’esperienza del giusto che soffre ingiustamente: il figlio gli muore a 14 anni per una malattia terribile che si chiama progeria e che porta il corpo di chi ne è affetto ad invecchiare e giungere alla morte precocissimamente. Alla morte del figlio il rabbino si rende conto che nessuna delle risposte tradizionali della fede gli è di conforto, incluse le risposte che lui aveva a suo tempo dato da rabbino sia dal pulpito che nei colloqui privati con credenti che si sentivano colpiti ingiustamente da lutti, malattie o catastrofi e chiedevano "perché Dio l’ha permesso?" Il libro, in traduzione italiana, si intitola appunto "ma cosa ho fatto per meritare questo?" (il titolo originale è invece "When bad things happen to good people"). Prendendo spunto dalla sua esperienza e rileggendo il libro biblico di Giobbe (per eccellenza nella Bibbia ebraica il giusto che soffre ingiustamente), Kushner riflette sulla questione della bontà, della giustizia e della onnipotenza di Dio (un po’ come Hans Jonas, da lei giustamente citato) arrivando a dire che nel caso di Giobbe, come in tutti i casi che richiamano la questione della teodicea (e dunque anche le questioni richiamate dal sig. Gavazzi e da lei stesso) diventa evidente che Dio non può essere tutte e tre le cose: buono, giusto e onnipotente. Se è onnipotente, bastano le questioni richiamate dal sig. Gavazzi per affermare che non è né buono né giusto. Se invece è buono e giusto dovremo allora rinunciare all’idea che sia onnipotente. E a questa rinuncia arriva Kushner. Non so se posso far mie fino in fondo le sue conclusioni sulla non onnipotenza di Dio; mi piace però che il suo libro non si concluda con un lamento angoscioso e angosciato. Alla domanda dov’è Dio nella nostra sofferenza e nelle ingiuste tragedie che colpiscono il nostro prossimo e il mondo, Kushner risponde che Dio è colui che ci da la forza di affrontarle e superarle, colui che ha dato la forza agli ebrei sopravvissuti agli orrori dei lager nazisti di ricostruirsi una vita e andare avanti, che ha dato a lui e a tante persone la forza di riprendersi da esperienze di lutto e dolore dalle quali non avrebbero mai pensato di poter uscire; Dio è colui che ispira tante persone a dedicarsi alla cura di coloro che sono colpiti dalle tragedie che la vita comporta, e il miracolo che talvolta Dio compie e di riportare la speranza in situazioni di cupa disperazione. Da pastore valdese sono stato per anni cappellano ospedaliero e ho fatto esperienza di tutto questo. Ho compreso che la domanda "perché Dio mi fa questo?", molto spesso, più che una domanda sulla teodicea è una richiesta d’aiuto e che la mia risposta non deve consistere nel tentativo di giustificare Dio, come fanno gli amici di Giobbe, ma nello stare accanto a chi soffre, accettandone e talvolta perfino condividendone le bestemmie. Mi è già capitato di vedere come persone gravemente e ingiustamente colpite da mali terribili che maledicevano Dio, come vedendo in lui l’origine dei propri mali, siano poi giunte a riconoscerlo non più e non tanto nella loro malattia, o nella mancanza di guarigione, quanto piuttosto nella presenza costante di coloro che le hanno accompagnate, aiutate e sostenute, con amore, pazienza, rispetto, senza alcuna forma di giudizio o pregiudizio. Non ho visto tante guarigioni miracolose, ho visto però quest’altro genere di miracoli: persone la cui unica preghiera poteva essere "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?" (Salmo 22,1) che hanno concluso la propria esistenza dicendo "Anima mia, benedici il Signore" (Salmo 103,1). So bene che purtroppo in molti casi la vita si conclude comunque con quel grido terribile: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?", sono anche le ultime parole di Gesù sulla croce, ma da credente mi consola il fatto che la risposta di Dio a quella preghiera, per Gesù come per noi, esiste e si chiama resurrezione.
Sergio Manna ser.manna@tin.it (pastore valdese)
>>
Spero che questa lettera metta fine una volta per tutte alle accuse di ateismo che ancora adesso mi giungono via email
18.1.06
Senza titolo 1101
Mi è appena giunta quest'email importantissima da un carissimo amico. La sottopongo alla vostra cortese attenzione, sperando che queste e altre barbarie trovino presto la parola FINE. Grazie in anticipo per l'attenzione.Vi saluto caramente;-)
Cè un sito su Internet contro il quale dobbiamo protestare,affinchè sparisca per sempre.
Un giapponese che vive a New York sta creando e vendendo gatti, che si chiamano BONSAI CATS (Gatti Bonsai).
Fino a qui sembra che non ci sia nulla di strano, ma...ai gatti viene somministrato un restringente muscolare,dopodichè vengono inseriti in ampolle di vetro, VIVI!!! E lì dentro vivono per tutta la vita, sigillati. Respirano attraverso un piccolo buco e gli danno da mangiare attraverso un tubicino.Le ossa del gatto si adattano alla forma dell'ampolla perchè quando vengono inseriti sono ancora molto piccoli.
Questa cosa terribile va molto di moda a New York,in Indonesia e in Cina. Potrai constatarlo sul sito:
http://www.bonsaikitten.com
Per poter protestare,questa lista deve contenere almeno 500 nominativi. Per favore,copia questo messaggio a un messaggio bianco Copia-
Incolla), allega il tuo nome alla fine (alla fine di questo mess scrivi il numero + il tuo nome-fallo se no non serve a niente) della lista e invialo a tutte le persone che conosci. E soprattutto, se questa email ti arriva con già 500 nominativi inseriti nella lista, o quando li avrà raggiunti, inviala subito a questo indirizzo email:
anacheca@hotmail.com
Grazie
WtatuW
Senza titolo 1100
Segui l’autostrada della vita
esci dalla cinghia del destino;
prendi la statale della sorte,
borda la foresta degli incontri
e prosegui sulla provinciale del cuore.
Prendi il cammino del desiderio
che porta alla radura del piacere,
incontrerai l’amore
su un tappeto di erbe .
……
L’autostrada della vita
guida sui sentieri dell’amore.
Sonia
Senza titolo 1099
Per dire cos’ hai fatto
di me, non ho parole.
cerco solo la notte
fuggo davanti al sole.
La notte mi par d’oro
più di ogni sole al mondo,
sogno allora una bella
donna dal capo biondo.
Sogno le dolci cose,
che il tuo sguardo annunciava,
remoto paradiso
di canti risuonava.
Guarda a lungo la notte
e una nube veloce
per dire cos’ hai fatto
di me, non ho la voce.
17.1.06
Senza titolo 1098
Credo negli uomini, nel loro pensiero, nella loro sterminata fatica che ha fatto quello che sono.
Credo nella vita come gioia e come durata:
non prestito effimero dominato dalla morte, ma dono definitivo.
Credo nella vita come possibilità illimitata di elevazione e di
sublimazione.
Credo nella gioia: la gioia di ogni stagione, di ogni tappa, di ogni
aurora, di ogni tramonto, di ogni volta, di ogni raggio di luce
che parta dal cervello, dai sensi, dal cuore.
Credo nella famiglia del sangue, nella famiglia prescelta per la mia
attività e responsabilità.
Credo nella patria: la famiglia del mondo della tradizione,
della dolce parlata, della libertà.
Credo nella possibilità di una grande famiglia umana, quale Cristo
la volle: scambio di tutti i beni dello spirito e delle mani nella pace.
Credo nella gioia dell'amicizia, nella fedeltà e nella parola degli
uomini.
Credo in me stesso, nelle capacità che Dio mi ha conferito, perché possa sperimentare la più grande fra le gioie, che è quella del donare e del donarsi.
In questa fede voglio vivere,
per questa fede voglio lottare e con questa fede voglio addormentarmi in attesa del grande gioioso risveglio.
16.1.06
Senza titolo 1097
Senza titolo 1096
È passato
Questo weeky è passato
Ed il sipario per ora si è chiuso
Ritrovarsi sabato notte
Dopo gli applausi
Dopo una pizza con la compagnia
Stanca, troppo stanca
Accasciata sul letto
Senza avere la forza di spogliarmi
Ripensare alla serata
No, non è come la prima volta
La prima volta tremano anche le gambe
Ora era solo un’insistente pulsare nello stomaco
Ma bello….
Sempre
Quel momento in cui lo si sente fermare
E stare poi a quel tavolo
Sorridere
Bere tanto
Per festeggiare
Ogni tanto sentire la voglia di avere qualcuno
A cui sorridere con i miei occhi felici
A cui prendere il viso e baciarlo
Non c’era
E pensare
“Ora mi ameresti se avessi continuato a farlo”
Addormentarsi con parole dalla forma di una culla
Svegliarsi e trovare nella mia stanza un regalino che un’amica mi ha inviato
Concedermi un po’ di tempo… restare ancora per un po’ sotto al piumone e leggere…
Leggere una mail di un nuovo progetto
E spero che vada avanti… lo spero per davvero
E poi di nuovo sera
E di nuovo sul palco
Di nuovo quel pulsare nello stomaco
Di nuovo una pizza con la compagnia
Risate e brindisi…
Ma in più avevo con me la mia amica
Che mi ha regalato i piccoli girasoli….
E che al ritorno siamo rimaste fino alle 3.30 a parlare…
Sono stata bene in tutto questo
Tutto
È andato alla Grande….
“Vuoi continuare?”
“Si”
E poi sono felice per un regalo piaciuto….
E stasera
Sorridere e bere
Con gli amici
Senza titolo 1095
Senza titolo 1094
Quando la lezione cominciò, senza proferire parola il professore prese un grosso vaso per la maionese, vuoto, e lo riempì con delle rocce di 5-6 cm di diametro.
Quindi egli chiese agli studenti se il vaso fosse pieno, ed essi annuirono.
Allora il professore prese una scatola di sassolini, e li verso nel vaso di maionese, scuotendolo appena. I sassolini, ovviamente, rotolarono negli spazi vuoti fra le rocce.
Il professore quindi chiese ancora se il vaso ora fosse pieno, ed essi furono d'accordo.
Gli studenti cominciarono a ridere, quando il professore prese una scatola di sabbia e la verso nel vaso.
La sabbia riempi ogni spazio vuoto. "Ora", disse il professore, "voglio che voi riconosciate che questa e la vostra vita. Le rocce sono le cose importanti - la famiglia, il partner, la salute, i figli, l'amicizia - anche se ogni altra cosa dovesse mancare, e solo queste rimanere, la vostra vita sarebbe comunque piena.
I sassolini sono le altre cose che contano, come il lavoro, la casa, la moto, l'auto. La sabbia rappresenta qualsiasi altra cosa, le piccole cose. Se voi riempite il vaso prima con la sabbia, non ci sarà più spazio per rocce e sassolini. Lo stesso e per la vostra vita; se voi spendete tutto il vostro tempo ed energie per le piccole cose, non avrete mai spazio per le cose veramente importanti. Stabilite le vostre priorità e dedicate più tempo alle cose importanti, il resto e solo sabbia".
Dopo queste parole, a lezione quasi terminata... Uno studente si alzò e prese il vaso contenente rocce, sassolini e sabbia, che tutti, a quel punto, consideravano pieno, e cominciò a versargli dentro un bicchiere di birra.
Ovviamente la birra si infilò nei rimanenti spazi vuoti, e riempì veramente il vaso fino all'orlo.
Morale della storia?
Non importa quanto piena e la vostra vita, c'e sempre spazio per una BIRRA!!!
15.1.06
Senza titolo 1093
Poesia della buonanotte postata su "Il raduno" e cm da richiesta eccola qua :)!
Un dolce bacio..
EvaLuna
14.1.06
=Grazie= - 2
Ciao!Grazie mille di avermi invitata...ho deciso di postare nella categoria Sardegna essendo sarda =)
Non assicuro di essere molto presente ma cercherò di fare il possibile!^_^
Mi presento!Kiamatemi pure Eva..è comunque il mio nome ^_^...cm ho già detto sono sarda...per metà..
ho 21 anni e mi sono iscritta al primo anno di Scienze e Tecniche Psicologiche applicate al lavoro e al turismo..ancora devo realmente comiciare..
ma ce la farò!...
Un caloroso saluto a tutti..e ancora grazie dell'invito!
..EvaLuna..
13.1.06
Senza titolo 1091
Regola numero Uno:
Se entri nel mio vialetto e suoni il clacson è meglio che tu abbia qualche pacco da consegnare, perché di sicuro non carichi nulla.
Regola numero Due:
Non toccare mia figlia davanti a me. Puoi guardarla, finché non sbirci nulla al di sotto del suo collo. Se proprio non riesci a tenere occhi o mani lontani dal corpo di mia figlia, vorrà dire che te li dovrò estirpare.
Regola numero Tre:
Sono al corrente che è considerato di moda, per i ragazzi della tua età, l'indossare dei jeans così larghi che paiono caderti dai fianchi da un momento all'altro. Ti prego, non prenderlo come un insulto, ma tu e tutti i tuoi amici siete una manica di idioti. Comunque, voglio essere gentile e di mente aperta in proposito, per questo ti propongo un onesto compromesso: tu puoi arrivare sulla mia porta con la tua biancheria in vista ed i tuoi jeans più larghi di dieci taglie e io non avrò nulla da obbiettare. Comunque, per essere sicuri che i tuoi vestiti restino al loro posto, almeno durante l'appuntamento con mia figlia, prenderò la mia chiodatrice elettrica e te li fisserò solidamente ai fianchi.
Regola numero Quattro:
Sono certo che ti è stato detto che, al giorno d'oggi, fare sesso senza utilizzare un "metodo barriera" di un qualche genere ti può uccidere. Lascia che ti chiarisca il concetto, quando arriverai a pensare al sesso con mia figlia, IO sarò la barriera, e IO ti ucciderò.
Regola numero Cinque:
Si considera normale che, per conoscerci meglio, noi si debba parlare di sport, politica, e altri argomenti quotidiani. Ti prego di non farlo. L'unica informazione che desidero da te è quando pensi di riportare indietro mia figlia sana e salva a casa, e l'unica parola che mi occorre di sentire in proposito è "presto."
Regola numero Sei:
Non dubito che tu sia un ragazzo popolare, con molte opportunità di appuntamenti con altre ragazze. Questo mi va benissimo fintanto che va bene a mia figlia. Quindi, una volta che sei uscito con la mia bambina, continuerai a uscire con lei e nessun'altra finché lei non ti lascerà. Se tu fai piangere lei, io farò piangere te. Molto.
Regola numero Sette:
Mentre te ne stai sul vialetto di casa mia, aspettando che mia figlia appaia, e che quell'oretta e più trascorra, non startene lì a sospirare e lamentarti. Se volevi arrivare in tempo per il film non dovevi prendere appuntamenti. Mia figlia si sta truccando, un procedimento che può richiedere più tempo della tinteggiatura del Golden Gate di S. Francisco. Invece di startene lì a far nulla, perché non fai qualcosa di utile tipo cambiarmi l'olio alla macchina?
Regola numero Otto:
I seguenti posti non sono adeguati per un appuntamento con mia figlia:
- Luoghi dove ci siano letti, sofà, o qualsiasi cosa più morbida di una seggiola in legno.
- Luoghi senza genitori, poliziotti o suore a portata di vista.
- Luoghi dove c'è poca luce.
- Luoghi dove si balla, ci si tiene per mano o dove c'è allegria.
- Luoghi dove la temperatura ambiente è abbastanza calda da indurre mia figlia ad indossare shorts, canottiere, mezze magliette o qualsiasi altra cosa che non sia una tuta da lavoro, un maglione e un eskimo allacciato fino alla gola.
- I film fortemente romantici o a tema sessuale devono essere evitati; i film con motoseghe vanno bene.
- Le partite di Hockey sono ok. Case di persone anziane vanno meglio.
Regola numero Nove:
Non mentirmi. Posso sembrarti un ridicolo ometto di mezza età con pancetta e calvizie incipiente, poco furbo e sorpassato. Ma per mia figlia, io sono l'onnisciente e spietato dio del tuo universo. Se io ti chiedo dove stai andando e con chi, tu hai solo una possibilità per dirmi la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità. Ho un fucile, una vanga e due ettari dietro casa. Non cercare di imbrogliarmi.
Regola numero Dieci:
Abbi paura. abbi molta paura. Ci vuole veramente poco per confondere il rumore della tua auto sul vialetto con quello degli elicotteri sulle risaie vicino ad Hanoi. Quando la mia intossicazione da diserbanti torna a farsi sentire, le voci nella mia testa continuano a ripetermi "pulisci il fucile mentre aspetti che riporta a casa tua figlia". E' per questo che quando arrivi sul vialetto di casa mia devi:
1. Uscire dalla macchina con entrambe le mani bene in vista.
2. Dire la parola d'ordine, annunciando con voce forte e chiara che hai riportato mia figlia a casa sana, salva e presto, per poi tornare in macchina.
No non c'è bisogno che entri. Il volto camuffato che vedi alla finestra è il mio.
Senza titolo 1089
Senza titolo 1088
photoforum.ru
Cristalli le mie lacrime di gioia
frantumate al diffondersi del vento
che trascina leggero il mio corpo
nell’attesa del tuo.
Sconfinato desidero d’amore
tormenta i mie sensi.
L’ indugiare delle tue dita
che scivolano su ogni anfratto del mio corpo
come le onde che si susseguono e mai si sfiorano
lambisce la mia carne.
Traspare la mia realtà di donna
concerto si diffonde
come dolce suono di armoniche arpe.
Ascolto la mia pace:
piacere...
appagamento...
equilibrio.
Solamente l’ autentico amore
sa dare?
Silvana
12.1.06
Senza titolo 1086
http://www.pentagonstrike.co.uk/pentagon_it.htm
Will you?
Forse sono veramente troppo connesso per riprendere una valigia vuota, riempirla di cose che probabilmente non userò mai, ma porto con me per non sradicare il mondo che lascio. Andare all'aeroporto e guardare un cartellone per scegliere il primo volo che parte e dire "goodbye". Ci vuole coraggio? Ci vuole paura? Ho sempre avuto entusiasmo e ottimismo verso la destinazione d'arrivo, non sapevo precisamente cosa mi attendeva, e nessuno lo sa, ma sapevo come avrei reagito alle situazioni che mi si sarebbero presentate, essendo raggiante tutto doveva andare a posto, e vedendo come mi è andata ogni viaggio è stato bellissimo, ed ogni ritorno era forzato. E strano per me pensare che qualcosa mi tiene qui e soffoco, l'aria è sempre più viziata ed instabile. Piegarsi verso il lato caldo è bello ma il punto di rottura c'è anche se non ci si vuole credere ed è sempre più vicino, sopratutto se niente ha il coraggio di avvicinarsi ed allontanare quel punto delicato. Se il niente ha paura di rischiare sarà inevitabilemente scosso, distrutto e oscurato dalla conseguenza di tutto ciò. Anche questo è un rischio, calcolato? No, doloroso e immeritato. Posso piegarmi come un origami ma nessuna luce illumina l'operato. E Tutto ciò continua ad avere una funzione a me oscura. (L'effetto elastico è visibile.)
" and considerately killing me "
Senza titolo 1085
Buona giornata ^.*
Senza titolo 1084
Oggi si parla della vergogna dele carceri italiane . Riporto due casi emblematica e pronta a scoppiare da un momento all'altro di una situazione di cui avevo già parlato nel post indulto\amnistia ( chiedo scusa a coloro che già li conoscono ) . Il caso Alobrandi La notte del 24 settembre a Ferrara un ragazzo di 18 anni, Federico Aldrovandi, muore nelle mani della polizia. Lo lasciano per 5 ore sull’asfalto, nascondendo inizialmente la verità alla madre che lo cerca. La versione degli agenti parla di una chiamata dei residenti, allarmati dal comportamento strano del ragazzo che una volta fermato avrebbe dato in escandescenze. Se sia vero non si sa. La polizia nega la responsabilità della morte sostenendo che si sia ferito da solo e sia deceduto per overdose in seguito all'assunzione di droga. Gli esami tossicologici smontano la favola dell'overdose. I dettagli emersi dai referti medici, non ancora ufficializzati a 4 mesi dall’accaduto, parlano di numerosi segni di percosse su tutto il corpo, una ferita lacero contusa alla testa, le strisce viola delle manette ai polsi e lo scroto schiacciato. La madre racconta di aver riavuto i panni di Federico letteralmente imbevuti di sangue. La notizia rimane insabbiata per mesi. Solo in questi giorni il silenzio viene rotto da un blog della famiglia che chiede si faccia luce sulla vicenda.. Il caso Lonzi 8 ( posto qui una dele foto , la meno atroce , per chi ha fegato ne trova altre in questo sito e nei link dell'articolo ) Marcello Lonzi, 29 anni, tossicodipendente, detenuto per tentato furto, con soli quattro mesi di reclusione ancora da scontare, viene "trovato morto" l’11 luglio 2003 nella sua cella del carcere Le Sughere di Livorno - carcere sovraffollato, pieno di detenuti in attesa di giudizio e con un record di suicidi [1] [2] [3].La famiglia sarà avvertita solo 12 ore dopo. All'autopsia, eseguita senza prima avvertire i familiari, il medico legale parla di "cause naturali". Le testimonianze, le ferite e il lago di sangue nella stanza ci raccontano un'altra verità, ma il Pm - lo stesso coinvolto anni fa in una storia troppo simile e lo stesso che ordinò l'irruzione al C.S. Godzilla - ha chiesto e ottenuto l'archiviazione, passando sopra ai troppi dubbi su quella notte, in cui si era tenuta una protesta spontanea dei detenuti della sezione.Una morte che non è che la punta dell'iceberg. Chi è transitato dalle Sughere racconta una quotidianità di umiliazioni, pestaggi, "celle lisce" e "terapie" a base di botte. Nel frattempo la madre di Marcello, nel suo muoversi alla ricerca della verità, è oggetto di intimidazioni e minacce più o meno esplicite e più o meno legali.Giovedì 12 gennaio, presso il tribunale di Genova in piazza di Portoria si terrà, a cominciare dalle ore 10, l'udienza in cui il gip Roberto Fenizia deciderà, in seguito all'istanza presentata con la controperizia di parte , se riaprire o archiviare il caso di Marcello Lonzi, il detenuto "trovato morto" in un lago di sangue nel carcere Le sughere di Livorno l'11 luglio 2003. Si tratta di un passaggio cruciale, sarà importante quindi la presenza a Genova di tutti coloro che vogliono portare solidarietà alla richiesta di giustizia della mamma di Marcello.Concludo con questa mia considerazione . Scometto che se uno degli indagati per lo scandalo bancario finisse suicidato o suicida in carcere o pestato ( qui e qui i testi integrali delle intervcettazioni ) si sarebbero già mossi , mentre per la gente comune non fanno niente e litigano se dare l'indulto o l'amnistia Per chi volesse saperne di più dei due casi trova materiale sotto nei riferiemnti da http://italy.indymedia.org
Approfondimenti
Il caso ALobrandi
Casi simili: Soffocato dalla polizia ad Aversa
Il caso lonzi
sempre sul carcere e sulle morti in esso ecco un ottimo sito ed una serie d'articoli interessanti anche se da una parte sola vero ma purtroppo , SIc glimunici che denunciano tali situazioni sono le sinistre ( in particolare quelle extra parlamentari e antagoniste ) ecco il sito http://snipurl.com/li8d
Donne
...tra dolore, sofferenze, lacrime
Fra un sorriso di speranza e un sogno nel cuore che non affievolisce mai.
Umiliate, sfruttate, spogliate della loro dignità e della loro più intima essenza.
Per rendere omaggio all'universo femminile,
a Donatella Colasanti e a quelle donne vittime di ingiustizie.
Grazie alla vita
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato due stelle che quando le apro
perfetti distinguo il nero dal bianco,
e nell'alto cielo il suo sfondo stellato,
e tra le moltitudini l'uomo che amo.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato l'ascolto che in tutta la sua apertura
cattura notte e giorno grilli e canarini,
martelli turbine latrati burrasche
e la voce tanto tenera di chi sto amando.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il suono e l'abbecedario
con lui le parole che penso e dico,
madre, amico, fratello luce illuminante,
la strada dell'anima di chi sto amando.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi,
con loro andai per città e pozzanghere,
spiagge e deserti, montagne e piani
e la casa tua, la tua strada, il cortile.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il cuore che agita il suo confine
quando guardo il frutto del cervello umano,
quando guardo il bene così lontano dal male,
quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto,
così distinguo gioia e dolore
i due materiali che formano il mio canto
e il canto degli altri che è lo stesso canto
e il canto di tutti che è il mio proprio canto.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto...
Violeta Parra
11.1.06
Senza titolo 1083
una bellissima poesia tratta dalla bacheca di www.aaamici.it ad opera della mia amica Vale
ILDENARO
...può comprare una casa
ma non un focolare;
può comprare un letto
ma non il sonno;
può comprare un orologio
ma non il tempo;
può comprare un libro
ma non la conoscenza;
può comprare una posizione
ma non il rispetto;
può pagare il dottore
ma non la salute;
può comprare l’anima
ma non la vita;
può comprare il sesso
ma non l’amore.
SONO RITORNATI!
Mentre il Padreterno è intento a leggere la posta del mattino, qualcuno bussa energicamente alla porta del suo studio. Sono Gesù, lo Spirito Santo e
con tanti bambini.
Perché piangete? Dice il Padreterno. Padre Santo, risponde Maria, molti bambini che tu hai mandato sulla terra un mese fa, sono ritornati perché sono stati rifiutati.
Il Padreterno diventa triste e domanda a Gesù: è ritornato anche Arturo, il futuro scienziato a cui avevo consegnato la cura del cancro? Si Padre mio, anche lui. La piccola Matilde, è ritornata anche lei? Si, risponde lo Spirito Santo, i genitori a cui l’avevi affidata non volevano una bimba down.
Mentre il Padreterno si asciuga le lacrime dice: il mio piccolo kimbi, la mia perla nera, è rientrato anche lui?
No, risponde felicemente
Lui è rimasto in Africa, l’aiuto e l’impegno missionario di Rino e dei suoi amici, hanno permesso alla sua mamma di poterlo accogliere anche se molto povera.
Il Padreterno, rincuorato da questa bella notizia, si alza in piedi e dice: da questo momento, tutti i bambini che sono rientrati saranno gli angeli protettori di Rino e di tutti coloro che difendono la vita.
Ogni bambino che nasce è un ponte verso il Cielo.
Ogni bambino che nasce sofferente è la strada che conduce al Paradiso…
10.1.06
Senza titolo 1082
Pubblico oggi , prendendola da altrinformazione@chiodofisso.org una scheda introduttiva al libro "Farmaci che ammalano e case farmaceutiche che ci trasformano in pazienti", di Ray Moynihan e Alan Cassels, ed. Nuovi Mondi Media.Ci sono libri che andrebbero assolutamente letti, Farmaci che ammalano e'uno di questi.Il libro si puo' acquistare direttamente online su http://www.commercioetico.it .
Trent'anni fa Henry Gadsden, energico direttore generale della Merck, una delle piu' famose case farmaceutiche al mondo rilascio' alcune dichiarazioni
estremamente franche. Ormai prossimo al pensionamento, confesso' alla rivista Fortune che per lui il fatto che il potenziale mercato della societa' fosse limitato alla gente malata era sempre stato un cruccio.Gadsden avrebbe voluto che la Merck assomigliasse di piu' alla Wrigley's, la fabbrica di gomme da masticare, e da tempo il suo sogno era produrre farmaci per gente sana. Perche' in tal caso la Merck avrebbe potuto "vendere a tutti". A distanza di tre decenni, il sogno del defunto Henry Gadsden si e' avverato. Le strategie di marketing delle maggiori case farmaceutiche mondiali oggi prendono massicciamente di mira le persone in perfetta salute. Gli alti e bassi della vita quotidiana sono diventati disturbi mentali, indisposizioni comuni vengono trasformate in malattie spaventose, e sempre piu' persone normali vengono fatte figurare come pazienti. In un'epoca in cui molti di noi conducono esistenze piu' lunghe, piu' sane e piu' attive rispetto ai nostri antenati, una pubblicita' a tappeto e abili campagne "di sensibilizzazione" stanno trasformando i sani preoccupati in malati preoccupati. Problemi lievi vengono dipinti come patologie gravi, per cui la timidezza diventa sintomo di Fobia Sociale e la tensione premestruale una malattia mentale chiamata Sindrome Pre-Mestruale. Le piu' comuni difficolta' sessuali vengono viste come disfunzioni sessuali, il naturale cambiamento dell'organismo e' una malattia da deficienza ormonale chiamata menopausa, mentre gli impiegati distratti adesso sono affetti da una forma adulta del Disturbo da Deficit di Attenzione. Il semplice fatto di essere "a rischio" di una patologia e' diventato esso stesso una "malattia", per cui donne di mezza eta' sane oggi soffrono di un male latente alle ossa chiamato osteoporosi e uomini di mezza eta' in piena forma hanno un disturbo cronico chiamato ipercolesterolemia.Nel caso di molti problemi di salute, ci sono persone all'estremita' dello spettro che sono realmente affette da una malattia o ad alto rischio di contrarla, le quali possono trarre grande beneficio da una definizione medica e da una cura farmaceutica potente. Tuttavia per la gente relativamente sana distribuita nel resto dello spettro, una definizione e un farmaco possono comportare notevole disagio, costi enormi e il pericolo molto concreto di effetti collaterali a volte mortali. Questo ampio territorio e' diventato il nuovo vastissimo mercato dei potenziali pazienti - decine di milioni di persone - un obiettivo chiave dei budget promozionali multimiliardari stanziati dall'industria farmaceutica. Le strategie promozionali utilizzate per vendere le malattie sono tante, ma il fattore che le accomuna e' la promozione della paura. La paura dell'infarto e' stata sfruttata per vendere alle donne l'idea che la menopausa sia una malattia per la quale e' necessaria una terapia ormonalesostitutiva. La paura del suicidio tra i giovani viene usata per vendere ai genitori l'idea che persino una lieve depressione debba venire curata con farmaci potenti. La paura di una morte prematura viene utilizzata per vendere il colesterolo alto come un qualcosa che richieda automaticamente la
prescrizione di farmaci. Eppure, per ironia della sorte, a volte le medicine tanto pubblicizzate causano proprio il male che dovrebbero prevenire.Una ormonoterapia prolungata accresce il rischio di infarti nelle donne,mentre sembra che gli antidepressivi aumentino le probabilita' di pensieri suicidi nei giovani. Almeno uno dei piu' venduti farmaci anticolesterolo e' stato ritirato dal mercato perche' aveva contribuito a causare dei decessi. In uno dei casi piu' orribili, un medicinale venduto come in grado di aiutare a risolvere dei banali problemi intestinali in alcune persone ha indotto costipazioni cosi' gravi da causarne la morte. "Farmaci che ammalano" smaschera le tecniche promozionali piu' nuove nelle campagne stratificate dell'industria farmaceutica. Tecnica dopo tecnica, disturbo dopo disturbo, emerge uno schema, una formula per cambiare il modo in cui pensiamo alle malattie allo scopo di ampliare il mercato dei medicinali. Le malattie prese in esame qui non sono le uniche a venire ipervendute, tuttavia sono tra gli esempi piu' eclatanti, coinvolgenti e recenti che abbiamo a disposizione. Una volta acquisita dimestichezza con la formula e con i trucchi del mestiere, si inizia a scorgere ovunque in azione la magia nera della promozione delle malattie. "Farmaci che ammalano" non si ripropone di screditare ulteriormente un'industria farmaceutica gia' molto denigrata o i suoi molti prodotti validi, ne' di diffamare le tante brave persone di saldi principi che lavorano all'interno di queste societa' gigantesche e che, come molti volonterosi ricercatori nel campo medico al di fuori, sono impegnati a trovare ed elaborare nuove terapie efficaci e sicure. L'obiettivo e' invece di svelare il modo in cui la macchina promozionale dell'industria farmaceutica stia trasformando una fetta troppo grande di vita normale in patologia medica, allo scopo di ampliare i mercati dei medicinali. Come ogni indagine scientifica che si rispetti, questa opera di informazione deve essere intesa come parte di una conversazione ininterrotta che bisogna proseguire con amici, familiari e medici, con altri operatori della sanita',con colleghi di lavoro, funzionari sanitari e rappresentanti dei cittadini:una conversazione che mette in discussione la vendita di malattie sponsorizzata dalle case farmaceutiche ed esplora nuovi modi per definire e comprendere i problemi di salute. E' una conversazione che potrebbe trarre notevole beneficio dall'energia e dall'entusiasmo di una collaborazione del tutto nuova tra ricercatori indipendenti e patrocinatori dei diritti dei pazienti, il cui obiettivo principale e' promuovere un dibattito pubblico piu' razionale e informato sulla salute umana, e non vendere la paura allo
scopo di vendere farmaci.
Senza titolo 1081
Non vi sembra alquanto offensivo il modo in cui è stato trasmesso il filmato dell'esecuzione di Quattrocchi? Non ci hanno fatto vedere - per fortuna - la scena più ripugnante, ma al momento del taglio, giornalisti e giornalai non hanno mancato di sottolineare che LORO, eredi di una democrazia illuminata (cioè quella degli americani che lanciano bombe atomiche e fosforo su città indifese) hanno tagliato - che peccato! - la scena "clou", mentre Al Jazeera se non lo ha trasmesso lo ha fatto in malafede. In più, commettendo la gaffe orribile per tutta la serata, insistendo anche di fronte alla sorella del povero Quattrocchi che la tv araba ha trasmesso molto di peggio! Tanto valeva, insomma, farlo vedere, visto che ci sono stati morti peggiori. Ci mancava solo il medico legale esperto di autopsie a "Porta a Porta" a spiegare la differenza tra l'effetto televisivo in una decapitazione rispetto a un'esecuzione da arma da fuoco. E l'esperto di balistica a spiegarci la dinamica dello spruzzo di sangue che - per rispetto alla famiglia e ai telespettatori un po' delusi - LORO hanno evitato di farci vedere.
Si è parlato più che altro di immagini autocensurate e di "retorica" della patria, mentre di patriottico c'era soprattutto la dignità di una persona che sa di ricevere il colpo fatale. Quattrocchi alla fine è stato presentato come un eroe "solo" per le parole spientemente registrate, ma i servizi di ieri che hanno limato, tagliato e amplificato sono i portavoce dell'eroe e quindi qualsiasi giornalista con la faccia imbronciata di circostanza e la tv stessa ha svolto un servizio pubblico di eroismo. Quasi quasi, alla fine dello speciale che riproponeva il fritto misto della giornata, speciale solo per la partecipazione della sorella giustamente incazzata con il sistema (non solo) televisivo, la tentazione era quella di appuntare una medaglia anche a Mimun. Un autoincensamento di cui non avevamo bisogno. Già c'è Vespa a candidarsi per il Nobel, non c'è bisogno di un vespaio che gli vada dietro.
9.1.06
Senza titolo 1080
leggo schifato e disgustato da it.media.tv e poi dal corrriere dellla sera online di oggi ( 9\01\2006 ) trovate sotto l'url per chi volesse l'articolo completo questa news che sicuramente ne sentiremo parlare nei prossimi giorni , soprattutto vverrà strumentalizzato dalla destra dicendo che era un erore ,tacendo o sminuendo il fatto che fosse anfdato in iraq come mercenarto Prima di riportare parte dell'articolo mi vine da fare uan considerazione questa rappresenta una delle peggiori pagine di giornalismo degli ultimi tempi. Uno spettacolo da sciacalli. Tutti a sbattere in prima pagina il video di un esecuzione che poi non è da quello che leggete sulll'articolo o che potete ( per chi è morboso nei link riportati sotto neppure completto e totale ) peraltro già raccontato nei dettagli ai tempi dell'evento e a fare a gara nel descrivere accuratamente ciò che non hanno potuto far vedere. Queste, ormai, sono le notizie. L'importante, è che faccia sensazione.anzi scoop .Ecco l'articolo del corriere : << Quattrocchi, al Tg1 il video dell'esecuzione La sequenza mostra la guardia del corpo italiana pronunciare la frase: «Vi faccio vedere come muore un italiano» ROMA - Il Tg1 ha mandato in onda, nell'edizione delle 17, una sequenza dell'agghiacciante video dell'esecuzione di Fabrizio Quattrocchi, acquisito domenica dalla procura di Roma. Il video mostra l'omicidio del body guard, rapito a Bagdad il 13 aprile 2004 insieme con Stefio, Cupertino e Agliana e ucciso perché sospettato di essere una spia. I pm hanno dato il via libera alla diffusione del filmato, che sarà al centro della prima puntata di «DopoTg», la trasmissione di approfondimento guidata dal direttore del Tg1, Clemente J.Mimun, che intervisterà la sorella di Quattrocchi, Graziella, e Maurizio Agliana. LA SEQUENZA - Nel video si vede Fabrizio Quattrocchi, inginocchiato, circondato da uomini armati e a volto coperto, pochi secondi prima di essere ucciso. «Posso levare?», dice l'ostaggio riferendosi alla kefiah che gli copre il volto. E i rapitori gli rispondono, a quanto si può capire: «no». E poi la frase: «Vi faccio vedere come muore un italiano».LE IMMAGINI NON AUTORIZZATE - Il video - nella parte in cui la procura non ha autorizzato la trasmissione - prosegue poi con l'esecuzione: due colpi. Secondo quanto si è potuto apprendere, le immagini mostrano Quattrocchi, che era in ginocchio, cadere in avanti. I suoi assassini lo girano sul fianco sinistro, gli scoprono il volto e mostrano il viso insanguinato alla telecamera. Il corpo viene poi sollevato da uno dei terroristi e messo dentro una fossa che era stata scavata davanti. [..] >> continua qua http://snipurl.com/lf7w . Fra le primedichiarazioni riporto quella ( fionalmente ne dice una giusta ) Maurizio Scelli ha detto una cosa giusta : << : SCELLI, MOSTRARE VIDEO QUATTROCCHI SIGNIFICA SOLO RINNOVARE DOLORE FAMIGLIA''NON SO COSA POSSA VOLER DIRE DOPO TANTO TEMPO'' Roma, 9 gen. (Adnkronos) - ''Non so cosa possa significare riproporre quel tragico documento ora, dopo tanto tempo. L'unica cosa a cui riesco a pensare e' alla famiglia di Fabrizio Quattrocchi: per loro si rinnova un grande dolore. Se, poi, invece, dovessero ritenere giusta questa messa in onda, allora e' chiaro che alla loro decisione va il mio rispetto pieno e totale''. Cosi' Maurizio Scelli, ex commissario straordinario della Croce Rossa italiana, commenta con l'ADNKRONOS la messa in onda del video che riprende gli ultimi istanti dell'ex ostaggio italiano in Iraq Fabrizio Quattrocchi e la frase che la guardia del corpo italiana pronuncio' subito prima di essere ucciso dai suoi sequestratori, ''Vi faccio vedere come muore un italiano'' >> Ora io mi chiedo 1) ce n'era veramente bisogno ? 2) è vero giornalismo questo ? : Per fortuna ho la tv spenta altrimentri avrei cambiato canale perchè è superfluo, e doloroso per la famiglia ( La quale, rappresentata dalla sorella, è stata però presente in studio da Mimun dopo il tg per commentare il filmato in questione. ) e per la dignità della persona anche se era una persona un po' ambigua non dimntichiamo che era andato in iraq come mercenario . Concludo con un'altra domanda : sono rimasto solo io che la morte dovrebbe eessere una cosa privatissima legata solo alla sfera ultra privatissma di una famiglia e che immedia senza ovviamente generalizzare ci speculino sopra cercando la news \ lo scooop a tutti i costi spettacolizzando l'evento e andando oltre la notizia vera e propria ? e con la signe trova in un post di un utente dl ng it.media.tv : << Un’idea innaffiata dal sangue dei martiri non è detto che sia meno stupida di un’altra >> Completo questo post consigliando questri siti per chi volesse vedersi il filmato e la sequenza fotograica i link citati sono tratti dalla versione online di www.repubblica.it del 9 gennaio 2006
- IL DOSSIER SUL RAPIMENTO
- FOTO: LA SEQUENZA DAL FILMATO
- La sorella: "Era fatto così" / Audio
- sempre dalla stessa fonte il video http://snipurl.com/lfb9
Senza titolo 1079
By ERLEND MØRK
Basta un attimo!
Solo un attimo
noi...
voleremo leggeri come piume.
Un soffio di vento...
l’alito di un istante fuggente...
l’ebbrezza dell’alba...
il palpito di una vita che nasce...
...l’essenza del tramonto...
anelito di morte.
Questa è l’esistenza:
Un abbraccio tra la vita e la morte
Silvana
L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA
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