19.7.12

Via d'Amelio 19 luglio 1992-19 luglio 2012 [c'era una volta 1992-1994 puntata VII] + intervista esclusiva ad uno dei pochi giornalisti che non credono alla trattiva tra stato e mafia Enrico tagliaferro


Da oggi  16  luglio   inizia  il rituale celebrativo per il 20° anniversario di Via d'Amelio . Strage \attentato di stampo terroristico-mafioso messo in atto il pomeriggio del 19 luglio 1992 a Palermo in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e la sua scorta. L'agguato segue di due mesi la strage di Capaci, in cui fu ucciso il giudice Giovanni Falcone, segnando uno dei momenti più tragici nella lotta alla mafia Da quei pochi ricordi diretti , viste che non vidi subito in diretta come quelle per capaci ( vedere miei post del 22 e 23 maggio che potete trovare qui ) ero a raccogliere  bacche  di mirto per  farne  talee  con mio padre  e mio fratello  .  
foto ansa
Dai quei pochi ricordi dell'epoca, aveva  16 anni,fu  un attentato di stampo 
terroristico-mafioso messo in atto il pomeriggio del 19 luglio 1992 a Palermo in cui persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e la sua scorta :   1)  Agostino Catalano il  capo scorta  ., 2)  Emanuela Loi prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio, Vincenzo Li Muli,Walter Eddie Cosina ed infine  Claudio Traina.
L'unico sopravvissuto   fu  Antonino Vullo, risvegliatosi in ospedale dopo l'esplosione, in gravi condizioni. L'attentato segue di due mesi la strage di Capaci, in cui fu ucciso il giudice Giovanni Falcone, segnando uno dei momenti più tragici nella lotta alla mafia.
Essi sono ricordi  basati  su immagini tv (  vedere  video sotto  )  che vedemmo appena   rientrammo a  casa  di nonna  materna   


                       film e  documentari sull'eccidio 





 L'esplosione, avvene in via Mariano D'Amelio dove viveva la madre di Borsellino e dalla quale il giudice quella domenica si era recato in visita, avvenne per mezzo di una Fiat 126 contenente circa 100 chilogrammi di tritolo sui  dubbi espressi   da  gli agenti di scorta, via d'Amelio era una strada pericolosa, tanto che era stato chiesto di procedere preventivamente ad una rimozione dei veicoli parcheggiati davanti alla casa, richiesta però non accolta dal comune di Palermo, come rilasciato in una intervista alla RAI da Antonino Caponnetto.
Fin qui i   ricordi misti .
Questo    fino a  che   s'inizio  a parlare  della trattiva  tra mafia e stato  che  appresi da trasmessi  come Blu notte di Lucarelli e  siti  come  http://www.misteriditalia.it  . Ora  inizialmente  c'era lo stesso proposito   , per  chiarire e  chiarirmi  meglio  alcuni  aspetti   della trattativa  (  verità assoluta ed indiscutibile secondo alcuni  ,  verità  con critica  come il  sottoscritto  , presunta   secondo alcuni  , inesistente o bufala  secondo altri  ) ,  dei post  su  capaci   cioè  il non parlare   del contrastato argomento  ,  e lasciare parlare solo  i ricordi diretti o indiretti che fossero  . Ma  visti  i classici fiumi  d'inchiostro  e  di bit   e tutta  una serie  d'articoli  trasmissioni  ,tv  , dvd  , libri ,ecc   a senso  unico  cioè pro trattativa  , i  miei dubbi  su quello che  gli stessi fautori  d'essa definisco  basilare    cioè il pappello  di  Vito Ciancimino   e le  dichiarazioni  del figlio  Massimo Ciancimino    , ed [  SIC  ] il svincolare  ( come il  caso  di  Adriana  stazio delle agende  rosse )  o  il non rispondere ( motivi di salute o paura  d'essere messi in discussione   , Salvatore  Borsellino spazio facebook  e email al sito http://www.19luglio1992.com/.  
Il mio  intento  era intervistare   sia  i Trattatisti  (   sono sempre  a  disposizione per  repliche  ed eventuali richieste di rettifiche    che  questo post   dovesse potare  )  sia  gli anti  o i dubbiosi \ negazionisti   . Ora  Sono riuscito  nel secondo ,  intervistando  via  facebook  il maggiore  dei rappresentati  Enrico Tagliaferro , riprendendo le  domande (  qui il testo originale  )  fatte dall'amica Antonella Serafini  (  di www.censurati .it )  al d Antonio Ingroia  ovviamente  modificandole per  renderle  più comprensibili  a  chi non legge i giornali ( se  non quelli sportivi  )  o  vede  solo programmi demenziali  ,  insomma  agli analfabeti di  ritorno  
Egli  è un blogger noto sul web come “il Segugio” ( indirizzo del blog: http://segugio.daonews.com/ ), autore nel 2010 di un libro autoprodotto dal titolo “Prego, dottore!”, acquisito agli atti del processo “Mori-Obinu”, a Palermo, in quanto latore di argomenti piuttosto convincenti in relazione alla dubbia autenticità di alcune carte prodotte dal teste Massimo Ciancimino, in un periodo in cui lo stesso Ciancimino era considerato un’icona dell’antimafia non essendo ancora incappato nel malaugurato incidente che gli costò l’arresto con un’accusa di calunnia per la falsificazione di un documento.
Tagliaferro in questi ultimi anni insieme ad altri blogger giornalisti come Antonella Serafini (censurati.it) o Anna Germoni, ha seguito le vicende siciliane che hanno visto i Reparti Operativi Speciali dei carabinieri al centro di accuse molto gravi, studiando scrupolosamente le carte e le testimonianze, e proponendo quindi un’analisi critica del lavoro della magistratura che ha sollevato nei suoi lettori, come pare, più di un dubbio in relazione alle ipotesi accusatorie formulate a carico di uomini come il capitano Ultimo (Sergio De Caprio) e il generale Mori.
Tagliaferro in particolare, con le sue documentate inchieste, ha acceso i riflettori su indizi di dubbia autenticità e su testimonianze incongrue, in relazione a questa triste storia.
Purtroppo il nostro sistema dell’informazione da ben poco spazio a chi non si accoda alle “verità” ufficiali.

Abbiamo così deciso di proporgli alcune domande.



1) Con riferimento alla perquisizione del febbraio 2005 della casa all’Addaura di Massimo Ciancimino, tu non vedi forse un’incongruenza fra quanto riferito dal testimone a proposito della cassaforte “volontariamente non perquisita” dai carabinieri, ed il fatto che vi sia stata una contestuale perquisizione, da parte degli stessi carabinieri, di un magazzino, persino facoltativa in quanto non disposta nel mandato del magistrato, in cui venne repertato il famoso pizzino strappato, meglio noto come “lettera di Provenzano a Berlusconi”, oltre che a copiosa documentazione manoscritta di don Vito? E come si conciliano le due versioni date dal teste, una in cui Ciancimino per telefono dalla Francia suggerisce al suo impiegato di consegnare ai carabinieri la chiave della cassaforte, e l’altra in cui dice di aver parlato con il suo dipendente solo “a perquisizione avvenuta”?
Tu hai già posto l’accento, nella tua domanda, su alcune visibili incongruenze. Ma ce ne sono molte altre, su quel fatto. Massimo Ciancimino dapprima racconta che i carabinieri, durante quella perquisizione nel 2005, rinunciarono ad aprire la sua cassaforte, nonostante questa contenesse il preziosissimo “papello”, quello poi da lui consegnato in fotocopia e che oggi noi conosciamo. Successivamente uno dei carabinieri che parteciparono alla perquisizione, affermò invece in aula che un suo collega ritrovò il papello nascosto in una controsoffittatura, se lo portò in copisteria per fotocopiarselo (ma senza porre la fotocopia agli atti del sequestro), e quindi lo ripose nuovamente dove l’aveva trovato.
Tutte queste narrazioni possono lasciare, in chi le recepisce, perplessità, e come un senso di sconcerto, di mistero. Io invece credo che tutto diventi più chiaro e meno misterioso, se si guarda sotto un’altra luce, vale a dire tenendo in considerazione in primis che il “papello” di Ciancimino, già rinviato a giudizio per aver falsificato, reo confesso, un altro documento, contiene un evidente anacronismo, tale da indurre a dubitare anche di quella fotocopia, e che il secondo testimone è un carabiniere non proprio dei primi della classe, già condannato in primo grado per falso materiale, avendo falsificato la firma del suo comandante in calce ad una dichiarazione scritta, ed essendo quindi fisiologicamente ostile verso i propri comandi dell’epoca.
Ci troviamo quindi di fronte ad incongruenze o fatti sconcertanti scaturiti dalle testimonianze di due probabili falsari. Tenendo in conto questo, forse tutto quadra meglio, e si spiegano le incongruenze.

 2 ) Parliamo della trattativa fra lo stato e la mafia. Secondo la teoria dei magistrati, questa avrebbe avuto origine da un contatto, realizzato a questo scopo, fra i carabinieri del ROS e don Vito Ciancimino. Ti pare forse un’iniziativa logica, quella di impiegare due ufficiali dei carabinieri, già distintisi per un’attività senza tregua contro la criminalità e per aver arrestato molti pericolosi latitanti, come ad esempio Ciccio Madonìa, e proprio in quel momento concentrati in un’inchiesta sulla mafia e sugli appalti in Sicilia, come emissari della “trattativa”, quando era disponibile, ad esempio, il famoso “signor Franco” il quale, a sentire le testimonianze, era un rappresentante delle istituzioni che nel contempo aveva contatti molto più diretti dei carabinieri con Cosa Nostra?

Le istituzioni con cui Cosa Nostra avrebbe dovuto trattare, erano forse rappresentate dai due carabinieri, Mori e De Donno, e da loro soltanto?
L’idea di un’iniziativa del “signor Franco” intesa come migliore e più logica opportunità, per intavolare una trattativa fra lo stato e la mafia, rispetto a quella assunta da due nemici giurati (non solo metaforicamente) dell’organizzazione criminale, quali erano Mori e De Donno, è logicamente sostenibile di per se stessa,  ma irrealistica e non ipotizzabile, in quanto non solo il sottoscritto, ma anche, ad esempio, i magistrati di Caltanissetta dubitano che questo sig. Franco possa configurarsi veramente come un’entità appartenente al mondo reale. Comunque, pur prescindendo  da ogni termine di paragone,anche in senso assoluto mi pare evidente che se veramente qualcuno nello Stato, volendo piegarsi ad una trattativa di natura “concessoria” con Cosa Nostra, avesse deciso di affidare, anziché a qualcuno dei molti “contatti” possibili con la mafia (magari selezionato nell’ambito delle molte contiguità e collusioni che certamente esistevano), l’incarico a due segugi da caccia grossa, capaci di mille trucchi pur di catturare la preda, quali erano Mori e De Donno, e conosciuti dai mafiosi come tali, beh… non mi pare che potrebbe considerarsi una brillante idea, se questa fosse riferita ad un fatto vero. Infatti io sono convinto che le cose non stiano a quel modo. Cosa Nostra sapeva benissimo che il Generale Dalla Chiesa era stato come un padre ed un fratello, per il colonnello Mori, così come lo stesso Mori lo era stato per il maresciallo Giuliano Guazzelli, ucciso pochi mesi prima (aprile 92) dagli assassini di Cosa Nostra. Avete mai visto un assassino che, per intavolare una trattativa finalizzata ad ottenere qualche vantaggio, accetta fiducioso, quale interlocutore, il fratello oppure il padre, o comunque un compagno d’armi delle proprie vittime? E’ chiaro che non esiste al mondo un interlocutore più inopportuno ed inadatto di quello, potendo egli come obbiettivo primario, anche per ragioni personali, sempre e soltanto la cattura degli assassini.
Ma questa è soltanto una, fra le tante incongruenze di questa fantastica ricostruzione storica, quella della trattativa.



3)

L'eterno secondo

Ventennale della morte di Paolo Borsellino. Che emozione vederlo in tv qualche giorno fa, nella sua ultima intervista. La sua asciutta, sobria determinazione, così poco siciliana, quasi nordica. Sapeva di dover morire, il suo cuore era sconquassato e limitava anche l'affetto paterno, nell'impossibile impresa di preparare i figli all'addio. Quando ci lamentiamo delle difficoltà, dobbiamo ricordare lui e la forza che l'essere umano sa esprimere, se lo vuole. Perché? Non esiste alcuna logica dal punto di vista strettamente biologico. E' "contronatura". Ed è questo il bello e il fascino della spericolata avventura umana, l'oltrepassarsi per realizzarsi compiutamente. Ma perdere Paolo, l'eterno secondo come amava definirsi, è stata una ferita immedicabile. Era secondo, sì, forse perché la sua asciutta figura riepilogativa e severa restasse meglio scolpita nei nostri cuori e nelle nostre anime.

Il mio ultimo libro, uscito ieri, l'ho appunto dedicato alla memoria sua e a quella di Falcone (oltre che a Rossella Urru, quest'ultima fortunatamente liberata).

18.7.12

compromesso si o compromesso no ?






da   http://www.inpuntadicapezzolo.it/

Coloro che sono inclini al compromesso non potranno mai fare una rivoluzione
Mustafa Kemal Atatürk


Un rivoluzionario è uno che non capisce le ovvietà che capiscono tutti.Un rivoluzionario è uno che alle cose semplici… non ci arriva.
Un rivoluzionario è uno che non capisce che per un punto esterno a una retta passa un’unica parallela alla retta data, che 2+2 fa 4, che il calcio di Maradona è abilità fisica e non Pensiero, che non si può viaggiare nel tempo, che la teoria è diversa dalla pratica, che non tutto è possibile, che le piccole bugie sono talvolta necessarie, che un piatto che si mangia non può essere sublime nell’esprimere tristezza, angoscia, disperazione, come invece può esserlo una poesia.




Addirittura, talvolta un rivoluzionario può essere accusato di essere rétro!!

e te pareva che l'italia fosse indietro niente diretta web olimpiadi




Pubblicato in data 18/lug/2012 da unicachanneltv


La XXX edizione delle Olimpiadi sarà la prima a non dipendere totalmente dalla televisione. I Giochi Olimpici di Londra 2012 saranno i primi ad essere interamente coperti anche dal web. Facebook e Twitter seguiranno l'evento con profili ufficiali sui quali è possibile sapere tutto delle gare e degli atleti, ma la vera rivoluzione è targata Youtube. Il portale video numero al mondo trasmetterà in diretta web tutti gli eventi sia delle Olimpiadi che delle Paraolimpiadi, con immediata pubblicazione delle registrazioni degli Highligts di tutte le gare, di tutte le premiazioni e di tutti i momenti più importanti dei Giochi di Londra 2012. La possibilità di seguire i Giochi attraverso Youtube, visibile anche sui dispositivi mobili (smartphone, iphone e tablet), rappresenta un problema per tutte le televisioni che hanno pagato a caro prezzo i diritti TV mentre costituisce un grande traguardo per quei paesi che non dispongono di emittenti in grado di pagare l'esclusiva della trasmissione. In Italia le dirette web saranno bloccate per garantire SKY e RAI che comunque hanno predisposto un ricco palinsesto di trasmissioni on line per contrastare lo strapotere del web e dei dispositivi mobili nei confronti della TV, soprattutto nel periodo estivo. Per seguire i Giochi seguite il canale
www.youtube.com/london2012

precisazioni al post La casa? Ce la costruiamo da soli il primo borgo multietnico fai-da-te

Fra le  tante  email , a volte  capita  di ricevere ,  ed  è questo il caso,smentite  o meglio chiarimenti   non tuoi  , per  articoli  da te  citati (  qui  il post  in questione  )    .


da b.rinaldi@aliseicoop.it
a   redbeppe@gmail.com
Oggetto  commenti riguardo l'articolo Il primo borgo multietnico fai-da-te


Buongiorno,
chiedo di inserire nel suo blog le due smentite o meglio chiarimenti riguardo all'articolo di Repubblica che ha inserito nel suo blog.
Cordiali saluti
 
Benedetta Rinaldi 


Ebbene  questo è il caso . Ricevo e pubblico  . Ringraziando  la  Sign. Benedetta  Rinaldo per  gli ulteriori  chiarimenti e precisazioni  in merito   a benemerito  progetto  dell'auto costruzione 


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Inerente all’articolo apparso sul quotidiano Repubblica domenica 15 agosto firmato da Fabio Tonacci, ovvero quando le omissioni inducono all’errore.
Al lettore interessato l’articolo appare senza errori, dunque tutto vero quello che è stato scritto sull’impegno dei soci, sul sacrificio sopportato nei lunghi mesi di lavoro, sulla professionalità che cresceva assieme ai muri delle case e alla vera integrazione gomito a gomito sudando sulla stessa impalcatura, ma alle volte omettere delle verità  può essere più dannoso della bugia. Ciò che per un qualsiasi addetto ai lavori può essere una ovvietà non significa che lo sia per tutti. Ovvio e scontato  per un ingegnere, per un geometra, un architetto, un impresario edile che un cantiere debba avere una Direzione Lavori e una Direzione di Cantiere, che programmi le varie fasi lavorative, le squadre di lavoro, le forniture di materiale, nonché la logistica.  Quarantasei soci ogni fine settimana e cinque ditte esterne che contemporaneamente portano avanti differenti lavorazioni durante la settimana  è impensabile che possano operare senza una coordinazione puntuale  di una entità essenziale che comunemente viene indicata col nome “Direzione di Cantiere”. Al lettore interessato e perché no, invogliato all’autocostruzione può sembrare che si possano mettere assieme migliaia di metri cubi su due ettari di terreno magari in declivio con un semplice progetto su carta da parte di qualunque persona  motivata. Ecco che omettere diventa pericoloso poiché induce a pensare che per fare edilizia non occorre professionalità, organizzazione. Una seria impresa Edile strutturata e con maestranze preparate sa bene cosa significhi far partire e portare a compimento un’opera del genere. Qualcuno potrebbe essere indotto a pensare che chiunque possa fare buona edilizia semplicemente aggregando persone di buona volontà oppure, cosa ancora più grave, che le persone di buona volontà non abbiano prodotto una buona edilizia. Entrambe le deduzioni sarebbero comunque sbagliate. Quando omettere induce all’errore.

Arch. Eraldo Bordoni Direttore Lavori e Direttore di Cantiere autocostruzione S.Enea di Perugia
 17 luglio 2012
 



La casa? Ce la costruiamo da soli!

Per chi come me si occupa di autocostruzione è stato importante  che Fabio Tonacci scrivesse il pezzo apparso su Repubblica domenica 15 luglio. Tuttavia che sarebbe stato altrettanto importante se al di la del “colore”  del pezzo, avesse evidenziato alcuni importanti elementi della complessa operazione che è l’autocostruzione.
Un gruppo di persone non appoggiato istituzionalmente,non supportato da un organismo di mediazione,non professionalmente diretto,non andrebbe molto lontano anche con la migliore buona volontà. Lo sanno bene gli autocostruttori di Sant’Enea cui il pezzo si riferiva, ed i tanti nuclei familiari italiani e stranieri che hanno affrontato ed affrontano oggi (ad esempio a Villaricca e Piedimonte Matese in Campania)il lungo e complesso percorso della edificazione in autocostruzione.
Da questo la mia richiesta di approfondimento a Fabio Tonacci. Sarebbe infatti controproducente che passasse un messaggio troppo semplificatorio che inducesse a pensare che l’autocostruzione è l’antico “ fai da te” dei nostri nonni o il più attuale abusivismo e soprattutto che la si potesse intraprendere senza guida competente  e rispetto di regole e procedure.
E’ di fatto una tecnica edificatoria ancora poco utilizzata in Italia (la riduzione dei costi di costruzione che comporta, non piace a molti),che non si fonda soltanto sul pur essenziale lavoro manuale degli autocostruttori, ma che implica il coinvolgimento ed il supporto del territorio e delle sue istituzioni, il ricorso ad una équipe di professionisti con capacità specifiche di progettazione e direzione dei lavori,il ricorso ad un Organismo no profit  che,nella veste di mediatore attivo, coinvolga  nuclei familiari  a forte disagio abitativo e debole reddito, faciliti la costituzione della cooperativa edilizia,presti assistenza negli innumerevoli adempimenti amministrativi, contribuisca a definire l’ingegneria finanziaria necessaria e le relazioni con l’Istituto di credito e l’Organismo pubblico garante.
Perché dunque non dare una informazione più puntuale ed approfondita che potrebbe aiutare significativamente alla diffusione di una pratica edificatoria tanto utile per chi non ha accesso al mercato immobiliare, italiano o straniero che sia?
Contiamo su Fabio Tonacci  e su Repubblica! 

Carla Barbarella – Responsabile di Aliseicoop, Organismo di Intermediazione,
attivo in Campania nel Programma regionale di autocostruzione, Cantieri Aperti
promotore del Cantiere di Sant’Enea in Umbria.  

"I diritti della vita", nuovo libro di Daniela Tuscano

Daniela Tuscano, autrice di grande spessore culturale e umano... Con il suo fare appassionato e preciso [...] coinvolge il lettore nella discussione dei vari argomenti trattati che spaziano dalla cronaca alla filosofia, dalla letteratura alla politica, dalla musica all’etica ecc. Questo libro dal titolo “pasoliniano”, come “pasoliniano” risulta l'intero impianto dell'opera, segue la raccolta precedente (Pagine Aperte, 2008) e rappresenta una lezione d’intelligenza e di rispetto verso ogni singolo individuo. Un monito, anche: lo definisco, senza esagerazione, un vero libro di storia, una preziosa e indispensabile testimonianza di questi anni. Anni veloci e complicati: perché cementati, costruiti, preparati dal tempo. Interventi, articoli, quelli di Daniela, che meritano di esser tenuti sempre presenti, non solo per ricordare chi siamo stati (noi italiani abbiamo la memoria straordinariamente corta), ma dove potremmo tornare, e quali armi possediamo per scongiurare la regressione verso un passato da non rimpiangere.
L’informazione è sempre più prigioniera di lobby e caste, ed è proprio quest’avversione per il becero populismo italiota che spinge la nostra autrice ad avventurarsi in argomenti difficili e mai banali; perché in fondo, come diceva Gotthold Lessing, “Ci sono certe cose che l'occhio femminile vede sempre più acutamente di cento occhi maschili”. Buona lettura. http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=842202

(dall'introduzione di Cristian Porcino)

17.7.12

il film porno di sara tommasi secondo valentina nappi

non sono l'unico  (  vedere  a dire che il il precedente post   ) film di  Sara  tommasi non è un granchè   è come vedere un vecchio film di Lino banfi . Oltre  a rocco  e  trelance   a  comentare il fil  ci pensa in questa  intervista  da  http://www.fanpage.it/ Valentina Nappi                                                      


Che ci faccio qui?

Ciondolante e imperfetto,
mezzo ballerino e mezzo indiano,
sguardo malato o male d'amore?
In realtà, io combatto
e non so perché,
contro risa di pietra,
mi sbalestro e resisto,
sopravvivo, senza luna,
e già sono immenso
 (a Jaime)

16.7.12

La casa? Ce la costruiamo da soli il primo borgo multietnico fai-da-te

In tempo  di crisi  bisogna  anche sapersi arrangiare   ecco cosa sta  succedendo dopo  Cagliari (  ne  ho parlato  precedentemente  qui  in questo  post  )   a Perugia    la  gente  sta iniziando ad  arrangiarsi da  sola  . Sarà la riscossa \  ripresa  del settore  edilizio ? o  una nuovo modo di concepirlo    ?



repubblica 15 luglio 2012 pagina 19 sez. CRONACA


PERUGIA - Quel chiodo d' acciaio non entrava. «Picchiavo col martello da ore e piangevo per il nervoso - ricorda lei - io lavoro in un supermercato, che ne sapevo che era così difficile bucare un muro di cemento armato? Lì pensai davvero che non ce l' avremmo mai fatta». Oggi Maria Stella Djinan, ivoriana, madre di 2 figli, racconta la fatica col sorriso, davanti alla villetta che si è costruita da sola. Nel quartiere delle 46 case fai-da-te, a Sant' Enea
preda dalla rete 
a due passi da Perugia. La più grande esperienza di autocostruzione realizzata in Italia. Autogestita e multietnica. Sant' Enea è un borghetto nella campagna perugina. Vigneti e olivi, cicale e anziani che prendono il fresco seduti sulle panchine. Le case degli autocostruttori sorgono su un declivio panoramico, inaugurate il 30 giugno scorso. E mica parliamo di catapecchie. Sono fabbricati di qualità, con certificazione energetica e antisismica, con pannelli solari. Costati 144 mila euro ciascuno (1000 euro al mq), il 40 per cento in meno rispetto al prezzo di mercato per questa zona. «Vede quel tetto di legno? L' ho fatto io con queste mani, lavorando tutti i sabati e le domeniche degli ultimi quattro anni - racconta con orgoglio Walter Cappuzzello, siciliano di 37 anni, amministratore di una società di import/export durante la settimana e manovale nel weekend, nonché presidente della cooperativa Tutti per uno - e anche le mura, i solai, i pavimenti li abbiamo fatti noi. Solo per il progetto esecutivo, le fondamenta, gli impianti, le fognature e le certificazioni ci siamo appoggiati a professionisti». 


preda dalla rete
Villette a schiera di 113 mq ciascuna, dotate di cantine da 35 mq e piccolo giardino, che al primo impatto ricordano la città perfetta e finta del film The Truman Show. Ma qui il sogno è reale e abbatte le frontiere. Ci vivono 46 famiglie, 180 persone, per metà stranieri arrivati dalla Costa D' Avorio, dal Congo, dall' Albania, dal Brasile, dal Perù. O dalla Colombia, come Alberto Sanchez, 53 anni, cinque figli e mani dure che stringono come pinze di ghisa. «Beh, io sono metalmeccanico - ridacchia - sono abituato ai lavori manuali. Per questo ero il saldatore e il falegname della cooperativa». Alberto ha passato sul cantiere tutti i weekend e le ferie degli ultimi anni, sotto il sole o con la neve, a volte portando i figli, a volte anche per non pensare alla cassa integrazione. «Senza questo progetto - spiega - non avrei mai potuto permettermi una villetta così. Con un budget di 150 mila euro avrei trovato solo case vecchie o da ristrutturare». Il progetto, quindi. Nel 2007 sono stati selezionati i soci della cooperativa, per metà italiani, per metà stranieri, con un reddito massimo di 30 mila euro e del tempo libero. Per statuto, ognuno doveva garantire al mese almeno 58 ore di lavoro gratuito in cantiere. C' è chi ne ha fatte anche ottanta. La Banca Etica, grazie al sostegno del Comune di Perugia che ha concesso il terreno a un prezzo ridotto, ha acceso il mutuo per coprire i costi di costruzione, ritardando la prima rata alla fine dei lavori. Tra i soci ci sono carabinieri, professori precari, commessi di negozio, impiegati comunali. Tutti sono stati assicurati e hanno seguito corsi di formazione sulla sicurezza. E poi, a ottobre del 2008, dopo la posa delle fondamenta, hanno preso guanti e caschetto e si sono inventati un lavoro che non era il loro. «L' inizio è stato difficile - ricorda Donatella, due figli, un marito e un lavoro come macchinista alla Perugina - ci è capitato addirittura di fare una stanza senza la porta. Ho fatto i salti mortali per badare ai miei figli, lavorare alla Perugina e passare le ore qui a metter su i mattoni come gli uomini. Alla fine li ho pure costretti a non dire sconcezze in cantiere!». E l' integrazione riesce meglio se si ha un obiettivo comune. «Queste persone sono una grande famiglia - osserva Valeria Cardinali, assessore all' Urbanistica del Comune di Perugia - non hanno litigato nemmeno al momento dell' assegnazione delle abitazioni. Le diffidenze iniziali tra le varie etnie sono svanite lavorando gomito a gomito. Nessuno si è infortunato. È stata un' esperienza dura, ma gratificante». Quanto piantare un chiodo d' acciaio in un muro di cemento.DAL NOSTRO INVIATO FABIO TONACCI               

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azienda in crisi ma pacifista Italia, azienda in crisi rifiuta committenza militare per coerenza etica

da  La Repubblica 15   07  2012 

IL RIFIUTO di collaborare alla fabbricazione di siluri lo hanno deciso insieme, l'imprenditore in crisi e i suoi dipendenti cassintegrati. Si sono riuniti nella sede della piccola Morellato Termotecnica a San Giuliano Terme (Pisa), hanno discusso a lungo, si sono divisi. E poi hanno deciso di dire no. AMAGGIORANZA hanno deliberato di non accettare la commessa della Waas (Whitehead Alenia Sistemi Subacquei), gruppo Finmeccanica, che offriva alla piccola impresa artigiana toscana di realizzare un impianto per refrigerare la grande vasca dove testare i siluri militari.
Un lavoro da 30.000 euro, ossigeno ad azienda e lavoratori in difficoltà, ma il «no pacifista» alla fornitura ha un costo sociale che i lavoratori accettano di pagarea testa alta. «Ho 39 anni, moglie, un mutuo sulla testa, peròa 18 anni ho fatto obiezione di coscienza al servizio militare e figuriamoci se vent'anni dopo mi metto a contribuire alla costruzione di strumenti bellici», dice per esempio uno dei cassintegrati in riduzione di orario, Stefano Mammini, schierato accanto al suo datore di lavoro, Valerio Morellato, nel votare contro la commessa. «Troveremo altre strade per uscire dalla crisi, devono esserci altre strade» aggiunge. La Morellato Termotecnica - che si occupa di idraulica, climatizzazione e, da fine anni Ottanta, ha precorso l'impiantistica solare - è una storica azienda artigiana del Pisano, fondata nel 1965. Valerio Morellato (  foto a destra  ), laureato in ingegneria 
dell'automazione all'università di Pisa e già borsista del Cnr, 32 anni, padre di una bambina di 22 mesi, ne ha ereditato la guida dal babbo, un anno fa, ma già nel 2004 aveva fondato la Morellato Energia Etica e Ambiente, che si occupa si installazione di pannelli fotovoltaici e nella ragione sociale indica i valori che ispirano l'imprenditore. Che naviga col vento in poppa fino al 2010, quando fatturati e occupazione delle sue imprese artigiane raggiungono il top superando i due milioni di giro d'affari e i venti addetti. Poi, però, arriva la crisi e gli ultimi due conti energia del governo spezzano le gambe all'industria del fotovoltaico, dimezzando il fatturato delle ditte di Morellato e costringendolo a "tagliare" personale e ad attuare la cassa integrazione con riduzione di orario.È in questo contesto che l'imprenditore riceve l'invito di Waas a fare un'offerta per fornire l'impianto di refrigerazione della vasca. Una proposta che pone il giovane ingegnere di fronte al dilemma: tenere fede ai propri principi, o pensare agli operai cassintegrati e alle loro famiglie? «In realtà - spiega Morellato - grazie a un nostro ingegnere, Valentina Bonetti, solo dopo un sopralluogo nella località in provincia di Massa dove il serbatoio verrà istallato ci siamo resi conto che avremmo realizzato un impianto al servizio della fabbricazione di siluri». E allora Morellato riunisce i lavoratori in assemblea. Ma non tutti la pensano come lui.
«Sono di un'altra generazione - spiega l'installatore Flavio Battistini - ho 50 anni, moglie e due figli a carico: a me hanno insegnato a pensare prima di ogni altra cosa a lavorare e a portare i soldi a casa, ma sono democratico, rispetto le maggioranza e il coraggio di Morellato». Perché la maggioranza, in azienda, decide di rifiutare la commessa. C'è anche il sostegno di Officina e Distretto di economia solidale AltroTirreno, rete di imprese etiche e solidali che è in espansione nel Pisano e a cui Morellato aderisce. «Quando ancora ero studente - spiega l'imprenditore - ho scoperto che il consumo etico e sostenibile può influenzare le scelte delle multinazionali, e ora, da imprenditore, penso di dover fare molto di più per dare un piccolo contributo a cambiare le cose nel mondo».
Così Morellato ha fatto partire la mail del gran rifiuto, diretta a un dirigente di Waas. «Le scrivo per comunicarle una decisione che è maturata in questi giorni all'interno dell'azienda Morellato - vi si legge - La richiesta che ci avete rivolto ha dato vita a un complesso e sentito confronto tra noi, particolarmente difficile in questo periodo di crisi economica diffusa. Alla fine abbiamo deciso che non presenteremo la nostra offerta per l'impianto da installare. Siamo consapevoli che il nostro contributo alla realizzazione della struttura militare sarebbe stato marginale e certamente ci sarà un'altra azienda che ci sostituirà, ma non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un'opera che potrà sviluppare tecnologia bellica


L’etica sembra ancora il motore che muove le decisioni di qualcuno, anche in tempi di crisi. L’azienda Morellato Termotecnica di Ghezzano, provincia di Pisa, ha rifiutato una commessa da parte della WAAS, Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, un’azienda del gruppo Finmeccanica che è leader a livello mondiale nel settore dei Sistemi Subacquei a scopo bellico. 

KAZUHIRO NOGI/AFP/GettyImagesLa WAAS, infatti, aveva fatto una richiesta di preventivo al giovane ingegnere Valerio Morellato, fondatore e direttore di due piccole aziende che si occupano di energie rinnovabili e climatizzazione. Quest’ultimo, però, ha rifiutato la commessa per motivi etici, scrivendo: “Consapevoli che il nostro contributo alla realizzazione della struttura militare sarebbe stato marginale e certamente ci sarà un’altra azienda che ci sostituirà, non ce la sentiamo di mettere le nostre competenze al servizio di un’opera che potrà sviluppare tecnologia bellica”. 
Una decisione non facile, dal momento che l’importo perso si aggira intorno ai 30 mila euro, e dal momento che la crisi economica ha colpito duramente anche le due aziende di Morellato, costringendo alcuni dipendenti a ricorrere anche alla cassa integrazione. Eppure, dopo una discussione interna, come previsto dal patto per il Distretto di Economia Solidale di Pisa a cui l’azienda aderisce, e una esterna, con l’Officina dell’Economia Solidale di Pisa (associazione che sostiene la cooperazione tra imprese economiche eticamente orientate), il giovane ingegnere ha deciso di tirarsi indietro.
Un rifiuto che, afferma lo stesso Morellato, molti dei suoi dipendenti non prenderanno bene, poiché in Italia “bisogna lavorare ancora molto perché persone e aziende non rimangano più compressi tra necessità e coerenza”.


15.7.12

LA RUOTA



 da http://www.volontari.org/lettere/





C'era una volta una ruota alla quale mancava un pezzo. La ruota voleva essere completa, perfetta, cosicché partì per cercare il pezzo che le mancava. 
Siccome era incompleta, però, non poteva rotolare bene ed ebbe così molto tempo per guardare i fiori, gli alberi e tutte le meraviglie del creato, godendo anche dei raggi del sole. 
Durante la sua ricerca trovò molti pezzi di ruota, ma nessuno che corrispondesse al suo pezzo mancante. 
Continuò così a cercare nello stupore delle cose che via via vedeva.
Un giorno trovò un pezzo che le andava perfettamente, e finalmente poté essere completa: non le mancava proprio niente ed cominciò così a rotolare con molta rapidità, tanto rapidamente che non vedeva più né fiori né alberi, né aveva il tempo per godere dei raggi del sole. 
Quando si rese conto di questo, non ci pensò due volte, e lasciò sul bordo della strada il pezzo che aveva trovato, ricominciando così a rotolare lentamente.
Quando accettiamo che l'imperfezione sia parte di noi stessi e viviamo senza rinunciare a godere della vita, abbiamo conquistato l'integrità alla quale gli altri possono solo aspirare.
Il Signore non ci chiede di essere perfetti, né che non commettiamo mai errori, ma di essere integri. Se abbiamo sufficiente cuore per amare, per perdonare, per rallegrarci delle piccole cose, e saggezza per riconoscere il valore immenso che rappresentiamo per Dio, allora saremo completi, benché possiamo sembrare di essere imperfetti.

TI POTREBBERO INTERESSARE  :


http://www.vivereconlentezza.it/node/124
http://naturalmentefelice.blogspot.it/2012/06/vivere-lentamente-e-consapevolmente.htm
il mio precedente  post  anzi  che viaggi grandi   faccio  viaggi piccoli 

La bellezza delle persone Down


da ilgeniodavinciaquaeram

La sindrome di Down è una malformazione congenita dovuta ad un'anomalia cromosomica, infatti nella persona si riscontra la presenza di 3 cromosomi 21 anziché 2. Si parla di *Trisomia 21 libera o Trisomia da non disgiunzione * se il cromosoma "in più" fluttua libero; questa è la modalità più comune per la nascita di un bambino down. La* Trisomia da traslocazione* si verifica invece quando il cromosoma 21 "in più" è legato ad un altro cromosoma. Una forma ancora più rara di Sindrome Down è rappresentata dalla *Trisomia a Mosaico*, in cui nello stesso individuo sono presenti cellule ... continua »

14.7.12

pd =vecchia dc .ma che ..... fai ? Assemblea Pd, proteste e contestazioni per diritti gay e primarie

va bene che Il pueblo unido jamais sarà vincido! ma cosi non si può andare avanti quando un partito non riconosce la diversità culturale !



Tensione e bagarre al Salone delle fontane a Roma: passa, con 38 voti contrari, il documento messo a punto dal Comitato per i diritti che affronta temi spinosi come quello sui diritti delle coppie omosessuali e la bioetica. Ma, come era prevedibile, la questione ha suscitato diverse polemiche. A sorpresa, prima del voto, è salito sul palco Enrico Fusco, delegato della Puglia, e non ha risparmiato critiche: "E' un documento arcaico, irrispettoso, offensivo per la dignità delle persone. Non è un passo in avanti ma un passo indietro enorme. Anche Fini è più avanti di noi".Urla di disapprovazione e fischi anche per la questione primarie: l'assemblea, su indicazione del segretario nazionale, ha approvato un documento senza indicare la data precisa, ma con l'assicurazione che ci saranno entro la fine dell'anno. A placare entrambe le polemiche è stato lo stesso Bersani, costretto a intervenire per interrompere i malumori che non accennavano a placarsi. "Al Paese - ha chiosato - non interessano le nostre beghe". "Sulle primarie - ha spiegato - ho detto che non c'è solo il segretario, ho detto che sono aperte e che non ci sono barriere. Si fissa una data, ma non le convochiamo noi, le dobbiamo fare con gli altri". Sul tema dei gay, invece, Bersani ha invitato i militanti a non gettare alle ortiche il lavoro fatto fin ora, sottolineando che "il sistema dei diritti è un meccanismo in evoluzione che può essere interrotto se non si tiene conto dei fatti."In tre, aderenti all'area laica del partito, hanno restituito la tessera a Bersani in segno di protestavideo di Cristiano Minichiello - AGF

la  lezione morattiana   non l'hanno imparata  ?




Nanni Moretti a Piazza Navona Roma ... con questi dirigenti non vinceremo mai ... la battuta fulminante di Nanni Moretti sui dirigenti del lontano Febbraio 2002, attuale come allora. Riconfermo quanto dissi in commento a questo video : << ha ragione . Ed è da li che sono diventato apartitico ed extra parlamentare . Contestualizzandolo ad oggi , togliendo i riferimenti ad i partiti che non ci sono più è d'una attualità disarmante , e quei cialtroni ( ovviamente senza generalizzare ) continuano a non capre e a fare gli gnorri come il tizio che si vede alla fine che accusa moretti di fare il tafazzi >>





I "sabbiatori" morti dei nostri Jeans-Stone-Washedda di matteo tassinari




dall'amico  http://mattax-mattax.blogspot.it/2
Avrei voluto scrivere delle tante reazioni al post su Benedetta...
I Jeans che uccidono come in miniera

La Dida la facciamo scrivere a Donatella Versace, la stilista bionda

di Matteo Tassinari

"La malattia è progredita fino al 46% dei polmoni. Non posso fare sforzi fisici, non posso correre o arrampicarmi. Se prendo un raffreddore è molto pericoloso per me. Mi manca sempre il fiato e non posso parlare. Può anche peggiorare. Quando capita devo andare in ospedale per un mese e prendere l’ossigeno direttamente". Adulhalim Demir è un operaio turco, ha 46 anni, tre figli piccoli e una malattia antica, la silicosi. Un tempo consumava poco alla volta i minatori dopo una vita passata sotto terra a mangiare polvere. Adulhalim però non ha mai visto una miniera, il male che gli ruba l’aria l’ha respirato in una fabbrica di jeans. Per un anno ha lavorato come "sabbiatore esperto" in un laboratorio che produceva pantaloni sbiancati per Tom Hilfiger, stilista americano, nonchè Menswear Designer, Porgettista e Designer International. "Sti cazzi", direbbe Martellone della serie televisiva e film "Boris".
 Lascio sempre alla stilista bionda, il compito di redigere la Dida

La sua mansione era semplice: sparare sabbia ad alto tenore di silice con un compressore, per ammorbidire il denim e dargli quella patina invecchiata che piace alle grandi firme della moda e agli altri di conseguenza. La paga non era un gran che, ma gli operai immigrati come Adulhalim potevano dormire nei locali dove lavoravano: 24ore al dì a respirare aria impregnata di polveri caliginose e silice. Avendo durezza 7 nella scala di Mohs, è considerato materiale "duro", pertanto viene utilizzato come abrasivo, in questo caso. Ma al cosiddetto Quadrilatero della Moda di Milano, un quartiere della zona 1, così chiamato perché idealmente delimitato da quattro strade famose per i numerosi negozi e atelier delle griffe più importanti, da via Montenapoleone a via Manzoni, come da via della Spiga a corso Venezia, credete che gliene importi qualcosa? Illusi.
I Polmoni di Adulhalim Demir macchiati di Silicosi

Proprio questa capacità abrasiva può portare a malattie mortali come la silicosi, un'irritazione polmonare legata all'inalazione di ingenti quantità di polvere. La scarsa reattività con altre sostanze chimiche, ne fanno un materiale inerte nella dinamite, penso cosa combini quando si trova tra i legami intravascolari dei polmoni in carne umana, non dinamite. "Credo che sia stato allora che mi sono ammalato". Adhulhalim oggi è testimonial della Campagna per l’abolizione dei jeans sabbiati. L’iniziativa, di cui Fair è il coordinatore italiano, è stata presentata ad Istanbul sotto uno slogan esplicito: "I jeans che uccidono". "Perché è esattamente quello che accade, lontano da noi, dai nostri armadi pieni di pantaloni sbiaditi ad arte, logorati non dall’uso ma da qualche operaio che per questo rischia la vita: l’unica che ha. L’appello è rivolto alle imprese in Italia Diesel, Armani, Gucci, Prada, Versace, Cavalli, D&G, Benetton, Replay, perché rinuncino integralmente alla sabbiatura e ai governi perché vietino questa procedura, l’importazione di jeans sabbiati e garantiscano assistenza ai lavoratori malati", sostiene Deborah Lucchetti, presidente di Fair e portavoce della "Campagna Abiti puliti".

Qualche numero per capire
In Turchia, dov'è partito il movimento che ha prodotto una campagna nazionale oggi esportata su scala globale e dove la sabbiatura è vietata dallo scorso anno, comincia ad emergere la dimensione del problema. Finora si contano 46 morti per silicosi acuta, 1200 malati accertati e almeno 5000 stimati su una popolazione di 10.000 operai addetti al sandblasting. "Sono numeri per difetto", spiega la dottoressa Yesim Yasin, membro del comitato che in Turchia ha spinto per il divieto di questo tipo di lavorazione. "La silicosi provocata dalla sabbiatura a silice è diversa da quella dei minatori, che si presenta dopo 10 o20 anni. Per gli operai del tessile, come ipocritamente vengono chiamate le vittime di questa moda che genera morte,  abbiamo visto che è sufficiente un periodo di esposizione di soli 6 mesi per manifestare i sintomi". Si comincia con un po’ d’affanno, poi si perde peso, subentrano infezioni polmonari. Anche la morte arriva molto più rapidamente. Il primo studio internazionale che lega la silicosi acuta alla sabbiatura, è del 2005. Fino ad allora gli operai si ammalavano e morivano senza nemmeno sapere di che cosa. A volte i sintomi venivano confusi con quelli della tubercolosi, i medici non riuscivano a capire. Poco alla volta si è scoperto che il mistero era nei jeans sbiancati. "Eravamo in un gruppo di vecchi sabbiatori con gli stessi sintomi - racconta Adulhalim -. Eravamo 157. A 145 è stata diagnosticata la silicosi. Nel mio villaggio su 2000 abitanti, oggi gli ammalati sono 300". Il divieto introdotto in Turchia non è una soluzione definitiva, perché è imperante un mercato sommerso di piccoli laboratori che sfuggono ad ogni controllo, pieno anche di bambini al di sotto dei 10 anni. Lo definirei più un accomodamento momentaneo e parzialissimo, con sapore di compromesso e aggiustatura per buttare altra polvere negli occhi.
Traduzione del manifesto: "Ce la possiamo fare!"
E' perché esiste un mondo intero di braccia che costano poco, come in Bangladesh, Cambogia, Egitto, Messico, India, Cina. Paesi dove si usano le stesse tecniche, ma non esiste la percezione del problema. "I lavoratori non sono quasi mai consapevoli del rischio", dice Deborah. Anche per le imprese committenti è difficile controllare l’intera filiera: il lavoro viene dato in subappalto tante di quelle volte che è impossibile essere certi che siano garantite condizioni di sicurezza.
Prada veste "Stone Washed Jeans"

Tecniche di sabbiatura sicura esistono ma hanno costi molto alti, fingere di non saperlo non porta lontano. "È per queste ragioni che chiediamo alle grandi marche di rinunciare alla sabbiatura e al mondo della moda di smettere di proporre tendenze che richiedano procedure così rischiose", dice Deborah Lucchetti, portavoce italiana della "Campagna Abiti Puliti". In Italia finora hanno risposto in quattro. Pochino, poi hanno risposto a metà. Versace e Gucci assicurano che la - loro - produzione è tutta italiana. Prada dice di essere in grado di controllare la filiera dall'inizio alla fine, mentre Benetton promette di interrompere la vendita dei jeans sbiaditi dal 2011. Avrà mantenuto la promessa? Vedremo. Certo, molti Brand&Maison, sostengono di non violare la legge, ed effettivamente è così, almeno fino ad un certo punto, perché se sposti la produzione da un paese dove la legge è restrittiva, ad esempio in Turchia, a un paese dove puoi fare quello che ti pare, ad esempio il Bangladesh, la legge non la violi, ma stai facendo una vigliacca quanto esecrabile furbata.
Levi-Strauss scrisse: "È solo moda in fondo, è la moda piace così, anche per il suo cinismo sottinteso". Come dire, robetta. Basterebbe invece pochissimo per cambiare un gusto e salvare migliaia di persone identiche a noi, solo più sporche di melma fangosa a causa dei numerosi privilegi di cui sfacciatamente facciamo pure sfoggio. Non è un segreto d'oggi il fatto che i grandi evasori fiscali, tra di loro, si sentano furbi nel fregare lo Stato. Mi sento un don Chisciotte di provincia sullo stile di Miguel de Cervantes Saavedra contro dei Mulini a vento potentissimi, invisibili, anche se sempre in passerella. Loro fanno sfilate di beneficenza, ma scherziamo?! Gente sensibile alla vita dei più poveri del mondo! Ecchè caspita, diciamolo, scriviamolo quante sfilate di beneficenza fanno in un anno Valentino o Armani. Ci sono molte coscienze malate, da mettere a tacere perché mordono nei momenti di solitudine e quando la vita diventa sempre più minacciosa e triste del solito, anche per i potentati della moda. E meno cocaina, perché superate le 70 primavere, diventa letale anche una "striscia" per le sollecitazioni che essa trasmette ad un fisico-sensore ormai sul viale del tramonto, com'è giustamente che sia. L'immortalità su questa terra, per fortuna, non esiste. Neanche per chi viene definito, senza rendersi conto del ridicolo smisuratamente comico e miserabile, Cavaliere del Lavoro oltre che membro Légion d'Honneur capace della rivoluzione rossa. A Voghera! Dove nacque la casalinga diventata metro di misura per tutti i giornalisti: "Se lo capisce la casalinga di Voghera, allora lo capiscono tutti", ci dicevano all'inizio della professione, quando tutto ci sembrava ancora un gran bel gioco, per poi scoprire tutto l'orrore. Inchiesta dopo Inchiesta. E fanculo la retorica!



IL CAPITANO ULTIMO AND FALCOLANDIA 2012



    • 21 luglio
       alle ore 10.00
       fino a 23 luglio alle ore 0.00

  • via della tenuta della Mistica
  • Prima mostra/mercato di rapaci, festa e fiera dell'artigianato organizzata dall'associazione Volontari Capitano Ultimo onlus, il 21 e 22 luglio. Musica, stand, dimostrazione di volo libero dei rapaci. 

    Ingresso libero. www.volontaricapitanoultimo.it 






    "L'ambiente di tutti, per tutti. Senza distinzioni, senza ambiguità, con il coraggio di essere semplicemente esseri umani, finalmente esseri umani. Ambiente e umanità, ambiente e rispetto delle diversità, ambiente e legalità". ultimo

anzichè grandi viaggi faccio piccoli viaggi quotidiani

Volevo  scrivere questo post  tempo  ma  non trovavo l'incipit   e l'avevo accantonato ma  poi  sia   questa  canzone  





il  bel  tempo   ( anche  troppo  )   e  la  solitudine    estiva  (  i miei   amici hanno   dei lavori  principalmente  stivi    ceramista  , chittarrista  per  i villaggi turistici   , oltre i soliti impegni fasmiliari   sono sposati o   lo stanno per  essere  , il tempo di coglionare   è finito  )  .
Dopo   questo   sfogo  , eccovi il post vero e proprio  .
E'  già estate e tempo di partenze , per  chi può  , o per  chi  causa  crisi o causa lavoro (  come nel  nostro  caso si lavora principalmente  d'estate  , sono finiti i bei tempi  quando l'azienda  era  ancora piccola  e c'erano poche piante  )  . 
Molti mi chiedono come  .ecco  come faccio io  .

  •  mi sdraio  sul letto  o schiena permettendo  con gambe  incrociate  o  semplicemente seduto   , lo si può fare  dipende dall'allenamento  di ciascuno di  noi  o  in silenzio  o con rumori di fondo  , e inizio a pensare  a quello che farò  o avrei voluto fare  oppure  di ritornare  bambino ed immaginare  cosa  avrei fatto da grande  , ecc 
  • immagino d'essere altrove  
  • d'essere un protagonista  di qualche  film o romanzo  o  protagonista  di  fumetti   fantastico  
  • oppure  con la musica  ecco alcuni miei hit   














Si puo' sognare di palleggiare da Dio e di giocare a San Siro, ma poi bisogna riconoscere la vita reale.
Un altra cosa e' pianificare con la fantasia, e' lavorare con la fantasia. Ulteriori consigli da me usati quando iniziai a viaggiare li trovate qui e qui in questi tre url I II III
A chi mi dice che è impossibile e che sono utopista oppure  uno sfigato un perdente   rispondo cosin 




  con un'altro dei mie  hit  oppure   i miei consigli non dovessero funzionare vorrei suggerirvi , ovviamente non miei , dei metodi per viaggiare pur rimanendo nello stesso luogo ( città , paese , frazioni ) .


IL primo viene  dall'editoriale  di Valentina   de Poli   sull'ultimo numero del settimanale  topolino  



Cari amici di Topolino, 
questa settimana… si parte? Metto il punto di domanda perché vorrei augurare a tutti voi una vacanza infinita, un viaggio lunghissimo e avventuroso ma so che, mai come quest’anno, non tutti avranno la fortuna di fare lo zaino e partire. Però, sì, dai: si parte! Perché un viaggio può essere affrontato anche con la fantasia, grazie a una storia a fumetti o un sogno ad occhi aperti… Io vi aiuto “regalandovi” il mezzo di trasporto virtuale: potete scegliere tra l’auto di DoubleDuck o una delle “crazy cars” che trovate da pag. 74 di Topolino 2955.

Ma vi immaginate come deve essere un viaggio a bordo di una Tritauto? O di un veicolo con i tacchi di dodici centimetri? Non sono questi bellissimi spunti per cominciare una storia chilometrica che può trasformarsi nel vostro indimenticabile viaggio? Guardate, se non credete a me chiamo in causa qualcuno di più autorevole. Leggete qua cosa scriveva Fernando Pessoa, il grande poeta e scrittore portoghese: “Viaggiare? Per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi. Se immagino, vedo. Che altro faccio se viaggio? Soltanto l’estrema debolezza dell’immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire…” . Buon viaggio a tutti, allora!


Il secondo   dal mio contatto di fb   http://www.facebook.com/chicca.signorinafantasia che mi ha suggerito    questo pezzo  di in Notte Infinita Romano Battaglia





E' inutile compiere lunghi viaggi, andare lontano a vedere le grandi montagne, i grandi fiumi, le grandi città del mondo, se non ci accorgiamo del filo d'erba bagnato di rugiada che cresce davanti alla porta di casa.

Danyart New Quartet fiori e tempeste

Ieri è stato presentato il nuovo lavoro discografico dei Danyart New Quartet, formazione jazz capitana da Daniele Ricciu, in arte Dany...