22.7.15

Lena, massacrata la notte della Diaz [ genova 21\22 luglio 2001 ] , aspetta ancora il risarcimento

 a mente fredda    si  può parlare  di Genova  2001  a  voi  ogni commento

colonna  sonora




  da  http://genova.repubblica.it/cronaca/ 22 luglio 2015

Lena, massacrata la notte della Diaz, aspetta ancora il risarcimento

Il rimpallo del caso tra Prefettura e Ministero dell'Interno. Ebbe un polmone perforato dalle botte e una commozione cerebrale. I poliziotti la trascinarono dalle scale per i capelli e poi le sputarono addosso a turno di MARCO PREVE



Ancora in attesa di risarcimento una ragazza tedesca massacrata di botte alla Diaz Lena Zuhlke aveva 24 anni quando venne massacrata di botte, umiliata, trascinata per i capelli come una preda di guerra e umiliata nella scuola Diaz dai torturatori della polizia italiana che, assieme ai loro capi, falsificarono anche le prove per poterla accusare ingiustamente. I picchiatori continuano, 14 anni dopo la notte della "macelleria messicana" del 21 luglio 2001, a restare ignoti, e a tanti anni di distanza lo Stato italiano continua a negare a Lena un risarcimento. Da dieci mesi poi si trascina tra la prefettura di Genova e il ministero dell'Interno un balletto assai poco edificante che non fa altro che allargare sulle istituzioni quella macchia del disonore contenuta nella sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che ha condannato i nostro paese per l'assenza di una legge sulla tortura e per la mancanza di misure e regole atte ad isolare e punire chi è anche solo sospettato di tali azioni.
Lena Zuhlke uscì dalla scuola Diaz con alcune costole rotte, una commozione cerebrale, numerose ferite, un pneumotorace e uno choc che non è ancora guarito. In sede penale gli è stato riconosciuto un danno biologico del 30%. Dopo una serie di colloqui e scambi di documenti, nei primi mesi del 2014 il Ministero dell'Interno formalizzò all'avvocato genovese di Lena, Filippo Guiglia, l'intenzione di voler risarcire la sua assistita. Il legale prese contatto con la Prefettura di Genova incaricata di definire il risarcimento. Nell'ottobre del 2014 Guiglia incontrò il viceprefetto Paolo D'Attilio che confermò di voler chiudere la pratica. Ma da allora, nonostante ripetute telefonate, mail solleciti via lettera il viceprefetto non ha mai più risposto all'avvocato. «Capisco l'amarezza dell'avvocato – ha spiegato ieri a Repubblica il viceprefetto – ma è una vicenda che non semplice da definire circa il "quantum" e hanno voce in capitolo sia il Ministero che l'avvocatura. Inoltre in questi mesi abbiamo avuto molte altre emergenze. Comunque contatterò al più presto l'avvocato della signorina Zuhlke». E in effetti ieri il dialogo è ripreso. Gli avvocati chiedono per Zuhlke due milioni di euro, cifra calcolata in base ai parametri adottati per i primi risarcimenti riconosciuti ad altre vittime del G8 (che subirono conseguenze assai meno gravi), ai danni subiti, allo stress post traumatico che gli è stato riconosciuto, e ai danni morali provocati dalle calunnie con le false accuse di essere una black bloc. Oggi Lena lavora in una società che si occupa di ecologia. Questo è il resoconto della notte della Diaz che fece ai giudici che la interrogarono. «I colpi mi raggiunsero sulla testa e sulle spalle. Sotto questi colpi sono caduta per terra.... sono stata presa a calci sulla schiena e nel petto. In questa occasione penso di aver sentito proprio come mi si rompevano alcune costole. Sentivo un dolore indescrivibile. Dopo sono stata presa per i capelli e per i vestiti e tirata su in piedi. Poi qualcuno mi ha dato un calcio in mezzo alle gambe, di seguito sono stata sbattuta contro il muro... quando stavo a terra continuavano a picchiarmi con bastoni e mi presero a calci sia sul petto che nella pancia... Sono poi stata afferrata per i capelli ... e quindi trascinata giù per le scale... mi picchiavano sulle mani ogni volta che le mettevo in avanti per attenuare gli urti... con i loro stivali, mi davano dei calci sulla nuca... Al primo pianerottolo restai per terra... un poliziotto mi ha poi preso per i capelli e continuava a trascinarmi giù per le scale...numerosi poliziotti passando, mi sputò in faccia, alcuni si fermavano addirittura per poterlo fare».

Viareggio Un figlio e il cancro: la sfida di Chiara Viareggio: scopre il tumore in gravidanza ma riesce a sconfiggerlo.

canone   consigliata  durante la lettura
IL mondo  --  Csi  

la storia di Chiara che ha scoperto di avere un tumore in gravidanza. È riuscita a diventare mamma e a guarire dal cancro. Ora con un progetto fotografico aiuta le donne a liberarsi dal peso della malattia e dalla paura di morire

Un figlio e il cancro: la sfida di Chiara
Viareggio: scopre il tumore in gravidanza ma riesce a sconfiggerlo. Ora con altre 11 donne si mette in gioco : «Possiamo vincere» di Valentina Landucci





VIAREGGIO. Nel suo grembo ha portato la vita e la morte: suo figlio e il cancro. Tra lei e il suo piccolo c'è stato, per così dire, uno scambio: lei gli ha donato la vita e da lui in qualche modo l’ha ricevuta in cambio.
Chiara Vogliazzo è una bella mamma di 43 anni di Massarosa. Sorriso luminoso, straordinario senso dell’umorismo e una piccola cicatrice sulla pancia, il segno della sua grande e indicibile paura: morire per quella malattia scoperta diventando madre. Un inferno vissuto nel silenzio, tra terrore e speranza. E quel bambino. «È lui che mi ha dato la forza, che mi ha ridato la vita» racconta a distanza di 4 anni dall'operazione: cancro al colon.
Ora Chiara sta bene. Si sottopone a controlli periodici, ma sta bene. E ha deciso di mettersi in i gioco   con il sorriso e in modo originale ideando il progetto “Cicatrici di vita”: la sua e quella di altre 11 donne che come lei si sono fatte fotografare per un calendario mostrando i segni delle operazioni subite per combattere il cancro. Hanno sofferto e combattuto. E ora sorridono di fronte all’obiettivo, alla vita: hanno vinto loro.
«È vero le cicatrici sono profonde - spiega Chiara parlando del suo progetto - ma la rinascita è ancora più forte e dodici donne vogliono mostrare che dal cancro si può guarire e se ne può uscire con il sorriso facendo pace con le proprie cicatrici sia dell'anima che del corpo».

Come hai scoperto la malattia?

«Ho scoperto di aspettare un figlio, tanto desiderato, nella primavera del 2010. Durante uno dei controlli è venuto fuori che avevo una anemia molto forte. Mi ricoverano, faccio delle trasfusioni, scoprono che ci sono delle perdite e che sono necessari ulteriori accertamenti che decido di fare ma solo in parte perché il mio unico obbiettivo è portare a termine la gravidanza. Mi dico: “Una volta che ho partorito si vedrà”. E il 20 dicembre del 2010 nasce il mio bambino. Qualche settimana dopo il parto, come prevede la tabella dei controlli, vado dalla mia ginecologa che è anche il mio medico curante, per una ecografia per vedere se l'utero si è riassorbito. Mi dice che c’è una massa nell’intestino, è preoccupata: bisogna urgentemente fare una colonscopia e capire che cos’è. E gli accertamenti confermano che è necessaria un’operazione d'urgenza. Mi hanno spiegato che la situazione era grave ma potevo guarire».

Avevi un bimbo di poche settimane a casa ad aspettarti, come hai reagito?

«È stato come sprofondare nel baratro più profondo che si possa immaginare. Ho pensato subito al mio bambino. Ho pianto tutte le lacrime del mondo, vissuto momenti di puro terrore, avevo paura di morire. Pensare al mio bambino era la tragedia più grande ma allo stesso tempo è stato lui la mia più grande forza. Mi dicevo: oddio, rimarrà senza mamma. E insieme: ce la devo fare, devo crescere lui. Piangevo a dirotto ma dovevo pensare positivo».

Il 2 maggio 2011 vieni operata al Versilia: c’è la conferma che si tratta di un cancro. E dopo l’operazione comincia un altro dolorosissimo percorso: la chemioterapia. Sei mesi. Come li hai vissuti ?


«La terapia non mi ha fatto perdere i capelli ma mi dava malessere e dolori che mi rendevano difficile prendere in braccio mio figlio. Lo guardavo negli occhi e la paura di morire si moltiplicava milioni di volte. In quel periodo gli ho scritto una lettera… per dirgli come mi sarebbe piaciuto che fosse da grande se io non ci fossi stata più».

E di tutto questo non ha mai fatto parola con nessuno. Almeno fino a un certo punto.

«Ho condiviso questo percorso con i familiari e le amiche più care. Ma come sempre nella mia vita anche di fronte al cancro avevo deciso di vivere il mio dolore in silenzio in contrapposizione con il mio carattere solare. Con il rientro al lavoro, a inizio 2012, decido di mettere “tutta questa roba” in uno sgabuzzino dicendomi “è passata così”. Ma cose così grandi - e forse è anche un bene - prima o poi ti presentano il conto. Nel mio caso è successo con un corso di fotografia che comincio a frequentare a inizio 2013 con il maestro Alessandro Citti. Che nelle sue lezioni non parla solo di tecnica ma anche di immagini e emozioni: in me si smuove qualche cosa. E mentre sono alla guida della mia macchina diretta alla cena organizzata per la fine del corso di fotografia mi viene in mente di chiedere al maestro se se la sente di fotografare le cicatrici di donne operate di tumore per farne un calendario a scopo benefico. Accetta subito. Mi si allarga il cuore: conoscevo il maestro da pochissimo tempo e subito aveva dato la sua disponibilità a realizzare gratuitamente le fotografie per aiutare a sensibilizzare il più possibile su questo argomento, far parlare di questo tema. Con lui siamo subito d’accordo anche su un altro fondamentale aspetto del progetto. Le immagini devono trasmettere un messaggio positivo, non vogliamo foto tetre, ma modelle che sorridono e che trasmettono un messaggio di fiducia e speranza».

A questo punto ti sei messa alla ricerca delle modelle. E tu sei una delle 12 protagoniste del calendario che dovrebbe essere pubblicata a ottobre, di cui peraltro ha già parlato, raccontando anche la tua storia, la direttrice del settimanale Donna Moderna. È stato facile trovare donne disponibili a farsi fotografare mostrando le proprie cicatrici ?
«È stata la cosa più difficile, psicologicamente. È stata la mia terapia. Dovevo raccontare ad altri quello che è successo a me. E sentire le loro storia. Ho ricevuto anche alcuni no, come comprensibile, ma soprattutto tanti sì dati subito e con entusiasmo. Mi ha riempito il cuore vedere la solidarietà che c'è tra chi ha passato questa cosa: tutte sentivano evidentemente la necessità di dare un messaggio positivo e di sensibilizzare su questo tema. Ricordo soprattutto l’incontro con la prima modella, una ragazza che portava il bimbo al nido con il mio. Non la conoscevo ma ho deciso di parlarle del mio progetto. E lei ha detto subito di sì: il suo entusiasmo, la sua commozione la sua gioia mi hanno dato il coraggio di andare avanti. Io inizialmente non intendevo farmi fotografare: mi vergognavo. Sono state le undici donne che ho incontrato in questo percorso a darmi la forza».

A che punto è adesso il progetto?

«Tra novembre 2013 e aprile 2014 abbiamo fatto tutti gli scatti. Il maestro Citti li sta rielaborando. Poi ci sarà il lavoro, anche il questo caso offerto gratuitamente, del grafico Rino D'Anna. Mi sono rivolta all’associazione “Per te donna” che da tanti anni opera con grande impegno sul territorio su questi temi. Mi è subito sembrata la realtà perfetta perché rispetta in pieno la filosofia del mio progetto e anche da parte loro l’adesione è stata entusiastica e immediata. Ho chiesto a loro aiuto per la realizzazione finale del calendario e insieme abbiamo inoltrato domanda di patrocinio a tutti i Comuni della Versilia, all'Asl e alla Provincia. Insieme stiamo cercando gli sponsor per riuscire a stampare il calendario che vorremmo presentare a ottobre. Non sarà in vendita ma raccoglieremo offerte libere per il calendario che si potrà trovare presso l'associazione e anche in occasione delle mostre delle fotografie che faremo sul territorio. Insommasiamo al punto di trovare le risorse necessarie per stampare calendari e pannelli per le mostre. Ci tengo a dire che abbiamo trovato qualcuno già disponibile ad aiutarci anche se per ora non basta. Cosa che mi dà tanta fiducia: ci sono tante persone generose e questo mi riempie il cuore».

fanno più notizia i crimini \ reati degli immigrati che i gesti " eroici " di buon senso che essi fanno . Moussa Un ambulante senegalese tra i primi soccorritori dei ragazzi travolti dal crollo del muraglione della Rotonda:

Lo so che secondo alcuni voi , potrà sembrare o una storia normale per gente speciale ( cit ) una storia buonista insomma un caso su mille . Ma : in tempi di generalizzazioni sempre più massicce , di equazioni del tipo clandestino = criminale , immigrati frega lavoro , ecc e nei media nazionali \ regionali e regionali e siti (pseudo ) internet vengono solo descritti , talora in prima pagina e con la nazionalità degli immigrati , azioni negative e non anche le cose buone , riportare tali notizie mi sembra più che giusto . Ma soprattutto ecco ( tratto da una discussione avvenuta sulla pagina fb della nuova sardegna ) perchè secondo me uno , che fa una cosa del genere , aldilà delle mitizzazioni e eroe per caso\(Hero)  film del 1992 diretto dal regista Stephen Frears.  ( trama e trailer ) . Infatti << In fondo siamo tutti eroi se sappiamo corrispondere alle difficoltà della vita come lo è Bernie ...a causa del suo coraggio "necessario" (necessario per stare al mondo) >> [ da film citato ]
orfani - ringo n 10  
costruzioni che ne fanno i media come  potete  vedere

***** (...) D' apprezzare il gesto civico del ragazzo, ma da qui ad essere addirittura un eroe.....
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Giuseppe Scano @***** perchè secondo te indipendentemente dalla nazionalità , uno che scava a mani nude , facendosi anche male , prima dell'arrivo dei soccorsi non è un eroe ? in una società d'indifferenti e menefreghisti un simile gesto io lo considero eroico


LEGGI ANCHE:
Platamona, crolla il muro della Rotonda: due minorenni feriti gravemente tra i bagnanti 
Una decina di metri della pesante struttura che divide la spiaggia dalla strada è franata su un gruppo di persone che prendevano il sole. Cinque i feriti lievi. Sul posto polizia, carabinieri, vigili del fuoco, polizia municipale, capitaneria di porto e 118. I bagnanti che affollavano la spiaggia hanno aiutato i soccorritori scavando a mani nude tra le macerie



Tragedia sfiorata a Platamona, la Procura sequestra l'area del crollo

SASSARI. La Procura della Repubblica di Sassari ha aperto un'inchiesta sul crollo del muraglione della Rotonda di Platamona che ha causato il ferimento di sette giovani, due dei quali in gravi condizioni. Il magistrato che coordina le indagini,Emanuela Greco, si è recata sul luogo dell'incidente insieme ai tecnici dei vigili del fuoco, al dirigente della squadra mobile della questura di Sassari Bibiana Pala. La Rotonda è stata completamente interdetta al traffico per ragioni di sicurezza, delimitata anche una fascia di prevenzione sulla spiaggia per una decina di metri.(video Mauro Chessa)




Un ambulante senegalese tra i primi soccorritori dei ragazzi travolti dal crollo del muraglione della Rotonda: si è fatto male mentre scavava

La nuova   sardegna  22 luglio 2015


                                   Moussa, l'ambulante senegalese che ha partecipato ai soccorsi a Platamona

SASSARI. Nei primissimi attimi che hanno seguito il crollo del muro di contenimento della rotonda, a farla da padrone è stato il panico. Ha paralizzato la maggior parte dei bagnanti, sia quelli presenti in spiaggia sia quelli che percorrevano la passeggiata, rimasti increduli e terrorizzati di fronte all’accaduto. Non tutti. A prendere in mano la situazione ci ha pensato un gruppo di giovani senegalesi che si trovavano nelle vicinanze, subito seguiti da altri bagnanti sassaresi e non.


                                       soccorsi sul  lugo del crollo  

Quando si è accorto che un muro intero era cascato sopra a delle persone, Moussa ha mollato tutto e si è fiondato di corsa ai piedi della rotonda, quando la nube di detriti non era ancora calata. Ha intravisto i corpi dei ragazzi sotto le macerie e ha iniziato a scavare a mani nude consapevole che in certe situazioni non c’è un secondo da perdere. Si è orientato fra i blocchi di pietra ascoltando le grida dei sette giovani, cacciando via le pietre senza sosta e provando a fare leva con tutto quello che gli capitava in mano. A quel punto sotto il muraglione c’era già una discreta folla di persone, intente a liberare i ragazzi nel minor tempo possibile, fra le urla disperate di mamme e papà preoccupati per le sorti dei loro figli sommersi da pietre e detriti. Rimasto in mezzo alla calca e nella foga di liberare tutti i ragazzi, il giovane senegalese - come altri connazionali che fanno gli ambulanti - si è fatto male a una mano.
«Niente di grave – dice il giovane africano –, soltanto qualche graffio. L’importante è che i ragazzi siano tutti salvi; la mia mano guarirà, non è un problema». Insieme a Moussa, prontamente medicato dal personale del 118, si sono dati da fare anche Bayemor e Mbandahie, suoi amici e connazionali. Hanno visto la scena da lontano, si sono avvicinati e si sono messi a scavare con gli altri. Prima di parlare hanno voluto avere notizie sulla situazione dei ragazzi. Si sono piazzati davanti al gazebo del servizio balneare per disabili – utilizzato dai medici del 118 per visitare e imbragare i feriti prima del trasporto all’ospedale di Sassari – e hanno seguito una a una le partenze delle ambulanze. Bayemor ha concluso con un sorriso: «Io vivo da voi e con voi – spiega in un italiano incerto – e sono andato a scavare perché se c’è da dare una mano per me è normale: tutti dobbiamo aiutare quando succedono queste cose». Poi per correttezza rimarca: «Devo dire però che il mio amico Moussa è stato il più veloce fra tutti noi». (s.sant.)

21.7.15

bologna e dintorni La moglie malata gli chiede di farla finita. Lui le spara: condannato a 14 anni, ecco perchè serve un testamento biologico

L'UnioneSarda.it

La moglie malata gli chiede di farla finita. Lui le spara: condannato a 14 anni

Oggi alle 13:31 - ultimo aggiornamento alle 13:51

l arresto di zironi nel novembre 2014
                       L'arresto di Zironi, nel novembre 2014
Lo scorso 25 novembre la moglie, gravemente malata e con cui era sposato da 55 anni, gli aveva detto: "Me ne voglio andare".E lui aveva preso la pistola, sparandole un colpo alla nuca.Poi aveva avvisato la figlia e i soccorsi.Oggi, Luciano Zironi, 80enne di Bologna, è stato condannato a 14 anni e 8 mesi di reclusione.Nei confronti dell'uomo, bancario in pensione, il pm aveva chiesto 16 anni.Il processo si è svolto con rito abbreviato nel tribunale del capoluogo emiliano.Il giudice Mirko Margiocco ha ritenuto le attenuanti generiche equivalenti all'aggravante del "rapporto di coniugio".
Durante l'indagine è stata disposta una consulenza psichiatrica che non ha dichiarato Zironi incapace di intendere e di volere, seppur riconoscendogli una capacità attenuata.
"Oltre che un caso giudiziario - ha detto l'avvocato dell'80enne, Valerio Girani - è una vicenda umana e familiare di grande sofferenza. E' un processo sulla pena, in cui occorreva fare attenzione a tutti gli aspetti della vicenda, compresa la condizione psicologica e il contesto ambientale. Valuteremo la motivazione nello specifico per un eventuale appello, in modo da ottenere un ulteriore riconoscimento delle attenuanti".All'inizio del procedimento la figlia aveva deciso di non costituirsi parte civile.

Non  concordo con la  font e che  usa  il tag  femminicido .  In quanto qui ,per  quanto drammatico  sia  il suo gesto   non si tratta di questo caso  . 

L'agente afroamericano che aiuta un membro del Ku Klux Klan: "Era il mio dovere"

musica  in sottofondo
 Blues Brothers - Gimme Some Lovin  note conclusive
Jimi Hendrix - Hey Joe




leggendo questo flash mi pare di  repubblica

Un suprematista bianco che indossa una maglia con la svastica si sente male durante la manifestazione del Ku Klux Klan in South Carolina. Ad aiutarlo arriva un poliziotto: un poliziotto afroamericano. L'immagine è diventata rapidamente u

n potentissimo simbolo dell'insensatezza del razzismo e della forza dell'integrazione. Là dove i manifestanti del Ku Klux Klan vedono un mondo in cui gli uomini vengono giudicati per il colore della loro pelle, il poliziotto (che si chiama Leroy Smith) vede un anziano in difficoltà, non si fa condizionare dalle idee che esprime e dalla maglietta che indossa, e corre a sostenerlo

Mi sono detto  Ecco un esempio del detto biblico



Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l'altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello. ...
Voi avete udito che fu detto: "Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico". Ma io vi dico: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani?
E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste."
(Matteo 5:39-48)
ovvero in sintesi  ama   il tuo nemico



poi  sulla pagina fb dell'unione sarda

L'agente afroamericano che aiuta un membro del Ku Klux Klan: "Era il mio dovere"

Oggi alle 10:06 - ultimo aggiornamento alle 11:57

leroy smith soccorre il manifestante
                                Leroy Smith soccorre il manifestante
Non pensa di aver fatto nulla di speciale l'alto funzionario di polizia nero che ha soccorso un militante del Ku Klux Klan con indosso una maglietta con la svastica.La foto scattata due giorni fa, quando davanti alla sede del governo e del parlamento della South Carolina il gruppo razzista ha manifestato chiedendo di rimettere al suo posto la bandiera sudista simbolo dello schiavismo, sta spopolando sul web."Sono un poliziotto e il mio dovere è aiutare le persone, indipendentemente dal colore della loro pelle, dalla loro nazionalità o dal loro credo", ha commentato Leroy Smith, capo della locale agenzia di sicurezza, dicendosi sorpreso dallo scalpore che ha suscitato l'immagine scattata dal portavoce di Nikki Haley, il governatore che ha deciso di rimuovere la bandiera dopo la strage di Charleston in cui morirono nove afroamericani.Il manifestante soccorso si era sentito male per il caldo. "Spero che la foto possa contribuire a mettere fine agli scambi di odio e di violenza che ci sono stati nelle ultime settimane", ha detto il funzionario.










accoglienza no limits e frontiere chiuse le due ricette sbagliate contro l'emergenza

da repubblica del 29\6\2015
se  dovesse risultare  di difficile lettura  per le dimensioni  cliccateci  sopra  oppure  andate  su  http://goo.gl/6tTxf6

20.7.15

dialogo su fb fra un fautore della lotta alla diffusione nelle scuole della teoria \ ideologia gender ed uno che la reputa una boiata


 
Ciao Beppe! Perdona la domanda, ma sei favorevole all'indottrinamento gender a scuola?

Perché questa domanda

Per l'articolo( http://www.adista.it/articolo/55304 ) delle donne cattoliche che hanno preso posizione cin una lettra aperta che affermando che sull'indottrinamento gender c'è qualche pregiudizio. Ricordati del milione di persone che hanno protestato contro l'indottrinamento gender a p.zza san giovanni a Roma


Però non ho capito se sei favorevole o no
Io sono molto contrario

Non è una teoria è un dato di fatto. Uomini e donne appartengono a due generi diversi e hanno quindi caratteristiche diverse. Vogliamo ancora negarlo? E’ ridicolo. E POI ONDE AD EVITARE IL DIFFONDERSI  DELL'OMOFOBIA MI SEMBRA GIUSTO INSEGNARE OVVIAMENTE CON LE DOVUTE CAUTELE AI BAMBINI FIN DALLE MATERNE CHE ESISTONO ANCHE COPIE OMOSEX NON SOLO ETERO . E CHE ESISTONO DIVERSE FORME D'AMORE .

Ma non sarebbe meglio farli giocare invece che pensare a queste cose. I bambini non hanno pregiudizi. Ce li hanno i grandi non i piccoli. Chi ti ha fatto il lavaggio del cervello quando sei andato all'asilo, elementari e medie? Penso nessuno. Ti sei fatto un'idea crescendo o sbaglio? Hai trattato questi temi così come vorrebbero fare con mia figlia nelle varie fasi della crescita? Non mi pare. Mi interessa capire la tua posizione così anche io prenderò una posizione. Tutto qui

allora come lo spieghi l'aumento del bullismo omofobo  nei ragazzi al di sotto dei 14 ? e poi insegnare che esistono anche altri tipi di famiglia e d'amore non significa fargli  lavaggio del cervello , ma una spinta affinché crescano nel rispetto e nella tolleranza  delle  diversità

Giuseppe, semplicemente da che parte stai? Dai bambini o contro i bambini?
Ancora non ho capito se sei a favore del gender o no

dai bambini . leggiti questa storia qui  che  ho  raccontato  in un post  recente  del  mio  blog 


Basta dire che lo sei o no  Non ci vuole molto

secondo te uno che fa tali discorsi da che parte può stare ?

Dimmelo tu

ragiona .


Ragiona , non sei stato in grado di rispondermi

ti ho risposto . mica le risposte debbono essere necessariamente si o no . o pro e contro . leggi le risposte che ti ho dato e i link che ti ho mandato e lo capirai

cambiando discorso come state ? spero tutto bene ?


Non ci arrivo potresti dirmelo tu, qual'è la difficoltà

che odi le risposte secche .   Ne  a  favore ne  contro  contro perchè l'ideologia gender non esiste e sono tutte boiate dei neo conservatori ..Ma favore che i bambini crescano nella tolleranza , nell'amore e nel rispetto reciproco verso le diversità


Esiste Giuseppe, esiste. Ancora non mi hai risposto

chiudiamola qui tanto la pensiamo diversamente

Ok la chiudiamo qui

"Io, italiana povera, non penso che i migranti mi stiano togliendo il pane". E il post di Francescai acono 22 anni, diventa virale

potrebbe  interessartvi
http://www.wired.it/attualita/politica/2015/07/20/migranti-come-battere-storytelling-dellinvasione/
Lo so  che   con certe persone   è inutile



Ma    certe  storie  come quella  qui sotto  e questa qui  di cui  ho parlato in un post precedente  m'inducono  a  continuare  a  raccontare  e riporti  siffatti argomenti  . Perchè   la gente sta  iniziando a non poterne più  di bufale   e d'inciviltà  ma  sopratutto  contro  l'exenofobia  montante .

Ecco  la  coraggiosa ragazza   che  ha <<  a solo 22 anni, Francesca Iacono, ed è una ragazza come ce ne sono tante. Anche la sua storia, raccontata in un lungo sfogo su Facebook, non è poi così inusuale. Per questo, forse, il suo post ha ricevuto oltre 24 mila like ed è stato condiviso da oltre 9 mila persone. Perché Francesca racconta della sua vita "da povera", ma di una "povertà gestibile", come la chiama lei.>> Come potete  leggere  nel  suo stato d fb sotto  essa  << Racconta la trafila della richiesta di sussidi, di quella per un posto in una casa popolare, racconta del lavoro cercato e non travato, dell'adeguarsi a certe condizioni per poter avere di cosa vivere. E poi ancora della macchina di "quinta mano" e dei "libri in comodato d'uso".  >>  da http://www.huffingtonpost.it/ del 20\7\2015  .
Eppure, assicura Francesca, nonostante questo, mai che le sia venuto in mente di credere che i migranti le "stanno togliendo il pane di bocca, le popolazioni rom e sinti non hanno più diritti di me". 

Ragazza   coraggiosa  nonostante  gli  attacchi ignobili becero populisti come quello ( vedere sotto ) de il giornale ( montanelli si starà rivoltando nella tomba nel vedere com'è ridotto) e ho Ho cliccato e ho letto commenti di lettori di questa spazzatura di giornale che sono a dir poco raccapriccianti! Ma come si fa?? alcuni razionali ( anche se con lo stesso refrain ) altri rriferibli ed osceni





Comunque avete rotto il cazzo con la storia che "gli italiani c'hanno bisogno prima, gli zinghiri ricchi tutto pagato".
La mia famiglia è più povera della maggior parte di quelle dei miei contatti.
Niente di eclatante, una povertà normale e gestibile. 

Cioè, i miei genitori non me l'hanno mai fatta vivere come una condanna, una tragedia, ohmiodio pietà.

Una famiglia umile.

Che negli ultimi anni sudando l'anima è riuscita persino a costruirsi delle cosine carine.

Comunque conosco a memoria la tiritera: domanda per la casa popolare, esenzione dal ticket, "mamma guarda che ho beccato l'annuncio di un'assistenza per un allettato, un'ora il pomeriggio. Ti interessa?", linea 2 e linea 3, domanda regionale per il rimborso dell'affitto, corsi OSS offerti dalla regione, ma a Sassari? e la benzina chi se la può permettere?, ancora graduatoria per la case popolari, fila dai sociali, mamma d'estate che fa le scale per 2,50 € a inquilino nei palazzi residenziali, il padrone di casa che ti fa l'aumento a fantasia che tanto lo sa che i soldi per il trasloco non li hai, ogni anno si deve scegliere se lavorare la Vigilia di Natale o a Capodanno, che tutte e due raramente ce le possiamo permettere.
"Asco' ma quella casa è occupabile?"
La parola "usucapione" a casa mia suona più celestiale e irraggiungibile di tutte. Ed è una delle prime parole dei grandi che ho imparato, molto prima di aoristo.
L'assegno di disoccupazione a casa nostra è un lusso, che il lavoro te lo assicurano sempre il giusto per non pagartelo. 
Ma la graduatoria delle case popolari è uscita?
La macchina è di quinta mano e i libri li avevo in comodato per tutto il liceo.
Tutto questo preambolo per dire che: sì, sono un'italiana che vive da secoli al di sotto della soglia di povertà e no, i migranti non mi stanno togliendo il pane di bocca, le popolazioni rom e sinti non hanno più diritti di me. 
Non sono arrabbiata con i rifugiati né penso che le difficoltà della mia famiglia siano lontanamente paragonabili alle loro.
Siete voi che siete razzisti, credete ad ogni minchiata sparata dal primo Salvini di turno, siete di un'ignoranza e di una cecità crassa e per favore smettete di usare la povertà altrui per spargere odio mentre progettate le vacanze, STRONZI.
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Hai ben poco da imparare ...ma tanto da insegnarci!! Posso solo rubare e condividere  come ho fatto  qui  e  sulla mia  bacheca  di  fb  e  fncl   se  perderò ancora  contatti salviniani e siimli . Ma  certa  gente  vedi i commenti    vergognosi  a  questo  articolo


  da  http://www.ilgiornale.it/news/politica/

Lei, Francesca Iacono, 22enne di Padova, dice di essere povera. Lo ha scritto su Facebook, aggiungendo di non sentirsi scavalcata da rom e profughi: "I migranti non mi stanno togliendo il pane di bocca - scrive - le popolazioni rom e sinti non hanno più diritti di me".Opinione leggitima, ma che mette sotto lo zerbino le altrettanto legittime proteste degli italiani che non riescono ad ottenere il posto gratuito all'asilo perché nelle graduatorie vengono scavalcati in povertà da rom, profughi e immigrati. Non è una storiella raccontata dai razzisti, ma una verità in gran parte d'Italia. Perché avrebbe "rotto il cazzo" chi con dignità ha piazzato delle tende davanti ad un casale che l'Italia ha ristrutturato per poi donarlo all'accoglienza dei profughi e non a loro?Non è razzismo chiedere al governo di dare prima la casa a chi è cittadino in questo Stato e in questo Stato paga o ha pagato le tasse, quando aveva un lavoro.Nel post Francesca ha raccontato la sua esperienza di ragazza di Alghero in Sardegna, poi studentessa fuorisede a Padova. "Una famiglia umile, con una povertà normale e gestibile". Ticket gratuiti, la richiesta per la casa popolare, i "corsi Oss offerti dalla regione, ma a Sassari senza avere i soldi per la benzina per raggiungere il capoluogo". E poi ancora i lavori della madre a 2.50 euro l'ora, la macchina di quinta mano e i libri in comodato d'uso. Nulla da dire.Se Francesca non si sente scavalcata dagli immigrati, buon per lei. "Sono un'italiana che vive da secoli al di sotto della soglia di povertà - scrive su Facebook - e no, i migranti non mi stanno togliendo il pane di bocca". Frasi sufficienti per diventare in poco tempo l'idolo della sinistra che urla al razzismo degli altri e lo compie nei confronti degli italiani. Una sinistra che condivide il pensiero di chi chiama "stronzi" chi crede "alle minchiate di Salvini" e sulla sua pelle vive il disagio della povertà senza alcun aiuto dallo Stato. Ripeto, non è razzismo dire: "Prima gli italiani". È buonsenso. Sarebbe lodevole politica di uno Stato che prende le difese dei suoi cittadini e quando può accoglie gli altri.A Casale San Nicola non c'erano razzisti, non c'erano "stronzi". C'erano "profughi" anche lì: profughi a casa loro. Quattro milioni di italiani sotto la soglia di povertà sono un dato reale che un Paese non può non prendere in considerazione. Non basta elevare a eroina una di questi che dice di non sentirsi scavalcata dai profughi, dimenticando chi invece si sente scaricato dallo Stato in cui vive."Scusa Sara, sono di sinistra e pongo la solidarieta'al primo posto - scrive Efisio Loddo in risposta al post di Francesca - ma ho famiglia e so quanto costa garantire solo il pane giornaliero. Bene, non ho mai capito come fanno i rom a girare tutto il giorno con macchine e furgoni, avere sempre i denti in oro e accertati conti in banca a vari zeri". Poi conclude: "Non c'entra nulla il razzismo".Chissà se Francesca darà dello "stronzo" pure a lui.
è meglio perderla  che trovarla

19.7.15

Marco, 20 anni, sieropositivo: «Non sottovalutate l'Aids» Gli è bastato avere rapporti non protetti una o due volte per contrarre il virus dell'Hiv. E da allora è cambiata la sua idea della vita, dell'amore e della salute





L’Aids esiste ancora: l’Hiv si continua a trasmettere, anche se se ne parla meno di un tempo. Anzi, forse proprio per questo. Può succedere a tutti di contrarre il virus, anche a chi conduce una vita ordinaria. Oltre la  storia  intervista   da  me fatta nel  lontano 2009 ( quando ancora il bolg   si chiama  cdv.splinder e poi   salvata qui  )   all'autrice    di wwww.sieropositiva.splinder.it 
   Nicoletta mi pare  si chiamasse   ( dopo a chiusura  della piattaforma   splinder  ne ho perso le tracce  , ecco perchè  alcuni  url\  collegamenti  da me riportati    compreso il suo blog   non sono più raggiungibili.n
E’ capitato a Marco, che ha vent’anni e ha scoperto di essere sieropositivo a marzo, quando si è sottoposto a una serie di esami per scoprire l’origine di una irritazione cutanea persistente. «Siccome dovevano farmi un prelievo, ho chiesto anche l’esame per l’Hiv – spiega -. Purtroppo tre test su tre sono risultati positivi».


  ecco la sua  storia  intervista  raccontata   da  http://www.vanityfair.it/news/italia/15/07/15/


Marco è gay, ha un lavoro fisso, che lo soddisfa, come commesso, ha avuto qualche storia occasionale, ma è alla ricerca dell’amore, più che delle avventure. «Nei rapporti mi sono quasi sempre protetto. Sarà capitato una volta o due che non lo facessi, ed è bastata quella disattenzione – dice –. E’ vero che prima di sapere del virus conoscevo solo le nozioni di base su Hiv e Aids: ero piuttosto ignorante anche perché è un argomento su cui ci si sofferma poco»..
Fra gli anni Novanta e l’inizio del Duemila si sentiva parlare molto del virus, poi è come se l’allarme fosse cessato, e per i più giovani, quelli che in quegli anni nascevano, l’Aids sembra quasi una realtà del passato.
«Invece è toccato a me – dice Marco -. Ed è stata una scoperta atroce. Non temevo tanto la morte, quanto l’idea della solitudine. Ci sono state tante notti insonni, crisi di panico, giornate passate a piangere. Mi sono cancellato dai social network, cercavo di isolarmi». Poi, però, Marco ha trovato il coraggio di affrontare la realtà e si è rivolto ai medici. «Ho cominciato a fare visite e controlli, a raccogliere informazioni. E ho avuto anche delle belle notizie. Ho saputo che la mia carica virale era bassa, e che non avrei per il momento avuto bisogno di farmaci. Devo ripetere i controlli ogni sette mesi, ma per ora posso evitare i medicinali, e i danni al mio corpo sono stati limitatissimi».
Anche se fatica a pronunciare quella sigla, Hiv, adesso Marco sa che ci potrà convivere. «Però rimane un peso costante, anche quando sono felice, un’ombra scura. E farei qualsiasi cosa pur di potermene liberare».
Marco ha trovato degli ottimi interlocutori nei medici e negli infermieri, che lo stanno seguendo e tranquillizzando, ma anche nelle sue amiche. «Sono fantastiche. Mi accompagnavano loro in ospedale, perché io non riuscivo a guidare, tanta era l’ansia. E intanto hanno deciso anche loro di sottoporsi agli esami e di informarsi meglio sull’Hiv e sull’Aids. Ora anche loro sanno tutto. Alle persone a cui voglio bene ho detto della mia sieropositività, non ho paura di farlo e so che mi capiscono, ma non ho voglia di parlarne a tutti».
Le amiche di Marco sanno bene che il virus non si trasmette abbracciandosi o bevendo allo stesso bicchiere: «Faccio con loro tutto quello che facevo prima, nulla è cambiato. Mi riempiono di affetto». Anche la mamma ha capito e gli sta vicino.
Ma Marco sta anche pagando il prezzo dell’ignoranza che ancora rimane a proposito dell’Hiv. «Mio fratello maggiore, ad esempio, da quando ha saputo separa gli asciugamani, le posate, persino l’asciugacapelli e la piastra, non vuole stare in piscina con me».
Anche lui, d’altra parte, prima di sapere di avere contratto il virus, aveva tagliato i ponti con un ragazzo che stava cercando di conoscerlo meglio, non appena era stato messo al corrente della sua sieropositività. «Avevo cancellato il suo numero, non volevo più saperne, avevo paura. A marzo, però, l’ho ricontattato per scusarmi di quello che avevo fatto. Quando ci siamo incontrati ho pianto a lungo, ho finalmente capito la portata del dolore che gli avevo inflitto. La verità è che se tutti fossimo più informati saremmo più tranquilli e sapremmo proteggerci meglio».
Marco oggi può fare tutto quello che faceva un anno fa. Ma qualcosa è cambiato profondamente: «Adesso sono più attento alla salute, mia e degli altri. Quando conosco un ragazzo mi prendo più tempo, non andrei mai a letto subito. Voglio capire se c’è chimica, se c’è intesa. E se si instaura un buon rapporto, voglio potergli parlare della mia sieropositività».
Lui ha imparato molto, e vorrebbe trasmettere il suo messaggio: «Non pensate all’Hiv come a qualcosa di lontano:state attenti a voi stessi e agli altri, non vivete i rapporti sessuali con superficialità, perché il rischio  esiste davvero».
E, per il suo futuro, sogna «una convivenza con una persona speciale e un cane. E sogno che un giorno mi telefonino per dirmi che è stata trovata una cura».

La storia di Maria Antonia Guiso, maestra più giovane d'Italia rivive grazie a Francesco Guccini. Il cantautore, ospite del festival letterario di Gavoi, ne ha tratteggiato con nostalgia la figura,


La storia di Maria Antonia Guiso,
maestra più giovane d'Italia

Oggi alle 09:27 | di Manuela Arca

maria antonia guiso foto dalla collezione cecchini guiso
                           Maria Antonia Guiso - foto dalla collezione Cecchini-Guiso
La storia della «severa maestra di Pàvana» rivive grazie a Francesco Guccini. Il cantautore, ospite del festival letterario di Gavoi, ne ha tratteggiato con nostalgia la figura, intrecciandone le vicende con quelle dei montanari dell’Appennino e dei nonni mugnai.
L'incontro tra Francesco Guccini e Laura Cecchini, figlia di Maria Antonia Guiso, sul palco di Lodine
L'incontro tra Francesco Guccini e Laura Cecchini, figlia di Maria Antonia Guiso, sul palco di Lodine
Maria Antonia Guiso, nata a Nuoro nel 1908 e morta a Bologna nel 1988, proclamata nel 1924 maestra più giovane d'Italia, merita di essere ricordata non soltanto perché il caso ha voluto che il suo mondo s’incrociasse con quello di uno dei professori della canzone italiana, bambino al tempo dell’incontro.Il suo ritratto in bianco e nero è il riflesso della storia della Sardegna dei primi quarant’anni del ’900. È la sintesi - scritta all’ombra dei castagni, inspirando l’acre odore di carbone e pecorino - di vicende di sfruttamento e povertà, emigrazione e fatica, guerra e pace, emancipazione (il vezzo della pelliccia è una concessione alla civetteria degli anni Trenta) e rinascita.Laura Cecchini, 80 anni, figlia della maestra dei ricordi di Guccini, tesse le trame del racconto con la stessa perizia con cui sua madre ricamava scene di caccia sugli arazzi della tradizione.
Laura Cecchini davanti alle Magistrali di Nuoro
Laura Cecchini davanti alle Magistrali di Nuoro
Tutti i dettagli sulla storia della maestra più giovane d'Italia e le foto storiche che la ritraggono (tratte dalla collezione Cecchini-Guiso) sull'Unione Sarda oggi in edicola.

leggende Galluresi



LEGGENDE GALLURESI.
La potenza della felce maschio
Un bandito, il giovane più fiero della Gallura che nemmeno la giustizia aveva potuto catturare, si era posto in mente di avere i tre fiori della felce maschio, perché se si avevano questi tre fiori, non si poteva morirne, quando si era colpiti dal piombo. Per avere questi tre fiori, bisognava andare in un fiume lontano lontano donde non si poteva intendere canto di gallo e bisognava andare il primo giorno di agosto. Questi fiori sarebbero sbocciati a mezzanotte, ma non bisognava avere nessuna paura per qualunque cosa si fosse presentata. Dunque questo bandito, il primo giorno d’agosto, si pone in cammino per andare a questo fiume; quando era uscito, la nottata era proprio bella, ma a mezzanotte si scatena la tempesta: grandine, lampi, tuoni, baleni, lingue di fuoco da tutte le parti, sopra il capo, nei piedi, ed egli fermo, aspettando a sbocciare il fiore. Ecco che alla luce d’un lampo,
( Nella foto il bandito Luigi Fresi.)
vede sboccire il fiore, lo raccoglie e aspetta il secondo. Egli aspetta senza spaventarsi per vedere passare tori, vacche, cinghiali che cercavano di fargli del male. Ecco che arriva un serpente; questo comincia a stringergli la caviglia, la coscia, e a poco a poco arriva al collo e sembra che lo voglia strangolare; egli crede di essere proprio all’estremo, quando il serpente lo guarda fisso negli occhi e manda un fischio stridente, scompare e sboccia il secondo fiore. Il bandito è tutto contento e, credendo di poter liberare così subito subito l’uomo dal piombo, aspetta il terzo fiore. Passano pochi minuti, quando in mezzo a quel silenzio, s’intende grande frastuono di cavalli e di uomini armati; nel principio il bandito con la speranza è rimasto fermo al suo posto, ma quando vede accostarsi una frotta di carabinieri, teme, crede di essere stato scoperto e tira un colpo d’archibugio. Il terzo fiore certamente non è sbocciato, peggio per l’anima dell’uomo che non ha resistito, e il piombo, per conto suo, continua a fare il suo cammino.

18.7.15

Il lungo volo di Jonathan, gabbiano che ama un uomo Salvato, cresciuto e accudito da un bagnino, l'animale una volta restituito alla libertà ha valicato le Alpi: un viaggio di 150 km per tornare da lui



chi se ne frega se è un quotidiano di destra diventato , pur di evitare di parlare male o e riportare articoli critici di destra riguardanti il padrone , malpancista \ seminatore d'odio ovvero un organo di becero populismo . Ma questa storia è bellissima


-  da il giornale  Sab, 18/07/2015 - 08:29

Il lungo volo di Jonathan, gabbiano che ama un uomo
Salvato, cresciuto e accudito da un bagnino, l'animale una volta restituito alla libertà ha valicato le Alpi: un viaggio di 150 km per tornare da lui
Nadia Muratore 








Bernezzo (Cn) - Non poteva che chiamarsi Jonathan, come il protagonista del romanzo di Richard Bach, il gabbiano che ha percorso quasi 150 chilometri per ritrovare l'uomo che si è preso cura di lui, fino a quando, in un estremo atto di amore, ha voluto regalargli la libertà.



Una libertà che però a Jonathan non è piaciuta, preferendo il suo papà umano agli stormi dei suoi simili. Così ha volato ininterrottamente per dieci ore, dalle Alpi di Bernezzo - in provincia di Cuneo - fino al mar ligure di Loano (Savona), sfidando le correnti, probabilmente anche perdendosi tra le Alpi e gli Appennini, per poi girare a Ponente e vedere finalmente il mare. E soprattutto ritrovare lui, Valerio Tovano, il bagnino che per oltre un anno gli ha fatto da papà, insegnandogli a mangiare, a pescare in mare e a volare. Libero di andarsene o di tornare, come ha sempre fatto, su quei trespoli che Valerio ha costruito in casa, in spiaggia, sul terrazzo.

Questa storia inizia quando il bagnino salva da morte sicura un gabbiano avvelenato, consegnandolo ai volontari dell'Enpa di Savona. A loro, il bagnino confida: «Poter accudire un gabbiano è sempre stato il sogno della mia vita, fin da quando ero bambino». Il giorno dopo i volontari si presentano in spiaggia con un batuffolo in mano: è Jonathan, sette giorni di vita e già senza mamma, ed è amore a prima vista. Da quel momento inizia l'avventura della stana coppia e tra loro nasce un rapporto talmente speciale da infischiarsene anche delle regole della natura. Valerio con pazienza e amore insegna a Jonathan a procurarsi il cibo in mare, a volare e anche a nuotare, sempre accanto a lui. Il bagnino resta ore seduto a scrutare il mare e il suo Jon gli sta accanto, Valerio nuota e il gabbiano fa le acrobazie sopra la sua testa, per poi planargli accanto, sotto gli occhi meravigliati dei bagnanti. Dove c'è uno arriva l'altro. Jonathan, che se ne infischia degli stormi dei suoi simili che gli volano sulla testa, diventa la mascotte del lido e tutti perdonano le sue marachelle. «Adora le palline colorate - lo giustifica Valerio - ma le prende solo in prestito   poi le riporta in spiaggia».
Il legame tra i due è sempre più forte ma Valerio sa che il destino del suo Jonathan è tornare libero, raggiungere i suoi simili, dimenticandosi di quella parentesi di vita vissuta con un umano; arriva così il momento di staccarsi da Jon. «Una decisione sofferta - sottolinea Valerio - che ho preso per il suo bene». Jonathan viene trasferito nel centro di Bernezzo, dove volontari preparati si prenderanno cura di lui, fino a quando potrà raggiungere i suoi simili. «Allontanarmi da lì è stato un dramma - ricorda Valerio - me ne sono andato senza voltarmi, immaginando che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei visto. I volontari gli hanno tagliato subito le piume, per prepararlo a prendere il volo in autunno, quindi non avrebbe potuto volar via. E invece…». E invece dopo due giorni il gabbiano con grande difficoltà dai monti del Cuneese, arriva al mare di Loano. «Quando l'ho visto non potevo crederci - racconta il bagnino -. Gli ho chiesto: e tu cosa ci fai qui?, lui mi ha risposto nel suo modo e poi si è diretto nella mia cabina, in cerca di cibo». Per Jonathan volare per 150 chilometri deve essere stato uno sforzo enorme ma inutile, visto che qualche giorno dopo Valerio lo ha riportato a Bernezzo. «Jon è nato libero - si giustifica il bagnino - e deve tornare ad esserlo, deve volare con i suoi simili e dimenticarsi di me». Su questa ultima frase la sua voce si inceppa un attimo e poi con un sorriso, quasi sussurra: «Però in fondo al cuore so che tornerà da me».

Una  storia   cje stestimonia  il fatto di come gli animali  in quanto a riconoscenza,amore, amicizia ,gli animali sono,quasi sempre,migliori dell'uomo!! Se tu gli dai 100,loro ti restituiscono 1.000!!Provare per credere!!!!Peccato solo che non abbiano la parola !! Anche  se  come giustamente fa notare  il  commento  di ziobeppe1951Sab, 18/07/2015 - 12:41 :


purtroppo loro non hanno la parola e gli uomini ne hanno troppe di parole...ma anche senza parlare riescono a farsi capire benissimo...ho vissuto 40 anni con cani e gatti..( ora gia' non posso data l'eta') e le piu' grandi amicizie sono state con loro


A  volte penso  che  è  meglio se   non parlano altrimenti ci  farebbero notare  di come  ( nella maggior  parte dei casi   )    siamo meschini . Ecco un caso  di tale  meschinità ( metaforicamente parlando  da  Il Mattino > Primo Piano > Cronacaì  del  6 Marzo 2015, 20:56 -



Il cane gettato dall'auto torna a casa e il padrone lo fa sopprimere



 er  stomaci forti  qui l'intera  vicenda



    non riesco a leggerlo  tutto    la nostra  cagnolina  il mio cane credo però che non manchi molto a parlare... comunque ci capiamo alla grande !!!!

meno male che ci sono anticorpi al virus dell'omofobia , maleducazione imperante

Inizialmente la musica consigliata \ colonna sonora doveva essere ,   visto che con queste nuove gernerazioni ( esperienza personale ) ci vuole pazienza ,     ci vuole un fisico bestiale -Luca  Carboni ma poi ho preferito mi sembra più consona con Non insegnate ai bambini - Giorgio Gaber

  Inizialmente    controllando  l'email del blog  dove potete scrivermi  (  redbeppe@gmail.com )   :  1)  e risposte  e l'email  xenofobe  e  beceramente  populiste  ai mie post   sulla deriva   razzista  e populista    ai  mie post  sula  questione degli immigrati  . 2 ) Ma  soprattutto   una risposta    da  parte   arrogante  minacciosa  e  maleducata  da parte  di  ****  ad  un mio sfotto : <<  salutami mister  griffin  >>  sulla  bacheca  della  sua pivella  ragazzina a   ad  un suo video stupido  e privo  d'amre proprio  dove  si mette  ad  imitare  il capo famiglia  dei griffin  e  poi si filma  e   si mette in  rete  , e  la  riposta  del padre  : <<   che  ci posso fare   ,  è  maggiorenne  ormai [ il  soggetto in questione   ha  21  anni   ]    e  fa  quello che  vuole   io  l'educazione  ed  il rispetto   gli l'ho insegnato  >> .
Mi  viene  la  voglia   di   fare  (  specialmente  contro genitori  che non sanno imporsi  )    come hanno fatto   come i mie n  genitori ed  i miei nonni \e quando  con le mie  battute  e  sfotto al modo di pensare    troppo conservatore   e anacrostico  ma  con saldi valori  che  ci  hanno lasciato   che dovrebbero essere recuperati  da queste nuove  generazioni     gli facevo addirare    e  credo   anche altri\e    della mia e    e delle  generazioni precedenti








Maq  poi  scopro con piacere   che  in tempi  di omofobia  , di maleducazione, xenofobia     ed mancanza di riguardo  verso  chi  è  più grande  \  anziano di te  , ecc , ,ci sono     degli episodi \  storie   che    pur essendo    piccole  gocce  nel mare   dimnostrano  che  ancora esistono  degli anticorpi  e delle sacche  di resistenza  o   guerriglia culturale . E  che  fanno ben sperare  in un mondo   più umano

La  prima     dall'amico  https://www.facebook.com/sergio.pala.52?fref=ts

 Nuove generazioni.. E poi bo..un bimbo di sei o sette ti ferma e dice " scusi signore, sarebbe così gentile da rimettermi la catena e sollevarmi il sellino della bici?? " a lavoro fatto ti sorride " la ringrazio tanto, buona sera"...troppo carino..se m'avesse detto " quanto le debbo per il disturbo??" lo avrei abbracciato forte forte..complimenti ai genitori.. " pisatu in grazia"...buon venerdì a tutti, in grazia e non..

la  seconda  invece    viene     da   un dialogo sentito in  carrera  strada   tra  una madre (  mia  coetanea  o quasi  )    e sua figlia  di  6  anni  .
 N.b  ovviamente  per  motivi  di privacy  vista  la tenera  età  della protagonista  ed  evitare  che riportando elementi utili per  riconoscerli    venga  sottoposta  lei e la madre   ,  soprattutto in un  piccolo paese    di provincia  come il mio  (/  vedere  sisacussione  sotto   fra  me  è ******  ) possa  subire  un linciaggio morale  e  sociale  da beceri individui


Bambina  Mamma devo chiederti una cosa   ?
Mamma (dubbiosa  ) dimmi tesò!
B: È vero che adesso si possono sposare tutti, gli uomini con le donne, le donne con le donne e gli uomini con gli uomini?
Mamma (  Pausa  di riflessione un po' imbarazzata )
 si tesò in molti Stati è permesso..
Lei  riflette  un po' poi chiede ancora:
B mamma ma possono avere figli donne con donne e uomini con uomini?
M :   (  sollevata  )  tesoro mio, biologicamente no, ma ci sono anche molte coppie uomo donna che per tanti problemi non possono avere figli...
M: Però mamma se sono innamorati è molto bello che possano sposarsi e sai mammina ci sono tanti tanti bambini abbandonati che sarebbero felicissimi di avere dei genitori anche due mamme o due papà. Non è importante avere una mamma e un papà ma avere qualcuno che ti voglia davvero ma davvero bene e che si occupi di te che stia con te sempre! Si mi sembra davvero una bella cosa che possano sposarsi!!


Ecco, questo mi rende  meno triste e  sconfortato    davanti  all'andazzo generale   delel  nuove  generazioni  . Mi rallegra sapere    ( e soprattutto nel vedere  ) che se cresci un bambino con amore nella tolleranza,  e nel rispetto del prossimo e  della loro diversità , arriverà un giorno da solo a capire e ad a accettare qualsiasi differenza.
Infatti sono  gli adulti che vogliono e  dpovrebbero essere  educati . Ecco  un discorso    tra me e un altro genitore .


LUI  se mio figlio\a  mi dice che e'gay ci lu bocu da casa e tu  ?
IO Se mio figlio\a  mi dice che e'gay invece di portarmi un  fidanzato  \ una fidanzata  lo acdetterei   ugualmente   perchè   sempre  d'amore  si tratta  .
Lui mi guarda schifato (  scambiandomi   per  omosessuale  )   gira le spalle e sparisce .

 l'ignoranza ammazza più  delle  guerre  i bambini hanno bisogno di amore chi se  ne   frega      se  viene  da una coppia uomo / donna o uomo/uomo o donna /donna.  O se  al limite non sei d'accordo  almeno rispetta .

a presto   sulle note  della  colonna  sonora  d'oggi

Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google

Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, doce...