26.6.09

Ciao ragazzo triste

  

                                                                                Immagine in rete


Ragazzo triste


Il Tuo cuore s' é fermato!
Ho amato:
la tua musica la tua voce
e il colore della tua pelle.
peccato!
Sei andato via troppo presto!
Adesso la barca della vita
sta remando nel mare azzurro  dei cieli.
Si scriverà un libro sulla tua vita!
Qualcuno  piangerà la tua fine.
Un rosa rossa
ci sarà sempre per te
ragazzo triste.
In vita non ti sei amato!
eppure non ti mancava nulla.
Solo la tua anima conosceva
il tuo tormento.
Addio! ragazzo prodigio
incontrerai un angelo biondo
che ti porterà per mano
e ti donerà quell'amore
che sulla terra ti é mancato.


franca bassi


La fine


Del videoclip che intendevo proporre posso indicare soltanto il link: l'incorporamento è stato "disattivato su richiesta dell'utente", come avverte la nota che accompagna il filmatino. Ed è un peccato. Il brano (Don't stop 'til get enough), celeberrimo eppure non sempre ricordato tra le pietre miliari di Michael Jackson, risale al 1979. L'artista aveva appena 21 anni, non ci sono particolari coreografie, ma solo la sua presenza dilatata sul palcoscenico, ancora così tipicamente e smaccatamente disco, con un che di pacchianamente artigianale, il bacino che rotea, le movenze sensuali e delicate, quasi una versione ambigua di Charlot.

In tale sede mi restano solo le foto per mostrare soprattutto ai più giovani quanto fosse bello (e bravo) Michael Jackson. L'ho scelto apposta seminudo, caraibico, seduttivo. Vero.

Michael era un ragazzino di colore dalla vocetta sottile, a tratti anche un po' petulante, eppure irresistibile, maliosa.

Così l'ho scoperto e così voglio ricordarlo.

Del resto, della roboante plastica nullificata e scostante che lo ha incoronato re di un mondo inesistente, non mi è mai importato nulla. No, nemmeno del suo disco "più venduto di tutti i tempi". Per me Thriller funzionava solo grazie a tre canzoni, Billie Jean, Beat it e Wanna be starting something. E non credo fosse semplicemente per una questione d'età che ho sempre odiato il passo del moonwalker. A parte che ero una femmina, e me ne sentivo esclusa. Ma perché, in quanto donna, sono inesorabilmente legata alla realtà, e solo da quella attingo per i miei sogni. Non vivo sulla Luna, io sono la Terra. La natura. E tutto, in Michael, era d'un tratto divenuto contro natura, nel modo più sfacciato, delirante, abnorme e insopportabile. Maledetto? Andiamoci piano. La sua maledizione era ben diversa da quella di un Charlie Parker. Era figlia, e rappresentava, una generazione iperproteica, bulimica, senza storia e soprattutto senza futuro. Erano i divetti in serie alla Macaulay Culkin, i miti frenetici della Pepsi Cola scimmiottati poi in ogni parte del mondo. Tutti disperatamente uguali. Una (involontaria) parodia di Disney priva d'innocenza e di metafora. Era quel che era, cioè niente. Mutante, devastata, come la pelle che cambiava (perché non accettava la sua negritudine? perché soffriva di strane malattie? In fondo non è importante saperlo).

E di questo uomo così talentuoso e sprecato, dei suoi figli bianchi e biondi concepiti chissà come, delle nefandezze di cui venne accusato e poi prosciolto, ma che gli rovinarono la carriera, non voglio aggiungere altro, se non che... ebbene sì, per me era colpevole. E tanto più irremissibilmente essendone egli anche vittima, pure in questo caso involontaria e ignara, e senza scampo al di fuori dei suoi fantasmi. Di questo suo mondo seriale, inventato, ma senza colpi d'ala verso il cielo.

Il murales qui a lato si trova sugli spalti del campetto sportivo della scuola dove insegno. Realizzato da una generazione tradita e derubata ancor prima di vivere, proprio come quella cresciuta da Michael, non stonerebbe, nella sua tragicità lapidaria, come epitaffio e monito sul feretro del povero ex-re del pop, che forse adesso ha davvero trovato la pace. Non nella morte, anch'essa finta, da videoclip, delle camere iperbariche, dove fuggiva ipotetici e illusori malanni, ma in quella reale che ci riconcilia, nostro malgrado, con la terra e la natura. Col ciclo che prosegue, anche senza di noi, ma pregno della nostra irripetibile orma. Quanto dolore, però.


Daniela Tuscano








*****







N. B.: Un altro addio. Si è spenta anche, per cancro, Farrah Fawcett, l'indimenticabile Charlie's Angel che aveva coraggiosamente deciso di render nota la sua malattia. Una bellezza veloce e sportiva, mi ricordava mia madre da giovane. Un simbolo di spensieratezza emancipata.






La fine

Del videoclip che intendevo proporre posso indicare soltanto il link: l'incorporamento è stato "disattivato su richiesta dell'utente", come avverte la nota che accompagna il filmatino. Ed è un peccato. Il brano (Don't stop 'til get enough), celeberrimo eppure non sempre ricordato tra le pietre miliari di Michael Jackson, risale al 1979. L'artista aveva appena 21 anni, non ci sono particolari coreografie, ma solo la sua presenza dilatata sul palcoscenico, ancora così tipicamente e smaccatamente disco, con un che di pacchianamente artigianale, il bacino che rotea, le movenze sensuali e delicate, quasi una versione ambigua di Charlot.

In tale sede mi restano solo le foto per mostrare soprattutto ai più giovani quanto fosse bello (e bravo) Michael Jackson. L'ho scelto apposta seminudo, caraibico, seduttivo. Vero.


Michael era un ragazzino di colore dalla vocetta sottile, a tratti anche un po' petulante, eppure irresistibile, maliosa.


Così l'ho scoperto e così voglio ricordarlo.


Del resto, della roboante plastica nullificata e scostante che lo ha incoronato re di un mondo inesistente, non mi è mai importato nulla. No, nemmeno del suo disco "più venduto di tutti i tempi". Per me Thriller funzionava solo grazie a tre canzoni, Billie Jean, Beat it e Wanna be starting something. E non credo fosse semplicemente per una questione d'età che ho sempre odiato il passo del moonwalker. A parte che ero una femmina, e me ne sentivo esclusa. Ma perché, in quanto donna, sono inesorabilmente legata alla realtà, e solo da quella attingo per i miei sogni. Non vivo sulla Luna, io sono la Terra. La natura. E tutto, in Michael, era d'un tratto divenuto contro natura, nel modo più sfacciato, delirante, abnorme e insopportabile. Maledetto? Andiamoci piano. La sua maledizione era ben diversa da quella di un Charlie Parker. Era figlia, e rappresentava, una generazione iperproteica, bulimica, senza storia e soprattutto senza futuro. Erano i divetti in serie alla Macaulay Culkin, i miti frenetici della Pepsi Cola scimmiottati poi in ogni parte del mondo. Tutti disperatamente uguali. Una (involontaria) parodia di Disney priva d'innocenza e di metafora. Era quel che era, cioè niente. Mutante, devastata, come la pelle che cambiava (perché non accettava la sua negritudine? perché soffriva di strane malattie? In fondo non è importante saperlo).


E di questo uomo così talentuoso e sprecato, dei suoi figli bianchi e biondi concepiti chissà come, delle nefandezze di cui venne accusato e poi prosciolto, ma che gli rovinarono la carriera, non voglio aggiungere altro... E cì, per quanto scritto sopra, secondo me era colpevole. E tanto più irremissibilmente essendone egli anche vittima, pure in questo caso involontaria e ignara, e senza scampo al di fuori dei suoi fantasmi. Di questo suo mondo seriale, inventato, ma senza colpi d'ala verso il cielo.


Il murales qui a lato si trova sugli spalti del campetto sportivo della scuola dove insegno. Realizzato da una generazione tradita e derubata ancor prima di vivere, proprio come quella cresciuta da Michael, non stonerebbe, nella sua tragicità lapidaria, come epitaffio e monito sul feretro del povero ex-re del pop, che forse adesso ha davvero trovato la pace. Non nella morte, anch'essa finta, da videoclip, delle camere iperbariche, dove fuggiva ipotetici e illusori malanni, ma in quella reale che ci riconcilia, nostro malgrado, con la terra e la natura. Col ciclo che prosegue, anche senza di noi, ma pregno della nostra irripetibile orma. Quanto dolore, però.



*****




N. B.: Un altro addio. Si è spenta anche, per cancro, Farrah Fawcett, l'indimenticabile Charlie's Angel che aveva coraggiosamente deciso di render nota la sua malattia. Una bellezza veloce e sportiva, mi ricordava mia madre da giovane. Un simbolo di spensieratezza emancipata.

Senza titolo 1540

  LUTTO NEL MONDO DELLO SPETTACOLO !  :-(


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Linkatelo

25.6.09

il consuma produci crepa ha colpito Hurt Vobain la diseny lo fa interpretare a Zack Effron o come diavolo si scrive!!!

leggo su facebook   << 
Stanno realizzando un film sulla storia di Kurt Cobain...e vogliono ke a interpretarlo sia zack Effron o come diavolo si scrive!!!!! Per favore onoriamo ancora una volta la memoria di Kurt e nn lasciamo che le sue idee finiscano in mano alla nuova icona androgina di disney channel! >> .   fonte il gruppo  Non permettiamo che Zack Effron interpreti il ruolo di Kurt Cobain !  di Andrea Pasquino . Ora  sempre  dallo stesso gruppo s'apprende   che  Cominceranno nei prossimi mesi le riprese di un film sulla travagliata vita della rockstar Kurt Cobain, destinato alla TV americana.
"Heavier than Heaven" - questo il titolo del progetto - si basa su una biografia non autorizzata di Cobain pubblicata nel 2001.
Per il momento non si sa ancora con certezza il nome del regista e dell'attore che interpreterà Kurt. Tutto quello che si sa è che la vicenda seguirà un percorso non lineare e si concent
rerà su singoli episodi della vita del cantante, senza seguire un ordine cronologico."Heavier Than Heaven" sarà la risposta televisiva a "Last Days", il nuovo film attualmente in lavorazione di Gus Van Sant ("Elephant") con Michael Pitt ("The Dreamers") nei panni di Cobain.
Unica  cosa  che non sopporto alcuni  commenti  ( che  segnalato   all'abuse  di facebook )  all'interno del gruppo   come questi  : << nooooooooo non lasciamo che il frocio di zac interpreti il MITICO kurt cobain . >>  Va  bene   che l'attore  sia  uno che  non ha  nè  arte   nè parte  ,  e  si un prodotto  di una  cultura  (  ?  )   mercificata  , usa  e  getta da  bimbiminkia  , ecc . Ma da  li  all'isulti  sia  che  sia effettivamente  gay  ( cioè  perchè è consapevole  )  sia  per  che lo sia  per  vizio  \perchè  è il sistema \ casta  cuturale    \  cinematografica  che e te lo impone  non mi trova  d'accordo sono  contrari ai miei  principi etici e morali 
 



Il re è (proprio) nudo!

Il sito Donne pensanti raccoglie adesioni contro lo "sdoganamento della mignottocrazia" e "Micromega" lancia un Appello alle first ladies: non venite al G8 per protesta verso il politico definito dalla stampa mondiale "più sessista". Persino "Famiglia Cristiana" si è accorta che forse questo esecutivo non è così ligio alla morale evangelica come sembrava (a loro), ma con un imperdonabile ritardo e, comunque, non supportata dalle gerarchie vaticane, che continuano a osservare un eloquente silenzio - ricordiamo che per i Dico fecero cadere il governo Prodi - . Ma, come osserva Vito Mancuso su "Repubblica" di oggi, esiste una Chiesa profetica e una Chiesa diplomatica. Da una ventina d'anni prevale la seconda, a maggior ragione in quest'ultimo periodo. Fin tanto che B. resterà saldo al potere, quindi, i vescovi continueranno a sostenerlo convinti. L'unica speranza è che qualche anima "disorientata", per usare il lessico di FC, lo tenga presente quando Ratzinger tornerà a tuonare contro i nuovi Welby, le nuove Englaro, il relativismo e i nemici della Famiglia e del Santo Matrimonio; e tuonerà molto presto, il 27 giugno c'è il Gay pride. Che queste anime disorientate escano dal loro imbambolamento e lo rammentino, soprattutto quando dovranno scegliere a chi destinare l'8 per mille.


Daniela Tuscano

"Avatar"

Sogno


"Avatar"


Ciao, non  so perché
ma questa notte t' ho sognato!
Eravamo al mare...
Per mano ci siamo seduti sulla riva.
C'era  una piccola barca
la vela mossa dal vento
lenta sventolava.
I remi non c'erano.
Ci siamo amati tanto
il mio cuore sembrava impazzire.
Ho provato brividi sulla pelle.
 La musica delle onde del mare
solo un gabbiano era con noi.
Mi sono girata e tu non c'eri più.
Ti ho cercato e sulla sabbia dorata ho trovato:
una rosa rossa senza spine 
e un libro con tante parole d'amore.
Mi manchi tanto e non so chi sei?
Vorrei capire il mistero dei sogni
per cercarti...ma tu dove sei?


franca bassi   


Gabbiano solitario


Immagini di franca bassi

Senza titolo 1539

  VE LO RICORDATE IL DISCO DEI CAMALEONTI APPLAUSI ?  :-)


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PARLAMI D'AMORE MARIU' PIU' 2 NUOVI VIDEO

Quando l'antica dolcezza si sposa nella grazia di tre grandi indimenticabili usignoli. Non ero nata quando questa canzone "usciva" dai fortunati possessori di apparecchi radiofonici per allietare le festicciole in famiglia, in un Italia che non c'è più. Oggi, nell'era della tecnologia telematica, un amico mi ha mandato questo video, ed io ne ho copiato codici e testo per voi. Mi è sempre piaciuta cantata da Vittorio De Sica e adesso dal trio dei grandi con un abbraccio a chi non c'è più, ma sempre sarà ...





Come sei bella più bella stasera Mariù
Splende un sorriso di stella negli occhi tuoi blu
Anche se avverso il destino domani sarà
Oggi ti sono vicino perchè sospirar non pensar
Parlami d'amore Mariù
Tutta la mia vita sei tu
Gli occhi tuoi belli brillano
Fiamme di sogno scintillano
Dimmi che illusione non è
Dimmi che sei tutta per me
Qui sul tuo cuor non soffro più
Parlami d'amore Mariù







Visto l'alto gradimento della canzone, ho pensato di aggungere l'originale cantata dall'indimenticabile Vittorio De Sica, il regista al primo posto della lista tra miei preferiti, ma di questo vi parlerò un'altra volta. Buon ascolto. NB: nel primo video si ascolta la canzone intera senza immagini, nel secondo c'è anche un pezzettino del film "Gli uomini che mascalzoni" di Camerini.








Con un saluto particolare a Lucio. ta e ascolto a tutti voi dalla sempre vostra, Rossella,La Drudi, diffidare dalle imitazioni.

Neuroni

5


Esco o entro. Forse esco. Penso di entrare. Se esco non entro. Però se entro non esco. Allora mi decido?


Ma scusa perché non ti fai gli affari tuoi? Nessuno ti ha chiesto di leggermi!


Devo cercare una parola, la trovo sul vocabolario. Sono certa che ha ancora il significato che ben ricordo. Perché allora ci sbaglio? La punteggiatura? Appunto per questo cerco il vocabolario. Riprendo la corsa al paradigma. So di certo che si entra e poi si esce da soli senza bisogno di decidere se hai già deciso. Ma l’uscita esplosiva è appagante proprio perché si è entrati con la massima voglia liberatoria.


Convieni con me che poi si sta una meraviglia? Vorresti sapere cosa mi frulla per la cervice? Continua la lettura con fervida disinvoltura. Esco perché so esattamente cosa voglio!


Sono nella mia unicità, l’asfalto è deserto.


Uno scorrivia di pneumatici e null’altro. Sfumature di cerchi elettrici. Scombinati stivali, scarpe, anfibi e tacchi a spillo. Aliti pesanti e olezzi. Cicaleccio e musica clacsonica. Semafori spruzzanti colori psichedelici sputi chicche e il mio sbadiglio.


Se esco o entro non cambia la mia bellezza splendente e arrogante. Bellezza che di certo non trovi dentro le Pagine gialle. Ho ragione io: esco o entro.


La bellezza non è copia e incolla. Quindi lascio che entri per poi goderne l’uscita.



24.6.09

Corpi di ragazza

Questa volta avrei evitato qualsiasi intervento, lasciando spazio o, meglio, parola alle fotografie e soprattutto ai video. Del resto, blog come Il corpo delle donne (da cui attingo anche per il presente post) e, più modestamente, la mia rubrica DadonnAdonna già svolgono un ruolo. Qualche appunto, però, si rende necessario.


Al min. 7.21 Nina Moric, ex moglie di Fabrizio Corona, viene usata come "prosciutto" durante una puntata di Striscia la notizia sotto lo sguardo divertito di Pino Insegno.

Alcuni giorni fa è giunta a "Repubblica" la lettera piccata di Antonio Ricci, l'ex-preside più giovane d'Italia ormai affermato e spumeggiante autore di moltissimi programmi di enorme successo, da Drive In a Striscia la notizia, da Paperissima a Emilio, a L'Araba Fenice (che destò scandalo per la partecipazione nuda di Moana Pozzi, le cui "gesta" verranno presto celebrate in un film), all'impareggiabile Velone, e via di seguito. Offeso dall'accostamento, fatto da diversi commentatori, tra le soubrette del suo Drive In e la successiva, dilagante subcultura delle escort, Ricci ha rivendicato invece l'importanza della sua trasmissione "libera e libertaria degli esagerati anni '80, osannata all' epoca da tutti gli intellettuali", definendola "comica e satirica". E a proposito delle ragazze "Fast Food", ha aggiunto: "...come allora ebbi modo di dire, erano iperboli: figure retoriche viventi, caricature parodistiche al pari del paninaro, del bocconiano, del Dott. Vermilione". Ricci ha pure ricordato come, in quegli stessi anni (un po' prima, in verità: si trattava di trasmissioni dei tardi '70) la Rai mandasse in onda le nudità di Rosa Fumetto, Ilona Staller e Barbara D'Urso.

C'è del vero nelle sue affermazioni: la più vera sembra essere la prima: che Drive In fosse uno spettacolo comico e satirico. E' stata un'autentica fucina di talenti, credo che tutti i maggiori comici del tempo siano passati di lì. Ed è vero che anche in Rai si era tentato qualche azzardo. Ma il paragone, in tal caso, non regge: la mia precisazione "dei tardi anni '70" non era oziosa. Negli show cui allude Ricci, accanto a qualche bellezza piccante - per usare un termine desueto, ma caro al nostro premier - si esibivano anche Amanda Lear, Grace Jones, Patty Pravo: donne irrequiete e, nel bene e nel male, simboli non solo di sensualità, ma anche di un'epoca che sfidava il puritanesimo, la censura, le convenzioni piccolo-borghesi. E rischiava grosso. Ci fu un tempo, in Rai, in cui ogni tanto, per strane e miracolose alchimie, simili esperimenti erano possibili: ricordo vagamente talune inchieste dell'ultimo Pasolini (ripescate e assaporate oggi grazie a Youtube), persino servizi sulle "minoranze" sessuali che oggi non troverebbero posto nemmeno in quindicesima serata.

Negli anni Ottanta, invece - come ricorda efficacemente Antonio Labranca - la bizzarria era codificata, a tempo, girava a vuoto per le vie centrali della città cercando inutilmente di sbalordire i turisti o di spaventare qualche vecchietta. Ma non si trattava più di épater le bourgeois: erano invece gli stessi figli della nuova borghesia che, improvvisamente sazi e avidi di materia, cercavano un antidoto alla noia che li opprimeva.

Drive In rifletteva appieno lo "spirito" di questa "materialità". Non era dunque uno spettacolo libertario, ma soltanto esagerato.


La comicità, anche quando diventava autentica satira (e accadeva spesso, va riconosciuto) e non semplice sfottò, seguiva ritmi veloci (fast, appunto) ma scontati. Soprattutto nella rigida differenziazione dei ruoli maschile e femminile. Ricci avrà parlato anche allora di "iperboli, parodie, figure retoriche" ecc. a proposito delle sue Fast Food, è un insegnante di lettere e il suo vocabolario ricco e fiorito, furbo - mica per tutti... -, benché ridondante (iperboli e parodie sono già figure retoriche: attento alle tautologie, prof. Ricci). Io ricordo bene che dichiarò: "Il pubblico vuole le donne? E noi diamogli le donne!". E il ruolo delle donne di Drive In era quanto di più antico il suo scapigliato autore voglia far credere oggi; tanto è vero che da quel programma non emerse praticamente nessuna attrice comica di qualità. Perché il genio folle, l'attore vero, insomma la testa pensante, anche se matta, era l'uomo, come nella più classica delle tradizioni; di là da iperboli e parodie, e anche prescindendo dalle ultime notizie secondo cui alcune di loro servivano come svago per i potenti di turno, compito delle Fast Food era invece, molto più semplicemente, eccitare.

Ricci se la piglia poi con l'architetto Fuksas, colpevole, secondo lui, di aver confuso le sue "parodie" con le ultra-disinibite Ragazze Cin Cin di Colpo grosso. Sarei curiosa di sapere quanti, in tutta onestà, ne sappiano cogliere la differenza; in ogni caso, le une e le altre si ricomposero proprio a Paperissima, in una puntata dedicata, chissà come, agli errori delle procaci figliole. (Consiglio pure, in particolare per il link appena citato, di leggere alcuni commenti a questi filmati, tutti redatti da uomini. Alcuni raggiungono il sublime: "questo e [senza accento] il ruolo vero per le donne", "anche le più feroci femministe depongono le armi: la freschezza e l'ingenuità di quei tempi fanno solo sorridere", "Ti guardano con quelle acconciature e ti salutano ammiccanti! T***e! Le amo", "grazie a questa trasmissione ho scoperto il ruolo della donna... erano le prime volte che mi veniva duro...").


Per concludere con Ricci, la sua autoperorazione suona tanto scomposta e patetica quanto quella delle spogliarelliste che si difendevano argomentando: "No, io non sono una pornostar. Io faccio il burlesque".


Su Non è la Rai forse non è neppure il caso di soffermarsi molto, però questa versione de Lo shampoo di Gaber (!!!) magistralmente interpretata da Antonella Elia (con "piuma" al posto di "schiuma") una sbirciatina la merita. In tal caso concordo con l'anonimo commentatore che, rivolto alla bionda starlette, ha concluso: "Beh, quella una voglia ce l'ha".

Sempre in Scherzi a parte edizione 2009, condotta dal "sinistro" Claudio Amendola, ecco la nuda Belen circondata da maschi vogliosi e vestitissimi. Da notare l'espressione di Paolo Brosio, recentemente miracolato - come ha reso noto lui stesso -.


L'umiliazione del corpo femminile viene pertanto da lontano e, benché più marcata sulle tv commerciali, si ritrova ormai dappertutto, sia sulle reti private sia su quelle pubbliche. E son tutti programmi di prima serata, alcuni (Non è la Rai) destinati a un pubblico di giovanissimi/e. Non delle eccezioni, ma la regola. L'amnesia della morale cui accenna Edmondo Berselli ha radici antiche.

Tuttavia, il vero emblema di questa amnesia a me sembra una trasmissione di cui mi occupai qualche anno fa: La pupa e il secchione. Anche qui il giochetto non cambia, Il pupo e la secchiona sarebbe stato improponibile, il maschio, benché sfigato, è comunque il cervello, la femmina il corpo. Mica un corpo da nulla. Lo testimonia l'esibizione delle "pupe" (dalle fattezze, con ogni probabilità straniere) qui sotto:


Sono consapevole del fatto che agli uomini piacciano molto, hanno palesato cosa in realtà desiderano da noi, ma può darsi che qualcuno capace di guardare oltre le... fessure esista pure, da qualche parte. I commenti sono irripetibili, ma uno, in ogni caso, vale la pena di menzionarlo, perché nella sua crudezza dà l'esatta misura di quel che accade di questi tempi, in giro: "Nora è da stupro violento". E quinci sian le nostre viste sazie.



****


N. B.: Marrakech festeggia Fatima al-Mansouri, 33 anni, la sua prima sindaca. "Sono onorata di rappresentare Marrakech, mi auguro di vivere fino in fondo quest'avventura", ha dichiarato la signora Mansouri. Le porgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro.

ricevo e pubblico rischiando di diventare un fuorilegge.. fate girare





In base a quello che leggerete anche questa e mail potrebbe essere fonte di reato.

Ieri il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d.L.733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: /Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet; la prossima settimana Il testo approderà alla Camera diventando l'articolo nr. 60.
Il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo e ciò la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della "Casta".
In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog a disobbedire (o a criticare?) ad una legge che ritiene ingiusta, i /providers/ dovranno bloccare il blog.
Questo provvedimento può far oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero; il Ministro dell'Interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può infatti disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.
L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore; la violazione di tale obbligo comporta per i provider una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000.
Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni perl'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.
Con questa legge verrebbero immediatamente ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta!
In pratica il potere si sta dotando delle armi necessarie per bloccare in Italia Facebook, Youtube e *tutti i blog* che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.
Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo dove una /media company/ ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento. Il nome di questa /media company/, guarda caso, è Mediaset
Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che, del tutto incidentalmente, vede coinvolta un'impresa del Presidente del Consiglio in un conflitto giudiziario e d'interessi..
Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di /normalizzare/ con leggi d repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.
Tra breve non dovremmo stupirci se la delazione verrà premiata con buoni spesa!
Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet in Italia il governo si ispira per quanto riguarda la libertà di stampa alla Cina e alla Birmania.
Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati il blog Beppe Grillo e la rivista specializzata Punto Informatico..
Fate girare questa notizia il più possibile per cercare di svegliare le coscienze addormentate degli italiani perché dove non c'è libera informazione e diritto di critica il concetto di democrazia diventa un problema dialettico


Senza titolo 1538

Segnalo il Premio Nazionale Fabio Marletta per Poesia e Testi di canzone. Partecipate e passate parola



Senza titolo 1537

  VI PIACE IL CANTANTE CHRIS CORNELL ?  :-)


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I calcoli dell’Ayatollah Khamenei

L’Ayatollah Ali Khamenei ha tenuto il suo primo discorso pubblico dopo le elezioni presidenziali in Iran nel corso delle preghiere di venerdì 19 giugno 2009 a Teheran, una settimana dopo che il controverso voto aveva consegnato una vittoria schiacciante al presidente in carica Mahmud Ahmadinejad. L’intervento del leader supremo, davanti ad una vasta folla che includeva alti prelati e politici – anche se soltanto uno dei tre candidati rivali di Ahmadinejad –, è stato un punto di svolta negli eventi del tumultuoso Iran post-elezioni.
Il leader della Repubblica Islamica ha ancora una volta sostenuto i risultati ufficiali delle elezioni, anche mentre continuavano le intense proteste pubbliche a favore del secondo arrivato Mir Hosein Musavi.
Khamenei ha rifiutato i giudizi di inaffidabilità dei risultati: è impossibile che ci siano stati “11 milioni di voti fasulli”, perché “la Repubblica Islamica non manomette i voti del popolo”. Ha anche avvisato i manifestanti che avrebbero dovuto smetterla con le dimostrazioni in strada e con le marce; se non l’avessero fatto, i “mandanti dietro le quinte” sarebbero stati ritenuti responsabili per le loro azioni.
La stance politica del leader supremo è un rischio – dato che l’effetto dei comportamenti e dei discorsi di Mahmud Ahmadinejad (sia prima che dopo le elezioni) è di imporre gravi costi al governo dell’Iran e al leader del regime – acutizzando le divisioni all’interno dell’elite politica e contribuendo a provocare le più grosse manifestazioni di piazza sin dalla rivoluzione del 1979 ha incitato l’opinione pubblica internazione contro Teheran e persino indotto seri dubbi sulla legittimità del suo diritto a governare la Repubblica Islamica.


(...) Continua su Le Coordinate Galat(t)iche.

23.6.09

Io e il mare

   


      
d-pareo02                                               Foto tratta dal Web

                                 Mi avvio lentamente nella notte
                           solo la luna a tenermi compagnia
                           l'infrangersi delle onde sulla battigia
                           la tiepida rena che accarezza le caviglie.
                          
                          Guardo il cielo e la mente s'allontana
                          mentre i ricordi popolano la spiaggia
                          mi arriva il suono dolce della chitarra
                          e due dita che mi sfiorano le labbra.

                          C'è chi balla, chi si stringe, chi s'apparta
                          in cielo brillano tante e tante stelle
                          una leggera brezza scompiglia i miei capelli
                          una voce sussurra una canzone.

                          Sono tornata indietro nel tempo
                          ora sono sola ad ammirare la luna
                          accanto a me non c'è spazio per nessuno
                          solo il mare con la sua immensità.
                                   
                          (Scritto da Marilicia il 21/06/2009)

La vita (no copyrigh ) di michele capuano)

La vita (no copyright by michele capuano)

La vita è la paura del buio… dell’imbrunire
La vita è il viaggio e forse… il ritorno
La vita è sugheri galleggianti:
attigue vecchie querce e la madre: terra
La vita è un canto: melodie dissonanti
La vita è la nostra diversità: incompresa
La vita è un raggio di sole che inventa il colore:
un seme che lo cattura: rigoglioso…
La vita sono i tuoi occhi che sorridono:
si confessano nei miei e poi balbettano
La vita è l’amore: l’odio: l’indifferenza:
scegliere di essere scelti: volare: volere
La vita è il silenzio quando hai brama di dire
La vita sono anni oppure un giorno triste
La vita è la clandestinità per tanti:
gente innocente che fugge o ripudia la guerra
La vita è un inno impuro: la fame ne uccide tanti
La vita è uno spergiuro: il tempio e l’obbedienza della sposa
La vita è pensare: amore: un sussurrato dolore:
un Dio semplice ed un altro presuntuoso…
La vita è un atto impuro: non te ma io… sono:
un dito e poi un altro che dimentica la mano
La vita è fantasia, ipocrisia: saggezza o indecenza:
valori traditi: tempeste confuse nelle nostre bandiere
Vorrei giocare con ogni nomade ed incontrare pesci d’argento
Vorrei addormentarmi vicino ad un vagabondo
Vorrei dialogare, in un bosco, con arbusti e apprensioni
Vorrei, al ritmo di danze antiche, abbracciare il futuro
Poi… ad Occidente ballo sollevato dal vento: … poi
In tutto e per tutto… binomio. Contraddittorio big bang: interamente
Un antico strumento vituperoso ci avvolge in un migrante tormento
Piccoli quadri o stazioni sono momenti solenni d’una passione silente
Povero Cristo: tribolazione sopra tribolazione: innaturale evento
Accadimento straordinario ormai ritualmente gestito da profeti integralisti
Pazzia di una minoranza dell’umanità che ha oltrepassato la giusta misura
Senza pensare, senza onestà, relativismo che lo nega: percorsi bugiardi e tristi
E’ assente il giudizio, il sapere, la coscienza: trionfa l’impostura
Un vento freddo (gelido destino) penetra le nostre anime e ci confonde
Credere? Far compassione? Disprezzare i sogni? Intorno la guerra infinita
Un’ironia amara affiora con i propri tentacoli tra tumultuose onde
… sulle quali naviga un irrefrenabile idea di libertà mai inutile: come la vita
Scrivere? Opinione bruta, irrazionale, un po’ sola e irreconciliabile
Aiutati dalla memoria possiamo inventare un percorso che appartiene al futuro
I frutti della speranza, ora dolci ora amari, rendono l’incolto coltivabile
Hic et hunc: è questo il momento per abbattere ogni muro?
Imperturbabili agiamo e reagiamo per dare un senso al nostro presente
Una volubile idea vola oltre le parole: modesta: irrilevante?
L’eccezione non è la regola e non lo è neppure la luna crescente
Un picciuolo si slarga in un lembo colore arcobaleno: novello negromante
Parole chiare: cattedra di logica che unisce la ragione all’amore
Esclusi dal tempio siamo imprigionati nella parte più lontana del corpo animale
Coltiviamo fiori e piante ornamentali per dare un senso al nostro dolore
Ci sostiene la sapienza dei popoli: una mai dimenticata filosofia proverbiale
Poi… ad Occidente ti vedo ballare sollevata dal vento: … poi
“… un popolo in marcia per la pace e’ già rivoluzione.”
Commozioni disordinatamente vive e intabarrate
piccoli cammelli di legno in un congegno girevole
e, poi, il levar la voce donchisciottesca con dignità…
(onda agitata dal mare che germoglia nel deserto)
per chiamare chi, essere in essere, è lontano
… confondevano la bambina dormiente
Fantasticava oasi quasi impercettibili, tenui
Vedeva, inverosimilmente, pensiero forse vano
da una bottiglina dal ventre rigonfio (grembo)…
risorgere, a nuova vita, apatici animali
normalmente abituati a crogiolarsi nella melma
… Anima impareggiabile inventava castelli dei burattini
Orecchi inarmonici rendevano inutile ogni segno delle idee
L’infante vaneggiava nuotando nel pozzo dei desideri
Accarezzava pesci volanti che si libravano nell’aria…
S’aggrappava , con le mani e con i piedi, all’albero della libertà
per coglierne, fuori stagione, il dolce frutto proibito
… e scalava i cieli, piccola di statura, perdendosi nell’arcobaleno
Vestita non del tutto dormiva sulla nuda terra
Chi ha appena il necessario per vivere ha gli occhi che sorridono
e immagina giorni non affannosi e privi d’angoscia…
non sa separarsi dai diritti e non china mai la testa
le vanità mondane non gli appartengono e neppure l’ipocrisia
… Svegliandosi si convinse che i bruchi possono diventare farfalle

Occhi di ragazza


Il regime ha dovuto ammettere che sono andati perduti "solo" tre milioni di voti, ma che le elezioni non verranno annullate e che, anzi, la magistratura si appresta a impartire ai ribelli una "lezione esemplare". Quasi sicuramente ci riuscirà. Il potere è ancora forte, coeso, determinato. E la diffusa ignoranza degli osservatori occidentali (anche dei semplici cittadini e/o della società civile) verso la peraltro complicata situazione non solo politica, ma culturale, e direi sentimentale dell'Iran non aiuta a creare, a livello mondiale, una risposta ferma e convincente (ci sta provando Obama, probabilmente l'unico a poterlo fare benché il successo della sua strategia non sia affatto sicuro). L'Islam iraniano non è né quello saudita né quello cupo e truce dei talebani afghani. E i giovani (il 70% del Paese ha meno di 30 anni) che in questi giorni si battono pacificamente (e vengono uccisi) per le "riforme" non hanno in mente una democrazia di tipo occidentale. Certo nessuno di loro rimpiange i debosciati anni dello Scià. Senza volerci addentrare in analisi che occuperebbero molto, troppo spazio, potremmo dire che in loro si agita il sogno di una cosa.



Una cosa che nasce dentro di loro, dal verde della loro religione ma anche della loro età. E che trae radici nell'antichità della loro cultura, vivificata, e resa fiammante, dal contatto con l'esterno che pure essi hanno, grazie soprattutto ai mezzi informatici. Non sorprende che il regime cerchi in tutti i modi di sopprimerli.



Una cosa che non appartiene a un solo Paese, ma a tutti i Paesi d'ogni latitudine, che viene raggiunta, agognata, ricercata con ogni mezzo: chiamatela umanità, dignità.


Video delle manifestazioni sono facilmente reperibili dal web. Io ho scelto, per il suo valore simbolico, la protesta di medici e infermiere di un ospedale di Teheran. Questa è gente che si vorrebbe spacciare per sovversiva, al soldo degli americani, spie ecc. ecc. Sfila un intero Paese di volti bellissimi, freschi, all'adolescenza della storia. E sono moltissimi volti femminili.



Due occhi giovani, giovanissimi, di sedicenne hanno fatto il giro del mondo assieme a quel volto di bambola tumefatta, lo sguardo ormai sbilenco, semiaperto da un lato e schiacciato, sepolto dall'altro. Il nome è Neda e anche quello lo conosciamo tutti. Oggi da qualche giornale abbiamo scoperto pure che amava la musica e che è stata colpita proprio mentre scendeva dall'auto col suo insegnante. A raccontarlo è stato il fidanzato, con poche e semplici parole che sembravano tocchi essenziali di pennello su una spaziante tela bianca.



Ho esitato a pubblicare il video che testimonia l'omicidio di Neda. So bene che circola in Internet e che moltissimi, anche minorenni, l'hanno visto. Poi ho preferito lasciar parlare il silenzio. Lo faccio per pudore, il pudore della morte. Non della violenza. I suoi assassini, si sono già giudicati. I tutori dell'ordine e della religione hanno siglato, con quel sangue, non la sua, ma la loro morte, tanto più tremenda quanto eterna. E' quello sguardo vitreo e al tempo stesso pervasivo, che non abbandona mai, implacabile come un indice puntato, che li condanna senza remissione. E basta quello. Invade ogni spazio. Si dilata come un'onda sulle plaghe delle coscienze. Ed è uno sguardo di donna.




Confrontate la sua solennità raggelata e ricomposta, e quella curiosamente spavalda e pugnace delle sue splendide coetanee coi sorrisi da televendita delle squallide odalische di casa nostra: così fiere di piacere al Padrone - nel quale noi italiani, a detta di uno dei suoi corifei, dovremmo identificarci: a ogni popolo i suoi ideali -. Così desolatamente spenti, inespressivi, degradabili e, a dispetto dell'età, vecchi e sterili. Vuoti.
















Dedico a Neda questa magnifica ballata:



Occhi di ragazza

Il regime ha dovuto ammettere che sono andati perduti "solo" tre milioni di voti, ma che le elezioni non verranno annullate e che, anzi, la magistratura si appresta a impartire ai ribelli una "lezione esemplare". Quasi sicuramente ci riuscirà. Il potere è ancora forte, coeso, determinato. E la diffusa ignoranza degli osservatori occidentali (anche dei semplici cittadini e/o della società civile) verso la peraltro complicata situazione non solo politica, ma culturale, e direi sentimentale dell'Iran non aiuta a creare, a livello mondiale, una risposta ferma e convincente (ci sta provando Obama, probabilmente l'unico a poterlo fare benché il successo della sua strategia non sia affatto sicuro). L'Islam iraniano non è né quello saudita né quello cupo e truce dei talebani afghani. E i giovani (il 70% del Paese ha meno di 30 anni) che in questi giorni si battono pacificamente (e vengono uccisi) per le "riforme" non hanno in mente una democrazia di tipo occidentale. Certo nessuno di loro rimpiange i debosciati anni dello Scià. Senza volerci addentrare in analisi che occuperebbero molto, troppo spazio, potremmo dire che in loro si agita il sogno di una cosa.

Una cosa che nasce dentro di loro, dal verde della loro religione ma anche della loro età. E che trae radici nell'antichità della loro cultura, vivificata, e resa fiammante, dal contatto con l'esterno che pure essi hanno, grazie soprattutto ai mezzi informatici. Non sorprende che il regime cerchi in tutti i modi di sopprimerli.
Una cosa che non appartiene a un solo Paese, ma a tutti i Paesi d'ogni latitudine, che viene raggiunta, agognata, ricercata con ogni mezzo: chiamatela umanità, dignità.
Video delle manifestazioni sono facilmente reperibili dal web. Io ho scelto, per il suo valore simbolico, la protesta di medici e infermiere di un ospedale di Teheran. Questa è gente che si vorrebbe spacciare per sovversiva, al soldo degli americani, spie ecc. ecc. Sfila un intero Paese di volti bellissimi, freschi, all'adolescenza della storia. E sono moltissimi volti femminili.
Due occhi giovani, giovanissimi, di sedicenne hanno fatto il giro del mondo assieme a quel volto di bambola tumefatta, lo sguardo ormai sbilenco, semiaperto da un lato e schiacciato, sepolto dall'altro. Il nome è Neda e anche quello lo conosciamo tutti. Oggi da qualche giornale abbiamo scoperto pure che amava la musica e che è stata colpita proprio mentre scendeva dall'auto col suo insegnante. A raccontarlo è stato il fidanzato, con poche e semplici parole che sembravano tocchi essenziali di pennello su una spaziante tela bianca.
Ho esitato a pubblicare il video che testimonia l'omicidio di Neda. So bene che circola in Internet e che moltissimi, anche minorenni, l'hanno visto. Poi ho preferito lasciar parlare il silenzio. Lo faccio per pudore, il pudore della morte. Non della violenza. I suoi assassini, si sono già giudicati. I tutori dell'ordine e della religione hanno siglato, con quel sangue, non la sua, ma la loro morte, tanto più tremenda quanto eterna. E' quello sguardo vitreo e al tempo stesso pervasivo, che non abbandona mai, implacabile come un indice puntato, che li condanna senza remissione. E basta quello. Invade ogni spazio. Si dilata come un'onda sulle plaghe delle coscienze. Ed è uno sguardo di donna.
Confrontate la sua solennità raggelata e composta, e quella curiosamente spavalda e pugnace delle sue splendide coetanee coi sorrisi da televendita delle squallide odalische di casa nostra: così fiere di piacere al Padrone - nel quale noi italiani, a detta di uno dei suoi corifei, dovremmo identificarci: a ogni popolo i suoi ideali -. Così desolatamente spenti, inespressivi, degradabili e, a dispetto dell'età, vecchi e sterili. Vuoti.
Dedico a Neda questa magnifica ballata:

Mio padre secondo Feltri


Senza commenti.


a che punto siamo




NO COMMENT

stop alla pedofilia

Oggi 23 giugno uniamoci tutti contro la pedofilia.

I pedofili vogliono festeggiare in quel giorno l'orgoglio pedofilo! Noi siamo contro!!!

Oggi 23 giugno 2009 è la giornata contro la pedofilia e io sono contro la pedofilia.

Per non chiudere gli occhi, per far sentire anche la nostra voce...

creato da: KayBlu alle ore 07:55

Senza titolo 1536

  QUESTO E' UN VECCHIO FORCIPE !  L'AVETE MAI VISTO ?  :-)


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22.6.09

SOFFIAN NONVIOLENZA di donatela camatta

SOFFIAN NONVIOLENZA..



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Questo potere antico

Che

Il ritorno vuol

far rivivere

.

Onda maligna

scorre fra ossigeno

e

aria viziata.



Melma pervade

in ogni angolo di Mondo.


Soffia nonviolenza

verso queste

menti insulse.

Ragione raggiungi all’anima.


Pensieri di forza uniamo.

Le sofferenze proviamo

a cancellare

di

questo governi neri come pece.


La Pace

diritto,dovere

d’ogni Popolo libero.


Il credo si

stringa tenace



dove il cuore non batte…


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Due risate per voi amici


Decoder                                                             Immagine creata da franca bassi


                         Cari amici vi regalo due risate questa é la mia fantasia....


Questa mattina commentando su "La torre di Babele TG1", mentre  scrivevo piano...piano allaccio i miei fili, ecco cosa può venire fuori. Vabbé, certo che non mi annoio.


@gabbiano(Pino Scaccia), io pago e non vedo! Per curiosità, ho acceso la luce alla scatola nera (TV). Bello, lo schermo color del cielo! adesso, aspetto che ci volano dentro dei gabbiani, e che il vento dal mare ci soffia dentro, pensa che bello, anche il profumo della salsedine. Per la scrittura io scrivo e chi mi segue lo sa, e scrivo la verità! anche se un po’ incipriata, poi anche se ci sono degli sbagli non fa male, piano…piano con l’esercizio spariranno. Io tento, semplicemente a lasciare dei messaggi a chi viene dopo di noi, non ho pretese di grandi onori, mi accontento che gli amici leggono le mie storie e ogni tanto qualche: “pergamena diploma” ci sta anche bene .Odio chi scrive abbreviato mettendo delle XXX e dei segni strani, si finirà, per non scrivere più! Lasciamo le X per la schedina.Un caro saluto a tutti della Torre, incontriamoci più spesso senza tante polemiche, il posto lo conoscete, sotto la luce del nostro faro, abbiamo solo da imparare. Grazie gabbiano che ci indichi, la via del mare aperto.
Cari amici del mio blog, adesso vi faccio fare una risata, ecco come nascono le barzellette, io ne ho scritta una vera per voi.


Seduta al mio scrittoio, sempre la luce accesa per colpa che mi trovo al piano rialzato, spesso anche se fuori c'è il sole da me è sempre notte!


Vabbè mentre mi trovavo intenta a scrivere una storia, ed ero rapita dalla magia le parole che  veloci scivolano sul foglio bianco........Drin drin...drin...un sobbalzo nel vuoto, cerco di capire il rumore estraneo al mio scritto, focalizzo é quello scocciatore del telefono, che seguita per un bel po' a squillare. Mi giro, lo guardo, faccio lo sguardo truce e poi due passi lo afferro, come se volessi mangiare un buon coscetto di pollo ruspante! (dove sono finiti!)


Una vocina...sottile...delicata: "Pronto signora...lei è una nostra buona cliente, veniamo a offrirle del buon vino...in offerta e le diamo anche un omaggio". tutto senza prendere fiato.
Mi riprendo e già gusto le bollicine, e rispondo alla gentile signorina che stava in apnea, prende fiato per prepararsi per il secondo attacco e  ascolta la mia risposta: "signorina, a me piace un buon bicchiere di vino, ma vivo da sola. Quando ero cliente nella mia casa vivevano i miei figli e un marito, adesso per un solo bicchiere a pasto é sufficiente, perciò una bottiglia è troppo grande per me sola, grazie!" E mentre mi accingevo a salutare, la vocina non si arrende: "Ma! signora oltre al buon vino le regaliamo un "Decoder!".
Pausa...per un  attimo poi rispondo: "che annata é?"
La vocina replica:"ma signora dove vive?"
risposta: "su Marte signorina"
la vocina: "come si sta su Marte?"
risposta: "Benissimo!!! anzi, se viene a trovarmi, le offro un "Decoder" del 2009 fresco con le bollicine.
La vocina, ha compreso che forse aveva sbagliato numero, saluto educatamente e sorrido felice. Scritta per voi, da una vera telefonata.
 Franca Bassi   


 


 


Senza titolo 1535

For Iran People








  Sunday Bloody Sunday --U2
Domenica sanguinosa domenica



Non posso credere a queste notizie oggi

Oh,non riesco a chiudere gli occhi
E farli andare via
Per quanto tempo…
Per quanto tempo dobbiamo cantare questa canzone?
Per quanto tempo?per quanto tempo.

.Perché stanotte…possiamo essere uno solo
..Stanotte....
.Bottiglie rotte sotto I piedi dei bambini
Corpi sparsi attraverso la strada della morte
Ma non darò retta alla voce della battaglia
Ce la metterò tutta
Ce la metterò tutta
Domenica,sanguinosa domenica,
domenica,sanguinosa domenica,
domenica,sanguinosa domenica



e la battaglia è appena iniziata
ci sono molti perdenti,ma dimmi chi ha vinto
la trincea è scavata nei nostri cuori
e madri,bambini,fratelli,sorelle lacerati

domenica,sanguinosa domenica
domenica,sanguinosa domenica
per quanto tempo..
per quanto tempo dobbiamo cantare questa canzone?Per quanto tempo?per quanto tempo…
.Perchè stanotte..possiamo essere uno solo..
Stanotte
…stanotte……
….. Domenica,sanguinosa domenica
Domenica,sanguinosa domenica
Asciuga le lacrime dai tuoi occhiAsciugaleOh,asciuga le lacrime
Asciuga le lacrime(domenica,sanguinosa domenica)asciuga le gocce di sangue dai tuoi occhi
domenica,sanguinosa domenica
domenica,sanguinosa domenica(domenica,sanguinosa domenica
domenica,sanguinosa domenica(domenica,sanguinosa domenica)
ed è vero noi siamo immuni
quando i fatti sono finzione e la TV realtà
e oggi in milioni piangono
noi mangiamo e beviamo mentre loro domani moriranno(domenica,sanguinosa domenica)
la vera battaglia è appena iniziata
per pretendere la vittoria Gesù vinse
domenica sanguinosa domenica
domenica sanguinosa domenica..

Donne e Democrazia. Paura, menzogna e “mito”.

                                          a Donatella Colasanti

La Macchina del Consenso non conosce soste, a quanto pare.

Dopo i fatti di Guidonia e della Caffarella (oltre alla patetica cornice d’indignazione sulla morte della povera Eluana) era infatti inevitabile il ritorno di fiamma della folta e abituale congrega di quei cittadini che nel nome del “popolino” reclama “giustizia, solidarietà e sicurezza”; non è certamente una novità, grazie ai trabocchetti morali in cui spesso si cade di fronte a certe vicende, ma la realtà è però fatta anche di numeri in grado di raccontare un'altra storia, taciuta dai megafoni del perbenismo, più “nostrana” e scomoda e ben al di là del pur eloquente dato statistico rilasciato dal Viminale, perchè fino a prova contraria lo stupro e la violenza in genere sulla donna non hanno mai avuto bisogno, per essere praticati, di un passaporto o di approdare clandestinamente sul bagnasciuga con un gommone; anzi, a tal proposito, sarebbe più opportuno ripristinare oltre al proprio cervello anche il consueto appuntamento con la Ragione per leggere più correttamente il presente, invece di imbracciare nervosamente il moschetto e dimostrare di appartenere alla cosiddetta società civile e di doversi arrogare il diritto di sceriffo di sé stessi e della Patria contro lo stupratore mitteleuropeo.

Cominciare significa soprattutto ricordare la violenza privata alle donne, quella cioè che avviene entro le mura domestiche, come un punto di partenza obbligato e necessario per arrivare a comprendere a pieno le dinamiche di una cultura del sopruso e della sua estremizzazione, appunto lo stupro, che viene tramandata fin dalla notte dei tempi, e, come si vedrà, anche attraverso le modalità più insolite.
Tanto per cominciare varrebbe la pena rispolverare altri dati statistici a conferma che simili abomini non sembrano essere una esclusiva sociale dell'Italia invasa dagli extracomunitari; certamente la cosa non ci può e non ci deve consolare, ma evidentemente non deve essere abbastanza per chiedersi come mai in Italia sia possibile tollerare lo squadrismo xenofobo mentre si continua con molta naturalezza a perseverare su una condotta di matrice patriarcale e detentiva che ha visto molto spesso la donna vittima, succube e protagonista di “doveri” e quasi mai di “diritti”, nonostante lo specchietto per le allodole di una emancipazione che ha sortito sì risultati e conquiste di libertà inimmaginabili fino alla fine degli anni ’60 (come la recente legge contro lo stalking)...ma che ha forse puntato troppo sulla eguaglianza di diritti piuttosto che sulla diversità di valori.
Probabilmente siamo così abituati a ragionare attraverso un costante bombardamento mediatico che incita a condannare e contemporaneamente a vestire gli abiti vecchi del buonismo e moralismo da non renderci conto di navigare tutt’ora sulla scia di una legislazione sì “moderna” ma con le sfumature di un passato di aberrazioni come il delitto d’onore e la potestà maritale, divenute regole ed usi condivisi dalla maggioranza della fallocrazia dominante almeno fino al 1975, ossia all'introduzione della Riforma sul diritto di famiglia e alla vittoria referendaria per il divorzio; basti pensare ad esempio che il termine stupro, quarant'anni fa, non entrava neanche nel linguaggio corrente perchè la violenza sessuale non era ancora riconosciuta come un “delitto contro la persona”, ma semplicemente come un “crimine contro la morale” …roba da far percorrere un brivido di ottimismo e far sogghignare persino quei simpaticoni di Barbablù e Landru, incluso ovviamente i loro futuri seguaci...
E nel caso in cui la malcapitata di turno riesca faticosamente a trascinare se stessa e il suo aggressore dentro le aule di un tribunale (presiedute soprattutto da uomini, ovviamente) l'equità e le aspettative in un giudice vengono in qualche modo intaccate (oltre alle difese e avvocature opulente) anche dalle opinioni della "gente comune" (uomini,...ma anche donne “ammaestrate”) che paradossalmente vede nella vittima la causa del comportamento criminale dello stupratore; è emblematica in tal senso l'overture di protesta di cittadini nel Processo per stupro, documentario televisivo girato in un tribunale, che è testimone (anche ascoltando le parole degli avvocati difensori) di un'Italia troglodita e telecomandata da una moralità affossata nel triviale con il gentile contributo di emarginazione e di una sottocultura derivata dalla cosiddetta famiglia allargata, dove la donna era sostanzialmente un animale privo di libertà, da addomesticare e in dovere di sfornare prole, possibilmente maschile come forza-lavoro.
Oggi qualcosa è cambiato, ma fino ad un certo punto, se pensiamo alle vessazioni morali subite dalla ragazza violentata nella notte di Capodanno, costretta in qualche modo a difendersi (di nuovo, e da sola) da pesanti insinuazioni ed a fuggire da una realtà che ingabbia e molesta più del suo aggressore, italiano stavolta e forse per questo esentato dalla rabbia della “gente comune” e anzi bellamente difeso persino con striscioni da stadio sotto casa, soprattutto se entrano in gioco dei vecchi luoghi comuni mai passati di moda, e cioè che ad una donna, seppur incauta, non è permesso dire prima “si” e poi “no”: il ripensarci e serrare le gambe per proteggere la propria intimità è considerata una “provocazione”, innescando così (secondo i “perbenisti”) una sorta di relazione causa-effetto nella quale la vittima è considerata pure responsabile della violenza subita.
Morale della (per modo di dire) favola: lo “stupratore di Capodanno” si è avvalso dello “sconto” e si becca solo 2 anni e 8 mesi di carcere (per il momento, in attesa dell'appello alla sentenza) quando il reato di violenza sessuale ne prevede da un minimo di 5 fino ad un massimo di 10 anni. E ovviamente il “popolino” tace perchè probabilmente di negri e romeni non ce n'è in questa vicenda...

E' quindi mai possibile credere che, di fronte a simili contraddizioni, il problema ricorrente della violenza sessuale sia risolvibile con la repressione delle etnie presenti nel nostro Paese, quando i primi a dare il “buon esempio” siamo ancora oggi proprio noi, soprattutto nel giudicare? E, del resto, alcuni riscontri sembrano proprio dar ragione alla storica Joanna Burke che, in un libro recentemente tradotto in italiano, evidenzia, attraverso lo studio dei crimini sessuali dal 1860 ad oggi come lo stupro sia stato sempre considerato (a torto) un reato di “classe” e soprattutto imputabile al “diverso”; ...cioè, in pratica quel che avviene ancora oggi.
Siamo così sicuri che la violenza privata e lo stupro siano fenomeni scollegati e ben distinti, e non riconducibili invece ad uno dei tanti aspetti caratterizzanti il dominio dell’Uomo nei confronti dei suoi simili?
Oppure è quanto mai fondato il sospetto che tutto ciò abbia ben poco a che fare con la salvaguardia della donna, vedi la recente reintroduzione del controverso reato di immigrazione clandestina?
Eppure dovrebbe essere abbastanza evidente che alla Macchina è sufficiente un pretesto per oliare gli ingranaggi e aprire una breccia tra le folle attraverso le dispute dialettiche tipiche dell'italiano medio, che in siffatte circostanze si riscopre straordinariamente Lancillotto e soprattutto con la personalissima esperienza di allenatore di calcio, prete, imprenditore, operaio, milite, con la solita e discutibile retorica “da bar”.
Dovrebbe, appunto...ma nonostante tutto, continuiamo a tediarci a voce alta, forse per dare un senso al solito tozzo di pane d'informazione; quanto basta ovvio, pur di sopravvivere a se stessi e alla propria tranquilla quotidianità.

Con un tale indotto mediatico l'essenza del vero problema non può che sfuggire, e quindi è abbastanza normale (o mirato) che la stessa cultura della violenza sessuale nel corso dei secoli si sia ben “adattata” al nostro modo di leggere la realtà, addirittura rimanendone estasiati di fronte ad una reinterpretazione nelle opere d’arte dei secoli scorsi: un po' quanto probabilmente può succedere ai visitatori di una delle tante Mostre come la recente che si è svolta a Roma sui Sabini, antica popolazione dell'Italia centrale, meglio conosciuti per il Ratto omonimo che avrebbe in qualche modo contribuito, secondo la tradizione, a dare i natali alla Roma caput mundi.
Ovviamente qui non si vuole biasimare l’interpretazione di un mito attraverso il valore espressivo della correlata opera d'arte in un contesto storico-culturale, altrimenti dovremmo come minimo imbottire di tritolo e polverizzare il Colosseo se si pensa alle atrocità commesse nella sua arena durante i giochi, ma è sicuramente legittimo discutere l'idea che possa aver ispirato un Giambologna se non altro per il resoconto e la continuazione di una comoda e falsa interpretazione della Storia divenuto poi mito, senza aver potuto verificare a fondo il nucleo di verità che tutti i miti e le leggende contengono...a meno che l'atroce falso che associa la donna al Demonio e alla cacciata dal Paradiso Terrestre (fino a passare all'epoca delle accuse di stregoneria) ci potrebbe rivelare la Verità e riportare inevitabilmente agli arbori di questa Civiltà, fiorita probabilmente grazie ad uno stupro di massa che a noi è stato venduto invece attraverso il termine edulcorato di ratto; quindi il Tempo in genere sembra essere stato abbastanza ingeneroso con la donna, bistrattata dal mito e dalla realtà e riconosciuta universalmente vittima solo dopo le orribili mutilazioni psicologiche oltre che fisiche subìte durante gli orrori in Rwanda e Sebrenica, ma pure sul risultato ottenuto in sede Onu di condanna dello stupro etnico, considerato crimine di guerra, vale la pena ricordare come la presunta presa di coscienza internazionale non lenisce affatto le ferite di un ritardo nella Storia Moderna (era proprio necessario? Non bastava Nanchino?) e l'interpretazione legislativa del singolo Stato su premeditazione e tipologia di reato.
Infatti, se genocidio e stupro etnico rientrano a pieno titolo e nella medesima maniera nella voce di condanna da parte di un Tribunale internazionale, come mai le legislazioni dei vari Paesi pongono sempre in second'ordine lo stupro rispetto ad una morte violenta? Eppure fino a prova contraria e a parte il periodo e il numero delle vittime a confronto, non è che corra molta differenza tra quanto accaduto alle donne dell'enclave musulmana di Sebrenica, le sevizie subite dalla quattordicenne alla Caffarella o il “massacro del Circeo”.
Possibile che lo stesso, identico reato commesso invece in tempo di pace possa avere delle “attenuanti generiche” a meno che non intervenga la sacralità e il sacrificio della vittima pur di rendere inviolabile la propria intimità come è successo per la dodicenne Maria Goretti? Cosa rende così diversa la santità di Maria Goretti dalla (dimenticata) sofferenza terrena di Donatella Colasanti vissuta e uccisa per ben tre volte? Infatti, dove non riuscirono la tortura e la violenza intervenne poi defintivamente il cancro tre anni fa, ma probabilmente a darle un dolore più atroce della sua malattia fu un incubo che si materializzò qualche mese prima, dopo ben trent'anni dai fatti del Circeo, e cioè quando uno dei suoi aguzzini, Angelo Izzo, fu inspiegabilmente scarcerato e messo in condizione di uccidere nuovamente.
Si parla tanto di sicurezza nelle strade e immigrazione clandestina, ma già da allora dove erano le folle oceaniche della “gente per bene” (che pensa di affidarsi all'Esercito nelle strade e ai vigilantes pronti a manganellare il primo malcapitato che non risponda al “chi va là” in italiano) quando Donatella e tante come lei si sono dovute difendere, anche recentemente, con le unghie dai propri dolorosi silenzi, dai pregiudizi e dalla ipocrita e patriarcale solennità del Potere e dei processi che hanno visto assolti il più delle volte gli aggressori?

E, senza entrare nel merito della imbarazzante vicenda delle intercettazioni telefoniche e sui presunti flirt del nostro Capo del Governo con l’umiliante ed immaginabile applicazione della regola del do ut des, una delle conclusioni più sconfortanti in questo “miraggio” di Democrazia e che chiude il nostro lungo discorso è la stessa attualità vista “al femminile”, a conferma probabilmente di uno dei tanti flop in fatto di conquiste di libertà, e cioè la già citata “emancipazione”.
Emancipazione”..... oppure potremmo meglio chiamarla “integrazione”, la stessa che invece stiamo negando agli “diversamente italiani”?
Già, perchè nonostante il termine “integrazione” venga di solito utilizzato in ambiti prettamente razziali e poco c'entrerebbe, a priori, con la condizione della donna, di fatto sempre di “integrazione” potrebbe trattarsi se si pensa che in Italia il più elementare dei diritti come il voto alle donne è arrivato solamente nel 1946 e che ci siamo portati fino al 1980 il matrimonio riparatore e legiferato solo nel 1996 in termini di stupro come “crimine contro la persona”: cioè appena tredici anni fa, dopo decenni di lotte e di assurde limitazioni nei più elementari diritti civili. Si potrà discutere o meno sui giochi di parole che rappresentino meglio i fatti, ma la realtà di una discriminazione ancora in corso non si può certamente negare (nel mondo del lavoro, ad esempio, e con una maternità imminente).
Di sicuro non è facile, ma se riuscissimo ogni tanto a far prendere aria al cervello e a comprendere come la fantomatica “subumanità” della donna e del “diverso” in genere siano paradossalmente utilizzati proprio come “arma del Potere” anziché dalla comunità vilipesa ed ingannata, forse ci renderemmo conto di essere schiavi di moderne e camuffate Dittature arroccate nelle stanze dei bottoni degli Stati democratici, mantenute e rafforzate dalle nostre illusioni di sentirci "liberi"...ma di fare quel che dicono loro.

Se non si comprende il gioco perverso con il quale la Macchina ci controlla e ci prende pure sonoramente per il culo, probabilmente non arriveremo mai ad avere le idee più chiare su ciò che si sta materializzando sotto i nostri occhi, e cioè una progressiva mancanza di libertà che ci viene servita su un piatto referendario o semplicemente cavalcando l'onda delle emozioni e della paura di turno, insita stavolta nella sessualità violata di una donna,...tanto un pretesto vale l'altro pur di farci credere che “un maggior controllo significa sicurezza per tutti”: e chi non ha a cuore la propria incolumità, al prezzo di qualche rinuncia nelle libertà civili? E' già successo negli Usa con il Patrioct Act, dopo i fatti del 11 settembre.
Si tratta semplicemente di riflettere un poco, ma allo stesso tempo bisognerà soprattutto rendersi conto che, in tempi di mobilità sociale, le regole del gioco cambiano repentinamente, come i protagonisti, le metodiche e gli interessi in ballo. Quindi anche i Tiranni, primo tra i quali il nostro senso critico, perennemente in bilico tra i media ed una scarsa memoria storica.

Senza la “presa di coscienza” di un evidente declino dei valori di convivenza civile, finiremo sì per invadere le piazze, ma nell'unico intento di rimanere assai smunti e con lo sguardo smarrito al cielo.

In attesa di un miracolo forse o, peggio ancora, di qualcun altro che s'affacci nuovamente dal balcone.


Autore: Salvatore, blogger  Liberi finalmente liberi