21.3.14

Parla Giorgio Lupano, protagonista della pièce Oggi e domani a Sassari e domenica a Tempio “Elephant Man” La consapevolezza di essere un uomo

sembra  bello   . Ed  interessante  . Alemo da quel che  dice la  nuova sardegna del  21\4\2014

di Roberta Sanna 

SASSARI Sarà oggi e domani (ore 21) al Comunale e domenica a Tempio “Elephant Man”, spettacolo di Giancarlo Marinelli. Ne parliamo con Giorgio Lupano, nella scena Joseph Merrick, affetto da una malattia deformante e realmente vissuto nell’Inghilterra vittoriana. «Lo spettacolo racconta – dice l’attore – l’umanità di Merrick, la lenta acquisizione di questa consapevolezza. Fino ad allora aveva accettato la condizione di “uomo elefante” con rassegnazione, trattato come un fenomeno da baraccone mai da essere umano. Grazie all’aiuto del personale dell’ospedale, l’amore e l’amicizia - il dottore e sua
moglie, Rosario Coppolino e Deborah Caprioglio, e la capoinfermiera, Ivana Monti, riacquista la sua identità di uomo». Perché può interessare lo spettatore odierno? «Oggi siamo esposti ad altri tipi di esibizione:la ricerca spasmodica della bellezza, la forma fisica a tutti i costi, l’omologazione a canoni imposti di bellezza. Questa è una chiave di lettura. Dire che siamo persone e non conta l’aspetto, sembra banalità, ma nei più giovani non attecchisce. In America le ragazzine chiedono le protesi al seno per il compleanno. È un modo per diventare bellezze da baraccone». È un limite recitare con una maschera? « In teatro il volto conta meno che al cinema. Conta più il corpo, come occupiamo lo spazio o usiamo la
voce. Qui anche quella è deformata. Ma anche così posso dare la mia personale interpretazione. Sarò più chiaro: prima di me c’era Daniele Liotti e nonostante indossiamo la stessa maschera e lo stesso costume siamo due Merrick molto diversi. Capaci di dare a questa fissità del volto e della postura un carattere, una personalità precisa. Certo è una bella sfida. Appena me lo hanno proposto ho pensato: quando mi ricapita un personaggio così? C’era il timore di una storia che parla di deformità fisica, tema su cui non si può essere superficiali, e dall’altra parte una sfida, perché recitando con la maschera, la postura e la voce deformate, dovevo far emergere l’umanità. Ora so che chi viene a teatro dimentica la maschera e sta ad ascoltare l’autoironia che viene fuori, la tenerezza e a volte la cattiveria, fino a scoprire la persona che c’è dietro».


19.3.14

Parigi, profanato il Sacre Coeur Gli anarchici (? ) imbrattano la basilica

Al di là dell'essere anarchici (  o di altra   forma  di pensiero )   o meno , credenti o non credenti ... é proprio la bestiale stupidità di questi atti, compiuti da pochi reietti, che allontana le persone da qualsiasi confronto     con le idee di questi fanatici miserabili. La vernice ce l'hanno nel cervello. Indelebile. Lo so che   tale articolo  è un concentrato di  luoghi comuni  ed  ostile agli anarchici  , in quanto i veri anarchici  , esperienza  personale  , odiano si  le  chiese   , ma  non  scenderebbero mai   a  livelli del genere  .
Lo riporto sia  perchè non  ne  ho trovati altri   su tale  news ,  e poi ho  subito un intervento ad  un dente   e  sono a dolori    non riesco a trovare la forza   di stare  molto a  pc  e  cercarne altri magari   meno carichi d'odio e di rancore  ,  forse più obbiettivi e  senza  preconcetti   \ pregiudizi  sugli anarchici  .

Indignazione per l'atto vandalico contro uno dei simboli della capitale francese, visitato ogni anno da 10 milioni di turisti.
Choc e indignazione in Francia per la profanazione della Basilica del Sacro Cuore, uno dei momumenti simbolo di Parigi. L'ingresso della celebre basilica di Montmartre, con vista mozzafiato sulla capitale, è
stato imbrattato da anonimi vandali con scritte rosso fuoco. Si tratta di slogan tipici dell'ambiente anarchico: 'Né Dio né Stato", "Fuoco alle cappelle", "Fuck tourism". Un atto vandalico che ha suscitato sdegno e indignazione tra i cittadini e i politici. "E' inaccettabile" ha dichiarato il sindaco uscente della capitale, il socialista Bertrand Delanoe. Il Sacre Coer è uno dei monumenti più famosi di Parigi, con circa 10 milioni di visitatori all'anno.

17.3.14

Venduti 50mila libri: Bitti riavrà la piazza Gli scrittori sardi vincono la scommessa

unione  sarda  online del  17\3\2014
                          La piazza danneggiata dall'alluvione



E' stato così raggiunto l'obiettivo che sei scrittori sardi, pubblicati da Einaudi, avevano inteso raggiungere con la pubblicazione di un'antologia.
Bitti avrà nuovamente la piazza distrutta dall'alluvione. Sarà ricostruita grazie ai fondi raccolti con l'antologia "Sei per la Sardegna" regalata da sei scrittori sardi (Abate, De Roma, Fois, Mannuzzu, Murgia e Soriga) e dalla casa editrice Einaudi. In poco più di un mese e mezzo, grazie alla maratona di solidarietà dei lettori, il libro ha venduto le 50mila copie necessarie per la ricostruzione dello spazio urbano devastato dalla furia dell'acqua e del fango. Entro Pasqua gli autori che hanno dato vita al progetto, contando anche sulla disponibilità dei librai, saranno a Bitti per dare il via al progetto che farà risorgere lo spazio urbano, simbolo di aggregazione della comunità. La piazza non sarà così un luogo doloroso di memoria. Al posto del cratere scavato dalla furia dell'alluvione, ci sarà uno spazio che si fonda sui valori della solidarietà e della cultura.
Soddisfatto lo scrittore Francesco Abate, una delle anime dell'iniziativa: "Ogni libro equivarrà a un mattone - ha detto ricorrendo alla formula che ha inaugurato la presentazione del volume - ogni libro rappresenterà la speranza. L'impegno civile dei lettori ha vinto".

adesso anche per fare spettacolo bisogna emigrare e andare oltre il mare LOU DI FRANCO, LO ''SWING SARDO'' CHE HA CONQUISTATO LA FRANCIA






Inserito il 16/03/2014 h 13:00

Swing e jazz nelle proposte musicali di Lou di Franco, cantante sarda emigrata in Francia con un secondo album uscito di recente

c.. di massa Perù: tutti nudi a Machu Picchu Dilaga moda, ma scattano arresti

unione sarda  Domenica 16 marzo 2014 21:47


                                                                Nudi a Machu Picchu

Fino a un po' di tempo fa erano episodi isolati. Poi hanno attirato l'attenzione dei media, e ora rischiano di diventare una tendenza tra gli stranieri che visitano il principale sito turistico del Perù. Non si sa bene quando è iniziato il gioco, ma come sempre è su Internet che si è diffusa la nuova tendenza. Prima c'è stato l'arresto di due ragazzi, uno australiano e uno neozelandese, che si fotografavano senza nulla addosso fra le rovine. Poi le immagini pubblicate da un giovane israeliano sul suo blog per arrivare inevitabilmente al video su YouTube, in cui si vede una coppia correre senza vestiti nella cittadella inca. Ieri altri quattro arresti. Ricardo Ruiz Caro Villagarcia, responsabile della Cultura di Cusco, la regione dove si trovano le rovine, ha promesso che garantirà che "cessino questi episodi, che pongono a rischio il nostro patrimonio". Anzi, le autorita locali hanno già fatto sapere che se ci saranno nuovi stranieri con il "vizietto", avvertiranno immediatamente le rispettive ambasciate. Chi ha provato a fare un'analisi rigoroso di quello che potrebbe diventare un nuovo fenomeno del turismo è El Comercio, principale quotidiano di Lima. "Perchè tutti nudi su Machu Picchu?", si domanda il quotidiano, dandosi due risposte: "La prima ragione è quella di voler lasciare un'impronta nella propria vita. Si può cioè scrivere un libro, piantare un albero... oppure farsi scattare una foto nudo tra le nostre rovine". "Il secondo motivo é strettamente legato a Internet - prosegue il giornale -: la rete "massifica" ed è quindi necessario fare cose eccentriche per poter distinguersi e fare in modo che la società ti guardi".




16.3.14

Giappone, ecco il super tiro alla ''Holly e Benji''

http://it.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_Holly_e_Benji






Kosuke Ota e Naohiro Ishikawa sono due calciatori del FC Tokyo molto appassionati di manga giapponesi. Amano leggere soprattutto “Capitan Tsubasa”, meglio noto in Italia con il nome di “Holly e Benji”. Il manga è famoso per i tiri strabilianti dei giocatori protagonisti, ma Kosuke e Naohiro non vogliono essere da meno. Decidono così di imitare il super tiro del loro fumetto preferito. Kosuke riceve un passaggio da Naohiro e lascia partire un esterno sinistro ad effetto che si infila sotto l’incrocio. Un tiro talmente preciso da essere considerato un fake da alcuni utenti su YouTube, dove ha già raccolto un milione e mezzo di click in tre giorni.

(a cura di Ivano Pasqualino)

  e per  rinfrescare la menoria    o  far  conoscere   alle nuove generazioni    tale  manga    eccone la sigla italiana

  e la  sigla  giapponese  


differenza tra orfani e lady mafia

Un mio amico   , lettore  del nostro  blog  ,  mi ha  chiesto    dopo aver  letto i  post  su  ladymafia  : <<  come   prendi  orfani e  lo giudichi bellissimo  nonstante la  violenza  , prendi lady mafia e lo stronchi   senza  neppure  un appello \  seconda  possibilità    dopo  neppure  un numero .  Come mai  ?.    >>

Sono due  oltre   a essere  due  generi   diversi  . distopico  Orfani   Noir - hard  boiled   Lady mafia  . Inoltre   , come  certamente  saprai  , a  differenziali  è il  tipo   di trama   e  il  modo  con  cui  sono disegnati  
Orfani 

 Ne   ho anche  parlato   in questi due post  


ottimi i disegni   almeno da  quel che ne  capisco   non avendo fatto studi d'arte ma un semplice  liceo   artistico  e  la  facoltà  di  lettere , ottima la trama  che non si  fossilizza  su una  sola  vicenda   ma più vicende insieme 


                               Lady mafia  
Nonostante la  strenua  difesa degli autori che pubblico interamente  presa   da   http://ramath.forumup.it/about9941-.html&highlight=

Ma Lady Mafia è un fumetto noir, e il vortice di violenze che contraddistingue le sue vicende rientra nei canoni del filone narrativo a cui fa capo. Voler ridurre, però, il fumetto a questo e accusarlo di sfruttare il fascino del male per fini commerciali, vuol dire non aver letto affatto il fumetto o essersi fermati solo al titolo. Lady Mafia è molto più di questo, e di conseguenza rimandiamo le accuse e l'invito a sospenderne la pubblicazione al mittente.
In Italia, purtroppo, si tende a sottovalutare parecchio l’intelligenza media dei lettori, non ritenendoli capaci di farsi un’idea su cosa sia giusto o cosa sia sbagliato nelle letture che vengono loro proposte. Noi, al contrario, siamo convinti che chi ci legge sappia riconoscere la differenza tra il bene e il male. E il cadere di Veronica nell'errore/orrore va ricercato nel circolo vizioso della violenza, cui Veronica è abituata da sempre. In parole povere, conoscendo lei solamente il linguaggio della violenza (è figlia di boss e la violenza continua a seguirla anche all'interno delle mura della casa famiglia cui viene affidata), altro non sa fare che parlare appunto solo quella lingua. E' sbagliato, ma umano. E Veronica sa di sbagliare, come confida spesso nelle pagine del suo diario, lo sanno anche i personaggi che incontrerà nella trama (l'amico Nicola, il parroco, ecc.), può non accorgersene il lettore?!
Artisticamente parlando, Veronica offre sfumature, evoluzioni e conflitti di coscienza, che un "eroe bianco" non consentirebbe. I suoi errori, i suoi dubbi, i suoi sfoghi, quelle sue certezze che nello sviluppo della trama vacillano sempre più ne fanno un personaggio complesso, a tutto tondo. Ma quello di lei che non va mai perso di vista, è che Veronica sbaglia e continua a sbagliare perché nasce come antieroina: e come potrebbe mai un antieroe essere esempio di condotta giusta e morale?
Il messaggio del fumetto è dunque un messaggio positivo, che viene gridato attraverso la rappresentazione del negativo. Abbiamo scelto di mettere in scena gli orrori della violenza per renderne palese l'assurdità, l'amoralità, col fine di prenderne distanza.
E quando parliamo di rappresentazione della violenza, non ci riferiamo solamente a quella di stampo mafioso. La nostra battaglia si traduce in denuncia contro la violenza - tutta - da quella esercitata sulle donne, a quella praticata sugli animali, o ancora a quella rivolta a chi è diverso. Se così non fosse, e avessero invece ragione i nostri detrattori, non avrebbe, allora, senso l'ampio spazio lasciato a tematiche scottanti e attualissime, quali il femminicidio, l'omofobia, la vivisezione, il razzismo, lo stalking, sia all'interno delle trame del fumetto sia nella rubrica Lady Mafia Extra. A dare voce a personaggi fittizi nel fumetto sono professionisti (psicologi, avvocati, ecc.), che danno consigli e tracciano identikit per riconoscere predisposizioni e comportamenti violenti. Pur non avendo la presunzione di essere un fumetto “educativo” (ma lo sono forse gli altri?!), cerchiamo in tutta coscienza di essere un fumetto al meno “informativo”, proponendo al lettore temi e spunti su cui poter riflettere.”
“Lady Mafia” continua l'autore “è la madre della protagonista del fumetto, che avendo preso il posto del marito dopo la sua carcerazione, così viene chiamata. Ecco perché Lady Mafia è semplicemente equivalente femminile di boss, di padrino, e giammai una esaltazione del ruolo. Ma, forse, il problema è proprio tutto qui, la scelta di un'antieroina anziché di un antieroe. Forse un Mister Mafia non avrebbe sollevato tanto scalpore, come non lo fanno i romanzi, i film e le fiction di mafia, o i tanti videogiochi violenti non proibiti ai minori.
Paradossalmente, la scelta del protagonista al femminile voleva (e vuole tuttora) essere un "omaggio", passateci il termine, alla donna, una riflessione sul suo ruolo odierno e sui suoi drammi, personali e sociali. Veronica, per entrare in affari con la mafia, è costretta a fasciare il proprio corpo per nasconderne la femminilità; si muove in un mondo decisamente “maschile” (oltre che maschilista), tanto che è costretta ad assumere l'identità del defunto fratello Andrea per entrare a far parte di Nostraduania. Questa metamorfosi forzata, nei nostri intenti, vuole rispecchiare la snaturalizzazione della donna “moderna” in ambiente lavorativo, che si vede sistematicamente penalizzata e scavalcata, nel confronto con un collega uomo. Allo stesso modo, la lacerazione interna della personalità dell'antieroina, deve rimandare allo strappo che molte donne oggi provano dinanzi alla scelta tra carriera e famiglia.
Gli equivoci nel mondo della parola, come in quello reale sono infiniti. Il drammaturgo Bertolt Brecht ne è esempio eclatante. Il capolavoro Madre Coraggio e i suoi figli, scritto a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale, è denuncia degli orrori delle guerre e delle tragedie che esse producono. Nelle sue intenzioni l'antieroina di Brecht, e sottolineiamo antieroina, a fine rappresentazione avrebbe dovuto ripugnare lo spettatore. Sì, perché Madre Coraggio è parte, seppur marginale, del macrocosmo "guerra"; e sebbene vedrà morire i suoi figli, con il suo carretto continuerà ad alimentare la macchina della guerra. Come poter avere simpatia per lei? Ebbene, il pubblico non soltanto ne ebbe compassione, ma la amò.”
La Cuore Noir Edizioni e Pietro Favorito non ambiscono a tanto per la loro antieroina, ma sperano almeno che venga capita!

Posso  affermare  che  Lady Mafia è un fumetto, almeno per il primo numero che ho letto ,  dal punto di vista tecnico, stilistico e artistico, orripilante\ mediocre  .Gli interventi  degli psicologi  andavano integrati  dentro il fumetto   e  non  come  appendici
E' uno di quei fumetti, con operazione marketing connessa  (  vedi  qua  )  , che, per chi ama quest'arte, può essere considerato solo un insulto se usato in maniera  estrema .
E' un insulto, per esempio, che questo albo appaia in uno dei prodotti di punta di quest'anno di Rai Uno. E' un insulto che trovi uno spazio spropositato nelle cronache di questi giorni. E' un insulto che venga pompato a tal punto da farlo considerare un fumetto di "culto" e che "rompe" con una certo "buonismo" dilagante (perchè è questo che viene detto tra le righe).
E' un insulto che si parli di censura e di ritiro!!! Ma lasciatelo lì a marcire sugli scaffali delle edicole: senza questa pubblicità non se lo sarebbe comprato nessuno.
E' un insulto che si parli di questo fumetto, oppure che questa ciofeca abbia agganci tali da farsi parlare addosso, e che si parli invece così poco di tutto il resto del fumetto italiano che è generalmente bello, ben fatto e che trascina ancora oggi decine di migliaia di persone nelle edicole o nelle fumetterie  mensilmente.

ne  ho parlato  per  chi fosse interessato precedentemente   qui  e  qui  

Un altra mia amica mi ha  fatto notare     che in essi c'è  troppo violenza   e che preferisce per  i suoi  bambini   i classici   come  : Mafalda (  I II )   ,  snoopy , topolino ( I II )  , ecc

 vero  e  non ti  biasimo  nei fumetti  e non solo purtroppo    c'è troppa  violenza   a  volte anche gratuita  ed  eccessiva  .





 Ma  in alcuni  casi è  funzionale  alle storie




E poi   bisogna  distinguere  ed  educare    che ,   anche  se la  violenza   non è mai  giustificabile specie quelle gratuita    c'è  violenza  e  violenza  .  quella  imposta   del potere  in genere  dal media    e  quella   proveniente  da dentro di noi     ma  che  dobbiamo tenere  sotto controllo . Per  spiegarmi meglio  fasi riferimento al  romanzo  ed il al film Arancia meccanica  ma  soprattutto  a    questo film  Trailer italiano di "L'onda" ("Die Welle"), il film tedesco diretto da Dennis Gansel del 2008




e  a   http://it.wikipedia.org/wiki/Violenza  ( con relativi  link  ) 
concludo  analizzando   l'uso della  violenza   nei due  fumetti     di cui  siu è parlato  nel post  d'oggi .

Lady mafia  
L'uso  è  solo gratuito  specie  la  scena  in cui  continua  a torturare  e  poi  ammazza  brutalmente uno   del commando  che  partecipo alla mattanza  della  sua  famiglia      , nonostante   quello  che  sta  torturando   per  estorcergli i nomi del restpo del comando  e  del mandate      che   uccise i  suoi genitori  sia  disposto ad  aiutarlo a rintracciarli  .   Infatti   nel finale   del  primo episodio   quando  un misterioso   personaggio  va
 a  confessarsi  e   come ultima cosa  afferma  ....  vedere  a  sinistra    la mia  scansione dell'ultima tavola del  primo numero di questo fumetto 
In Orfani  
Essa  almeno  , dall'impressione fattami   leggendo i primi  6  numeri  ,  non è  gratuita  ma  funzionale alla storia in questione . Infatti La Terra è colpita da un mega raggio mortifero, che spazza via mezza Europa e un sesto della popolazione mondiale. A puntarlo sul nostro pianeta, con premeditazione da una galassia lontana, pare siano stati gli alieni. In questo scenario post apocalittico sono ambientate le vicende di Orfani, i protagonisti della nuova miniserie Bonelli, un gruppo di bambini adottati dall'esercito per farne macchine da guerra. Che da grandi si ritrovano in un mondo ostile a combattere contro un nemico terribile e sconosciuto. Ma ......
da http://www.smemoranda.it/post/1332/Orfani-la-prima-serie-a-colori-firmata-Bonelli
( mie deduzioni e previsioni   che sembrano trovare  e troveranno  conferma   nei  numeri successivi al  6     )   si scoprirà che  il realtà è un regime di militari\  una dittatura che   sta educando \ formando,  con  una  pseudo  guerra    dei nuovi soldati per    ristabilire  l'ordine  . 
Ed  l' addestramento rende alcuni d'essi iulteriormente instabili e violenti e crea il desiuderio di vendetta .di .... e la relativa reazione di .... contro i capi che li ha fatto il lavaggio del cervello e addestrati in tale maniera cioè al motto Non facciamo arte. Facciamo cadaveri.


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15.3.14

alla ricerca di un film misterioso hanno ucciso un altro bandito opera del regista romano Guglielmo Garroni, datata 1976

forse ho trovato online  su http://www.tubeplus.me/  un   film d'epoca  girato  dalle mie parti nel 1976    più  precisamente  qui per il donwload diretto
Un Misterioso film di cui non si ha praticamente alcuna notizia e di cui non si è ancora trovata una copia. Esistono solo diversi manifesti d'epoca, che farebbero pensare ad un film drammatico sul banditismo sardo. Secondo il Dizionario dei film di Poppi e Pecorari risulterebbe un passaggio televisivo nel marzo del 1978 su Telemontecarloe  una proiezione  nella stessa  Santa  teresa  come   dice  questo articolo   della  nuova sardegna  cronaca Olbia-Gallura  del 15\3\2014



                                  di Giulia Bardanzellu
SANTA TERESA 
Il dizionario del cinema italiano, Poppi e Pecorari, lo cita così: «Film misterioso che non risulta mai essere stato programmato nelle pubbliche sale».


foto  di  Sara Achenza ©









Mai, tranne che a Santa Teresa, dove in molti si ricordano di averlo visto, proiettato per tre giorni di fila. La pellicola scomparsa è quella di «Hanno ucciso un altro bandito», opera del regista romano Guglielmo Garroni, datata 1976. Di questo film, che

  foto Sara Achenza ©

aveva come protagonisti Leonard Mann, alias Paolo, un giovanissimo Pippo Franco, nel ruolo di Sardu, e l'attrice in voga in quegli anni, Laura Belli, nei panni della bella Amanda, oggi restano solo un paio di locandine in vendita su eBay e qualche foto di scena. Gli attori sono ritratti sulle rocce di Capo Testa e tra le strade del rione Santa Lucia.
 Si tratta di scatti pubblicati di recente su Facebook dalla figlia di una delle comparse teresine. Una vera rarità per un film che ebbe la sfortuna di non trovare distributori, per poi dissolversi nel nulla. Alcuni siti internet lo definiscono «un raro film sul banditismo sardo girato in stile western». Niente trama e niente pellicola. Almeno per ora. La ricerca è partita già da tempo e i primi risultati non sono stati incoraggianti. La Cineteca nazionale di Roma non la possiede, così come quella sarda. Si sa che il 22 marzo del 1978 il film andò in onda su Tele montecarlo, l'attuale La7. Difficile pensare che sia stato registrato all'epoca ma tra i cultori del genere potrebbe nascondersi la preziosa e misteriosa opera. A interessarsi della ricerca c'è oggi anche la nipote di Guglielmo, Monica Garroni, pittrice e art director nella pubblicità, figlia di Romolo, celebre direttore di fotografia e anch'egli cineoperatore. Per lei, che racconta di una grande passione per Santa Teresa e per la Sardegna, visitata in lungo e in largo, sarebbe un modo per ricordare la sua famiglia, tutta legata a doppio filo al mondo del cinema. Nella scheda tecnica del film sono presenti anche il cugino Mark Garroni, come assistente operatore, e un altro zio, Gino Pittoni, autore delle musiche: «Sarebbe bellissimo poterlo ritrovare - dice- e per me tornare dove è stato girato tanti anni fa. Un luogo meraviglioso, ricco di poesia, come tutta l'isola. 
Mi sto muovendo con i miei parenti anche in America per verificare la presenza della pellicola tra quelle di mio padre e di mio zio". L'appello è stato inoltrato anche alle emittenti televisive. Il passo successivo è contattare gli stessi attori. La missione è trovare la pellicola scomparsa e ricostruire così un pezzo della storia del paese, da festeggiare con una proiezione pubblica. La seconda dopo quasi quarant'anni.

Sassari Rivincita su Equitalia: cittadina costringe l’agenzia a pagare

  da  la nuova sardegna del 15\3\2014  

Imprenditrice stanca di aspettare invia l’ufficiale giudiziario nella sede di Sassari e chiede il pignoramento dei mobili. Costretta alla resa l’agenzia di riscossione che non versava le spese legali dopo aver perso una causa

  
di Nadia Cossu


SASSARI

 Quando le parti – per un curioso gioco del destino – si invertono può capitare anche che un ufficiale giudiziario piombi nelle stanze di Equitalia per pignorare sedie, scrivanie, quadri. Qualcuno potrà sgranare gli occhi eppure è quanto accaduto a Sassari due giorni fa. Equitalia non paga le spese processuali per una causa vinta da una contribuente che aveva presentato ricorso e il suo avvocato chiede il pignoramento dei beni. Che alla fine non si è materializzato perché proprio ieri mattina l’ente più temuto e “mal sopportato” dai cittadini ha pagato quanto dovuto: 2300 euro. La vera protagonista di questa storia è la titolare di un’azienda agricola di
Cagliari che per un certo periodo ha stabilito però la sua sede a Sassari. A giugno del 2012 si vede recapitare un preavviso di fermo amministrativo – su uno dei veicoli di sua proprietà – e si rivolge subito all’avvocato di fiducia Salvatore Carboni. Il legale scopre che la cartella esattoriale fa riferimento a un presunto debito di 33mila euro che la sua cliente avrebbe con l’Inps. Ma l’avvocato scopre soprattutto che la cartella le era stata notificata nel 2001, che tutto era quindi abbondantemente prescritto e che la titolare della ditta (nel frattempo l’azienda era stata anche cancellata dal registro imprese) quella cartella non l’aveva mai ricevuta. A quel punto scatta il ricorso, si costituisce anche l’Inps e Equitalia resta contumace. «L’ente riscossioni – ha spiegato il legale – sapeva molto bene che stava chiedendo un credito prescritto, ma è andato avanti ugualmente». Il giudice del lavoro (competente perché si trattava di presunti crediti previdenziali) dispone subito la sospensione del provvedimento di fermo amministrativo. Lo scorso gennaio lo stesso giudice Elena Meloni emette una sentenza (la numero 17) che dichiara illegittimo il fermo e condanna Equitalia al pagamento delle spese processuali per un totale di duemilatrecento euro. Ma l’ente di riscossione dei tributi non rispetta quanto disposto dal giudice e continua a non pagare. Si comporta come alcuni contribuenti che spesso e volentieri – purtroppo! – bacchetta e richiama all’ordine. Quando va bene. Trascorsi i termini di legge, l’ufficiale giudiziario avantieri mattina ha bussato alla porta degli uffici sassaresi di Equitalia. Si è guardato intorno, ha parlato con il funzionario di turno che ha capito subito quello che stava per succedere. Solo a quel punto l’ente ha accelerato e ha finalmente eseguito il pagamento. La scadenza (ultima) era fissata per ieri mattina. E infatti, proprio ieri mattina, all’avvocato Salvatore Carboni è arrivata la ricevuta del bonifico effettuato correttamente. Equitalia ha estinto il suo debito e non rischia di vedersi svuotare degli arredi gli uffici della sede sassarese. Cosa che sarebbe senz’altro successa se avesse ritardato di un solo giorno il pagamento delle spese legali.

storie di strada


musica  consigliata


Sono sempre di più le persone, anche giovani, che cercano di guadagnare lavorando ai semafori delle strade delle nostre  città  \ paesi   in questo caso di Cagliari. Conosciamo Francesco e Falù


la seconda  


Israele, cane ferma il traffico per far soccorrere il suo compagno. Ma è troppo tardi
Commuove il web il video, ripreso da una telecamera di sorveglianza in Israele, di un cane che in mezzo a una strada tenta di fermare le auto in transito per permettere il soccorso a un suo compagno investito. Grazie al cane "vigile" un passante riesce a raggiungere l'animale investito, ma purtroppo per lui non ci sarà più nulla da fare.









dopo il caso del marito della Mussolini politicanti e le baby prostitute

in sottofondo    Adelante   ,  Adelante  -  Francesco de  Gregori 



Quando il pedofilo è il vecchio bavoso più potente del paese non è così grave... 






OVVIAMENTE   è in senso ironico \  sarcastico     perchè  è  un fenomeno come evidenzia  la strofa    della canzone  sopra  citata  : 
<< 
(...)
In questa terra senza più fiumi, in questa terra con molti fumi
Tra questa gente senza più cuore,
e questi soldi che non hanno odore,
e queste strade senza più legge,
e queste stalle senza più gregge,
senza più padri da ricordare,
e senza figli da rispettare.
(...)
>> da  http://www.angolotesti.it/




il calcio malato di razzismo i tifosi sempre più imbecilli il caso vedovca scirea vhs ultra juventini e il caso della squadra multi etnica del casablanca che gioca nei campionati amatoriali dell’Uisp di Forlì

dopo il caso   della  vedova  scirea - ultrà  Juventini

repubblica  13 marzo 2014


TORINO - Una risposta durissima e delirante, inaccettabile nei toni e nella sostanza, per replicare a Mariella Scirea. Alla vedova del campione bianconero, che in settimana aveva condannato i cori razzisti che spesso si evano dalla curva intitolata a suo marito, minacciando di togliere alla Sud il nome, ha risposto il gruppo dei Drughi: con una lettera nella quale insultano la signora e affermano che dovrebbe essere lei a rinunciare al cognome Scirea. Poi, nei primi minuti della partita con la Fiorentina, allo Juventus Stadium, la curva Sud ha intonato il coro "Mariella Cavanna, la senti questa voce? La Juve siamo noi". Volutamente gli ultrà bianconeri hanno chiamato la signora Scirea con il nome da nubile, Cavanna.
Nella lettera diffusa sul loro sito i Drughi attaccano Mariella Scirea sul piano personale ("varcò la soglia di Montecitorio grazie alla sua condizione di vedova di un grande campione, non certo per le sue qualità e tantomeno per la sua preparazione") e ricordano che "i cori incriminati, cantati da tutti da più di 20 anni, vengono intonati a pieni polmoni anche nella Nord, solo che quel settore dello stadio è riservato ai Club Doc ed indovinate chi è presidente del centro coordinamento? Bravi, proprio la signora in questione che preferisce tacere per evitare di doversi dimettersi da un incarico evidentemente ben remunerato". 

Inoltre, si legge nella lettera, "ovunque, dal sito della società compreso ai biglietti, passando per le indicazioni stradali fino agli abbonamenti, si parla sempre e solo di Tribuna Sud. Il nome di Gaetano Scirea non è mai contemplato quindi non capiamo come faccia a togliere qualcosa che semplicemente non esiste. Su una cosa siamo tutti d'accordo: giusto evitare tutti di strumentalizzare un Campione amato da tutti". Poi una provocazione: "accettiamo l'invito (ribadiamo invito perché non esiste un documento ufficiale che ne abbia decretato l'intitolazione al marito) della signora e da ora in poi il cognome Scirea non identificherà più il settore più vero e sincero dello Stadium, ma anche lei facesse altrettanto tornando a farsi chiamare con il cognome da nubile: Cavanna". I Drughi, infine, ritengono evidente "l'incompatibilità con il ruolo attuale di presidente del centro coordinamento, pertanto La invitiamo alle ovvie conclusioni di dimissioni inequivocabili. Siamo stati chiari, Signora Cavanna".
Il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, ha parlato di "invasione di campo" da parte degli ultrà. "La signora Scirea tiene alto il nome e l'immagine di suo marito che ha onorato il calcio italiano a 360 gradi con la maglia della Juve e dell'Italia", ha aggiunto il n.1 della Federcalcio. Anche Dino Zoff prende le distanze dalla riposta dei Drughi: "Si è superato ogni limite - ha detto l'ex portiere, icona bianconera e della Nazionale - Mi sembra si stia esagerando: penso che si debba chiudere qui e passare ad avere un comportamento più appropriato. La signora ha solo voluto mandare un invito ad abbassare i toni, invece è stato strumentalizzato"
Sul sito del gruppo ultrà anche un altro comunicato che annuncia l'adesione allo sciopero della curva Sud per la trasferta del 20 marzo a Firenze. Gli ultrà protestano contro le restrizioni dell'Osservatorio, contro i biglietti del settore ospiti a 50 euro e, a leggere quanto scrivono i 'Viking Juve Milano', anche nei confronti del club bianconero che "non ha preso alcun tipo di posizione, subendo passivamente gli eventi, senza tutelare minimamente gli interessi dei suoi sostenitori". 
Il gruppo di ultrà bianconeri dei Drughi ha diffuso una lettera nella quale insulta pesantemente la vedova dell'ex giocatore, che in settimana aveva stigmatizzato i cori razzisti della curva, minacciando di togliere il nome del marito. Zoff: "Superato ogni limite"  


adesso  anche  il caso  ,  fortunatamente  rientrato  (  vedere  secondo articolo  )   ma  fino a quando  ? ,   della squadra    de  Casablanca  team  composto da immigrati gioca nei campionati amatoriali dell’Uisp di Forlì

da  la stampa  del 14\3\2014


I giocatori del Casablanca squadra composta da immigrati marocchini


“Esasperati degli insulti razzisti”Il Casablanca si ritira dal campionato  Il forfait dopo il “tornate a casa marocchini di m..” di sabato scorso; il team composto da immigrati gioca nei campionati amatoriali dell’Uisp di Forlì




Ogni fine settimana è sempre la stessa storia: in campo arrivano gli insulti razzisti. E così il Casablanca, squadra composta da immigrati marocchini che gioca nei campionati amatoriali dell’Uisp di Forlì, ha deciso di ritirarsi dal campionato. Lo racconta l’edizione locale del Resto del Carlino. 
L’ultimo episodio, quello che ha portato la squadra ha prendere la decisione, è arrivata sabato scorso: “Tornate a casa marocchini di m...”, ha gridato uno degli avversari, durante la partita contro il Club juventinità di Forlimpopoli, vinta per 3-0 dal Casablanca. 
I giocatori hanno immediatamente avvertito l’arbitro, ma non è stato preso nessun provvedimento, anche per questo è arrivata la decisone, come ha raccontato Rachid Hansal, 41 anni, capitano della squadra, con un passato nella serie A marocchina e qualche presenza in nazionale. 
Quello di sabato sarebbe, secondo il capitano del Casablanca «l’ultimo di una lunga serie di insulti a sfondo razziale. Purtroppo quasi ogni sabato è così. Non ne possiamo più. E adesso non giochiamo più. Abbiamo fatto anche un esposto alla Uisp, citando il nome dell’autore di quella frase. Di certo offese così non ne sopporteremo più. Era giunto il momento di fare qualcosa. Di prendere una decisione forte. E l’abbiamo presa». 
Da sabato prossimo, il Casablanca non scenderà in campo. Ma intanto Bruno Molea, vicepresidente gruppo Scelta Civica alla Camera e presidente nazionale dell’Associazione italiana cultura e sport si schiera a difesa dei giocatori: «Voglio esprimere tutta la mia solidarietà alla squadra di calcio del Casablanca per gli insulti razzisti ricevuti. È increscioso che non siano stati presi provvedimenti punitivi nei confronti delle squadre avversarie che hanno offeso i giocatori del Casablanca, immigrati di origine marocchina che giocano nei campionati amatoriali dell’Uisp di Forlì». E aggiunge ancora: «Chiedo che la Uisp intervenga subito e ponga in essere misure disciplinari contro chi ha leso la dignità altrui e auspico che la squadra del Casablanca torni presto in campo, anche per combattere e vincere contro ogni forma di razzismo, inconcepibile soprattutto quando avviene nei campi sportivi». 


flash della gazzetta dello sport 




Non ci ritireremo dal campionato Uisp. Restiamo in campo perché altrimenti sarebbe una sconfitta rispetto al razzismo". A parlare è Youssif Laazizi, difensore del Casablanca, la squadra di marocchini che, dopo aver ricevuto insulti razzisti, aveva dichiarato di voler abbandonare il campionato Uisp di Forlì-Cesena in cui gioca da anni. La decisione arriva al termine dell'incontro, iniziato oggi alle 13 nella sala della Giunta del Comune di Forlì, tra alcuni calciatori del Casablanca, il sindaco Roberto Balzani e una rappresentanza comunale e una delegazione della Uisp.
"LA UISP NON CI STA" — "Adesso il campionato Uisp può riprendere", dice Vincenzo Manco, presidente nazionale dell'associazione che, per protestare contro il razzismo e solidarizzare con la squadra di immigrati, aveva sospeso il torneo. "Non bisogna abbassare la guardia contro il razzismo, non bisogna minimizzare su ciò che avviene in campo e negli spalti. Questo vale dappertutto: in serie A e nei tornei amatoriali come il nostro. Sport significa dignità, integrazione e rispetto. Per questo può contribuire a cambiare e migliorare il nostro Paese. Se diventa altro l'Uisp non ci sta. Questa vicenda si chiude ma se ne apre immediatamente un'altra: l'impegno per la cultura del rispetto riguarda tutti in tutti i luoghi di incontro, dallo sport alla scuola, al mondo del lavoro". La prossima partita del Casablanca è fissata per domenica alle 10.30 nel campo Buscherini di Forlì, contro il Castelnuovo, squadra di un piccolo centro alle porte della città. I giocatori indosseranno una maglietta con la scritta "NO al razzismo".
Fino a quando le  società    calcistiche faranno il bello o il cattivo tempo   per  poi  andare  con la coda   fra le  gambe   alle  forze dell'ordine   la  situazione sarà destinata  a peggiorare  . Infatti  << ( ... ) il discorso vale per tutti i club, senza eccezioni - si renderà pienamente conto di cosa stiano diventando, o siano già diventate, le enclave degli ultrà negli stadi italiani. La vicenda degli insulti a Mariella Scirea, nella sua miseria, è solo una conferma di ciò cui assistiamo da inizio stagione: l'affermazione continua e costante di un potere rivendicato sfacciatamente e sguaiatamente, anche se si tratta di un potere illegale. La replica feroce alla garbata amarezza della vedova del giocatore-simbolo della correttezza in campo e fuori, che aveva soltanto espresso il proprio rammarico nel vedere la curva intitolata a suo marito teatro di striscioni dementi e canti razzisti, è molto più della reazione stizzita di un gruppo di mascalzoni. E' piuttosto un voler marcare il territorio, un messaggio di pura intimidazione che si traduce così: non vi immischiate, non vi azzardate a parlare di noi, non giudicate le nostre azioni, perché noi siamo i padroni e chi è contro di noi sarà punito. Un'arroganza figlia dell'impunità accordata per decenni (sì, decenni: dentro stadi vecchie e nuovi, non fa differenza) a gruppi e gruppetti uniti da sigle spesso ispirate al fascismo, al razzismo, alla violenza. Li hanno lasciati fare, bollandoli come folklore. Li hanno ringraziati, "i ragazzi della curva". Li hanno omaggiati, in tutti i sensi. Hanno giudicato ragazzate le loro sempre più spinte provocazioni. Adesso si raccolgono i frutti: saranno pure pochi, perché poi la maggioranza dei tifosi, anche in curva, è gente che vuole solo divertirsi e tifare. Ma sono fuori controllo. La polizia li lascia fare, per evitare problemi, i club ne sono ricattati. Fine. (....) continua sempre su repubblica del 13\3\2014 >>

Ora  non bastano le belle e lodevoli iniziative per ora  isolate   come quelle di topolino con le storie ed i messaggi antirazzisti e non violenti








Ti piace il calcio? E la squadra dei topi/paperi Disney? Se la risposta è sì i entrambe le domande, allora preparati a vivere una nuova dose di emozioni fantastico-sportive su Topolino Gol, il nuovo magazine mensile in 5 volumi ispirato al campionato di calcio Seria A dove potrai trovare tante storie a fumetti, avventure speciali che avranno come protagonisti i grandi campioni del calcio italiano, articoli e interviste esclusive a tanti giocatori di Serie A TIM e 20 “scudetti” delle squadre di Serie A TIM “paperizzati”, cioè rivisti in stile disneyano, che diventeranno delle fantastiche copertine da collezione sugli albi “TopolinoGol” e sugli album delle figurine Panini della raccolta “Calciatori 2013-2014”.
La notizia si fa sempre più interessante, vero? Bene, allora sappi che il primo Topolino Gol è in edicola proprio in questi giorni insieme al numero settimanale di Topolino: una coppia di bomber del divertimento davvero irresistibile, sopratutto se pensi che sulla copertina del numero 1 di Topolino Gol ci sono Paperino, Paperoga e Gastone nei panni di novelli testimonial della lotta contro e il razzismo e le discriminazioni.
Topolino Gol, infatti, non è solo una nuova fonte di risate, ma fa anche parte della nuova campagna “Insieme contro le discriminazioni” avviata dalla Lega Serie A insieme a Panini per combattere le discriminazioni di ogni tipo grazie alla sensibilizzazione dei più giovani tifosi di calcio e fan di Topolino. In questa partita contro le discriminazioni, Topolino Gol farà squadra con il secondo dei prodotti più celebri di Panini, cioè l’intramontabile collezione di figurine “Calciatori”, per portare avanti un nuovo calcio sempre più ricco di valori positivi come quelli dell’integrazione e della condivisione.   (  .... continua qui )  


o misure repressive , basterebbe che chi è vero tifoso facesse lo sciopero del calcio in tv o allo stadio cosi le società la smettono di predicsare bene e razzolare male cioè di farsi riccattare dagli ultà


14.3.14

altro che master chef Non è la solita torta: ora in pasticceria c’è il cake designer monia melis e giuseppe cossu

D a  la  nuova sardegna  Olbia-Gallura  del 13\3\2014
di Dario Budroni 

OLBIA La torta può diventare una trousse piena di accessori, con tanto di rossetto, smalto e mascara. Oppure una nave pirata comandata dal mitico Capitan Uncino, senza dimenticare quella di Minnie seduta con le gambe accavallate. Capolavori di zucchero colorato. Monia Melis, con l’aiuto del marito Giuseppe, ha creato un mondo a base di fantasia e dettagli stupefacenti. Il suo laboratorio ogni giorno sforna opere che sbalordiscono invitati e festeggiati. «Tuttavia la nostra non è una pasticceria, ma ci occupiamo di rivestire le torte con decorazioni artistiche rigorosamente in pasta di zucchero, sia in 2D che in 3D» racconta lei, 33 anni, originaria di Ittiri e da tempo a Olbia. «Lavoriamo con le pasticcerie. Loro

.
preparano la torta e noi la decoriamo. Per esempio io qui non ho neanche il forno» continua mentre lavora nel suo laboratorio, l’unico in città, aperto un anno fa, che si chiama appunto «Monia cake design». Qui dentro lo scopo è quello di assecondare il cliente in ogni sua richiesta. Se un bambino ama per esempio i dinosauri, lei decora la torta con un Tirannosauro con la bocca spalancata. Se un ragazzo è invece un tifoso romanista, lei realizza Colosseo e lupa capitolina. Ma c’è anche chi avanza richieste piuttosto curiose e bizzarre, come una torta a forma di seno o un’altra con un bel teschio in primo piano, per gli amanti del dark. «Questa è l’arte del cake design. E mi piace moltissimo. Una passione nata per caso, qualche anno fa, mentre guardavo la tv – racconta Monia Melis -. Così ho provato quasi per gioco, mi sono data da fare e alla fine ho aperto un laboratorio. Nella mia vita non avevo mai decorato nulla. Da piccola sapevo solo disegnare». Un talento innato, insomma. Perché Monia, aiutata dal marito Giuseppe Cossu, originario di Torpè, che di professione è invece elettricista, è una vera fuoriclasse del cake design.
In poche ore riesce infatti a decorare torte anche di grosse dimensioni, usando solo pasta di zucchero e coloranti alimentari. E così, con l’aiuto di piccoli utensili, riesce a riprodurre oggetti e personaggi. Monia Melis, comunque, non è soltanto una brava decoratrice di torte, ma anche di cupcake, biscotti e confetti. «Una discoteca, in occasione di una festa di Halloween, ci ha invece chiesto di rivestire un manichino di pasta di zucchero. Lo scopo era quello di farlo “sbranare” dai ragazzi durante la serata» aggiunge Giuseppe Cossu. Dunque, una cosa è certa: con due genitori così, i loro bambini, Christian e Asia, non faranno mai una brutta figura alle feste di compleanno.

11.3.14

chi fa da se fa per tre . Cina, 15 km col figlio disabile in spalla per portarlo a scuola

da  repubblica

Yu Xukang percorre tutti i giorni trenta chilometri a piedi per portare Qiang a scuola. Yu è un papà quarantenne single; Qiiang, un bimbo di 12 anni, affetto da una malattia che gli impedisce di camminare, a cui è stata costruita una cesta su misura per poterlo trasportare agevolmente in spalla.



Vivono nel Sichuan, in una remota località rurale. Ogni giorno Yu si alza alle 6, parte alle 7 con il figlio sulla schiena e arriva a scuola dopo due ore. Va a lavorare e alle 16 lo va a riprendere per tornare insieme a casa. Trascorre sei ore della sua giornata avanti e indietro tra casa, scuola e lavoro per non far perdere neanche un giorno di lezione a Qiang.


La moglie li ha lasciati quando il bimbo aveva solo tre anni e Yu non si è arreso e neanche perso d'animo: "Non arriviamo mai tardi", racconta sorridendo. La storia di Yu, comparsa su diversi giornali locali, ha convinto il Governo ad offrire a questo papà coraggioso, un alloggio vicino alla scuola

10.3.14

i viaggiatori



 i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.

                             (I fiori del male - C. Baudelaire)

9.3.14

( aggiornamento post ) Il racconto di una delle prime testimoni di giustizia al Carmine. «Io sono andata contro Cosa Nostra, ora mi sento felice» La vita di Piera Aiello , una donna antimafia

le mie  impressioni ed  il mio resoconto  su  il convegno

da  la nuova sardegna  del  9\3\2014  
Il racconto di una delle prime testimoni di giustizia al Carmine. «Io sono andata contro Cosa Nostra, ora mi sento felice» La vita di Piera, una donna antimafia
di Giuseppe Pulina 

TEMPIO “Una donna felice”, così Piera Aiello, una delle prime testimoni di giustizia della storia tutta italiana della lotta alla mafia, definisce se stessa. E lo fa, malgrado la non facile vita che le è toccato vivere, abbandonando la terra in cui è nata, la famiglia e gli affetti più stretti, lontana da tutto e da tutti con una bambina di tre anni da far crescere. Felice malgrado tutto e nonostante circostanze e fatti che avrebbero piegato la resistenza di tante altre comunissime persone. Così Piera Aiello è apparsa anche al pubblico che, al Teatro del Carmine, ha seguito l’incontro organizzato da Libera e Sardegna solidale, coordinato da Giampiero Farru, Maria Luisa Sari e Francesco Puliafito. Dopo i saluti di rito del sindaco Romeo Frediani e la presentazione del circolo locale di Libera da parte di Carlo Menicucci, intervistata da un gruppo di cinque studentesse delle scuole superiori cittadine, Piera Aiello è entrata nel merito di
Piera  Aiello  in una   trasmissione  televisiva
questioni, anche molto personali, che hanno fatto luce su diversi aspetti del sistema di vita legato alla mafia. Dalle sue parole si è capito che essere donna oggi e in determinati contesti sociali non è cosa indifferente. «Innamorata del figlio di un boss mafioso, cosa che ignoravo – ha dichiarato l’Aiello – ho scoperto di essere stata scelta come moglie del mio futuro marito proprio da mio suocero. Decisi di interrompere il legame, ma mi fu impossibile per le pressioni che ricevetti». Prima il suocero e poi il marito vennero uccisi dalla mafia. «Sola, senza un’amica del cuore, avevo soltanto i miei diari, su cui scrivevo tutto e in cui ho annotato dieci anni interi di storia della malavita». Diari i cui contenuti aveva ben memorizzato e che il giudice Borsellino, lo “zio Paolo”, come imparò a chiamarlo in seguito ad un affettuoso suggerimento dello stesso magistrato, seppe come usare in indagini che hanno messo a soqquadro l’organizzazione mafiosa. Alle studentesse che le hanno chiesto dei suoi rapporti con la cognata Rita Atria, Piera Aiello ha detto di essere stata fortunata ad averne fatto la conoscenza. «Rita, una piccola, grande donna, era più coraggiosa di me, perché lei, contrariamente a me, proveniva da una famiglia mafiosa che pure amava tantissimo. Separarsene fu per lei molto più doloroso. Anche se aveva solo 17 anni, le chiedevo consiglio. Quando posso, vado a Partanna per farle visita al cimitero». Tra le piccole, grandi battaglie di Piera Aiello, impegnata in questi giorni a far valere una legge che riconosca meglio la figura dei testimoni di giustizia da uno Stato che non sempre li tutela adeguatamente, c’è stata anche quella per la lapide da dedicare a Rita, un atto osteggiato a lungo dalla suocera. Vicina a don Luigi Ciotti e a Libera, Piera Aiello ha fatto sapere che l’ultima cooperativa giovanile che sta nascendo grazie alla legge 109 che autorizza la trasformazione delle proprietà sequestrate ai mafiosi in beni sociali si occuperà delle terre di Rita Atria. E questa è solo una delle tante, ma ancora insufficienti, misure che la miglior società civile del nostro Paese ha saputo ideare per colpire al cuore Cosa nostra.


quando il bianco e nero è magia i quadri di Gavino Ganau e le foto di Antonello Pirodda

se prima non usavo il bianco e nero o tecniche d'invecchiamento nelle mie foto adesso e ( anche se devo ancora capire come fare ) con i video dopo aver visto le opere   di , Gavino Ganau  e  Antonello Pirodda  , due  amici 

da  la  nuova  sardegna  edizione gallura  del  9\3\2014
 
di Sebastiano Depperu 
TEMPIO E' il mago del bianco e nero. Il pennello del tempiese sfuma l'infinita perfezione del bicromatismo d'autore. Il pittore Gavino Ganau è stato apprezzato, di recente, nella sua città. A Tempio, infatti, ha esposto durante la manifestazione "Arsdegna". «La mia pittura, in bianco e nero, è stata alimentata, sino a un certo punto, dal confronto con i linguaggi mass-mediali e le icone popolari della contemporaneità - racconta Ganau -. Le opere ricadono dentro differenti filoni tematici che si condensano in composizioni più o meno complesse dove, attraverso l’uso di frame di tipo filmico e fotografico, realizzo un unicum poeticamente  sentito». Nell’ultima ricerca, invece, Ganau ha spostato l’attenzione verso una modalità più profondamente metaforica. L’immagine finale, come condensato di una riflessione esistenzial-sociologica, si produce con spontaneità a partire dalle analisi di teorici come Baumann e Illich, dove anche l’inserimento della parola scritta ha una sua funzione nella composizione pittorica.. Classe 1966, ha iniziato a dipingere e interessarsi di arte contemporanea durante gli studi universitari a Sassari dove si laurea in Agraria. La prima mostra, invece, è arrivata nel gennaio 1998 a Bologna (Exit, a cura di Edoardo Di Mauro), una collettiva di artisti della nuova generazione. La svolta nel percorso espositivo arriva nel 2001. «Una cara amica - spiega - Alessandra Vasa, mi ha fatto conoscere uno dei migliori critici italiani, Luca Beatrice.

dalla  nuova  sardegna   pagina  cultura  su    arsdegna festival delle arti del 8-16\2\2014


  Grazie a lui riesco ad entrare nel circuito nazionale dell’arte contemporanea, esponendo i miei lavori in un paio di gallerie milanesi. In concomitanza con la mia personale al Man di Nuoro del 2001, l'amico e talentuoso web designer Paolo Carta (autore, tra gli altri, dei siti di Ennio Morricone, Gigi Riva e Giammaria Volontè), ha creato il mio sito internet ufficiale». Inizia, così, a lavorare con diversi critici, oltre a Luca 





                                 mia  foto   ad  arsdegna  del  8-16-2014




.Beatrice, Gianluca Marziani, Maurizio Sciaccaluga, Antonio Arévalo e tanti altri) che lo hanno seguito in collettive e personali Ha collaborato, anche, con diverse gallerie e partecipato a mostre istituzionali e premi (“Insulae Creative Turbolences”, “URBS”, “Arte e Sud”, “Human@art”, “Arte Italiana” a Dubai). E' stato, anche, finalista del IV Premio Cairo della rivista Arte Mondadori, importante riflessione annuale sulle nuove tendenze dell’arte italiana ma anche al Premio Lissone e al Celeste. Le sue opere sono state esposte in varie Fiere di arte contemporanea. Nel 2011, ha partecipato a Artipicità, una mostra voluta da Diego Dalla Palma al Teatro dei Filodrammatici di Milano.


e le foto di Nicola Pirodda  video preso dal suo sito  http://antonellopiroddafoto.wordpress.com/