17.10.22

Io me la ricordo bene, l'estate del 1973 -- di Daniela Tuscano

 Fu, forse, l'ultima estate pienamente estate. Le estati dei bambini, interminabili, sprofondate, azzurre, che duravano mesi e non bastavano mai. Le estati delle nonne, delle letture e delle scoperte. Anch'io ero scoperta, il mio petto minuscolo e fiorito, ma acerbo e senza sesso. Per gli adulti. Talvolta anche per me. Ma non sempre. Nell'estate del '73 ero "fidanzata" con Giorgio, da #Vercelli. Durò due lunghi anni, sapeva di ghiaccioli multicolori, di spiagge libere, di short e di labbra. Sì, le labbra avevano un sapore. D'acqua tiepida e molle, rotonda e innocente. Lo vissi, quel momento di pace totale, di libertà spontanea, per cui anche i vecchi sorridevano, e per quel momento ancora vivo, viviamo tutti. E scrivevo, sempre e ovunque. Poi l'autunno, l'#austerity. Anche quella la ricordo bene. E
gli 
#anni70 dovrei raffigurarli così, strade nere, abiti ridicoli e strizzati con qualche retrogusto di povertà. Ma sono realtà parziali, da adulti. Durante l'austerity io sfrecciavo con la bici su carreggiate neglette come in una novella di #Buzzati. Ma senza inquietudine. In quello che ora è il #parconord e che un tempo tutti chiamavano #campovolo arrivavano le #pecore a pascolare. C'era solo prato anzi erba e nessuno si chiedeva perché, esisteva e basta. Ricordo il razionamento del #sale. Al suo posto in tavola comparivano contenitori a cilindro con esaltatori di sapidità, robaccia chimica. Che però sopportai e persino mi piacque, mi percepivo al centro d'una grande epopea di resistenza. Tanto poi l'estate sarebbe tornata, e con essa le letture, i componimenti. E Giorgio.

GJUANNI testo e disegno di Simone Sanna

 

GJUANNI ERA ORMAI IN PENSIONE DA ANNI. DIRETTORE DELLE POSTE,CON LA BUONUSCITA AVEVA RISTRUTTURATO CASA RICAVANDONE UN PICCOLO APPARTAMENTO INDIPENDENTE CHE AFFITTAVA SALTUARIAMENTE.
UN SUO COLLEGA DI SASSARI GLI INDIRIZZÒ UNA GIOVANE MAESTRINA FIGLIA DI AMICI CHE AVEVA FINALMENTE AVUTO LA CATTEDRA NEL PICCOLO PAESINO.
ROSA ,COSÌ SI CHIAMAVA, SI PRESENTÒ AL “SIGNOR GIOVANNI” CON UNA INNOCENZA CHE COLPI’ SUBITO L’UOMO FACENDOGLI APRIRE IL CUORE.
GJUANNI TROVÒ NEL SORRISO DELLA PICCOLA MAESTRINA IL RICORDO DI QUALCOSA CHE AVEVA DESIDERATO E MAI AVUTO. ERA UN SENSO DI PROTEZIONE ,DI DELICATEZZA, UN SENTIMENTO PATERNO DI DOLCEZZA.
GLI PREPARAVA OGNI MATTINA LA COLAZIONE E QUANDO IL SUO PICCOLO ORTO DAVA I FRUTTI LA INVITAVA A PRANZO O A CENA PER FARLE PROVARE QUELLE PRELIBATEZZE “CHE A SASSARI VE LE SOGNATE” DICEVA.
LA SERA PER DARLE LA BUONANOTTE LE PREPARAVA LA TISANA PER ADDOLCIRLE QUEI TERRIBILI MAL DI TESTA.
E INTANTO LA VEDEVA LAVORARE,PREPARARE LE LEZIONI PER IL GIORNO DOPO,INVITARE I BAMBINI DELLA SUA CLASSE A CASA PER FARE MERENDA. E LUI ORGOGLIOSO DELLA SUA MAESTRINA SORRIDEVA MENTRE PREPARAVA AI PICCOLI SCOLARI LE FETTE BISCOTTATE CON LA MARMELLATA DI CILIEGIE DEL SUO ALBERO.
“SIGNOR GIOVANNI VADO A SASSARI PER QUALCHE GIORNO,MAMMA HA PRESO L’APPUNTAMENTO COL DOTTORE ,QUESTO MAL DI TESTA NON MI FA PIÙ DORMIRE”.
GJUANNI LA SALUTÒ RINCUORANDOLA E AVVERTENDOLA DI TORNARE PRESTO CHE LE CILIEGIE ERANO QUASI MATURE E AVEVA BISOGNO DI AIUTO PER CONFETTARLE.
QUANDO ARRIVÒ LA NOTIZIA DELLA MORTE DI ROSA IL SIGNOR GIOVANNI PRESE LE CHIAVI DELL’APPARTAMENTO DOVE ROSA AVEVA LASCIATO LE SUE COSE. ENTRÒ IN PUNTA DI PIEDI,CHIUSE BENE LE PERSIANE E LE FINESTRE POI USCITO CHIUSE LA PORTA A CHIAVE.
NON LO AFFITTÒ MAI PIÙ.
L’ALBERO DEL CILIEGIO OGNI ANNO DAVA I SUOI FRUTTI CHE GJUANNI NON RACCOGLIEVA.
SOLO AI BAMBINI PERMETTEVA DI ENTRARE NEL SUO TERRENO E MANGIARNE I FRUTTI

16.10.22

AGGETTIVI POSSESSIVI (scritto il 20 aprile 2022) - Giulia Acerba


Io mi chiedo: ma questo quaderno quando l’ho comprato, sapeva che ci avrei scritto dentro che mia madre ha un tumore?
E la penna, lo sapeva?
E questo tavolino del bar dell’ospedale di Olbia?
E l’acqua che sto bevendo?
I jeans, le scarpe e la felpa Converse comprata all’outlet? Io mi chiedo: ma gli oggetti lo prevedono il futuro o lo subiscono passivamente come ora sto facendo io? Io mi chiedo: ma quella guardia giurata all’ingresso dell’ospedale ha idea di cosa voglia dire oncologica nell’espressione visita oncologica? La sua maestra gliel’avrà insegnata l’importanza degli aggettivi?
No, perché una cosa è dire visita di piacere, una cosa è dire visita ad un amico, altra cosa è dire visita oncologica. Io, cara guardia giurata, ti ho detto che sono qui per una visita oncologica di mia mamma. Mia: aggettivo possessivo, genere femminile, numero singolare. Mamma: nome comune di persona, genere femminile, numero singolare. Gli oggetti e alcune guardie giurate sono senza empatia. TI ho visto cinque minuti fa? Rientri? Ti ricontrollo greenpass e ti ri-misuro la temperatura. Tipo in “ Non ci resta che piangere”. Gli oggetti e alcune guardie giurate non lo sanno che io sono qui perché mia mamma ha nel polmone una chiazza nera. Gli oggetti e alcune guardie giurate sono un po’ tonti, come certe strade a senso unico: i quaderni nati per scriverci sopra, gli occhiali per riparare dal sole, gli anelli per essere indossati, le guardie per controllare il greenpass. Fanno quello per cui son stati creati, senza empatia. In realtà io sono qui a dare la colpa agli oggetti e alle guardie giurate perché è da troppi giorni che la do a me, la colpa, da quando nel mio cervello/cuore/pelle/denti/occhi/organi è entrata la frase MIA MAMMA HA UN TUMORE. Che, se fosse solo una questione di analisi logica, mamma è soggetto, ha è predicato verbale e

Illustrazione di Anna Godeassi
tumore è complemento oggetto.
Il problema è l’analisi grammaticale qui, il problema è quel maledetto aggettivo possessivo: MIA.“La loro mamma ha un tumore” suonerebbe ben diverso.Invece no, è MIA mamma, che è anche sua mamma, sua moglie, sua sorella, loro amica.Tutto questo per dire che gli aggettivi possessivi contano, eccome. Spesso sono buttati lì nelle grammatiche, a volte insieme ai pronomi possessivi, come se fossero parole da niente, sono sottovalutati.Qui a fianco ho una signora che piange, non la conosco, ma sono sicura che anche nel suo caso sia colpa di un aggettivo possessivo. Forse il problema sta nel fatto che a scuola ti insegnano la grammatica, come colorare dentro ai bordi, le tabelline e i capoluoghi di regione, ma nessuno, né a scuola, né a catechismo, né ai giardinetti, NESSUNO ti dice che prima o poi nella vita un aggettivo possessivo o una frase minima arriveranno a prenderti a schiaffi forte, molto forte, fortissimo. E nessuna grammatica ti dirà come analizzare la frase MIA MAMMA HA UN TUMORE.
Dovrai inventartele tu, le regole, giorno dopo giorno, referto dopo referto, ospedale dopo ospedale. A tue spese. Tue, aggettivo possessivo.


il CASO PAOLA ENOGU A METÀ STRADA TRA RAZZISMO ED IGNORANZA


Ora so che molti di voi lettori/lettrici , soprattutto chi bada la sua lettura dal titolo si chiederà ma che ... corbelleria scrivi o razzismo o non è razzismo .  Ma se avete la pazienza di leggere fino in fondo  forse vi accorgerete che non lo è .

Inizialmente pensavo , visto il repentino cambio di decisione , che fosse un vittimismo /piagnisteo alla Balotelli per attirare l'attenzione mediatica  ma poi invece è uno sfogo contro l'ignoranza ed l'eventuale razzismo . E qui adesso  veniamo al perché del titolo .  È ignoranza  e razzino insieme perché lo  sa anche mia nonna ( in realtà non ne ho più l'ultima quella materna è morta 12 anni fa a 96 anni )😂 che E.  Gioca nella nazionale in quanto  è Italiana perché nata in Italia appuntio da genitori Nigeriani ed  risiede nel nostro paese da  sempre e quindi è italiana  ( alla faccia di chi dice di No) a 100% . 
nostro paese da  sempre e quindi è italiana  ( alla faccia di chi dice di No) a 100% .  E quindi la domanda oltre che cretina /stupida è  razzista . Potrebbe essere solo  ignoranza se  1 ) se non , ma ne dubito , non la si conosce e la si vede giocare in nazionale da pochissimo ., Oppure capita anche ad alcuni che originari della Sardegna o del sud d'Italia  ( viceversa per uno del nord che è venuto dal nord ed  ha messo radici al sud ) si trova a nord da generazioni e gli chiedono appena sentono il cognome  di dov'è o dicono che non è del luogo 2) se a fare  quella domanda sarebbe secondo alcune voci uno dello staff della squadra Usa che non conosce o conosce superficialmente la sua situazione ormai sempre più multietnica del nostro paese . Comunque sia la motivazione che ha causato quel suo sfogo o  richiesta d'attenzione . Essa  ha tutta la mia solidarietà  perché è inconcepibile che alle soglie del XXI° si facciano battute solo perché una persona ha il colore della pelle "diverso " dal nostro anche se poi


“Caro fratello bianco,/ quando io sono nato, io ero nero./ Quando sono cresciuto, io ero nero./ Quando io sono al sole, io sono nero./ Quando sono malato, io sono nero./ Quando morirò, io sarò nero./ Mentre tu uomo bianco./ Quando sei nato, tu eri rosa./ Quando sei cresciuto, tu eri bianco./Quando vai al sole, tu sei rosso./ Quando hai freddo, tu sei blu./Quando hai paura, tu sei verde./ Quando sei malato, tu sei giallo./ Quando morirai, tu sarai grigio./ Allora, di noi due, chi è l’uomo di colore?”.
( Léopold Sédar Senghor 1906 -,Joal, 9 ottobre 1906 – Verson, 20 dicembre 2001 poeta e presidente del Senegal )

Con questo è tutto

Milano, magia della musica classica: la pianista e il senzatetto insieme alla Scala per la sinfonia di Tchaikovsky

repubblica  online   del  15 OTTOBRE 2022 ALLE 09:34

Milano, magia della musica classica: la pianista e il senzatetto insieme alla Scala per la sinfonia di Tchaikovsky Milano, magia della musica classica: la pianista e il senzatetto insieme alla Scala per la sinfonia di Tchaikovsky
L'idea della musicista ideatrice del progetto 'Musica nell'aria: "Vorrei parlare con Riccardo Chailly del mio progetto di aprire le porte del Teatro almeno una volta alle persone fragili"

                                   di Francesca Robertiello


La passione per la musica classica li ha fatti incontrare. Non in un teatro sfarzoso o in un auditorium elegante, ma nel contesto naturale del Parco Nord di Milano. Eppure lo scorso 9 ottobre i protagonisti della storia, Lucia Martinelli, pianista che ogni domenica si esibisce all'alba nella distesa verde del capoluogo lombardo, e Robert, 47enne di Berlino, 'senzatetto' che ha scelto quell'area all'aperto come sua 'casa', hanno trascorso una serata speciale al Teatro alla Scala. Insieme, infatti, hanno assistito al Concerto Rachmaninov n.2 e Sinfonia di Tchaikovsky.
La rete solidale di Martinelli: "Una colletta per acquistare il biglietto"
Così la musicista professionista ha voluto condividere i dettagli dello spettacolo sui social network, con tanto di testimonianze fotografiche. "È stata un'esperienza che difficilmente dimenticheremo io, Robert e la sua compagna Manuela - racconta Martinelli, ideatrice del progetto 'Musica nell'aria' che, con l'aiuto di altri musicisti professionisti, porta i grandi classici fuori dai teatri  - . Robert era felicissimo, ha seguito il concerto con molta attenzione e i suoi occhi luminosi hanno dato un senso al regalo". Un dono che la pianista ha potuto acquistare grazie ai sostenitori del suo progetto: "In segno di gratitudine ho scelto di raccontare pubblicamente quello che è successo - sottolinea Martinelli -, perché dietro c'è una rete solidale incredibile, dalla colletta per acquistare il biglietto alla ricerca dell'abito, del cappello e delle scarpe eleganti che lui ha indossato per l'occasione".Robert "non è passato inosservato alla Scala"



Così il senza fissa dimora ha potuto vivere una serata diversa proprio nel tempio della musica milanese: "Si guardava sempre attorno stupito, tra specchi e velluti rossi - spiega la pianista - È alto, ha barba e capelli lunghi e anche in questo contesto non è passato inosservato". Infatti "sotto al post che ho condiviso - aggiunge - una musicista e una persona del pubblico hanno scritto di averlo notato e di aver pensato che Robert fosse un artista". Ma della sua vita precedente e del perché abbia scelto di vivere ai margini non si sa quasi nulla. "Le nostre chiacchiere sono state sempre e solo incen
trate sulla musica e di proposito non ha mai scavato nel suo passato", racconta Martinelli.


C'è voluto quasi un anno per formare questo sodalizio musicale simbolico
E c'è voluto quasi un anno per formare questo sodalizio musicale simbolico: "Nonostante si mettesse in ultima fila durante le mie performance, mi sono accorta della sua partecipazione - spiega Martinelli - Dopo qualche tempo mi sono avvicinata a lui e mi ha subito espresso la sua passione per Bach".
 Da allora è nata l'idea di fargli un regalo a tema, anche se "vorrei che l'intero Teatro alla Scala aprisse le porte almeno una volta alle persone fragili, come Robert - sottolinea la pianista -. Immagino sempre di parlare con Riccardo Chailly del mio progetto perché, anche se queste persone non possono permettersi il costo di un biglietto o di un abbonamento, non significa che non vorrebbero partecipare a una serata simile". Dopo questa esperienza il senza fissa dimora spera di trovare un lavoro che lo gratifichi e "mi ha anche confidato di voler imparare a suonare l'ukulele - conclude Martinelli - Proverò a procurargli lo strumento e a intercettare qualcuno che voglia impartirgli qualche lezione".

15.10.22

OLTRE AI PEDOFILI CHE ADESCANO I BAMBINI SUI SOCIAL E SUL CELLULARE WATSAPP E TELEGRAM SI DOVREBBE PUNIRE I GENITORI CHE LASCIANO NEL WEB BAMBINI DI 6-9 ANNI

 DI COSA  STIAMO PARLANDO  

Ragazzini adescati sul web tramite una piattaforma di gioco: 12 perquisizioni e 2 arresti per pedopornografiadi Carlotta Rocci


Le vittime avevano tra i 6 e i 9 anni

  chimatemi pure  fascista , antimodernista  , ecc  ma  non sopporto  i piagnistei ed  l'ipocrisia  . Cazzo non si possono lasciare armi come ormai è diventato il cellulare soprattutto  i social  ed  appp  come  telegram e  watsapp  in mano ad un bambino di quell'età . dovrebbero condannare per abbandono di minore   o  correità   visto  che  molti genitori  mettono le  foto   dei figli o con loro o  da  soli e  chiedono  la pena  di orte  ocastrazione  chimica  per i pedofili  quando sono loro che gli offrono  l'esca  . Oppure  se  fanno dei giochi  mortali   imitando stupdi giochi o stupide sfide   piangono lacrime di coccodrillo .  O   si asciano convincere   a fare  filmati intimi e poi li condividono  con amici  o  li mettono in  rete , si lamentano 




Arianna Lomuscio macchinista sui treni merci sfata i luoghi comuni: "Dicono che non sia un mestiere da donne perché faticoso, sbagliano

da  repubblica  online 


Arianna Lomuscio macchinista sui treni merci sfata i luoghi comuni: "Dicono che non sia un mestiere da donne perché faticoso, sbagliano"

                          di Gennaro Totorizzo

Arianna Lomuscio al suo primo viaggio da macchinista


Quello del macchinista, in particolare sui treni merci, è un lavoro che richiede un grande sforzo fisico, stancante, e quindi non adatto per una donna. “C’è questa concezione errata, anche se nessuno me lo ha mai detto chiaramente. E all’inizio mi ha frenato”. Arianna Lomuscio, ventitreenne di Toritto, nel Barese, non si è data però per vinta e ha sfatato il luogo comune: da una settimana è alla conduzione dei treni Gts, come secondo agente. Nell’azienda barese di trasporto merci è accaduto per la prima volta.
Arianna non giocava con i trenini da bambina. Ma quella per le locomotive è una passione insita, cresciuta nel tempo: “Mi è sempre piaciuto ma non avevo mai avuto il coraggio di intraprendere questa strada – racconta – Non è una scelta molto usuale per le donne e sono stata sempre frenata da questo. Ma ne ero affascinata: ero curiosa di sapere come fosse fatto un treno e cosa si provasse a condurlo. È un controsenso, ma non ho mai avuto l’opportunità di viaggiare e quindi anche per questo ne ero attratta: mi è venuto naturale”.
Arianna, dopo aver frequentato l’istituto alberghiero ad Altamura, ha lavorato nei bar dei paesi limitrofi e quindi non aveva mai avuto l’occasione di potersi spostare. “Poi con la pandemia c’era poca possibilità di lavorare, ero stanca di quella vita e quindi volevo trovare un impiego più stabile. Ho sempre avuto la tendenza a essere indipendente, non voglio chiedere soldi ai miei genitori e quindi questo percorso mi avrebbe permesso di andare oltre e non rimanere nei soliti paesini vicino casa, ma di intraprendere una nuova esperienza di vita”.
Così ha voluto rivoluzionarla: ha seguito il consiglio di un amico e nell’agosto del 2020 si è iscritta alla Rail academy, una scuola di formazione barese per macchinisti. Ha conseguito la licenza e poi ha continuato a studiare per diventare secondo agente, cioè il macchinista che affianca il primo. Il percorso si è concluso nel marzo dello scorso anno. “Gli istruttori erano molto bravi e disponibili. All’inizio mi sono sentita un po’ spaesata perché si trattava di un lavoro completamente diverso da quelli fatti in precedenza, ma poi ho iniziato ad abituarmi. È stato un po’ pesante ma alla fine ne è valsa la pena”.
Nel maggio scorso, Gts le ha dato l’opportunità di iniziare a lavorare. Prima ha affrontato alcuni mesi di formazione, si è trasferita a Piacenza e il 10 ottobre ha condotto per la prima volta un treno, assieme al primo macchinista, verso Domodossola. “Mi assegnano una tratta, mi danno l’orario nel quale mi devo presentare in stazione, vado in anticipo per condurre le attività preliminari e, quando finiamo, possiamo partire”. L’orario di lavoro dipende naturalmente dalla tratta, variabile: la prima, tra andata e ritorno, ha richiesto dieci ore. E Arianna non la dimenticherà mai.
“Sembravo un bambino per la prima volta al luna park – ammette – all’inizio sei teso, senti una grande responsabilità addosso e hai occhi dappertutto, guardi costantemente le azioni del primo macchinista, mentre poi dopo ti rilassi rimanendo però sempre molto concentrata”. L’attenzione è massima, ma capita di sbirciare fuori dal finestrino e guardare il panorama: “Ci sono paesaggi bellissimi: nel primo viaggio c’era un tratto accanto al lago Maggiore spettacolare”.
Domani 15 ottobre, Arianna partirà per Genova. “Questo lavoro mi sta piacendo molto, sta andando oltre le aspettative. È tutt’altra cosa rispetto alla vita che conducevo prima. Casa comunque mi manca, anche se sono lontana soltanto da una settimana”.
Arianna però è tenace. E tiene a lanciare un messaggio alle donne che vogliono intraprendere lo stesso percorso: “Si pensa che sia un lavoro non adatto alle donne perché a volte bisogna fare sforzi fisici, come quando si aggancia il materiale alla locomotiva, e si pensa che non possiamo farlo: in realtà non è così. È una bellissima esperienza: dopo averla intrapresa sei pronta a tutto. Non pensate a ciò che dice la gente ma a cosa volete fare realmente: anche se può sembrare difficile, seguite la vostra strada. Non demordete”.

14.10.22

viaggio o avventura ?

leggi prima

 


- A  volte il  nostro cammino  ci  è posto davanti  a poteri  più grandi  dei nostri  . Allora  è  nostro compito  lasciare  che i piedi  vadano  dove  il cuore   non desidera  andare  .....

- Quindi  vuoi   dire che  dobbiamo  ....

 - qualunque  periglio  ci  attende durante  la  via  

 - Sembra   che    quello che scrivi non è un viaggio   una  specie d'avventura  

 - Infatti  da  soli  è  un viaggio  (   o almeno un certo tipo  di viaggio  ) e  basta  ... 

 - ...  le avventure  vanno condivise  

- precisamente  .

-   Adesso   andiamo  avanti   che mala tempora  currunt 


 . Già  partiamo, partiamo che il tempo è tutto da bere\ e non guardiamo in faccia nessuno che nessuno ci guarderà\Beviamo tutto, sentiamo il gusto del fondo del bicchiere\ e partiamo .....

- ..... che il tempo potrebbe impazzire\e questa pioggia da un momento all'altro potrebbe smettere di
venir giù.\E non avremmo più scuse allora per non uscire.\Ma che bel sole, ma che bel giallo, ma che bel blu !

 - Ecco ....    pedala, pedala che il tempo potrebbe passare\e questa pioggia paradossalmente potrebbe non finire mai.\E noi con questo ombrelluccio bucato che ci potremmo inventare ?

 - 🤣

 - 😀




La promettente 1 stagione degli anelli del potere sarà mantenuta o migliorata dalla seconda e dalle altre ?

LA RECENSIONE IN BREVE 
  • Visivamente la serie si distingue per una qualità - passatemi il termine - cinematografica capace di lasciare secche molte produzioni analoghe.
  • Tante buone idee, a cominciare dalla costruzione della componente mitologica e di alcune linee narrative.
  • Di contro, le varie tessere della trama generale non sempre si incastrano a dovere, e certe soluzioni mi sono sembrate un po’ troppo alla buona.

 Dopo una lunga e difficile scalata, capace di portare spettatori e fan di tutto il mondo in un'altalena fatta di alcuni alti e molti bassi, Il Signore degli Anelli anzi meglio   gli Anelli del Potere  \ The Rings of Power è arrivato alla fine della sua prima stagione. Per  uno  come me   che  ha  letto  il signore  degli aneli senza  le  appendici perchè  , alllì'epoca  aveva  15\17 anni poco esperto  di letteratura   ,  le  riteneva    come delle  semplici note  e   un qualcosa  di  supponente   e borioso   questa  trasposizine  cinermatografica  mi è piaciuta  abbastanza  . Lo so   che  per  giudicare  il lavoro  fatto   su  un classico   della letteratura  del  secolo  scorso    si dovrebbe aspettare  la fine delle stagioni  e   recensirlo nel  suo complesso Ma  già   alla  fine     d'essa   ci sono  abbastanza   elementi ,per poterlo fare  ,  anche se in maniera  parziale   e  non globale  \  completa  .

Vieniamo adesso  alla  recensione  

Una bella fotografia , il competente anche l’utilizzo degli effetti visivi, che mescolato al lavoro sulle scenografie, a quello sui costumi (notevolissime, a proposito, le fogge di certe armature) e alle musiche composte da Bear McCreary è effettivamente riuscito a trascinarmi  ed  emozionarmi  

 Ho  apprezzato   anch'io  : << (...  )    la capacità della serie nel cogliere e portare a schermo il senso del mito,[  almeno dalla "lettura parziale "  de il signore  degli anelli ]  tipico di Tolkien e presente soprattutto in opere come Il Silmarillion o Racconti incompiuti; quello stesso movimento che, fin dalla notte dei tempi, ha traghettato le storie dell’umanità nella cosiddetta sfera del sacro. (...) >>  da Il Signore degli Anelli - Gli Anelli del Potere - La recensione   di  https://it.ign.com/  
 Infatti  tutte e otto le puntate attraversano con grande efficienza fantastico e prosaico, religione e folclore, passando coerentemente tra i  vari registri a seconda ci siano di mezzo le tradizioni di questa o quell’altra schiatta: gli elfi, per fare un esempio, abitano una dimensione di solenne alterità che giustifica scelte apparentemente controverse come l’ingresso a Valinor, praticato attraverso luce e musica, ma soprattutto la nuotata di Galadriel (Morfydd Clark), assolutamente pertinente nell’ottica “eroica” del personaggio, nonché capace di evocare un vero e proprio spazio mitico, deliberatamente iperbolico e vincolato a esigenze narrative, prima ancora che alla fisica o alla geografia. Essa è avvincente , con colpi di scena alcuni innaspettati altri prevvedibili anche ad intuito , ma buoni \ discreti e non banali ( almeno non totalmente ) nel suo complesso .

  Da non esperto \  fans   Tolkeriano ma  da semplice  lettore   posso dire   che  c'è stato un  buon  addattamento    dell'opera  in questione   tnto a  riuscire  a conquistare    sia i lettori parziali , sia chi non ha  mai letto l'opera  di  T  .  Infati se  io fossi uno  di quest  ultimi    vista la forte curiosità ed  attrazione  suscitata   dallla visione  della serie prequel andrei a leggere   la sua  opera  o meglio le  sue  opere   visto    che  sono tutte   colegate    . Infatti credo che    mi rileggero  iniziando  dalle  appendici    il  signore  degli anellli     cioè  la storia   , gli usi i costumi , ecc   dei singoli popoli della terra di mezzo     e poi  l'hobbit  . Ritrnando  alla  recensione  , almeno  fin ora ,    si è realizzato   quanto  Federico Guglielmi, ovvero il numero 4 del collettivo dei Wu Ming   tra i fondatori   nel 2014 l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani
ovvero  la ww.jrrtolkien.it, che in una manciata d’anni ha imposto un nuovo standard nell’approccio allo scrittore. Egli sul n°1793 venerdi repubblica del 29\7\2022 ( copertina a sinistra )
 [....] A settembre arriva la serie su Amazon prime. Aspettative? 
« Non ne ho. Spero soltanto che la  montagna di denaro investita abbia  prodotto una trama e una sceneggiatura che reggano, a prescindere dal  grado di fedeltà all’originale. Se la   nuova serie salvaguardasse il senso  delle storie narrate nel Silmarillion (opera che venne pubblicata nel 1977  e che può essere definita come la base  del Signore degli Anelli e dell’Hobbit )  senza banalizzarle, sarebbe già un risultato di cui rallegrarsi 
Una  conferma  ulteriore    conferma    dell'aspettativa   la  si trova   nelle  dichiarazioni  degli stessi registi    sempre    sul  venerdi    di repubblica  prina  citato  [... ]  « Ci siamo   affidati allo stesso Tolkien. In una delle sue lettere, la 131, indirizzata all’editore Milton Waldman, spiegava che quello che lui voleva fare era creare   una mitologia che potesse “lasciare  spazio ad altre menti e altre mani, capaci di maneggiare pittura, musica, drammaturgia”. Sperava che altri  avrebbero portato avanti quelle storie, allargato i confini». Una missione che  ha trovato i missionari giusti. «Gli  Anelli del Potere è la Grande Storia mai scritta da Tolkien. Nei libri non c’è perché l’abbiamo costruita confrontandoci anche con studiosi tolkeniani di rango come Tom Shippey. Abbiamo  seguito le indicazioni di Tolkien come  i marinai seguono le rotte tracciate dalle stelle», romanticizza Payne,  unendo personaggi, luoghi, frammenti, che sono tutti sparsi nelle annotazioni. Infatti  , ad avermi convinto Soprattutto è stata la caratterizzazione del misterioso Straniero
 interpretato secondo me  magistralemte   da Daniel Weyman, forse il personaggio più intrigante per le implicazioni sovrannaturali che si porta appresso, quanto per come vengono espresse a livello visivo e narrativo , tanto che  io  ed  altri siti l'hanno fin  quasi all'ultima puntata scambiato  per  Sauron .  Inoltre  sempre  secondo   Ing Italia    << ( ....  )  lo Straniero rappresenta il primo tassello di un gioco di svelamento ai limiti del giallo esteso progressivamente anche ad altri personaggi, e che per quanto mi riguarda ha contribuito moltissimo al fascino di questa stagione: trovo sempre stimolante quando una serie approfitta della propria, ehm, serialità per mettersi a giocare col pubblico, a maggior ragione se detto pubblico attraversa uno spettro variabile tra i casual di Jackson e i filologi tolkieniani pronti a strapparsi i capelli al grido di “IMPOSSIBILE SIA GANDAAALF, SIAMO NELLA SECONDA ERAAAA !.>>
Finite le sviolinate, è il momento di passare alle cose che non mi sono piaciute o mi hanno lasciato un po' perplesso ma no troppo visto che sia gli sceneggiatotri ed il cast sono fatti da esordienti che si stanno cimentando con qualcosa più grande di loro oltre che d'inesplorato a livello di trasposizione delle opere di Tolkien .
La gestione generale dell’intreccio, al modo – spesso meccanico se non addirittura pretestuoso – con cui autori e autrici hanno scelto di far convergere le varie trame, e all’eccesso di deus ex machina, soprattutto se ripenso a una certa faccenda più prossima all’idraulica e alla geologia, che al fantasy.Tale mancanza di coesione genera dei veri e propri saliscendi qualitativi che finiscono per impicciare intere puntate, laddove - per esempio - tra le prime e le seconde due c’è un abisso, in termini di efficienza, e non solo per la presenza di momenti “Occhi del cuore”, tipo il capopopolo che aizza la brava gente di Númenor o la cavalcata al ralenti di Galadriel (anche perché, se parliamo di faccende “cheap” niente batte la trasformazione di una certa scritta).

Insomma, è un casino, giuro. Da una parte vorrei solo crederci fortissimo e abbandonarmi alla qualità (“qualità, qualità”) della messa in scena, sperando che le basi gettate dal finale di questa prima stagione sostengano, nel corso delle prossime, un racconto più centrato; dall’altra, una parte di me ci è rimasta male nel vedere tutto quel ben di dio produttivo sprecato da scelte narrative non esattamente eleganti e da personaggi meno interessanti del mio frigorifero, e vorrebbe andarci pesanteed mettere da parte l'indulgenza ed la clemenza visto che si tratta d'esorienti .
Un altro neo è   l'eccesso  ma  comprensibile   visto   che  la  stessa terra  di mezzo di  Tolkien  era  un insieme di   di   inclusività che sfocia  cone  dimostra   questa    vignetta satirica 
                                                 Bonfa  e  Castelli  2022 .

nelllo stucchevole   o quasi politicamente   corretto  a  tutti i costi  .  Comunque da uno a 10 un buon 7 è meritato . il (buon) finale ha sciolto diversi dubbi gettando basi intriganti per il futuro, nella speranza che la serie riesca a scrollarsi di dosso le incertezze e spiccare il volo nelle successive stagioni.con questo  è tutto   aspettiamo con ansia  la seconda stagione della serie. E vedremo  se  le   strocature    o  critiche  completamente  negative  come    quella di  https://serial.everyeye.it/ e  quelle   tiepide  come quella di ING citata  nelle righeprecedenti  troverà   conferma  o meno   

le coincidenze esistono o non esistono ? il caso della fotografa elena pinna e la traspozione letteraria di topolino TopoPrince

 Secondo la teoria della sincronicità le coincidenze non esistono, o meglio non sono connesse da collegamenti causa-effetto, ma da una rete che unisce l’ambiente, l’inconscio collettivo e le persone. Infatti    le persone e gli eventi accadono sempre con la loro grande ragione. I cattivi e i buoni, hanno tutti una ragione d’essere.”  Secondo   la   blogger   lamenteemeravigliosa.it o   in parte   secondo me  .  : <<Esse  forse non esistono o per lo meno io non credo tanto in loro. Sembra che confermino la legge del desiderio secondo cui se si ha in mente un pensiero fisso, un desiderio o un bisogno, tutto ciò in qualche modo attrarrà le soluzioni >>
Però a volte     sarà il caso , il destino  o l'imprevvedibilità    della  vita  e del suo svolgersi     succede  che   esse   capitino  .Ecco  cosa  mi  è  successo   stmattina  . 


Appena  Alzato  , oggi mi sono svegliato    un po' più  tardi  ,   di solito    a quell'ora  sono al lavoro ,     ho  ascoltato    il Tg  regionale  buongiorno  sardegna     con la  notizia  o meglio   co la   storia     della  fotografa astronomica    (  vedere   sotto )  Elena  Pinna  e   a  successiva  lettura    della  storia ( la  prima puntata  )   di  copertina   tropoprincipe (   trasposizione   fumettistica  dell'opera   Il piccolo principe \Le Petit Prince un racconto di Antoine de Saint-Exupéry  )   du    topolino   di questa settimana  (  copertina sopra   a sinoistra  )    . Infatti  il servizio di tg buongiorno regione sardegna  d'oggi 14\  ottobre ( du cui    trova  sopra  al centro  e  sotto a  sinists      due  screenshot  )  
 in cui si parla di uan fotografa sarda , Elena Pinna (  foto a  sinistra  ) 38 anni di villacidro apassionato di astronomia ed fotografia e che ha saputo trovare il carpe diem con una sua bellissima fotografia una delle tante che trovate sul suo istangram e la sua pagina facebook ) condivisa nelle storie dalla pagina NASA Artemis   ( prima   foto  sotto     al  centro  )  



   Invece  qui  sotto    la  versione    originale  

l'originale  dal  suo  istangram  

mi ha fattto , di solito inizio le mie giornate non lavorative con la lettura dei iornali , leggere per primo il fumetto in questione . Credo che andrò a rileggermi l'opera di Antoine de Saint-Exupéry e che lo regalerò per natale al nipote di nostri amici .  Cooncludo confermando   qu,anto detto da  le  nel servizio televisivo   il cielo  è di tutti  


Emidia Cecchini morta: 'rischiò' di diventare milionaria col quadro attribuito a Leonardo

 da Quotidiano.Net


Pesaro, 14 ottobre 2022 - E’ morta Bibi Cecchini, aveva 77 anni. Si era sposata il 21 agosto scorso con Enzo, il compagno di una vita. La cerimonia, officiata dal sindaco di Fano Massimo Seri, avvenne in una camera dell’ospedale di Fano dove Bibi era ricoverata per una grave malattia. Poche settimane dopo, il 18 settembre, è sopraggiunta la morte. Che Bibi aveva chiesto di non rivelare a nessuno, se non dopo qualche tempo dalla cremazione. E’ così è stato. Emidia Cecchini, pesarese, era salita alla ribalta della cronaca internazionale perché proprietaria di un quadro raffigurante Isabella d’Este (un olio su tela di 61 per 46,5 centimetri  foto   sotto  a  destra  trattta  da  wikipedia  ), che alcuni studiosi avevano attribuito, almeno per il viso, alla mano di Leonardo da Vinci.

Emidia Cecchini morta: 'rischiò' di diventare milionaria col quadro attribuito a Leonardo
Emidia Cecchini © FOTOPRINT

Un dipinto, che nel febbraio 2015 era stato sequestrato a Luganoin un caveau, su ordine della procura di Pesaro per esportazione illegale dall’Italia. Si arrivò all’opera intercettando un legale sul treno che lo riportava in Italia, il quale aveva in tasca una lettera di incarico da parte di Bibi per vendere il quadro attribuibile a Leonardo. Questo mise in moto l’indagine e il successivo sequestro a Lugano che le autorità svizzere concessero, almeno in un primo momento. Bibi, dalla sua casa popolare di Pesaro, in via Bramante, rispose al clamore del sequestro dicendo che quel quadro era sempre rimasto
in Svizzera
 fin dal 1913, quando venne acquistato da alcuni suoi familiari che vivevano lì. La contesa è arrivata fino alla Cassazione, con la condanna passata in giudicato di Bibi per l’esportazione illegale del dipinto a cui è seguito l’ordine di confiscarlo. Ma questo non è stato eseguito per il semplice fatto che il dipinto è rimasto in Svizzera. Lo Stato elvetico si è rifiutato di riconsegnare l’opera dando ragione a Bibi Cecchini perché la "punibilità è determinata dalla legge – scrissero i giudici – sul trasferimento internazionale dei beni culturali" secondo la quale "l’esportazione è illegale solo se l’opera è iscritta nell’inventario federale o, in questo caso, in uno corrispondente italiano. Ma non è il caso del “Ritratto di Isabella d’Este".
Pertanto il quadro venne riconsegnato a Emidia Cecchini che lo lasciò in Svizzera in attesa di compratori, i quali però, fino all’ultimo, non ci sono stati. Il dipinto che lo studioso Carlo Pedretti attribuiva in gran parte a Leonardo aveva raggiunto una quotazione teorica di 400 milioni di euro ma le polemiche sulla autenticità non lo hanno mai abbandonato. Per il critico d’arte Vittorio Sgarbi, pur non avendolo mai visto da vicino ma solo in foto, non si poteva nemmeno lontanamente pensare ad un quadro di Leonardo ma al massimo ad un’opera buona per il mercatino di "Porta Portese".Bibi Cecchini però non perse la speranza di vendere quel quadro e scontata la pena con la messa alla prova, si affidò a dei legali per le trattative internazionali creando una fondazione che seguisse le sorti del dipinto, fino alla sua vendita. Che non è ancora avvenuta ma che Bibi anelava per poter vivere gli ultimi anni della sua vita in Spagna, un Paese che amava molto per esserci vissuta in gioventù e che non aveva mai dimenticato. Ma non ne ha avuto il tempo.

13.10.22

quando la cenasura sviluppa la creatività ed una reistenza il caso dell’artistaAleXssandro Palombo e il suo murales al pro donne Iraniane davanti al consolato dell'iran a Milano

 Era stato cancellato poche ore dopo esser stato realizzato. Ora, nella notte, quel murale che mostra Marge Simpson con la sua folta chioma di capelli blu tagliata per esprimere vicinanza alle donne iraniane è ricomparso.diventata  ancora  di più in poche ore un simbolo mondiale della lotta delle donne iraniane contro il regime. Marge Simpson con gli occhi tristi, in mano un paio di forbici e una ciocca di capelli proprio davanti al consolato dell’Iran a Milano. E altrettanto velocemente era stato rimosso.Allora AleXssandro Palombo, l’artista autore di questo piccolo grande capolavoro, l’ha rifatto, aggiungendo questa volta anche il dito medio e un’espressione più arrabbiata, tanto per rafforzare il concetto.Già averlo concepito e realizzato è un grandioso messaggio di solidarietà. Ma averlo rifatto, più forte di prima, dopo che è stato cancellato, questa è Resistenza.

il 1 novembre s'avvicina di Annamaria Sotgiu


 A fine mese ci sarà una festa che tradizionalmente non ci appartiene, la carnevalata di halloween, noi in Sardegna festeggiamo se si suol dire la festa in onore dei defunti , dove i bambini all'imbrunire del primo novembre , bussano nelle case e viene offerto a loro dei dolci ho della frutta ....ma devono prima recitare una frase( Animas de purgattoriu salva Maria) , dopo salutano ringraziano e vanno via, fortuna che ancora questa tradizione e ancora attuale i bambini partecipano entusiasti .Mentre alcuni adulti
preparano la cena per i defunti , "non tutti lo fanno" ma secondo le credenze pare che i nostri cari defunti quella notte vengono a farci visita e mangiano il cibo preparato da noi ... Un po' inquietante la


cosa ma è bello dimostrare che loro sono sempre nei nostri cuori..(io ad esempio no), naturalmente il cibo viene consumato da noi vivi con un buon fiasco di vino,be' allora che dire ? halloween festa incentrata per fare cassa e consumismo che non mi rappresenta nulla oppure è meglio le nostre tradizioni? Be' io non ho dubbi! E dimenticavo in alcuni paesi e tradizione fare i pabassinos, a Sedilo si fanno per la festa di San Antonio, anche se qualche massaia del paese da qualche anno li fa anche per i morti, a parer mio non è tradizione , ma ognuno fa come vuole. Oggi mi è preso così fuori piove e mi sono ispirata a scrivere questo, ciao e buona giornata

🍀😀👍

In abito da sposa al cimitero per rendere omaggio al papà morto

  la  storia  di queste  due spose   che decidono  prima di celebrare il loro matrimonio  di rendere  omaggio ai  loro padri   Descrive benissimo  miei lutti parentali e di amici fraterni avuti tra la primavera  e l'inizio  autunno di quest'anno  e  tutto il periodo   adesso un po'  più calmo  (  sono arrivato  quasi  all'arcobaleno )   della triologia  sulla  malinconia   ed  i post ad essa  collegati   . Prima  di lasciarvi  ad  essa   devo fare   chiarire  una  cosa   non si  tratta    di  un  elogio  del patriarcato   ma il  ricordare   un genitore \ un punto di riferimento  , il padre  in  questo  caso  , che non c'è più.  Infatti  leggendo e  storie  sotto  riportate  , sono convinto che esse  avrebbero fatto la stessa  cosa     se  ad essere  morti   fossero le  loro madri .   Adesso basta  con il  pistolotto   e veniamo  alle  storie d  di   Alessia e  Gianna


  fonte    fanpage Napoli  

La giovane sposa va al cimitero per rendere omaggio alla tomba del papà pochi minuti prima di convolare a nozze. La fotografa del matrimonio scatta una immagine che inevitabilmente diventa oggetto di affettuosi commenti e commozione. Il padre della sposa riveste uno dei ruoli più particolari in quella grande macchina organizzativa e turbinìo di emozioni rappresentato da un matrimonio. Nell'unione tra due persone che si amano spesso i genitori sono gli specchi dentro i quali gli sposi si guardano. E ci sono delle situazioni in cui la presenza di uno o di entrambi i genitori genera enorme commozione anche tra gli invitati.  Quando il papà o la mamma non ci sono più spesso gli sposi affidano ad un ricordo, ad un simbolo, la loro presenza durante il matrimonio.




A Mugnano, popoloso centro a Nord di Napoli, Alessia, in quello che spesso viene definito «il giorno più bello» ha deciso di fare una deviazione prima di andare in chiesa e convolare a nozze. Si è recata nel cimitero del paese e si è fermata a rendere omaggio e saluto al papà scomparso.  La fotografa, Angelica Casaccia, ha deciso con molto tatto ma anche con estremo tempismo, di scattare una foto.Su un frequentatissimo gruppo Facebook di Mugnano, la fotografa racconta :La foto che mai e poi mai avrei pensato di fare. Una sposa al cimitero. Ho riflettuto un po’ se pubblicare o meno questa foto: come la vedranno? La capiranno? Troppo personale? Alessia è speciale, una di quelle persone che nonostante le difficoltà incontrate durante il suo cammino, è grata alla vita! È una donna che ringrazia, ringrazia tanto ed è riconoscente alle persone che ama, alle persone che sono presenti, ed essere riconoscenti purtroppo è una prerogativa per pochi. Probabilmente queste sono le caratteristiche che mi hanno colpito di più in lei. Ieri Alessia mi ha mandato un vocale, dicendomi che il suo desiderio più grande prima di andare in chiesa era quello di passare al cimitero a salutare il papà. “Angelica possiamo?!” “Possiamo? Sei la sposa, è il tuo giorno andiamo dove vuoi. ”Ha continuato a ringraziarmi tutta la giornata e a scusarsi se “per caso in qualche modo mi ha fatto perdere tempo”. Faccio il lavoro più bello del mondo, mi impegno tanto per lasciare qualcosa alle persone, ma probabilmente non vi accorgete di quanto siate voi a lasciare qualcosa a me. Entrando in quel cimitero stamattina mi sono resa conto di quanto “sono piccola” ma soprattutto di quanto sono fortunata. Mi si è stretto il petto e avuto un nodo in gola. Quando entri nelle case delle persone diventi parte di un qualcosa questi aprono i loro sentimenti a te e ti raccontano le loro storie e credetemi quando vi dico che è un privilegio.

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Dalla Finlandia, dove vive, ha deciso di sposarsi nella sua Ischia, dove è cresciuta: Gianna, nel giorno delle nozze, prime del sì ha voluto però farsi immortalare al cimitero sulla tomba del padre.

Ha voluto, in qualche modo, che al suo matrimonio fosse presente anche il padre, nonostante questi sia morto circa 10 anni fa: così, in abito da sposa, nel giorno delle nozze, si è fatta immortalare sulla tomba del papà, sulla quale si è recata a rendere omaggio. La storia, e lo scatto, molto commoventi, arrivano dall'isola di Ischia, dove Gianna, la sposa, ha deciso di convolare a nozze, nonostante lei e suo marito – anch'egli partenopeo – vivano ormai in Finlandia da qualche anno: la donna ha voluto fermamente fare ritorno sull'isola dove è cresciuta per convolare a nozze, per avere vicino a lei gli affetti più cari e, in qualche modo, anche il padre, morto quando Gianna, che ora ha 28 anni, ne aveva solo 19.

Con l'abito bianco e il bouquet tra le mani, la neo sposa si è fatta immortalare mentre rende omaggio alla tomba del padre. Lo scatto (realizzato dal fotografo Luca D'Ambra) è stato pubblicato dalla stessa Gianna su Instagram; la donna, come didascalia, ha scritto una sorta di lettera al padre: Quando ho camminato verso quell’altare tu non c’eri al mio fianco. Non c’eri quando ho conosciuto l’uomo che oggi è mio marito, quando ci siamo fidanzati, non ci sei stato quando abbiamo litigato. Non hai avuto la possibilità di conoscere questo meraviglioso uomo che amo così tanto, non potrai conoscere i nostri figli che, se Dio vorrà, forse un giorno ci saranno. Ma non c’è stato neanche un momento in cui io abbia pensato che tu non ci saresti stato per me, se ti fosse stato concesso più tempo qui con noi. Non c’è stato neanche un attimo in cui io abbia creduto che tu non saresti fiero di me, che non ameresti alla follia la tua nipotina, che non avrei potuto chiamarti e chiederti di sistemare qualsiasi cosa io abbia combinato. Quando ho camminato verso quell’altare io ti portavo con me, non solo come una foto nel ciondolo appeso al bouquet, ma soprattutto nel mio cuore, nella forma dei mille ricordi bellissimi che ho di te  Sono sempre di più le spose, che hanno perso affetti cari, che nel giorno delle nozze decidono di recarsi, in abito bianco, al cimitero per rendere omaggio a genitori e parenti in generale che non ci sono più

Quella debordante solidarietà filo-palestinese che ha resuscitato l’antisemitismo in Ue e Usa di Giuliano Cazzola + mio commento

Tra poche settimane, il 27 di gennaio, ricorrerà l’80° anniversario della liberazione, da parte dell’Armata rossa, del  campo di sterminio d...