29.11.24

Diario di bordo n 89 anno II Spett.Liliana Segre ..... ., Ipocrisia culturale e letteraria italiana ., a babbo morto ed altre letture ., lasciare o restare per morire ? ed altro sul 25 novembre

 Iniziamo   questo  numero da  una  mia lettera  scritta    di getto    alla  Signora  Liliana Segre

in sottofondo    

Spett Liana segre 
Concordo  con lei   quando  dice  che  a    volte   soprattutto  se  manomesse  (  vedi il saggio  la  manomissione   delle  parole    di  G.Carofiglio )   le  parole  sono importanti  e  diventano clave , come  giustamente  ha  fatto  notare  nel  su  recente   intervento   ( corriere  della sera    del  29\11\2024  )  sull'abuso
presunto   della  parola  genocidio usata ormai  sempre più  per  descrivere  le atrocità che  Israele  ed  alcuni  suoi abitanti   i  cosidetti coloni  ,ha  compiuto e  sta    compiendo  . Ma   in realtà le  cose  son più complesse  e  come  giustamente    fa notare    in   suo  recente articolo    : <<  colpisce che alcuni tra i più infervorati nell’uso contundente della parola malata si trovino in ambienti solitamente dediti alla cura, talora maniacale, del politicamente corretto, del linguaggio sorvegliato che si fa carico di tutte le suscettibilità fin nelle nicchie più minute.  (...)   la cultura antifascista e antitotalitaria [  Sic  ] ha avvertito da sempre le implicazioni velenose delle operazioni di negazionismo, riduzionismo, relativizzazione, distorsione o banalizzazione dei genocidi. Di lì passano inesorabilmente le rivalutazioni delle peggiori dittature e le campagne nostalgiche. Da lì parte il sistematico abbassamento degli anticorpi che sorreggono la coscienza democratica dei cittadini. Inquieta che anche alcuni di coloro che meritoriamente si dedicano alla tutela e alla trasmissione della Memoria sembrino non capire che lasciar passare oggi l’abuso del termine genocidio significa produrre una crepa in un argine. E se crolla quell’argine, domani, potrà passare ben altro >>.
Quindi  non usiamo la parola antisemitismo al posto della più corretta antiisraeliana : "L’impennata delle manifestazioni di antisemitismo nel mondo, a livelli mai visti da decenni, dimostra l’effetto devastante delle tossine che sono tornate in circolo." . Si confonde  e  si  fanno tutt'uno   quelle  manifestazioni sono contro la scellerata politica estera di criminali di guerra quali il leader politico di Israele. Gallant etc. come ben chiarito anche dalla Corte Penale Internazionale su cui il vostro Leader osa discutere, così come nei confronti dell' ONU, il cui segretario generale, Antonio Guterres, è stato definito "persona non gradita". Avete scelto di cavalcare un'onda di crimini ingiustificati in nome di cosa? E la Comunità ebraica che posizioni ha preso?   Mi dispiace Sig.ra Segre,  anche  se   ha  la mia  piena  solidarieta   per  i  vergognosi  attacchi  antisemitici      che    ora  più che  mai sta  subendo  , ma si sbaglia perchè :  uno stato un altro popolo ovviamente  senza  generalizzare    che  si  comporta    in   quel  modo    verso un  altro popolo    ,  e   a  dirlo non sono  solo  i non ebrei  ma   sono anche alcuni esponenti  dellla  sua  stessa   religione ,  commette  appunto  un genocidio  . 

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La tragicomica la fuga di scrittori dalla  rassegna    «Più libri, più liberi», in programma a Roma dimostra   di come stia  scadendo    sempre  più la  nostra  cultura  . La pietra dello scandalo è   stata l’invito al filosofo Leonardo Caffo, sotto processo a Milano per maltrattamenti e  lesioni sulla sua ex compagna, in una  giornata  dedicata  a Giulia  cecchetin    e   alle  done  vittime di femminicidio e  violenza    di genere  . Si è si sta  verificando    quello che diceva Nanni  Moretti    anni fa     

Non è  bastato il suo ritiro, né l’appello alla presunzione di innocenza della direttrice  della kermesse Chiara Valerio, << a fermare  una disdetta vissuta >> secondo il giornale IL DUBBIO << dai più fanatici
come un’obbedienza alla purezza.  IL garantismo non c’entra – ha sentenziato uno dei vati del oralconformismo d’élite, Paolo Di Paolo – l’invito a Caffo era  inopportuno . Facendo intendere che
prima di scegliere gli ospiti, la direzione  avrebbe dovuto vagliare denunce, sospetti
e pettegolezzi sul loro privato. Ma  il più «dritto» di tutti è stato l’idolo delle  masse, il fumettista Zero Calcare. Il  quale ha annullato il suo dibattito con  questa motivazione su Instagram: «Mi è  sembrato evidentemente inopportuno  invitare a una fiera dedicata a Giulia  Cecchettin un uomo (confesso che non
sapevo manco chi 🤔 fosse) accusato  di violenza ai danni della sua compagna ». Ma non ha annullato il firmacopie a cui si sottopone  per ore, per la gioia  di pazienti file di fan  acquirenti. >> . Una prova di
quanti zeri e quanta ipocrisa si siano incrostati nelle condotte della cultura  di questo povero Paese ormai sempre allo sbando . 



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Ed   proprio  per    un  caso  che   fra  i  libri       da me  letti in  questo periodo   c'è ......   "A Babbo morto" è un libro di Zerocalcare che racconta la storia di Babbo Natale che muore e viene sostituito da un improbabile Figlio Natale Il libro è a metà tra favola cinica illustrata e fumetto, magistralmente colorato da Alberto Madrigal.
Natale… i regali, il cenone, i parenti… ma ci avete mai pensato alle condizioni di lavoro dei folletti

nella fabbrica di Babbo Natale? Zerocalcare sì, e vi racconta per la prima volta la scabrosa verità dietro al business della consegna dei regali. Bonus! Le anziane rider della Befana scioperano insieme ai minatori sardi (le cui miniere di carbone vengono chiuse perché nelle calze i bambini preferiscono trovare gli orsetti gommosi), per ottenere migliori condizioni di lavoro!Quando finirete di leggerlo vi ripeterete ad alta voce che Babbo Natale non esiste per sentirvi meno tristi !  Quind cari  :  Genitori  ‹‹  se  proprio    dovete fare  figli  ,  almeno dite  loro  la  verità  >>


Gli altri due libri sono due Noir
 Storico quello di Jacopo De Michelis con il suo nuovo thriller La montagna nel lago (Giunti editore) fresco finalista del Premio Scerbanenco, ambientato proprio in quel 1992, è andato invece a scavare nella vita precedente di Junio Valerio Borghese, prima che teorizzasse un colpo di Stato, quando era ancora il capo della X Mas, unità militare autonoma (anche se il Principe aveva aderito alla Repubblica di Salò), che si ritrovò ad avere una sorta di quartier generale, se non altro per la residenza dello stesso
Borghese a San Paolo, sull’isoletta del lago d’Iseo.
Il centro del racconto, però, è a Montisola, poco distante. Muore Emilio Ercoli, un industriale che ce l’ha fatta: subito dopo la seconda guerra mondiale ha costruito in fretta e con successo un impero sulle reti da pesca. Il suo retificio fattura parecchio e riesce a espandersi anche lontano dal lago d’Iseo. Viene accusato dell’omicidio l’ex amico diventato nel frattempo acerrimo nemico Nevio Rota. Così il figlio di Rota, Pietro, dopo una decina d’anni di lontananza (deliberatamente scelta) torna al paesello. È andato a Milano a cercare fortuna infatti, con il sogno di diventare giornalista. Ma alla fine si ritrova a scrivere per un settimanale scandalistico. Non proprio quello che avrebbe voluto. Addio sogni di gloria dentro una Milano in cui resistono i vizi e gli agi, nonostante gli arresti eccellenti, della città da bere (copyright dell’epoca del reflusso).


Ma siamo nel 1992 e piano piano il sistema dei partiti così come l’avevamo conosciuto sta crollando. La Prima Repubblica sta esalando i suoi ultimi respiri.
Il giornalista così si trasforma presto in investigatore e cerca di venire a capo dell’omicidio del rivale del padre, più che altro per cercare di scagionarlo dalle pesanti accuse.
E qui il thriller diventa anche storico, perché ci riporta proprio a quel 1944, quando la guerra stava ormai per concludersi, con la sconfitta ormai segnata di fascisti, repubblichini e degli ultimi irriducibili del regime e non solo. Tra gli irriducibili anche il principe Borghese che aveva fatto di Montisola e San Paolo un feudo personale e che dialogava senza problemi con i gerarchi nazisti, nonostante la diffidenza invece che gli ufficiali del Terzo Reich avevano nei confronti dei fascisti.
In questo libro i fantasmi del passato e i suoi orrori tornano a farsi vivi e soprattutto si agitano su un delitto che per la chiacchierata vittima – non è spoiler: uno che si sapeva muovere saltando da una parte all’altra della barricata, arrivando anche ad approvigionarsi al mercato nero – fotografa in quel 1944 quanto fossero pericolose e molto grigie diverse zone di un Paese lacerato. Anzi, dilaniato.
Un po’ come accade nell’Italia  oggi    dopo il  1989\1992  ,    uno  degli eventi spartiacquee   della  sua  storia   la prima  repubblica  ,   in cui si ritrova a indagare Pietro. I due livelli temporali, 1944 e 1992, squarciano il velo su altrettanti snodi cruciali della storia d’Italia, anche raccontandola (con la forma del romanzo, non necessariamente storico) e passando per il vissuto dei protagonisti.
Tra l’altro, anche qui non è spoiler, alla fine di quel 1992 tutta questa crime story che sarà risolta (andate a scoprire, leggendo questo libro, chi è l’assassino) diventa una trama perfetta da film. E nel 1992 siamo esattamente ai tempi di Twin Peaks, la perfezione di mistero e suspense firmata da David Lynch per la tv. Il produttore cinematografico nel libro di De Michelis – di fronte al dispiegarsi della storia – dice che l’attore che potrebbe interpretare il giovane reporter Pietro Rota potrebbe essere Kyle MacLachlan (il detective DaleCooper protagonista di Twin Peaks). Ma alla fine chi ha ucciso allora Laura Palmer ?

Medico   \  poliziesco  il secondo
di  Silvia  Marreddu   autrice sarda, esordiente, ha presentato al  suo primo romanzo,
L’Attesa, un thriller ambientato tra la Sardegna, precisamente a Olbia, e Bologna. La trama narra Josephine Orrù, una maestra vicina ai quarant’anni, si rivolge al polo sanitario all’avanguardia Fiat Lux di Olbia, dopo il rifiuto di un’ovodonazione da parte della sorella Michelle, affermata data analyst del Tecnopolo di Bologna. Decisa ad andare avanti, Josephine incorre in una complicanza durante un trattamento. Michelle torna in Sardegna per starle vicino, ma percepiscenell’ospedale un’oscura ambiguità e si scontra subito con il dottor Manca che ha in cura Josephine. Michelle ama il mare e ne conosce le insidie; deve addentrarsi in quelle acque per strappare la maschera al Fiat Lux, correndo un rischio che può esserle fatale. In questo avvincente romanzo Olbia appare luminosa e nel suo golfo incombe il Fiat Lux che come il mare, potente e infido, tradirà la promessa di una terra ospitale e accogliente


Una storia ricca di retroscena che rendono la narrazione avvincente e piena di tensioni.Un esordio  discreto  ma  niente  male    , anche se  ancora  un  po'acerbo   Ma  promettente . Sembra   Cosi  vero  e  autobiografico .  



concludo    con  un bellissimo racconto  e   su  una  riflessione   sul 25     novembre2024  appena  passato   perchè tali  giornata  \  settimana  essa non sia   solo una giornata  d'ipocrisia  o  di strumentalizzazione   ideologica   \  politica  






28.11.24

LE VITTIME DI UN PREDATORE SESSUALE NON HANNO ETÀ + Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco colpire alle aprti sensibili del corpo punta XII



 molti famminicidi  sono il culmine  dell’incapacità di molti sistemi dell’incapacità di molti sistemi di protezione di prevenire il femminicidio, nonostante le denunce e le misure restrittive. Per l’uomo violento, uccidere in modo così plateale non è solo un’espressione di rabbia, ma è indice del controllo totale che pretende di avere su una donna. In aggiunta, si consideri come scegliendo un contesto pubblico l’autore del reato abbia voluto rendere la violenza visibile, umiliando la vittima e terrorizzando chi le era accanto. Questa vicenda evidenzia un problema culturale: il persistere di modelli patriarcali in cui la violenza è uno strumento di affermazione di ‘superiorità’ maschile. La scelta di ignorare il divieto di avvicinamento dimostra come molte misure cautelari siano insufficienti senza un’ef!cace sorveglianza e un cambiamento profondo nella mentalità sociale. È solo attraverso un approccio che integri prevenzione, educazione e un sistema di protezione più efficace che si potrà ridurre il numero di vite distrutte da uomini incapaci di accettare la libertà delle donne”Infatti è per  quello      che  riporto    quelle  puntate   sulle tecniche     d'usare  ( non solo   anche se  è rivolto  ad voi donne  )    come  autodifesa 

Infatti    la  guida   :  Manuale di autodifesaI consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco    cintura  nera  di karate  sull'ultimo  n del settimale  giallo    riporta   un fatto  avvnuto    quas  10  anni  fa  

Torniamo indietro nel tempo  con una notizia tratta dalla pagina 124 del Televideo di  giovedì 16 novembre 2006:

“Un uomo ha aggredito e tentato di violentare una commerciante  di 61 anni a Reggio  Emilia, poco dopo le 19.30, mentre si stava apprestando  alla chiusura. Il giovane è entrato  nel negozio dove c"era  solo la donna che stava completando  le ultime operazioni  prima di tornare a casa e l"ha  colpita duramente con calci e  pugni, abbassandosi i pantaloni  per cercare anche di violentarla. La donna a quel punto  ha reagito con forza riuscendo a evitare di soccombere. Laggressore allora lha colpita di nuovo, ha afferrato la sua borsetta ed è fuggito. Superato lo  shock, la negoziante ha avvisato subito il 118 e i carabinieri che, grazie a una precisa  descrizione, si sono messi alla  ricerca  dell"uomo. La donna è ricoverata  nell"ospedale  cittadino ed è  stata giudicata  guaribile in un mese”. 

Da questa  brutta storia  di cronaca ci  rendiamo conto  che ogni donna  può essere bersaglio di aggressione  sessuale, indipendentemente dall"abbigliamento,  dall"avvenenza o  dall"età. Ecco perché non mi  stancherò mai di ripetere che  può succedere a chiunque. Probabilmente quella commerciante  di Reggio Emilia  non pensava di poter essere  aggredita per stupro a 61 anni,  alle 19.30, mentre si
preparava  a chiudere il negozio per tornare a casa. Uno stupratore non ragiona  come un uomo normale, non agisce rispettando parametri di  scelta precisi, ma in base a raptus momentanei, attaccando la prima vittima che incontra, e questo rende la frase “tanto a me non capiterà mai” come la più sbagliata che si possa pensare.Questa vicenda dimostra anche come una donna, palesemente inferiore come forza e struttura (donna di 61 anni, contro un giovane molto prestante),sia riuscita a difendersi in modo efficace pur non conoscendo  nessuna tecnica,ma solo scaricando tutta la sua rabbia.Forse si tratta di quella rabbia che muove una donna che si trova allimprovviso vittima di una situazione del genere.
Fra  le    tenciche  di autodifesa  oltre  a quelo della  foto a  destra  in alto   c'è  quello  di colpire  alle  parti basse  .  Infatti Alcune parti del corpo umano sono più sensibili di altre. Si chiamano punti vitali. Ecco le zone sensibili a cui mirare. Testa: occhi, tempie,  mento e naso. Tronco: ascelle, clavicole, plesso solare, fegato e reni. Arti inferiori: testicoli, quadricipiti e ginocchia.Ricevere un colpo in un  punto vitale sorprende l’aggressore, che può  mollare la presa. Scappate velocemente.

27.11.24

In piazza Duomo a Firenze la bottega dei colori che resiste al mangificio., Il negozio di vinili che dice no al Black Friday: «Clienti da tutta la Toscana, il nostro segreto è la roba popolare»

 Corriere della Sera
In piazza Duomo la bottega dei colori che resiste al mangificio


In questi anni hanno visto la città intorno cambiare, gli artigiani chiudere, le botteghe trasformarsi in locali e store internazionali, ma loro sono rimasti fedeli a se stessi: la bottega di Belle Arti Zecchi. Dopo qualche mese di trasferimento in un magazzino a pochi metri di distanza, per consentire i lavori di restauro dell’antico palazzo, di proprietà dell’Opera del Duomo, la bottega è tornata nei locali storici di via dello Studio 19 rosso. 
Oggi come un tempo qui si possono trovare colori, pigmenti, strumenti usati da pittori, artisti, decoratori, artigiani. «Sopravviviamo perché abbiamo prodotti particolari, molto di nicchia, e un marchio nostro che spediamo in tutto il mondo», spiega Sandro Zecchi, che insieme al fratello Massimo porta avanti l’attività di famiglia. «Abbiamo creato un punto di incontro tra tecniche antiche, medievali e rinascimentali e quelle dei nostri giorni».
Nell’edifico aveva sede nel Trecento lo Studio Fiorentino, la prima università di Firenze. 
Era già presente fin da tempi antichi una bottega dei colori, centro di riferimento per artisti e professionisti, dai pittori famosi agli artigiani fiorentini fino ai giovani studenti dell’Accademia di Belle Arti. La presenza di un negozio di colori chiamato «Colorificio Toscano» in questa via risale alla seconda metà dell’800.
Nel 1920 il fiorentino Ugo Ercoli rilevò la bottega d’arte trasformandola in un punto vendita di colori. Adolfo Zecchi, padre degli attuali proprietari, entrò a lavorare nella mesticheria durante la Seconda Guerra Mondiale e dopo pochi anni rilevò l’attività. Negli anni 70 i figli Sandro e Massimo incrementarono la rivendita di colori e materiali per le Belle Arti recuperando le antiche tecniche pittoriche ed artigianali della tradizione fiorentina, guidati dal trattato trecentesco di Cennino Cennini «Il Libro d’Arte». 
Nel corso degli anni Zecchi ha fornito materiali all’Opera House di Sidney, al Paul Getty Museum di Los Angeles, per accademie in Giappone, Stati Uniti, Brasile, Cipro, Israele, per la cappella Brancacci, per la basilica di Assisi ed il Duomo di Firenze. Qui si possono ancora trovare la tempera all’uovo «Cennini» o il preziosissimo Blu Oltremarino di Lapislazzuli, ma anche colori a olio, gli acrilici e le tempere, tele a metraggio e tavolette a gesso, gomme e resine naturali, materiali per doratura, carte a mano e pergamene, cere solide e paste adesive. 
«Da bambini dopo la scuola venivamo qui a curiosare,
 siamo cresciuti in bottega», racconta Sandro. Ricorda la Firenze di allora e vede quella di oggi. «È stata stravolta. Prima nel centro storico c’erano magazzini e grossisti, era un centro distributivo. E c’erano tanti artigiani, che erano la spina dorsale della città. Ora gli artigiani non ci sono più, e i giovani non hanno interesse a continuare i mestieri, che pure potrebbero rendere». Sandro e Massimo per fortuna hanno i due figli a cui poter lasciare l’attività. «Sono in bottega con noi. Poi ci sono i dipendenti: siamo una buona squadra». 

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  non ricordo  la fonte



Il negozio di vinili che dice no al Black Friday: «Clienti da tutta la Toscana, il nostro segreto è la roba popolare»



CECINA. «Nel mio negozio non si fa il Black Friday, sono fuori da queste dinamiche». È contro tendenza Alessio Cruschelli, titolare di Slow Record Shop di Cecina, negozio che vende i vinili e tutto ciò che è collegato a questi oggetti, tornati in voga da una decina d’anni.

Cruschelli, da Slow Record Shop non si trovano le offerte targate Black Friday. Come mai?

«Ho un’area in negozio dedicata al materiale sottocosto, che ha un costo minore rispetto agli altri pezzi per varie ragioni. A livello commerciale capisco il senso del Black Friday, ma lo vedo utile soprattutto online».

Voi vendete anche online i vostri prodotti?

«Abbiamo il sito e i profili Instagram e Facebook, ci si deve muovere con più canali. Ma per noi l’online è solo una parte del negozio, ma non è decisiva».

Gli affari vanno meglio nel negozio fisico quindi.

«Chi entra non trova solo il vinile, ma tutto ciò che riguarda il mondo di questi dischi: giradischi, amplificatori, casse. Il negozio va bene. Abbiamo aperto nel 2013, fino a sette anni fa eravamo in 38 metri quadri, ora siamo in uno spazio che di metri quadri ne ha 235, con un grande open space».

Perché scegliere di venire in negozio e non comprare online?

«In negozio ti puoi interfacciare con una persona, e se hai qualche problema la persona è pronta a risolvertelo. Con i grossi competitor online, questo è impossibile. Chi viene da me e ha un problema con il giradischi, io sono in grado di trovare una soluzione. Però nei negozi fisici c’è un gap al rialzo nei confronti del web, ci sono dei passaggi in più del materiale che si vende. Quindi chi viene qui deve essere disposto a spendere di più che sui siti»

I vostri clienti sono solo cecinesi?

«Con il nuovo negozio vengono da tutta la provincia di Livorno, e anzi, da tutta la Toscana. Non dico da tutta Italia, ma quasi».

Vi siete fatti pubblicità online?

«Online abbiamo sempre fatto poca pubblicità. Si è sempre contato sulla bontà del passaparola. Per me i dischi sono un’opera d’arte, ne ho una visione un po’ naif. E invece in questo mondo (nel mercato, ndr) devi essere uno squalo. Infatti io metto il prezzo dietro la copertina, e in una piccola etichetta, per non sciupare la bellezza del disco. Ma un po’ mi sono dovuto adeguare, ora tengo anche Claudio Villa».

Vendete tutti i tipi di vinili...

«Vendo sia la stampa originale, del periodo di uscita del vinile, che le altre versioni. I grandi classici servono a catalizzare l’attenzione: i Beatles, i Rolling Stones, i Led Zeppelin. Ma vanno tanto anche i più contemporanei: Nirvana, Pearl Jam, Artic Monkeys».

E tra gli italiani?

«Va il cantautorato: Dalla, Battisti, De André, De Gregori, Paolo Conte. La musica super contemporanea invece va meno. Per arrivare fin qui, sono partito da roba popolare e prezzi accessibili».

FEMMINICIDI e violenza sulle DONNE in Italia: cosa ci dicono i dati

a chi mi dice  che con i miei post  su meta  ( fb , x , thereads ,  istangram )  e  qui sul blog  faccio e  si  fa    terrorismo mediatico   o  altre  sciochezzeparlando di  queste tematiche  . dicoloro     di chiedersi      come fa  questo  video  (  ben  fatto   tal  altro )  come mai   il  numero  delle  donne uccise  è  cosi  alto .  la matematica  non è  un opinione  

   

e meditate  gente  meditate   voi che ancora  negate  o  sminuite   tale  fenomeno  

26.11.24

culturamente mainate ha presentato Donna Fenice V – Crisalidi” di Barbara Cavazzana“

 




Ieri sera in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne si è svolto presso il Centro Culturale Lena Lazzari di Malnate (Va) l’evento curato da  Barbara Cavazzana“Donna Fenice V – Crisalidi”. In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, il Centro Culturale Lena Lazzari di Malnate ospiterà un evento speciale a partire dalle ore 21:00. Promosso da Pro Loco Malnate APS, Agedo Varese ODV e patrocinato dalla Città di Malnate, l’iniziativa si presenta come un momento di riflessione, arte e confronto.
Infatti  l
’evento, curato da Barbara Cavazzana,   come  confermato    da questo  spezzone   video riportato sotto per  la  gentile concessione di Cristian Porcino  ,  si propone di attraversare i “paesaggi calpestati dalla rabbia e dall’abuso”, restituendo luce e speranza attraverso l’arte e la parola. Un invito rivolto a tutti per affrontare un tema complesso con sensibilità e profondità. 


 Oltre  a Cristian   ha visto   la  partecipazione 
di numerosi ospiti che hanno contribuito   con le loro performance e testimonianze: Gianni Gandini  Roberto Capellaro  Roberta Barbatelli  Cristian Porcino
  • Italo Carloni  Paolo Martarelli  Cinzia Stracchi
Ogni intervento è stato  finalizzato a sensibilizzare il pubblico, offrendo uno sguardo sulle storie e sui percorsi di rinascita delle donne vittime di violenza. L’evento si concluderà con un dibattito aperto per favorire il confronto e la comprensione del fenomeno.In apertura dello spettacolo è stato proiettato un video ( qui riportato  )  contenente una  riflessione inedita del Prof. Cristian Adriano Porcino Ferrara sulla violenza di genere.






25.11.24

Decostruire la mascolinità non significa demolire l’uomo. È reinventarlo, liberarlo dalle catene degli stereotipi affinché possa essere se stesso,

Ultimo  post  per  questa  settimana   sulla violenza  di genere o  femminicido  


 La nostra  mascolinità, spesso definita da stereotipi culturali, può diventare una gabbia invisibile che limita  ed  ingabbia  gli uomini nella loro espressione e sviluppo. Le aspettative imposte da questi cliché, sebbene radicate in molte società, vengono sempre più messe in discussione  anche   con la  violenza  verso gli altri . Ecco perché è fondamentale decostruire questi preconcetti per aprire la strada a una mascolinità più libera e autentica e risolvere  ( o almerno ridurlo   fisiologicamente )  il fenomeno  della  violenza  di genere  \  feminicidio *


I cliché che definiscono (e confinano) la mascolinità

In un’epoca in cui i tabù stanno cadendo e gli stereotipi stanno esplodendo (o almeno si stanno incrinando un po’), la mascolinità rimane un argomento complesso e accattivante. Quella che una volta era una scatola ben chiusa con etichette come “forte”, “resistente”, “protettivo” e soprattutto “privo di emozioni”, ora si sta reinventando. Rompere gli stereotipi sugli uomini non è una caccia alla virilità. È una liberazione. Perché, spoiler: gli stereotipi maschili confinano gli uomini tanto quanto influiscono sugli altri. Sono spesso soggetti a rigide norme sociali che assegnano loro ruoli specifici e li privano di determinate libertà emotive o comportamentali. Tra gli stereotipi più diffusi troviamo:

  • Un uomo non piange”: questa idea molto diffusa limita l’espressione delle emozioni negli uomini. Contribuisce all’idea che devono rimanere sempre forti, altrimenti rischiano di reprimere i propri sentimenti.
  • Un vero uomo è sempre virile”: la virilità è spesso associata a comportamenti dominanti, forza fisica o attrazione per attività ritenute “maschili”. Ciò può portare a pressioni inutili per far corrispondere un'immagine non realistica.
  • L’uomo dovrebbe essere il pilastro finanziario della famiglia»: il tradizionale ruolo di capofamiglia economico nella famiglia spinge alcuni uomini a sacrificare le proprie aspirazioni personali o il proprio benessere mentale per soddisfare queste aspettative.
  • Gli impatti di questi cliché sugli uomini

Questi stereotipi non sono privi di conseguenze. Partecipano alla costruzione di quella che i ricercatori chiamano “ mascolinità tossica ”, un insieme di comportamenti dettati da norme rigide che possono influenzare la salute mentale, emotiva e fisica degli uomini. Gli impatti includono:

  • Difficoltà a chiedere aiuto: che sia per la salute mentale o fisica, gli uomini sono spesso meno propensi a chiedere aiuto per paura di apparire vulnerabili.
  • Isolamento emotivo: reprimere le emozioni può portare a relazioni superficiali o sentimenti di solitudine.
  • La pressione per esibirsi: sia nella carriera, nelle relazioni o nella sessualità, gli uomini possono sentirsi spinti a “dimostrare” sempre il proprio valore.

Decostruire per ricostruire: verso una mascolinità positiva
Per spezzare queste catene è fondamentale ridefinire cosa significa essere un uomo oggi. Ciò avviene attraverso:

Incoraggiare l’espressione delle emozioni: mostrare i propri sentimenti non è una debolezza, ma un

punto di forza. Le iniziative che prouovono la salute mentale degli uomini, come le campagne di sensibilizzazione, sono cruciali.Rifiutare la competizione costante: non c'è bisogno di essere il migliore in tutto. Il tuo valore non si misura dai tuoi risultati.Promuovere modelli di ruolo diversi: le figure maschili nei media e nella cultura devono riflettere una varietà di stili di vita e personalità, lontani dai cliché tradizionali.Sfidare le norme sociali: gli uomini devono essere liberi di scegliere il proprio percorso, indipendentemente dal fatto che si adatti o meno alle aspettative tradizionali.



La violenza di genere è una forma di violenza che colpisce donne, anziani, bambini e omosessuali
Il femminicidio è una forma specifica di violenza di genere che culmina nell'omicidio di una donna

la chiesa pronta ad un passo indietro sull'ora di religione a scuola ?

  Per qualcuno era una noia mortale, un’imposizione statale   e  poi  dei genitori in un’Italia, quella degli anni precedenti  al  rinovo  concordatario   1984 , e  poi   dagli anni ‘90, sempre meno dalla sana e robusta costituzione cattolica; per altri, l’ora di religione, lodevoli eccezioni a parte, rappresentava un mero aggiornamento della dottrina frequentata da bambini. Questo era più che è oggi l’Irc (Insegnamento della religione
cattolica), dal momento che la materia negli istituti scolastici pubblici sta vivendo il suo tramonto strutturale, progressivo ed ineludibile tale da spingere la stessa Chiesa a ripensarla. Anche a costo di compiere un clamoroso passo indietro, rinunciando allo stesso insegnamento.?
Introdotta nel 1929 con il Concordato fra Stato e Santa Sede prima di essere sottoposta a restyling nel 1984 tramite la revisione concordataria che da obbligatoria l’ha resa facoltativa, l’ora di religione ha conosciuto daglia   anni  '90  ad oggi una disaffezione del 10%. I dati sono quelli diffusi dalla Conferenza episcopale italiana che, attraverso le sue 223 diocesi, nomina i docenti da mettere in cattedra, di concerto con le autorità scolastiche. Nell’anno 2022/23, circa 6,8 milioni di studenti, pari all’84% del totale, hanno scelto di frequentare l’ora di religione. La geografia del restante 16%, i cosiddetti non avvalentesi, cambia da regione a regione, nonché da ordine e grado degli istituti: si va dal 23% del nord Italia al 3,7% del sud, si sale dall’11,9% della primaria al 22% della secondaria di secondo grado.
Un’indagine pubblicata da You Trend, relativa all’anno 2020-2021, rivela che chi alle superiori sceglie di uscire durante l’Irc è il 16,1% degli allievi dei licei, il 22,8% di chi frequenta un istituto tecnico e il 23,5% di coloro che vanno al professionale. Anche tra gli studenti dei licei il quadro non è uniforme: i non avvalentesi sono il 14,3% nei Classici, il 15,7% degli Scientifici e il 28,4% negli Artistici.
I numeri raccontano un cambio di paradigma sociale anche rispetto a quarant’anni fa, quando è stato stipulato il Concordato in vigore. Inutile crogiolarsi su una maggioranza di avvalentesi in via di erosione, lascia intendere il vescovo Derio Olivero, presidente della Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei, che, su La rivista del clero italiano, ha di recente pubblicato un saggio nel quale prospetta un nuovo statuto dell’ora di religione. "Nel 1984 lo Stato riconosceva il valore della cultura religiosa e i principi del cattolicesimo come parte integrante del ‘patrimonio storico del popolo italiano’ – sottolinea il presule –. A differenza del ’29, l’insegnamento della religione non era più inteso come ‘fondamento e coronamento’ del sistema scolastico. Il clima era cambiato, ma nel frattempo è mutato ancora. Viviamo un inedito pluralismo religioso e una post secolarizzazione che, se non si traduce in una ripresa delle pratiche religiose tradizionali, evidenzia dinamiche di ricerca spirituale imprevedibili".
In questo contesto sfaccettato anche la presenza ecclesiale nella scuola andrebbe e potrebbe essere riconsiderata. Da qui la proposta   con  un  po'   di ritardo 🙄😜🧠 del ministro dell’Ecumenismo e del Dialogo della Cei. "Non più un’ora di religione cattolica, facoltativa, quanto piuttosto un insegnamento obbligatorio del fenomeno religioso in chiave plurale per abilitare lo studente a diventare un cittadino capace di meglio comprendere la società in cui si trova – spiega il vescovo Olivero –, favorendo uno spirito ecumenico verso chi professa altre confessioni cristiane, altre fedi così come verso i nones, cioè chi non appartiene ad alcuna religione". La Chiesa cattolica così "potrà fare un passo indietro, rinunciando a uno spazio che le spetta di diritto per far fare alla società un passo avanti. Il pluralismo religioso, inteso come tema educativo, aiuta a ripensare la laicità in termini inclusivi più che eslusivi o per sottrazione". La questione di un nuovo statuto dell’ora di religione dovrebbe essere discussa all’assemblea generale della Cei a novembre 2025. Ad oggi la rinuncia non sembra così scontata, meno controversa l’ipotesi di una rinuncia della Cei a selezionare i docenti di religione. Ma qualcosa si muove, la proposta è sul tavolo. E c’è un anno di tempo per acquisire la maggioranza dei vescovi votanti in assise.La  chiesa   saprà   fare un passo indietro   ed  accettarlo  o rimarrà  ferma   nel suo centro  di gravità  permanente  ?  chi  vivrà vedrà  . 


C'é bisogno di fare una differenza tra :ebreisionisti, e enbreinonsionsti questa differenza deve iniziare dagli ebrei stessi.

Non esistono popoli giusti e popoli sbagliati, esistono azioni giuste e azioni sbagliate e quelle sbagliate devono essere
punite ecco  spiegata   in sintesi  la   richiesta    d'arresto   del presiente  d'israele  . Chi mi dice  , come  al solito che  odio gli ebrei     cioè  sono antisemita   è  un ignorante  perchè  ignora  (  cit   il  trio comico   Aldo Giovanni  Giacomo  )  che   vede  gli ebrei  solo come sionisti  quando  esistono  ebrei non sionisti 
cioè Il movimento Satmar e il gruppo Neturei Karta ritengono ingiusta l'occupazione della Palestina sin dalle sue origini. Alla base della loro idea c'è l'interpretazione del Talmud .  qui  E nel   video sotto le  loro posizioni 







24.11.24

The Oldest Tattooing Family in the World \ 5 g L'antica tradizione di tatuaggio della famiglia Razzouk

Wasim Razzouk is a tattoo artist in Jerusalem’s Old City. Ink runs deep in his family. The Razzouks have been tattooing visitors to the Holy Land for 500 years (and in Egypt for 200 years before that). Christian pilgrims flock to Razzouk Tattoo to get a cross tattoo based on one of the designs on wooden stamps that have been in the Razzouk family for generations. Razzouk is honored to be entrusted to leave such a special mark on someone’s skin. “It’s almost like baptizing somebody, and that’s a big responsibility,” Razzouk says.


ho tentato   di  er  chi lo volesse    in italiano   ma  il  donwload  ,  tramite  l'estensione  downloadhelper    cui sono  riuscito  a scoricarlo  da  msn.it   suopera   il limite    richiesto da bloggger  mi    spiace  .  Proverò appena    ho  tempo ad  inserirlo nel mio canale  di youtube  e  a  fornirvi il link  per  i prossimi post


Il ragazzo dai pantaloni rosa di Cristian A. Porcino Ferrara®️





  dal   blog   https://lerecensionidelfilosofoimpertinente.blogspot.com/




Il ragazzo dai pantaloni rosa è un film necessario, toccante che non scade mai nella retorica ma invece abbatte con delicatezza i muri di silenzio che si ergono attorno agli atti di bullismo. Nel film Samuele Carrino (Andrea) afferma che non bisogna essere poeti per soffrire ma adolescenti. Ricordo benissimo la sofferenza di quegli anni e l'ho raccontata nel mio libro Sulle tracce dell'altrove. Purtroppo certi atteggiamenti ti fanno sentire continuamente un adolescente bullizzato. La violenza verbale pesa come un macigno sulle nostre vite e non sempre siamo equipaggiati emotivamente e psicologicamente per schermare le parole che ci vengono scagliate addosso. Non di rado certe frasi ti scavano dentro fino a creare caverne oscure dove ci rifugiamo fino a non uscirne più. Anch'io ho rischiato di non riemergere da questi anfratti dell'anima dove mi ero rintanato per silenziare i miei sentimenti. Per questo è stato doppiamente emozionante e commovente guardare questo film insieme alla persona che amo. Leggere sul suo viso la commozione per una storia che non ci è affatto estranea ci ha ricordato di quanto siamo stati fortunati. Potevamo soccombere e non l'abbiamo fatto. Claudia Pandolfi che interpreta Teresa Manes, madre di Andrea, dice: "Le parole sono come dei vasi di fiori che cadono dai balconi. Se sei fortunato li schivi e vai avanti sulla tua strada, ma se invece sei un po’ più lento, ti centrano in pieno e ti uccidono".
La verità è che nessuna parola è soltanto una parola. Mai! In classe insisto sempre su questo punto e non smetterò mai di sottolinearlo. Per tale motivo a scuola ho proposto un progetto educativo che parte proprio dalla visione di questo film. Le parole colpiscono ad ogni età ma in special modo in adolescenza quando tutto intorno ci appare ostile e al contempo affascinante. L'atteggiamento bullistico non inizia e finisce tra i banchi di scuola ma in certi casi dura tutta la vita. Quando certa politica limita i tuoi diritti e tende ad emarginarti e deriderti perché non ti ritiene conforme alla norma allora sta attuando degli atteggiamenti prevaricatori tipici dei bulli. Non esistono persone con più o meno dignità delle altre. La normalità è il concetto più abusato e pericoloso di questo mondo. Chiunque è nato fa parte della natura senza alcuna distinzione di genere, orientamento, etnia, etc. Scriveva Publio Terenzio Afro (II secolo a.C) «Homo sum, humani nihil a me alienum puto» Traduzione: "Sono un essere umano, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me"». Nessuna cosa che riguarda l'umano dovrebbe renderci indifferenti. L'indifferenza uccide! Fare finta di niente non cambierà di un millimetro le cose. Adesso tocca a noi lottare e non rendere vano il sacrificio di Andrea Spezzacatena perché: "Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi, non avrò vissuto invano; se potrò alleviare il dolore di una vita o lenire una pena, o aiutare un pettirosso caduto a rientrare nel nido, non avrò vissuto invano" Emily Dickinson.

                                     ®️ Cristian A. Porcino Ferrara

La storia: «Mio marito mi ha tolto soldi e proprietà. Cacciata anche dalla casa che avevo comprato»



lo so che mi contraddico con quanto detto : << Per il 25 novembre oltre post di riflessione anzichè raccontare le recenti storie di femminicidio \ d'amore criminale che in una società sempre più anestetizzata ( o quasi ) ed un informazione sempre più veloce dove dopo tre giorni ( salvo ecezioni ) sono già dimenticati o strumentalizzati vedere le news riportate nel post precente ,racconterò un femminicidio e una violenza di genere insieme del passato . Si tratta di Beatrice Cenci , alla cui condanna a morte vi assistente e trase ispirazione Caravaggio ... >> nel   post  del  21 \11\2024   . Ma per  fortuna  ci  sono , con questo non  sto smiuendo ne  tanto meno  intendo    farlo,   il fenomeno della  vilenza  di genere   o  di femminicidio ,  casi  in cui  non si arriva    all'uccisione   ma  non per  questo  da sottovalutare  . E'il caso di  questa  questa storia     trovata    nei giori  scorsi  in  rete  su 

  corriere della sera  tramite  msn.it


Di violenza si può morire, ma una volta conquistata la libertà si può rinascere. E il riscatto


si conquista poco alla volta, nonostante le cicatrici, fisiche e psicologiche, stampate a fuoco per nove anni. Così è andata a Grazia Biondi, originaria del Cosentino ma da sempre trapiantata nel Salernitano. La sua storia esce fuori dai classici cliché della violenza sulle donne. Grazia, 58 anni, ha una laurea in giurisprudenza, è una donna di cultura, bella e indipendente. Nel Duemila incontra quello che diventerà prima il suo compagno e poi suo marito. Lavorano insieme, decidono di vivere insieme, acquistano una casa. Pagata dai risparmi di una vita della famiglia di Grazia, ma il compagno prima del matrimonio la convince che è meglio a intestare a lui l'abitazione, lasciando a lei un usufrutto. Tutto scritto su un foglio privo di valore legale. E' sempre lui che poi per nove anni le fa vivere la peggiore delle dolorose storie di violenza domestica ed economica. Una storia di maltrattamenti fisici, culminata in un tentativo di strangolamento e di violenze economiche che le hanno portato letteralmente via tutto. «La violenza arriva ovunque e quando meno te l'aspetti e non è vero che non tocca le donne forti o indipendenti - dice Grazia - io non avevo capito che mio marito aveva messo in atto una manipolazione che stava annullando la mia personalità, la mia identità. Non avevo riconosciuto i segnali». Nel 2011, Grazia decide di denunciare il marito che viene condannato a dieci mesi. Con uno sconto di pena, suffragato da un'incredibile motivazione: le condotte del suo ex sarebbero state «causate anche da una forte incompatibilità caratteriale con la parte offesa - è scritto nella sentenza - che ha finito per scatenare l’indole violenta comunque latente nell’imputato». Insomma come dire che, seppure fosse esistita, l’incompatibilità di carattere giustifica le botte. E il reato per lesioni volontarie? «Estinto per intervenuta prescrizione - continua la donna - così in Appello la pena è stata ridotta a 8 mesi e 15 giorni di reclusione, come confermato dalla Cassazione».
Ma il vero calvario comincia qui. Da quel momento l'uomo comincia a perseguitarla con denunce. «Mi ha denunciato - racconta Grazia - praticamente per qualunque cosa: occupazione abusiva, danneggiamento, appropriazione indebita. furto aggravato, l’ultima è stata a dicembre del 2021… Tutte denunce archiviate». Ma per la Procura di Nocera Inferiore, non si tratta di stalking. Grazia non ha l'immagine che ci si aspetta da una vittima. Non prova ansia e paura. E' troppo forte. E come ciliegina, arriva la malattia. Si ammala di cancro proprio quando viene accusata di «occupare abusivamente la casa coniugale» che intanto era rimasta intestata esclusivamente all'ex marito. «Il disagio economico - continua Grazia - in cui mi ha trascinato il mio ex marito è stato ed è enorme». Anche perché è stata costretta a lasciare il lavoro che condivideva con lui. Una sequenza infinita di violenze che hanno toccato ogni sfera personale ma che hanno rappresentato anche la spinta per la sua rinascita. Nel 2016, Grazia fonda l’associazione Manden che oggi mette insieme, in gruppi di auto e mutuo aiuto, 600 donne sopravvissute alla violenza. In qualità di presidente di Manden, Grazia Biondi è stata anche a Montecitorio, ospite dell’allora presidente della Camera, Laura Boldrini. Oggi Grazia è diventata un'esperta di violenza economica di genere. «L’Italia non è un paese semplice per le vittime di reati familiari. Deve cambiare completamente la mentalità, anche nell'autorità giudiziaria che deve ascoltare le donne senza pregiudizi e stereotipi». Il 12 maggio 2023, è partito il progetto "il diritto di contare" Osservatorio nazionale sulla violenza economica di genere e a novembre dello stesso anno è nato il primo sportello in Italia istituzionalizzato sulla violenza economica di genere. 

la violenza di genere è figlia del patriarcato o del matriarcato?

In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, in occasione di uno dei tanti anniversari che hanno segnato e ridisegnato la nostra cronaca, quello di Giulia Cecchetin, nella giornata che vuole l’impegno affinché si arrivi a trovare una soluzione definitiva alla tanta violenza che ancora subiscono le donne , si basa la mia riflessione d'ggi . Alla base della violenza di genere   se   il  violento  della  donna  non è  solo maschile   \  femminicidio   se  solo    maschile   c'è una profonda crisi sociale che vede coinvolti nel dramma entrambi i generi e i ruoli e che esige un loro nuovo equilibrio proprio come suggerisce sial'articolo   di  https://www.huffingtonpost.it/blog del 23\11\2024 : << La
violenza è figlia del patriarcato o del matriarcato
?
>>
 sia la lettura su tali argomenti dei libri Canzoni contro l'omofobia e sulla la violenza sulle donne Sulle tracce dell'altrove. dell'amico \ compagno di strada Cristian Porcino . Ma soprattutto La violenza di genere è un fenomeno complesso e multifattoriale che non può essere attribuito esclusivamente al patriarcato o al matriarcato.
 Tuttavia, storicamente, il patriarcato ha creato strutture sociali e culturali che hanno perpetuato la disuguaglianza di genere e la subordinazione delle donne, contribuendo alla violenza di genere. Infatti Il patriarcato è un termine che indica una struttura sociale che fa capo al pater familias che incarna e detta legge, che protegge un nucleo in cambio del rispetto della sua regola. Un status che << .... è scomparso in Italia oramai, direi, dal secondo dopoguerra, quando il maschile è stato decimato e la sua presenza, anche nel ruolo, drasticamente confinata. Quello che sta imperversando ai tempi nostri è puro maschilismo. .... >> ( dott Agnese Scappini nel citato articolo dell www.huffingtonpost.it ) . Ma di questo sistema sociale in cui gli uomini detengono il potere e le donne sono in gran parte escluse da esso. ne rimangono le scorie . Questo sistema ha spesso giustificato e normalizzato la violenza contro le donne come mezzo di controllo e oppressione. D'altra parte, il matriarcato, inteso come un sistema sociale in cui le donne detengono il potere, è molto meno comune e non ha storicamente avuto lo stesso impatto sistemico sulla violenza di genere. In sintesi, la violenza di genere è principalmente legata a strutture patriarcali che perpetuano la disuguaglianza e la discriminazione. Tuttavia, è importante riconoscere che la violenza di genere è un problema complesso che richiede un approccio olistico per essere affrontato efficacemente.Infatti un metodo di analisi o trattamento che considera l'intero sistema piuttosto che concentrarsi solo su singoli componenti. In altre parole, si prende in considerazione l'interconnessione e l'interdipendenza di tutte le parti di un sistema per comprendere meglio il contesto complessivo.Ad esempio, in medicina, un approccio olistico non si limita a trattare i sintomi di una malattia, ma considera anche fattori come lo stile di vita, l'ambiente, la salute mentale e il benessere emotivo del paziente. In questo modo, si cerca di promuovere la salute e il benessere generale piuttosto che solo alleviare i sintomi.Allo stesso modo, in ambito sociale, un approccio olistico alla violenza di genere non si limita a punire i colpevoli, ma cerca anche di affrontare le cause profonde della violenza, come le disuguaglianze di genere, le norme culturali e sociali, e le dinamiche di potere.

23.11.24

femminicidio \ violenza di genere come è difficile fare prevenzione i casi di Michela Noli Uccisa nel 2016 e di Stefania Secci, ex modella e attivista contro la violenza sulle donne, rifiutata dalle inizative scolastiche sul 25 novembre perchè ci sono delle sue foto di nudo artistico in rete .

Come prova ,  vedere  i  miei  post  precedenti  in particolare  questo  ,   delle  diverse  sfacettaure    tanto da  non   riuscire  a    definire   in mainnera  chiara  ed  univoca  (  almeno  per me   che  :  donna  non sono  ,  che non  sono  ne  antropologo   ne addentro  ai centri  antiviolenza  )        tanto  da  confondere  ilfemminicidio  in violeza  di genere  e  viceversa ,  c'è la  storia    d'oggi   .  O meglio  due   storie    che  dimostrano  di  come  ancora  siamo  molto indietro nella  prevenzione   . Ma  andiamo  con  ordine  .

La  prima    da  una lettera     sul  il FQ  d'oggi  


 SIAMO I GENITORI DI MICHELA, che il 15 maggio 2016 ha perso la vita per mano dell’ex marito, che subito dopo si e suicidato. Da quel giorno il nostro intento è quello di far
capire come possa essere accaduto e come si possa prevenire ed evitare che fatti come questo non succedano più.

Soltanto leggendo il verbale delle indagini siamo venuti a conoscenza del fatto che i genitori e gli amici sapevano che l’ex marito soffriva di disturbo bipolare, per il quale era stato in cura fino all’eta di 21 anni, e che fino a quella sera la malattia era stata tenuta gelosamente nascosta. lnoltre i genitori dichiaravano che il figlio aveva detto loro quello che intendesse fare così come anche gli amici dichiaravano che l’ex marito aveva detto loro quali fossero le proprie intenzioni e come avrebbe messo in opera il suo progetto criminale, spiegandolo nei minimi particolari.Anche il neurologo e la psicoterapeuta, che avevano in cura l’ex marito, dichiaravano che sapevano della malattia, per la quale era stato in cura dai 16 ai 21 anni dal direttore sanitario e scientifico dell’istituto di Neuroscienze dell’università di Firenze e dal direttore del dipartimento di Psichiatria dell’università di Pisa, ma hanno ritenuto opportuno non infrangere il segreto professionale. Noi pensiamo che sarebbe stato sufficiente inviare anche solo un messaggio a noi o a nostra figlia per evitare questa tragedia. Lei non sarebbe scesa per prendere la valigia, che si è rivelato un tranello per farla salire in macchina. La domanda che ci poniamo è se avremmo potuto prevenire fatti di questo tipo e, secondo noi,la risposta sta nell’attivazione di due procedure:

  •  Chiunque venga a conoscenza dell’intento altrui di commettere un reato di violenza e abbia consapevolezza che la persona sia realmente in grado di metterlo in pratica, deve denunciare. Altrimenti può essere incriminato per omissione di “soccorso”.
  • Dobbiamo attivare un protocollo specifico al quale deve attenersi uno psicoterapeuta e un neurologo o, più genericamente, i medici professionisti che hanno in cura il paziente bipolare, che preveda non solo la possibilità, ma l’obbligo di rompere il segreto professionale. Pensiamo che, almeno nei casi simili al nostro, si possa fare opera di prevenzione e salvare la vita delle persone.

Il nostro intento è quello di sensibilizzare chi ritenga opportuno fare propria questa mozione nell’interesse sociale.


La  seconda   tratta  da     rainews  del   TGR Piemonte 
 che  è ancora  legata    ad  un  ateggiamento    bachettone    che confonde  eros  e  pornografia  ,  e  vede  la   donna   colpevole  di   provocare   gli istinti animaleschi  dell'uomo  ( l'uomo  non  è  solo un pezzo di legno 



E'diventato un caso l'invito a scuola di Stefania Secci, ex modella e attivista contro la violenza sulle donne, che ha denunciato e fatto arrestare il fotografo Paolo Ferrante. L'Istituto tecnico Vittone di Chieri e la Scuola media di Pino Torinese l'avevano invitata a parlare in occasione della giornata contro la violenza sulle donne. Ma sono spuntate alcune sue foto, nuda, sui social. Che sono immediatamente circolate sulle chat di ragazzi, genitori e docenti. E così l'incontro di Chieri è stato annullato. “Si comunica che l'intervento previsto

per il 25 novembre 2024 non avrà luogo in quanto l'istituto ha acquisito ulteriori informazioni sulla signora Secci e, al momento, non si ritiene che il suo incontro con gli studenti possa avere una ricaduta didattica e/o educativa”, si legge nella circolare. Altrettanto potrebbe fare la dirigenza scolastica di Pino Torinese. Foto che però, secondo quanto dichiarato alla Stampa dagli assessori Vittoria Moglia (Chieri) ed Elisa Pagliasso (Pino Torinese) “sono state scattate contro la volontà della Secci, e che ora è per vie legali”. Consenso, libertà, violenza sulle donne. Il dibattito è aperto.

perchè al femminismo serve capire gli uomini e al maschilismo capire le donne consigli perchè il 25 novembre sia tutto l'ano e non solo la classica giornata palla

Il 25 novembre è una giornata specialeo almeno dovrebbe esserlo , poiché si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Ecco alcune idee per rendere questa giornata significativa e interessante:

  1. Partecipare a Eventi Locali: Molte città organizzano eventi come mostre, flashmob, e incontri per sensibilizzare sul tema della violenza di genere.
  2. Controlla il programma della tua città per vedere cosa è in programma.
  3. Organizzare un Incontro: Invita amici e familiari per discutere l’importanza della giornata. Potreste guardare un documentario o un film che tratta il tema della violenza contro le donne e poi discuterne insieme.
  4. Volontariato: Offri il tuo tempo a organizzazioni locali che lavorano per supportare le vittime di violenza. Può essere un modo molto gratificante per fare la differenza.
  5. Campagne Social: Partecipa a campagne sui social media per aumentare la consapevolezza. Usa hashtag come #25Novembre o #StopViolenza per unirti alla conversazione globale.
  6. Educazione e Sensibilizzazione: Leggi e condividi articoli, libri o risorse che trattano il tema della violenza di genere. Educare te stesso e gli altri è un passo importante per il cambiamento.

Ecco   quindi     che    per la  giornata  del 25  novembre 2024   propongo oltre    ai  post precedenti  un articolo    dell'anno  scorso  del  FQ , trovato  metre  cerco  giornali vecchi    per  accendere  il  fuoco    e  da  cui    ho preso in prestito il titolo  


  cosi  allo stesso modo  propongo questo film  la  cui recensione  e prea  dalla  nuova  sardegna  di qualche tempo  fa  




22.11.24

diario di bordo n 88 anno III Cristina Brignolo,l'unica donna al volante del Nucleo Radiomobile dei carabinieri di Ancona,"Abbraccio le donne vittime di violenza per rassicurarle" ., Ferrara, è morta a 104 Giuseppina "Giose" Molinari, a marzo era stata fermata mentre guidava con la patente scaduta



(ANSA) - ANCONA, 21 NOV - Quando entra in una casa per soccorrere una donna che ha chiesto aiuto la prima cosa che fa è "abbracciarla, farla sentire sicura", quando è in pattuglia e qualcosa non le torna,
interviene senza esitazione e non si ferma neppure quando si tratta di gettarsi in un inseguimento per fermare un fuggitivo in auto. Alle donne vittime di violenza dice "non perdonate, non nascondetevi i segnali che vi dicono quest'uomo è tossico e vi fa male. Non c'è amore dove c'è violenza". E non sono solo i pugni e le sberle che devono preoccupare "c'è la violenza psicologica che è ancora più grave che rende succubi ed è la meno riconoscibile dalle vittime". Lei è Cristina Brignolo, 38 anni, Piemontese di origine, tre figli di 13, 10 e quasi 5 anni, l'unica donna al volante del Nucleo Radiomobile dei carabinieri di Ancona, "ho lottato per far parte del nucleo Radiomobile, c'erano resistenze ma il mio generale ha avuto fiducia in me". Operativa su turni h24, sempre in prima linea nel rispondere alle chiamate, una forte empatia verso chi soffre una sola preoccupazione "con quello che vedo ho paura di essere troppo dura con i miei figli". "Non ho paura e non mi tiro mai indietro" anche se ogni tanto "il mio collega deve tenermi a bada". Le emergenze che affronta quotidianamente sono soprattutto i "codici rossi e la droga". Ma è la violenza di genere "non solo di mariti, compagni presenti o ex, ma anche, dei figli verso i genitori, soprattutto le madri" a non darle tregua, a farla soffrire quando non riesce a "liberare" la vittima e a convincerla che "una alternativa c'è sempre".Soffre quando la donna non vuole denunciare: "abbiamo le mani legate - ammette - e allora entra in gioco la capacità di convincere la vittima che non è sola, che ci sono le associazioni e le strutture protette che possono accoglierle anche con i loro figli". Cristina affronta ogni giorno, insieme ai suoi colleghi, situazioni critiche ma "è quello che ho scelto e per cui mi sono battuta, aiutare le persone e farlo per strada al volante della gazzella, senza esitazioni" (Bper Banca): “Vogliamo fare la differenza contro quella economica”



Visualizza su Orologio"Un giorno - è il suo racconto - siamo intervenuti dopo la chiamata al 112 di una bambina di 7-8 anni che sentiva le urla della madre. L'ex compagno l'aveva aspettata fuori e l'aveva picchiata. Non era la prima volta e la figlia, nonostante fosse terrorizzata e forse perché istruita dalla mamma, ha dato l'allarme. Siamo arrivati subito, l'uomo ci aspettava fuori dell'abitazione. 'Sono stato aggredito' - si è giustificato con il mio collega - era convinto di non aver fatto nulla di male. Mi sono precipitata all'interno dell'appartamento. 




Ho trovato la bimba scossa e la donna terrorizzata. L'ho abbracciata e rassicurata, ho chiamato il 118 e intanto abbiamo fatto avvisare i genitori". Dopo i primi momenti chiedo cosa le accade."Inizia un dialogo in cui spiego che lo può denunciare, le dico che può chiedere di andare in una struttura protetta". E la convinci? "Purtroppo spesso la donna ritiene di essere
lei il problema, perdona la violenza quando non c'è un danno grave ed evidente". In quel caso la donna ha poi denunciato l'ex compagno ed è scattato il braccialetto elettronico "una soluzione non sempre sufficiente" e "purtroppo nel 90% dei casi prevale la paura a denunciare e per me è una sconfitta perché so che le violenze si ripeteranno".Non riuscire a dare consapevolezza alla vittima che "vive in uno stato di costrizione, o dove la gelosia è già degenerata nel controllo totale" per Cristina significa aver perso. "Io mi immedesimo nella donna, nella paura che leggo negli occhi dei loro figli, non posso farne a meno" e "se vedo qualcosa che non mi quadra devo andare fino in fondo anche se purtroppo non sempre si riesce a far accettare una prospettiva diversa". Cristina è 'tosta' dicono i colleghi lei abbraccia le vittime anche se "non è una cosa da carabiniere" si schernisce. 

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L'11 marzo, in piena notte, Giuseppina si era messa alla guida per tornare a casa dopo una serata passata a giocare a burraco con amici. A quanto pare, però, a un certo punto si era persa e aveva continuato a percorrere le stesse strade senza riuscire a raggiungere la meta. A segnalare l'auto della donna era stato, attorno all'una di notte, un cittadino. Pochi minuti dopo, una pattuglia dei carabinieri aveva rintracciato la vettura: dopo averla fermata e controllato la patente dell'anziana, i militari avevano scoperto che la patente era scaduta da due anni e che l'auto era senza assicurazione. A quel punto l'anziana era stata multata e poi riaccompagnata a casa, mentre l'auto era stata prelevata da un carro attrezzi. In poco tempo, la storia di Giuseppina era finita su tutti i media.
"Mi dicevo 'domani vado a rinnovare la patente'. Poi domani è diventato dopodomani e dopodomani è diventato dopodomani ancora e alla fine mi hanno fermata e multata… I carabinieri mi hanno detto che non avrei potuto più guidare e ho risposto loro che avrei scritto per protesta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella", aveva dichiarato l'anziana. È morta a 104 anni Giuseppina "Giose" Molinari, l'anziana di Vigarano Pieve (Ferrara) balzata agli onori della cronaca a marzo dopo essere stata fermata e multata dai carabinieri a Bondeno, nel Ferrarese, perché scoperta alla guida della sua auto senza assicurazione e con la patente scaduta. "Era una beniamina del paese, amata da tutti e ci dispiace molto per la sua scomparsa. Ci lascia una donna molto dinamica, forte e tenace, che lasciava dimenticare quale fosse la sua età anagrafica. Non dimenticheremo quello che ha dato alla comunità", ha dichiarato il sindaco di Vigarano Mainarda, di cui Vigarano Pieve è frazione, Davide Bergamini. Lo riporta l'edizione bolognese del Corriere della Sera.