2.12.08

Rai Licio Gelli e i coleghi piduisti ringraziano

Rai, rischio declino Ma si parla solo di nomine e poltrone  Il servizio pubblico sembra non accorgersi che lo scenario è cambiato: così mentre Mediaset e Sky si sfidano su cont enuti e pay-tv, a Viale Mazzini si pensa ad altro

CARLO ROGNONI
Consigliere d’amministrazione Rai
ROMA
IL  caso Vigilanza Rai, la nomina del nuovo Cda, le voci su  chi dovrà dirigere Reti e Tg: il      tutto frullato dai media. Ne  esce un beverone indigeribile. Chi ha più da rimetterci? Certo,la Rai. Ma anche il Partito Democratico rischia, se non si chiama fuori. Se il Pd non dà il via a una
iniziativa forte e chiara, c’è chi dirà che non è poi così diverso dagli altri. Quando si tratta di spartirsi potere e poltrone “sono tutti uguali”.E questa idea qualunquista, per il Pd è devastante: tradisce la sua ragione d’essere, quella di presentarsi come un soggetto forte per una politica nuova.
 Ebbene in questa circostanza c’è solo una mossa da fare: rimettere al centro del confronto non le nomine e le poltrone ma il futuro dell’Azienda Rai. Che cosa serve oggi alla Rai? Deve cominciare una fase nuova. Non per una idea liberalo riformista. O comunque non solo . Ma perché i fatti costringono a  prendere atto che lo scenario dentro il quale oggi si muove la Rai non  è più quello anche solo di tre anni fa. Il duopolio è finito. Le risorse del sistema non sono più solo il canone e la pubblicità, ma ormai un terzo del fatturato globale delle televisio-
ni è rappresentato dagli abbonamenti a pagamento.
   Ebbene io vedo che Mediaset e Sky si sfidano sul pay, mentre la Rai è fuori da questo mercato. Se la grande sfida sono i contenuti e la qualità dei programmi, ebbene io vedo che Mediaset entra in Endemol,la società che produce format televisivi a livello mondiale, Sky si avvale del rapporto privilegiato con le produzioni Fox, mentre in casa Rai prouce sempre meno. Il rischio è che la Rai rinunci a essere fabbrica di programmi per diventare soprattutto supermercato di idee altrui.   Può una azienda che deve misurarsi con un mercato che sta cambiando essere governata come una dependance della partitocrazia? È il mercato che impone alla politica di fare un passo indietro e prendere atto dei suoi nuovi doveri: fissare con chiarezza la missione del servizio pubblico nell’era della rivoluzione digitale; impedire che la Rai perda credibilità; non lasciare che una grande azienda finisca come l’Alitalia.
 Come si passa dalle parole ai fatti? Cambiando subito le regole della governance. Basterebbe dare alservizio pubblico un consiglio di amministrazione così come prevede il codice civile. A un manager scelto per il suo curriculum profes-ionale verrebbero affidate ampie deleghe come a un normale amministratore delegato.
    Per nominarlo o per cambiarlo  ci vorrebbero i due terzi del cda. E in attesa di una legge di riforma da  fare in parlamento si potrebbe anche sfidare il governo a presentare immediatamente un decreto condiviso.I prossimi tre anni, con il passaggio regione per regione dall’analogico al digitale, per la Rai sono decisivi. Perché non ricorrere al modellol delle Autorità indipendenti? Copiando, per esempio, la legge istitu-iva dell’Agcom: un consiglio di otto eletti, quattro alla Camera e quattro al Senato, e un presidente amministratore delegato indicato dal governo ma votato dai due ter-i delle commissioni parlamentari competenti. Si toglierebbe così anche alla Vigilanza uno dei poteri che gli affida la legge del 1975. Se il Pd lancia la sfida, tocca al Pdl dimostrare la propria capacità di innovare. Di fronte a una proposta ragionevole, Berlusconi deve assumersi la responsabilità di dire che cosa si aspetta il governo dal servizio pubblico. Il nodo della questione Rai va messo in chiaro: non è la Vigilanza, non è il cda, non sono i direttori di Reti e Tg. Sono i lacci e laccioli della cattiva politica. E il Pd dovrebbe battere un colpo dimostrando di saperlo.




Rodolfo Valentino


chi è?Questa immagine  mi ricorda Rodolfo Valentino, è un dipinto  a tempera color seppia, che ho nel mio studio, non  sono riuscita a sapere il nome dei due attori. Il 2 dicembre  1913   Rodolfo Valentino s' imbarca sulla nave Cleveland e sbarcò a New York alla fine di dicembre. Ma  non voglio raccontare la sua vita, i suoi film, le sue donne, la conosciamo, desidero lasciare in questo post  alcune delle sue poesie. Aspetto meno  conosciuto di Valentino è forse la sua grande cultura. La sua biblioteca era piena di libri, esemplari unici e opere d'arte in numerose lingue. Durante uno dei suoi viaggi in Italia è entrato più volte in contatto con i più importanti letterati del momento (D'Annunzio su tutti) ed ha composto diverse poesie.


Povertà


Anche se avessi
il tesoro della terra,
ed impugnassi tutto
il potere dell' universo,
tutto ciò sarebbe nulla
se non avessi il tuo amore.



 



Gay e Vaticano: rispetto, non princìpi

Mi dispiace molto che la notizia dell'ostilità vaticana alla depenalizzazione dell'omosessualità sia giunta proprio ieri, giornata mondiale della lotta all'Aids. Benché infatti il morbo non riguardi i soli omosessuali, è indubbiamente vero che la comunità gay ne è stata duramente colpita e quest'ennesimo schiaffo del Vaticano nei loro confronti risulta pertanto ancor più odioso.

Le argomentazioni avanzate dal portavoce vaticano, mons. Migliore, sono pretestuose. E' vero che alcuni militanti gay premono per costringere tutti gli Stati ad accettare il matrimonio omosessuale; come è vero che determinati gruppi islamici sono fondamentalisti, che certi ebrei si oppongono a qualsiasi dialogo interreligioso, che taluni cristiani considerano chi abortisce peggiore del boia e del mafioso (ricordiamo che il Catechismo prevede la scomunica latae sententiae per l'interruzione di gravidanza, ma non per l'appartenenza ad organizzazioni criminali). L'elenco potrebbe estendersi a qualsiasi comunità umana.

In tutti questi anni, e in particolare sotto i pontificati di Wojtyla e di Ratzinger, il Vaticano non ha mai speso una parola d'amore e d'umana comprensione verso gli omosessuali; li ha anzi ripetutamente condannati come viziosi, immorali, incarnazione d'una società materialista ed edonista, "naturalmente irreligiosi" (sempre mons. Migliore). Non s'è mai degnato d'ascoltare l'esperienza dei molti omosessuali credenti, che invece sono stati sospettati di tramare per cambiare la morale evangelica. In più occasioni ha emanato documenti per vietar loro l'ordinazione sacerdotale adombrando la convinzione d'una tendenza dei gay alla pedofilia. In due documenti del 1986 e del 1992, entrambi firmati da Ratzinger, si arriva a giustificare la violenza antiomosessuale come comprensibile e "sana" reazione alle "provocazioni" dei sodomiti; ed espressamente si chiede agli Stati di vietare agli omosessuali dichiarati - quindi, secondo l'attuale Papa, potenzialmente sovversivi - diritti umani fondamentali (casa, lavoro...) al fine di proteggere la comunità umana da influenze perniciose, esattamente come si fa coi pazzi e i malati contagiosi. Testuale. Di recente, Binetti e tirapiedi cilicianti hanno ostacolato con ogni mezzo le norme antiomofobia, sempre per gli stessi motivi: si consentirebbe il matrimonio gay, ecc. Svariati siti e pubblicazioni cattoliche, inoltre, propongono corsi per la rieducazione e la "guarigione" dei gay.
Come si può notare, non siamo di fronte a questioni dottrinali [persino il governo italiano ha firmato per la depenalizzazione, n.d.A.], ma di elementare rispetto. Che il Vaticano non sembra aver imparato. Triste giornata, questa, per gli omosessuali. Ma tristo capitolo per la Chiesa, e per chi si fregi ancora del nome di cristiano.



1.12.08

La Chiesa ama la forca



Comunicato stampa



Il Vaticano chiede all'ONU di lasciare che continuino le torture e le condanne a morte che molti paesi infliggono alle persone omosessuali.

Mons. Celestino Migliore, osservatore del Vaticano all'ONU, si è dichiarato contrario alla depenalizzazione universale dell'omosessualità perché questo secondo lui discriminerebbe gli stati che non riconoscono le unioni tra persone dello stesso sesso.



"Ingresso vietato ai cani e ai preti omosessuali".

 


Depenalizzare vuol dire abolire il reato di omosessualità, non vuol dire riconoscere i matrimoni. Ma anche abolire le condanne e le pene, dal carcere all'esecuzione, per la Chiesa è sbagliato.Ora tutti possono capire quale sia la priorità pastorale del Vaticano: la spregevole volontà di perseguitare donne e uomini disobbedienti alla sua dottrina.La Risoluzione del Parlamento Europeo del 18 gennaio 2006 ha dichiarato che l'omofobia e' un pregiudizio simile all'antisemitismo. Nessuna libertà di opinione puo' essere invocata per l'incitamento all'odio.






Cristina Gramolini
Segretaria Nazionale ArciLesbica




 

Su proosta di del nostro cdv poetadelcazzo79 e di altri autori del blog letterario ho deciso di rielaborare sopratutto dopo aver visto il bel film l'ultimo re di scozia ho deciso di riadattare ispirandomi ad esso il mio diario \ scritto del 19.11.08 ( che trovate qui sul mio blog di splinder



Oni riferimento a fatti e persone realmente accaduti ed esistiti ed esistenti è puramente casuale anche se coperti dal simbolo ****

Per aiutare il tempo nela sua funzione dimenticatrice oltre che per spirito d'avventura e per lasciarmi alle spalle un amore ormai finito ho scelto di venire ad esercitare la mia laurea in medicina qui in Uganda .
Dopo essee sbarcato dall'aereo all'areoorto di **** che era l'alba ( se non adirittura prima ) ramingo e ancora assonato ado in una città taciturna ( o quasi ) e senza sogni con il desiderio di ricominciare una nuova vita , mi avvio a prendere il pulman anzi sarebbe meglio chiamarlo torpedone per andare a ***** dove ha la missione don **** dove mi aspettano per iniziare la mia esperienza di medico ausiliario .
Osservo mentre attendo che passi il mezzo per andare al mio luogo di destinazione la gente del luogo ed i loro costumi , ma soprattutto la loro pazienza nel dover aspettare e o nel rimanere calmi quando si vedono mezi pieni all'inverosimile con meraviglia i torpedoni o taxi camionali ed molte biclette cariche e le rarissime auto private . Finalmente arriva la mia corriera , il viaggio è lungo viste le pessime condizioni dele strade ( se cosi si posso chiamare ) dovute ad anni e anni di guerrealla lotta per l'indipendenza coloniale prima e poi guerre civili fra le variem fazioni del fronte di liberazione ed ad innondazioni , vorrei dormire , ma attratto sia dai paesaggi , sia dalla gente e dall loro ottimismo , dal suono della loro lingua e dai loro sorrisi nel vedere una persona straniera e di diverso colore rimango sveglio . Ad una fermata , una delle tante sale , questa ragazza di colore di cerca 26\28 anni che hai tratti da sembrare una occidentale che si siede di fronte a me in quanto è l'unico posto libero del mezzo .
provo , stanco di ore e oire di silenzio , a vincere la mia timidezza e paura di fare gaffe nel pronunciare quelle poche parole locali insegnatomi dal mio amico *** immigrato del mozambico , ed inizio a parlare . IEsaurite quelle poche paroloe di linguia locale , provo a parlare in Esperanto e poi in inglese . Lei con un sorriso sensurale : << conosco anche l'inglese >> . Allora Parliamo e Parliamo per duie ore circa .Lei mi racconta del suo paese e della sua famiglia sia di quei pochi ricordi che aveva della famiglia " originale " sterminata o quasi dalla guerra civile , sdia dell'orfatrofio dei missionari , sia di quella addottiva da quando aveva 16\17 anni e del suo lavoro come cameriera all'hotel erotika .
I nostri sguardi s'incontrano più volte , soprattutto non faccio altro che fissare il suo corpo da antilope . Ad un certo punto , stanco per il jet lang e da 4\5 ore di viaggio fatte m'addormento visto che ne ho e altre 5\7 da fare . Ad una fermata lei mi sveglia , io credendo, intontito per il sonno , d'essere arrivato , la riongrazio . E lei in maniera cosi passionale, avvolgente, penetrante, pungente, seducente, suadente, lascivo, licenzioso, : << è la mia fermata >> . Allora la seguo . Dopo aver preso un taxi colettivo , arriviamo all'albergo situato sulla collina della città , nel vecchio quartiere coloniale ,quasi al confine tra esso ( zona diventata malfamata con edifici ormai macerie o ruderi lesionati dai bombardamenti delle varie guerre ) ex coloniale e zona moderna . Esso visto dai piedi dela colina luogo della fermata dell'autobus sembra u edificio molto più infimo di quanto si possa pensare , visto che era durante l'ex regime e i suoi scagnozzi prima che fosse preso dala resistenza il punto di incontro dove i scagnozzi del conte scambiano merci rubate e mille altri loschi affari, oltre ad essere ( funzione che ha mantenuto tutt'ora anche se in maniera più sobria< e discreta ) luogo d'incontro per amori più o meno sordidi - Infatti quando lei disse al taxista la nostra destinazione uno dei passeggieri disse qualcosa e tutti lei compreso risero , . Infatti subito dopo che lei me la tradusse << "Qui non potete brindare l'un l'altro che con cuori spezzati: lassù brinderete con bicchieri infrangibili" >> risi anch'io in quanto era una frase presa da Moby Dick uno delle mie letture preferite della mia adolescenza .
Una volta arrivati a destinazione mi accorgo invece che l'apparenza mi aveva tratto d'inganno , in quanto esso è uno dei pochi , se non l'unico edificio rimasto intero , dopo decenni di guerre , unica testimoniazna del burrascoso passato sono i segni di spari sul muro . In realtà , a quanto mi ha raccontato E. sono dovuti non a una battaglia , ma una fucilazione di partigiani da parte d'appartenenti delle milizie del regime visto che tale albergo durante i combattimenti fu sempre risparmiato in quanto sia fggli uomini del regime coloniale priam , sia gli uomini dele opposte fazioni lo consideravano loro roccaforte \ base operativa .
Entrammo e dopo aver varcato una grandissima sala d'aspetto in stile coloniale , ed un lungo corridoio arrivammo alle stanze del personale e li trascoremmo la notte . Essa fu una intensa notte d'amore . All'alba abbandonai con rammarico , in quanto avevo dato al parola ad Don *** mio pasdre spirituale fin da bambino e poi perchè er aiul mio incarico di medico E . tale luogo che in izialmwente avevo considerato infimo e deprimente e che adesso consideravo magico , in quanto la notte passata con E fu una ( se non adirittura l'unica ) della mia vita .
Arrivai , dopomun viaggio tormentato per via dele strade mal ridotte , e lacerato nell'anima poer aver abbandonato E. , la notte a **** il giorno dopo iniziai a lavorare , pensando cosi dhe esso insieme al tempo mi avrebbero aiutato a chiudere tale ferita , ma cosi non fu visto che pensai continuamente a lei .
Infatti , mi ero sempre ripromesso di andare a trovarla e di portarla qui da noi o se non fosse stato possibile d'abbandonare il mio osto e di mandare tutti e tuto a rammengo . Quando appresi per radio che un taxi camionale era saltato su una mina ( una delle eredità di decenni di guerre ) proprio nella zona dove lavorava E. . Le mie preoccupazioni furono confermate da una lettera contente alcuni suoi ogetti personali , fra cui una sua fotioo , inviatomi da *** che lavortava alla reception delll'Hotel Erotika . Da quel momento qualcosa è morto anche in me .

musica di sottofondo Aria da capo e fine di J. Sebastian Bach

Una bambola vera




                       Un alpino a Kabul


                                                      By pino scaccia | Novembre 30, 2008



                  


Cosa vede un alpino a Kabul? E gli afghani come vedono gli alpini? Stella, una di “quelle che restano a casa” ce lo aveva promesso. E adesso che Carlo, il suo alpino, è tornato anche lui a casa ci ha mandato qualche immagine scattata dai nostri ragazzi durante la missione. Le foto sono tante, ma al centro ci sono sempre loro, i bambini. Foto


Spesso amici prendo in prestito dei post. Questo l'ho copiato sulla Torre di babele, e guardando l'immagine, ho scritto per questi bambini. Grazie  per le toccanti foto.


                            


Una bambola vera


Hanno poco,
ma loro sono felici di quel poco.
Non ci sono capricci,
come fanno i nostri figli,
i nostri nipoti.
Loro giocano, sorridono,
invece di una bambola i pezza,
hanno tra le braccia
un una bambola vera.
Non dimentichiamo,
che anche da noi
si viveva in questo modo.
Togliamo il filo spinato,
e lasciamo vivere in pace
questi bambini,
anche con quel poco che hanno.


franca bassi 




mio primo racconto

Mentre scrivo questo post  in sottofondo   dalla  radio d'internet   si sentono le prime parole di DISPERATO EROTICO STOMP di Lucio Dallla

 Su proèosta di del nostro cdv poetadelcazzo79 e di altri autori del blog  letterario hotelerotika.blogspot.com/ ho deciso di rielaborare sopratutto dopo aver visto il  bel film l'ultimo re di scozia  ho deciso di riadattare ispirandomi ad esso il mio diario  \  scritto   del 19.11.08 ( che trovate  qui )





Oni  riferimento a fatti e persone   realmente   accaduti  ed esistiti ed esistenti è puramente  casuale  anche se  coperti   dal simbolo  ****


Per aiutare il tempo nela sua funzione dimenticatrice oltre che per spirito d'avventura e per lasciarmi alle spalle un amore ormai finito ho scelto di venire ad esercitare la mia laurea in medicina qui in Uganda  .
Dopo essee sbarcato dall'aereo all'areoorto di **** che era l'alba ( se non adirittura prima ) ramingo e ancora assonato ado in una città taciturna ( o quasi ) e senza sogni con il desiderio di ricominciare una nuova vita , mi avvio a prendere il pulman anzi sarebbe meglio chiamarlo torpedone per andare a ***** dove ha la missione don **** dove mi aspettano per iniziare la mia esperienza di medico ausiliario .
Osservo mentre attendo che passi il mezzo per andare al mio luogo di destinazione la gente del luogo ed i loro costumi , ma soprattutto la loro pazienza nel dover aspettare e o nel ri
manere calmi quando si vedono mezi pieni all'inverosimile con meraviglia i torpedoni o taxi camionali ed molte biclette cariche e le rarissime auto private . Finalmente arriva la mia corriera , il viaggio è lungo viste le pessime condizioni dele strade ( se cosi si posso chiamare ) dovute ad anni e anni di guerrealla lotta per l'indipendenza coloniale prima e poi guerre civili fra le variem fazioni del fronte di liberazione ed ad innondazioni , vorrei dormire , ma attratto sia dai paesaggi , sia dalla gente e dall loro ottimismo , dal suono della loro lingua e dai loro sorrisi nel vedere una persona straniera e di diverso colore rimango sveglio . Ad una fermata , una delle tante sale , questa ragazza di colore di cerca 26\28 anni che hai tratti da sembrare una occidentale che si siede di fronte a me in quanto è l'unico posto libero del mezzo .
provo , stanco di ore e oire di silenzio , a vincere la mia timidezza e paura di fare gaffe nel pronunciare quelle poche parole locali insegnatomi dal mio amico *** immigrato del mozambico , ed inizio a parlare . IEsaurite quelle poche paroloe di linguia locale , provo a parlare in Esperanto e poi in inglese . Lei con un sorriso sensurale : << conosco anche l'inglese >> . Allora Parliamo e Parliamo per duie ore circa .Lei mi racconta del suo paese e della sua famiglia sia di quei pochi ricordi che aveva della famiglia " originale " sterminata o quasi dalla guerra civile , sdia dell'orfatrofio dei missionari , sia di quella addottiva da quando aveva 16\17 anni e del suo lavoro come cameriera all'hotel erotika .
I nostri sguardi s'incontrano più volte , soprattutto non faccio altro che fissare il suo corpo da antilope . Ad un certo punto , stanco per il jet lang e da 4\5 ore di viaggio fatte m'addormento visto che ne ho e altre 5\7 da fare . Ad una fermata lei mi sveglia , io credendo, intontito per il sonno , d'essere arrivato , la riongrazio . E lei in maniera cosi passionale, avvolgente, penetrante, pungente, seducente, suadente, lascivo, licenzioso, : << è la mia fermata >> . Allora la seguo . Dopo aver preso un taxi colettivo , arriviamo all'albergo situato sulla collina della città , nel vecchio quartiere coloniale ,quasi al confine tra esso ( zona diventata malfamata con edifici ormai macerie o ruderi lesionati dai bombardamenti delle varie guerre ) ex coloniale e zona moderna . Esso visto dai piedi dela colina luogo della fermata dell'autobus sembra u edificio molto più infimo di quanto si possa pensare , visto che era durante l'ex regime e i suoi scagnozzi prima che fosse preso dala resistenza il punto di incontro dove i scagnozzi del conte scambiano merci rubate e mille altri loschi affari, oltre ad essere ( funzione che ha mantenuto tutt'ora anche se in maniera più sobria< e discreta ) luogo d'incontro per amori più o meno sordidi - Infatti quando lei disse al taxista la nostra destinazione uno dei passeggieri disse qualcosa e tutti lei compreso risero , . Infatti subito dopo che lei me la tradusse << "Qui non potete brindare l'un l'altro che con cuori spezzati: lassù brinderete con bicchieri infrangibili" >> risi anch'io in quanto era una frase presa da Moby Dick uno delle mie letture preferite della mia adolescenza .
Una volta arrivati a destinazione mi accorgo invece che l'apparenza mi aveva tratto d'inganno , in quanto esso è uno dei pochi , se non l'unico edificio rimasto intero , dopo decenni di guerre , unica testimoniazna del burrascoso passato sono i segni di spari sul muro . In realtà , a quanto mi ha raccontato E. sono dovuti non a una battaglia , ma una fucilazione di partigiani da parte d'appartenenti delle milizie del regime visto che tale albergo durante i combattimenti fu sempre risparmiato in quanto sia fggli uomini del regime coloniale priam , sia gli uomini dele opposte fazioni lo consideravano loro roccaforte \ base operativa .
Entrammo e dopo aver varcato una grandissima sala d'aspetto in stile coloniale , ed un lungo corridoio arrivammo alle stanze del personale e li trascoremmo la notte . Essa fu una intensa notte d'amore . All'alba abbandonai con rammarico , in quanto avevo dato al parola ad Don *** mio pasdre spirituale fin da bambino e poi perchè er aiul mio incarico di medico E . tale luogo che in izialmwente avevo considerato infimo e deprimente e che adesso consideravo magico , in quanto la notte passata con E fu una ( se non adirittura l'unica ) della mia vita .
Arrivai , dopomun viaggio tormentato per via dele strade mal ridotte , e lacerato nell'anima poer aver abbandonato E. , la notte a **** il giorno dopo iniziai a lavorare , pensando cosi dhe esso insieme al tempo mi avrebbero aiutato a chiudere tale ferita , ma cosi non fu visto che pensai continuamente a lei .
Infatti , mi ero sempre ripromesso di andare a trovarla e di portarla qui da noi o se non fosse stato possibile d'abbandonare il mio osto e di mandare tutti e tuto a rammengo . Quando appresi per radio che un taxi camionale era saltato su una mina ( una delle eredità di decenni di guerre ) proprio nella zona dove lavorava E. . Le mie preoccupazioni furono confermate da una lettera contente alcuni suoi ogetti personali , fra cui una sua fotioo , inviatomi da *** che lavortava alla reception delll'Hotel Erotika . Da quel momento qualcosa è morto anche in me .

 musica  di sottofondo  Aria  da  capo e  fine di J. Sebastian Bach 

I SOGNI MUOIONO ALL'ALBA...

..ma la mattina anche io non è che stia molto meglio, soprattutto se ho passato la notte a vagare in internet...
Dopo due caffè e otto sigarette, credo che il risveglio tramite alcaloidi caffeinici e nicotinici sia ormai compiuto.
Terminata la fase chimica, gli occhi sono ancora semichiusi; cercherò allora di aprire bene le orecchie, e vedere se i Van Halen possono darmi una mano...

Senza titolo 1062

Dentro me è sceso l’autunno


 


Ti guardo mentre ti muovi sul prato


i tuoi occhi brillano


trasognata sospiri


primavera dilaga nei campi


brilla nell’aria tersa


nei tuoi occhi


nei suoi occhi


sussulto al tuo riso


ti inchini


recidi una viola


la porti alle nari


lui ti guarda


tu lo guardi


con voluttà la respiri


ridete


vorrei essere al suo posto


penso con un nodo alla gola


tutto è gioia


ovunque dilaga


cadono come foglie le illusioni


dentro me è sceso l’autunno a primavera


 


Pietro Atzeni

OGGI CE L'HO CON...

Ultimamente, avevo i testicoli un po abbassati, così bassi che Z la formica si divertiva a cavalcarli. Fortunatamente in queste occasioni c'è sempre un amico pronto a darti il consiglio giusto: "perchè non ti fai una chiaccherata con uno strizzacervelli?"
Credetemi, ogni difesa è vana. Per liberarvi di un zelante amico deciso a fare il vostro bene, l'unica cosa da fare è soccombere alla sua richiesta.
E così, eccomi dallo psicologo, che mi accoglie calorosamente... "Lei voleva uccidere suo padre, lei voleva portarsi a letto sua madre, lei ha problemi con le donne!".
A fronte di tali accuse, mi sono sentito di ribattere in modo indignato: "Per chi mi prende? IO sono un uomo N-O-R-M-A-L-E! CERTO che ho problemi con le DONNE! E chi non li ha?"

E come è andata a finire con il mio psicologo? Beh, ha cercato di ipnotizzarmi, ed ora crede di essere un criceto.

30.11.08

Senza titolo 1061

  VE LO RICORDATE IL FILM VENGA A PRENDERE IL CAFFE' DA NOI ?  :-)


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Non ci si deve perdere

Voglio domani ciò  che  oggi


svanisce nel vento


bel  sognare ad  occhi aperti


l'emozioni di un presente


amico


gioia libera nella forza


dell'anima mia.


 


Vorrei denari


per donare agli occhi piangenti


sospiro.


pace 


Vorrei pace


per donarla al MONDO


 


Vorrei allegria


per  donarla alla sofferenza.


 


Non ci si deve perdere


in ombre false


il cuor deve  vincere sempre!

Senza titolo 1060

SOGGIOGATA DAL MIO SOGNO


 


Erano settimane che facevo sempre lo stesso sogno, immagini che mi capitava di vedere anche di giorno, sensazioni che avevano ben poco di reale ma tremendamente tridimensionali che potevo quasi respirarle.


Quella notte fu più reale che mai.


Sola al centro di via Massarenti, una strada trafficata anche di notte, un sole al centro del mondo che svettava sopra le torri in lontananza, e tutto attorno a me il silenzio e la desolazione. Cercavo di capire dove fossero finiti tutti, ma ovunque mi girassi vedevo solo portoni e negozi vuoti; una solitudine che mi dava angoscia e pace allo stesso tempo. Camminavo cercando di seguire la strada disegnata dal sole che batteva sull’ asfalto arroventato, libera dalle mie angosce e dai miei pensieri, sola abitante di una città abbandonata dalla civiltà; ma non sembravo triste né, tanto meno, preoccupata di quella strana sensazione di vuoto. Di colpo la mia attenzione fu catturata da un foglio di carta gialla a terra, perfettamente intatta e scritta a mano con inchiostro nerissimo. Mi avvicinai e la raccolsi ma, subito, si impossessò di me il terrore di essere spiata da qualcuno, una presenza che non riuscivo a vedere ma che sentivo addosso come un ombra invadente in mezzo a tanto inutile niente. Cominciai a leggere e non volli credere ai miei occhi, era una lettera per me, scritta di proprio pugno da mia figlia, Elena; un foglio intero riempito di parole. Cominciai a leggere:


 


Cara Mamma,


Quando leggerai questa lettera tu sarai, insieme a me, come un fuoco che brucia lento, perse dentro un addio che non vogliamo…..


 


Non riuscii  ad andare oltre. Il foglio cominciò ad annerirsi fino a prendere fuoco. Disperata provai a spegnere la fiamma per continuare a leggere ma la lettera mi si sgretolò in mano. La presenza che avevo sentito si fece più invadente mentre la cenere volava, presa all’improvviso da una folata di vento. Mi voltai di scatto e dietro a me c’era Paolo, lo psicologo, lo stronzo.


“Maria, non avere paura, siamo soli in questo mondo come anime che vagano cercando il proprio destino!”


Non riuscivo a dire nulla; ero come bloccata da qualche forza, volevo abbracciarlo, toccarlo, capire se almeno lui era reale, ma non riuscivo a muovere alcun muscolo. La paura e la voglia di ascoltarlo mi annebbiavano i pensieri.


“Maria, sei una passeggera infiltrata di un sogno inutile. La tua disperazione non è altro che il fuoco che mi alimenta….”


Non riuscivo a capire cosa stesse dicendo.


“Paolo, dove siamo qui?”


Allargò le braccia e mi sorrise.


“Accetta il tuo destino, seguimi perché sei mia….”


Cominciò a prendere fuoco in tutto il corpo, ero disperata e corsi tra le sue braccia…..Mi svegliai di soprassalto nel mio letto. Ero solo stata soggiogata da un sogno troppo reale, ma dannatamente perfetto.


 


Luja

Gramscisants? (Se la destra cita per modo di dire Gramsci. Invito alla battaglia culturale)




 ricevo   volentieri   da Davide Nota  poeta e redattore della  rivista   culturale  “La Gru” (  www.lagru.org/ )  . Infatti   qui non si tratta d'essere  ideologizzati o non ideologizzati  , qui  si tratta dell'uso dela storia  per  scopo politico ( anzo meglio politiko per la diffrenza  fra  le due  vedere  nell'archivio   del blog  )  . E' come  si fcesse  la stessa cosa   con due  grandi scrittori  del novecento   Louis Ferdinabd  Celine o Enza Pound  e  gli si attribiusce   cos che non hanno mai detto .
Posso capire  che un pensatore , soprattutto  quando  hanno influenzato la  nostra  cultura   degli ultimi 2  secoli possa essere  "  revisionato " riadattato all'oggi  ma  qui si stà praticamente riscrivendo   anzi stravolgendo per  un  uso  strumentale  (   ideoogico secondo alcuni )  . Quindi dico no  alla  riscrittura  culturale  




“E ora che abbiamo perso, ci vuole Gramsci”.

No, non sono le parole di Paolo Ferrero dal palco del congresso nazionale di Rifondazione comunista, né si tratta di un intervento di Fausto Bertinotti dalle pagine di “Liberazione” a seguito della disfatta elettorale del 13 e 14 aprile 2008.A scrivere che “ci vuole Gramsci, cioè che è necessario un progetto gramsciano anche nel centrodestra” è Angelo Crespi, attuale consigliere del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi, già docente di “Storia del giornalismo” presso l'Università Cattolica di Milano e collaboratore dei quotidiani “Il Giornale” e “Il Foglio”.E' il 15 aprile del 2006, e l'Unione di Romano Prodi ha da poco (e di poco) vinto le elezioni politiche, alla Camera e al Senato.Dalle pagine del settimanale di cultura “Il Domenicale”, ideato e finanziato da Marcello Dell'Utri, il direttore Crespi diffonde questa analisi: al centro-destra è mancata “una adeguata politica culturale per creare quel consenso indispensabile per ottenere la rivoluzione liberale che si preconizzava nel 1994 e poi nel 2001 [...]. Solo attraverso la cultura può realizzarsi una vera rivoluzione [...]”. Infine, un dichiarato attacco al pluralismo (malattia infantile del centro-destrismo): “Quando si è trattato di scegliere uomini, dare prebende, incardinare esperti nei vari settori della cultura, ci siamo comportati da ingenui liberali”.Traduzione: occorre organizzare un monopolio culturale che tolga ossigeno alla sinistra. Cioè, non più concedere spazi, né patrocini, né incarichi.Parola di Angelo Crespi, e cioè di Marcello Dell'Utri.Facciamo ora un salto indietro, arrivando al meeting del 2000 di “Comunione e Liberazione”, a Rimini. Ospiti dell'anno: Silvio Berlusconi e Giulio Andreotti.All'interno del meeting viene allestita una mostra anti-risorgimentale dal titolo “Un Tempo da riscrivere: il Risorgimento italiano”.Attenzione al verbo-chiave: “riscrivere”, perché sarà proprio questo il punto centrale di tutto l'intero programma culturale del centro-destra italiano dell'ultimo decennio.Intellettuali di diverso pensiero politico, da Scalfari a Montanelli, esprimono preoccupazione. Il cenacolo dongiussaniano risponde con rassicurante pacatezza. E cita Gramsci: “Antonio Gramsci, che non era un chierico, sosteneva che il Risorgimento fu borghese e antipopolare” (Da CL una risposta ai laici, di Giancarlo Cesana).Vero. Che però Gramsci contestasse il Risorgimento borghese da comunista, e non da restauratore della monarchia papalina, sono dettagli che per Cesana non contano. Stacco di camera: torniamo al 2008. Licio Gelli ha (assurdo, vero?) un programma su “Odeon Tv”, dove riformula simpaticamente la storia del Fascismo (“Sono nato fascista e morirò fascista”), loda l'operato della Loggia massonica P2 e consegna pubblicamente il testimone a Silvio Berlusconi: per il completamento del Programma di Rinascita democratica “l'unico che può andare avanti è Silvio Berlusconi”.Primi ospiti della trasmissione “Venerabile Italia”: Giulio Andreotti e Marcello Dell'Utri.Nomi che tornano... Ora: accantoniamo momentaneamente questa storia, ed entriamo in una libreria alla ricerca di un bel libro di poesia.
Tra le novità editoriali degli ultimi anni vi è certamente la collana di Poesia de “Il Saggiatore”, a cura di Davide Rondoni.
Copertine colorate, titoli attraenti.
Si tratta per la precisione di titoli molto interessanti, soprattutto per un lettore “impegnato”, alla ricerca delle pietre miliari della letteratura (chiedo venia per la necessaria banalizzazione) “di sinistra”: alla ricerca cioè di una poesia critica, di contestazione.C'è Arthur Rimbaud, c'è Allen Ginsberg. Inoltre: due antologie dall'evocativo titolo: Subway (Poeti italiani underground) e I disobbedienti (Da Teognide a Pasolini: poeti dell'impegno civile).Li compro tutti quanti.Ma chi è Davide Rondoni ?
Poeta bolognese e giornalista de “L'Avvenire”, milita sin da ragazzo in “Comunione e Liberazione”, fedele allievo di Don Giussani.
Opinionista spesso legato alle campagne più ideologiche della destra italiaca, è uomo ultimamente legato al Ministro Sandro Bondi, a cui ha anche regalato, nel 2007, la pubblicazione del terribile libello poetico Perdonare Dio, con sua piuttosto generosa nota prefazionale.
Dopo la vittoria di Berlusconi, alle politiche del 2008, Rondoni approda finalmente al “Tg1”, dove non di rado si possono ascoltare le sue “opinioni culturali”.
Utilizzando una categoria gramsciana probabilmente cara a Crespi, Rondoni è un intellettuale organico al Popolo delle libertà.
Che senso ha, dunque, una collana di poesia “di sinistra”, a cura di un intellettuale della destra di governo?
Arrivo alla tesi di questo pezzo: in atto è, lo abbiamo visto, un processo di “riscrittura” della Storia d'Italia, dal Risorgimento al Secondo Stato degli anni '70 (P2, Gladio, servizi deviati), passando naturalmente per la storia del Fascismo e della Resistenza.
Un piano fondamentale di riscrittura e diffusione di una Storia del Novecento in chiave piduista e clerico-fascista (Mussolini, occorre ricordarlo, fu uomo della Loggia massonica P1: la storia del Secondo Stato ha una sua coerenza).
Attiguo a questo processo di “riscrittura” vi è, secondo me, un progetto secondario ma non meno insidioso, che consiste nella “neutralizzazione” delle radici culturali, novecentesche, della Sinistra italiana.
Si vuole cioè minare sin dalle fondamenta l'identità stessa della Sinistra italiana, attraverso una continuativa azione di disinformazione storiografica e dequalificazione terminologica.
Tutte le false notizie diffuse negli ultimi mesi su Gramsci (ucciso dai compagni di Partito, suicidato, anzi no: redento) si inseriscono, disordinatamente, in questo quadro generale, così come in esso si inseriscono tutte le citazioni selvagge e decontestualizzate che la destra opera nei confronti dei testi del marxismo o più semplicemente del pensiero critico tout court del defunto secolo.
Ad esempio: se apriamo l'antologia Subway (Poeti italiani underground) ci troviamo di fronte ad un'antologia poetica del tutto neutrale, nata a seguito di un concorso finalizzato alla distribuzione di opuscoli poetici all'interno delle metropolitane di Milano.
Niente di male, davvero, se non fosse che tutto il vocabolario Beat (Underground, Subway) viene qui consapevolmente depurato da ogni valenza sociale e semanticamente svalutato sino alla neutrale indicazione urbanistica, tanto più che le poetiche qui raccolte sono del tutto eterogenee, con una netta predominanza del tema diaristico-confessionale.
Allo stesso modo I disobbedienti (a cura di Umberto Piersanti, poeta che è solito definirsi “anti-sessantottino”) è un elenco inconcludente (assieme a Pasolini e Ginsberg vi sono Petrarca, Jacopone da Todi, Ezra Pound, Quasimodo...) e in cui il disordine ideologico della selezione sottintende questa chiara valutazione: la disobbedienza non è una prerogativa della sinistra, l'impegno civile è sempre esistito, e l'egemonia della sinistra nel genere “civile” è solamente un accidente storico (che noi stiamo combattendo).
Ma bene,.... non fossilizziamoci sul piccolo pesce della poesia italiana contemporanea all'interno del mare sconfinato della “cultura di massa”: l'esempio Rondoni valga dunque come parabola.
Pensiamo piuttosto al Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che da due anni a questa parte si è mutato in post-moderno discepolo di Marx.
Pensiamo ad un libro come La paura e la speranza, in cui tutte le tesi “No global” contro il mondialismo, il neo-liberismo e la finanziarizzazione dell'economia, vengono strumentalizzate per proporre, infine, una ricetta di destra (elemosine ai poveri, e finanziarie a Confindustria).
“Il re è nudo!” – grida il re.
Oppure pensiamo ai neo-fascisti, che si sono improvvisamente trasformati in militanti di “Casa Pound” e del “Blocco studentesco”.
Sono anche loro No-global, il loro simbolo è il lampo nel cerchio dei Centri sociali degli anni '90, occupano scuole, sono contro il “Capitale”, e intonano “Né rossi né neri...”.
Né neri? Ma se fino al 2007...
Va bene, lasciamo perdere i vischiosi tragitti della “trama”. Il ragionamento che faccio è molto semplice: la crisi strutturale sta per esplodere. Il 2009 sarà un anno micidiale. Il vocabolario, la terminologia, la teoria della “lotta al sistema”, devono solidamente stare nelle mani della Destra, e cioè del Palazzo capitalistico, strategicamente alleato (proprio come ai tempi della marcetta su Roma) con gli ambienti più conservatori (e sinistro-fobici) del Vaticano.
Prevenire la rinascita della sinistra, anticipandone tempi e parole d'ordine. Et voila: storia e genesi del nuovo populismo.
Ecco l'operazione in atto: esproprio terminologico, neutralizzazione culturale della sinistra, riscrittura della storia d'Italia.
La notizia, ultima, della conversione di Gramsci (che foss'anche vera non sarebbe minimamente fonte di scandalo) viene strumentalmente presentata da “Corriere della Sera” e “Tg2” come una notizia bomba, addirittura “rivoluzionaria” dal punto di vista della rilettura della cultura politica italiana. Suvvia: si tratta, evidentemente, di una mera operazione mass-mediale di destabilizzazione iconografica.
Insomma: Gramsci, Pasolini, l'anticlericale Rimbaud, e in fondo in fondo anche Carletto Marx: fossero oggi in vita, voterebbero certamente per Berlusconi, o figurerebbero ai convegni di “Comunione e Liberazione”, tra Formigoni e l'agente “Betulla”. Qualcuno di voi ha per caso dei dubbi?
Paradossale, ma probabilmente è proprio questo il messaggio subliminale che vuole essere introdotto nell'inconscio collettivo degli italiani.
Sia chiaro: io non credo che esista un “complotto”. Rondoni, che è oltretutto poeta, ha tutto il diritto di esprimere il proprio pensiero e di svolgere le proprie operazioni culturali, così come non vi è nessun male a ipotizzare un'eventuale conversione religiosa del leader comunista Antonio Gramsci.
Sarebbe anzi opportuno porre definitivamente la questione del superamento del dualismo ideologico del Novecento (ma ora non è questo il luogo per sviluppare l'argomento).
Trovo sinceramente comprensibile, razionale ed anche giusto, che da destra si tentino queste operazioni egemoniche.
Incomprensibile è piuttosto che la sinistra in Italia non debba mai rendersi conto di niente, o che preferisca (e non ci è dato ancora sapere per quale arcana patologia o fallimentare tatticismo) sempre e soltanto tacere.
Io propongo allora questo: delle tavole rotonde della sinistra culturale.
Scrittori, intellettuali, giornalisti, assieme a politici, dirigenti e militanti, “illuminati”: riuniamoci per organizzare una risposta strutturata e di amplio respiro, che coinvolga ed attraversi tutte le diverse forme di comunicazione e di diffusione del pensiero.
Il “Partito degli intellettuali” non può essere ridotto ad una coalizione tecnocratica allo sbando, incapace di rispondere al fascismo di ritorno.
Concludo citando Walter Benjamin, dalle Tesi di filosofia della storia (ora in Angelus Novus): “Il pericolo sovrasta tanto il patrimonio della tradizione quanto coloro che lo ricevono. Esso è lo stesso per entrambi: di ridursi a strumento della classe dominante. In ogni epoca bisogna cercare di strappare la tradizione al conformismo che è in procinto di sopraffarla. Il Messia non viene solo come redentore, ma come vincitore dell’Anticristo. Solo quello storico ha il dono di accendere nel passato la favilla della speranza, che è penetrato dall’idea che anche i morti non saranno al sicuro dal nemico, se egli vince. E questo nemico non ha smesso di vincere.”

Il cerchio si chiude

L'alfa: quella foto pubblicata su un importante quotidiano, dove un terrorista al massimo sedicenne, dai tratti dolci, bellissimi e sensuali, avvolge una turista bionda con braccia esili e languide, simili a serti floreali. Sembra sul punto di baciarla, china verso di lei la testa in un tenero abbandono. Solo che, nelle mani, stringe un mitra.


L'omega: un altro viso bellissimo, ancor più bello perché del tutto inconsapevole: di quello smarrimento innocente e casuale, di creatura piovuta dal cielo a contemplare l'assurdità del mondo: Clarice Lattanzi in braccio al padre. Forse più vacuo, smarrito, balbettante di lei. Lui uomo grande, elementare, affaticato. Già conscio del male che lo circonda.


Intorno: corpi straziati d'un Paese ricco di storia, umanità, fede, pace e sofferenza. "Agli occhi dei terroristi la mia città deve essere apparsa amante dei piaceri, sensuale, peccaminosa. Per questo l'hanno colpita con tanta rabbia", commenta Suketu Mehta, scrittore di Mumbai. Ha ragione. Il dolore dei parenti, e il sonno eterno delle vittime, pur nell'atrocità conserva sempre un che di temperato, evanescente, carnale. Dolcemente umano, troppo umano.


Quella troppa umanità, dolcezza, piacere, quella loro storia che, d'altronde, li può e li deve salvare. Perché radice della vita e della cultura. La vita vera è lieve, gioiosa, piacente e piacevole, scintillante ed eterna. L'esatto contrario della meccanicità letale dei terroristi. Costoro non amano nulla. E sono figli incancreniti proprio di quel materialismo senza speranza che a parole dicono di combattere. Evocano la morte, ma non credono in alcun aldilà. La morte è il loro unico scopo, come già avevo spiegato in una mia precedente analisi sul fondamentalismo.


I media: hanno strombazzato, con irripetibile impudenza, “finito l’incubo”. Di fronte a 195 persone sterminate! Con gli ostaggi italiani liberati (benissimo!), ma con quelli ebrei che ostaggi non sono stati mai: poiché eliminati subito, al Centro Chabad. Fra loro, il ventinovenne rabbino con la moglie. L'antisemitismo e l'odio contro Israele - annota il sito Amici d'Israele - non prevedono ostaggi. Finito l'incubo?...


Precedentemente: un tracotante messaggio di az-Zawahiri - il n° 2 di al Qaida, che, turbante in capo e mitra di fianco, sfoggia altezzoso il bernoccolo del credente (l'esatto contrario di come dovrebbe comportarsi un autentico fedele) -, con insulti razzisti al neopresidente americano Barack Obama. Gli aveva contrapposto Malcolm X, a suo dire un vero musulmano, non un "rinnegato" come Barack Hussein, che addirittura s'inginocchia davanti al Muro del Pianto assieme agli odiati "sionisti"!


Naturalmente Zawahiri sa bene che la conversione di Malcolm all'Islam aveva motivazioni storico-sociali tutt'affatto diverse, e addirittura opposte, a quelle dei fondamentalisti, che se vivesse oggi X sarebbe fieramente avverso, anzi decisamente nemico, delle teste di legno che giocano al terrore mietendo vittime innocenti, che l'obiettivo del pugnace e controverso attivista era la giustizia universale, non il predominio d'un popolo, d'una razza o d'una fede religiosa su tutti gli altri. Nello storico discorso del 21 maggio 1964 egli aveva proclamato: "I diritti umani sono qualcosa che avete dalla nascita. I diritti umani vi sono dati da Dio. I diritti umani sono quelli che tutte le nazioni della Terra riconoscono. In passato, è vero, ho condannato in modo generale tutti i bianchi. Non sarò mai più colpevole di questo errore; perché adesso so che alcuni bianchi sono davvero sinceri, che alcuni sono davvero capaci di essere fraterni con un nero. Il vero Islam mi ha mostrato che una condanna di tutti i bianchi è tanto sbagliata quanto la condanna di tutti i neri da parte dei bianchi.
Da quando alla Mecca ho trovato la verità, ho accolto fra i miei più cari amici uomini di tutti i tipi - cristiani, ebrei, buddhisti, indù, agnostici, e persino atei! Ho amici che si chiamano capitalisti, socialisti, e comunisti! Alcuni sono moderati, conservatori, estremisti - alcuni sono addirittura degli 'Zio Tom'! Oggi i miei amici sono neri, marroni, rossi, gialli e bianchi!"
.


Non occorre un genio per capire quanto quest'idea d'Islam, ma semplicemente di società, strida coi "valori" propugnati da uomini mendaci e malvagi come Zawahiri e la sua banda. E non è forse ozioso ricordare che Malcolm venne assassinato proprio dagli adepti della "Nazione dell'Islam" in probabile combutta con l'Fbi. Due nemici all'apparenza irriducibili, ma accomunati dalla volontà di distruggere ogni tentativo di riconciliazione e di pace.


Perché questa digressione? Perché ritengo esista un legame fra la strage indiana e il minaccioso proclama di al Qaida. Perché è ora di uscire dal sonno dell'inesistente scontro di civiltà, in cui si culla con sapida voluttà l'onorevole Pera. Perché bisogna rendersi conto che la religione non c'entra un fico secco. Perché, d'altra parte, i terzomondisti salottieri comprendano che in ogni parte del pianeta, e non solo alla Casa Bianca, si trovano delinquenti e impostori. Chi alimenta il terrorismo non è un valido interlocutore. Si nutre di disperazione, ignoranza - soprattutto -, ingiustizia e follia, ma non rappresenta né il popolo, né i suoi ideali.


La strategia è proprio destabilizzare, continuare la guerra. Perché solo la guerra motiva la loro esistenza e impingua le loro già doviziose tasche. Hanno colpito l'India, prima con le ignorate violenze anticristiane, ora col simbolico attacco al Taj Mahal. Cercheranno poi di costringere Obama a reagire, per dimostrare poi che tra lui e Bush non esiste alcuna differenza. Nel frattempo i fagocitatori di folle, i teorizzatori dello scontro etnoreligioso, gl'interventisti della "sola igiene del mondo" faranno la loro parte su giornali e tv. E i farabutti d'ogni bandiera imbandiranno i loro ricchi tavoli coi nostri soldi e col nostro sangue.


Non lasciamoci fregare un'altra volta.


Daniela Tuscano






29.11.08

Né pane, né rose

Me ne dolgo, ma non c'è più gioia, non più trasporto né speranza in me per la Giornata della Colletta Alimentare.

Sfileremo, oggi, per la nostra "buona azione annuale". Molti di noi con la morte nel cuore, in verità, perché prevedono che saranno i prossimi beneficiari di quella colletta. Sfileremo davanti a supermercati che, per gli altri 364 giorni dell'anno, mantengono in vita un sistema che non solo ha prodotto, ma considera strutturale la povertà. Come ha acutamente osservato Giorgio Cremaschi, la povertà è indispensabile per il capitale e, paradossalmente, lo arricchisce e l'ingrassa.
La locandina della colletta. Qui si può scaricare l' elenco dei supermercati che partecipano all'iniziativa.




Non c'è gioia, nella nostra carità dalle spalle curve, che s'appresta a diventare essa stessa scarto. Come afferma non casualmente Brunetta il luminare, citando a sproposito ma con cinica ferocia Manzoni: "La crisi è, come la peste, una scopa". Vale a dire, secondo lui, che spazzerà via molti di noi, lazzaroni, fannulloni, sinistrorsi, disfattisti e chi più ne ha, più ne metta. Abbiamo ancora una colpa: quella di non voler morire, di non toglierci di mezzo. Cosa aspettiamo?

Non c'è gioia. Non c'è gioia nel contemplare con occhi sfatati il collasso d'un mondo che ha prodotto ricchezza effimera ed egoista in una sola parte, e piccola, del pianeta. Non c'è gioia, perché non esiste giustizia. E la carità senza giustizia è paternalismo peloso, che genera soltanto tedio, strazio, raccapriccio.

E non avremo nemmeno più il diritto di lamentarci. Stanno mettendo il bavaglio a tutto, e ci riusciranno. Perdonatemi. Non riesco a proseguire. E non so per quanto tempo ancora potrò scrivere su questo blog.


 


 


 

ecco come giustificano la legge sui blog

e hanno la  sfacciatagine di   difenderla  .

ci sono  novità su tale legge     ,  in particolare       questo articolo di punto informatico 

Roma - Dopo la presentazione della Proposta di Legge Cassinelli cd. "salvablog", la Rete, appena ripresasi per il dietrofront dell'on. Levi, ha rinserrato i ranghi. Già all'indomani della presentazione della proposta, Punto Informatico ha pubblicato un articolo dove, pur riconoscendo il radicale cambio di rotta di questo testo rispetto a quelli che l'hanno preceduto, si evidenziavano alcune perplessità dei primi osservatori. Ed anche su Facebook si sta discutendo attivamente della cosa, peraltro con il personale intervento del parlamentare.
Tra il partito dell'abrogazione di ogni legge sulla stampa (movimento non certo dell'ultimo minuto) e quello dell'iper-normazione, l'on. Cassinelli pare aver scelto una via mediana. Accettando di rilasciare un'intervista a Punto Informatico, replica alle principali osservazioni formulate in Rete e spiega il suo pensiero.


Daniele Minotti: Onorevole Cassinelli, è ormai chiaro che il Popolo della Rete non ama certe regole nella misura in cui intende Internet come mezzo capace di garantire la più libera espressione del pensiero, anche con riferimento alla Costituzione. In questi ultimi giorni, dopo la notizia della proposta dell'On. Levi, la Rete si è mobilitata denunciando il pericolo non soltanto di oneri e burocratizzazione dell'informazione telematica, ma anche e soprattutto di forme di controllo preventivo nonché di una vera e propria censura. Riassunto lo scenario attuale, come si pone la Sua proposta?
Roberto Cassinelli: La mia proposta vuole essere sostanzialmente antitetica rispetto a quella dell'Onorevole Levi. Come ho scritto a chiare lettere nella relazione che accompagna il testo, l'obiettivo è quello di liberare i blog, le comunità virtuali ed i siti gestiti in modo amatoriale da ogni obbligo di registrazione. Va detto, infatti, che la normativa vigente, che comincia ad essere applicata (si veda a questo proposito la sentenza 194/08 del tribunale penale di Modica che ha condannato lo storico Carlo Ruta per il reato di stampa clandestina), pone criteri assolutamente inopportuni che rischiano di far considerare tutti i blog come prodotti editoriali per i quali è necessaria la registrazione.
DM: La Rete, in modo politicamente trasversale, sembra apprezzare la Sua azione, anche con riferimento alla Sua fattiva partecipazione ad esempio in un apposito gruppo di Facebook. Rimangono, però, alcune perplessità in ordine a quelli che paiono eccessivi e complessi distinguo tra i quali non è facile orientarsi. Mi riferisco alle modifiche all'art. 3 della l. 62/2001. Come intende replicare a queste osservazioni?RC: Tengo a chiarire che la proposta di legge introduce, insieme ad un articolo che regolamenta determinate e limitate fattispecie, un altro che, al contrario, liberalizza un numero molto più ampio di siti.
Un'altra precisazione che voglio fare e che ritengo molto importante riguarda i blog che traggono profitto da inserzioni pubblicitarie. C'è chi ha scritto che la mia proposta intende imporre, per questa categoria, l'obbligo di registrazione. Non è affatto così: i blog, come è esplicitamente scritto nel disegno di legge, sono esclusi "in ogni caso" dall'obbligo di registrazione. Il fattore "introiti da pubblicità" incide solo per una limitata categoria di siti, gestiti comunque in modo professionale. Capisco, però, che così com'è scritta questa parte si presti ad interpretazioni, e per questo mi impegno a rivederla per evitare che emergano dubbi.Il testo che ho depositato alla Camera, comunque, è ancora in fase di prima lettura, ed è solamente la base da cui partire per creare un progetto organico e completo. Ho da subito espresso (sul mio sito, sul mio blog e su Facebook) la volontà di svolgere questo lavoro insieme al mondo dei blogger. Sono molto soddisfatto che la risposta sia stata positiva: sono arrivati utilissimi suggerimenti ed anche osservazioni legittimamente critiche (e talvolta corrette) sulla prima versione del testo. Per esempio, una utente mi ha suggerito di trattare il tema dei "social news", che non sono citati nella prima bozza. Un altro, invece, propone di utilizzare lo strumento "Wiki" per una redazione "comune" del testo definitivo. Sono tutte osservazioni giuste a cui voglio dare seguito. Anche le osservazioni di alcuni blogger al di fuori di Facebook sono interessanti e condivisibili, così come l'articolo di Punto Informatico, che fa alcune giuste critiche al mio testo. Credo che questo sia lo spirito giusto per affrontare un tema come quello della libertà dei blog: ponendo al centro dell'attenzione coloro che ne sono i protagonisti.DM: Molti ritengono che, come accade in altri Paesi di solida tradizione democratica, l'informazione non debba patire norme troppo stringenti come quelle che impongono la registrazione della testata e la nomina di un direttore responsabile. Da più parti, non soltanto negli ambienti telematici, si invoca l'abrogazione della l. 47/48. Ricordato che le regole della responsabilità civile e penale esistono già e comunque, qual è il Suo pensiero in merito a richieste tanto radicali?
RC: La legge 47 del 1948 è un testo vecchio, che va certamente modificato ed aggiornato. La stessa mia proposta di legge ne limita gli effetti. Credo, però, che un'abrogazione totale sia fuori luogo, ed aprire un dibattito su questo tema allungherebbe enormemente i tempi per una seria liberalizzazione dei blog.
DM: Il Suo progetto di legge si pone in evidente antitesi con quello proposto dall'on. Levi. Come sappiamo, quest'ultimo ha dichiarato, con un comunicato apparso sul sito del PD, di voler cancellare il capitolo Internet. Dunque, non ha anticipato il ritiro del suo elaborato, ma ha soltanto annunciato correzioni. È prevedibile che i due progetti di legge diventino formalmente concorrenti e riuniti in un solo progetto per la discussione parlamentare? E, nel caso affermativo, come intende sostenere la Sua proposta nei confronti di altre di segno opposto ?
RC: Non so se i nostri progetti saranno concorrenti (per saperlo bisognerà capire come l'onorevole Levi modificherà la sua proposta), certamente non saranno riuniti. Vi sarà su entrambi un'ampia discussione, dapprima nelle competenti Commissioni, quindi in Aula. Ogni collega Parlamentare potrà proporre emendamenti. Poi si passerà alla votazione e la Camera si esprimerà.

a cura di Daniele Minotti
Il blog di Daniele Minotti

chiarimenti e linea del blog







  scena  finale  de L'attimo fuggente (Dead Poets Society) film del 1989, diretto da Peter Weir


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Oh Capitano! Mio Capitano!
il nostro duro viaggio è finito,
la nave ha scapolato ogni tempesta,
il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino,
sento le campane,
la gente esulta, mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace:
ma, o cuore,
cuore,
cuore!
gocce rosse di sangue dove sul ponte il mio Capitano giace caduto freddo morto.
O Capitano! Mio Capitano!
alzati a sentire le campane; alzati - per te la bandiera è gettata - per te la tromba suona, per te i fiori, i nastri, le ghirlande -
per te le rive di folla per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te;
ecco Capitano!
Padre caro!
Questo mio braccio sotto la nuca!
E' un sogno che sulla tolda sei caduto freddo, morto.
Il mio Capitano non risponde,
esangui e immobili le sue labbra,
non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà,
la nave è all'ancora sana e salva,
il viaggio finito, dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta;
esultate rive, suonate campane!
Ma io con passo funebre cammino sul ponte dove il Capitano giace
freddo,
morto

>>
(Walt Whitman )

Lo sò che avevo  già risposto   all'interno del precedente  post , alle  domande  perchè sei nostalgico , tu progressista  sei diventato jurassico , detesti al cultura   revival  e  contro le  sue  leggi  culturali  (  nonciclopedia.wikia.com/wiki/Legge_del_revival )  ecc.  . Ma  alcune email  soprattuitto di nuovi  utenti urgono chiarimenti .
Se  essere  nostalgici   significa   :  trovare in essa  un incentivo  ad  andare  avanti  cioè   guardare   ritornare  indietro \  al passato   come stimolo per il futuro  o  per  capire  dove  siamo e  dove  stiamo andando  o dove  andremo   allora  crocifiggetemi pure  perchè lo  sono (  come credo anche alcuni di voi , visto  il tenore  dei post  )  .
 Se  invece  , lè fine  a  se' stessa  è  sempre  sbagliata  e  fuorviante  \ passiva  ,  cosa  che  è nei media e nella maggior  parte della cultura  d'oggi  (  vedere  url precedente  )  allora   non  lo sono  , anche  se  spesso ( adesso molto  meno rispetto  a tempo  fà ,ma  non ne  ho colpa  se    sono delal  generazione degli  anni '80 )   ci cado , ma  purtroppo stò invecchiando  con i miei 32  anni  33  a fine  febbraio  .

Spero d'essere stato chiaro  .   Ma  se  avete  ancora  dubbi  esprimeteli   pure  non solo via email  ,  ma  anche  nei commenti  . 

sempre  vostro  Cdv

Giorgio Cremaschi: "Al capitalismo piace questa crisi"

Dobbiamo smetterla di discutere delle chiacchiere e guardare alla sostanza dei provvedimenti che vengono presi. Per ora non c'è un solo paese occidentale che abbia deciso misure per far aumentare i salari e fermare i licenziamenti. Anche Obama tace sul salario minimo di legge, che negli Usa è fermo al 1998. Al contrario tutte le decisioni che vengono concretamente varate servono a sostenere le banche, la finanza, i programmi d'investimento, di ristrutturazione, di licenziamento delle imprese. Sotto l'onda dell'emergenza globale si affermano criteri sociali che sono quelli di una vera e propria economia di guerra. E anche gli investimenti militari veri e propri aumentano. Mentre i poveri reali crescono a dismisura, si definiscono ristrette categorie di poveri ufficiali. In Italia stiamo sperimentando l'elemosina di Stato che tocca, con la carta sociale del governo, un milione e duecentomila persone. C'è del metodo in questa follia. Si usa la crisi per selezionare un nuovo tipo di lavoratore, e costruire attorno ad esso una società ancora più ingiusta e feroce di quella attuale.

Da noi hanno cominciato con la scuola e l'Università. Le controriforme del governo sono state scritte su dettatura della Confindustria e partono dall'assunto che è impossibile avere una scuola di massa pubblica ed efficiente. Così si abbandona a se stessa gran parte della scuola pubblica e si seleziona, assieme alle imprese, l'élite per il mercato e per il profitto.

In Alitalia si è fatto lo stesso. L'intervento pubblico è servito a socializzare le perdite, che pagheremo tutti noi. I padroni privati invece potranno scegliere dal contenitore della vecchia società il meglio delle rotte, delle strutture, e naturalmente dei lavoratori. E chi non ci sta attenta all'interesse nazionale. "Il Sole 24 ore" ha dedicato un editoriale ai nuovi nemici del popolo, piloti, musicisti, lavoratori specializzati, che pretendono di difendere il proprio status. La macina del capitalismo diventa ancora più dura quando questo va in crisi.

Nel 1994 la Fiat buttò in Cassa integrazione gran parte di quegli impiegati e capi, che sfilando a suo sostegno nell'ottobre del 1980, le fecero vincere la vertenza contro gli operai. Oggi si parla tanto di merito, ma tutte le categorie professionali subiscono gli effetti di un'organizzazione del lavoro sempre più parcellizzata e autoritaria, mentre l'unico merito che davvero viene riconosciuto è quello della fedeltà e dell'obbedienza.

 

G. Grosz, Eclissi di sole, 1926.

 

 

L'amministratore delegato della Fiat vuole che la sua azienda somigli sempre di più alla catena di supermercati Wall-Mart. Si dice che Ford abbia installato le prime catene di montaggio ispirandosi a come si lavorava nei magazzini della carne di Chicago. Il modello giapponese a sua volta nasce copiando la logistica dei moderni supermercati. Ora la Fiat annuncia un futuro copiato dalla più grande catena di supermercati a basso costo. Ma Wall-Mart è anche una società brutalmente antisindacale, che schiavizza i propri dipendenti. Il programma di Marchionne è dunque anche un programma sociale, che prepara ulteriori assalti all'occupazione e ai diritti dei lavoratori Fiat.

Le leggi sul lavoro flessibile che centrosinistra e centrodestra hanno varato in questi anni, ora mostrano la loro vera funzione. Esse permettono di licenziare centinaia di migliaia di persone senza articolo 18 o altro che l'impedisca. E così la tutela contro i licenziamenti diventa un privilegio, quello che permette di essere almeno dichiarati come esuberi. E i soliti commentatori di entrambi gli schieramenti annunciano che con tanto precariato, i privilegi non si possono più difendere. Per i migranti la perdita dei diritti sociali diventa anche distruzione di quelli civili. Chi viene licenziato, grazie alla Bossi-Fini, diventa clandestino e con lui tutti i suoi famigliari. E la crisi avanza. Che essa fosse ben radicata nell'economia reale e non solo in quella finanziaria, lo dimostra la velocità con cui si ferma il lavoro, si licenziano o si mettono in cassa integrazione i dipendenti. Una velocità superiore a quella della caduta della Borsa.

Le ristrutturazioni nelle aziende non sono solo crisi. Esse, come sostengono tanti dottori Stranamore dell'economia, hanno una funzione "creatrice". Esse servono a frantumare le condizioni sociali e di lavoro, a dividere e contrapporre gli interessi, a fare entrare nel Dna di ogni persona che la sconfitta e di uno è la salvezza di un altro. La riforma del modello contrattuale vuole suggellare questa situazione. Distruggendo il contratto nazionale e limitando la contrattazione aziendale al rapporto tra salario e produttività, essa punta a selezionare una nuova specie di lavoratori super flessibili, super obbedienti e super impauriti. E per il sindacato resta la funzione della complicità, come è scritto nel libro Verde del governo.

Se è vero che le crisi sono occasioni, quella italiana sta delineando la possibilità di distruggere ogni base materiale dei principi contenuti nella Costituzione della Repubblica. Bisogna fermarli, bisogna travolgerli come stava scritto in uno striscione degli studenti. Non ci sono mediazioni rispetto al disegno di selezione sociale che sta avanzando sotto la spinta della Confindustria e del governo. O lo sconfiggiamo o ne verremo distrutti. Per questo lo sciopero del 12 dicembre non può concludere, ma deve dare l'avvio a un ciclo di lotte in grado di imporre un'altra agenda politica e sociale. Alla triade privato, mercato, flessibilità, bisogna contrapporre la difesa e l'estensione del pubblico sociale, dei diritti e dei salari. E l'Europa di Maastricht è nostro avversario così come il governo Berlusconi. C'è sempre meno spazio per quella cultura riformista che pensava di coniugare liberismo economico ed equità sociale. Per questo ci paiono sempre più stanchi e inutili i discorsi sull'economia sociale di mercato di tanti benpensanti di centrosinistra e centrodestra.

Solo un cambiamento radicale nell'economia e nella società può sconfiggere il disegno reazionario dei poteri e delle forze che ci hanno portato alla crisi attuale e che pensano di farla pagare interamente a noi. O si cambia davvero, o si precipita in una società mostruosa che avrà come necessario corollario l'autoritarismo nelle istituzioni. Forse è proprio la dimensione e la brutalità delle alternative che ci spaventa e frena, ma se questa è la realtà allora è il momento di avere coraggio.




Giorgio Cremaschi




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