26.1.14

perchè ricordo l'olocausto \i e la shoah parte II

inizio il post  con  questo post  di  http://ipensieridiprotagora.blogspot.it/  più  precisamente  questo 


Alena Synkovà scrisse questa poesia quando era una bambina, nel campo di concentramento di Terezin; aveva 16 anni quando fu liberata; solo un centinaio di bambini sopravvissero al lager

Vorrei andare sola

dove c'è un'altra gente migliore

in qualche posto sconosciuto

dove nessuno più uccide.
Ma forse ci andremo in tanti
verso questo sogno,
in mille forse
e perché non subito?



 ti potrebbe interessare  la mia presa  di posizione   in merito al revisionismo estremo e negazionismo

IL post precedente  ( trovate  url  sopra  ) mi ha  riportato alla mente  le varie domande   che mi arrivano  via email da  10 anni a questa parte  ai miei post   ne  approfitto per  rispondere  alle  principali   e  le  più  ripetute   spero una  volta per  tutte  

1)  E' basta  n. non si se ne può più  . non basta  quanto   la  testa  che ci fanno   fra il 20 ed  31 gennaio con il culmine  proprio il  27  


Vero  vi capisco   non avete  tutti i torti  . Infatti  leggo sulle  pagine  182-183   del televideo rai   e  di cui riporto integralmente  questa intervista  all'autrice  in questione  dedicate  al  27  gennaio   che è uscito 



da poche settimane nelle librerie, un libro dal titolo polemico [e provocatorio ]  ,sul tema del- la Shoah, o meglio,"Contro il giorno della Memoria", Add editore. Ne è autrice la scrittrice e studiosa di Ebraistica, Elena Loewenthal, che in meno di cento pagina esprime il dubbio che la maggiore tragedia del XX secolo, la Shoah, confinata nel ricordo di una Giornata come "risarcimento" per gli Ebrei, banalizzi quanto accaduto. "Che cosa sta diventando questo Giorno della Memoria?-si domanda-Una cerimonia stanca, un momento di finta riflessione che parte da premesse sbagliate per approdare a uno sterile rituale".  che in  meno di cento pagina esprime il dubbio 
 che la maggiore tragedia del XX secolo, la Shoah, confinata nel ricordo di una  Giornata come risarcimento" per gli    Ebrei, banalizzi quanto accaduto.   

Dichiararsi contro il Giorno della Me moria è "politicamente scorretto". Che  cosa la disturba di più, chiediamo alla  studiosa Elena Loewenthal. Di principio

 non sono contro la ricorrenza. In que sto libro, dal titolo effettimante provocatorio,cerco di spiegare le ragioni 
 per cui celebrare così la memoria non   funziona. C'è ridondanza nelle celebrazioni, troppa retorica,il senso vero si  perde. Ma grazie alle tante iniziative 

 messe in campo la consapevolezza è cresciuta o no? Certo di Shoah si sa di    più rispetto ad anni fa.Ma di pari pas so c'è più propensione al banalizzare,  al manipolare la storia.Le derive antisemite sono il lato oscuro della cele brazione.Lo vediamo anche in queste ore

La Shoah non è la storia degli ebrei.Ma  forse allora non è sbagliato aver isti tuito un Giorno per ricordare all'Umanità l'orrore di cui è stata capace? E' giustissimo che si ricordi la memoria    di quanto è accaduto. Ma nello spirito  di farla propria,non di rendere omaggio ad altri-cioè agli ebrei.La storia della Shoah appartiene all'Europa,all'Italia. Non  [solo ]agli ebrei.  
 Lei parla di diritto all'oblio, che intende? L'oblio è stato spesso un meccanismo di sopravvivenza individuale e    collettiva. Naturalmente nel libro la   invoco per me mi piacerebbe poter dimenticare questa storia, che sento come  un peso-ma non per la coscienza civile. 

 Un'ultima domanda all'autrice di "Contro il Giorno della Memoria".      

 C'è una frase nel suo libro che merita  una spiegazione: "Ricordare non porta   con sè alcuna speranza. Se anche non    dovesse accadere mai più, non sarà per  merito della memoria, ma del caso".     Per l'appunto, chiamo in causa l'oblio  come stimolo a una riflessione che non  si può fare a meno di fare: siamo così  sicuri che ricordare "serva"? Che ci    renda migliori? Che sia morale? Non è   detto che sia così.  
             
Ma è ’ nostro preciso compito e dovere portare il testimone della Memoria alle nuove generazioni, ai nostri figli, a coloro che stanno costruendo con noi il domani, perché cresca in loro, sano e forte, il senso vero ed intimo della nostra umanita”.
IL VALORE DELLA MEMORIA - “La Memoria è un valore fondamentale della nostra cultura e della nostra civiltà che deve essere coniugato quotidianamente, perchè pregiudizio e discriminazione sono mali ancora troppo diffusi fra noi – ha spiegato – mossi dall'ignoranza sono insidie che alimentano paura, sospetto; fratture che purtroppo sopravvivono nei sotterranei della nostra societa”. “E’ con vivo piacere che oggi, in occasione della Giornata della Memoria, la Città di Venezia per la prima volta espone la bandiera internazionale Rom, segno di rispetto verso un popolo e la sua storia; segno della forte identità che contraddistingue la Città di Venezia – ha detto Orsoni – il riconoscimento dell’Altro, della sua cultura, della sua religione. Venezia e i suoi cittadini, hanno sempre vissuto in una amalgama di diverse culture e da questa hanno tratto la loro ricchezza, e cosi’, crediamo, dovrà’ essere nell'avvenire”. Ecco quindi che  ricordare   evitando di cadere  nel  solito rituale  ed  a senso unico  solo  quella del popolo ebraico   ,  può essere  un modo   per   guardare  avanti con la  consapevolezza  del passato   ed evitare  , scusatemi se   mi ripeto ,   la bugia  diventi  verità e  la verità  diventi  bugia  .

2)  sminuisci  la tragedia degli ebrei  . offendi l'italia  , in italia    molti aderirono perchè  obbligati dal fascismo  . Gi italiani non sono mai stati nazisti 

Non credo   che raccontare   che  accanto allo sterminio sistematico degli ebrei,che fece circa sei milioni di  vittime, il nazismo estese il genocidio  ad altri gruppi etnici e religiosi con siderati "indesiderabili", come Rom (    che noi chiamiamo   zingari ) , Sinti , Testimoni di Geova  ed  altre religioni , agli omo-  
 sessuali, ai portatori di handicap, agli oppositori politici.Tragedie  che i media  ufficiali  ricordano ( quando le ricordano  )  in tono minore, tanto da essere spesso definite "olocausti  dimenticati",come quello dei Rom, "por- rajmos" (divoramento) per loro.Le cifre  ufficiali ( ma  , mi chiedo  che  importanza  ha  se  sono poche  a  molte  ?  è più  importante  quello che hanno subito non credete  ?  )   parlano di centinaia di migliaia di vittime in tutta Europa, molte di più secondo alcuni, nei campi di  concentramento e non solo.
Niente  di  più  falso  . i miti sono difficili da  sminuire  anche  documenti  . Vero che  ci  fu  anche    chi vi aderi perchè   come tutti i  regimi   in cui   : la stampa  e i gruppi giovanili  sono in mano  al regime   e  senza  opposizione o voci dissidenti   (  o quando ci sono     represse   ed  incarcerate o  all'esilio )  logico  che  per  connivenza (  ci credi   attivamente     )   convivenza  ( ci credi   passivamente  )  logico  che  ci credi  e  ti bevi    nolente  o dolente    tutto quello che  ti viene  propinato  

N.B   termini difficilmente distinguibili   visto l'umore    mutevole ( per la maggior parte  )  dopo il crollo  della dittature

Infatti   ci sono  alcuni libri ben documentati con documenti dell'epoca   che testimoniano il contrario .In particolare  suggerisco   un libro appena  uscito  (   su https://www.facebook.com/leggirazziali   trovate   le date    delle varie presentazioni  ) 








di  Mario Avagliano, giornalista e storico, è membro dell’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza, della Sissco e del comitato scientifico dell’Istituto Galante Oliva, e direttore del Centro Studi della Resistenza dell’Anpi di Roma-Lazio. Collabora alle pagine culturali de «Il Messaggero» e «Il Mattino». Tra i suoi libri più recenti: Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945(2006) e, con Marco Palmieri, Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009), Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia (2010) e Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici 1943-1945 (2012). Con Baldini&Castoldi ha pubblicato:Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della resistenza militare nell’Italia occupata (2012), Premio Fiuggi Storia 2012.
  e  Marco Palmieri, giornalista e storico, è membro dell’Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza e della Sissco. Ha pubblicato tra l’altro, con Mario Avagliano: Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti 1943-1945 (2009), Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia (2010) e Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici 1943-1945 (2012). 
  edito dalla  Baldini & Castoldi (   http://www.baldinicastoldi.it/ ) 

per  chi volesse  saperne  di più  c'è con un sacco di  approfondimenti  interessanti   http://www.bibliolab.it/landolfi_shoah/shoahitalia/  fra  le  tante pagine  a  cui rimando   segnalo   questa  in
particolare  questa    http://www.bibliolab.it/landolfi_shoah/shoahitalia/deportazioneebrei10.htm

OVVIAMENTE   SENZA  GENERALIZZARE PERCHE'  IN MEZZO ALLA MER.... EHM... INDIFFERENZA  E  COLLABORAZIONE  ATTIVA ( PRINCIPALMENTE   )  E PASSIVA   CI FURONO   VEDERE NEL PORTALE  CITATO PRIMA   IL LINK CON L'ELENCO DEI GIUSTI ( COLORO  S'OPPOSERO ATTIVAMENTE  A TALI SCHIFEZZA    E VERGOGNA )  ITALIANI  .
Come di Giacomo Sonnino, oggi 79 enne, che all'età di 8 anni venne salvato dalla deportazione perché nascosto nei sotterranei del Policlinico di Roma dal suo medico.
L’uomo in questione era il professor Giuseppe Caronia, rettore dell’università ”La Sapienza” di Roma dal 1944 al ’48, destinatario dell'onorificenza di ”Giusto fra le nazioni”, istituita dallo Yad Vashem, l’ente israeliano nato per ricordare eroi e martiri dell’Olocausto.
 o questi  finanzieri fra  cui alcuni   sardi


Concludo parafrasando  la  domanda   che  viene fatta  a  gli ospiti della trasmissione   di storia su rai  3  "Il tempo e la storia"Libro.  film , luogo


Luogo



  da  http://storiedimenticate.wordpress.com/category/personaggi-e-storie/



Libro  

qui  è  un po' difficile  perchè  ne  sono stati  e  credo che  ne saranno  scritti  altrettanti   sull'argomento  voglio però suggerire  due fumetti   che  sono quelli che  insieme alle  puntate  di   mixer  (  trasmissione tv    degli anni 80  )  sono quelli  che  hanno  formato   e  mi portano a parlarne   qui  sul  blog




Albo n. 83 (Agosto 1993)
Soggetto: Tiziano Sclavi
Sceneggiatura: Tiziano Sclavi
Disegni: Gianluigi Coppola
Lettering: Renata Tuis
Copertina: Angelo Stano





  •                    Data pubblicazione1 gennaio 1986 
  •                     AutoreArt Spiegelman
  •                     GeneriBiografiaAutobiografia, graphic novel, fumetto


  • FILM


     ce ne sarebbero parecchi fra i più belli , ovviamente gusti personali . : La chiave di Sara (Elle s'appelait Sarah) 2010 diretto da Gilles Paquet-Brenner. Tratto dall'omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay ed Anita B di roberto faenza appena uscito e ma dal trailer e dalle anticipazioni sembra buono e racconta tali eventi sotto una prospettiva diversa dal solito canone i post lager proprio la tregua 1997 di Francesco Rosi ( tratto dall'opera omonima di primo levi )

    la mamma è sempre la mamma Si sposano tutte e 3 insieme per esaudire l'ultimo desiderio della madre morente !



      
     È un album di nozze (  vedere   le altre  foto  )  straordinariamente commovente quello che tre sorelle americane hanno deciso di condividere. Le giovani si sono infatti sposate anticipatamente nello stesso giorno, per fare in modo che la madre morente potesse partecipare: il lieto evento ha altresì costituito l’ultima apparizione della donna, morta appena 12 ore dopo la celebrazione.
    In questo modo le ragazze hanno esaudito l’ultimo desiderio della propria madre, circondata da amici e parenti. Le foto del matrimonio, scattate da Colors of Life Photograph, rivelano quanto siano state profondamente commoventi quelle ore e come, purtroppo, il ricevimento si sia tenuto quando la donna era già morta, in un clima che solamente questi scatti riescono a comunicare.







    25.1.14

    dalla vita non sai mai cosa t'aspetti ecco perchè lotto per mantenermi vivo ed ho rinuciato ai propositi suicidi

    In sottofondo due  canzoni
      la  prima  A. Delogu - Ebbè Peppì com'è? - Arr. Giacomo Spano (2014)
    la seconda  Il Figlio del re-Piero Marras@Juannusai


    Come dal titolo la vita è imprevedibile. Infatti  ho avuto occasione  di verificare sulla mia pelle  che  i proverbi e  detti di saggezza  popolare  molto spesso contengono un fondo di verità  . Ecco  cosa mi è  successo  di recente  .

    Quattro anni  anni avevo  litigato con *****  mia  amica  e  compagna  di strada  di   facebook    sia  a causa    di fake  che  m'avevo rubato l'identità   e  s'era spacciato  per  me  ed  insultava  ( lei compresa )   gli altri \e   miei  contatti e  i  loro amici\che  sia  a causa mia .
    Provai a ricercarla prima al cellulare  ma non avevo più il numero  ,  più  volte  su fb  , ma   non rispondeva .Cosi  per  3  anni . Poi nei giorni scorsi  ho fatto un ultimo tentativo , trovando il suo nuovo account  ,   ho lasciato un commento   ed inaspettatamente  (  mi sarei aspetto  una risposta  d'insulti  )  ho ricevuto  la richiesta da parte sua  di contatto
     Non  chiedetemi ulteriori particolari   perchè  non mi va  di  riaprire   vecchie ferite ( chi  mi segue  su fb fin dal 2009     ricorderà e saprà  )   mi basta  averla  ritrovata  ed   riaverla fra i miei contatti e  aver   eliminato dei fantasmi  (  rimorsi e sensi di colpa ) .
    Felice   come   non mai  , ho detto  fra me e  me  , ho fatto 30   facciamo  31  e  ho scritto  a ***** un altra amica  con cui  avevo litigato  . E  gli avevo anche dedicato   anche  questa  canzone



     perchè , maledetto orgoglio maschile  , mi aveva   , ma non la biasimo non aveva  tutti i torti  in fondo  , trattato  di schifo  )   gli ho scritto avendo il primo account  di fb  bloccato  dal secondo  account  di fb


    16:57
    Nei giorni scorsi ho fatto un sogno ( anche   se  in realtà  era  più un incubo  )  , come la trama del film http://it.wikipedia.org/wiki/My_Life_-_Questa_mia_vita ne ho parlo con il mio analista è mi ha consigliato di aprirmi e liberarmi dei sensi colpa \ rimorsi . Ecco che ho deciso di farlo . Quindi ti chiedo scusa per come mi sono comportato nei tuo e ( e di tua sorella ) confronti qualche tempo fa . vorrei se che accettassi queste mie scuse e se è possibile che mi diate una seconda possibilità . Appena mi sbloccano l'account principale www.facebook.com/redbeppeulisse1 vi rimando il contatto li , se vi va , altrimenti pazienza . Ma almeno mi sentirò meglio senza pesi sulla coscienza . Con amicizia Giuseppe

    ecco la sia riposta
    ****** Stai tranquillo giuseppe!! Ho accettato l'amicizia!! ci vediamo ci venerdi al corso di fotografia !!! Buona serata !!!


    ecco che e proprio vero che a volte è proprio vero che il tempo cancella e porta l'oblio di tutte le ferite il tempo cancella e porta l'oblio di tutte le ferite E che questa a differenza rimarrà una cicatrice e poi pian piano magari scomparirà , in quanto era si profonda  ma  a    differenza  di quando le ferite  sono profonde non guariscono mai, al massimo si formano cicatrici che quando il tempo cambia, fanno male da morire , il tempo o la fortuna chissà  l'hanno rimossa  senza   bruciare troppo e  senza   che  finisse   come stava   per  succedere in ossessione  .

    Grazie  Dio  per    questo dono inaspettato ed  improvviso  . Buonannotte  a  tutti\e  a presto  sulla strada  





    l'altro olocausto e l'altra shoa Quella dei pacifisti ed obbiettori di coscienza , religiosi ( cattolici , protestanti , testimoni di geova )

    In questo  giorno  di dolore  e  di ricordo voglio parlare   di un'altra  categoria  di vittime   degli  orrori  nazisti   ignorata   dai media   e  poco   studiata   dagli studiosi  . Quella  dei pacifisti  ed  obbiettori di coscienza , religiosi  (  cattolici , protestanti  , testimoni di geova    ) Infatti  ha  ragione  il  sito http://www.olokaustos.org ( da  cui è tratta anche    la storia  riportata  sotto  )  quando dice

    Se volessimo classificare le vittime del nazismo in grandi macrocategorie potremmo dire che vi furono vittime "per ciò che erano", vittime "per quel che facevano" e infine vittime "per ciò che rifiutavano di fare". Nella prima categoria possiamo far rientrare gli Ebrei, i Rom e i Sinti e - in misura variabile - gli Slavi e i "non ariani". La categoria di coloro che venivano vittimizzati "per quel che facevano" era composta da tutti coloro che mostravano attitudini e comportamenti divergenti dall'ideologia o dalla morale nazista. Gli omosessuali quindi, gli oppositori politici, i massoni, i cosiddetti "asociali", coloro che trasgredivano agli ordini. La terza categoria - quella di coloro che erano vittime "per ciò che rifiutavano di fare" appare la meno studiata. Vi rientravano ad esempio coloro che rifiutavano di prestare servizio militare (come ad esempio i Testimoni di Geova), i militari che rifiutavano di obbedire ad ordini considerati immorali. Un gruppo di appartenenti a questa categoria è stata quasi del tutto ignorata dagli storici: i pacifisti. Cosa significava essere pacifisti o anche obiettori di coscienza nel Terzo Reich? 


                                                         Franz Jaegerstaetter: il pacifista solitario
     
     
     
    Un umile contadino, con tre figlie, nativo di un piccolo paesino austriaco il 9 agosto 1943 venne decapitato dopo la condanna a morte comminatagli per aver rifiutato risolutamente di essere coinvolto nella guerra di Hitler.(1)
    La notte prima della barbara esecuzione che avrebbe posto fine alla sua vita Franz la trascorse da solo in cella in compagnia di un foglio di carta e di una penna. Il foglio di carta era un documento con il quale si impegnava a servire nell'esercito tedesco. Sarebbe bastata una firma per salvarsi la vita.
    Quando il cappellano del carcere lo visitò lo implorò di firmare Franz rispose: «Sono in una completa e totale unione con il Signore». 

    Perché non firmò? Studs Terkel ha cercato di porsi questa domanda dandosi questa risposta: «Franz Jägerstätter (  foto a destra  )  
    fu un folle o un santo? Forse né l'una cosa né l'altra. Non vi è alcun dubbio tuttavia fu un 'impulso' che lo condusse ad essere un testimone solitario e che questo forse derivava da un essere umano pieno del potenziale morale dell'uomo».(2)
    Studs risponde parzialmente alla domanda perché non sappiamo come questo 'impulso' crebbe sino alle sue estreme conseguenze. Per cercare di capirlo occorre ripercorrere le tracce del percorso umano.
    Jägerstätter quando venne decapitato aveva compiuto da poco trentasette anni. Era nato il 20 maggio 1907 nel villaggio di Sankt Radegund in Stiria che ancora oggi non supera i 2.500 abitanti. Sarebbe stato un anonimo contadino austriaco se non avesse iniziato dopo il matrimonio a nutrire un interesse religioso sempre più vivo.
    Religiosità che non rimase circoscritta al privato ma che da subito si estese alle sue scelte di vita.
    Nel 1938 - quando l'Austria fu annessa alla Germania - fu l'unico del suo paesino a votare no alla fine della indipendenza austriaca. Scrivendo dal carcere quando oramai si profilava la condanna a morte scrisse alla moglie: «Preferisco senza tentennamenti rinunciare ai miei diritti sotto il Terzo Reich conservando la sicurezza di mantenere intatti i diritti garantiti dal regno di Dio». Quando nel 1943 il suo parroco cercò di convincerlo a desistere dal suo proposito Franz discusse con lui citando le Sacre Scritture in modo tale che il prete dovette rinunciare al suo tentativo. L'interpretazione dei passi che 'costringevano' Franz a rifiutare la guerra erano così chiari che nessuna obiezione era possibile.

                             Sotto: le figlie di Jägerstätter chiedono il ritorno del padre dal carcere
     
    Occorre dire che la decisione di Franz non fu una specie di 'illuminazione mistica' come può sembrare.
    Nel giugno 1940 era stato chiamato al servizio militare ed aveva prestato giuramento di fedeltà a Hitler come tutti i soldati. Era stato pochi giorni in divisa e venne rimandato casa per 'insostituibilità'. A quei tempi - come d'altronde in tutti gli eserciti - un uomo era considerato insostituibile quando rappresentava l'unico sostentamento per la sua famiglia. Ancora nel 1940 e nel 1941 fu richiamato ma riuscì sempre dopo brevi periodi e senza mai essere impiegato in operazioni militari a rientrare a casa a causa della sua insostituibilità.
    Nel 1943, quando all'esercito occorrevano tutti gli uomini abili, venne richiamato nuovamente. Inizialmente non si presentò in caserma poi. sotto la pressione, del parroco partì ma dichiarò al momento di essere inquadrato che non avrebbe portato armi. Combattere per il nazismo era contrario alla sua coscienza. Ovviamente questo atteggiamento lo condusse di fronte ai tribunali militari. L'unica concessione che Franz fece fu quella di rendersi disponibile ad essere impiegato come soldato addetto ai servizi sanitari.
    Il viceammiraglio Theodor Arps, uno degli uomini
     che mandarono a morte Jägerstätter.
    Che avesse maturato le sue convinzioni pacifiste e di opposizione al Terzo Reich lo dimostra il fatto che durante uno dei processi intermedi cui venne sottoposto dichiarò che aveva maturato la sua decisione nel corso dell'ultimo anno e che era giunto alla conclusione che per lui «era impossibile essere contemporaneamente nazista e cattolico». 
      La radicalità della decisione morale di Jägerstätter fa riflettere sulla pericolosità che il suo atteggiamento rappresentò per il nazismo. La sua interpretazione del cattolicesimo come antitetico al nazismo avrebbe rappresentato un pericoloso precedente, un'inaccettabile prova di debolezza. Altro elemento importante è il fatto che Franz fu un uomo solo e - soprattutto - lasciato solo. Che l'abitudine di benedire cannoni fosse cosa illecita e immorale allora non sfiorava minimamente nessuno né laico né religioso. 
    Il suo atteggiamento fu pericoloso anche per la 'parte' che rappresentava. Ancora nell'agosto del 1945 il vescovo Fliesser indicava Jägerstätter come un modello da non seguire per le sue attitudini verso il servizio militare.(3) 
    Il contadino Franz venne giudicato da un'alta corte di giustizia composta dal consigliere Leuben, dal consigliere Ranft, dal generale della Luftwaffe Walther Musshoff, dal viceammiraglio Theodor Arps, dal maggior generale Schreiber. L'accusa fu sostenuta dal consigliere Kleint. 
    Di questi uomini che mandarono a morte Jägerstätter sappiamo poco. Il generale Walter Musshoff è morto nel suo letto nel 1971 mentre il viceammiraglio Arps - che ricoprì l'incarico di giudice militare dal gennaio 1940 sino all'8 maggio 1945 morì in prigionia nell'aprile del 1947 a Garmisch-Partenkirchen  
       
      NOTE

    1) Oltre al già citato libro di Zahn va segnalato in italiano Erna Putz, Franz Jägerstätter. Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, 2000. Esiste poi un cortometraggio realizzato dalla Associazione “Franz Jägerstätter” con la regia di Fulvio De Martin Pinter che si può richiedere alla Associazione "Franz Jägerstätter", c/o Caritas diocesana, via Endrici, 27, 38100, Trento.
       
    2) Studs Terkel in Chicago Sun Times, 24 gennaio 1965.

    3) «nicht als objektiv gültiges Vorbild für seine Haltung zur Militärpflicht hingestellt werden» cfr. Bischöfliches Ordinariat Linz, Seelsorgeamt, an Pfarramt St. Radegund, 11. August 1945, fatto citato anche nella versione originale tedesca del volume di Erna Putz, p. 149.

    APPARENZA INGANNATRICE

     Nella maggior parte  dei casi l'apparenza  inganna  .Infatti  secondo  questa  meditazione tratta dal Calendario "Parole di Vita"  del   21 Gennaio 2014

    Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. (Matteo 23:27)


    L'impiallacciatura, in ebanisteria, consiste nel ricoprire un pezzo di legno comune o un agglomerato, con un sottile strato di legno più nobile: noce, palissandro, mogano. I mobili fabbricati con essi e, così ricoperti, sembrano essere fatti interamente in legno pregiato. Non tentate di limare né di piallare: fareste ben presto affiorare il sottofondo a buon mercato! La cristianità abbonda di persone rivestite di un'apparenza di pietà. Esteriormente, queste, si distinguono male dai veri credenti: il loro comportamento è onorevole, frequentano le funzioni religiose, fanno offerte a opere di beneficenza. Ma tutto questo può essere superficiale. Le prove sostituiscono ciò che nella realtà materiale è rappresentato dalla lima o dalla pialla. Sopraggiunta una difficoltà in cui debbano manifestarsi la fede, l'amore, la pietà, la pazienza, ed ecco sparire il sottile strato religioso! Non ci sono le basi della vita divina; cioè le relazioni coscienti con Dio per mezzo dello Spirito Santo, sorgente di questa vita. Compare il fondo naturale, nascosto per un momento dai mezzi artificiali! La religione fa parte della vita sociale: in alcuni ambienti costituisce una vera raccomandazione. Ma che ne pensa Dio di questa vernice di pietà? Può accontentarsene? No, assolutamente! Egli vuole la verità nell'uomo interiore (Salmo 51:6).

    24.1.14

    post dedicato ai revisionisti estremi \ negazionisti dell'olocausto \ shoah [ perchè ricordo l'olocausto ]

    Come da titolo il post d'oggi è dedicato a tutti quelli \ e che con


    prende per  oro colato    gruppi  e siti  revisionisti estremi- negazionisti  

    tale  gruppo (  facente  caèpo a  http://olodogma.com/ o  http://olodogma.com/wordpress/  ed  al  gruppo  facebook https://www.facebook.com/RevisionismoStorico è  stato condanato  come potete  leggere   da  questa   sentenza  http://snipurl.com/28ht7m0  in cui viene rigettato  il loro ricorso  


    N.b
    uso questo termine  per  1) per  distinguerlo dal normale  revisionismo  che a  volte  può essere    funzionale alla storia  e ala  sua ricerca  , in quanto  niente  e per  sempre   \  fisso definitivo   e  determinati eventi  ed opinioni  \  interpretazioni possono essere messi in discussione   da  nuovi documenti  e\o testimonianze  , ecc ., 2) per il labile  confine tra  revisionismo e  negazionismo  

     ed  è per  questo che   l'unica  arma che ci rimane  è  il ricordo per evitare che similei  stronzate diventino verità ,e che la verità diventi bugia
    Ma soprattutto 

    Non dimenticateVi chiedo una sola cosa: se sopravvivete a questa epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per voi. Un bel giorno oggi sarà il passato e si parlerà di una grande epoca e degli eroi anonimi che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi anonimi. Erano persone, con un nome, un volto, desideri e speranze, e il dolore dell 'ultimo fra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro vi fossero sempre vicini come persone che abbiate conosciuto, come membri della vostra famiglia, come voi stessi. Julius Fucik eroe e dirigente della Resistenza cecoslovacca, impiccato a Berlino l’8 settembre 1943




    http://ita.vho.org/
    http://it.wikipedia.org/wiki/Revisionismo
    http://it.wikipedia.org/wiki/Revisionismo_storiografico
    http://it.wikipedia.org/wiki/Negazionismo
    http://it.wikipedia.org/wiki/Negazionismo_dell%27Olocausto
    http://www.olokaustos.org/saggi/saggi/negaz-ita/negaz0.htm
    http://olokaustos.org/saggi/saggi/revisionismo/index.htm  con  le relative pagine




    come vivere in armonia con l'ambiente parte 2

     la  prima  parte  




    Imparare e vivere in modo  ecologico si può: i cambiamenti  climatici preoccupano ( o almeno dovrebbero ) ormai tutti, ed è per questo  che la “coscienza verde” si sta sempre più diffondendo, anche se non sono in molti ad avere le idee chiare su questo argomento.
    Uno dei fattori positivi del vivere ecologico è che la maggior parte delle attenzioni all'ambiente possono contemporaneamente  fermare i cambiamenti climatici e rendere migliore la qualità della nostra  vita quotidiana, senza contare   il notevole risparmio in termini economici. Bastano alcune semplici mosse che possono essere praticate da tutti e a  partire da subito per ridurre  l’impatto ambientale, vivere  più sereni e più sani, risparmiando denaro, cosa da non sottovalutare in questo momento di forte crisi economica. Prima di tutto, bisogna tendere  a un consumo minore di  energia: un semplice concetto che può essere realizzato  impostando il termostato di qualche grado più basso in inverno,sostituendo le lampadine a incandescenza con quelle fluorescenti compatte,scollegando gli elettrodomestici quando non si utilizzano,lavando i vestiti in acqua fredda e stendendo i panni piuttosto che inserirli nell’asciugatrice.
    Secondo, risparmiare  l’acqua facendo docce più brevi e installando dispositivi che riducono il flusso anche dai rubinetti.
    Evitare di bere l’acqua in bottiglia : utilizzare un filtro per purificare l’acqua del rubinetto,ricordandosi sempre di portare una bottiglia riutilizzabile in viaggio o al lavoro.Oppure  fare pressioni  ( con i social network )  per obbligare le  ditte  a produrre le bottiglie  in plastica  riciclabile  o in vetro   con il  vuoto a rendere  Per risparmiare sulla benzina ci si deve sforzare di spostarsi  a piedi ,  in bicicletta  tutte le volte che si può, migliorando contemporaneamente la salute cardiovascolare e riducendo il rischio di obesità . Oppure  usare  i  . mezzi pubblici  , condividere  l'auto   con i colleghi di lavoro .Limitare al massimo la carne,che costa molto in termini di denaro e per i relativi costi  ambientali e sanitari. Acquistare in modo intelligente: online si trovano prodotti nuovi o di seconda mano, ma come nuovi a prezzi inferiori, riducendo la quantità di rifiuti. Prendere in prestito o barattare  \  scambiare  invece  di comprare e condividere \  comprare in due  utensili elettrici e altri apparecchi con amici e vicini. Acquistare abiti che non hanno  bisogno di essere lavati a secco,
    investendo sull'alta qualità,cioè su prodotti di lunga durata: meglio pagare di più che gettare spesso indumenti economici,ma meno duraturi  .
    Ecco  che cosi  si  tenta  di risolvere    Il problema dello smaltimento dei rifiuti sta  diventando una priorità
    assoluta: discariche, inceneritori e abbandono indiscriminato sul territorio sono diventati vere e proprie
    emergenze sociali ed  etiche  oltre che ambientali. Per iniziare da subito a invertire la rotta le azioni principali sono due:  riduzione alla fonte e raccolta differenziata. Riduzione alla fonte e riuso: rifornirsi il più possibile di
    prodotti alla spina, un servizio che si sta sviluppando sempre più su  tutto il territorio nazionale.
    Riutilizzare il più a lungo gli  oggetti, dai sacchetti della  spesa ai pannolini, il cellulare o il computer. La raccolta differenziata è il  metodo più economico e ambientalmente sostenibile di gestire i rifiuti: inquina  poco, è facilmente  controllabile dai cittadini  stessi e permette di  recuperare dal 65% al 85% dei rifiuti solidi urbani..
    Ridurre  anche le sostanze  tossiche ed  inquinanti  I prodotti per la pulizia e  della casa personale possono essere fatti artigianalmente. In questo  modo non si producono  rifiuti tossici, riparmiando notevolmente sui costi. Bastano pochi semplici ingredienti come  bicarbonato, aceto, limone e  sapone. Ad esempio, il  bicarbonato può essere  usato per lavare i panni,  come disgorgante o in  frigorifero per assorbire i  cattivi odori. L’aceto per  lucidare le superfici in  acciaio e come anticalcare  per le rubinetterie.

    come vivere in armonia con l'ambiente parte 1

     VESTIRSI 
    In un mondo che sta prestando  sempre più attenzione  all'ambiente, alla nostra salute e del pianeta, ci
    sono alcuni fattori di cui ancora non si parla abbastanza,come ad esempio l’inquinamento che deriva dall’industria tessile.
    Non tutti sanno infatti che nell’industria di lavorazione della fibra in tessuto sono previsti numerosi passaggi e l’impiego di molti prodotti chimici,alcuni dei quali sono altamente inquinanti.
    Negli ultimi anni è stato rilevato un notevole aumento di problematiche alla pelle, come dermatiti, eczemi, allergie, poiché  al termine delle fasi di lavorazione alcune sostanze restano presenti nel tessuto in dosi più o meno elevate direttamente a contatto con la pelle: formaldeide, residui di metalli  pesanti (argento di mercurio,cromo nichel, rame ecobalto) pesticidi e pentaclorofenolo. L’impatto ambientale nell'industria
    tessile deriva da un insieme di parametri , dal metodo di coltivazione delle fibre al processo produttivo: il cotone necessita di grandi quantità di pesticidi, insetticidi e acqua,mentre altri tessuti come il nylon e il poliestere, chesono fibre sintetiche, vengono realizzati con derivati del petrolio. Vivere in modo ecologico
    passa attraverso scelte consapevoli che hanno come obiettivo quello di ridurre l'impatto ambientale dell'uomo sull'ambiente in favore di un modello ecocompatibile, che va dall'alimentazione biologica,ai piccoli gesti quotidiani che rendono più sostenibili i nostri consumi, e che prosegue nella cosmesi di origine naturale .
    nell'abbigliamento eco-sostenibile,nella bio-architettura e nell'eco-design e arredamento. Per quanto riguarda l’abbigliamento non è da sottovalutare il problema della delocalizzazione: la crisi globale, la concorrenza della Cina, la necessità di far quadrare i conti,spingono molti marchi di abbigliamento a spostare la produzione
    in paesi dove la manodopera è decisamente più a buon mercato. Nelle fabbriche delocalizzate vengono impiegate molte sostanze chimiche pericolose durante varie fasi del processo produttivo, come tinteggiatura, lavaggio, stampa dei tessuti. La produzione tessile,ad esempio, è considerata fra le maggiori cause  dell’inquinamento delle acque cinesi.
    La tutela della nostra salute è dunque il motivo principale per scegliere un abbigliamento ecologico, naturale, sicuro:oltre a limitare notevolmente l’impatto ambientale,facciamo del bene alla nostra pelle che a contatto con fibre sintetiche non respira adeguatamente,e se in più vi sono anche sostanze tossiche nel
    tessuto, queste possono potenzialmente entrare all’interno del nostro corpo e danneggiare la cute.
    Per compiere scelte etiche, ecologiche e salutari per quanto riguarda i tessuti basta rivolgersi a prodotti in fibre naturali dei quali sia ben chiara la provenienza e la lavorazione.
    Il cotone deve essere certificato organico, cioè durante tutta la sua produzione deve aver subito solo lavorazioni meccaniche, senza alcun processo chimico.
    Ma esistono anche diverse altre fibre naturali e salutari,come la fibra di bamboo, lanuova fibra naturale considerata eco-friendly in quanto nella sua produzione non vengono impiegati additivi chimici, non inquina l’ambiente e il tessuto che ne deriva è al 100% biodegradabile.
    Oppure la canapa, la cui coltivazione richiede pochi pesticidi e fertilizzanti e dà luogo a una fibra molto robusta e duratura. Fra le fibre alternative a quelle di uso comune e normalmente utilizzate dalle aziende di abbigliamento c’è anche un tessuto particolarmente adatto al contatto con la  pelle, la fibra di amido, completamente naturale: una fibra altamente tecnologica che riprende alcuni caratteri positivi dei sintetici, come la rapida eliminazione del sudore, mantenendo l’alta traspirabilità dei tessuti naturali (al contrario
    dei sintetici). L’amido, inoltre, non si surriscalda,attenua i cattivi odori ed è un batteriostatico naturale.Esternamente invece vengono utilizzate altre fibre, come il bamboo, il legno o ancora la fibra di alghe.
    Tutte novità da sperimentare e da scoprire, per tutelare la nostra salute e quella dell’ambiente.

    ORTI URBANI


    Le città italiane sono caratterizzate da un numero sempre maggiore di orti urbani: appezzamenti di terreno che vengono sottratti al degrado e coltivati dai residenti, favorendo lo sviluppo di un’economia etica a vantaggio diretto delle comunità locali. In Italia il fenomeno è in costante aumento: secondo gli ultimi dati gli orti urbani occuperebbero un'estensione di oltre 500.000 metri quadrati. Una tendenza in continua ascesa, complici da un lato la crisi economica e dall'altro la maggiore attenzione delle famiglie italiane alla qualità e genuinità del cibo. Gli orti urbani consentono la produzione di ortofrutta tipica e di stagione, permettendo ai residenti di alimentarsi in modo sano e genuino, migliorando il decoro e l'estetica e favorendo lo sviluppo di un'economia etica e solidale

    CASA AL FRESCO SENZA ARIA CONDIZIONATA
    Come proteggersi dal caldo evitando di utilizzare i condizionatori? Prima di tutto, tenere il più possibile
    fuori la luce del sole e lasciare entrare l'aria più fresca durante la notte. Per le tende alle finestre scegliere il bianco che aiuta a riflettere la luce. Mettere davanti al ventilatore una bacinella con dentro del ghiaccio. Evitare l’uso di lampade a incandescenza e spegnere le luci quando non servono. Riparare la casa dal sole utilizzando le piante. L'umidità è il peggior alleato del caldo: fare il bucato e la doccia nelle ore più fresche.






    23.1.14

    L'atroce “spirito di Dachau” che non risparmiò i sardi


    Lo storico Aldo Borghesi: molti di loro erano soldati sorpresi dopo l'armistizio



    Un processo industriale, tecnologicamente avanzato e pianificato scientificamente. Una precisa volontà di annientamento che ebbe inizio nel 1933 con la costruzione del primo campo di concentramento, dedicato agli individui asociali, a Dachau. Fucina di formazione per le SS e scuola di violenza senza pietà, diede origine al cosiddetto “Spirito di Dachau”, poi esportato in tutti gli altri campi. Uno scenario di violenza e di morte al quale i sardi non furono estranei: in base ai dati raccolti e messi a disposizione dall'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti a Dachau passarono 98 persone nate in Sardegna: 37 nella provincia di Sassari, 36 Cagliari, 19 Nuoro e 6 Oristano. 


    Scorrendo l'elenco dei deportati a Dachau si va dai ventenni, come Emanuele Binno, matricola 116417, nato ad Abbasanta l'11 gennaio 1924, deportato da Trieste il 19 ottobre 1944, ai settantenni, come Antonio Letta, matricola 56628, nato a Serramanna il 16 marzo 1874 e deportato l'8 ottobre 1943. E si individuano altri due nomi sardi, dei quali non è noto il luogo di nascita: Eduardo Porcu, nato il 16 gennaio 1924 e Giovanni Cossu, del 10 febbraio 1923. Cossu fu catturato a Roma il 5 gennaio 1944, poco più che ventenne e giunse nel campo costruito a quindici chilometri da Monaco due giorni dopo. Venne liberato a Mathausen il 5 maggio 1945 dall'undicesima divisione corazzata dell'esercito degli Stati Uniti.Due storie, in particolare, emergono dalle ricerche dello storico Aldo Borghesi, dell'Istituto sardo per la Storia della Resistenza e dell'Autonomia. Quella di Bartolomeo Meloni, medaglia d'argento al valor militare, nato a Cagliari nel 1900 e laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, militava nel Partito d'Azione e collaborava con la Resistenza partecipando al sabotaggio delle tradotte militari con le quali i tedeschi trasportano i soldati e i marinai italiani in Germania. Arrestato a Venezia nel dicembre 1943 arriva a Dachau due mesi dopo, dove muore il 10 Luglio 1944. E quella di Virgilio Bidotti, di Ilbono, che rivive nella testimonianza raccolta da Livio Loi, direttore del Centro Culturale del paese: «Fui catturato il 20 settembre 1943 a Verona, a dodici giorni dall'armistizio. L'ufficiale capo del mio battaglione rifiutò di collaborare con l'esercito nazista: il nostro commando di oltre 400 uomini fu perciò messo agli arresti e portato a Dachau. La nostra prigionia fu durissima: vestiti con una leggerissima divisa e con ai piedi un paio di zoccoli malconci, sia d'estate che d'inverno, quando la temperatura raggiungeva anche i 40 gradi sottozero, eravamo costretti a svegliarci alle 5 del mattino e a lavorare per dodici ore al giorno, sotto il costante controllo degli aguzzini nazisti, che non tolleravano che parlassimo tra di noi o che riposassimo anche solo per un istante». Bidotti è morto nel 2007.Ma quale fu il tributo pagato dalla Sardegna nel complesso? Come ha spiegato lo storico Aldo Borghesi, in un'intervista fatta da Walter Falgio per Radio Rai «i sardi passati per l'inferno concentrazionario nazista sono stati 250, in parte militari sorpresi dall'armistizio fuori dalla Sardegna e provenienti da quei 60-70 mila sardi che vivevano in continente per lavoro. Queste persone si spargono in tutto l'arcipelago di campi concentrazionari nazisti e non c'è campo di concentramento importante in cui non ci sia un sardo». La stessa trasmissione radiofonica, la cui registrazione è disponibile nell'archivio aperto Sardegna Digital Library,( http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&s=17&v=9&c=4462&id=299869  ) contiene anche l'intervista a Modesto Melis, deportato nel campo di concentramento di Mauthausen, a dimostrazione dell'importanza degli archivi multimediali, per tenere viva la memoria

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    Cagliari uffici comunali Disabile chiede aiuto a un impiegato La risposta: non ho tempo, vada a fare la fila nell'altro sportello

    A  chi mi dira  , ma  come racconti   solo storie   sarde  ?   rispondo    che non solo è  in male   fede  ed  lettore distratto e  che     invece  di lamentarvi mandatemene  via   email   ( dove poete    anche richiedere   l'invito a scriverle o raccontarle  voi ) l'email  l'ho messa  apposta   cazzarola  . E poi inoltre la storia   di  maleducazione che   potrebbe  essere  avvenuta  in qualunque regione   \  zona d'italia , sempre  un atto  d'inciviltà \  mancanza  di rispetto   , a maggior  ragione fatto   verso un disabile  , si tratta .

    unione sarda del 23\1\2014

    La storia negli uffici comunali di via Sonnino a Cagliari.Luigi Fadda, 35 anni, è affetto da disabilità dalla nascita. E' andato negli uffici comunali per richiedere il pass per la ztl. L'impiegato gli ha detto che avrebbe dovuto compilare un modulo. Un'impresa non facile per via dell'handicap con cui il giovane fa i conti. "Non ho tempo - è stata la risposta - vada a fare la fila nell'altro sportello". Luigi è tornato a casa e si è ripresentato il giorno dopo col modulo compilato dalla madre. Ha deciso però di denunciare l'insensibilità dell'impiegato 


    «Io non ho tempo, vada a far la fila in quello sportello». Modi sbrigativi e cuore duro, un rifiuto che trasforma la disabilità in una montagna da scalare. Quei pochi dati da indicare su un modulo sbattono sull'insensibilità di un impiegato e Luigi Fadda, 35 anni, limitato nei movimenti dalla nascita, deve rinunciare. Da solo non è in grado di scrivere bene, non può ritirare il pass per la ztl. Solo l'aiuto della madre, ma ventiquattr'ore dopo, con un'altra attesa in coda, risolve il problema. «Due giorni fa sono andato agli uffici comunali di via Sonnino per chiedere quel documento». Sesto piano, il numero all'ingresso, l'attesa del turno. «L'impiegato mi ha detto che dovevo compilare un modulo». Parla a fatica ma si fa capire: «Gli ho chiesto se poteva aiutarmi, perché ho difficoltà con la penna. Ha risposto che non aveva tempo». Prende fiato qualche istante. «Quel rifiuto mi ha fatto sentire più disabile di quello che sono».

    gli uffici di via  sonnino 

    Il giorno dopo Luigi si ripresenta col modulo compilato dalla madre. La trafila per il pass fila liscia, ne resta un'altra più complicata: «Mi piacerebbe che la gente fosse più gentile ma senza il pietismo. Basterebbe un pizzico di sensibilità in più». È combattivo, non ha intenzione di arrendersi davanti all'insensibilità e all'ignoranza. Maturità classica al Siotto, poi la laurea in Lettere con 108. «La magistrale, ci ho messo cinque anni e mezzo». S'illumina mentre accenna alla sua tesi. «È stato il traguardo più importante della mia vita». Si sistema lo smanicato blu, porta la bocca alla cannuccia sul tavolino. Qualche sorso, mentre la gente che gli passa accanto lo osserva incuriosita. Lui fa finta di niente. «Quand'ero più piccolo ci stavo male, adesso ho imparato a non farci caso».

    anche la vita ai margini può essere stupenda la storia di Annette Gabbedey orafa senza dita

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    unione sarda  del 23\1\2014 
    Leggo sulla pagina di facebook   dell'unione sarda  (  www.unionesarda.it  )  d'oggi  la storia  di Annette Gabbedey, una storia   particolare  .Infattti come potete vedere  anche dalla foto sopra  essa è  l'unica donna al mondo a essersi cimentata nell'arte dei preziosi nonostante il suo handicap.
    dal suo sito   
    Le sue mani sono senza dita. Una grave malformazione, quella di Annette Gabbedey, che non le ha impedito di realizzare il suo sogno: creare gioielli. Nel suo negozio di Frome, nel Somerset, l’orafa inglese, 48 anni, produce (come se fosse la cosa più naturale del mondo) braccialetti, anelli e orecchini, pur non potendosi aiutare con le dita. A lei, esperta nella lavorazione dell'opale e di altri metalli preziosi, il primato a livello mondiale per essere riuscita in un'impresa tutt'altro che facile: sperimentare l'arte orafa nonostante la disabilità.
    Molti si chiedono, fra  cui  http://donna.fanpage.it/  come Annette riesca a portare avanti un’attività in cui l’uso delle mani è indispensabile, ma la donna afferma che riesce a compiere ogni movimento necessario in maniera del tutto naturale e senza sforzi, per lei non c’è nulla di strano nel creare gioielli senza dita. Prima di iniziare una lunga pratica con gli esperti gioiellieri dell’Hatton Garden di Londra, Annette ha studiato in un’importante scuola di orafi e seguito un corso all’Università. Dopo gli studi si è trasferita a Somerset ed è diventata una delle più esperte creatrici di gioielli della Gran Bretagna, si è specializzata nella lavorazione dell’opale ed oggi è proprietaria di una boutique in cui vende i suoi splendidi oggetti preziosi.

    quindi in .... a chi dice   che chi ha un handicap   non possa ne fare niente  nè  fare una vita  normale 








    22.1.14

    Due amiche scoprono di essere sorelle Nate da un padre donatore anonimo

     A  prima vista  sembra  il film della disney un cowboy con il velo da  sposa  ed  i suoi remarke   

    Ma  poi leggendo bene la news   è  invece  la trasposizione nella realtà  di  altri due film  : 1)  made in america   del  1993 di Richard Benjamin
    2) Starbuck 533 Figli E Non Saperlo del 2011 diretto da Ken Scott. qui  il promo


    La scoperta avvenuta per caso dopo le reciproche confidenze.


    "Un filo invisibile collega chi è destinato a incontrarsi, al di là del tempo, dello spazio e delle circostanze". E' la frase che Mikayla Stern ha scritto su Facebook per spiegare quanto le è accaduto. La giovane, 19 anni, ha scoperto che la sua migliore amica, Emily Nappi, 18 anni, conosciuta alla Tulane University, è in realtà sua sorella, perché entrambe sono nate dallo stesso padre, un donatore anonimo.



    La foto che le ragazze hanno pubblicato su Facebook



    Le ragazze, prima di arrivare al campus, quando nemmeno sapevano una dell'esistenza dell'altra, hanno fatto una ricerca sui social network per trovare una compagna di stanza. Hanno letto i reciproci messaggi e si sono messe d'accordo per convivere. Quando si sono incontrate hanno notato subito entrambe una profonda somiglianza fisica, poi la routine ha preso il sopravvento, l'amicizia è diventata sempre più forte fino a quando sono iniziate le confidenze: entrambe senza padre, nate da una madre che aveva ricevuto lo sperma di un donatore anonimo di nazionalità colombiana. Molte le coincidenze, tanto da convincerle a raccontare la storia alle reciproche madri durante le vacanze di Natale. Ed è stata proprio Heidi, la mamma di Mikayla, ad avere l'intuizione: ascoltata la vicenda, ha chiesto alla figlia di chiedere alla sua migliore amica il codice del padre biologico. Si è così scoperto che si trattava dello stesso numero impresso sui documenti di Mikayla.
    Ora le due ragazze, scopertesi sorelle oltre che amiche, sono diventate inseparabili.

    In piazza Duomo a Firenze la bottega dei colori che resiste al mangificio., Il negozio di vinili che dice no al Black Friday: «Clienti da tutta la Toscana, il nostro segreto è la roba popolare»

     Corriere della Sera In piazza Duomo la bottega dei colori che resiste al mangificio In questi anni hanno visto la città intorno cambiare, ...