Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
20.1.13
Il blog di Danis: Post di prova
Il blog di Danis: Post di prova: Sto tentando di scrivere un post con la gioia di essere approdata altrove, secondo i tecnologici dettami. Per iniziare ho ordinato una ventina di .....
19.1.13
io non celebro ma ricordo il 27 gennaio .
Io ho vissuto
per non dimenticare
quella parte di me
rimasta nei lager,
con i miei vent’anni
( Elisa Springer 1918-2004 sopravvissuta ai campi di sterminio)
Lo so che la frase scritta sopra potrebbe risultare un contro senso , una contraddizione con quanto dirò nel post d'oggi . Ma non mi vanno le celebrazioni manifestazioni retoriche e di s tato del potere che celebra come lavaggio della propria coscienza eventi del genere che lui stesso ha contribuito e contribuisce a far nascere e sviluppare , per poi pentirsene come un coccodrillo e "obbligando " gli altri\e a partecipavi . Ed è per questo che , chi mi conosce fiìe mi segue dal mio esordio sui blog lo sa , che parlo di tale data prima o dopo tale giornata .
Ma ora basta con le precisazioni e veniamo al post vero e proprio
Adesso inizia la settimana dele celebrazioni ipocrite e ritualistiche della giornata del 27 gennaio http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_della_Memoria che palle noia .
Ora molti di voi rimarranno sbigottiti e si ( e mi chiederanno ) << ma come tu hai sempre ricordato \ celebrato il 27 gennaio e adesso dici tali cose , non vuoi più ricordarlo ? >> .
Preciso che si è vero Lo sterminio degli ebrei è un fatto unico nella storia (che pure ha conosciuto e conosce altri stermini) per la sua specificità: la scientificità, l’organizzazione quasi maniacale con cui fu ideato e programmato, la violenza con cui fu perpetrato. << Lo sterminio degli ebrei >> come dice il sito http://www.instoria.it/home/giorno_della_memoria.htm << tende ad eliminare un’intera “razza”, ma anche anche demolire e distruggere la dignità dell’uomo e della cultura ebraica nel mondo che Hitler aveva in mente di “germanizzare”.
E’ proprio l’unicità di questo evento il motivo per cui viene sempre più spesso dato ampio spazio a questa pagina della storia. Non a caso il 27 Gennaio non è stata definita “Giornata del Ricordo”, ma della Memoria intesa come modo consapevole e partecipe. >>. il mio sfogo non vuole dire che io non ricordi in quanto come ho già detto in precedenza su queste pagine ( 1 2 ) : << ricordare non basta. Memoria è un ricordo "attivo" che vuole comprendere i meccanismi, le cause e dunque le ragioni che determinarono una storia, e sa rileggerle nel presente per capirne le "mutazioni" e le mimetizzazioni nelle forme nuove in cui quella stessa violenza torna e tornerà ad esercitarsi. Forme diverse sempre più evolute e sofisticate. E' dunque solo la Memoria a dare senso al proprio impegno per costruire un futuro in cui si possa sperare che quella violenza non torni a mostrarsi, con volti diversi ma la con medesime atrocità, per il nostro passivo ed ignaro consenso.Perdere "la Memoria storica" ci rende estranei a noi stessi, incapaci di riconoscere le nostre radici, di capire il nostro presente, di costruire un qualsiasi futuro >> .Insomma evitare una Non la celebrazione fine a se stessa che a lungo andare si rivela sterile, ma la riflessione critica che accompagna il ricordo: una riflessione necessaria sull’unicità dell’Olocausto, sulla razionale sistematicità con cui si è voluta portare a termine la “Soluzione finale” contro un’intera popolazione, un’intera cultura.
Infatti sempre da instoria << In tempi come i nostri, così difficili e confusi, contraddittori, intrisi della paura del diverso, occorre conservare la memoria non solo della Shoah, ma anche del silenzio, dell’indifferenza con cui l’Europa “civile” assistette all’Olocausto che fu l’ultimo atto di una tragedia annunciata, generata anche dalla paura, sapientemente costruita che alimentò quel razzismo con cui l’Olocausto trovò giustificazioni: razzismo dapprima strisciante che divenne poi ideologia , cultura, politica, vita azione violenta o silenzio accondiscendente.>> IL Giorno della Memoria deve servire a riflettere sul fatto che la “Soluzione finale” non fu solo il frutto della follia hitleriana, peraltro largamente condivisa, ma il lento inesorabile declino della ragione umana resa debole, annientata dalla paura, resa acritica da un “sistema” che propagandava idee in modo tale da generare il consenso. Fu proprio questo consenso che legittimò il massacro degli ebrei.
Ma questo i media italiani ( salvo rare eccezioni ) ,in quanto non si è ancora fatto il conto con il proprio passato ( leggi razziali fasciste , politica anti ebraica , campi di concentramento e di transito in italia ) lo si fa passare in secondo piano o lo s'ignora . Quindi io continuerò a ricordare \ celbrare diffferenziandomi da quelle rituali e ufficiali che mettono in risalto solo ed esclusivamente l'olocausto della shoah tale giornata perchè ( sempre secondo instoria ) << Vale la pena oggi, più che mai, ricordare che non solo gli ebrei furono perseguitati e deportati, ma anche zingari, omosessuali, oppositori del regime,testimoni di geova : ad ognuno dei quali veniva annullata la propria identità e affidato solo un numero ed un triangolo.
Ora molti di voi rimarranno sbigottiti e si ( e mi chiederanno ) << ma come tu hai sempre ricordato \ celebrato il 27 gennaio e adesso dici tali cose , non vuoi più ricordarlo ? >> .
Preciso che si è vero Lo sterminio degli ebrei è un fatto unico nella storia (che pure ha conosciuto e conosce altri stermini) per la sua specificità: la scientificità, l’organizzazione quasi maniacale con cui fu ideato e programmato, la violenza con cui fu perpetrato. << Lo sterminio degli ebrei >> come dice il sito http://www.instoria.it/home/giorno_della_memoria.htm << tende ad eliminare un’intera “razza”, ma anche anche demolire e distruggere la dignità dell’uomo e della cultura ebraica nel mondo che Hitler aveva in mente di “germanizzare”.
E’ proprio l’unicità di questo evento il motivo per cui viene sempre più spesso dato ampio spazio a questa pagina della storia. Non a caso il 27 Gennaio non è stata definita “Giornata del Ricordo”, ma della Memoria intesa come modo consapevole e partecipe. >>. il mio sfogo non vuole dire che io non ricordi in quanto come ho già detto in precedenza su queste pagine ( 1 2 ) : << ricordare non basta. Memoria è un ricordo "attivo" che vuole comprendere i meccanismi, le cause e dunque le ragioni che determinarono una storia, e sa rileggerle nel presente per capirne le "mutazioni" e le mimetizzazioni nelle forme nuove in cui quella stessa violenza torna e tornerà ad esercitarsi. Forme diverse sempre più evolute e sofisticate. E' dunque solo la Memoria a dare senso al proprio impegno per costruire un futuro in cui si possa sperare che quella violenza non torni a mostrarsi, con volti diversi ma la con medesime atrocità, per il nostro passivo ed ignaro consenso.Perdere "la Memoria storica" ci rende estranei a noi stessi, incapaci di riconoscere le nostre radici, di capire il nostro presente, di costruire un qualsiasi futuro >> .Insomma evitare una Non la celebrazione fine a se stessa che a lungo andare si rivela sterile, ma la riflessione critica che accompagna il ricordo: una riflessione necessaria sull’unicità dell’Olocausto, sulla razionale sistematicità con cui si è voluta portare a termine la “Soluzione finale” contro un’intera popolazione, un’intera cultura.
Infatti sempre da instoria << In tempi come i nostri, così difficili e confusi, contraddittori, intrisi della paura del diverso, occorre conservare la memoria non solo della Shoah, ma anche del silenzio, dell’indifferenza con cui l’Europa “civile” assistette all’Olocausto che fu l’ultimo atto di una tragedia annunciata, generata anche dalla paura, sapientemente costruita che alimentò quel razzismo con cui l’Olocausto trovò giustificazioni: razzismo dapprima strisciante che divenne poi ideologia , cultura, politica, vita azione violenta o silenzio accondiscendente.>> IL Giorno della Memoria deve servire a riflettere sul fatto che la “Soluzione finale” non fu solo il frutto della follia hitleriana, peraltro largamente condivisa, ma il lento inesorabile declino della ragione umana resa debole, annientata dalla paura, resa acritica da un “sistema” che propagandava idee in modo tale da generare il consenso. Fu proprio questo consenso che legittimò il massacro degli ebrei.
Ma questo i media italiani ( salvo rare eccezioni ) ,in quanto non si è ancora fatto il conto con il proprio passato ( leggi razziali fasciste , politica anti ebraica , campi di concentramento e di transito in italia ) lo si fa passare in secondo piano o lo s'ignora . Quindi io continuerò a ricordare \ celbrare diffferenziandomi da quelle rituali e ufficiali che mettono in risalto solo ed esclusivamente l'olocausto della shoah tale giornata perchè ( sempre secondo instoria ) << Vale la pena oggi, più che mai, ricordare che non solo gli ebrei furono perseguitati e deportati, ma anche zingari, omosessuali, oppositori del regime,testimoni di geova : ad ognuno dei quali veniva annullata la propria identità e affidato solo un numero ed un triangolo.
Forse nel tempo essi sono stati ricordati non abbastanza, ma sono stati anche loro delle vittime dei massacri. L’unica loro colpa era la diversità rispetto a quella “razza superiore” che tanto veniva acclamata, ma che di superiore non aveva nulla se per affermarsi ha dovuto ricorrere al terrore ed alla violenza. >>
Lo che Sarebbe forse “anti-storico” trovare analogie tra i nostri tempi e quelli in cui si generò il razzismo, ma sicuramente gli anni in cui viviamo non sono dei più rassicuranti visto anche la forte intolleranza che ancora oggi aumenta in modo smisurato nei confronti dell’estraneo, del diverso. Ecco perché è giusto conservare la memoria di ciò che è accaduto
. Oggi dei molti diritti sono ancora calpestati, ricordiamo con Primo Levi che la comunicazione chiara tra gli uomini, il dialogo, il confronto è la sola garanzia di una matura convivenza e di una partecipazione responsabili che possono evitare la mortificazione della dignità umana e la manipolazione dell’individuo.Qualsiasi forma di esclusione è contraria alla Ragione e alla Libertà dell’uomo… come è stato fatto anche negli altri genocidi .
Ma soprattutto il mio sfogo espresso in questo post è dettato oltre che dai motivi suddetti sopra anche dal fatto che nell'opinione pubblica si faccia ancora il confronto fra le due abberrazioni ideologiche del secolo scorso I Gulag ( comunisti ) e i Lager ( nazisti ) quando ci sono notevoli differenze che non sto qui ad elencare per non tediarvi troppo con la mia loggorea , ma che trovate negli url sotto insieme a quelli sull'olocausto , Ma dico solo questo riportato su answers din yahoo : << L' errore è fare un distinguo sul come veniva praticato lo sterminio di essere umani. Tutti i comportamenti che determinano la morte di un' essere umano sono da condannare senza se e senza ma . >> ma soprattutto evitarte di metterli sullo stesso piano voglio concludere con questa frase di Elie Wiesel un ebreo sopravvisssutoad Auschwitz
per approfondire
- come spiegare l'olocausto ai bambini ?
con la lettura di "Sotto il cielo d'Europa" di Frediano Sessi "Einaudi Ragazzi". Si consiglia la lettura a bambini dagli 11 anni in poi con la presenza di un adulto. e con alcuni racconti tratti d'esso e presenti su http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/olocausto.htm
e altri simili che trovate in questi url
con i fumetti dai 14\15 fino ai 20
Maus è un graphic novel di Art Spiegelman, ambientato durante la seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell'Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell'autore, un sopravvissuto ad Auschwitz da Wikipedia per chi vuole saperne di più qui un ottima recensione ed ulteriori dettagli
Maus è un graphic novel di Art Spiegelman, ambientato durante la seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell'Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell'autore, un sopravvissuto ad Auschwitz da Wikipedia per chi vuole saperne di più qui un ottima recensione ed ulteriori dettagli
Dottor terror n°83 di Dylan Dog ( qui sulla sezione arretrati della casa editrice maggiore dettagli ) Un modo originale , non retorico , diretto , senza ipocrisie , di raccontare l'olocausto . Ed e attualizzandolo ( era il periodo del rigurgito sia in Germania post crollo muro sia in italia pre legge Mancino , delle violenze xenofobe e neo naziste ) all'oggi vedere la copertina Dylan picchiato dai neo nazisti .
- Lager = Gulag ? differenze e tratti in comune
con questo è tutto alla prossima
a quando un movimento contro la casta eclessiastica ?
E’ strano che in un Paese dove da tempo è scoppiata una vasta rabbia nei confronti della ‘casta’ politica, la stessa non si sia estesa anche alla casta sacerdotale. Tutta maschile, gerontocratica, misogina, sessuofoba, omofoba, autoreferenziale. Legata al potere e con volontà di controllo delle coscienze. Che pretende di rappresentare una morale comune che deve valere per tutti e che è riuscita a ottenere scandalosi privilegi economici, strappati ad una politica gregaria e pagati dai contribuenti italiani.
Nascerà finalmente un movimento per chiedere la “rottamazione” della gerontocrazia ecclesiastica?
(M.Quantarelli)
Nascerà finalmente un movimento per chiedere la “rottamazione” della gerontocrazia ecclesiastica?
(M.Quantarelli)
18.1.13
cosa non si fa e si dice per farsi vedere Belen contro le donne che approfittano della gravidanza per stare a casa "Se stanno bene devono lavorare".
cosa non si fa pur di far parlare di se
da www.virgilio.it del 18\1\2013
Ma la sudetta signora ignora che spesso le donne oltre ad avere gravidanze difficili fanno sia i doppi lavori e spesso ( anche se non è più il tempo , ma se continua con questa .... di crisi non ci vorrà molto ) lavori faticosi come quelli degli uomini se non peggio .
Esempio la moglie di un mio collega che lavora con in una cooperativa che s'occupa d'assistenza agli anziani non autosufficenti è al 3 mese e visto il lavoro difficile ha ottenuto l'aspettativa .
Tu ( permetti di darti del tu ) Bele
n parli per dar fiato alle trombe e far si che i media , ma anche chi ancora s'indegna ( come il sottoscritto ) parlino di te e e dele tue ...... . Se proprio voleviusare \ applicare il metodo , molto in voga nel gossip e adesso [ sic ] nela politika ( da non confondere con politica ) , basti che si parli di me bene o male purchè si parli oppure come diciamo dalle mie parti se non ci socu metteticimi , basta che pagassi un fotografo o un cameran tanto i gli € non vi mancano a vip e ti facevi vedere zappare .
Quindi un Bel sonoro Vfncl non te lo toglie nessuno alla tua prossima trovata pubblicitaria e mi raccomando escogitane qualcuna di nuova ed originale
da www.virgilio.it del 18\1\2013
E'vero che ci possono essere donne che s'approfittano di questo diritto cioè quello alla maternità e quindi al riposo cosi duramente guadagnato con le lotte sociali avvenute negli ultimi due secoli . ccome testimoniano questi due video di Mondine ( donne che raccoglievano il riso nelle risaie fino a gli anni '60 )Belen Rodriguez attacca le donne che approfittano della gravidanza per non andare a lavorare e rimanersene a casa. L'argentina si sta preparando a diventare mamma e ha svelato i suoi progetti futuri per i primi mesi dopo il parto alle sfilate di Pitti Bimbo a Firenze, dove è stata ospite speciale. La conduttrice di Italia's got talent, al lavoro in tv con il pancione, si è detta contraria "alle donne che lavorano e approfittano della gravidanza perstare a casa ed essere pagate mensilmente". Ma non è sempre così, ha precisato: "Quando la gravidanza è a rischio sono contenta che la persona stia a casa, è giusto, ma se le donne stanno bene... una volta si zappava la terra, con la pancia".Belen ha rivelato che dopo la nascita del suo primo figlio con Stefano De Martino si prenderà una pausa dal mondo dello spettacolo. "Per cinque mesi mi ritirerò dalle danze per stare col mio bimbo, e poi comunque lo porterò con me dove potrò". In veste di madrina di Bimbus, l'argentina ha spiegato di essere "contentissima" del sesso del nascituro: "Volevo proprio un maschio. Mia madre mi ha detto che preferiva la bambina perché c'erano un sacco di cose che voleva comprare, quindi è molto delusa". "Lo vestiro molto easy non tutto addobbato - ha continuato Belen - mi piacciono i tessuti di cotone, ho comprato un sacco di tutine,anche quella da ginnastica".
Belen si vede benissimo nella veste di mamma e non ha intenzione di fermarsi al primo figlio: "Speriamo arrivi la femmina - ha aggiunto - perché se arriva un altro maschio mi inc...!".
Ma la sudetta signora ignora che spesso le donne oltre ad avere gravidanze difficili fanno sia i doppi lavori e spesso ( anche se non è più il tempo , ma se continua con questa .... di crisi non ci vorrà molto ) lavori faticosi come quelli degli uomini se non peggio .
Esempio la moglie di un mio collega che lavora con in una cooperativa che s'occupa d'assistenza agli anziani non autosufficenti è al 3 mese e visto il lavoro difficile ha ottenuto l'aspettativa .
Tu ( permetti di darti del tu ) Bele
mia cattura schermata del video linkato sotto di http://www.youtube.com/user/Kiows di youtube |
Quindi un Bel sonoro Vfncl non te lo toglie nessuno alla tua prossima trovata pubblicitaria e mi raccomando escogitane qualcuna di nuova ed originale
tenetevi le vostre ragazze perfette a me piacciono le ragazze con le curve e ....
.... a voi ?
e questa e la mia colonna sonora da me girata
da Andrea Mars di https://plus.google.com/ |
17.1.13
LA SPERANZA NON FA RUMORE. STORIE SPECIALI DI PERSONE NORMALI
Stavo cercando in rete , con google , storie speciali per gente normali e storie normali per gente speciali proprio come una famosa canzone
In questo libro vengono riportate storie vere di persone che si trovano in situazioni di oggettiva difficoltà e fatica, determinate a volte da un handicap, o da una malattia, dal disagio sociale o da sofferenze di altro genere. Il filo rosso che le attraversa è quello della speranza e il messaggio è soprattutto un invito a «guardare oltre» per sapere scorgere le piccole, bellissime cose di cui la vita è costellata e delle quali non sempre ci rendiamo conto. In queste pagine sono raccolte anche moltetestimonianze di volontariato, di associazionismo, di movimenti che testimoniano la vivacità dell’impegno nei confronti di chi vive situazioni di fatica.
“Siamo circondati da persone speciali, che non si servono delle proprie qualità umane straordinarie per svettare su chi, come noi, fatica a districarsi tra i mille problemi del quotidiano: sono persone che ci trasmettono, con la semplicità del loro sorriso e del loro raccontarsi, una gioia sincera, profonda e contagiosa”. [Chiara Bertoglio]
e ho trovato questo libro . il che dimostra che non sono , come credono alcuni , non sono l'unico sognatore .
da http://www.chiarabertoglio.com
da http://www.chiarabertoglio.com
In questo libro vengono riportate storie vere di persone che si trovano in situazioni di oggettiva difficoltà e fatica, determinate a volte da un handicap, o da una malattia, dal disagio sociale o da sofferenze di altro genere. Il filo rosso che le attraversa è quello della speranza e il messaggio è soprattutto un invito a «guardare oltre» per sapere scorgere le piccole, bellissime cose di cui la vita è costellata e delle quali non sempre ci rendiamo conto. In queste pagine sono raccolte anche moltetestimonianze di volontariato, di associazionismo, di movimenti che testimoniano la vivacità dell’impegno nei confronti di chi vive situazioni di fatica.
“Siamo circondati da persone speciali, che non si servono delle proprie qualità umane straordinarie per svettare su chi, come noi, fatica a districarsi tra i mille problemi del quotidiano: sono persone che ci trasmettono, con la semplicità del loro sorriso e del loro raccontarsi, una gioia sincera, profonda e contagiosa”. [Chiara Bertoglio]
Recensioni:
“Vogliamo invitarVi alla lettura di un libro semplice, che vuole essere semplice, e che racconta storie semplici, che vogliono essere semplici, non eccezionali, non clamorose. Perché la speranza non fa rumore. Confesso che alcune volte si stenta a trattenere la commozione, non perché l'autrice, un'amica preziosa amante della musica, pianista e grande interprete, voglia indurre alla compassione, neppure alla con-passione. Piuttosto perché i racconti ci dimostrano che siamo nudi, nudi dinnanzi alla sofferenza, alla sofferenza degli altri che non riusciamo a reggere, perché ci rendiamo conto che forse noi non avremmo lo stesso coraggio e la stessa determinazione dei protagonisti. […] Friedrich Nietzsche, oltre un secolo fa, aveva detto che i cristiani, per convincerlo "dovrebbero cantare canti migliori perché io impari a credere al loro "redentore": più gioiosi dovrebbero sembrarmi i suoi discepoli!" Se il grande filosofo tedesco potesse leggere questo libro e conoscere le persone di cui si racconta la storia chissà ... forse ...
Maria Rita Mottola, “Persona e danno”, 29.12.2011
Chiara Bertoglio raccoglie in volume alcune delle sue “storie speciali”. […] Sono esperienze umane “fondamentali”, che Chiara racconta con efficacia. E il motivo dell’efficacia è semplice e difficile insieme: superando il distacco professionale, lei porta in parole un “pezzo di vita”, perché partecipa profondamente alle vicende dei suoi interlocutori. Proprio questa partecipazione fa diventare gli interlocutori amici, cioè non più personaggi sconosciuti sulle cui storie ricavare un “pezzo” per il giornale, ma persone vere, di cui interessa come stanno, se sono felici, lungo quali strade hanno scoperto il senso della vita. La speranza messa nel titolo del libro è, propriamente, la speranza cristiana, e pasquale: quella che tifa uscire dal buio di qualunque notte perché ricorda che per tutti c’è una luce, anche là dove sembrerebbe impossibile; e questa luce non necessariamente è “miracolosa”. Piuttosto, viene dalla testimonianza che di essa offrono tante persone “normali”. Chiara è una musicista affermata, una persona “di successo”, che però ha conosciuto anche la sofferenza, come ciascuno di noi. Questo suo libro potrà aiutare molte persone e famiglie a trovare (o inventare) strade di serenità a cui forse non avevano pensato.
Marco Bonatti, “La voce del popolo”, 15.5.2011
L’autrice è convinta che “il mondo trabocca di bene” (Introduzione), e lo racconta in maniera appassionante e coinvolgente. Sono storie di persone che vivono in prima persona il mondo della disabilità riuscendo a non auto commiserarsi, anzi a vivere con dignità sorprendente e in maniera positiva; e persone che a questo mondo si accostano con volontà di capire, di essere utili in qualche modo, e finiscono per viverlo come la parte più vera e umanamente più ricca della loro esistenza.
“Vogliamo invitarVi alla lettura di un libro semplice, che vuole essere semplice, e che racconta storie semplici, che vogliono essere semplici, non eccezionali, non clamorose. Perché la speranza non fa rumore. Confesso che alcune volte si stenta a trattenere la commozione, non perché l'autrice, un'amica preziosa amante della musica, pianista e grande interprete, voglia indurre alla compassione, neppure alla con-passione. Piuttosto perché i racconti ci dimostrano che siamo nudi, nudi dinnanzi alla sofferenza, alla sofferenza degli altri che non riusciamo a reggere, perché ci rendiamo conto che forse noi non avremmo lo stesso coraggio e la stessa determinazione dei protagonisti. […] Friedrich Nietzsche, oltre un secolo fa, aveva detto che i cristiani, per convincerlo "dovrebbero cantare canti migliori perché io impari a credere al loro "redentore": più gioiosi dovrebbero sembrarmi i suoi discepoli!" Se il grande filosofo tedesco potesse leggere questo libro e conoscere le persone di cui si racconta la storia chissà ... forse ...
Maria Rita Mottola, “Persona e danno”, 29.12.2011
Chiara Bertoglio raccoglie in volume alcune delle sue “storie speciali”. […] Sono esperienze umane “fondamentali”, che Chiara racconta con efficacia. E il motivo dell’efficacia è semplice e difficile insieme: superando il distacco professionale, lei porta in parole un “pezzo di vita”, perché partecipa profondamente alle vicende dei suoi interlocutori. Proprio questa partecipazione fa diventare gli interlocutori amici, cioè non più personaggi sconosciuti sulle cui storie ricavare un “pezzo” per il giornale, ma persone vere, di cui interessa come stanno, se sono felici, lungo quali strade hanno scoperto il senso della vita. La speranza messa nel titolo del libro è, propriamente, la speranza cristiana, e pasquale: quella che tifa uscire dal buio di qualunque notte perché ricorda che per tutti c’è una luce, anche là dove sembrerebbe impossibile; e questa luce non necessariamente è “miracolosa”. Piuttosto, viene dalla testimonianza che di essa offrono tante persone “normali”. Chiara è una musicista affermata, una persona “di successo”, che però ha conosciuto anche la sofferenza, come ciascuno di noi. Questo suo libro potrà aiutare molte persone e famiglie a trovare (o inventare) strade di serenità a cui forse non avevano pensato.
Marco Bonatti, “La voce del popolo”, 15.5.2011
L’autrice è convinta che “il mondo trabocca di bene” (Introduzione), e lo racconta in maniera appassionante e coinvolgente. Sono storie di persone che vivono in prima persona il mondo della disabilità riuscendo a non auto commiserarsi, anzi a vivere con dignità sorprendente e in maniera positiva; e persone che a questo mondo si accostano con volontà di capire, di essere utili in qualche modo, e finiscono per viverlo come la parte più vera e umanamente più ricca della loro esistenza.
Non ha soldi per ticket, paga infermiere A centro prelievi Massa con figlia gravemente malata
Cazzegiando \ sminchionando su facebook leggo questa news tratta da http://ansa.it/web/notizie/regioni/toscana/2013/01/16/
(ANSA)- MASSA (MASSA CARRARA), 16 GEN - Non ha i soldi per pagare le analisi del sangue della figlia, l'aiuto arriva da un infermiere, che paga per lei il ticket. E' avvenuto questa mattina al centro prelievi della Asl 1 di Massa. Con la figlia gravemente malata e le analisi prescritte dal medico curante, la donna si e' recata al centro di prenotazione senza soldi, preoccupata per le condizioni di salute della ragazza e disperata. Ma le analisi non potevano essere fatte senza un esborso immediato.
16.1.13
Muore la padrona, il cane torna in chiesa Il dolore di Tommy, ogni giorno davanti all'altare del funerale L'amore di una donna per i randagi e il suo amico speciale
di Maria Lombardi
BRINDISI - Tommy non si perde una messa da quando Maria se ne è andata. L’ultima volta l’ha accompagnata in chiesa e lì l’aspetta tutti i giorni, alle 17 in punto torna da lei che non torna più. Quando sente le campane lascia i vecchietti della piazza e va ad accucciarsi all’altare, se ne sta buono buono accanto al prete mentre lui distribuisce le ostie, celebra matrimoni, battesimi e funerali. A volte s’addormenta dietro quelle parole lente. È Tommy, il cane che ascolta le preghiere. Solo ieri ha saltato la messa, pioveva troppo ed è rimasto nel recinto di casa, nella campagna di San Donaci, un paesino in provincia di Brindisi, ci vivono in settemila e sono la famiglia di Tommy.
Da quando Maria se ne è andata la casa non è più quella, non è lì che il pastore tedesco meticcio di 12 anni sente la presenza della padrona ma nella chiesa di Santa Maria Assunta. Il giorno dei funerali, due mesi fa, ha seguito il piccolo corteo, è rimasto accanto alla bara davanti ai banchi vuoti mentre don Donato Panna ricordava quella donna di cui non sapeva che dire. Maria te lu campu, in paese la chiamavano così, Maria dei campi che viveva da sola con quattro cani, tutti randagi, e a loro dedicava tutti i suoi pensieri. Aveva 57 anni e la gente ha conosciuto il suo cognome leggendo i manifesti funebri che la sorella ha fatto affiggere sui muri. Di origini abruzzesi, era arrivata ai confini della provincia di Lecce da bambina con la madre, e lì era rimasta.
I RANDAGI
Maria viveva per i cani, li raccoglieva per strada, li nutriva e li curava. La farmacista di San Donici le dava una mano e anche adesso continua ad assistere gli animali rimasti orfani. Porta cibo e acqua al recinto, si preoccupa che stiano in salute. Maria voleva bene a tutti e quattro ma era Tommy il suo compagno, quello che la seguiva tutti i giorni in giro per il paese e mentre lei faceva la spesa lui l’aspettava paziente davanti al negozio. Qualche volta l’aveva aspettata anche davanti alla chiesa, mai prima del funerale della padrona gli era stato permesso di entrare. Ma quel giorno il prete non se l’era sentito di lasciarlo fuori e l’aveva fatto stare accanto a lui durante la messa, da allora per Tommy le preghiere sono l’unico contatto con Maria, nell’ostinata attesa la fa in qualche modo rivivere.
LE CAMPANE
Il suono delle campane lo riporta lì. Il resto del tempo il cane lo passa in strada, è molto socievole. Si mette al centro dei capannelli dei vecchietti, in piazza, e sta lì ore, come se li ascoltasse. Gioca con la ragazzine che vanno a passeggio, va a prendersi le coccole del tabaccaio e poi fa una sosta in friggitoria per altre carezze. Segue tutti i cortei funebri e aspetta l’arrivo della bara all’altare. Ricordano i fedeli che un giorno c’era il funerale di una bambina di 12 anni, Tommy si è avvicinato al feretro e ha poggiato la zampa sul legno. Il sindaco di San Donici, Domenico Serio, voleva adottarlo ma un paese intero l’aveva già fatto, «non ho avuto cuore - dice - di strapparlo alla comunità».
Tommy come «Hachiko», il protagonista del film con Richard Gere che per circa dieci anni aspettò il padrone alla fermata del treno. O come il cane «senza nome», un piccolo bastardino color miele che per mesi ha visitato la tomba del sessantenne che viveva con lui a Tonara, in provincia di Nuoro, e questo non è un film ma una storia vera raccontata lo scorso aprile dal custode del cimitero. E come Bobby, il meticcio di quattro anni che per tre giorni ha vegliato il padrone ottantenne morto in caso a Genova. Juna non ce l’ha fatta ad aspettare, è morto a Terni lo stesso giorno del padrone.
Mercoledì 16 Gennaio 2013 - 09:07
Il cane che cerca in chiesa la padrona morta due mesi fa
La sua padrona non c'è più da due mesi ma Ciccio, un pastore tedesco di 12 anni, non ha mai smesso di aspettarla.
La sua padrona non c'è più da due mesi ma Ciccio, un pastore tedesco di 12 anni, non ha mai smesso di aspettarla. Lo trovi lì, sul sagrato della chiesa San Maria Assunta a San Donaci, dove tutti i giorni andavano a messa uno affianco all'altro e dove due mesi fa sono stati celebrati i funerali di Maria Lochi, 57 anni, una vita trascorsa a prendersi cura dei randagi.
Lo trovi anche in chiesa, sotto l'altare, a due passi dal parroco che distribuisce la comunione ai fedeli e lui lì, ad aspettare il ritorno della sua compagna di vita. Una storia, quella di Ciccio, che da mesi commuove un'intera cittadina e che ricorda la vicenda raccontata dal celebre film con Richard Gere, Hachiko. Un cane e il suo padrone, un legame che non si spezza neanche dopo la morte.
Nel paesino di 7mila anime in provincia di Brindisi tutti la conoscevano come "Maria te lu campu", viveva in periferia, nei pressi del campetto da calcio, da qui il nomignolo. Il cognome comparso sui manifesti funebri fatti affiggere dalla sorella che vive al Nord, tradisce le origini abruzzesi, ereditato da un padre che non aveva mai conosciuto. Alla periferia di San Donaci ci era arrivata da bambina chissà come, insieme alla madre. Sono le poche notizie di una vita border line, ricca soltanto di un serraglio di amici a quattro zampe con i quali divideva il pane, tutti i giorni. Li raccoglieva per strada, li curava, li nutriva e loro ricambiavano facendole compagnia. L'amica degli animali, questo era a San Donaci "Maria te lu campu". Fra tutti, Ciccio aveva un posto d'onore. Il pastore tedesco la accompagnava in ogni dove, la donna gli aveva insegnato a porgere la zampa e ad attendere rispettosamente fuori dall'uscio quando lei si andava a far la spesa, e soprattutto a messa.
L'ultimo viaggio insieme proprio in chiesa, dove agli inizi di novembre don Donato Panna ha celebrato le esequie di Maria fra i banchi quasi vuoti. E' stato allora che Ciccio, per la prima volta, ha varcato la soglia con l'aria mesta e il passo lento. Il parroco non ha avuto cuore di cacciarlo via. "Ho da poco perduto il mio cane, investito da un'auto - racconta il sindaco Domenico Serio - e qualche giorno fa mentre ero a passeggio con mia moglie mi sono imbattuto in Ciccio, abbiamo pensato subito di adottarlo. Quando lo abbiamo chiamato ci ha allungato la zampa, famigliare, ci siamo diretti verso casa e lungo il percorso gli si sono avvicinati il venditore di panini, il macellaio, ed altri. Mi sono insomma accorto che la gente dell'intero paese lo avevo già adottato, e non ho avuto cuore di strapparlo alla comunità. I bambini gli hanno anche trovato un posto dove dormire: Ciccio è insomma il cane di tutti".
E' di fronte all'altare della chiesa matrice che il pastore tedesco ritorna tutti i giorni all'ora della funzione, la comunità dei fedeli per i quali è diventato una presenza famigliare non ha esitato ad accoglierlo, commossa. Tributo d'amore per Maria, che prima del gesto del suo cane Ciccio, non aveva nemmeno mai avuto nemmeno un cognome.
L'altra storia è quella di Rocky e' convalescente da una insufficienza renale e il Comune di Alliste (Lecce), per allertare cittadini, ha fatto affiggere un volantino con la lista degli alimenti che sono proibiti al cane.Infatti
Rocky, raccontano alcuni giornali locali, è invece un cane randagio buongustaio: va a fare colazione al bar dove c’è sempre qualcuno che gli allunga un pezzo di cornetto, poi trascorre la giornata giocando con i passanti, all’ora di pranzo passa a far visita al macellaio, e la sera si concede pizze o gli avanzi dei ristoranti. Nulla di strano quindi che quando Rocky, conosciuto da tutti in paese, si è ammalato c’è stata una mobilitazione generale e il Comune ha fatto fronte alle spese per le sue cure, decidendo poi di non chiuderlo nel canile pubblico dove pure aveva trascorso più di due mesi di convalescenza ma di rimetterlo in libertà avvisando però i cittadini con un volantino: deve rispettare una dieta povera di proteine. Quando Rocky è stato dimesso ed è tornato ad Alliste, ad accoglierlo c’erano tutti i suoi amici, anche quelli del Comune e il cane, quando li ha visti, si è lanciato dal finestrino dell’auto, correndo verso il gruppo: una scena che è stata talmente commovente da essere immortalata e pubblicata su Youtube.
Perchè elogio la fragilità [ elogio della fragilità reprise ]
con il sottofondo di questa bellissima canzone ( chi se ne frega s'è di quell'antipatico di Vasco Rossi ) cantata da una delle cantati italiane più brave
Rispondo ad alcune domande che mi vengono fatte sul mio post precedente per quel che riguarda la fragilità ( ecco perchè o messo nel titolo anche reprise ) . In particolare a chi mi chiede: 1) Perché un elogio della fragilità ? Perché un volto fragile comunica ed infonde forza perché non confida nell'arroganza , nella sicurezza di chi non sbaglia mai ,di chi non si lascia attraversare dal dubbio .Infatti
Un volto fiducioso crea volti fiduciosi,
un volto accogliente crea volti accoglienti,
un volto buono crea volti buoni,
un volto fragile comunica e infonde forza
perche’ non confida nell’arroganza,
nella sicurezza di chi non sbaglia mai o nasconde gli errori,
di chi non si lascia attraversare dal dubbio.
Le fragilità vanno amate e custodite gelosamente.
Quelle nostre assieme a quelle degli altri
2) a chi mi dice , commentando il mio post su facebook : << Ana Asia Taglioli Bello stato il tuo ! Domenica alle 22.45 >> E' vero ma lottando contro le mie fragilità adesso ne sto scoprendo quello positivo ( vedi la storia di Margherita Coletta vedova di Nassiriya parte1 parte2 e questo scritto di Vittorino Andreoli ) perchè come dice il mio analista per uscire dai problemi bisogna passare attraverso gli opposti .
Proprio mentre scrivo le ultime righe mi sono venute in mente queste due canzoni che insieme alla precedente sono la colonna sonora del post d'oggi
Annie Lennox - Why
Sting - Fragile
Pagatevi anche l'aria che respirate . ticket d'ingresso nel parco giochi a Bologna
Leggendo questa news , mi accorgo che ed è il caso successo
A Bologna il paradosso diventa realtà. Un assessore propone di pagare un ticket per entrare nei parchi pubblici e per i giochi dei bambini. La valorizzazione capitalistica delle metropoli non ha alcun pudore.
Finalmente una risposta a quella domanda in cui Molte volte ci siamo ripetuti come paradosso che prima o poi ci faranno pagare anche l'aria che respiriamo o introdurranno la tassa sulla tosse. Ma la realtà supera sempre la fantasia . Infatti cosa dice sempre il portale Contropiano.org
(... qui l'articolo integrale )
ecco che un assessore comunale di Bologna, anche lei un tecnico prestato alla politica, avanza la proposta adeguata. L'ispiratrice è Patrizia Gabellini, docente al Politecnico di Milano e assessora all'urbanistica della Giunta Merola. La proposta è quella di far pagare un ticket di uno o due euro per l'uso dei giochi nei parchi pubblici da parte dei bambini. “Si stiamo prendendo in considerazione l'idea di privatizzare alcuni dei giochi per bambini nei parchi pubblici, abbiamo già ricevuto alcune proposte da parte di imprenditori e, qualora andasse in porto, sarebbe previstoun ticket di 1 o due euro, dipende...” dice l'assessora Gabellini (nomen omen viene voglia di dire) al Corriere della Sera. Ma si sa che il modello emiliano del XXI Secolo ha sempre qualche correttivo per le opzioni più brutali. Tra le ipotesi per edulcorare questo orrore economico e sociale, ci sono anche altre strade come “l'autogestione da parte dei genitori o forme di sponsorizzazione”.
La motivazione come al solito è economica: il Comune spende quasi 800mila euro l'anno per la manutenzione di 128 parchi pubblici e quasi 1.300 tra scivoli, piccole giostre e casette dei sette nani. Quindi pagatevi l'aria “pulita” e i giochi dei vostri bambini.
Le innumerevoli imposte, tasse e balzelli già esistenti, e quelle in arrivo, non bastano più per assicurare il patto tra cittadini e istituzioni: tasse in cambio di servizi. Adesso oltre alle tasse occorre pagarsi anche tutti i servizi. E' la rottura unilaterale di un patto da parte dello Stato e delle amministrazione locali e la cosa non dovrebbe rimanere senza conseguenze.Il paradosso bolognese non deve però sorprendere oltre un certo limite. Da tempo infatti segnaliamo che la lotta per lo spazio e il tempo nelle metropoli è un motivo di conflitto strategico tra la logica della valorizzazione capitalistica e il diritto alla città. Negli agglomerati urbani lo spazio è sempre meno, perchè uno spazio vuoto non messo a valore viene considerato dai “prenditori” uno spreco. Non solo ma diventando lo spazio vuoto (tali vengono considerate le aree verdi) un bene sempre più scarso, è dis-econonomico che sia gratuito e dunque la sua fruizione deve essere messa a pagamento. Un esempio lampante sono le strisce blu che disegnano le strade. E' sufficiente cambiare il colore delle strisce affinchè quello spazio vuoto debba essere pagato per parcheggiare. Coerentemente a questa logica non potevamo che aspettarci di dover pagare anche il verde pubblico e i giochi per i bambini. Anche l'aria resa un po' più respirabile dagli alberi o un tempo di vita sottratto alla giornata lavorativa sociale (sempre più lunga) come quello che magari uno dedica ai propri bambini per portarli a giocare in un parco, diventano uno sperpero nella logica del capitale. Se non possono estorcere valore direttamente sul lavoro, ti fanno pagare tutto il resto, incluso il verde pubblico, lo spazio vuoto, il tempo sottratto alla produzione sociale.
C'è materia per discuterne e mobilitarsi, ma soprattutto c'è materia per una rivoluzione, vera però.
15.1.13
a volte con la musica le paranoie scompaiono e la strada fatta \intrapesa trova conferma
Dopo un anno su blog , mi è venuta la paranoia di chiudere il blog , visto che a differenza del vecchio splinder , nessuno\a ( a parte la grande Daniela ) degli invitati scrive ( anche se copia e incolla op con il richiamo al loro blog ) o non commenta ma legge e basta . Ma poi dopo aver ascoltato sia il disco di De Gregori sulla strada e questa canzone degli Arangara ( di cui ho trovato il video sul gruppo facebookiano radio faber )
ho deciso di continua a scrivere , a proporre storie , episodi , ecc . E se
(....) avessi previsto tutto questo,
dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino,
poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
( francesco Guccini l'avvelenata )
ho deciso di continua a scrivere , a proporre storie , episodi , ecc . E se
(....) avessi previsto tutto questo,
dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino,
poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
( francesco Guccini l'avvelenata )
14.1.13
superare le barriere grazie ad un basso
per chi volesse saperne di più su di lui e sulla sua musica www.manuelmuzzu.com e questo video qui sotto
Oltre il muro
"Qualunque". Odiava quell'aggettivo appiccicato a
un giorno. "Qualunque". Cioè inutile, slabbrato. Da dimenticare. Che avrebbe
potuto esser gettato nel cestino, senza soffrirne troppo. Solo che, trattandosi
d'un lembo di vita, le sembrava uno scialo. Ore rubate allo stupore, al
miracolo e al ringraziamento. Persino all'aria che respirava.
Eppure Milano era davvero qualunque. La solita. Grigio su
grigio. Silenzio, intorno alla diaccia periferia; e pennellate di deserto, un
deserto di seppia, dilatato. La ragazza attendeva, ormai mancava poco.
Sarebbero arrivati gli amici, il pomeriggio risolto. Ma, in quegli istanti di
solitudine, quasi malediceva sé stessa, il suo eccessivo tempismo, quel rimaner
là, in una virgola di tempo vuota, sospesa nell'ubbia.
Poi, d'un tratto, un tramestio di voci. Uno stormo di voci.
Improvvise, all'unisono. Levò lo sguardo: non vide nessuno. Voci senza padrone.
Alla fine, capì. Provenivano proprio da quel muro. Dietro quel muro. Un fitto
di siepe spessa, un verde senza gioia, sormontato da caseggiati opachi,
tutt'uno col cielo. Erano voci infantili e antiche: risuonavano da un lato
all'altro del misterioso, inaspettato giardino. Tinnivano di risate e
beatitudine: "Mio!", "Tana!", "Ho vinto!". Voci
frenetiche, rotonde e piene, guazzanti come nella gioia pura, ma letterarie,
prive di rivalità, con una certa dolente saggezza... E, d'un tratto, persino le
finestre, occhi senza balcone, parvero rianimarsi. Lì vivevano le famiglie,
vegliavano indulgenti sui figli, rigovernavano dopo un pranzo, accendevano la
tv... Forse, qua e là, sulle pareti, un segno di sole, ricordo di terre
lontane, relitto d'immigrazione; forse qualche foulard colorato, un soprammobile
esotico. Racconti e ricordi.
Ma nulla scalfiva la spensieratezza del presente. Il campo era tutto dei figli.
E traboccava, prepotente, di vita. Il miracolo si compiva di nuovo, anche in
quel giorno, che smetteva di essere qualunque, e tornava a spargere fiducia e
benedizioni.
Poco lontano, la ragazza scorse le sagome sgangherate degli amici. Si avvicinavano sempre più. Non li aveva mai amati come in quell'ora.
13.1.13
Massoneria, prove di rinascita ? intervista di Giorgio Pisano al l Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia Gustavo raffi
unione sarda del 13\1\2013
Massoneria, prove di rinascita: «La P2? Una loggia di terroristi»
Appena rientrato da un congresso mondiale, il Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia si sente, come direbbero le note ufficiali, moderatamente ottimista. A mettergli buon umore sono le richieste d'iscrizione che si ammonticchiano nelle 757 logge disseminate nel nostro Paese. Piccoli massoni crescono. Perfino in modo esponenziale. A sentirlo, pare ci sia una sorprendente febbre da grembiulino, ammesso che si possa dire così.
Abito scuro (è quasi una divisa), mani enormi e ben curate, barbetta pepe e sale, Gustavo Raffi è un romagnolo da copione: sanguigno e immediato. Ogni tanto sembra ricordarsi all'improvviso d'essere il governatore dei ventiduemila massoni che aderiscono al Grande Oriente e dunque modera, sfuma, imbocca una risposta diplomaticamente triste. Sessantotto anni, due figli (uno è attualmente maestro venerabile nella loggia dove fu iniziato lui), vive e fa l'avvocato in una città che vanta una qualità della vita siderale: Ravenna.
da http://www.grandeoriente.it/home.aspx |
La sua nomina risale al 1999 (è quasi un Papa) e andrà avanti fino al 2014. Riceve un'indennità annua di centoventimila euro. Amici e avversari gli riconoscono un grande sforzo per aprire l'istituzione all'esterno. «È la mia glasnost», precisa con orgoglio. In un remotissimo passato è stato esponente del Pri, culla di tanti liberi muratori.Ha lasciato part time la vita profana (come direbbero loro) nel 1968: quell'anno, mentre il mondo studentesco saliva sulle barricate per inseguire una rivoluzione poi fallita in corso d'opera, è entrato in massoneria. Non trovava niente di meglio da fare? Sorride, fa ruotare il mezzo toscano tra le mani e spiega: «Le risposte della politica non mi convincevano». Giura che a folgorarlo sulla via della loggia sia stata l'educazione al dubbio, la scoperta che «ammettere un proprio errore è già una vittoria».Molto di quello che fa e pensa è condensato in un libro ( In nome dell'uomo ) dove, superata un'agiografica e prona intervista introduttiva, tenta di trovare una ragione e una logica a un movimento che per molti, nella migliore delle ipotesi, è soltanto folkloristico. Raffi sa molto bene che si potrebbe dire infinitamente peggio sulla massoneria ma sull'argomento è ferratissimo. Ha cultura e intelligenza, soprattutto autoironia, per affrontare le critiche più velenose. Tra le 225 pagine del suo manifesto, il tono oscilla a tratti fra l'evangelico e il romantico non senza qualche inciampo di conclamata autostima. Pagina 26: La massoneria nel terzo millennio si pone come sentinella etica contro le trionfanti ideologie del non pensiero . Esagerato: a tratti sembra Vendola in raptus di lirismo acuto. «Il paragone non mi offende. Nella vita deve trovar posto anche la poesia».
Che senso ha essere massoni nel XXI secolo?
«Si tratta di vedere se un uomo ha la capacità di interrogarsi, se ha la forza di chiedersi che senso abbia la sua vita, cosa sia giusto fare e cosa non fare. La massoneria è l'educazione a coltivare il dubbio».
Per tanta gente siete soltanto un gigantesco comitato d'affari.
«Questo qualcuno ha sbagliato porta. È un modo di pensare tipicamente italiano. Per quanto ci riguarda abbiamo certamente una colpa: in passato non abbiamo fatto niente per farci comprendere».
Sicuro sia solo un problema di comprensione?
«Senza dubbio. Oggi la massoneria è un'istituzione aperta. Fior di intellettuali sono venuti a sentirci: mi riferisco a persone come Margherita Hack o a premi Nobel come Rita Levi Montalcini».
Siete una lobby che non dichiara, non interviene, non commenta...
«Non è così. Questo è uno dei tanti pregiudizi che resistono sul nostro conto».
Falso dire che vi piace giocare a nascondino?
«Falso. Il fatto è che ci sono norme precise, dobbiamo rispettarle. Ci vietano di parlare di religione o di politica, tutto qui».
A proposito, come vedete Mario Monti?
«Ho appena detto che non posso esprimere opinioni politiche in senso stretto».
Provi a dirle in senso largo, allora.
«Sulla carta ha credenziali di tutto rispetto, non è certamente un uomo improvvisato. Fatta questa premessa, la nostra disponibilità a parlare riguarda i grandi temi, non le questioni spicciole. La scuola, per esempio».
Che vuol dire?
«Significa che la massoneria è per la scuola pubblica. Perché, mi domanderete. Perché rappresenta l'unica via che consenta a un individuo di formarsi una coscienza; di diventare, se davvero lo vuole, un uomo libero».
Ci sono massoni coperti, noti cioè solo al Gran Maestro?
«Nemmeno uno. Non ne esistono».
C'erano.
«C'erano. Ma in realtà non hanno senso. Se si riferisce a quella struttura deviata...»
Si chiama P2, avvocato. P2. La guidava Licio Gelli.
«Storicamente quella loggia era segreta perché i fratelli che ne facevano parte rappresentavano il potere e dunque bisognava metterli al riparo dai postulanti».
Comunisti?
«Comunisti, cosa?, se oggi ce ne sono nelle nostre fila? Sicuramente. Ma non vado a spulciare gli elenchi degli iscritti: è un'operazione che non mi piace e non mi interessa. Punto ad altro».
A cosa?
«A far emergere le intelligenze senza sottoporle a indagini. La massoneria, così ci capiamo, non è una camera di compensazione per frustrati e falliti».
Preti?
«Ce ne saranno anche».
Questa è una risposta andreottiana.
«Dico spesso che in giro ci sono tanti massoni senza tessera e altrettanti tesserati che massoni non lo saranno mai».
Come si fa ad essere massoni e cattolici insieme?
«Questione complessa. La massoneria non è una Chiesa, è religiosa ma non ha religione, pretende che i suoi iscritti siano credenti. Il fatto che poi uno possa essere cattolico o musulmano per noi è secondario».
Però non appena vi iscrivete siete automaticamente scomunicati.
«Oggi come oggi la scomunica in quanto tale è stata depennata dal codice canonico. C'è però il Papa che ha comunque ribadito il distacco del Vaticano».
Ovvero vi ha depenalizzato, come ha fatto Berlusconi col reato di falso in bilancio.
«Bravo, proprio così. Qualcosa del genere. Ufficialmente la scomunica non c'è più».
Che rapporti avete col Vaticano?
«Formale, rispettosa e civile convivenza».
Non avete più la coda e le corna, insomma.
«Sì, ma va detto che papa Paolo VI è il pontefice che preferiamo. A lui si devono le aperture del Concilio Vaticano II, aperture che oggi sono state cancellate. Sono tornati al primato della Dottrina. E il discorso si fa inevitabilmente diverso».
Su cosa?
«La dico in breve: Benedetto XVI condanna il relativismo. Noi siamo relativisti. Non abbiamo come lui una verità assoluta, indiscutibile e inattaccabile».
Si dice che l'Opus Dei sia la massoneria della Chiesa.
«In passato hanno attribuito all'Opus Dei tutte le nefandezze che a suo tempo attribuivano a noi».
Ci sta dicendo che sono pure martiri?
«Rispondo indirettamente: l'Opus Dei non è un mio problema».
Dite che l'uomo è libero se è libero dal bisogno. Siete un club borghese?
«Al nostro interno ci sono iniziative umanitarie, mense e rifugi per gli ultimi. Non facciamo esclusioni».
Crisi di vocazione niente, vero?
«Da quando il Grand'Oriente ha lanciato la politica della trasparenza facciamo qualcosa di assolutamente nuovo e inedito: controlliamo gli accessi, non accettiamo più di un certo numero di iscritti l'anno».
La massoneria come la Bocconi: a numero chiuso.
«Non è questo il problema. Si tratta di non far implodere l'istituzione ed evitare scompensi. Mica si può passare l'anno a iniziare nuovi fratelli».
Tratteggiamo i nuovi iscritti.
«L'età media di quelli che sono entrati durante il mio...»
... regno.
«Magistero. Sono repubblicano, la monarchia non mi è mai piaciuta».
Allora, chi sono i nuovi massoni?
«Artigiani, professionisti, lavoratori di ogni tipo: non ci sono discriminazioni».
Secondo lei perché in Italia si parla di grembiulini dietro a ogni affare importante?
«È un luogo comune. Leggende metropolitane. Servono prove concrete per dare consistenza alle chiacchiere».
L'esclusione delle donne: patetica, ridicola o soltanto antistorica?
«L'apertura alle donne non può essere una decisione del solo Grande Oriente d'Italia. Deve essere una scelta condivisa con i fratelli delle altre massonerie regolari».
Ma il cittadino Gustavo Raffi che ne pensa?
«Il mio parere è francamente irrilevante».
Seconda risposta andreottiana.
«Mannò. Il fatto è che il Gran Maestro non può pronunciarsi su tutto e su tutti come se stesse discutendo di una partita di calcio».
Dite che i riti servono a suscitare dubbi e interrogativi. Senza, elettroencefalogramma piatto?
«I riti hanno un loro fascino, un ruolo e un peso. Ha presente un sindaco con la fascia tricolore? Per noi i riti sono, grosso modo, la stessa cosa».
Definisce l'Italia un Paese stanco e moralmente demoralizzato .
«C'è pure bisogno di spiegarlo? Quando, durante le fasi pre-elettorali, compaiono i Masaniello vuol dire che qualcosa non sta funzionando».
Masaniello, per caso, fa Grillo di cognome?
«L'ha detto lei. Mi allarma il pericolo di una demagogia incombente».
Altra citazione: La laicità dello Stato viene violata attraverso espedienti...
«Ci riempiamo la bocca con la Costituzione e sulla sua laicità. Dopodiché troviamo mille trucchi per aggirarla».
Sta insinuando che Santa Romana Chiesa è più di un vicino di casa?
«Mi sembra lampante».
La massoneria non si schiera, dite voi. Allora perché nel '94 stavate con Berlusconi?
«No, no, assolutamente no. Non mi risulta. Posso giusto riconoscere che dei massoni, dei massoni e non i massoni, possano aver visto con simpatia Forza Italia. Ma niente di più».
La P2 era una scheggia impazzita nel Grand'Oriente, giusto?
«Giustissimo».
Lei ha addirittura paragonato i piduisti ai terroristi, giusto?
«Giustissimo».
Significa che i vari Berlusconi, Costanzo, Cicchitto e company erano terroristi?
«Quando mai, non facciamo discorsi provocatori. Mi spiego: le Brigate Rosse stanno ai partiti della sinistra come la P2 stava al Grande Oriente d'Italia».
Il Piano di Rinascita democratica firmato Gelli era un golpe?
«Non mi sono mai preso la briga di leggerlo...»
Terza risposta andreottiana.
«Vabbè vabbè. Ho il sospetto che si sia trattato di una ricostruzione postuma, cioè che abbiano voluto far trovare quelle carte per dare una veste nobile a un'iniziativa che nobile non era».
Nobile?
«Allora la dico ancora meglio: secondo me la P2 era un comitato d'affari che agiva in sinergia col cardinal Marcinkus, il banchiere Roberto Calvi e soci per obiettivi non propriamente evangelici».
Parliamo del dopo. Avete accolto tra le vostre braccia piduisti pentiti?
«Chi ci dice che gli elenchi trovati a Castiglion Fibocchi sono veri?»
D'accordo ma la domanda era: avete perdonato?
«Qualcheduno. Sto parlando di poveri diavoli, non di cervelli».
pisano@unionesarda.it
Iscriviti a:
Post (Atom)
in tempo di crisi e di fame busa e non si vuole emigrare meglio addattarsi a tutti i tipi di lavoro anche queli per cui non abbiamo studiato la storia di La scommessa di Paolo Ladu, noto “Cipolla”: lava vewtri da 40 anni
dala nuova sardegna 9\1\2025 di Valeria Gianoglio Nuoro La bottega di Paolo Ladu, noto “Cipolla "è un furgone vissuto, un ampio...
-
Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
-
https://www.cuginidicampagna.com/portfolio-item/preghiera/ Una storia drammatica ma piena di Amore.Proprio come dice la canzone Una stor...
-
Aveva ragione de Gregori quando cantava : un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memor...