26.9.05

Senza titolo 823

 


la nuova del  27\9\2005  Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
 
La Barbagia apre le sue «Cortes»  Sino a gennaio artigianato e gastronomia in mostra a Nuoro e in 24 paesi   Bitti, Oliena e Orani le prime tappe di un lungo viaggio nella tradizione e nell’antica ospitalità  

 
«Camminare tra le case di pietra dei centri storici, assistere alle lavorazioni artigiane, assaporare prodotti tipici dai sapori genuini, scoprire i segreti di una cultura millenaria nello splendido scenario di una natura incontaminata». Romolo Pisano, presidente della Camera di Commercio di Nuoro, illustra così la filosofia alla base di «Autunno in Barbagia», la manifestazione che da alcuni anni si propone come vetrina delle zone interne dell’isola e che attrae migliaia di visitatori ad ogni sua tappa. Venticinque i centri della provincia di Nuoro, capoluogo compreso, che da settembre sino a metà gennaio propongono al pubblico un’offerta che ha nella nota ospitalità barbaricina il suo punto forte. «Autunno in Barbagia» è nata per riunire le manifestazioni dal nome «Cortes Apertas» che da diversi anni l’Aspen, l’azienda speciale della Camera di Commercio, organizza in collaborazione cone le varie amministrazioni comunali. A queste da quest’anno si aggiunge la seconda edizione di «Mastros in Santu Predu» (18-19-20 novembre), dedicata ad artisti e artigiani del quartiere più antico di Nuoro, ma anche la tradizionale Sagra della castagne e delle nocciole di Aritzo (28-29-30 ottobre), o «La montagna produce» di Desulo (dal 31 ottobre al 2 novembre). «Autunno in Barbagia» si è aperta ai primi di settembre con le «Cortes» di Bitti, Oliena (una delle più suggestive), e poi Orotelli e Orani, che si è chiusa proprio domenica scorsa. I prossimi appuntamenti sono in programma a Sarule e Ollolai (dal 30 settembre al 2 ottobre), dove si svolgeranno le «Cortes Apertas». A Tonara, il 1° e il 2 ottobre tocca invece alla sagra «Sonaggias e turrones, teruddas e taggeris». L’appuntamento successivo è a Gavoi (dal 7 al 9 ottobre) con «Ospitalità nel Cuore della Barbagia», cui segue Osidda (dal 14 al 16 ottobre) con le «Dommos Antigas». Il 15 e il 16 ottobre ci si sposta a Lollove, l’unica frazione di Nuoro, un borgo di pastori che conserva intatte, forse un caso unico nell’isola, le abitazioni tradizionali. La manifestazione ha per titolo «Vivilollove». Poi è di scena Orgosolo (21-22-23 ottobre) con «Gustos e Nuscos», e Belvì, negli stessi giorni con «Giochi e sapori in Barbagia». A Sorgono, il 22 e il 23 ottobre si svolge «Sa Innenna». Ottobre chiude con la sagra di Aritzo e le «Cortes Apertas» di Dorgali (28-29-30). Tra fine ottobre e inizio novembre Desulo ospita «La Montagna Produce», vetrina dei prodotti del Gennargentu che ogni anno richiama migliaia di visitatori. «Tappas a Mamoiada» e l’appuntamento dal 4 al 6 novembre, mentre a Ovodda (dall’11 al 13 novembre) le «Cortes Apertas» diventano «Ungrones de bidda». Un discorso a parte merita «Mastros in Santu Predu», la manifestazione che dal 18 al 20 novembre si svolge a Nuoro, dove non era mai stata realizzata una «Cortes Apertas». Due anni fa, in modo spontaneo e senza alcuna sponsorizzazione pubblica, un gruppo di artisti e artigiani del quartiere San Pietro, il nucleo storico della città, aveva dato vita a un percorso, «Le vie di San Pietro», che per un’intera giornata attirasse i visitatori nelle loro botteghe. L’iniziativa ebbe successo e l’anno dopo diventò «Mastros in San Predu», curata dall’associazione Traccas con la collaborazione dell’Aspen. Quest’anno è alla sua seconda edizione. «Autunno in Barbagia» prosegue ad Atzara (26-27 novembre), poi a Olzai (2-3-4 dicembre), Fonni (9-10-11 dicembre), Orune (17-18 dicembre), Tiana (16-17-18 dicembre), e si conclude a Teti (16-17 genanaio 2006). (p.me.)
 


 



 dalla nuova  sardegna del  26\9\2005


Pagina 5 - Sardegna

A Nule gli artigiani custodi della storia e dell’economia
Per il sindaco è un paese povero ma nella capitale sarda del tappeto decine di persone producono e vendono



Per il sindaco, Angelo Crabolu, ingegnere, capo di una giunta di centro destra, «Nule è un paese povero». Può darsi che abbia ragione perché tra Barbagia e Goceano sono poche - o del tutto inesistenti - le isole di vero benessere economico (e sociale). Però in questo paese di granito e molti gerani sui balconi, ai piedi del castello «Santu Lesèi» (Sant’Eliseo), in un territorio dominato da quaranta siti archeologici, non ci sono possessori di panfili e di jet ma un patrimonio belante di ventimila pecore che però rappresentano una cifra superiore ai due milioni di euro. Tra i 1550 abitanti (meno di 400 i nuclei familiari) non ci sono gioiellieri né industriali, ma di questi ultimi è tutta la Sardegna a non poter tracciare identikit.
In quest’altra capitale sarda del tappeto - tra boschi, pascoli, sorgenti e rocce d’incanto - diverse decine di artigiani producono bene e vendono. Non c’è casa senza telaio, con o senza partita Iva. Ma soprattutto, c’è un’azienda, la «Tessile Crabòlu» che è riuscita nel miracolo di rivitalizzare un capannone quasi a mille metri sul livello del mare, nell’altipiano che porta a Bitti, zona archeologica di «Romanzesu». Per raggranellare miliardi a gogò dalla Regione era sorto alla fine degli anni Settanta, quando qualcuno - non ancora scottato dai cloni dei Nino Rovelli e brigate varie - credeva che bastasse un anonimo signore della Brianza a creare sviluppo tra i nuraghi. Nacque la Betatex, ci avrebbero dovuto lavorare cento ragazze soprattutto di Bitti ma erano state solennemente buggerate. Imprenditori da codice penale. Volevano lavorare nell’altipiano di San Giovanni la lana che arrivava addirittura dal Camerun. Fu un fallimento totale. Fino a quando sono emersi alcuni capitani coraggiosi locali. Cognome doc, Crabolu, che più sardo e bucolico non si può. I Crabolu di Nule acquistano lo stabilimento con i macchinari semimarci e arrugginiti. E gli ridanno vita. Sono loro a realizzare il sogno industriale, di trasformazione su larga scala dei prodotti locali. Creando l’unica azienda che utilizza la lana sarda, quella delle tosature delle pecore, raccolta in tutta la Sardegma, dal Sulcis alla Gallura. E da qui la lana esce in tappeti con lavorazione di pregio. Tra i clienti Porto Raphael di Perugia e altri bei nomi del bon ton tessile italiano e degli States. Un miracolo. Perché oggi a San Giovanni trovate montagne di sacchi di lana sarda che qui viene selezionata, pulita, filata in matasse o in rocche. Ci lavorano 18 persone di Nule e Bitti. Con professioni e macchine che ricordano la prima fase della rivoluzione industriale inglese. Ci sono i tessitori: Giovanni Pietro e Giuseppe Manca, Gianfranco Mellino, Davide Cancellu e Luca Sechi. Con loro i cardatori: Antonio Mellino (noto «Dentone») e Giuseppe Cossu. I filatori sono Mario e Giuseppe Manca, Antonello Bella e Mario Farre. Angelo Scanu, sassarese, è ritorcitore, prepara le rocche che poi vanno a finire sui telai. Biagio Masala è aspatore, segue alle macchine il confezionamento delle matasse. E poi il terzetto dei roccatori con Andrea Coratza, Gianfranco Mellino e Angelo Scanu. Macchinari computerizzati, quasi tutti nuovi. Se a San Giovanni si lavorano le lane (tra i 15 e i 18 mila quintali), in paese ci sono i laboratori. In mani femminili naturalmente. Qui vengono rifiniti i tappeti in cotone e in lana, tovaglie, tende, centrini, copriletto, tutto quanto è necessario e tutto quanto i clienti richiedono. Col lavoro manuale e creativo di Maria Antonietta Zoroddu (“madre di due figlie disoccupate”), Lucia Masala (altre due figlie, ancora a scuola), Maria Rita Manca e Manuela Mellinu. Due lavorano part time: Antonio Dessena e Simone Zoroddu. Il fatturato? Il 4 per cento in Sardegna, il resto tra Italia e mondo. Tutto avviene a Nule paese da export dove la lavorazione del tappeto tradizionale è nel dna di ogni ragazza che nasce sotto Punta Ameddaris. Continua a essere una grande tessitrice la madre dei Crabolu, Pietrina Cocco, 76 anni che aveva imparato “da zia Gavina”. C’è anche un decisivo innesto continentale. Il marito di Pietrina è Benedetto Crabolu, noto Initeddu, pastore di pecore nella solitudine delle campagne di Taspìle. Con la seconda guerra mondiale finisce in Grecia, sta per essere deportato in un campo di concentramento dei tedeschi, riesce a scappare dal treno in compagnia del suo tenente, bellunese. Initeddu resta quasi alla macchia perché qui, in Alta Italia, i tedeschi non perdonano. Fino a quando il tenente riesce a trovargli un lavoro clandestino in una filanda di Belluno. Initeddu vede i processi di lavorazione e giura che appena rientrato in Sardegna creerà a Nule un’azienda simile. Detto fatto. Initeddu e Pietrina si sposano il 22 agosto del 1953. Nel’64 nasce il primo laboratorio con personale di famiglia. «Ma facevamo solo la filatura», ricorda la signora Pietrina. La svolta è degli anni Ottanta. La Betatex va in malora. Subentrano i figli di Initeddu. Vanno in giro per fiere in Italia e all’estero, vanno a vedere aziende tessili in Italia e all’estero fino a quando la «Tessile Crabolu» decolla. Festa grande a San Giovanni. Dove oggi Giuseppe Luigi Crabolu, 47 anni, è presidente e amministratore unico con i fratelli soci: Biagio di 45 anni, direttore commerciale e Angelo, 41 anni (sindaco del paese). I punti di forza ?
 «Usare prodotti locali, sicuri, facciamo noi la raccolta ovile per ovile. Abbiamo tecnici di alto livello, veramente professionali e affiatati, fanno gioco di squadra. Rispettiamo la tradizione facendo un prodotto sicuramente industriale ma di alta qualità. E la clientela è affezionata», dice Biagio. E i punti di debolezza? «Quelli di tutte le zone interne della Sardegna: la difficoltà dei trasporti, l’alto costo dell’energia, l’Adsl è un miraggio. Ma ci misuriamo con negozi che apprezzano la qualità: che è la nostra forza». Tappeti industriali e tappeti tradizionali. Le tessitrici attive sono oltre cinquanta ma quelle in regola con le leggi sono appena cinque: la cooperativa Madonna del Rimedio, collegata all’Isola che qui ha creato un buon nucleo di tessitrici rispettose della tradizione senza tralasciare gli effetti positivi delle nuove tecnologie. Ci sono Giovanna Chessa e Giovanna Maria Campus che propongono pezzi di pregio, hanno una clientela scelta, raffinata. Ghitta Dore ha una bella casa a «Su tronu» dove mostra tutti i suoi lavori con i colori caldi del tappeto di Nule. Ha una bottega museo Pina Crasta, ha l’arte e il commercio nel sangue, sulla porta d’ingresso trovate il suo nome in ceramica e in ceramica c’è anche il numero di telefono di casa e il cellulare. Lavora spesso con le sorelle Maria e Lucia. Di lei parlano le riviste specializzate. «Nei miei tappeti - dice - ci sono i miei sogni, i miei desideri, tutti i desideri, e li realizzo con la tecnica delle dita storte, sos poddighes trotos». Su Traveller le hanno fatto raccontare la tecnica di s’ambisue, la sanguisuga, «una sorta di patchwork di grande effetto cromatico». Da Pina Crasta ieri c’erano molti turisti. Decisamente incantati Giovanni Grieco di Rionero in Volture (Basilicata) dipendente di un’azienda telefonica e Saturnino Norcini, bancario genovese. Arrivavano dalle Terme di Benetutti in compagnia di due amici sardi, Lorenzo de Martin di Villagrande e Franco Loddo di Muravera.
Ma non di soli tappeti vive Nule. L’artigianato garantisce reddito a diverse famiglie. Eugenio Bitti e il figlio Giampiero mandano avanti una bottega da falegnami e il lavoro, come capita ovunque a tutti i bravi «maestri del legno», non manca. Antonello Mellino si ingegna con creazioni in ferro battuto, Antonio Giuseppe Manca si industria con l’alluminio. Tre le imprese edili con Francesco Cocco, Giuseppe Manca e Marco Pintori. Due calzolai moderni, Giuseppe Dore e Franco Campus con clientela affezionata sparsa in tutta la Sardegna. Giuseppina Leoni ha un calzificio che sforna calze in lana sarda per pastori, per trekking, per cacciatori. E c’è una piccola azienda, la «M.N», Manifattura Nulese, dove dal polipropilene si produce «filo tecnico», cioè filo per corde, cinture di sicurezza per le macchine e per mille altri usi. La materia prima si poteva comprare a Ottana, adesso giunge da Oltretirreno. Il titolare è Giovanni Crabolu.
Anche l’agroalimentare comincia a ritagliarsi fette e nicchie di mercato ancora modeste ma promettenti. Tre i panifici mandati avanti da Francesco Mellino, Alfredo Mellino e Mario Mela con i fratelli. Due i negozi di pasta alimentare fresca (Marina Coloru e Silvana Zoroddu) e altri due di dolci tipici (Angelo Mellino e Maria Luisa Cocco). Da un anno è attivo il «Consorzio del formaggio dell’altipiano di Nule» per produrre un pecorino che è già riconosciuto «prodotto tipico» ora in attesa del Dop, denominazione di origine protetta. È un formaggio assolutamente eccellente, ottimo sapore, buona la pasta, bello l’aspetto. Sono già attivi quattro laboratori artigianali di trasformazione, non sono minicaseifici ma vere e proprie aziende che seguono metodi tradizionali di lavorazione proprio per conservare una tipicità che non deve andare dispersa. Questo consorzio (presidente Giuseppe Crabolu) coinvolge un po’ tutto il paese, dai Manca (Giuseppe, Rosalia, Andrea) a Maria Maddalena Mellino, Antonio Dettori, Giuseppe Dessena, Antonio Dore e Piero Mulas. È una attività che può prosperare soprattutto se alla bontà del prodotto si affiancherà un sistema agile ed efficiente di commercializzazione. Le pecore sono poco più di ventimila, un numero sufficiente per consentire agganci anche con la grande distribuzione specializzata. «Ma va spezzato l’isolamento della campagna, sono necessarie strade di penetrazione agraria agevoli», dice l’assessore all’Agricoltura Salvatore Mellino. Hanno da fare anche gli altri assessori. Ornella Manca, ragioniera in cerca di lavoro, ha la responsabilità del Bilancio, Giuseppe Luigi Mellino - dipendente del ministero di Giustizia - la delega per i servizi sociali, Raimondo Satta - ingegnere - è ai servizi generali. C’è tanto «sommerso». Ma Nule potrebbe produrre molto di più se anche le altre istituzioni capissero quali e quante sono le risorse dei paesi della Sardegna di dentro, dei paesi - dice il sindaco - «senza santi in paradiso». Perché Nule «è parte del Goceano ma ai suoi margini, è parte del Monte Acuto ma - ha scritto Giovanni Michele Cossu - ai margini del Monte Acuto, non fa parte della Barbagia ma confina con essa, tanto vicina da averne subìto gli influssi». Le carte da giocare non mancano. L’economia del tappeto confezionato casa per casa, quella dei prodotti alimentari, l’artigianato avrebbero maggiore fatturato se esistesse una calamita che sapesse attirare più visitatori. Forse bisogna specializzarsi di più, rischiare di più. Qualche esempio positivo Nule lo ha dato. Sono attesi gli emulatori.

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Un tesoro di tessuti e ricami nella mostra di Casa Garau  
  
 
 
Per due settimane a Thiesi, nell’antica abitazione al centro del paese, in esposizione indumenti e abiti di gala risalenti al periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento  
 
 THIESI. Se l’abito non fa il monaco, certamente è uno specchio rivelatore - e neppure troppo segreto - dei percorsi storico-culturali di una comunità distinta fra molte come quella di Thiesi. Per due settimane la casa Garau - un palazzotto nobiliare del centro storico, edificato quattro secoli fa in quella che attualmente si chiama via Vittorio Emanuele, rione «Sos Cavaglieris» - ha ospitato una mostra di indumenti e abiti di gala thiesini risalenti a un periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. All’interno di questa casa antica «tutto sembra paralizzato - hanno scritto gli organizzatori della Pro Loco nella presentazione -, senza dimensione temporale, come se la maga cattiva abbia disteso il velo del sonno su tutto». La maga buona, invece, è Giovanna Chesseddu, un’insegnante di lettere dagli occhi chiari e dall’eloquenza naturale, che le si esalta ancora di più quando parla in sardo, per l’uso straordinario che riesce a far della lingua resistenziale: limbazu lichitu, parlata di estrema eleganza. Con Salvatore Ferrandu e Stefano Ruiu, Giovanna è l’anima dell’iniziativa messa in moto dalla Pro Loco.Negli anni Sessanta i proprietari hanno abbandonato Thiesi», ricorda Ferrandu, ex-sindaco del paese oltre che insegnante e animatore dei maggiori eventi culturali. «Ma la figlia ritorna sempre, da noi, e si prende cura della casa. Teresina Garau ci ha dato la possibilità di esporre e ha esposto anche lei. Guarda che roba! Ha conservato perfino le scatole dei magazzini Printemps di Parigi. Qui c’è un tesoro. Fra un anno si potrà aprire per far visitare anche la casa, con i mobili, l’arredamento». Il professor Ferrandu conosce tutto a menadito: «Questi pezzi sono del 1900: una mantella-scialle, corsetti con il vitino cosiddetto da vespa, ornamenti vari tipo le piume da inserire nei cappellini, borse, borsette e borsellini. Ogni pezzo va esposto con grazia. Quest’altro è un prendisole del 1800.Teresina è la depositaria di tutti i ricordi familiari, dunque della nostra comunità intera». Anche Giovanna-maga-buona si è documentata alla perfezione: «Questa è una cuffia della belle époque», inizia a mostrare. «Ed ecco sas bértulas, le bisacce con l’albero della vita, lo stesso disegno che ritroviamo poi nelle camicie. La mostra racconta l’abbigliamento a Thiesi, tutto: il feriale e il festivo. Eravamo partiti dall’idea del solo vestire quotidiano, ma il materiale era poco. Abbiamo fatto venire qui Gian Mario Demartis, etnografo della Sovrintendenza, per evitare de nàrrere calchi machine, di dire sciocchezze. Soprattutto per le datazioni. Questi coritos, giubbonetti, come li chiama l’Angius, hanno gli stessi disegni delle bisacce e delle camicie che puoi vedere esposte, una simbologia comune: figurava praticamente in tutti i capi». In sardo logudorese la camicia maschile si chiama bentone e il sostantivo è di genere maschile, per l’appunto. Ite sun custos bentones, Juanna? «Queste camicie», risponde la professoressa, «sono un rifacimento di quelle più antiche, senza colletto». Nel periodo spagnolo - aggiunge Salvatore Ferrandu - «questa tipologia ha preso piede, come camicia più importante, la Sardegna aveva il simbolo protettivo dell’albero della vita: non contava solo la bellezza dell’indumento, ma l’albero serviva anche a proteggere chi lo indossava. Simboli apotropaici, come dicono i dotti». Vengono poi le gonne, che a Thiesi si chiamano bunneddas quando sono di fattura ordinaria e tùnigas quando si tratta di pezzi importanti. Spiega Giovanna Chesseddu: «Questa è la gonna gialla d’orbace, per il lutto». Come, un lutto tinto di giallo? «Sì, alla fine dell’Ottocento il lutto esterno era di quel colore», precisa. «Il fazzoletto-copricapo, su mucaloru, nel lutto serviva anche a nascondere il volto. Ma non c’era la civetteria del nodo, il fazzoletto veniva tenuto insieme da una spilla che nascondeva anche il petto. Sa tùniga groga era poverissima, molto adatta per esternare il dolore dal momento che non ostentava nulla. Quest’altra era una gonna di gala, forse. C’è un abito di una donna ricca del 1880. Lo studioso Gian Mario Mario Demartis, che se ne intende, dice che tutta questa ricchezza non si ritrova in altri centri. Roba antica e moderna e abbigliamento di transizione. Nel primo decennio del secolo scorso abbiamo scialli alla veneziana e scialli ottocenteschi, perché qui c’era gente che vestiva all’antica e contemporaneamente altra gente che vestiva a sa tzivile, secondo criteri moderni».
 Incorniciata su una parete, una foto di Don Enrico, «il capostipite dei Garau che un bel giorno vendette tutti i suoi possedimenti ad Arbus e comprò a Thiesi: terre e case dai feudatari», come racconta Salvatore Ferrandu. Si gira per le sale. Giovanna Chesseddu mostra su gabaneddu frunidu, il pastrano d’orbace ricamato in nero e foderato perché doveva essere comodo. Qui di ricostruito non c’è quasi nulla. Queste sono gonne di una che è morta al suo terzo o quarto parto, nel 1898: le sue gonne mostrano elementi di transizione come il ricamo a punto raso, importato a Thiesi dalle suore».
 Si possono ammirare altri coritos, di fidanzate vicine alle nozze. «Ce n’è uno - spiega ancora Giovanna Chesseddu - usato dalla moglie del poeta improvvisatore Andria Nìnniri il giorno del matrimonio. Non è vero che il costume fosse uguale, le varianti dipendevano, sì, dalle possibilità economiche, ma anche dall’abilità nel ricamo di questa o quella donna thiesina». Su una sovracoperta da letto matrimoniale (sa fàuna) in lino tessuto al telaio c’è una scritta: «Viva Gesù Nostro Amore e Maria Nostra Speranza dopo Gesù, donna Giovanna Livesi nata Gutierrez anno Domini 1764». La parola nata «è scritta con due t», osserva un visitatore. Un altro risponde: «No ti nd’ispantes, non meravigliarti: ancora oggi ci sono personaggi importanti, anche se non nobili, che con l’italiano hanno parecchie difficoltà». E fa il nome di un notissimo uomo politico. Chissà chi lo sa, avrebbe detto Febo Conti. Un’altra sovracoperta in lino reca la data del 1883, più avanti si può ammirare un reggiseno da giovinetta nubile, ma già predisposto - da un apposito bottone anteriore - per il tempo tempodell’allattamento. «Vivo bene questo impegno - confida Giovanna -. Ci siamo stancati, abbiamo anche litigato, ma ci serviva fare uscire queste perle dalle casse, far conoscere alla gente ciò che aveva in casa. Personalmente, è un piacere, oltre che un dovere nei confronti del paese. Anche noi abbiamo diritto al bello. Il costume di Thiesi non è quello che presentano i gruppi folk, tutti precisini ma sempre identici a sé stessi». Parla Stefano Ruiu, che ha il doppio impegno della mostra e della tesi di laurea in filologia romanza sui poeti di Thiesi: «Una bella esperienza - dice - anche se mi dispiace non aver potuto dedicarle tutto il tempo che avrei voluto, ma grazie a Giovanna e anche a Salvatore...». Dal fondo della sala una voce lo interrompe: «Come, anche? Salvatore può essere tutto, fuorché un’anche. Vogliamo scherzare»? Il Salvatore in questione è Ferrandu, che interviene: «Loro due, Giovanna e Stefano, erano già in sintonia, io sono entrato dopo». L’onore dei grandi è l’umiltà.


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 Il fascino dell’abito di gala  
La descrizione dell’abate Vittorio Angius nel 1846  
  
  
  
 
 THIESI. Quel cronista memorabile che risponde al nome dell’abate Vittorio Angius nell’anno di grazia 1846 scriveva così del costume di Thiesi: «Le donne del popolo seguono l’antica moda e amano il colore giallo nella gonnella di panno (sa tùniga groga), dal quale sono nei paesi vicini riconosciute fanciulle o donne di Thiesi. Il petto copresi in parte da un busto di velluto o di altra stoffa di color arbitrario e un giubbonetto (su coritu) con le maniche, nell’inverno». Questo nell’ordinaria amministrazione dell’uso. Per le solennità, ovviamente, il discorso cambia e l’abate-cronista-storico lo documenta perfino nei dettagli. «Quando sono in gala - distingue il curatore del dizionario del Casalis - allora le gonnelle gialle cedono a quelle di scarlatto (sas tùnigas rujas) - il busto di velluto a quello di broccato in oro od in argento; lo scarlatto serve anche di giubbone, nelle cui maniche pendono e suonano sei od otto grossi bottoni sferici di filigrana d’argento o d’oro con molti anelli, bei pendini pendinie collane di corallo incastrate nell’oro o nell’argento che si posano sul mezzo petto nudo, sopra i bottoni d’oro o d’argento, che chiudono la camicia ricamata sulle mammelle».Ausonio Spano, in una poesia intitolata «Sa thiesina» ricorda Giovanna Chesseddu, dice che le nostre antenate avevano scoperto assai presto sas artes de sas signorinas, le arti delle damigelle. Arriva l’ora dei primi bilanci. La mostra ha raggiunto quota mille e trecento presenze documentate dalle firme nel registro apposito. Ma si calcola che un numero di visitatori oscillante tra il quindici e il venti per cento non abbia firmato. «Noi siamo contenti, la gente è addirittura meravigliata», commenta ancora Giovanna. «Chi conosceva queste cose ha avuto modo di ricordarle e di rifletterci sopra, chi non le conosceva ha imparato qualcosa di nuovo». Le fa eco Stefano Ruju: «La collaborazione dei nostri compaesani è stata buona. La popolazione ha risposto molto bene: quando la gente vede un interessamento vero e capisce che tutto questo può servire alla comunità collabora volentieri. All’inizio, magari, c’è stata una qualche titubanza, poi abbiamo avuto una risposta piena». Ma il bello - o il brutto, a seconda dei punti di vista - deve ancora venire.
 Annuncia Giovanna Chesseddu: «Occorrerà documentare tutto questo fervore di iniziative con una pubblicazione che rimanga negli anni a testimoniare un patrimonio di valore fuori dal comune. Speriamo di essere all’altezza». Intanto, sempre per iniziativa della Pro Loco e del suo presidente Juanne Uneddu, sta per essere pubblicata una raccolta di versi di Juanne Antoni Cossu, poeta thiesino vissuto tra il 1897 e il 1972, dal titolo «Chentu poesias», con contributi di Salvatore Tola, Tonino Rubattu, Stefano Ruju, Giovanna Chesseddu e Angela Cossu, la figlia del poeta. E non sarà sicuramente dimenticato un altro artista di virtù elevata, il grande cantore estemporaneo Antoni Piredda, nato a Thiesi nel 1905 e morto a Sassari nel 1984.Tiu Piredda è stato uno degli estemporanei di maggior talento nella storia della poesia cantata in piazza, protagonista di ardite battaglie in versi con i più famosi cantadores logudoresi: Barore Tucone, Barore Sassu, Remundu Piras e Peppe Sozu in testa. Un onore che il paese renderà volentieri a chi ha fatto conoscere il nome di Thiesi nei più lontani villaggi della montagna sarda: un guerriero sui palchi, una persona amabile fuori dagli agoni poetici, un uomo vero.
 
 
 


 

Senza titolo 822

era da quasi un anno da quando ho letto giro di boa  di Cammileri ( ne hanno dato   la versione televisiva . la scorsa settimana  ) che non leggevo un libro di notevole fattura ed interessante . La stortia   \  la vicenda  narrata   è  un percorso  che  coinvolge la memoria individuale e collettiva dela nostra storia   recente , Stefano Tassinari  , racconta  un uomo a  guardare   negli occhi il suo passato ( a  fare  un auutocritica \ una revisone  ) , e in insieme  lo scontro   due generazioni  che interpretano  con uguale passione  , ma da prospettive diverse  , le sfide  dell'impegno. politico  .
Un libro che fà piazza pulita << [....] in un clima di pacificazione >> --- per usare le parole stesse del protagonista del romanzo in questione --- << di azzerramento della memoria collettiva [......] >> di revisionismi di comodo e dell'uso dela storia del 1900 ( degli anni 70-80 in questo caso ) e quindio un uso struimentale delal storia . Ma soprattutto mette in guardia contro un uso ( vedere le trasmissioni tv che parlano di storia , ovviamente senza generalizzare ) che che fanno vedere di quel periodo solo l'aspetto negativo ovvero la violenza e tacendo o facendo passare in secondo piano le conquiste socali e culturale apportate da quel periodo , Mettendo sullo stesso piano la violenza dell'estremna sinistra copn quella dell'estrema destra .Infatti << [...] se un evento >> --- sempre secondo il  protagosnista del romanzo --- << lo si toglie dal contesto storico in cui è maturato si finisce per attribuirgli un significato differente e di sicuro giudicarlo con un altro metro di misura  [---] >> . La stessa cosa sta avvenendo anche per gli episodi ( serie di vendette private e processi sommari ) avvenuti dopo la resistenza , stumentalizzati ( e non studiatoi e analizzati nel loro contesto storico e socilae ) da chi vuole gettare fango ( metaforicamente parlando ) sull'ìintera lotta di liberazione nazionale ; è chiaro che se si guarda solo il fatto in sè la fucilazione in tempo di pace senza processo o con un processo sommario , ci appare un atto di crudeltà . La stessa cosa avviene oggi per i fatti del periodo storico degli anni 60-80 di cui di quella stagione affiorano ( salvo rare eccezioni  ) solo immagini non siano contestualizzate drammatiche i corpi stesi per terra , il pianto dei parenti  la rabbia degli amici . Di tutto il resto , ovvero le cause che potrebbero spiegare  le  cause  , i motivi e   come na  si passo alla  lotta  armata   e  il passaggio  dalla semplice illegalità alla  lotta   armata ( o terrorimo come lo chiamano alcuni  revisionisti   di ambe le parti  )   fosse inevitabile o  era molto  labile   non c'è più ( salvo eccezioni ) traccia nei reportage  tv  e   giornalistici  di questo periodo   . Ritornando al romanzo   devo dire  che   è stata un 'ottima l'idea d'inserire una poesia ( che dura ben 7 pagine ) all'interno di un romanzo in prosa ma evito per evirtare di svelare particolari importanti e forse anche il finale . Hanno ragione ( e me ne sono reso conto quando ho assistito ala presentazione del libro fatta due settimane fà nel mio pese ,ne trovate qui a sinistra  uan foto scattata da me medesimo ) : Massimo Carlotto : << dopo aver letto i romanzi di tassinarti siu ha voglia di di pensare e di discutere di memoria e di utopia >> ; Pent  Sergio la stampa tuttolibri :<< stefano tassinari è un vero intellettuale di genuina coerenza in grado di ridisegnare sempre le proprie convenzioni >> ho imparato , anzi approfondito meglio quel periodo storico , più  con questo romanzo che con i libri di memorie e d interviste di ex brigatisti ( pentiti , dissociati , non pentiti oppure coloro che rimettono indiscussione quella scelota ma senza svendersi come renato curcio ) . Ha una prosa poetica che ricorda l'incedere di certe canzoni di lolli e di tondelli .


colonna sonora  ( per i testi potete  consultare il  bellissimo portale  musicale   
www.ildeposito.org  più volte nbei collegamenti ipertestuali  di questo  blog )





  • amore ribelle ( pietro gori )



  • caccia  alle streghe  ( alfredo Bandelli ) 



  • o cara moglie   ( ivan della mea  )  



  • la  rossa provvidenza  \ le basi americane  (  rudi assuntino )



  • vizi privati pubbliche  virtu  e  contessa ( di P. Pietrageli )     


  • l'internazionale  di  fortini ( ivan della mea )       

  • se non li conoscete  ( fausto amodei )



Senza titolo 821

Secondo  voi il regista  Moore  è  un cazzaro  oppure  un solo fazioso  ? attendo le vostre risposte  prima  riportare qui la mia  impressione  \  risposta   


Adesso  la  news  che stà alla base  di questo   sondaggio


Moore (s)confessato Le teorie sostenute nel film “Fahrenheit 9/11” non sono una verità accertata, ma solo un punto di vista di parte. Lo ha "strappato" al regista il giovane blogger Cooney Maloney 
 
 
 
Tratto da: Otimaster


Il mondo dei blog segna un nuovo successo, il giovane Cooney Maloney blogger per passione, regista di professione e conservatore per convinzione, è riuscito a far confessare a Michael Moore che le teorie sostenute nel film “Fahrenheit 9/11” non sono una verità accertata, ma solo un punto di vista di parte. Il modo in cui lo ha fatto è il migliore che ci si potesse immaginare: realizzando un film nello stile di Moore, ma contro lo stesso Moore. Nel corso del cortometraggio Moore messo alle strette è costretto a confessare di aver sostenuto una verità di comodo per i democratici, oltre alla rivelazione abbastanza scontata dell’inaffidabilità delle sue teorie, si apprende anche la succosa notizia che, il direttore della Miramax che produce e distribuisce i suoi film (oltre a quelli di Benigni tanto amato dalla nostra sinistra) è un noto sostenitore dei democratici. Il film è scaricabile nel blog di Maloney Brain-Terminal.com. The world of the blog marks a new happening, Cooney Maloney blogger for passion, director of profession and conservative for conviction, is successful make to confess Michael Moore who the theories supported in the film "Fahrenheit 9/11" are not one assessed truth, but only a point of view of part. The way in which he has made it is the best one than could be imagined to us: realizing a film in the style of Moore, but against the same Moore. In the course of the film, Moore is forced to confess to have supported one comfortable truth for the democratics, beyond to the detection enough of its lies, the news is learned also that, the director of the Miramax that produces and distributes your films (beyond those of Roberto Benigni a lot loved from our left) is a famous supporter of the democratics. The film is releasable in the blog of Maloney Brain-Terminal.com.


IL MASTER



 

Senza titolo 820


Penso che la vita sia fatta di ARRIVI-PARTENZE-RITORNI.


Che non si debba escludere che ognuna di queste cose possa accadere da un momento all’latro.


Basta solo lasciarsi andare e non essere troppo categorici nelle cose..


Chissà…


Intanto mi sento diversa…


Ascoltare all’una di notte il pianto di un’amica ed essere ringraziate dopo, fa stare bene.. perché sai che oltre a ciò che stai provando puoi comunque dare te stessa…


 


Fa male ancora un po’…

Senza titolo 819




Mini antologia Poetica a cura di Giuseppe Martella fascia mia Espressione.



Componimento in versi "adrenalico" con sue fattezze chiede Amore.


 Cogliete Nenia da memorizzare.


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Sei statica sotto lacrime di Dio,


Sei al cimitero delle statue viventi.


Torni indietro e acchiappi farfalle



 


Pestate a terra,

Rese cieche da tue Forcine.



Non sei Viva,


Non sei Morta!

Tu pedini Rottura,



Tu voli in cielo


Disimparandomi.



Tu sei Morta annullandoti


Nell’Atomico Vuoto.





25.9.05

Senza titolo 818


Come si sta bene in un locale piccolo, affollato, bello e con della buona musica, con un amico, con due sangrie e a raccontare tutto nei minimi particolari il tutto…


 


Si, ottimo/fantastico… 

23.9.05

Senza titolo 817

La tesi espressanel post precedente  si  è rafforzata  leggendo questo  articolo che ripoorto  sotto  dello pseudo scoop   delle  Iene (  l'archivio delle puntate ) di una  che fin'ora  era per me   una  trasmissione mito in quanto una  delle  elle poche perle   almeno  fino a questo fatto , in  buona o  in malafede , oppure caduta d'ingenuità e di pressapochismo  da  gente sempre preparata   e seria  come  erano loro e che  c'erano  nel merdaio ehm pollaio  della tv  ormai in in decadenza  come dice  quest  post  tratto sempre da  it.media.tv << Secondo te sputtanare un povero imbecille che ci prova con un'altra imbecille è stile? Questo è uno scoop? E' forse uno scoop fare vedere Kate Moss che sniffa? E' forse stile puntare sulle debolezze altrui per fare sentire migliori chi sta dall'altra parte dello schermo? Che comincino a fare inchieste più serie che riguardino temi importanti.In genere utilizzare la televisione come manganello mediatico è male.. Restando sempre nell'ambito dell'ultimo episodio se la signorina in questione è stata molestata doveva recarsi dalle forze dell'ordine e fare mettere da loro le microspie, non rivolgersi alle iene.Mettere alla berlina i vizi di un babbeo ed esporlo al pubblico ludibrio lasciando capire chi sia è di cattivo stile.Scusa se non apprrezzo, ma sono sicuro che non è colpa della mia mancanza di stile.La brutta abitudine è stata negli seguita da striscia la notizia, additare i colpevoli e dare la sensazione al pubblico da casa di poterli giudicare: ahh che botta di autostima...Un consiglio a chi piace leggere leggete 1984 di Orwell. Costui è stato un profeta...>>) . Ora chiedo  scusa  a  chi di voio odia  il  cut \padt ma   (ovviamente le frasi in neretto sono delle mie considerazioni aggiunte ,mentre le altre  dell autore\attrice del blog thafamily.splinder.com  da cui  ho preso la news , uno.--- almeno secondo me --- dei blog  più interessanti degli utenti  di  it.media.tv   )  sono talmente schifato  e  disgustato   anche se in teoria  non dovrei  perchè è  un fenomeno ,da quel  che mi  raccontano ,  o da  quel  che  si vede  vero o falso che sia  a  striscia la notizia ( che  come  le iene  continuerò a seguire  criticamente  e non più acriticamente come  prima ormai ) talmente   frequente anzi frequentissimo  , da non riuscire  a raccontare   bene  il fatto senza   dovermi impapinare   


 


Le iene e l'insabbiamento



Riporto pari pari un post di XaXa su it.media.tv. Date una lettura e traete le vostre conclusioni."Certo la storia del presentatore che adesca la gallinella è una storia che fa riflettere anche  se non  c'è niente di nuovo sotto il sole  è sempre stato cosi nel mondo dello spettacolo . Ma  quello che mi impensierisce di più sono le operazioni degne da servizi segreti e da gladio che accadono quando qualcuno svela gli altarini della tv.Come accadde con "affari tuoi" quando saltarono fuori le informazioni sui concorrenti-attori. Alcuni siti furono oscurati in poche ore. Rapidità che sconcerta.La nostra gallinella è una ragazza che lavorava (o lavora ?) per un network sexy ( o porno  ? )  chiamato "coseosè". Il lavoro è documentato ( e sarà possibile  trovarlo  finchè non lo oscureranno come hanno fatto con il NewsGroups it.discussioni.insabbiamenti  o hanno pià  volte tentato di fare  con indymedia o altri siti scomodi e fastidiosi ) sul sito bellissimo www.angelfire.com  per  chi volesse  l'articolo lo trova  qui   (ci sono foto della tipa con tette all'aria ho messo  quella  più  decente , cioè la meno volgare per  non urtare la sensibilità\ il pudore di chi dovesse  leggere questo post ma  chi  volesse  procurarsene  qualcuna   puo seguire i  link  di  questo post   sempre di it.media.tv ) La ragazza non è quello che si dice "uno stinco di santo" ed è facile tirare le somme: se una fa servizi osè, magari con tanto di numero di telefono E' NORMALE che qualcuno ci prova.Stà di fatto che anche il sito già  citato prima   è chiuso.  Un altro sito  che dava informazioni (e pubblicava una foto) è chiuso.Chiuso uso pure il forum sul sito delle iene. Peccato, per loro, che con google e  altri  portali simili nella maggior parte dei casi   si trova ancora qualcosa sulla cache.Però l'insabbiamento è evidente, cosa che uno come  ero io un tempo   ( che si costruisce  dei miti e idoli  sapendo che  essi  vengono distrutti da  realtà  e  non  è capace  di mettere  e mettersi indiscussione )  non si aspetterebbe da chi dice di battersi contro i furbi e i mascalzoni.Immaginiamoci, allora, che cosa si muove quando succedono cose ben più gravidi un tentativo di "corruzione"...    P.S. Ciò non toglie che il presunto ( perchè se  avete visto la puntata  delle iene   è  a viso coperto  e  la voce  è truccata  \ modificata  ) signor Goria (come pare oramai assodato da  giornali    non solo quelli di pettegolezzi  \ pattumiera    e  discussioni in  usenet  in particolare dal newsgroups pià volte  sopracitato in questo post  ) si è comportato da classico "ommemmerda".o maniaco  sempre  che  sia vero, aspettiamo la fine  delle  indagini preliminari e poi eventualmente del processo visto che un giudice  ha  aperto un inchiesta   prima di dare  una condanna definitiva o  eventualmente  una  toitale   assoluzione  ;  per ilmomentyo  secondo me  si tratta  di una  combina  \  qualcosa di orgsanizzato  fra lei e  le  iene  a danno di Goria  ( o  vice versa  ) per  farsi pubblicità  per rimanere a  galla  senza  andare a  fare i reality e comaprire  in   tv    --tg  compresi  o sui giornali   quotidiani e settimanali non solo di gossip( che  fino  al riflusso degli anni  1980 erano seri  e dimnostravano una certà serietà  ora  sempre più rara   facendo diventare  anzi trasformando  il  petegolezo \ gossip  da fatto di costume   è diventato routine  perdendo quella  trasgressione che aveva   fino  agli anni  70-80 ) una  categoria      d'individui  presenti , da quel  che mi racconta il mio amico lucio salis  e  la nipote   di un'amica   di famiglia  maria serena patriartca  che scrive   di gossip e mondanità sul messaggero o come si può notare dalla mezza  fogna  di  www.dagospia.com   in  notevole quantità nel mondo dello spettaccolo  e dei vip o pseudo vip






Senza titolo 816

Salvandomi  i dati   prima  di  riformattare  ho trovato questa  "chiaccherata   "   fatta  sulla  chat  di testedatagliare.it    ( se   non ricordo male   in quanto  ho riformattato  il pc  e  persop la  cronologia  )  sonia  ragazza\o , in quanto dietro ad un  nik  femminile si può nascondere    (  mi  è capitato più volte ) un LUi  .  Dialogando in pvt ( in privato  )  mi   mi  ha detto : << ho trovato il tuo  blog sul  parlatoio [ specie  di bacheca ]   me mi  è piaciuto un casino  molto bello , complimenti] uno  zibaldone  a  360  grAadi  , molto eterogeneo  , ma  il tuo inno [  che prima  o poi rimettero    in quanto  è andatoi perso  quando ho cambiato template  ]  è  troppo pessimista  , anzi se non ti offendi da sfigato . A  cosa è  dovuta la tua  scelta  >>. io  gli ho risposto in maniera  ovvia    e scontata  ( innervosito dale  continue mail  che mi  fanno domande  la cui risposta  è  già presente nei post del blog  o  nelle faq   che trovate allegate al mio  profilo di splinder  ) di consultare le  faq >>, e  lei  giustamente << ma  cos'  è una risposta   standard  >>  e io   gli  ho fatto capire  che    era per lo stress di cui parlavo prima  e lei di  rimando  a  : <<    ma   è un testo  incomprensibile  , almeno per me , non ci ho capito niente potrsti esere più chiaro   >> Io  sono andato  a rivedere le  faq è  mi accorgo    che    ha  ragione  . Poi   stavo  ritornando  nella  chat per  segnalarle   dove   è spiegata , forse meglio , dell post  delle faq   tale sua  domanda  e  mandarli  l'url di un post   del blog   ( che qu  riporto  .) quando uscita dalla chat . Quindi i ecco  che  il post  d'oggi vuole rispondere  non solo   a questa persona   a  chi    non  capisce  o  non   vuole  fare lo sforzo  di  capire  ed  analizzare il  blog , del perchè  della scelta   di quest'inno che trova  qui   su  sito  di quella che  fu una delle  riviste pià importanti del movimentoi degli anni  70-80 e che  ormai  è quasi morta anche se  gli  salvo qualche  rinascita di tanto in tanto     ma che lo spirito contina ad influenzare la  cultura  attuale in particolare quella  degli ex Csoa   ( ora  tufrantumatosi in  vari gruppi e  gruppuscoli  in particolare le tute bianche  e\o i  dissobienti ) . Ora  visto   che  ci  sono  ne  approfitto per  rispondere  anche  a  quelli\e  ( non solo amici\che  e cdv  )  sia  reali che   virtuali  e che leggono il mio blog  , soprattutto con  le recenti modifiche del  blog  con delle  aggiunte su  su  di me   mi  chiedono   stupefatti    del perchè non ho  un  attore\attrice  cantante  preferita   . Io non ho  nessuno\a perchè non mi piace  essere branco ( leggere jack frusciante  è uscito dal branco di  Enrico Brizzi  per  capire cosa  intendo )  ma  per  parafrasare  la  canzone  "come stai " di vasco rossi che   suona  la  radio mentre sto scrivendo questo post ed  anche un  pubblicità e  suoneria  per  cellulari   ( ormai   diventata   routidine  o  tormentone   è quindi merce  )     distinguermi dall'uomo comune  qui ii testo . Per  spiegarmi meglio   riporto  dal mio archivio privato questo   pensiero : (....)  gli unici miti  \  idoli che   tradiscono  mai sono   gli sfigati  o i perdenti  ovvrro  quelli che  lottano  contro i mulini a  vento  come  per  esempio  Enzo Vendrame , Stefano Tassinari  i giudici di quello che  era  la   vera  antimafia   gestita da Falcone  e  Borsellino   ,  il pool di mani pulite  , ecc )   in internet  , che   sono  a  360°  gradi come  quelli che  scrivono  nel tuo blog e  hai linkato  (...) .Esso è stato scritto  , mentre  ascoltavo  ,  scrivendo  in rete  o  navigando ( ora non ricordo )  la pluricitata  su questo blog .  in viaggio degli ex Csi  di cui ripoporto alcuni versi  : << Consumano la terra in percorsi obbligati i cani alla catena\Disposti a decollarsi per un passo inerte più in là\Coprono spazi ottusi gli idoli\Clonano miliziani dai ritmi cadenzati >> qui il testo  .Tale pensiero  è scritto dopo aver conosciuto  , non faccio nomi ,  un  uomo   dal vivo un uomo di spettacolo ,  dopo aver letto   intensamente  e avvincentemente  l'ultimo libro di Sergio Tassinari  l'amore degli insorti ( ne qui a destra  la  foto  ) ---  distraendomi dasllo studio per l'esame di latino e   di cui  prima  a poi farò  una recensione ---  ma  soprattutto  dopo aver letto   quanto scrive  www.censurati.it  su quei giudici  che certi professionisti  dell'antimafia (  giornalisti e politici  )   elogiavano come  la primavera di parlermo  ( dopo    le  stragi di capaci e  via  d'amelio  )  :<< Michele Prestipino ha fatto un eccellente lavoro nel caso delle talpe in procura, ha inchiodato i colpevoli delle fughe di notizie, perché lui, il PM, aveva dei testi di tutto rispetto: il capitano ultimo. Come non prendere come teste la persona che ha dato un duro colpo alla mafia catturando il massimo rappresentante di Cosa Nostra ? Il processo contro le talpe in procura si è tenuto il 7 giugno. Il giorno prima, 6 giugno, sempre lui, Prestipino, stava cercando di inchiodare il suo stesso teste in un processo che lo vede come imputato di favoreggiamento a cosa nostra. E questo è Prestipino. Ma passiamo ad Ingroia, adesso. Forse non lo sapeva, il PM, che la persona a cui ha fatto ristrutturare la sua casa era uno dei prestanome di Provenzano. E forse non sapeva neanche che il suo braccio destro era una delle talpe della mafia in procura.Magari non era davvero al corrente… ma con il lavoro che fa, insomma (  continua  qui ) >> .E  gli esempi potrebbero continuare  ecco perchè  guardo poca  tv   e  molti dvd  e  odioo  i reality   , i  quiz  , e  altri programmi  ( salvo zeling , camera  caffè ,mai dire  goal  , la  squadra e poche altre trasmissioni tv   )  . Non sò più cjhe altro dire  se  non concludere    paarafrasando  un'altra famosa  canzone  che  segnava il passaggio  dalla  prima  repubbòllica  a Berlusconio      dicenso  sta   a voi decidere  se  con il mio  blog  io sto   dalla parte di chi ruba nei super mercati o  gli  ha  costruiti rubando  >>  qui per  il testo  e l'autore    con  questo  e  tutto alla prossima  gente  ovunque  voi siate 

22.9.05

THE ROAD


Ci sono dei momenti in cui la voce del vento si fa più forte, e lo si sente soffiare fin dentro l’anima. Quando il vento chiama, l’unico modo per acquietarlo è prendere uno zaino e mettersi sulla strada, per vedere fin dove si può arrivare in sua compagnia. Come disse Bilbo, è pericoloso aprire la porta e prendere la strada, perché non sai mai dove può portarti. A volte ti riaccompagna subito a casa, altre ti porta in un paese lontano, altre ancora non ti libera più. Per la maggior parte di noi vale la prima possibilità, o al massimo la seconda, e al termine del viaggio casa ci aspetta impaziente. Ma ci sono persone che la strada non liberà più, per cui il vento soffia troppo forte. Frodo non può più stare a Hobbiville, Vianne deve abbandonare la sua chocolaterie, Roland continua a correre verso la Torre Nera, e molti altri ancora. Per loro non c’è un posto da chiamare casa. Questa è per loro. Musica: Loreena McKennit, Dante’s Prayer. Il testo alla fine è un adattamento dei Modena City Ramblers, Ninna nanna.


 


THE ROAD


I’m sitting here on this cold stone


A lonely road beside me


I’ve walked ten thousand miles


To see this raging sea.


A woman ’s singing her song


A warm light has caught my eye


And while I knock at the inn’s door


I remember our goodbye.


Pray for me when I’m lonely


When I’m lost far from here


When the rain sings my name


Will you shed a tear?


A fire is warming the room


The night has fallen outside


And thinking of my friends home


I’m alone in this red light.


Nobody here knows my name


And the road travels with me


All through the wind and the rain


‘s this where I wanna stay?


Pray for me when I’m lonely


When I’m lost far from here


When the rain sings my name


Will you shed a tear?


The wind is calling me again


His voice I can not ignore


I shall put on my old shoes


I’ve heard his calling before.


And when the road is too muddy


And this wind blows in the trees


I’ll sit and play my guitar


And pray the gods to be with me.


Pray for me when I’m lonely


When I’m lost far from here


When the rain sings my name


Will you shed a tear?


Pray for me when the night comes


Tell the gods I’m alone


Someday the wind will stop and


I’ll finally find my home.


 


"And someday safe stars will lead us in a far corner of the world to meet again. We’ll meet in slums, among musicians and drifters, or in the secret paths where fairies still run. And tonight I pray the god of traveler, so that you may have some money to spend tonight, and someone in your bed to chase away this cold winter, and a white angel sittin’ near your window."


 


Senza titolo 815


TORRI GEMELLE: CROLLI PASSIVI, O DEMOLIZIONI CONTROLLATE?

Di
Massimo Mazzucco



E' noto come le Torri Gemelle fossero state progettate per reggere all'impatto di mutlipli aerei commerciali, grazie alla poderosa serie di piloni centrali di acciaio di supporto, ed alla particolarissima struttura esterna, a maglie in acciaio incrociate, che permetteva di redistribuire il carico su quelle restanti, in caso che una parte di esse fosse venuta a mancare. Ed infatti, ambedue gli edifici avevano retto egregiamente agli impatti, oscillando, scricchiolando e vibrando per qualche minuto, prima di ritornare stabili e immobili, con il carico redistributo ben sotto i margini di tolleranza.

E gli incendi stessi, sviluppatisi a causa della fuoriuscita di kerosene, erano durati molto poco, senza mai raggiungere, nemmeno al momento delle esplosioni, le temperature necessarie ad indebolire l'acciaio delle strutture portanti. Svariati studi di architettura hanno respinto con decisione l'ipotesi dell'indebolimento progressivo dell'acciaio, ricordando che prima dei crolli il fumo di ambedue gli incendi era addirittura diventato nero, segno evidente...

... che le fiamme avevano ormai finito di consumare il materiale disponibile. Nel frattempo, si era vista gente affacciarsi dalle voragini stesse provocate dagli aerei, a conferma che in quella zona non ci potessero essere i 1500 gradi necessari a fondere l'acciaio. Inoltre, molte persone che stavano ai piani superiori, sono riuscite a scendere fino a terra, attraversando quindi i piani incendiati. Hanno tutte raccontato di aver incontrato moltissimo fumo, ma un calore minimo. La seconda Torre, poi, ha visto all'interno un incendio ancora minore, poichè la maggior parte del carburante è fuoriscita in diagonale, esplodendo nella terribile palla di fuoco che tutti abbiamo visto in TV.

Eppure, inspiegabilmente, misteriosamente, improvvisamente, dopo aver retto per circa un'ora ciascuna, le Torri sono ambedue crollate, accartocciandosi su se stesse, in maniera praticamente identica, tanto rapida quanto simmetrica, e senza minimamente danneggiare gli edifici circostanti. Il solo fatto che due Torri di 400 metri cadano, nel centro di Manhattan, senza colpire uno solo degli edifici circostanti, è certo da Gunness dei primati.

Stessa sorte, ancora più inspiegabile, è toccata nel pomeriggio al WTC7, un grattacielo in cemento armato di 40 piani, che aveva subito solo un incendio limitato, e non era stato nemmeno sfiorato dagli aerei. Un grattacielo molto simile ha bruciato di recente, a Madrid, per oltre 48 ore, sviluppando temperature decisamente superiori, senza che la struttura di acciaio cedesse minimamente in alcun punto.

Dall'inizio della storia dell'ingegneria civile, nessun grattacielo in cemento armato era mai crollato per effetto del fuoco. L'11 Settembre 2001, nello stesso luogo, e nell'arco di poche ore, ne sono caduti addirittura tre fra i più moderni e robusti del mondo.

Il fatto che vi siano molte testimonianze che parlano di "multiple esplosioni", avvenute prima e durante i crolli stessi; il fatto che i detriti siano stati lanciati con forza in orizzontale, a grande distanza, e addirittura verso l'alto; il fatto che tutto si sia ridotto in polvere finissima, senza che sia rimasto un solo blocco di cemento intatto; il fatto che tutto l'acciao dei piloni rimasto sia stato svenduto o riciclato in gran fretta, senza che nessuno potesse prima analizzarlo; il fatto che la proprietà - a sua volta fresca di poche settimane - avesse appena stipulato un vantaggiosissimo contratto assicurativo contro attacchi terroristici (ha di recente incassato 7 miliardi di dollari), e tanti altri particolari che qui non c'è spazio per illustrare, hanno fatto pensare a molti che si fosse trattato di demolizioni controllate.

Questo filmato offre dei semplici elementi visivi, senza commento di alcun tipo. A voi il giudizio finale.



Per vedere il filmato vai QUI


Per alcune foto esplicative cliccare QUI e QUI


Per la testimonianza dei pompieri superstiti clicca QUI



FONTE: www.luogocomune.net


Senza titolo 814

A quei tempi non c'era il Berluska



Altro che "difesa della famiglia dai gay". Nessun governo come questo ha mai fatto di peggio per le famiglie italiane. La mancata politica dei prezzi, la perdita del potere d'acquisto, l'impossibilità di sopravvivenza con un solo reddito, il taglio dei servizi locali (come gli asili nido) e la legge Biagi che impedisce qualsiasi certezza lavorativa per i giovani: questi e non i Pacs sono i veri problemi di una famiglia. Ma Ruini non può saperlo e il Berluska non può dirlo.

Senza titolo 813

21.9.05

incontro con Carlos Montemayor a Quartu S.E. (CA)

"Dai popoli Maya del Chiapas si alza una voce che non intende  togliere spazio a nessuno nel mondo, ma esige che nessuno sia privato di uno suo spazio nel mondo . 
 La discriminazione (sotto qualsiasi forma, sia essa politica, razziale, economica o giuridica) è una forma di negazione dell'essere umano, un modo per mettere un uomo contro l'altro, contro se stesso.
 Per questo, la lotta dell'EZLN e il coraggio degli indios zapatisti del Chiapas non sono un fenomeno che riguarda solo il Messico.
 Questa lotta comunque vada a finire in Messico è un frammento nella lotta eterna per l'affermazione della dignità dell'uomo"

 Incontro con:



 Carlos Montemayor
 22 settembre 2005   
 ore 18:00
 Sala Convento Cappuccini Sant'Agata 
 Via Brigata Sassari 
 Quartu S.Elena
      




    Carlos Montemayor è un esperto di storia dei movimenti guerriglieri, si è occupato di letteratura orale, coordinando seminari di giovani scrittori indigeni. Studioso di lingue indiane, narratore innamorato delle rivolte contadine, poeta delle stagioni, scrittore, giornalista, professore universitario. Sono stati  pubblicati in Italia tre suoi libri: La danza del serpente, La guerra in paradiso, Chiapas: la rivoluzione indigena. 

 "(.) I muri di confine tra Stati Uniti e Messico rappresentano un altro caso di separazione impenetrabile, così come il muro creato dal governo israeliano in Palestina è sinonimo non solo di distanza ma di repressione e appropriazione violenta del territorio. Quando le frontiere non sono sufficientemente funzionali come concetti politici e territoriali, normalmente si convertono in muri di pietra, acciaio o bombardamenti. E non si tratta di un cattivo funzionamento delle frontiere, quanto della tensione insolita e brutale di governi o gruppi di potere concreti. Cancùn, Washington o Genova che si chiudono per impedire le manifestazioni "altermundistas", rappresentano altri crimini di frontiera, che non marcano solo territori ma anche poteri politici ed economici." (c.m.)


     

sembra quasi...
Sembra quasi, in sere come questa,
che la terra sia un modo di essere,
una dimenticata sensazione. E che si cerchi
come un desiderio nel nostro corpo,
come se nel nostro corpo lo sentisse
l’erba che l’ha coperto,
le piogge che su di esso per tante notti sono cadute.
In sere come questa capisco,
senza fretta, chiaro,
che ogni corpo ricorda la terra che è stato.


traduzione di giovanni gentile marchetti (http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_01_04-section_2-index_pos_1.html)



http://www.seix-barral.es/fichaautor.asp?autor=48
http://switzerland.indymedia.org/it/2005/06/33443.shtml
http://www.tmcrew.org/chiapas/chiapas2/montem.htm
http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_01_04-section_2-index_pos_1-author_130.html

Tra le mie canzoni preferite..





FOTORICORDO
E allora eccomi qui adesso resto per un po' da solo meglio così io per il mondo oggi non ci sono e voglio restare con me stesso a pensare se solo adesso mi fermo ancora mi sembra di sognare una foto coi miei attrae il mio sguardo in quello scatolone ricordo sai era la mia prima comunione un caldo infernale un pranzo con poche persone quel vestito nuovo rotto poi giocando a pallone e ancora eccole qui tra mille foto impolverate vedo così le mie emozioni immortalate troppi ricordi momenti incancellabili mentre una lacrima disegna un solco tra i miei brividi guarda mio padre coi baffi siamo nei settanta quel pancione mia madre lo porta assai contenta le foto alle elementari in bianco e nero e a colori guarda questa non ci credo a me lo sai sembra ieri... Cerco su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo non sia mai trascorso e un brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e so che le emozioni non muoiono mai... Vedo gente con noi persa lungo questo mio cammino giuro che mai avrei riconosciuto quel bambino e che cambiamenti tra gli amici e parenti con le mie pettinature quando stavo sui venti mi fermo un attimo qui o meglio mi si ferma il cuore quando a un tratto così ritrovo il primo grande amore resto senza parole sai che eri bellissima guardando dietro c'è un cuore due frecce ed una dedica \"Staremo insieme per sempre tu sei la mia vita \" e un sorriso innocente per poi com'è andata troppo distanti ma troppo simili sono i tuoi occhi a suggerirmelo qui non hai alibi ritrovo serenità quando rivivo quei momenti in tutta sincerità anni rivisti in pochi istanti guarda questa è l'arena ero a vedere Vasco la metto sul comodino accompagnerà questo mio testo... Cerco su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo non sia mai trascorso e un brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e so che le emozioni non muoiono mai... E non so se sorridere io non so cosa può succedere so che voglio vivere fermando il tempo e guardarlo in un foto ricordo ... E in sottofondo mettere buona musica questa la voglio me la stacco dalla pagina è la più vecchia c'è tutta la comitiva sembra persino che anche il sole sorrida quanto sembriamo diversi sempre gli stessi alcuni si sono persi ma noi ci siamo ancora e allora scatta subito così per sempre avremo accanto il nostro pubblico... Cerco su ogni volto un ricordo e sembra che il tempo non sia mai trascorso e un brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e so che le emozioni non muoiono mai





 




 




PICCOLA STELLA SENZA CIELO
(L. Ligabue)




Cosa ci fai

In mezzo a tutta

Questa gente

Sei tu che vuoi

O in fin dei conti non ti frega niente

Tanti ti cercano

Spiazzati da una luce senza futuro.

Altri si allungano

Vorrebbero tenerti nel loro buio

Ti brucerai

Piccola stella senza cielo.

Ti mostrerai

Ci incanteremo mentre scoppi in volo

Ti scioglierai

Dietro a una scia un soffio, un velo

Ti staccherai

Perche' ti tiene su soltanto un filo, sai

Tieniti su le altre stelle son disposte

Solo che tu a volte credi non ti basti

Forse capitera' che ti si chiuderanno gli occhi ancora

O soltanto sara' una parentesi di una mezz'ora
Ti brucerai

Piccola stella senza cielo.

Ti mostrerai

Ci incanteremo mentre scoppi in volo

Ti scioglierai

Dietro a una scia un soffio, un velo

Ti staccherai

Perche' ti tiene su soltanto un filo, sai..





Shally

19.9.05

Senza titolo 812

Ero al bar  con degli amici e non si parlava  d'altro (  credo che  ciò dipenda   dal potere  mediatico  dei media in particolare della  tv  ) che per  coprire  , nascondere    news  scomode    usano oltre  il gfgossip  e il calcio   ,  il sesso \ l'erotismo   secondo la politicca  degli imperatori   romani    ovvero panem  et circenses  )   che di Miss italia  e  delle  troie  (  scusate ma  mi sono lasciato trascinare , mea  culpa  ,  dalla  canzone la mia patria    colonna  sonora di quello che fu raiot  di sabrina  guzzanti    in esecuzione  mentre scrivo  questo post     chi volesse  il testo dela canzone lo trova  qui ) ehm  ,  veline  e star della  tv   vecchie  e nuove   che non fanno  altro  che  fare calendari erotici .  Poii dovpo unn'ora   e quialcosa   , essendomi  stufato ( metaforicamente parlando  ) tento  di cambiare  discorso , ma  non ci riesco .. Ma  ecco che    Antonio (  none di  fantasia  ) :  mi dice   : << ma sei passato all'altra sponda o  è misogino >>,  e  gli altri  no  è diventato femminista  ; le ragazze   fin'ora poco attente  al   discorso parlavano di argomenti    femminili  si  girano ad ascoltare la nostra diatriba    . Infatti io avevo risposto  ad  Antonio  : <<  nessuna delle due  >>  , mi dà fastidio , il fatto  che   le  donne vengano trttate come ogetto    e  come  "  tappa buchi  "  in tv  per   soddisfare i nostri istinti  erotici     e  darci i contentino  e  nopn dfarci  pensare   ha  ragione   l'articolo dela nuova ( che  qui riporto )     .
Allora ce  lo facciamo  portare     , lo leggiamo  e le ragazze  sempre  pià interessate  si schierano dalja mia parte   e  anche  alcuni  amici  fra  cui   Michele ( altro nome di fantasia  )  i dice  : <<  non  ti baisimo  non hai tutti i torti >>  altri stanno zitti  , e  Antonio  : <<   è diventato femmiunista  >>  .       Poi il proprietario del locale  vine  e ci dice  che stà chiudendo  .Alcuni vanno a  ballare ad  Olbia   , io   rientro a casa  , pechè  devo rincominciare a  studiare  vistom     che  devoi preparare un esame   . 
 ecco  l'articolo   a  voi  decidere   che cosa sono 


 
                        Pagina 54 - Cultura e Spettacoli 
  
 IL «flagello» dell’appuntamento annuale con il concorso di bellezza di Salsomaggiore  Le scenografie del XXI    secolo  Miss Italia, le «bikinate» e il mercato degli schiavi  Le ragazze in costume da bagno: solo icone della televisione di oggi   
 ROMA. Micidiale come un messo comunale con l’avviso di pignoramento, a ogni settembre «Miss Italia» si infila nel televisore, e a quel punto con Vespa che è tornato, chi se ne accorge che è arrivata la gramigna? Sembra l’intervallo di una partita di pallanuoto con Carlo Conti. Ignari, precipitiamo dentro «Miss Italia», viene la depressione e pensiamo alla gran vita che invece fanno le sogliole.
 Nei giorni prima non percepiamo gli spot del flagello. Eppure non può essere materiale televisivo fantasma solo perché lo presenta Carlo Conti col fantasma di Frizzi. Ma sono spot mimetici, intercambiabili con quelli dei quiz, dei reality e delle trasmissioni di calcio. «Promo» col bikini. Perciò è difficile fare caso che c’è Miss Italia in arrivo: in televisione le ragazze in bikini sono la televisione. Se uno a un tratto vede Carlo Conti che fa ballare il valzer a delle ragazze in bikini, sembra un fuoriprogramma perchè delle ragazze sono state derubate dei vestiti. Invece in tivvù le «bikinate» le puoi trovare da decenni di schiavitù femminile. Sono le ragazze in bikini, le scenografie viventi del XX e XXI secolo. Stanno all’aperto e al chiuso. Sono comodissime, e se serve, hanno anche la maniglia in testa. Se per esempio fa venti sotto zero, ma si trasmette da Cortina, a nessuno viene in mente che le ragazze sentano freddo. Loro stanno lì e sorridono. Sono dappertutto, a parte nel tiggì che ce ne ha sempre privati a causa di una discriminazione, nella televisione di oggi, tra spettacolo e informazione. Perciò, con tutti quei bikini, di «Miss Italia» te ne accorgi solo quando ti arriva addosso la sciagura. Le ragazze sono lì, a migliaia, come cavallette in due pezzi, pronte a gettarsi sulla messe dei microfoni. Per recitare, cantare, anche solo per fare bau. Ma dopo la prima ora e mezzo che quelle creature stanno in piedi con le mani dietro la schiena, in frugali mutandine e reggipetto, quello che viene in mente è il mercato degli schiavi. E infatti, uomini e donne, vestiti e seduti dietro un tavolo, danno i voti, valutano i corpi, le capacità, il sorriso. Ci manca solo che il presentatore metta loro le mani in bocca e guardi se hanno i denti buoni. La cosa curiosa, ben travestita da cosa normale, è quando le ragazze stanno lì in bikini e parlano del più e del meno col presentatore. Cosa ci può essere di normale quando una persona deve vivere per una settimana in costume da bagno? Ma la cosa migliore è successa venerdì. Magari abbiamo aspettato sessantanni, ma ne è valsa la pena. Una ragazza si è seduta in costume da bagno al pianoforte e ha suonato Beethoven. Le prime note di «Per Elisa». Quelli della giuria hanno cominciato a fare su e giù con la testa, in modo che si capisse che conoscevano quel pezzo di Storia. Cultura? Erotismo con la polenta? No, un bel niente.


meditate  gente  mediatate  .

Senza titolo 811

 sempre dala nuova  sardegna  di oggi  dall’inviato Agostino Murgia Il sangue che scatenò la stagione dell’odio Una messa e canti strazianti per ricordare i cinquant’anni della strage di San Cosimo Gli assassini sbagliarono auto e nell’agguato morirono tre amici che tornavano dalla festa



MAMOIADA. Una cerimonia funebre accompagnata dai canti del coro di Nuoro. Strazianti, per ricordare il cinquantesimo anniversario della “Strage di San Cosimo”. Un capitolo che ancora oggi tutti ricordano, un tragico sbaglio. I rapporti di allora parlano di “tre ignari viaggiatori” che si trovarono a transitare in quei posti. Avevano un “Fiat Giardinetta”, vecchio modello. Mentre tornavano dalla festa vennero investiti da una tempesta di piombo. Morirono Ettore Tola, ex segretario comunale. Pietro Porcheri, veterinario. Ernesto Spinelli, direttore dell’allora “Sita”, società di trasporti automobilistici. Nicolino Caria, all’epoca vicedirettore dell’Ept, sopravvisse. Pare che prima di svenire avesse sentito gli assassini dire: «Accidenti, ci siamo sbagliati». In realtà, al posto degli uccisi, nel luogo sarebbe dovuto transitare un certo personaggio di Mamoiada che aveva una vettura perfettamente uguale a quella delle vittime. La cerimonia funebre di ieri non ha voluto ricordare i tragici fatti di sangue che seguirono a quell’errore. Sono stati pianti i morti, che niente avevano a che vedere con quanto andava maturando in quegli anni a Mamoiada. Tola, Spinelli e Porcheri sono morti per il semplice fatto di essere stati a bordo di una vettura simile a quella della potenziale vittima. Ci fu anche un processo che vide come imputati alcune delle persone di maggior rilievo, all’epoca, a Mamoiada. La corte d’assise prese atto dell’esistenza di alcuni “clan”, cercando di catalogare l’evolversi degli avvenimenti. Nel dibattimento nei confronti dei sospettati - dei quali non facciamo i nomi - si arrivò a una condanna in primo grado, seguita da un’assoluzione in appello. Indipendendemente dal processo, però, questo fatto avrebbe innescato una delle più sanguinose faide mai viste in Sardegna. I “vecchi” venivano lasciati vivi, per farli assistere alla morte dei loro congiunti giovani. Solo in seguito sono stati regolati i conti anche con loro. Pochi dei protagonisti di questa vicenda sono morti a letto, di malattia. Anzi: si dice che un anziano sia stato ucciso quando si era saputo che aveva una malattia che non gli avrebbe lasciato scampo. Ucciso, anche lui. L’uomo che doveva essere ucciso al posto di Tola, Spinelli e Porcheri, pare che non sia rimasto a guardare. Formò una sorta di “clan”: ancora prima che la corte d’assise d’appello di Cagliari riformasse la sentenza, cadde la prima testa. Nel 1958 avvenne il secondo delitto di “risposta”, seguto da ulteriori repliche. Si viaggiò con una certa media di omicidi, sino al 1965. A partire da quella data, si instaurò un apparente clima di distensione, tale da far ritenere alle autorità che fosse stato raggiunto un accordo tra le parti: ma così non era. Le ostilità ripresero in tutta la loro irruenza, dopo lo sgarrettamento e l’uccisione di alcuni capi di bestiame appartenenti alla persona che doveva essere la vittima predestinata di San Cosimo. Costui, dopo alterne vicende, venne assassinato nel 1973, a colpi di scure. Nel frattempo, però, i “clan” erano andati via via consolidandosi, portando a diramazioni della “rete” che in ogni caso ritornavano a quella che ormai poteva essere definta la “faida storica”. Ci furono rami estemporanei, altri essenziali, ma sempre all’interno di una logica che non lasciava scampo. Bisogna naturalmente precisare che mentre tutto ciò accadeva, la popolazione di Mamoiada assisteva impotente all’evolversi dei fatti. Grandi lavoratari, gente che teneva curva la schiena dalla mattina alla sera nelle vigne e nei campi, o dietro il bestiame: vedeva i propri compaesani cadere uno dietro l’altro, in una logica defficilmente decifrabile. Eppure, tra tante faide, quella di Mamoiada è la più “leggibile”: i “clan” - formatisi al principio - hanno delle caratterisitiche proprie. Al loro interno si sono costituiti dei sottoinsiemi, formati da aggregazioni non appartenti al gruppo iniziale come “sangue”, ma in ogni caso affini. L’inferno scoppiò quando gli appartenenti al sottogruppo - per motivi momentaneamente indecifrabili - si rivoltarono innescarono una guerra senza quartiere nei confronti dei loro ex alleati. È in quel momento che la faida perse i suoi connotati storici e si trasformò in guerra tra gruppi. Senza quartiere, con un susseguirsi di morti che sarebbe molto difficile elencare. Ma ora tutto è passato. Da anni sembra regnare la pace, ed è per qusto che sono stati ricordati i morti di cinquant’anni fa.




diario di bordo n 98 anno III i no vax raccolgono quello che hanno seminato , caso Ramy Elgam gli abusi e la mancanza di rispetto del potere ,acca larentia uso distorto e strumentale del ricordo

Finalmente i anzi dei * no vax ( ovviamente senza generalizzare in quanto esistono come fra i vax quelli civili ed rispettosi ) trovano pane...