20.3.06

Senza titolo 1196

Accolgo l'invito di ripostare quella che è una voce di molti anni fa. E' ovvio che sono sempre io, ma i miei sono gli occhi e la voce del ricordo filtrato attraverso le illusioni e le disillusioni e gli errori più o meno consapevoli. Questo post non è che una delle tante pagine che seguono me stesso, ma anche dal mondo in cui sono nato e in cui vivo passando attraverso l'Italia del tempo. Per questo potrà anche sembrare venire da un altro mondo. Vedetelo come uno di quei tronchi che galleggiano dopo il mare in burrasca, dalla strana forma ed altrettanto strana provenienza. Ci sarà tempo per parlare di Trieste e del mondo dove mio nonno anarchico arrivò a fine '800, mio padre, fascista sconfitto arrivò nel 1946 e io nel 1950 dopo anni di collegio e di seminario. Grazie. Da www.kremablog.splinder.com


Fu un anno particolare, intanto il mio solito piede ritornava a fare i capricci. Madre natura mi aveva fatto un regalo al tempo della nascita e tornava a regalarmelo. Ci si abitua a tutto, anche a stringere i denti tutte le volte che appoggi un piede a terra finchè la fistola si apre spurga un po' e puoi camminare tranquillo e disinvolto. Certo ogni tanto pensi che attorno a te qualcuno avverta quello strano sentore vagamente ospedaliero, ma forse è solo una tua impressione e poi mica devi far vedere a tutti come stai.


Ormai era diventata una abitudine due volte al mese dal medico dell'INAM, complimenti fra mia madre, appena quarantenne, e un fusto di infermiere da ortopedia e io rinviato al prossimo round in attesa di miracoli.


La fine dell'anno scolastico, la solita, senza infamia e senza lode, un po' di sufficienze regalate (francese e latino), le altre in genere quasi guadagnate, filosofia e storia che facevano media così il brillante sette abbondante compensava la quasi sufficienza in storia della filosofia. Un unico tradizionale sette in architettura. Infatti, cambiato l'insegnante, in terza anche il programma era solo praticamente teorico con l'aggiunta di disegni a mano libera di particolari architettonici, apparentemente per valutare la buona conoscenza della teoria delle ombre.


Poi arrivò l'estate e, come sempre, la casa dei nonni, quella destinata ai due figli più grandi, a Maduno, isolata in mezzo all'ansa del Santerno che circondava tutto il podere.


Fu perciò un estate serena bruciata dal sole e da una attività fisica corale e nello stesso tempo autonoma, perchè mentre tutti dovevano decidere se si poteva raccogliere la pesca, se cioè il grado di maturazione era quello giusto, io caricavo le casse di frutta sul carretto, convincevo il somaro a muoversi, portavo le casse alla base, le accatastavo dentro all'ombra e via di nuovo nel campo.A fine giornata erano 800/1200 casse da 20/22 chili per un totale di circa 20000 chili ben pagate a 80 lire il chilo. Fate voi il conto e il finale lo moltiplicate per almeno 35 e avrete, in lire, il valore rapportato a oggi. Non male con tre raccolte alla settimana per due mesi e con manodopera pressochè tutta interna.


A settembre ritorno a casa, dopo due giorni un telegramma il nonno, il buon silenzioso FITA, l'uomo che mi aveva portato e ripreso in collegio e poi in seminario, che un paio di volte avevo impegnato in una rincorsa (lui di me) attorno la massiccia casa di via Lughese 35, era morto.


E tutto pacificamente, durante il breve riposo pomeridiano, mia nonna era andata per scuoterlo e svegliarlo girandosi sul fianco, ma quel gesto non aveva avuto risposta, almeno non la solita risposta degli oltre cinquant'anni di vita vissuta assieme.Non era molto che c'era stata la festa per le nozze d'oro, con tanto di benedizione in Chiesa, pranzo sull'aia con tutta la tribù intorno, compresa una delle nipotine in arrivo.


Mia madre, ovviamente partì e io, come tutti gli adolescenti, non compresi bene cosa era successo. O, almeno, lo capii solo l'estate successiva perchè non c'era più la sua presenza fisica. Non si vedeva più lì a capotavola allargata a qualcuno di noi con alle spalle l'enorme caminetto, non girava più attorno a casa a raccogliere le tracce del passaggio della "sua" cavalla con cui ancora, meno spesso, andava a Imola al mercato. Ormai al mercato ci andava regolarmente il figlio più grande, Arcangelo (mentre Primo era il secondogenito, ironia dei nomi), con il ciclomotore che aveva sostituito la bicicletta.


Non vedevo più quella figura abituale in cui la cintura, "e curzè", non teneva i pantaloni nel punto di vita, ma girava tutta attorno alla pancia, monumento alla dieta emiliano-romagnola, girando sul davanti poco sopra l'inguine. Non ho mai capito se era per non buttare vecchi pantaloni o perchè gli piacesse così. In fondo sotto la "capparèla", il mantello, nessuno vedeva cosa ci fosse. Ma, allora eravamo già nel 1954. Molte cose erano accadute.


Il pomeriggio tardi del 4 novembre, radio Trieste aveva dato notizia di un incidente alla stazione, la polizia civile aveva sciolto con violenza il corteo formatosi al ritorno da Redipuglia, e addirittura qualcuno aveva distrutto e calpestato una bandiera tricolore innalzata in testa al corteo.


Non era sconosciuta la politica filo-slava del governatore inglese della zona A, quella che comprendeva Trieste e poco altro, rientrava in un discorso molto ampio che, coltivando una politica favorevole a Tito allontanava il confine diretto con la Russia sovietica.


Fra Russia e Yugoslavia i rapporti erano freddissimi, Tito guidava una rete di stati "neutrali" comprendente anche alcuni stati ancorati al Commonwealth e quindi sotto la guida dell'Inghilterra come l'India, ma soprattutto Tito garantiva una qualche influenza inglese in Adriatico e una sudditanza anche economica dell'Italia. 


Non era una novità agli occhi degli storici, l'Italia andava bene nel Tirreno, così riduceva l'influenza francese e spagnola, ma non in Adriatico e da sempre la Gran Bretagna aveva manovrato nei Balcani in funzione anti Austria, Germania e Turchia. Il mondo è sempre quello, ma la Turchia, in un passato non così lontano era molto influente in Medio Oriente fino all'Egitto. E la Turchia, dopo la riforma laica di Ataturk, era sì ridotta quasi nei confini geografici, ma era bene stesse lontana dai Balcani e dai bacini petroliferi.


Ma queste sono considerazioni di grandi, a noi ragazzi, sia pure alla fine dell'adolescenza, quella notizia di radio Trieste fece svegliare l'attenzione. Il punto di incontro era, di solito, la parrocchia, attorno a Don Armando, ruvido ed efficiente cappellano. Il Parroco era un gentile signore perso nelle sue omelie quasi poetiche, Don Armando era un giovane uomo neanche trentenne che sapeva come gestirci. Io ero contento del mio ruolo di catechista e, a mia volta, di gestore dei ragazzini.


Non era l'aspetto religioso. rispettoso dei sacri principi, quello che mi piaceva, era fare il capobranco, con i ragazzini che mi ascoltavano e che mi portavo in giro, ad esempio a Muggia, dove la Diocesi aveva un punto di riferimento in riva al mare. Lì io salivo su una barchetta e a qualche decina di metri da riva manovravo parallelo alla linea di costa avanti e indietro così da garantirmi che nessuno corresse dei rischi al limite della profondità non a rischio. Sì. Mi piaceva. Ripensandoci sono stato un quasi decente prof., un quasi decente padre, finchè non li ho lasciati soli,  se contemporaneamente non dovessi essere anche un marito affettuoso. 


Ma non divaghiamo. In qualche foto dell'epoca ormai presente solo nei ricordi, magrissimo, quasi alto 1.80, nerissimo come un abissino pagaiavo felice, mentre le testoline dei miei aspiranti emergono dall'acqua. Partivamo al mattino e c'era, a mezzogiorno, il solito pranzo a base di pasta e fagioli. E i fagioli, come pochi sanno, sono più ricchi di proteine di una qualsiasi bistecca.


Torniamo a radio Trieste. La notizia c'era e ci trovammo in parrocchia. Alcuni dei miei coetanei frequentavano la Lega Nazionale e anche il MSI. Restammo a parlare fino a tardi, quasi mezzanotte, per organizzarci la mattina dopo ognuno nella propria scuola. Ci trovammo con il passa parola di chi aveva il telefono. A casa mia non c'era. Alle sette e mezzo ero già all'Oberdan, con nelle orecchie le parole, le sgridate di mia madre e le raccomandazioni.


Dall'Oberdan al Carli, la scuola dei ragionieri, per tenerli fuori di classe e poi il corteo in città. L'intervento di nuovo della polizia civile e, in particolare, del nucleo mobile, un particolare addestrato gruppo di origine e lingua slovena. Giovani e nerboruti, i componenti di quel nucleo,  nati  e cresciuti nei paesini attorno con tutto il rancore verso sti cazzoni di giovani della città. Normale rivalità fra contado e città, usata a proposito e sproposito dagli ufficiali inglesi. Come già detto non so se in questo blog o altrove, per la prima volta nella mia vita mi sentii colonizzato, uno dei tanti negri della storia e geografia inglese.


Quell'ufficiale magro ed elegante, quarant'anni ben portati nella sua divida e quel cappello con visiera, gli occhiali e quel bastoncino nero in mano, là, là, e ancora là- E là c'eravamo noi bianchi di colore da picchiare con i manganelli e i calci del fucile in piazza della Borsa, inseguiti perchè l'arrivo della Polizia aveva messo in fuga tutti i ragazzotti primini e noi, più grandi, sui 16/18 anni improvvisamente isolati di fronte all'arrivo deciso e prepotente, non avevamo altro scampo che verso gli stradelli di Cavana. Cavana, per chi non è triestino è un nome come tanti, ma è Rena vecia, la Trieste della piccola mala, dei casini e delle puttane dentro, tenute e mantenute dalla marchetta da 200 lire, due o tre euro di oggi per la corsa singola, 5 euro un servizio doppio per il marinaio di turno, mentre magari lei fumava una sigaretta o leggeva Grand Hotel.


Ma saranno informazione per dopo, a 18 anni compiuti.  Ora era una zona dove ulteriormente dispenderci e dove, all'uscita dei vicoli, verso il teatro romano o verso la salita a S.Giusto ci aspettava la Polizia. Alcuni fuggirono verso Ponterosso, verso la Chiesa in testa al Canale, S. Antonio, e lì proprio dentro alla Cattedrale la Polizia si ostinò a entrare e manganellare a sangue, con una decisione che poteva essere solo di origine politica precisa.


                                                              TRIESTE 1953Ma mi fermo qui. Il ricordo è doloroso fino alle lacrime. Scusate, sembra stia succedendo adesso. Ancora nelle orecchie l'eco delle urla, dei comandi secchi. Il richiamo delle nostre voci. i nostri inutili  ed eroici, VIVA TRIESTE, VIVA L'ITALIA.  Non ridete, oggi, era più di 50anni fa, era la nostra identità, come era la identìtà dei miei studenti di 15 anni dopo, nel '68, come del resto ho scritto nel post precedemte. Rinvio alle foto. Non credevo di reagire così. Scusatemi.   


La foto è davanti alla cattedrale, S.Antonio. Il mare o, meglio, il Canale, è alle spalle. Noi ormai eravamo nell'ultima linea di difesa prima di entrare nella sicurezza illusoria della Chiesa. Illusoria perchè la carica proseguì sistematica all'interno Si vede che in quel momento gli ufficiali inglesi non pensavano alle comuni origini cristiane, così di moda oggi.


 Eravamo puramente e semplicemente come tanti rompicoglioni delle colonie che complicavano la vita ai signori ufficiali e in una città dove non si erano aperti salotti per loro e sufficientemente civile perchè le uniche donne disponibili fossero quelle a pagamento del Casino di lusso in fondo al Viale, quello delle pasticcerie, dei tavolini, del passeggio e niente di più. E li vedevamo in fila ordinatissima uno dietro l'altro (in questo sì noi eravamo veramente italiani cioè disordinati) fuori dei due cinema esistenti in zona. Cinema solo per loro, inglesi e americani.   


Senza titolo 1195

su http://blogfriends.splinder.com/ comunità più libera  di  volobliquo   ho trovato questo  post    molto intreressante


Preveggenza

Qualcuno già lo aveva capito che ci saremmo trovati un giorno o l'altro a scegliere tra il male ed il peggio...


«A te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri»
(Rino Gaetano, Ti ti ti ti)

19.3.06

Senza titolo 1194

Ascoltando l'ultimo  disco  , uno dei regali dei mio  30  compleanno,   di Ivano Fossati  in particolare  cara democrazia , l'argancelo ( quella che  poi  da  il titolo al disco ) e il battito  è sono arrivato a  concludere  ( processo già iniziato con la canzone popolare ) che  l'apparenza inganna e molto spesso  è menzognera  .
Infatti  inizialmente  ascoltando  , poi anch'essa rivalutata  e  contestualizzata  , quella che una delle  delel canzoni della mia infanzia  , la mia  banda suona il rock credevo fosse  un cantante  da ragazzini  cioè commerciale  , poi ascoltando  e  poi  ascoltando senza doverla  contestualizzare  , in quanto risale  alle  mie  prime   esperienze  culturali  \ politiche  ( da intendersi  politica  e non politika   vedere i miei scritti precedenti  o leggere " speranze "di Mario Capanna o si guardi il film  Sostiene Pereira  con Marcello mastroianni   tratto  dall'omonimo romanzo  di Tabucchi  per  capire quello che intendo  )  ,  la  canzone popolare ,   e  andami a  ad ascoltare  in file mp3    da   un amico   tutta la sua discografia  comprese anche  le  canzoni    ch ha scritto  pero con  altri  e  in particolare  la Mamannoia  e de Andrè   e  rileggendomi i i testi  dal suo sito  ufficilae  ( www.ivanofossati.it ) , ho capito che , nonostante  la  voce  (  almeno secondo me  , poi  posso sbagliarmi  dato che  non sono  nè un tecnico  musicale   nè ho  un ottimo udito   in tale campo  dovuto anche ai problemi uditivi  che  ho  avuto  in  28 anni e  che in parte mi trascino   tutt'ora  )   poco  armonica   ,  scrive delle bellissime  canzoni   e riesce ad esprimere  pensieri profondi  .  Un disco molto bello 
un album carico di riflessioni sulla politica, sui sogni e sull’amore. passando da ritmi rockeggianti ad una dimensione musicale più classica, azzardando strade nuove senza però abbandonare le atmosfere che lo caratterizzano da sempre e che lo hanno  reso ddi  difficile ascolto   a chi  non ha  un orecchio musicale  e  chi  s'accontenta  di ciò che passa il convento   (    leggi le  radio o  mtv  e le  tv musicali  )   che  non approfondiscono   o se lo fanno  lo fanno raramente  .   Condivido  quanto dice  lla  sezione musicale  del Leonardo : << [....]  è diviso in due momenti fondamentali. Il primo, più duro, parla di ciò che è diventato il mondo, il secondoinvece risulta più ironico e spensierato, come se l’autore volesse regalare all’ascoltatore uno spiraglio di ottimismo. [...] >> . Nei nuovi brani Ivano Fossati riprende i temi a lui più cari, come ad esempio la guerra, in particolare quella del petrolio. In Ho sognato una strada l’autore racconta la storia di un uomo che ormai solo e sganciato da ogni legame di comunità tenta di salvare almeno se stesso, aspettando un angelo e una parola. Il singolo Cara democrazia è invece una chiara esortazione civile a pensare che nel nostro occidente termini come libertà e democrazia sono sempre più abusati e svuotati del loro significato originario, proprio da chi promette una democrazia e una libertà che sono sempre più di "mercato". Un altro tema ricorrente è quello dell’immigrazione e della paura del diverso  , dove un occhio  attento  alla   situazione italiana    vede  una  sferzante  critica   all'incivile  Bossi fini  L’Arcangelo, infatti, porta all’uomo di oggi il messaggio che i tempi sono cambiati e che la realtà non è più quella di prima. Anche nel brano La Cinese (  uno dei  meno belli )  l’autore tratta la tematica della diversità, in questo caso attraverso la storia di uomo dell’alta finanza che teme il sistema economico dell’imprenditoria orientale, rappresentato simbolicamente da una donna che incarna proprio la Cina. Nell’album sono inoltre presenti diverse tracce dedicate all’amore, come ad esempio L’amore fa, una vera e propria ode all’amore, o la più intrigante Danny, dedicata all’amore omosessuale, una storia  raccontata senza i toni del rapporto del diverso , come   la morale dominante  buonista  definisce  l'omossessualità ma narrata come se fosse una delle tante canzoni sul rapporto di coppia. Di particolare interesse è il brano Il Battito, attraverso il quale il cantautore genovese riflette su come la velocità odierna dei pensieri e delle parole possa danneggiare la profondità dei pensieri stessi  e in cui  si  sente  nello spirito  un rimando  alla canzone  Lavorare  con lentezza  di Enzo del Re    da cui hanno tratto l'omonimo   film di Guido chiesa  Infine, se nell'accattivante "Reunion" fanno la loro ricomparsa chitarre elettriche e batterie percussive, il finale è tutto all'insegna di sonorità più morbide e rilassate: dalla suggestiva "Baci e saluti" ("ho mille posti ancora dove andare/come i pesci qualunque/e se passa l'ombra dell'amore/posso nascondermi aspettando che ritorni") alla sfinita "Aspettare stanca" ("parto leggero come un autobus vuoto/per una campagna, un mare, una montagna qualunque/dove gelino perfino le ore") sino alla dolce, conclusiva "Pianissimo" ("una parola/sola/brevissima /scritta per amore /e mai nessuna/nostalgia/mai più nessuna /nostalgia"), Fossati smorza i toni, parla di sentimenti con la grazia e la tenerezza che gli sono proprie, incanta come sempre .
Concludo  questo post  invitandovi a  non  fermarvi all'apparenza  , ma  di approfondire  le  cose   e non di accontentsarvi solo di quello (  molto spesso  robaccia che non dura che  un istante  ) che passa  il  convento   Questo avviso  non vale  solo per il  campo  muscicale \ culturale , ma anche  in quello dell'informazione  e della vita  .Concludo con la canzone  (  trovate sotto il testo )  Salmodia degli Africa Unite che  in questo momento  è  in canna  nello stereo 


Madre nostra ascoltaci
Appesa nel tuo androne
Fredda luce dei cortili
Color televisione

Agito la giungla
Dei miei capelli e poi
Cerco un po’ più in alto
Verso un sole che arriva e che batta per noi

Strade di giudea
Miliziani santi e cowboy
Cielo di Damasco
Che folgora illumina incanta converte
Orchestre tropicali
Ghettoblaster di Trenchtown
Armi nella casbah
Frammenti di guerra ma santa è la guerra

Miracolo da salmodia la contrapposizione
Che libera tutti i giusti da ogni merda di prigione
Dal dio dagli eserciti alla privatizzazione
Liberaci da tutti i mali

Miracolo da salmodia la controinformazione
Che recita la merce in fondo è distruzione
Il verme di partito il trafficante e il suo padrone
Non avranno assoluzione

Madonna di gitani
Roulotte e campi nomadi
Nel cancro di un’Europa di razza
Preserva il cuore puro a chi non ne vuol sapere
Di mura di nazioni e confini

Guarda “differenza” parola bandita
Ormai
Mentre
La periferia del mondo aspetta ancora
Ricchi e baraccopoli
Esplosioni a Bogotà
Orchestre arroventate
Tamburi e popoli oscuri sorridono
Uomini e cappucci
Fratellanze e traffici
Veleno a Mogadisho
E pioggia di piombo sul cuore d’Europa

Miracolo da salmodia la contaminazione
Il mondo e la preghiera hanno una sola direzione
Non è l’ipocrisia di casta o religione
Che libera da tutti i mali

Miracolo da salmodia la rivendicazione
Tra polvere e macerie
Lamiere e distruzione
Gli artigli della patria la divisa ed il bastone
Non avranno assoluzione

Miracolo da salmodia la controimposizione
Che libera tutti i giusti da ogni merda di prigione
Dal dio dagli eserciti alla privatizzazione
Liberaci da tutti i mali

Miracolo da salmodia la controinformazione
Che recita la merce
In fondo è distruzione
Il verme di partito il trafficante e il suo padrone
Non avranno assoluzione

Miracolo da salmodia la contaminazione
Il mondo e la preghiera hanno una sola direzione
Non è l’ipocrisia di casta o religione
Che libera da tutti i mali

.


 Con questo  è tutto al prossimo disco


Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano

 


In questi giorni di scontri di piazza, di noiosi duelli televisivi, di giornalismo da quattro soldi e di tante altre questioni che si aprono senza essere richiuse, io ho un moto inquieto. O meglio, sono proprio incazzata con gli eventi, con i soggetti di questa storia a passo di gambero, sempre per citare Umberto Eco. Mi chiedo come si fa a proporre ancora una volta in Europa, questa grande multinazionale della finanza e della banche, questa bandiera stellata che ancora non ci illumina, ma al massimo ci oscura ponendo l’Europa un passo indietro, verso lo stato liberale ottocentesco, questa politica neoliberista della flessibilità, che dal mio punto di vista ha solo un nome: precariato. Già il solito precariato ottocentesco alla base del rapporto servo-padrone che fa del lavoro un ricatto. Questo secondo il neoliberismo è il futuro ed invece è il passato più nero della nostra storia. Io non posso non indignarmi di fronte alla distruzione dello Stato Sociale, che avrà tanti difetti per carità, ma rappresenta nella spirale della Storia un punto d’arrivo, una concezione dello Stato che può essere migliorata, ma non abbattuta a colpi di antiche, obsolete randellate liberali. La verità è rivoluzionaria diceva Gramsci: sì, e allora vi sbatto in faccia la mia verità! La flessibilità va bene, ma solo per noi formiche, parenti ed amici si sistemano nel più sicuro angolo dell’amministrazione pubblica, dando sfogo ai clientelismi più nauseabondi della nostra classe politica. Ci chiedono di diventare imprenditori di noi stessi, ma infine il lavoro non è che quello che avremmo trovato addirittura prima della rivoluzione industriale ed oltre, quello a cottimo, quello senza sicurezze, per cui ho sentito dire ad un imprenditore noto che ci vogliono meno sicurezze e più flessibilità. Ma che mondo stiamo costruendo? Il movimento operaio lottò con tutta la veemenza della disperazione per costruire questo Stato Sociale di sanità pubblica, di istruzione di pubblica, di sicurezza sul lavoro e di un futuro pensionistico che garantisse ai suoi figli di non finire in mezzo ad una strada e di avere anche da anziani, una vita dignitosa. Dignità, ecco la parola chiave. E la nostra classe politica in piena crisi postfordista, chiuse le fabbriche, si beava delle piccole aziende del nord est, la più grande idiozia di questo secolo ormai alle spalle: oggi schiacciate dalla globalizzazione vanno nei paesi in via di sviluppo dove la manodopera è talmente a basso costo che non facciamo che creare nuove sacche di povertà e di sfruttamento, dove per anni nella civile, si fa per dire, Italia, i lavoratori erano lasciati alla mercè dei loro datori di lavoro perché trattasi di piccole imprese di massimo quindici operai dove le garanzie sindacali e legislative sono assenti. E tutti a brindare alla piccola impresa padana, ed io mi mangio le mani davanti a questo proletariato senza coscienza, a questo sindacato venduto agli interessi del partito. La contrattazione nazionale da fastidio, da fastidio cioè il potere, l’unico rimasto, della classe operaia e che se ne dica questa esiste ancora ed anzi, proprio in questo periodo di crisi quest’ultima s’allarga con la proletarizzazione dei ceti medi che deve contrastare un sottoproletariato allo sbando sempre più crescente che si butta sul primo partito che promette; spazi lasciati al notabilato, alla mafia, al clientelismo o direttamente non vota. Ritengo sia allucinante quello che oggi sta accadendo: paradossalmente sono le forze di sinistra, gli operai e tutti i lavoratori dipendenti a scendere in piazza per salvare le aziende dei propri datori di lavoro. La borghesia italiana ha dimostrato di non essere in grado nemmeno di creare ricchezza e lavoro, di fare gli investimenti che gli spetterebbero, secondo una visione liberale e capitalistica, altro che comunismo. E i comunisti? I comunisti vanno a fare i disegnini nelle tavole di contrattazione per spiegare come si gioca al “piccolo capitalista”: e dall’altra la sciagura del mondo imprenditoriale italiano, fermo agli anni ottanta, che perde denaro in borsa come al casinò. Qualcuno dovrà spiegare a questa gente che non è il monopoli. Io m’incazzo, perché anche noi formiche avremmo tanto da dire, noi che riusciamo a vedere solo l’angoscia del futuro. Il paradosso regna incontrastato: gli operai difendono il padronato dal processo di smantellamento dell’industria, per salvare posti di lavoro non certo per un atto di carità cristiana, la borghesia sperpera in borsa non investendo e non creando ricchezza se non quella delle loro ville multimiliardarie, i comunisti salvano il capitale perché la rendita è pure peggio. E gli studenti scendono in piazza per ricordare al mondo che loro sono il futuro e che questo futuro che si sta creando è precariato, povertà, un ritorno al passato spaventoso per cui, per me che mi sento europea perché vengo dalla questa storia di lotte per la dignità e per la vita davvero, non posso che schierarmi con i ragazzi francesi e dire al mondo intero “anche le formiche, nel loro piccolo, s’incazzano!”.


 


Stefania Calledda

18.3.06

Senza titolo 1193






dalla  nuova sardegna   del 16\03\2006 pagina culturali di paolo Merlini <<  i Muri d'orgosolo  che parlano 









Francesco Del Casino, protagonista con oltre 150 dipinti di una stagione culturale che ha trasformato il paese
















Siena lo chiamano il Cencio. E’ il Drappellone, questo il suo nome per chi in piazza del Campo ci va solo il 2 luglio e il 16 agosto, che prima del Palio viene mostrato in municipio e resta lì, per sei giorni, esposto al giudizio spesso impietoso dei toscani più toscani del mondo, i senesi. Come il protagonista di questa storia, Francesco Del Casino, il pittore dei murales di Orgosolo. Saranno fischi o applausi a decretarne il gradimento, ma tanto indietro non si torna: alla fine della corsa, andrà insieme con tutti gli onori alla contrada vincitrice. Spesso a brandelli, tanta è la foga dei trionfatori nel brandirlo correndo per la piazza. E’ un simbolo stesso del Palio, e la sua realizzazione viene affidata ogni volta a un artista diverso. Uno per il Palio di luglio, uno per quello di agosto. Così, nella storia delle edizioni troviamo nomi prestigiosi come Renato Guttuso, Gianni Dova, Aligi Sassu, Ernesto Treccani, Mimmo Paladino, Emilio Tadini, Luigi Ontani, Emanuele Luzzati, Jim Dine, Fernando Botero per citare solo i più noti. Se dunque è un onore, per un artista qualsiasi, ricevere questo incarico, figuriamoci per un artista senese. Anche se magari si maledirà in eterno per aver dipinto con tanto amore il Cencio finito alla contrada avversaria. Perché a Siena, non c’è santo, come direbbero loro, ma l’imparzialità sul Palio non esiste. A Francesco Del Casino quest’onore è toccato nel 2003, per il Palio del 2 luglio. «Beh, certo è stato molto gratificante. E per un senese in modo particolare. Io sono dell’Oca ma non è che sono molto appassionato di Palio», dice con raro understatement nel suo toscano stretto. Poi si corregge: «Anche se, logicamente, quando perde l’Oca ci sto male. Quest’anno ha vinto la Torre, sono stato abbastanza male, ma d’altra parte erano 45 anni che non vinceva, sicché... Il mio Cencio quell’anno lo prese la Selva, che è sempre meglio della Torre...».
 Comunque sia, con l’Oca o senza, Francesco Del Casino, pittore e ceramista, da quell’anno è entrato a far parte della storia di Siena, dopo aver segnato in modo indelebile (o quasi, è il caso dire, perché non esiste dipinto che non abbia bisogno di restauro) quella recente di Orgosolo. Perché questo signore, classe 1945, che ancora sorride e si entusiasma come un ragazzo, è stato protagonista, proprio in Barbagia, di una stagione culturale che è ormai intessuta con il presente dell’ex paese del malessere per eccellenza: il muralismo. E’ sua infatti una larghissima parte delle centinaia di pitture che affrescano le facciate delle case di Orgosolo e che richiamano migliaia di visitatori (il paese vanta settanta-ottantamila presenze turistiche all’anno).
 Ma come c’è arrivato a Orgosolo Francesco Del Casino? «Davvero per caso», dice l’artista dalla sua casa a Siena, dov’è tornato a vivere assieme alla moglie e al figlio da una ventina d’anni. «Era il 1965, mi ero diplomato da un anno all’istituto d’arte di Firenze, avevo passato l’esame di abilitazione ed ero in cerca di lavoro. Dalle mie parti non c’era un posto libero, iniziavo a disperarmi quando venni a sapere, insieme con un amico compagno di studi, che in provincia di Nuoro le cattedre per gli insegnanti di materie artistiche erano vacanti. Lo sapemmo un giorno prima della scadenza delle domande. Certo, la scelta non era facile: la Sardegna allora era un mondo lontanissimo, quasi un mondo a parte, soprattutto l’interno. Dovevo decidere in fretta, indicando due o tre località. E al mio amico dissi: boh, io vo’ a Orgosolo». Non c’era mai stato, Francesco, in Barbagia, ma aveva visto come tanti suoi coetanei il film di Vittorio De Seta, «Banditi a Orgosolo» appunto, un’opera ancora oggi insuperata per la forza delle immagini e della storia. Un’opera con una forte connotazione politica, in quei tempi di governo democristiano. E Francesco, negli anni che precedettero la contestazione studentesca, era un giovane impegnato politicamente, area marxista-leninista. E l’amico dove finì? «Andò a Macomer, perché gli piaceva il nome. Poi gli è piaciuta anche la città, infatti ci rimase».
 «L’inizio non fu proprio facile, anche per via della lingua. Allora tutti, anche molti ragazzi a scuola, parlavano in sardo. Ma non ci volle molto per ambientarmi. Devo dire che in questo mi aiutò la scelta di abitare a Orgosolo e non, chessò, a Nuoro, come facevano molti colleghi». Si trovò di fronte una comunità chiusa? «Quello era il luogo comune più diffuso su Orgosolo, che in effetti allora era un paese diciamo così un po’ difficile. C’era una certa diffidenza verso s’istranzu, verso chi veniva da fuori. Ma era giustificata dal fatto che, pur essendo frequenti le visite di studiosi o turisti interessati al lato politico e antropologico del paese, erano talmente pochi coloro che vi si stabilivano». E i ragazzi? «Trovai degli studenti curiosi, molto ricettivi. C’erano molte meno distrazioni di oggi. E non dimentichi - dice Francesco - che era la mia prima esperienza di insegnamento, sicché fu una scoperta per entrambi. Col tempo cominciai anche a capire il sardo».
 L’esperienza del muralismo, per Francesco e dunque anche per Orgosolo, arriva dieci anni dopo, nel 1975. «In realtà il primo murale fu realizzato nel 1969 - dice l’artista - da Dioniso, un gruppo di compagni, in gran parte anarchici, arrivati da Milano che facevano teatro di strada. Non credo neppure che fosse il primo realizzato in Sardegna, perché a San Sperate avevano iniziato prima».
 Erano anni di impegno, e Francesco strinse contatti con il circolo culturale di Orgosolo, lo stesso che ebbe un ruolo di primo piano nel No al progetto Generalpiani per il Parco del Gennargentu e successivamente nella rivolta di Pratobello contro la creazione di un poligono militare. «In quel periodo non dipinsi, quasi me ne dimenticai, tanto era l’impegno politico», dice oggi Del Casino. In quegli anni conosce Francesca Davoli, insegnante anche lei, di Orgosolo, che nel 1972 è diventata sua moglie.
 In realtà molti dei manifesti con i quali allora a Orgosolo si manifestava il dissenso portano la sua firma. Il primo murale ufficiale, dopo un paio d’affreschi in qualche bar, comunque arriva nel 1975. Fa seguito a un’esperienza didattica, multidisciplinare si direbbe oggi, sui valori della Resistenza. «Si avvicinava il trentennale del 25 Aprile, allora l’antifascismo era molto sentito, così decidemmo, io e alcuni insegnanti, di mettere insieme idee ed energie e coinvolgere i ragazzi in un progetto di ricerca che riguardasse la storia del Paese ma anche quella di Orgosolo». Si partì dai manifesti, ne vennero realizzati circa duecento, e uno di questi fu trasformato in un murale al quale Francesco lavorò con gli studenti della scuola media di Orgosolo.
 Cominciò così quella stagione culturale che ha cambiato volto al centro della Barbagia. Da allora Del Casino ha realizzato almeno centocinquanta murales, la maggior parte di quelli ancora presenti in paese, anche se molti sono stati cancellati dal tempo. I temi cambiarono: dall’antifascismo si passò alle lotte dei pastori, all’opposizione al miraggio industriale, alla repressione dello Stato. Li univa, e li unisce, quel segno un po’ picassiano, comunque di derivazione cubista, che è tipico di Francesco Del Casino. Oggi lo ritroviamo nei suoi quadri o nelle splendide ceramiche, che sono l’ultima frontiera di questo artista straordinario per il quale l’arte è comunque, prima di tutto, impegno sociale. «Ho cominciato con la ceramica nei primi anni Novanta, quando sono andato in pensione dalla scuola e ho iniziato a lavorare, da volontario, in un laboratorio all’interno dell’ex manicomio di Siena. Lo faccio tutt’ora, dando una mano a una cooperativa che aiuta persone con disagi psichici o handicap. Io mi occupo appunto di attività artistiche. La scoperta della ceramica è nata così, per caso e per necessità».
 A Siena, Francesco, la moglie e il figlio sono tornati nel 1985, ma la Sardegna è sempre nel cuore. Ci viene ogni estate, a salutare parenti e amici, e dà uno sguardo ai suoi murales. Succede che prenda il pennello in mano e metta rimedio all’usura del tempo, o che attualizzi il significato di un messaggio che dopo anni ha perso attualità ed efficacia. Dopo il suo trasferimento l’esperienza dei murales a Orgosolo si è praticamente interrotta, anche per molti altri, da Pasquale Buesca a Vincenzo Floris e Gianfranco Fistrale, che avevano lavorato con lui.
 Non che non avesse più muri a disposizione, Francesco, che per uno spazio su cui dipingere ha sempre, diciamo così, un’attrazione fatale («dipingo su qualsiasi muro mi capiti a tiro»). Ma perché l’abito del muralista iniziava a stargli stretto: «Era diventata un po’ una camicia di forza», ammette. Ma lo rifarebbe? «Certo, perché c’è sempre qualcosa da dire. E l’arte serve soprattutto a questo».








































Prossimo passo il restauro



I progetti del Comune per il futuro dei murales



Il problema non avrà la stessa portata del restauro della Cappella Sistina, ma se ne parla da qualche anno e intervenire è abbastanza urgente. I murales di Orgosolo, o almeno molti di essi, hanno necessità di un intervento che fermi il degrado degli anni e dell’esposizione alle intemperie. La maggior parte delle pitture lasciate dal Del Casino e compagni è ancora al suo posto, anche perché il pittore senese, quando d’estate torna a Orgosolo, prende pennello e colori e ritocca qua e là. «Ma finisce che ne faccio uno nuovo», dice lui. Il problema comunque se lo pone anche l’amministrazione comunale: non vuole che questo patrimonio, insieme con l’esperienza umana che rappresenta, vada perduto. «Da tempo è nostra intenzione metterci al lavoro - dice l’assessore alla Cultura, Luisa Muravera - Si tratta ora di stabilire il modo e il canale di finanziamento. Lo stesso Francesco Del Casino potrebbe essere coinvolto nel progetto, coordinando il lavoro di altri restauratori. Ma ciò che ci preme è che quella stagione di impegno culturale non vada perduta. Crediamo anzi che vada riproposta, stimolando l’avvio di una nuova che abbia gli stessi presupposti della precedente: l’impegno sociale, l’alto connotato civico che il muralismo ha avuto a Orgosolo. Non ci interessano rassegne estemporanee, ma creare un fermento che, come allora, coinvolga la popolazione su temi attuali. Penso alla Costituzione violata, alla guerra, al razzismo, alle nuove ingustizie sociali». (p.me.)









per  coloro volessero  approfondire  l'argomento ecco alcuni  link e documenti 


http://snipurl.com/nt8v con ottime  foto e  ottime  news  sui  murales  d'orgosolo


http://snipurl.com/nt8t storia del muralismo in sardegna  con ottime foto  ddei murales  nele zone di cagliari














Il libro MURALISMO  IN  BARONIA di Nicoletta Congiu, artista diplomata nelle Belle Arti. (murales di Sardegna Nuoro) chi fosse interessato all'acquisto può farne richiesta a: metafisico46@hotmail.com  Euro 22. (circa 200 pagine) con moltissimi documenti fotografici delle opere e gli artisti.  Si può visionare il sito http://www.comune.irgoli.nu.it/ita/index.shtml



Senza titolo 1192

Quando ti chiedi che serve vivere o perchè  viviamo  ?
Risponditi  che non c'è  bisogno di chiedertelo e di tormentarti perchè non vrai  mai una  una risposta    definitiva  \ fissa   , ma  che  lo scoprirai  vivendo , ovvero creando 

Grazie e ne approfitto.

5 GIORNATE MILANOe non voglio essere provocatorio. E' sempre difficile entrare in una casa dove si è stati invitati con tanta simpatia e arrivare con i vestiti mentali, culturali e caratteriali propri e inevitabilmente diversi, o anche contrastanti, con quelle di chi ti ospita. Eppure, come ho scritto altrove, io ho trovato sorprendente che la Milano di questi ultimi anni, quella Milano della Lega e di una certa parte di AN ottusi e chiusi nel loro rancoroso mondo forse ricco di soldi ma di ben poco altro, trovasse la voglia e il tempo di riprendere antichi messaggi, tanto da ridare loro spazio e visibilità.


Nei libri di storia dei miei tempi (50/60 anni fa) il riferimento era la "PATRIA", quella maiuscola, più modestamente il 1848 in tutta Europa era la volontà delle nuove generazioni di voler prendere in mano la propria vita e per questo una parte della borghesia e quella parte di plebe che voleva diventare popolo trovarono un primo momento di unità. Poi sappiamo cosa accadde da una parte e dall'altra.


Perchè lo ricordo in questa casa così giovane, così legata ai veri problemi dell'umanità di oggi? Perchè ritengo sia giunto il momento di cercare punti di incontro prima che di frizione. Naturalmente senza per questo rinunciare a quei principi fondamentali senza i quali nulla ha più senso.


Ricordiamoci sempre, tuttavia, che perchè i sogni possano diventare realtà occorre dare loro delle gambe reali, altrimenti non sono dei sogni, sono degli sballi.

17.3.06

Senza titolo 1191

«Berlusconi è il più grave e pericoloso fenomeno politico in Europa. Rappresenta la più seria minaccia alla democrazia europea dal 1945.
Il suo governo ha esercitato una maligna influenza sulla vita democratica italiana. Come si può tacere un simile argomento»

Martin Jacques, The Guardian, Gran Bretagna, 16 marzo

16.3.06

Senza titolo 1190









sentendo  via  radio zombi di  diego cugia  del 16\3\2006   ho sentito  questa  favola  Giacomo di cristallo )  di  gianni rodari
e mi sono ritornati  alle maenti i ricordoi di quando ero bambino  che  i miei  mi raccontavano  favole lle sue favole  e i suoi racconti  , devo avere  ancora  conservati alcuni suoi libri  .  Inoltre mi  venuto  in mente   una  caratteristica   , che non riesco  nè a far morire  nè  ad equilibrare   del mio cartattere . Infatti  , lo so che  è sbagliato per uno che cerca se stesso , mio sono identificato con essa in quanto  nonostante    dica  le bugie mi sgamano  sempre , e  cosi pure   per la verità  che  dico sempre  in faccia  infatti in miei  mi dicono : << non sempre si può dire quello che si pensa  >> . Volete un esempio  ? Bene  eccovelo . In terza superiore \ quarta superiore   feci uno scherzo un po'  pesante  , chiusi a chiave  con una  classe    un cane  di professoressa  (   chimica  se non ricordo amle )  al terzo piano dell'edificio  per quasi due  ore . Nonostante  la classe  che avevo coinvolto  , quelli della mia classe  mi difesero  lei  scopri  guardandomi in volto  che ero stato io  . la  favola in questione  è questa
<<
Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l'aria e l'acqua. Era di carne e d'ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente.Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: ridisse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie.Un'altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda, prima che aprisse bocca.Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava “Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà, e vicino a lui tutti diventavano gentili.Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore, e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato. I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi.La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione.Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri.Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.

>>


di Gianni Rodari da "Il gatto viaggiatore"





gli appunti di berlusconi durante il confrontoi con prodi





Nando dalla Chiesa: ho visto cose che voi umani.



-Ho visto approvare in Parlamento la legge sul falso in bilancio il giorno dopo l'11 settembre. Di corsa, per onorare con il nostro lavoro - cosi' ci venne detto - i morti di New York.
-Ho visto la commissione giustizia del Senato prolungare i suoi lavori dopo la mezzanotte solo per 3 leggi in 5 anni: per il falso in bilancio, per la Cirami, per l'immunita' delle piu' alte cariche dello Stato.
-Ho visto aprire l'ultima legislatura con una legge ad personam, che abolisce l'imposta di successione sui patrimoni piu' grandi. E l'ho vista chiudere con una legge ad personam, che abolisce l'appellabilita' delle sentenze di assoluzione.
-Ho visto il Parlamento decidere quali magistrati possono o non possono restare in servizio, alzando e abbassando l'eta' pensionabile secondo le convenienze: fuori Borrelli dentro Carnevale.


leggi tutto
http://www.censurati.it/index.php?q=node/3358



Senza titolo 1189

Berlusconi in poco tempo ha detto che evadere le tasse è morale, che i giudici sono disturbati mentali e che gli italiani devono trovarsi un lavoro in nero. E sono cose che ha detto in pubblico. Ora mi chiedo: se in pubblico dice queste cose, quando si vede da solo con Previti, cosa si dicono?

Maurizio Crezza

15.3.06

Senza titolo 1188

«Spesso fa più rumore
il tonfo di un albero che cade
che una foresta intera
che cresce e non si vede»




Molto spesso il male fa più rumore del bene.Ed è per questo che sembra che ci sia solo male in giro. Ma io credo che ci sia tanto ma tanto bene sommerso, al buio, nascosto. Ed è per questo che non lo vediamo. Bisognerebbe guardare meglio. Soffermarsi in silenzio, rallentare, rallentare i ritmi quotidiani che ci travolgono. Se solo tutta la confusione del mondo diventasse improvvisa quiete, se tutto il chiasso diventasse improvviso silenzio, se la nostra corsa diventasse improvvisa immobilità forse riusciremmo a sentire i fili di erba crescere e il respiro degli alberi e dei fiori sbocciare.


L’Iran annuncia la costruzione di una seconda centrale nucleare

dal sito paginedidifesa.it

L'Iran avvierà entro i prossimi sei mesi la costruzione di una nuova centrale nucleare che dovrebbe essere realizzata interamente da tecnici locali e alimentata con uranio arricchito nel Paese. Lo ha detto il ministro dell'Energia, Parviz Fattah. "Un accordo è stato firmato con l'Organizzazione per l'energia nucleare iraniana, e abbiamo già ricevuto il progetto dal capo della stessa organizzazione, Gholam Reza Aghazadeh", ha affermato Fattah, citato dal quotidiano 'Sharq'.
L'annuncio è stato dato mentre si attende a New York una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sul programma nucleare iraniano, dopo che l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha chiesto alla Repubblica islamica di sospendere tutte le attività legate all'arricchimento dell'uranio e di cooperare pienamente per togliere i dubbi su eventuali fini militari delle sue attività. Ma Fattah ha detto che la nuova centrale sarà alimentata proprio dall'uranio arricchito nel Paese, attraverso il centro di conversione di Isfahan e quello per l'arricchimento vero e proprio a Natanz.

"La scorsa settimana - ha detto il ministro - abbiamo visitato i due impianti e abbiamo discusso per due giorni con i responsabili. Ora siamo sicuri che l'Organizzazione per l'energia nucleare può produrre il combustibile necessario". La prima centrale nucleare iraniana è ancora in fase di ultimazione a Bushehr, sulla costa del Golfo, ad opera di tecnici russi. L'impianto, il cui costo finale previsto è di 800 milioni di dollari, avrà un reattore da 1.000 megawatt.

L'avvio della centrale, già ritardato di diversi anni, è ora previsto entro la fine del 2006. "Tuttavia - ha affermato Fattah - la Russia ha già promesso diverse volte di far partire le operazioni, promesse che poi non ha mantenuto. Sono ritardi che mi preoccupano". Il 26 febbraio scorso Gholam Reza Aghazadeh aveva annunciato che entro un mese Teheran avrebbe dato vita a gare d'appalto per la costruzione di due nuove centrali sempre a Bushehr, gare alle quali sarebbe stata ben accolta la partecipazione di Mosca.

Senza titolo 1187

14.3.06

Senza titolo 1186



Viva Boldi, abbasso Moretti


di Michele Serra


Posticipare l'uscita de 'Il caimano', comizi a bassa voce, evitare gli inutili sfoggi di cultura. Ecco la campagna elettorale di una sinistra astuta




Fa riflettere l'invito rivolto a Nanni Moretti da alcuni leader della sinistra: per carità, non presentare il tuo film contro Berlusconi in campagna elettorale, perché potrebbe favorire Berlusconi. Esprime una tendenza a considerare controproducente ogni critica o presa per i fondelli del premier, perché avvalorerebbe l'idea di un'opposizione virulenta e fanatica. Secondo questa teoria la campagna elettorale, da parte di una sinistra tatticamente astuta, dovrebbe svolgersi più o meno così.
Comizi Lo stesso concetto di comizio, con tutta quella gente che rumoreggia e si accalca, l'impressione di un eccesso di pathos. L'oratore dovrà dunque parlare a bassa voce e senza il plateale ausilio del microfono, confidando nel passa-parola dalle prime alle ultime file, esprimendo una pacata ma amichevole perplessità anche in caso di colpo di Stato o dichiarazione di guerra alla Francia. La mimica dovrà attenersi al canone classico del teatro pirandelliano: leggeri scuotimenti del capo o eleganti sospiri per sottolineare eventuali momenti di spaesamento rispetto allo stato delle cose. Mai, comunque, cedere all'ostentazione volgare di secondi fini, tipo chiedere il voto. La gente potrebbe ricavarne la sgradevole impressione che la sinistra abbia, in queste elezioni, un qualche interesse politico.
Economia Sbagliatissimo, e parecchio maleducato, mettere l'accento sullo stato catastrofico dei conti pubblici. Meglio suggerire concrete migliorie a una situazione non così drammatica: le toppe sul sedere, per esempio, possono essere rivalutate come nuovo accessorio del made in Italy. Consigliabile tenere spiccioli in tasca e farli tintinnare durante i dibattiti tv per dare l'impressione di partecipare alle attività economiche del paese.
Cultura Se c'è una cosa che irrita l'uomo della strada, e contribuisce a rendere odiosa la sinistra, è il continuo sfoggio di cultura degli intellettuali. L'intellettuale di sinistra, dunque, dovrà evitare un lessico troppo fiorito e abolire i periodi troppo lunghi. Frasi come "la sfida della società multietnica" possono agevolmente essere sostituite con "c'è in giro un mucchio di gente gialla e nera". Bene le interiezioni come 'urka!' e 'cacchio!', malissimo i concetti astratti come 'pensiero' e 'politica': meglio, per farsi capire, mostrare durante i discorsi oggetti di uso quotidiano, come stoviglie e piccoli elettrodomestici. Pessima anche l'ostentazione di consumi culturali troppo ostici: mai dire che si è appena stati a vedere Ronconi, piuttosto manifestare entusiasmo per Boldi e De Sica aggiungendo, però, che la trama del film era troppo complicata. Un Cacciari fidanzato con una velina sarebbe, come contributo alla causa, perfetto.
Satira I comici di sinistra continuano ad accanirsi, faziosamente, contro alcune normalissime attitudini del premier, tipo le scarpe col rialzo, il trucco di cera d'api in uso per la mobilia, lo scalpo saldato con la fiamma ossidrica, il mausoleo in giardino e le sette ville in Sardegna. Ma il tipico uomo comune si riconosce perfettamente in queste innocenti debolezze (chi non ha mai sognato un mausoleo in giardino?) e dunque non sopporta che le si prenda di mira. Il bravo comico di sinistra, dunque, dovrà attingere al divertentissimo repertorio della grande tradizione italiana: la serie dei colmi, per esempio, oppure i battibecchi tra Arlecchino e Brighella. Ideale una sfida tra Arlecchino e Brighella su chi dice il colmo più spassoso.
Televisione L'ostilità, durante i dibattiti, rivela negatività e malanimo. Anziché sedersi accigliato sulla propria poltrona, il rappresentante della sinistra dovrà dunque sedersi sul bracciolo della poltrona del rivale, tenendogli una mano sulla spalla mentre sta parlando e sottolineando con risate e pacche rumorose i passaggi più felici del discorso altrui. Quando è il proprio turno, non sempre è indispensabile replicare: si farà un'ottima figura rinunciando a rispondere e comunicando al conduttore che tutto quello che si voleva dire era già stato ottimamente espresso dall'avversario.
Nanni Moretti Deve immediatamente ritirare il suo film e girarne un altro, allegro e spensierato, possibilmente un seguito di 'Ecce bombo' in cui i protagonisti, cresciuti, pur vivendo ancora a Roma sono abbonati del Milan, collezionano cravatte regimental e regalano Rolex alle amanti. Aggiungere molta fica. Sui cartelloni pubblicitari evitare il nome del regista (sarebbe un'inutile provocazione).

Senza titolo 1185

Libertà significa dire agli altri quello che gli altri non vogliono sentirsi dire.
George Orwell

Dedicata, come attestazione di solidarietà, a Lucia Annunziata

13.3.06

Senza titolo 1184

Ero uscito di casa per saziarmi di sole! Trovai un uomo nello strazio della crocifissione. Mi fermai e gli dissi: Permetti che io ti aiuti a staccarti dalla croce? Ma Lui rispose: Lasciami dove sono; lascia i chiodi nelle mie mani e nei miei piedi, le spine intorno al mio capo e la lancia nel mio cuore.
Io dalla croce non scendo fino a quando i miei fratelli restano crocifissi; io dalla croce non scendo fino a quando non si uniranno tutti gli uomini della terra. Gli dissi allora:
Cosa vuoi che io faccia per te ? Mi rispose: Va per il mondo e di a coloro che incontrerai che c'è un uomo inchiodato sulla croce!


 


Se qualcuno ti provoca:


<<Chi credi di essere?>>,


rispondi: <<Sono figlio di Dio, sono amato con Amore Eterno;


protetto come la pupilla degli occhi... e, se ti siedi,


ti racconto tutto il resto!>>.


(Geremia 31,3)


 

Senza titolo 1183




























































1 ) Foto. Le immagini sproporzionate rispetto alla struttura del blog rischiano di sballare la grafica e, se eccessivamente pesanti in byte, di rendere difficoltosa l’apertura della pagina. Quindi non devono superare base 250/320px di dimensione. Va detto che le immagini, sia quelle prese in rete che quelle originali, vanno compresse effettivamente e non solo adattate, cioè rimpicciolite visivamente.
2) Post :
la lunghezza . Per la lunghezza naturalmente non ci sono limiti prestabili e precisi, è solo una questione di buon senso ( anche perché i post eccessivamente lunghi tendono ad allontanare il lettore) e di rispetto nei confronti di chi ha postato prima di noi. Specialmente nel caso di una citazione, è consigliabile mettere soltanto le prime righe esplicative e poi rimandare al link. Lo stesso vale quando si riprende dal proprio blog E’ posto un limite di tre post giornalieri ad autore per dar spazio a tutti di lanciare nuovi argomenti. Per quanto riguarda i doppioni, si prega prima di postare almeno di prestare attenzione all’home page. Comunque per ripetere un argomento già trattato bisogna offrire un contributo realmente nuovo. Altrimenti ci sono i commenti per esprimere la propria opinione.
3)
Titoli. Vanno sempre inseriti rispettando la grafica del template. Non devono mai, salvo casi eccezionali, superare una riga.






4) Caratteri Lo stile da usare è preferibilmente quello predefinito, cioè Arial. Per il corpousare  la dimensione x-small  eventuali sottotitoli  e   smail  o al massimo medium  . Colori nero per  le cose  importanti  uno solo   per i collegamenti ipertestuali  e titoi di dischi , libnri , spettacoli  ,  film , ecc                                                                                                          5) Tags. Cioè, le categorie. Inserirne soltanto una, solo in certi casi due se l’argomento può comprendere aspetti diversi. Possibilmente scegliendo sempre fra quelle esistenti: la lista è già fin troppo lunga. E’ possibile crearsi una tag propria, ma stando attenti a quel punto a non usare tag personali altrui (evidenti).              
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            
                                                                              











La redazione chiede la massima collaborazione a tutti. Per non perdere troppo tempo nella grafica, che deve essere omogenea, e dedicarsi di più alla sostanza, cioè ai contenuti. Nell’interesse comune.




 





 


Senza titolo 1182

Senza titolo 1181

 l premier interrompe la registrazione della trasmissione su Rai3
Lo scontro durante un incalzante botta e risposta sull'economia
Berlusconi abbandona studio tv
Alla Annunziata: "Si vergogni"

"Temo brogli elettorali: rientrano nella professionalità e nella storia della sinistra" Affondo del Cavaliere sul Copaco: "Bianco? Non ha operato con serietà"


<B>Berlusconi abbandona studio tv<br>Alla Annunziata: "Si vergogni"</B>
Silvio Berlusconi davanti alla giornalista Lucia Annunziata nello studio di Rai3

  da  www.repubblica.it
ROMA - Scontro tra Silvio Berlusconi e Lucia Annunziata durante la registrazione della trasmissione di Rai3 "Mezz'ora". Il premier interrompe la registrazione dicendo alla giornalista: "Lei ha dei pregiudizi nei miei confronti, per questo vado via. Dovrebbe provare un po' di vergogna... E poi dicono che la Rai è controllata da me!". L'intera registrazione della trasmissione è andata in onda su Rai3 alle 14.30, ma il premier ha già deciso di sfruttare l'incidente per la campagna elettorale riproponendo il filmato su un maxischermo anche nel corso di un comizio di Forza Italia a Pescara. "Avete visto - ha osservato Berlusconi rivolto ai suoi sosteniutori - come io sono sempre stato educato e come abbia subìto il sovrapporsi della signora che, tra l'altro, continuava a fare cenni e scuotere la testa per mettermi in difficoltà. Naturalmente è molto difficile riuscirci...".
 


 << Hai  la sensazione che il mattatore indiscusso e temuto sia diventato un robot programmato per recitare una parte che non prevede varianti e dà l’impressione d’un disco rotto più che d’un discorso compiuto >>.
Eugenio Scalfari, 12 marzo  republica qui il testo integrale.
Poichè  dopo  il post  sui fatti di Milano mi s'accusa d'essere fazioso e di parte  cercherò ( se non dovessi riuscire  fatemelo sapere , non esitsate  , nei commenti  o  all'email  su splinder o a quella di  riportata  sotto la mia  foto ) d'applicare  tale  frase  : <<
Lasciamo che siano i fatti a parlare. Il resto sono chiacchiere e politica, tutte cose da cui voglio tenermi lontano . >>  (Enzo Baldoni) .
Ed in virtù  di ciò che   trovate nei collegamenti  ipertestuali  qui soitto il video e  l'udio   integrale della  trasmissione  dell'annunziata A voi ogni giudizoio in merito


LINK

video   della trasmissione
audio   "

12.3.06

Senza titolo 1180

poichè  l'opzione  di  splinder modifica data  è a pagamento  preferisco  comunicare  agli utenti che  ho modificato uesto blog   con  un   semplice  post  .


ho modificato il post   sugli insulti per  giunta  gratuiti  della Mussolini  a  Luxuria  eccovi  l'url con l'aggiunta di  film  , e siti  sui  gay  .

Senza titolo 1179






dichiarazioni di Silvio Berlusconi  : fonte televideo rai  12/03/2006 00:38 <<

PREMIER: UNIONE CONDANNI SCONTRI


"All'interno dell'Unione il caos è totale: ci sono i centri sociali, quei campioni di democrazia, da cui vengono i 350 che usando mezzi violenti hanno cercato di rendere impossibile una civile riunione di un nostro alleato". Così Berlusconi commenta gli incidenti di Milano. "Voglio vedere -aggiunge Berlusconi in un comizio elettorale a Palermo- quanteesecrazioni verranno da questa sinistra nei confronti di tali persone".
>>
il problema  e  che la maggior  parte dei media  tv   salvo  il solito  tg 3   ( e alcuni giornali  vi lascio indovinare quali  , fra cui  quello  da cui   ho scelto una  delle  immagini dela  manifestazione   della  fiamma tricolore  (qui  la  galleria  completa )per  la quale era sta  organizzato un presidio\  contromanifestazione contro quelli  che  sono  gli alleati di berlusconi ( e  che  oltre  ad essere  protagonisti   delle   vicende più oscure   e più terribili  della nostra storia  degli ultimi  40 \ 50 anni
si dichiarano , in particolare il segretario Luca Romagnoli, ex delfino di Rauti, lo stesso che qualche giorno fa metteva in dubbio l’esistenza delle camere a gas, ora dice: «Noi non abbiamo nessun legame con il fascismo». Ma intorno a lui i cori scandiscono: «Duce, duce, Fini Boia, Faccetta nera». Slogan difficili da mimetizzare dietro giri di parole e camuffamenti verbali.«Riprendiamo l'idea dello stato nazionale del lavoro». dice sempre  il Romagnoli, che non vuole essere considerato un nostalgico del Ventennio, perché «non ho vissuto quegli anni. Vi sono però dei valori preesistenti che noi intendiamo difendere e tutelare». Forse i valori stampati sulle bandiere che la polizia ha costretto a ripiegare: croci celtiche e fasci littori. ) Poi  culminato  per  colpa  di  alcuni  violenti  e  coglioni  ops ....   deficenti in scontri  e atti  incivili  \  anti democratici  che  li fanno passare dalla parte del torto  e  forniscono  argomenti alla  destra  per  strumentalizzare   , ma  soprattutto per generalizzare   facendo di tutta k'erba  un fascio  : Quando  analizando la situazione  senza paraocchi ideologici   all'interno dei Csoa  c'è una  frattura  fra  i violenti ( quelli scesi in piazza  a Milano ) e  i non violenti  , e  che  adirittura  all'interno diq ueste frangie   rifondazione  e  i leader di quei centri non violenti  vengono molti  visti da Casarini e  company  . Infatti  i  giornali  (   compresi quei pochi  quelli di cui  ho parlato  prima  )  non hanno detto  o lo hanno fatto con piccoli trafiletti  che alcuni Csoa ( che poi sono la  maggioranza )  hanno partecipato  ala manifestazione  \ presidoio indetta  da  rifondazione  e dall'Anpi  la  sera   dove non è c0è stata nessuna violenza   oppure   compreso il Leoncavallo  di Milano  erano  Roma  alla più  grande manifestazione  contro  la legge Fini  sulle  droghe  e le tossicodipendenze  .
Concludo  affermando  che è ferma  la  mia condanna   di qualunque forma di violenza   da qualunque parte politica  provenga 
Per chi volesse sentire  anche l'altra campana  e non solo quello  che dicono i media  accomunando  no  global  a violenti ,  per poi farsi un'idea   riporto  da indymedia la versione opposta  sia le  violenze fasciste  ,  non riportate da nessun ( salvo  il manifesto e  l'unità )  dele violenze e fasciste  e  squadriste 


h. 22,49 E' arrivata la conferma che sono stati trasformati in arresti i 43 fermi dei compagni a Milano nel pomeriggio
h 20,22 Non è ancora definita la posizione giudiziaria dei fermati, gli antifascisti fermati sono 45, tra questi compagni di Milano, Crema, Novara, Bergamo, Brescia.
h.19,34 L'avvocato conferma i fermi
h.18.11 Il comunicato degli antifascisti milanesi su cariche e fermi
h. 16.30: aggiornamenti vari su fermi, presenze fasciste e assemblee in programma.
h. 16.20: smentita la notizia che Pergola sia circondata dalle forze dell'ordine.
h. 15.00: una ventina di persone sarebbero state arrestate; alcune altre decine sarebbero state fermate e portate via.
h. 13.30: sono in corso rastrellamenti anche all'interno di abitazioni private e locali pubblici. Gli avvocati consigliano di allontanarsi da piazza Venezia e Corso Buenos Aires per evitare di essere fermati.
Centinaia di antifascisti per le strade di Milano. Scontri in atto da prima delle 13 in tutta la zona di Porta Venezia con sassaiole e barricate in fiamme; l'aria e' a tratti irrespirabile per il fumo e il lancio di lacrimogeni. Le forze dell'ordine hanno effettuato varie cariche, cercando di ostacolare e bloccare la mobilitazione antifascista, battendo a tratti i manganelli sugli scudi secondo la moda di Genova. Un compagno ha rischiato di venire linciato da insospettabili cittadini improvvisatisi giustizieri. Si registra fino alle 15 scarsa partecipazione da parte dei fascisti che pero' non sarebbero ancora arrivati tutti a Milano.


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Nel mese di gennaio, la destra neofascista si è resa protagonista a Roma di alcuni attacchi a militanti |1 - 2 - 3 - 4 - 5| e centri sociali |1 - 2 - 3 |. Agguati notturni, violenti e vigliacchi che disegnano e preannunciano un inquietante clima elettorale. La destra sociale e quella radicale tra connivenze politiche e forti della presenza a candidato sindaco di uno di loro, Gianni Alemanno, si gioca tutto tra elezioni amministrative e politiche.

con questo  è tutto  .


 

Al mio grande amore....


Il tuo sorriso
-Pablo Neruda

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

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