28.5.09

In cammino per la pace... e altre storie


Di Giorgio Schultze ho parlato parecchio in questi giorni, qui e altrove: in occasione del 25 aprile, delle sparate di Salvini e del governo su sicurezza e immigrati, dalla crisi a riarmo e occupazione, passando per la lotta contro l'ignominiosa "riforma" scolastica, il nucleare, discriminazioni d'ogni tipo (cfr. la nota al seguente post) e incipiente pauperizzazione. In ogni caso, cliccando sul suo nome, gli interessati possono scaricare il programma completo.

La mia insistenza ha però ragioni precise, che esulano dall'amicizia personale e dalla stima verso un uomo onesto e preparato. E, se ci pensiamo, i miei interventi non sono nulla in confronto alla pletorica kermesse di gigantografie, video, tg asserviti, talk show tramutati in spot elettorali, divi e divette compiacenti, che ci circondano e ci mostrano un'unica realtà: Berlusconi, Berlusconi e ancora Berlusconi.

Un Berlusconi ancora, e convintamente, sostenuto dai poteri forti, da Confindustria alla Cei, mentre l'onnipresente Brunetta, dopo gli attacchi ai dipendenti pubblici, ai rom e ai poliziotti "panzoni", adesso scioglierebbe l'Antimafia, e chissà che prima o poi (più prima che poi) non ci riesca: "Troppo ideologica", si capisce. La giunta milanese l'aveva capito per prima, l'efficienza forzista-ciellina è d'altronde proverbiale. Affrettatevi a guardare il link, il video è già stato censurato.




La manifestazione contro i tagli della Gelmini, ieri al Provveditorato milanese, ha visto gli umanisti in prima linea.

D'altro canto, il malessere della sinistra delusa non può essere colmato dai soliti volti stanchi e riciclati, da litigiosi gruppuscoli fuori del tempo e della storia, privi peraltro di qualsivoglia programma concreto che non si riduca all'aduso slogan: non votate il Cavaliere.

Sebbene da sempre impegnato in campagne per i diritti umani e civili, Giorgio è una figura nuova per la maggioranza degli elettori. Questa volta scende direttamente nell'agone politico, con la schiettezza che lo contraddistingue. Riporto pertanto con piacere l'intervista da lui rilasciata a Orizzonte Universitario, che non a caso ha come sottotitolo Gli ideali e innerva l'agire di Giorgio in ogni campo. Buona lettura!


Una Marcia che attraversi il mondo per ricreare una coscienza nonviolenta. Un evento storico, che segni l’uscita dalla “preistoria umana”, che ha fatto della violenza lo strumento per la risoluzione delle questioni sia personali che nazionali. Una Marcia che per la prima volta ha l’ambizione di smuovere i governi dei paesi attraversati con 5 precise istanze politiche: “Il disarmo nucleare a livello mondiale, il ritiro immediato delle truppe di invasione dai territori occupati, la riduzione progressiva e proporzionale delle armi convenzionali, la firma di trattati di non aggressione tra paesi, e la rinuncia dei governi a utilizzare le guerre come metodo di risoluzione dei conflitti” (www.theworldmarch.org). Ne parliamo con Giorgio Schultze, portavoce europeo della Marcia Mondiale e candidato indipendente con Italia dei Valori alle prossime elezioni europee. Ci incontriamo a Milano, nel locale Umanista Punto d’Incontro.

- Che cos’è la Marcia Mondiale e quali sono i suoi obiettivi?

«È la prima Marcia che si organizza proprio con l’obiettivo di coinvolgere tutto il pianeta. Vogliamo coinvolgere tutte le nazioni, sia sul piano istituzionale, che su quello di associazioni e anche singoli cittadini con interventi nelle scuole o in altri ambiti della vita quotidiana. Il percorso originale, che partiva da Wellington il 2 ottobre 2009 per terminare a Punta de Vacas, nelle Ande argentine, il 2 gennaio 2010, si è andato via via intessendo fino a diventare un fiume in cui stanno convergendo una serie di iniziative. Un’équipe base di circa 100 persone farà tutto il percorso e verrà accompagnata da eventi in ogni paese attraversato. Dalle attuali 500 città già mobilitate si pensa di poter arrivare a migliaia, a patto che le iniziative nel calendario si svolgano in contemporanea, perché altrimenti tre mesi non bastano. La Marcia vuole essere un momento di sensibilizzazione su un tema fondamentale: è necessario ed urgente avviare un processo di pace con una metodologia nonviolenta. Andare a ripescare concetti propri del Corano, della Bibbia o del Talmud, come la regola aurea “tratta gli altri come vorresti essere trattato” o “chi uccide una persona uccide l’intera umanità così come chi salva una persona salva l’umanità”, concetti semplici ma rimasti sepolti sotto secoli di barbarie; serve proprio a segnare il superamento della preistoria umana. Al primo posto, come priorità assoluta, la Marcia Mondiale avrà il disarmo nucleare. Uno può dire, con tutti i problemi del mondo perché proprio il “disarmo nucleare”? Perché in questo momento siamo davvero ostaggi - non sempre consapevoli - di questa nuova corsa al riarmo, che può provocare reazioni a catena sul piano mondiale».

- In che frangente pensi si sia corso il rischio di un conflitto nucleare?

«Ad esempio, quello che è successo a Gaza. Durante l’ultimo dei virulenti scontri che si protraggono ormai da decenni, (“Operazione piombo fuso”, ne ha parlato anche Orizzonte Universitario, ndr) è comparsa per la prima volta questa dichiarazione da parte ovviamente di una minoranza del governo israeliano: “perché non utilizzare una bomba atomica su Gaza?”, che è come dire che Brescia tira una bomba su Bergamo. È un concetto che segue quella logica demenziale dell’eliminazione fisica del proprio nemico».

- In questo caso qual è la risposta nonviolenta che verrebbe proposta? Cioè, in che modo la Marcia Mondiale può suggerire una risposta ad un conflitto come quello israelo-palestinese?

«Per fortuna - e questo è uno degli aspetti più straordinari dell’evento - con la Marcia sono state messe in moto quelle associazioni pacifiste e nonviolente, per ora minoritarie, che stanno cercando di trovare una soluzione che preveda la convivenza civile tra i due popoli. Se ci si riesce in Israele-Palestina bisognerebbe riuscirci in tutto il mondo. Uno potrebbe dire che tutto questo è già stato scritto ed è già stato detto, ma non si fa per motivi economici e politici di fondo. Mai come in questi ultimi otto anni la curva di vendita di armi negli Stati Uniti e non solo è cresciuta in maniera tanto vertiginosa. L’incremento annuo è stato del 3,4% per arrivare ad un totale del 40% tra il 2001 e 2009. Anche l’Italia ha avuto un ruolo vendendo armi all’Iraq, all’Iran ai palestinesi e agli israeliani. Dietro questi fortissimi interessi lobbistici non ci sono quei valori, che non appartengono solo agli umanisti ma sono parte di un bagaglio culturale di popoli di tutto il mondo, come la convivenza pacifica e il dialogo. Quest’idea di introdurre come necessità una metodologia che imponga il dialogo, diventa indispensabile e la Marcia è un mezzo per far tornare questi problemi alla ribalta, anche mediatica. Pensiamo allo stesso concetto di “guerra di confine”. È assurdo nel XXI secolo! Pensate solo ai flussi migratori di questi ultimi anni, alla rapidità con cui stanno cambiando le società... ».



- Dalle zone di guerra dolorosamente note, siamo passati a problemi che riguardano l’Europa più da vicino. Oltre alla violenza mossa contro i migranti, quali sono le altre situazioni che richiedono una soluzione nonviolenta?

«La prima è il conflitto nei Balcani. Questa è ancora una guerra calda, che serve a mantenere irrisolta, nel cuore dell’Europa, una situazione che così si dimostra vantaggiosa solo per il traffico di armi, di droga e di persone. I focolai di guerra diventano zone di interesse mafioso-militare. La Marcia anche in questo caso vuole sollevare il problema per cercare una soluzione nuova, né violenta, né armata».

- Arriviamo all’Italia. Prima di tutto quando passerà la Marcia? Cosa è previsto dal calendario?

«Per ingresso, che ipotizziamo circa per il 5 di novembre a Trieste, quindi dal ramo della Marcia proveniente dai Balcani, si farà un passaggio in quella che è stata definita la A4, cioè Trieste, Vicenza, Brescia, Ghedi (dove si chiederà la chiusura dell’aeroporto militare che ha al suo interno 40 testate nucleari), per terminare a Novara e Cameri dove ci sono i costruendi F35 che rappresentano un altro lato inquietante della nostra economia industriale. Un altro spezzone proveniente dal Nord Europa si congiungerà a quello “balcanico” a Milano, per poi passare da Firenze e Roma. Questo era già parte del percorso originario, ma la cosa più interessante è che in zone come Bari o la Sicilia si sono sviluppati nuovi appuntamenti. Basti pensare che in Sicilia si è già tenuto il forum per il disarmo del Mediterraneo che ha visto coinvolti ricercatori, professori e rappresentanti politici. È il segno della comprensione che il Medio Oriente, affacciandosi sul Mediterraneo, è più parte dell’Europa che dell’Asia, è parte integrante della nostra “geografia sociale”. Le iniziative, come si vede, sono numerose e non interesseranno solo le città da cui passerà la Marcia».

- Da chi sono proposte le varie iniziative che si svolgeranno nei tre mesi di Marcia Mondiale?

«Possiamo dire che in questo momento ci si sta muovendo su tre livelli: il primo è quello istituzionale. Stiamo chiedendo direttamente ai governi di aderire alla Marcia, impegnandosi a promuovere iniziative sulla nonviolenza in tutta la nazione per il 2 ottobre, come per esempio è accaduto in Bolivia e Cile con i presidenti Evo Morales e Michelle Bachelet. In altri casi, l’istituzione può anche essere la Provincia, il Comune o organismi minori, come nel caso di Milano e del suo hinterland. Il secondo livello è quello delle ong e delle associazioni nonviolente che si stanno occupando di organizzare una parte della Marcia. Queste associazioni si occuperanno anche di raccogliere del materiale che formerà una sorta di biblioteca vivente che accompagnerà tutta la Marcia. Il terzo ed ultimo livello riguarda la popolazione e se ne occupa il Comitato Promotore. In zone dove non ci sono associazioni e il governo se ne frega - prendiamo la Cina, ad esempio - ci sono studenti universitari che via email ci hanno contattato per diventare i promotori della Marcia nei diversi Paesi. Magari questi eventi non saranno visibilissimi, ma attraverso il materiale quotidianamente raccolto dalla parte giornalistica dell’equipe base, si potranno aggirare anche i divieti dei vari paesi, dato che da questo punto di vista la rete si è già dimostrata potentissima. Si potrebbero anche aprire dei varchi in quella che oggi è la dittatura dell’informazione. Sarà la testimonianza di un cambiamento nonviolento della storia. Ci siamo accorti, con grande sorpresa, che il mondo è pieno di piccoli Gandhi, ragazzi che stanno facendo battaglie incredibili, di cui non parla nessuno, e che il passaggio della Marcia renderà finalmente note».


- Cosa rispondi a chi parla ancora di pacchetto sicurezza e di emergenza clandestini e crede di essere minacciato da civiltà diverse e non riconosce il dialogo come risoluzione delle questioni internazionali?




Schultze a Milano con Antonio Di Pietro, nell'aprile scorso.




«Credo che ci sia della cattiva fede nel dare responsabilità a chi non ne ha. Gran parte di questi “clandestini” sono persone che sfuggono da situazioni di fame e miseria, come per esempio dalla zona del Corno d’Africa, il Darfur, il Sudan. La fuga è l’unica via d’uscita per molti. Da lì la richiesta da parte di molte persone di essere accolte come profughi e rifugiati politici, diritto che è loro garantito sia dalla Convenzione di Ginevra che dalla Carta dei diritti dell’Uomo. Dall’altra parte è notorio che, anche qui in Italia, ci sono imprese mafiose che sfruttano gli immigrati proprio come se fossero schiavi, come ha testimoniato il giornalista Gatti. Perciò noi sosteniamo che l’Italia debba per forza dare una risposta adeguata alle convenzioni internazionali ed è chiaro che tutta la propaganda “è colpa dello straniero” non risolve il problema. Esistono questioni che vanno risolte a livello regionale e quando parlo di regione intendo l’Africa, l’Europa, l’Asia, ecc. Qui abbiamo anche la fortuna di avere il primo parlamento continentale ed è uno strumento per risolvere le questioni più importanti non solo a livello nazionale. In una situazione del genere non si può dare la colpa ai disgraziati che scappano, queste logiche sono punitive e spettacolari e mostrano il pugno duro con il più debole, con il disgraziato che non sa dove rifugiarsi.. Si risolvano invece i problemi laddove si creano ed eventualmente andiamo lì a scoprire quali sono le forme di violenza che costringono le genti a fuggire».

- In sostanza, quindi, quale credi possa essere una soluzione nonviolenta alla questione immigrazione, l’ultima delle emergenze del nostro paese?

«L’Italia si deve mettere in testa prima di tutto di rispettare le convenzioni internazionali a cui ha aderito, come la Convenzione di Ginevra sottoscritta nel ’51, condizione premessa affinché l’Italia si metta alla testa della regione Europa, luogo davvero di accoglienza e solidarietà e di risposta ai problemi delle persone. Dall’altra parte andiamo a vedere con gli altri paesi come si può fare a risolvere questo problema. Non credo che chi affronta le disavventure di un profugo lo faccia per il gusto di delinquere. Credo invece che sia solo in cerca di una speranza di vita. Chi vuole delinquere ha ben altri circuiti. Allora è una scusa che rientra nelle modalità violente di questo governo l’esprimere in modo pubblicitario delle soluzioni che non hanno nulla a che vedere con le risposte concrete».

- Hai scelto di candidarti come indipendente nella Lista di Italia dei Valori per le elezioni europee oltreché mantenere il tuo ruolo di Portavoce Europeo della Marcia Mondiale. Perché hai fatto questa scelta, proprio con Italia dei Valori?

«In verità non mi aspettavo nemmeno questa chiamata. Se penso anche a tutto ciò che già è stato fatto a livello europeo, come la battaglia promossa dal Movimento Umanista contro lo scudo spaziale americano in Repubblica Ceca e la base missilistica in Polonia, che in fondo siamo riusciti a vincere grazie a molte mobilitazioni».

- Quali azioni pensi siano necessarie affinché avvenga questo cambiamento?

«Io credo che ci sarà da fare una battaglia enorme. C’è da fare davvero un cambiamento epocale. Così come gli Stati Uniti sono federazione di stati che hanno però un'unica linea sugli aspetti più importanti della politica internazionale, anche l’UE deve avere una sua visione di politica estera. Ci sono delle modificazioni strutturali da fare. E così mi è stato proposto di partecipare a questa battaglia con Idv, che mai avevo considerato in questo senso. Io ho chiesto due condizioni: da un lato di presentarmi con un mio programma (e sono i cinque punti di cui abbiamo parlato), dall’altra di consultarmi con tutta la struttura del Movimento Umanista, anche se non ci sono stati accordi strutturali tra MU e Idv».




- E nessuno ti ha mai chiesto di cedere una tra le tue due veci, cioè portavoce della MM e candidato di Idv?


«Di dimettermi da portavoce europeo del Movimento Umanista no, da portavoce della Marcia qualcuno sì. Nel momento in cui ci sarà qualcuno che sta organizzando la Marcia a livello mondiale allora cederò il mio posto, se invece la richiesta dovesse venire da un’altra associazione che magari non sta neanche organizzando la Marcia, mi domando solo cosa voglia da me o da noi francamente! In verità mi hanno chiesto esplicitamente di restare, perché non c’è alcuna implicazione politica nell’essere candidato indipendente e portatore di quei contenuti. Semmai qualche problema potrebbe averlo Idv, partito molto attento alla giustizia e meno sensibile a queste dinamiche. In realtà però si sta dimostrando più ricettiva del previsto, soprattutto sul tema del nucleare. Sul tema della pace e del disarmo non era scontato che Idv accettasse».



(a cura di Lorenzo Bagnoli e Riccardo Canetta)

Senza titolo 1507

Prato  - L'election day si avvicina. Ecco il programma della candidata a consigliere comanale per il comune di Prato Loredana Ferrara per la lista "Di Pietro - Italia dei Valori".


Loredana Ferrara ha scritto:


 


Il mio impegno per chi ha bisogno di ascolto;


il mio impegno per combattere ogni forma di sopruso e violenza;


il mio impegno per un sociale più attento ai bisogni dei cittadini;


il mio impegno per ofire a Prato nuove opportunità di sviluppo;


il mio impegno per la gtrasparenza nelle istituzioni;


il mio impegno per il rispetto della legalità da parte di tutti;


il mio impegno per una città più sicura;


il mio impegno per una concorrenza leale e rispettosa delle regole;


il mio impegno per una Prato moderna e multietnica;


il mio impegno per le donne, i giovani e gli anziani;


il mio impegno per migliorare l'efficienza dell'Ente Comune;


il mio impegno per la riduzione dei costi della politica.


Dalla centralità dell'individuo alla responsabilità delle istituzioni.


Questo è il mio modo di essere di sinistra":


 Per sostenere la lotta alla criminalità invito i cittadini pratesi a votare la candidata al consiglio comunale di Prato Loredana Ferrara dell'Italia dei Valori. Loredana Ferrara da anni è impegnata nella lotta contro l'usura e l'estorsione. Lei è la responsabile Regioale dell'associazione Airp (Associazione Italiana Riabilitazione Protestati) ed è la responsabile nazionale del dipratimento anti - usura dell'Italia dei Valori. Lei è stata Assessore al Comune di Prato dal luglio 2004 al gennaio 2007. Attualmente è segretaria provinciale dell'Italia dei Valori di Prato. e- mail: lory.ferrara@alice.it.


Senza titolo 1506

Roma 14.03.09. - In una dimostrazione dell'utilità che può avere l'integrazione dell'area andina, diverse associazioni di immigrati in Italia provenienti dei 4 paesi andini (Bolivia,  Colombia, Ecuador e Perù), hanno raggiunto l'obiettivo di lavorare unite intorno ad una prospettiva comune: migliorare le condizioni di vita dei bambini più poveri delle Ande. 
Il 27 febbraio del 2009 fu un punto culminante di questo lavoro che viene realizzandosi contro ogni difficoltà e contro ogni ostacolo trovato. Quel giorno, in un evento realizzato a Roma, si annunciò pubblicamente il meccanismo di aiuto e l'inizio dell'invio di 80 milla euro provenienti della prima campagna a beneficio dei 4 progetti, che in questa prima tappa le associazioni di emigranti appoggiano.  Un progetto in ogni paese andino in favore di bambini handicappati, bambini lavoratori e bambini vittime della violenza.  
Inviarono saluti il Segretario Generale della Comunità Andina di Nazioni, Dr. Freddy Ehlers, chi segnalò che si tratta della prima esperienza mondiale di integrazione concreta tra emigranti andini, per quello sarà seguito da vicino per la CAN, per aiutare a consolidare questo innovatore processo. Ugualmente, il cardinale del Honduras Oscar Rodriguez Maradiaga inviò un messaggio da Tegucigalpa,  mandando un buon augurio a questa esperienza d'integrazione e ringraziando a nome della Chiesa per la bella alleanza costruita "tra i poveri del primo mondo, gli immigrati, ed i poveri più piccoli e dimenticati del terzo mondo." 
"È importante segnalare che il principio fondamentale nell'invio delle risorse ottenute in favore dei progetti sarà la Trasparenza", segnalò il presidente di questa associazione di associazioni, Dr. Juan Velasquez Quispe. "Per quello tutta l'informazione, documentazione e la resa di conti dettagliati saranno inserite nella pagina web di Juntos por los Andes: http://www.juntosporlosandes.com










Associazione Las Americas accoglieranno a Napoli


la prossima assemblea di


Juntos por los Andes

Napoli - L'associazione di immigranti latinoamericani nella regione Campania "Las Americas",


si rallegra in ricevere il prossimo 30 di maggio a Napoli alle associazioni che formalmente


appartengono ad Juntos por los Andes. Quel giorno realizzeremo la nostra assemblea ordinaria annuale,


quella che permetterà di conoscere il lavoro elaborato l'anno 2008, pianificare il lavoro


della prossima campagna e potere scegliere alla nostra Giunta Direttiva 2009-2010.
L'assemblea permetterà di dare vita una nuova campagna di solidarietà,


riconoscendo il successo ottenuto della campagna "Aiutiamo i Bambini di Le Ande".


Sta segnalare che Juntos por los Andes è un'esperienza riconosciuta come unica nel suo


genere, perché associazioni di immigranti provenienti da diverse nazioni latinoamericane si sono


messi di fronte ad un lavoro unito e solidale appoggiando segmenti deboli dei loro Paesi di origine.


 



Più informazione:


las.americas@ymail.com

05/05/2009


 



Asociación Las Americas acogerá en Nápoles


la próxima asamblea de


Juntos por los Andes

 



Napoli.- La asociación de inmigrantes latinoamericanos en la región Campania "Las Américas", se complace en recibir el próximo 30 de mayo en Napoli a las demás asociaciones que formalmente pertenecen a Juntos por los Andes. Aquél dia realizaremos nuestra asamblea ordinaria anual, la que permitirá conocer el trabajo elaborado el año 2008, planificar el trabajo de la próxima campaña y poder elegir a nuestra Junta Directiva 2009-2010.


La asamblea permitirá dar vida a una nueva campaña de solidaridad, reconociendo el éxito obtenido de la campaña "Ayudemos a los Niños de Los Andes" el 2007-2008. Cabe señalar que Juntos por los Andes es una experiencia reconocida como única en su género, en donde asociaciones de inmigrantes provenientes de diversos países latinoamericanos se ponen al frente de un trabajo conjunto y solidario para apoyar a segmentos débiles de nuestros países de origen.



Mayores informes a :


las.americas@ymail.com

05/05/2009


 





 

Senza titolo 1505

Nasce il primo programma di solidarietà transnazionale


donazioni da parte di 20 associazioni di migranti andini sarà moltiplicata da partner pubblici e privati italiani e andini per


costituire un fondo destinato a finanziare la realizzazione di progetti sociali e di solidarietà.


4+1 che coinvolge la diaspora Andina in Italia. La raccolta di

JUNTOS POR LOS ANDES


BOLIVIANI,COLOMBIANI, ECUATORIANI E PERUVIANI IN ITALIA


E’ PROMOSSO DA 20 ASSOCIAZIONI DI MIGRANTI

Consulente scientifico e organizzativo



CeSPI


con la collaborazione di


Partner che hanno aderito al Programma


/SIDRIAL ed ETIMOS/BANCA ETICA

REGIONE LOMBARDIA, FONDAZIONE CARIPLO, BCC (Banche di Credito Cooperativo), BANCA DI


CREDTO DEL PERU’, INTERBANK PERU’ , MPS



Le migrazioni internazionali oggi più che mai dimostrano che è possibile mantenere contatti e


legami tra Paesi – di origine e destinazione – e tra connazionali, nonostante le distanze geografiche.


Non solo i migranti mantengono aperto il dialogo con la terra d’origine, ma diventano un ponte


tra le due realtà. In tal modo, la diaspora immigrata va a ricoprire un fondamentale ruolo di attore e


agente di sviluppo del proprio Paese.


In questa prospettiva, una dimensione centrale nel legame transnazionale riguarda l’invio di


denaro – le rimesse – a familiari, amici e comunità d’origine. Le risorse monetarie delle rimesse


possono adottare la dimensione individuale (dal migrante ai familiari), imprenditoriale (dal


migrante verso attività di investimento economico) e collettiva (da gruppi di migranti alla comunità


d’origine). Data la consistenza e la stabilità di questi flussi internazionali di risorse, da più parti


stanno emergendo proposte e iniziative per canalizzare e valorizzare l’impatto delle rimesse nei


Paesi d’origine, sia direttamente da parte dei migranti che da parte di attori istituzionali, pubblici e


privati, nazionali e internazionali.


In questo contesto si iscrive la nascita in Italia del primo fondo di solidarietà diretto a


massimizzare l’impatto delle rimesse collettive (4+1) verso progetti a sostegno delle comunità di


origine. Il progetto


ogni euro raccolto dalle associazioni dei migranti, si aggiungono 4 euro donati da partner pubblici e


privati.


Il meccanismo moltiplicatore del fondo di solidarietà promosso dai migranti ha avuto origine


nell’esperienza della diaspora messicana negli Stati Uniti, dove i migranti hanno creato una rete di


associazioni cittadine per supportare progetti sociali e di piccola infrastruttura civile nella propria


regione di origine. Grazie anche ad una politica del governo messicano per una valorizzazione delle


rimesse dei migranti, dai primi anni Novanta sono nati i programmi 3x1, integrati con risorse del


Governo federale, regionale e municipale, oltre che dalle donazioni raccolte dalle associazioni di


migranti messicani negli Stati Uniti. L’esperienza ha avuto un grande successo, mostrando le


potenzialità della partecipazione della diaspora come interlocutore per lo sviluppo del proprio Paese


di origine. Prova ne sono i 1.438 progetti realizzati nel 2004 in Messico (per lo più progetti di utilità


sociale e per le infrastrutture) e l’attivazione di 527 associazioni messicane distribuite in 31 stati


americani.


Juntos por los Andes si basa su un semplice meccanismo moltiplicatore: per

FONDO ITALO-ANDINO DI SOLIDARIETÀ 4+1



Nel caso italiano, sotto la spinta di


Colombia, Ecuador e Perù (acclusa la lista delle associazioni) e sotto lo stimolo e la consulenza di


CeSPI/SID (


avviato in Italia il primo Programma 4+1 volto a coinvolgere la comunità andina presenti sul


territorio per canalizzare le rimesse collettive in progetti di solidarietà transnazionale. Il programma


4+1 Italiano presenta alcune specificità rispetto al modello messicano.


Innanzitutto, il Programma


non ad un singolo Paese. Ciò segue lo scopo di consolidare il legame fra i migranti delle varie


nazionalità andine presenti in Italia e dare un contributo al processo di integrazione latinoamericana.


Inoltre, il programma coinvolge direttamente il Paese ospitante, l’Italia, mediante il partenariato di


istituzioni e associazioni italiane.


Le 20 associazioni di migranti si sono impegnate a raccogliere complessivamente una quota


25.000 euro


campagna di raccolta fondi, che ha preso avvio e visibilità attraverso l'evento pubblico tenutosi a


Roma, nella sede dell’


novembre 2007.


La quota raccolta dai migranti verrà poi replicata dagli altri partner dell’iniziativa, per cui


ciascun partner verserà altrettanti 25.000 euro andando a costituire il


Solidarietà


destinati a bambini bisognosi (vedi più avanti) e che la quota dei migranti (€25.000) sia moltiplicata


da altri 4 partner (€100.000), in modo di destinare ai 4 progetti un ammontare complessivo di


€125.000. Le quote non utilizzate andranno ad accrescere il


rotativo che assicuri le contropartite finanziarie delle successive iniziative delle associazioni andine


e quindi la sostenibilità del Fondo.


Per il primo Programma 4+1, le 20 associazioni hanno identificato quattro progetti di solidarietà


volti a migliorare le condizioni di bambini particolarmente bisognosi che verranno sostenuti nei


quattro Paesi di origine dei migranti andini:


20 associazioni di migranti provenienti dalla Bolivia,Centro Studi di Politica Internazionale e Society for International Development) è statoJuntos por los Andes si rivolge alla Regione Andina nel suo insieme ediattraverso una “riffa”, rivolta principalmente ai membri della comunità immigrata. LaAssociazione Bancaria Italiana (ABI), il 5 marzo 2007*, si concluderà il 10Fondo Italo-Andino di. Il meccanismo del Fondo prevede che il primo programma sia destinato a 4 progettiFondo, in prospettiva di un contributo

Progetto Associazione beneficiaria Luogo/Paese beneficiario



La Casa de Danilo y el


Centro Atiende para niños


huérfanos y diversamente


hábiles


La Casa de Danilo Cochabamba, BOLIVIA


Plan Hermano: por los


niños víctimas de las minas


antipersona


Fundación Mi Sangre Antioquia, COLOMBIA


Una Familia de Familias Centro del Muchacho


Trabajador


Barrios marginales de Quito,


ECUADOR


Apoyando a los niños


trabajadores migrantes de


Lima


Movimiento de Niños y


Adolescentes Trabajadores Hijos


de Obreros Cristianos


(MANTHOC)


Zona marginal urbana de Yerbateros,


Lima, PERU’



I partner che fino a questo momento hanno aderito all’iniziativa sono: Regione Lombardia, BCC


(Banche di Credito Cooperativo), MPS.


La Banca Etica ed Etimos cureranno la trasparenza e la gestione del Fondo.


OBIETTIVO LAVORO è lo sponsor ufficiale della RIFFA.


L’importanza di questa iniziativa risulta non solo dalla realizzazione dei progetti in sé, ma anche


dalla nascita di uno strumento in grado di moltiplicare l’impatto delle rimesse collettive nei Paesi


d’origine. Inoltre esso si presta ad un’azione sostenibile e replicabile e offre un’enorme potenzialità



FONDO ITALO-ANDINO DI SOLIDARIETÀ 4+1



di utilizzo, come potrebbe essere il suo evolvere in un fondo di garanzia per il sostegno di


attività produttive tra le comunità d’origine.


Indubbio risulta quindi il valore, il potenziale e le virtuose implicazioni che questo programma


rivolto alle comunità immigrate ha, sia in Italia che nei Paesi di origine.



Associazioni Andine del Programma


Juntos Por los Andes

1. Associazione Residenti Andini di Ancona (Ancona)


2. Associazione Casa dei Boliviani (Bergamo)


3. Associazione Colombia Es - Onlus (Firenze)


4. Associazione Italia Viva (Roma)


5. Associazione Mitad del Mundo (Milano)


6. Associazione Continenti Uniti (Genova)


7. Associazione COPEI (Roma)


8. Associazione ACUBOL (Torino)


9. Associazione Comunidad Peruana de Roma (Roma)


10. Associazione CENTROPER (Torino)


11. Associazione Gran Paititi Kluedo (Roma)


12. Associazione Fratelli nel Mondo (Genova)


13. Associazione Sabor Latino (Napoli)


14. Associazione Afroecuadoriana (Roma)


15. Associazione Sudamerica Unida (Roma)


16. Associazione Amigos de Colombia (Monza)


17. Associazione Folklor e Cultura Colombiana (Bergamo)


18. Associazione ACODEL (Genova)


19. Associazione Culturale Las Américas (Caserta)


20. Associazione Caminos del Inca (Verona)


27.5.09

La Cei, il papi e la regina

 1. E’ di oggi un pesante articolo non firmato (quindi molto autorevole) del Financial Times e dell'Independent di Londra che certamente non sono comunisti che definiscono il sultano di villa Certosa «Un pericolo» per l'Italia, dopo il Times di Londra, quotidiano filo conservatore e il Guardian, quotidiano filo laburista. Essi definiscono il presidente italiano del consiglio dei ministro «un pericolo per l'Italia e un maligno esempio» e «corruttore dell’avvocato David Mills». La differenza con i giornali nostrani è abissale.
2. La Cei ha parlato. Dovremmo essere tutti contenti e soddisfatti che finalmente i vescovi, riuniti a Roma per la loro 59a conferenza (25-29 maggio 2009). I giornali hanno parlato di parole forte, di critiche al governo per le misure promesse e non mantenute e al comportamento personale del capo del governo. Insomma, un rigurgito di etica sana a salutare. Per un momento mi sono sentito orgoglioso che i vescovi avessero tutto ad un tratto acquistato quella libertà di parola che piagnucolano ad ogni piè sospinto. Mi è venuto il dubbio che essendo domenica prossima Pentecoste, lo Spirito Santo avesse fatto una deviazione e li avesse investiti a loro insaputa. L’illusione è durata poco.
3. I giornali hanno sintetizzato in poche frasi 15 cartelle suddivise in 10 punti, lette dal card. Angelo Bagnasco (e non potrebbe essere diversamente), dando così l’impressione che l’eminenza avesse detto parole di fuoco contro un signore che ha occupato il posto di primo ministro, che frequenta le minorenni, che è aduso all’harem (30/40 vergini alla volta), che è malato (sempre parola della moglie), che dice bugie in pubblico e al governo; che del terremoto finita la passerella nulla si sa più; che i giornali di tutto il mondo deridono, solidali con la Repubblica e le sue dieci domande inevase.
4. Dopo avere letto i giornali inglesi, vado a leggere la prolusione del card. Bagnasco e cosa trovo? Nulla. Il nulla del vuoto, anche del vuoto spinto. Quattro pagine di saluti ai nuovi vescovi e a quelli morti e infine l’inno consueto di omaggio al papa, felicemente regnante, con il suo luminoso esempio di magistero in Italia, nella visita ai terremotati di Abruzzo e in Palestina. Manca sola la prostrazione materiale per il bacio della sacra pantofola.
5. Il cardinale dice che il papa è stato fatto «bersaglio» di ostilità per la bella lettera che ha inviato ai vescovi di tutto il mondo dove spiegava le sue ragioni per la revoca della scomunica ai lefebvriani e dove prende le distanze dal negazionista Williamson. Il cardinale si dimentica che fu il papa a prendere come bersaglio il concilio ecumenico Vaticano II, concedendo la revoca della scomunica senza pretendere la sottomissione al magistero conciliare: fu lui ad aprire la falla della divisione perché i tradizionalisti ora esigono che il concilio venga dichiarato non vincolante. Io credo che il papa abbia commesso un illecito e non ne aveva diritto ed è responsabile dello scisma silenzioso che serpeggia nella chiesa. Penso che debba essere il papa a chiedere scusa a quanti ha ferito con le sue scelte poco cattoliche e molto scismatiche.
6. Poi il cardinale nella più tradizionale delle forme diplomatiche diluisce, sopisce sparge parole anche forti ma in diluvio di parole oppiacee per cui «auspica un fisco più leggero» e non quindi parla non di «operai», ma di «leva occupazionale»: «Contraendosi gli ordinativi e le commesse, dalle imprese viene azionata la leva occupazionale, talora in tempi e modi alquanto sbrigativi, come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra». In questo contesto «a patire le maggiori ripercussioni è la fascia dei precari.. Per questi lavoratori gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti».
7. Francamente non mi pare una messa in mora del governo che non ha mantenuto una sola promessa, che è responsabile del degrado lavorativo e sociale di tutto il paese. Mi pare al contrario una carezza con una piuma di struzzo che nasconde la testa per no vedere la tragicità della realtà.
8. Poi al punto 8 a pag. 11, si parla di immigrazione: «Nell’ultimo periodo si è parlato molto di immigrazione … a causa del disegno di legge sulla sicurezza che … peraltro non ha superato tutti i punti di ambiguità. In secondo luogo a causa della concomitante ripresa degli attraversamenti del Mediterraneo … Ad essi le nostre Autorità hanno infine risposto con la controversa prassi dei respingimenti, già sperimentata in altre stagioni come pure in altri Paesi» cui segue il pistolotto d’obbligo sulla «dignità della persona e bla bla bla».
9. Finalmente al punto 9 a pag. 11 ci si aspetterebbe che il presidente della Cei fosse informato su quanto avrebbe fatto, detto, non fatto e smentito il presidente del consiglio, suo socio in affari di stato e di chiesa. Invece con un linguaggio clericale e cantilenante, l’eminenza sua parla di «emergenza educativa» e riesce a dire che «in certa misura, il problema dei giovani sono gli adulti! Il mondo adulto non può gridare allo scandalo, esibire sorpresa di fronte alle trasgressioni più atroci che vedono protagonisti giovani e giovanissimi, e subito dopo spegnere i riflettori senza nulla correggere dei modelli che presenta ed impone ogni giorno. Sono modelli che uccidono l’anima, perché la rendono triste e annoiata, senza desideri alti perché senza speranza. Ma il cuore dei giovani, anche quando sembra inerte o prigioniero del nulla, in realtà è segnato da una insopprimibile nostalgia di ideali nobili, e va in cerca di modelli credibili dove «leggere» ciò che veramente riempie la vita».
10. A me pare evidente che il cardinale parli di Berlusconi e del suo «maligno esempio», eppure chi legge non capisce nulla: le parole eminenti dell’eminenza sua valgono per tutti, per il genitore disoccupato e precario come per il ricco che se ne frega altamente delle parole eminenti, salvo usarle per dire che i Vescovi non hanno nemmeno nominato Berlusconi.
11. I vescovi si ritengono custodi della morale: ma chi custodisce i custodi? il loro linguaggio diplomatico e vellutato ha quasi lo scopo di non recar danno eccessivo al manovratore, corruttore di vergini (?) e corruttore di avvocati. Un’occasione mancata. Poteva venire dalla Cei un insegnamento di alto livello che poteva aiutare gli Italiani a invertire la tendenza del degrado etico e invece i vescovi fanno colazione con il latte di gallo perché loro non giudicano, loro non interferiscono.
12. L’indomani il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, si defila ancora di più e dice espressamente: «Nessun giudizio, ognuno ha la propria coscienza, aggiungendo – bontà sua! – che «non si può essere incuranti degli effetti che certi atteggiamenti producono, e ciò vale a seconda della visibilità di ciascuno». Che delicatessa! Non serve nemmeno l’anestesia!
13. Eppure, è l’intero governo che è di «maligno esempio», esempio che ha corrotto anche i vescovi se è vero come è vero che il vescovo dell’Aquila, tale Giuseppe Molinari che ebbe a rimproverare Franceschini del PD che osava criticare il premier sulla questione della verginella di Casoria.
14. Invece di esigere che i cattolici prendano le distanze da un uomo che ha dilapidato il tessuto etico del Paese, piegandolo ai suoi bassi interessi e scomunicando quanti lo appoggiano in politica, in affari e pederastia, i nostri beneamati pastori non «sono incuranti degli effetti». Ci fosse Totò, si lascerebbe scappare dal profondo del cuore: «Ma mi faccino il piacere … !!!!».

Ci auguriamo un degrado sempre più profondo e senza fine, sperando un giorno di toccare il fondo per avere un punto di appoggio per risalire la china. Intanto preghiamo la Carfagna, la Gelmini e le altre «scoperte» dal sultano di villa Certosa di curare il loro papi con affetto, condizione essenziale per mantenere il posto di impiegate del capo.

Genova, 27 maggio 2009
Paolo Farinella, prete – Genova

La Cei, il papi e la regina

1. E’ di oggi un pesante articolo non firmato (quindi molto autorevole) del Financial Times e dell'Independent di Londra che certamente non sono comunisti che definiscono il sultano di villa Certosa «Un pericolo» per l'Italia, dopo il Times di Londra, quotidiano filo conservatore e il Guardian, quotidiano filo laburista. Essi definiscono il presidente italiano del consiglio dei ministro «un pericolo per l'Italia e un maligno esempio» e «corruttore dell’avvocato David Mills». La differenza con i giornali nostrani è abissale.
2. La Cei ha parlato. Dovremmo essere tutti contenti e soddisfatti che finalmente i vescovi, riuniti a Roma per la loro 59a conferenza (25-29 maggio 2009). I giornali hanno parlato di parole forte, di critiche al governo per le misure promesse e non mantenute e al comportamento personale del capo del governo. Insomma, un rigurgito di etica sana a salutare. Per un momento mi sono sentito orgoglioso che i vescovi avessero tutto ad un tratto acquistato quella libertà di parola che piagnucolano ad ogni piè sospinto. Mi è venuto il dubbio che essendo domenica prossima Pentecoste, lo Spirito Santo avesse fatto una deviazione e li avesse investiti a loro insaputa. L’illusione è durata poco.
3. I giornali hanno sintetizzato in poche frasi 15 cartelle suddivise in 10 punti, lette dal card. Angelo Bagnasco (e non potrebbe essere diversamente), dando così l’impressione che l’eminenza avesse detto parole di fuoco contro un signore che ha occupato il posto di primo ministro, che frequenta le minorenni, che è aduso all’harem (30/40 vergini alla volta), che è malato (sempre parola della moglie), che dice bugie in pubblico e al governo; che del terremoto finita la passerella nulla si sa più; che i giornali di tutto il mondo deridono, solidali con la Repubblica e le sue dieci domande inevase.
4. Dopo avere letto i giornali inglesi, vado a leggere la prolusione del card. Bagnasco e cosa trovo? Nulla. Il nulla del vuoto, anche del vuoto spinto. Quattro pagine di saluti ai nuovi vescovi e a quelli morti e infine l’inno consueto di omaggio al papa, felicemente regnante, con il suo luminoso esempio di magistero in Italia, nella visita ai terremotati di Abruzzo e in Palestina. Manca sola la prostrazione materiale per il bacio della sacra pantofola.
5. Il cardinale dice che il papa è stato fatto «bersaglio» di ostilità per la bella lettera che ha inviato ai vescovi di tutto il mondo dove spiegava le sue ragioni per la revoca della scomunica ai lefebvriani e dove prende le distanze dal negazionista Williamson. Il cardinale si dimentica che fu il papa a prendere come bersaglio il concilio ecumenico Vaticano II, concedendo la revoca della scomunica senza pretendere la sottomissione al magistero conciliare: fu lui ad aprire la falla della divisione perché i tradizionalisti ora esigono che il concilio venga dichiarato non vincolante. Io credo che il papa abbia commesso un illecito e non ne aveva diritto ed è responsabile dello scisma silenzioso che serpeggia nella chiesa. Penso che debba essere il papa a chiedere scusa a quanti ha ferito con le sue scelte poco cattoliche e molto scismatiche.
6. Poi il cardinale nella più tradizionale delle forme diplomatiche diluisce, sopisce sparge parole anche forti ma in diluvio di parole oppiacee per cui «auspica un fisco più leggero» e non quindi parla non di «operai», ma di «leva occupazionale»: «Contraendosi gli ordinativi e le commesse, dalle imprese viene azionata la leva occupazionale, talora in tempi e modi alquanto sbrigativi, come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra». In questo contesto «a patire le maggiori ripercussioni è la fascia dei precari.. Per questi lavoratori gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti».
7. Francamente non mi pare una messa in mora del governo che non ha mantenuto una sola promessa, che è responsabile del degrado lavorativo e sociale di tutto il paese. Mi pare al contrario una carezza con una piuma di struzzo che nasconde la testa per no vedere la tragicità della realtà.
8. Poi al punto 8 a pag. 11, si parla di immigrazione: «Nell’ultimo periodo si è parlato molto di immigrazione … a causa del disegno di legge sulla sicurezza che … peraltro non ha superato tutti i punti di ambiguità. In secondo luogo a causa della concomitante ripresa degli attraversamenti del Mediterraneo … Ad essi le nostre Autorità hanno infine risposto con la controversa prassi dei respingimenti, già sperimentata in altre stagioni come pure in altri Paesi» cui segue il pistolotto d’obbligo sulla «dignità della persona e bla bla bla».
9. Finalmente al punto 9 a pag. 11 ci si aspetterebbe che il presidente della Cei fosse informato su quanto avrebbe fatto, detto, non fatto e smentito il presidente del consiglio, suo socio in affari di stato e di chiesa. Invece con un linguaggio clericale e cantilenante, l’eminenza sua parla di «emergenza educativa» e riesce a dire che «in certa misura, il problema dei giovani sono gli adulti! Il mondo adulto non può gridare allo scandalo, esibire sorpresa di fronte alle trasgressioni più atroci che vedono protagonisti giovani e giovanissimi, e subito dopo spegnere i riflettori senza nulla correggere dei modelli che presenta ed impone ogni giorno. Sono modelli che uccidono l’anima, perché la rendono triste e annoiata, senza desideri alti perché senza speranza. Ma il cuore dei giovani, anche quando sembra inerte o prigioniero del nulla, in realtà è segnato da una insopprimibile nostalgia di ideali nobili, e va in cerca di modelli credibili dove «leggere» ciò che veramente riempie la vita».
10. A me pare evidente che il cardinale parli di Berlusconi e del suo «maligno esempio», eppure chi legge non capisce nulla: le parole eminenti dell’eminenza sua valgono per tutti, per il genitore disoccupato e precario come per il ricco che se ne frega altamente delle parole eminenti, salvo usarle per dire che i Vescovi non hanno nemmeno nominato Berlusconi.
11. I vescovi si ritengono custodi della morale: ma chi custodisce i custodi? il loro linguaggio diplomatico e vellutato ha quasi lo scopo di non recar danno eccessivo al manovratore, corruttore di vergini (?) e corruttore di avvocati. Un’occasione mancata. Poteva venire dalla Cei un insegnamento di alto livello che poteva aiutare gli Italiani a invertire la tendenza del degrado etico e invece i vescovi fanno colazione con il latte di gallo perché loro non giudicano, loro non interferiscono.
12. L’indomani il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, si defila ancora di più e dice espressamente: «Nessun giudizio, ognuno ha la propria coscienza, aggiungendo – bontà sua! – che «non si può essere incuranti degli effetti che certi atteggiamenti producono, e ciò vale a seconda della visibilità di ciascuno». Che delicatessa! Non serve nemmeno l’anestesia!
13. Eppure, è l’intero governo che è di «maligno esempio», esempio che ha corrotto anche i vescovi se è vero come è vero che il vescovo dell’Aquila, tale Giuseppe Molinari che ebbe a rimproverare Franceschini del PD che osava criticare il premier sulla questione della verginella di Casoria.
14. Invece di esigere che i cattolici prendano le distanze da un uomo che ha dilapidato il tessuto etico del Paese, piegandolo ai suoi bassi interessi e scomunicando quanti lo appoggiano in politica, in affari e pederastia, i nostri beneamati pastori non «sono incuranti degli effetti». Ci fosse Totò, si lascerebbe scappare dal profondo del cuore: «Ma mi faccino il piacere … !!!!».
Ci auguriamo un degrado sempre più profondo e senza fine, sperando un giorno di toccare il fondo per avere un punto di appoggio per risalire la china. Intanto preghiamo la Carfagna, la Gelmini e le altre «scoperte» dal sultano di villa Certosa di curare il loro papi con affetto, condizione essenziale per mantenere il posto di impiegate del capo.

Genova, 27 maggio 2009
Paolo Farinella, prete – Genova

Pacchetto sicurezza

"Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica". Scorrono le immagini del video di Vieni a ballare in Puglia, brano in cui Caparezza, con l'acida affabulazione che lo contraddistingue (un "bravo" anche ad Albano per il cameo), punta il dito sulle morti da taluni, inspiegabilmente, definite bianche. A me son sempre sembrate nere, nerissime. Acri e primitive come il paesaggio del video, arrostato da un sole implacabile, d'un furore malato, metallico, ferrigno. Non è il Sud patinato delle agenzie di viaggio, è la periferia africana dei bus scalcagnati e tossici. E' l'Italia.



Avevo condiviso questa canzone con gli amici di Facebook, qualche giorno fa. E ieri, la notizia, l'ennesima, maledetta, intollerabile: non in Puglia, ma in un'altra Africa, cioè la Sardegna: Saras. E Saras si aggiunge alla Torino della Thyssen Krupp, alla Milano del ferroviere cinquantenne, alla terra desolata di Michele e i suoi compagni (fratelli). All'Italia. Quest'Italia, del 2009.

L'Italia in cui la generazione bruciata dei 40-50enni barcolla senza un lavoro fisso. Dove, anzi (dati Istat di ieri), i disoccupati hanno superato gli occupati. Ma occupati, questi ultimi, come, in quale misura?C'è chi dalla crisi nera, dalle morti nere come la pece, trae immensi profitti. Si crepa per 900 euro al mese perché non esistono alternative. E i padroni sono tornati a sfoggiare il cilindro. Si schiatta perché, dalla crisi, il capitale speculativo trae nuova linfa vitale. Per questo Giorgio Schultze propone una co-gestione dei lavoratori agli utili dell'azienda. Perché la crisi del capitalismo, da noi non voluta, non vogliamo risolverla col nostro sangue.

Non è più solo dolore, il dolore non serve a nessuno. Non in un mondo di pescicani, dove le anime gentili possono solo soccombere. Sale la rabbia. Nessuna pace, no, nessuna pace senza giustizia. E vorremmo il sorriso, la leggerezza, la voglia di scherzare, di librarci in quel bello aereo che, unico, ci contraddistingue dalla bestialità. E ce lo strappano, con gli adunchi inesorabili artigli.


Immagini dal film Come un uomo sulla terra, sui "respingimenti" dei clandestini.

"Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati e ci siamo dimenticati d'essere figli di emigrati", prosegue il cantautore pugliese. Già. Lungi da me il buonismo, per carità; so che è disperatamente fuori moda, adesso risulta "in" il cattivismo, benché nessuno ricordi (popolo di smemorati, il nostro) che non è altro che la versione riveduta e corretta dell'antico, e clownesco, "facite 'a faccia feroce". Sì certo so che il clandestino può delinquere ecc. ecc. (specie se non gli si concede alcuna possibilità di regolarizzarsi), ma davvero credete che un barcone di disgraziati sia per noi più pericoloso di una fabbrica non in regola con le elementari norme di sicurezza?Ma di questo nessuno parla, nessuno ne conia nefandi e urlati slogan elettorali. Per forza! I "padron dalli belli braghi bianchi" vanno tenuti buoni, agevolati, adulati, sollazzati. E quanto si sollazzano, in questo periodo! Su, passa dall'Italia, passa a miglior vita.

Garantire l’accesso a un’istruzione gratuita e di ottimo livello è il miglior investimento per una Nazione

La riforma Gelmini-Tremonti sembra voler dare il colpo di grazia a un sistema scolastico pubblico già provato dalla mancanza di investimenti: l’Italia è agli ultimi posti in quanto a spesa per l’istruzione pubblica nell’UE http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-8/spese-ue/spese-ue.html). L’ulteriore “contenimento” delle spese operato da questo governo, a partire da una miope visione dello Stato puramente aziendalista, oltre a ridurre la qualità di un diritto fondamentale per i nostri bambini e giovani, produrrà danni a lungo termine per il Paese.

Una riforma scolastica dovrebbe essere frutto di un pensiero pedagogico e promuovere il processo evolutivo del sistema scolastico. La “riforma Tremonti/Gelmini” http://www.camera.it/parlam/leggi/08133L.htm è veramente lontana da tutto questo: è semplicemente una manovra economica taglia spese!

L’impatto sul sistema scolastico sarà devastante e comporterà un “riassetto” organizzativo “al ribasso” nelle scuole. Si parla infatti di un totale di 7.832 milioni di euro in meno tra il 2009 e il 2012 con riduzione di 87.341 docenti nei prossimi tre anni (escluse le scuole d’infanzia) oltre ai tagli del personale ausiliario. Stiamo assistendo ad un vero e proprio ritorno al passato per la scuola pubblica, che sta per essere svilita e svuotata attraverso i pesanti tagli al personale docente in generale e al ripristino del docente unico alle elementari.

Quella che vuole la Gelmini non è sicuramente una scuola di qualità, nella quale si privilegiano le esperienze “dirette” dei bambini possibili nei laboratori, nei lavori a piccolo-medio gruppo, nelle uscite da scuola: esperienze fatte fino ad oggi grazie ad una moderna visione” attiva” del bambino e possibili nella pratica organizzativa grazie alla compresenza degli insegnanti. Se poi sommiamo la riforma “Tremonti-Gelmini” all’attuale pratica di equiparazione e sostegno alla scuola privata il disegno è completo: svuotare la scuola pubblica relegandola sempre più ad una funzione assistenziale a favore delle scuole private, anche e attraverso finanziamenti pubblici sempre più consistenti. La “riforma” se verrà applicata porterà alla progressiva distruzione del sistema scolastico italiano con tutto il bagaglio sociale e culturale che si è costruito in anni e anni di lavoro. Questa cosiddetta riforma ha incontrato numerosissime iniziative di resistenza e opposizione da parte del popolo dei genitori, dei docenti e degli studenti: resistenza che, anziché arrestarsi, si sta moltiplicando e rafforzando con forme ramificate e organizzate e chiedendo ancora di più una scuola pubblica di qualità e non di facciata. Dare voce anche in Europa a questo popolo è una priorità assoluta.


Giorgio Schultze
Portavoce europeo del Movimento Umanista
Candidato indipendente nelle Liste di IDV nella Circoscrizione Nord Occidentale

Tecnica Metamorfica - La dolce arte della trasformazione

La Tecnica Metamorfica stimola con dolcezza cambiamenti profondi.

Consiste in uno sfioramento sui punti riflessi della colonna vertebrale, dei piedi, delle mani e della testa. Questi punti, che corrispondono anche a movimento, azione e pensiero, contengono le memorie del periodo della gestazione.

Durante i nove mesi di gestazione infatti si impianta il potenziale della vita umana: da ciò si è sperimentato che, lavorando sui riflessi della colonna vertebrale - situati sui piedi, sulle mani e sulla testa - questo periodo formativo viene riportato in luce e la struttura del tempo viene allentata.

Attraverso questo lavoro, la Forza Vitale essenziale del paziente scatena le energie che erano ostacolate durante il periodo prenatale dando via libera ai processi di guarigione della mente, del corpo e dello spirito.

Attraverso leggeri tocchi o sfioramenti si liberano le energie che sono state bloccate durante la gestazione, sciogliendo gli schemi prenatali e attivando un processo di trasformazione naturale che agisce in tutti gli ambiti dell'esistenza.

La Tecnica Metamorfica propone un modo rivoluzionario di guardare la vita e contemporaneamente un mezzo per trasformarla.

... Siamo in un periodo di profondi cambiamenti e trasformazioni e sempre più abbiamo bisogno di strumenti che ci aiutano a superare queste difficoltà.

La Tecnica Metamorfica è un grandissimo strumento di autoguarigione che tutti possono imparare, per se stessi e per gli altri, per sciogliere blocchi e paure attingendo dalla forza vitale che è insita in ognuno di noi....

Si impara facilmente ed è l’ideale per essere praticata in famiglia, da mamma-papà a figlio/a, tra partner, tra amici, da adulti e da bambini, nei casi di handicap (autismo, sindrome di down…).

La Tecnica Metamorfica non comporta la cura di sintomi particolari, ma genera un movimento di liberazione da patologie di antica data, sia fisiche che psicologiche: è un movimento di evoluzione e crescita.

La Tecnica Metamorfica può essere usata contemporaneamente ad altri metodi di cura ortodossi o alternativi.

Data la sua semplicità ed il fatto che il trattamento è solitamente piacevole e rilassante, essa può essere utilizzata una volta la settimana come strumento di crescita e di realizzazione del proprio potenziale.

La Tecnica Metamorfica si può fare a se stessi e agli altri, per sciogliere blocchi fisici ed emozionali, migliorando la qualità della vita.

Pacchetto sicurezza


"Ho un amico che per ammazzarsi ha dovuto farsi assumere in fabbrica". Scorrono le immagini del video di Vieni a ballare in Puglia, brano in cui Caparezza, con l'acida affabulazione che lo contraddistingue (un bravo anche ad Albano per il cameo), punta il dito sulle morti da taluni, inspiegabilmente, definite bianche. A me son sempre sembrate nere, nerissime. Acri e primitive come il paesaggio del video, arrostato da un sole implacabile, d'un furore malato, metallico, inquinato. Non è il Sud patinato delle agenzie di viaggio, è la periferia africana dei bus scalcagnati e tossici. E' l'Italia.



Avevo condiviso questa canzone con gli amici di Facebook, qualche giorno fa. E ieri, la notizia, l'ennesima, maledetta, intollerabile: non in Puglia, ma in un'altra Africa, cioè la Sardegna: Saras. E Saras si aggiunge alla Torino della Thyssen Krupp, alla Milano del ferroviere cinquantenne, alla terra desolata di Michele e i suoi compagni (fratelli). All'Italia. Quest'Italia, del 2009.

L'Italia in cui la generazione bruciata dei 40-50enni barcolla senza un lavoro fisso. Dove, anzi (dati Istat di ieri), i disoccupati hanno superato gli occupati. Ma occupati, questi ultimi, come, in quale misura?

C'è chi dalla crisi nera, dalle morti nere come la pece, trae immensi profitti. Si crepa per 900 euro al mese perché non esistono alternative. E i padroni sono tornati a sfoggiare il cilindro. Si schiatta perché, dalla crisi, il capitale speculativo trae nuova linfa vitale. Per questo Giorgio Schultze propone una co-gestione dei lavoratori agli utili dell'azienda. Perché la crisi del capitalismo, da noi non voluta, non vogliamo risolverla col nostro sangue.

Non è più solo dolore, il dolore non serve a nessuno. Non in un mondo di pescicani, dove le anime gentili possono solo soccombere. Sale la rabbia. Nessuna pace, no, nessuna pace senza giustizia. E vorremmo il sorriso, la leggerezza, la voglia di scherzare, di librarci in quel bello aereo che, unico, ci contraddistingue dalla bestialità. E ce lo strappano, con gli adunchi inesorabili artigli.


Immagini dal film Come un uomo sulla terra, sui "respingimenti" dei clandestini.

"Turista tu resta coi sandali, non fare scandali se siamo ingrati e ci siamo dimenticati d'essere figli di emigrati", prosegue il cantautore pugliese. Già. Lungi da me il buonismo, per carità; so che è disperatamente fuori moda, adesso risulta "in" il cattivismo, benché nessuno ricordi (popolo di smemorati, il nostro) che non è altro che la versione riveduta e corretta dell'antico, e clownesco, "facite 'a faccia feroce". Sì certo so che il clandestino può delinquere ecc. ecc. (specie se non gli si concede alcuna possibilità di regolarizzarsi), ma davvero credete che un barcone di disgraziati sia per noi più pericoloso di una fabbrica non in regola con le elementari norme di sicurezza?

Ma di questo nessuno parla, nessuno ne conia nefandi e urlati slogan elettorali. Per forza! I "padron dalli belli braghi bianchi" vanno tenuti buoni, agevolati, adulati, sollazzati. E quanto si sollazzano, in questo periodo! Su, passa dall'Italia, passa a miglior vita.



Daniela Tuscano

Ricette contro la crisi? Partecipazione dei lavoratori alle decisioni delle aziende e accesso al credito non speculativo!


I fattori della produzione, il lavoro ed il capitale imprenditoriale, in questo momento devono fare fronte a un nemico comune: la speculazione finanziaria. Per questo è urgente che nelle aziende il potere decisionale sia condiviso con i lavoratori e che lo Stato garantisca un accesso al credito a condizioni ragionevoli e non speculative!Ho recentemente dato la mia adesione al manifesto proposto dalla Federazione Europea Per L’azionariato Dei Dipendenti (http://www.efesonline.org/2009/MANIFESTO/IT.htm) che ritengo un’iniziativa molto interessante che va verso la creazione di una vera partecipazione da parte dei lavoratori non solo ai profitti, ma soprattutto alle decisioni che avvengono all’interno delle aziende.

 

Il fatto che sia necessario un modello di azienda partecipata dai lavoratori sia in quanto a proprietà sia in quanto a potere decisionale è da sempre uno degli assi fondamentali della proposta umanista, insieme al fatto che lo Stato si debba far carico di garantire un accesso al credito per le aziende, che le metta al riparo dalla speculazione finanziaria che tende a prendere il controllo delle aziende e a massimizzarne il profitto, producendo sempre più spesso il tracollo produttivo ed economico delle aziende stesse.

 

Thomas Hirsch, portavoce del Nuovo Umanesimo per l’America Latina espone molto bene questi concetti nel suo libro La Fine della Preistoria da cui cito alcuni passaggi:

 

<<È necessario istituire alla velocità della luce alcuni strumenti che permettano di controllare in modo ferreo l’azione del capitale speculativo, obbligandolo a re-investire in modo prioritario nella produzione. […]L’unica strada possibile per realizzare con successo questo aggiustamento forzato consiste nell’apertura della proprietà dei mezzi di produzione e soprattutto della gestione produttiva ad una partecipazione più ampia dei lavoratori, creando un modello societario distante sia dal mostruoso monopolio statale che dall’irrazionale oligopolio privato. […]

 

Fare l’imprenditore significa rischiare. Chi investe un capitale per avviare un mezzo di produzione rischia il suo denaro negli alti e bassi del mercato. Anche chi contribuisce con il suo lavoro a far sì che quel mezzo sia produttivo corre dei rischi, visto che mette in gioco i suoi sforzi e il suo impegno quotidiano. Sia il capitale che il lavoro “lavorano” nell’impresa e costituiscono una società produttiva, i cui vincoli di collaborazione assicurano una gestione di successo del processo produttivo. Se in altri momenti storici il lavoro e il capitale si sono scontrati come nemici irriducibili all’interno di un’impresa, il grande cambiamento culturale proposto dal Nuovo Umanesimo consiste nel fatto che entrambi i fattori produttivi, invece di competere anche all’interno del mezzo di produzione di cui fanno parte, cerchino la convergenza a vantaggio del progresso comune.

 

Bisogna poi ricordare che oggi il nemico è un altro, [...] il capitale speculativo. […]il capitale speculativo internazionale […] si muove nei circuiti finanziari virtuali comprando imprese produttive e decidendo il destino di milioni di persone, che non sono certo consultate rispetto alle misure che le coinvolgono. […]Questa mostruosa mutazione dell’economia mondiale dovrebbe spingerci senza indugi a riformulare in modo radicalmente nuovo il concetto di impresa e proprietà, giacché sia i lavoratori che gli stessi imprenditori subiscono gli effetti di questa aberrante disumanizzazione. […] imprenditori e lavoratori, capitale e lavoro, devono affrontare insieme i rischi che questo progetto produttivo comporta. Rispetto a una sfida così impegnativa, che richiederà tutta l’energia vitale e la massima lucidità delle persone coinvolte, sia la speculazione che l’usura praticate dal capitale bancario sono forme parassitarie e ripugnanti, che indeboliscono tali iniziative e minacciano gravemente la loro continuità. […]

 

In un’economia su scala umana, i profitti ottenuti grazie ad un aumento della produttività sono perfettamente legittimi: la stessa cosa non vale per quelli realizzati mediante la speculazione e l’usura, giacché la tentazione di avere accesso a questi soldi facili stimola le bancarotte.>>




Giorgio Schultze

Portavoce europeo del Movimento Umanista

Candidato indipendente nelle Liste di IDV nella Circoscrizione Nord Occidentale

Samuele l'ebreo

C’è molta gente al mercato
venditori di balocchi
e di gelati al pistacchio
nessun altro gusto
solo pistacchio
è per questo che compero balocchi
*
Samuele ha un banco di pesce
non prega mai
e sua moglie ha una grande pancia
la moglie di Samuele ha un bella pancia
*
Non mente mai Samuele
e non si arrabbia
quasi mai
ma non toccargli sua moglie
ha un coltello Samuele
per tagliare il pesce.
*
La sua donna ha denti bianchi
un neo sulle guance
la sua donna sorride spesso
a volte però
anche piange
forse perchè ha la pancia
succede alle donne
quando aspettano un bambino.
*
Ci sono guardie sorde al mercato
e venditori di gelati al pistacchio
gente di colore
senza permesso
li chiamano clandestini
io li chiamo uomini
anzi no
venditori di pistacchio
anche se a me il pistacchio non piace.
*
Samuele sorride
non fa grandi sconti
ma se comperi il suo pesce
ti regala per resto
una cartata di frittura
e tocca la pancia di sua moglie
sorride Samuele
*
Dicono sia strano
diverso dagli altri
io dico che è un uomo
anzi no
un venditore di pesce
e ha un piccolo segreto
sua moglie vedete
è palestinese

meno tette e culi in tv 2

ho riscritto   con aggiunte  nei link e  url  il  post  basta  tette  e culi  in tv  1  eccovi  qui l'url  http://www.splinder.com/myblog/post/58797/20625280/yes

Senza titolo 1504

  VI PIACE LA CANZONE DI LUCIO BATTISTI EMOZIONI ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us

26.5.09

Senza titolo 1503

  L'AVETE LETTO IL LIBRO IL VECCHIO E IL MARE ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us

Hanno riscoperto la misericordia...

 
Ieri pomeriggio, facendo zapping, sono incappata in un rotocalco di gossip su Raiuno. Nel salotto si trovava pure tal prete, Mario Pieracci, grasso come un porco e molto compiaciuto di trovarsi in quei paraggi, a lui del resto disinvoltamente familiari. Discettava sui divorziati risposati, che si trovano in "peccato mortale" e non possono esser riammessi ai sacramenti. Seguiva consueta passerella di vip convertiti sulla via dei lustrini che chiedevano di essere riammessi in seno alla Chiesa per continuare a fottere con la benedizione porporata, ma naturalmente non un cenno, neppur lontano, al pluridivorziato con cappella (non pensate male...) privata che la comunione continua tranquillamente a riceverla.


E non solo la comunione, riceve.



Annota "Repubblica" di oggi che le pur blande critiche di "Famiglia Cristiana" e "Aggiornamenti sociali" riguardo alla turpe vicenda di Noemi sono "piuttosto isolate nel panorama della stampa cattolica, a partire dall''Osservatore Romano', il quotidiano della Santa Sede, e da 'Avvenire', l'organo dei vescovi italiani, che sul caso Noemi hanno finora tenuto un profilo piuttosto basso (unico intervento un editoriale del 5 maggio nel quale invitava il premier a essere 'più sobrio'...). Temporeggia, invece, 'Civiltà Cattolica', l'autorevole quindicinale della Compagnia di Gesù che viene pubblicato solo dopo il placet del Vaticano: i responsabili della testata annunciano che 'parleremo di questa vicenda solo dopo le elezioni europee per non turbare l'andamento del voto'". Traduzione: meglio rimandare i commenti, non sia mai che a qualche pecorella smarrita possa venir mal di pancia e magari cadere nella diabolica tentazione di votare a sinistra... Poi, quando l'Uomo della Provvidenza sarà ancora assiso sul trono-altare, allora reciteremo il fervorino per dimostrare che non guardiamo in faccia nessuno, noi.


Giuseppe Molinari, arcivescovo dell'Aquila (!) si spinge più oltre e critica il segretario del Pd Franceschini: "Non contrasti la politica del governo con il caso N., ma con qualcosa di concreto". Le bambine (femmine) non sono un caso concreto. Lassatelo lavorà. Il confessore personale dell'Uomo Provvidenziale l'aveva già spiegato: le presunte e demagogiche "critiche" (ma no, amabili rabbuffi) della Cei sono generiche e applicabili a chiunque. Ed è vero. Chiosando come segue: «Se pensiamo a tutti i grandi uomini che hanno fatto la storia, me ne dica uno che non ha i suoi vizietti». Le morbidezze verso N.? Ingenue galanterie. Assaporatevi l'intero testo di questa lectio magistralis: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/05/06/ma-il-suo-confessore-lo-perdona-tutti.html


Poche ore fa, dalla Cei, è giunta un'altra nota. Questa:


(ASCA) - Citta' del Vaticano, 26 mag - Sulla ''questione morale'' e in particolare sulle ultime vicende del premier Silvio Berlusconi, dal processo Mills al caso di Noemi Letizia, la Conferenza episcopale preferisce non dare giudici ma richiamare ognuno alle proprie responsabilita' . Rispondendo questa mattina alle domande dei giornalisti al termine della sessione dei lavori dell'Assemblea Generale della Cei, il segretario generale dei vescovi italiani, mons. Mariano Crociata, premettendo di non amare ''formule semplici per realta' complesse'', ha detto: ''Se vogliamo parlare di questione morale, oggi, come ieri, di questioni morali ce ne sono tante. Bisogna tenerle vive tutte, senza andare a esprimere giudizi a ogni pie' sospinto''. ''Ognuno - ha aggiunto - ha la propria coscienza e capacita' di giudizio''.


Mons. Crociata (un nome, una garanzia) non ama formule semplici per realtà complesse. Nel caso di Welby, di E. E., dei Family Day chiassosi e urlanti architettati al solo scopo di rovesciare l'odiato Prodi (e i Dico), abbiamo avuto una sensazione ben diversa. A proposito, i Family Day non si fanno più. E sì che di motivi per protestare ce ne sarebbero: tagli alla scuola, disoccupazione galoppante, sprechi, riarmo, abbattimento di barconi di poveracci (anche quelli tengono famiglia, no?). Ma da quelle parti tutto è tornato in un soave silenzio venato d'incenso. Tutto bene, tuttapposto, tutto tranquillo. Questo è il miglior mondo possibile.Ma non va dimenticato che B. è di destra, è etero anzi eterissimo, e al Vaticano i maschi tutti d'un pezzo sono sempre piaciuti tanto tanto. Si legga questo finissimo trattato teologico pubblicato da Zenit.org: http://www.zenit.org/article-18354?l=italian . Tutta colpa delle femministe se il padrone naturale e benedetto dal Creato si è rammollito, ora però si torna ai sani valori d'una volta, dove l'uomo, per essere uomo, "aveva da puzzà".


E le bimbe (semi)velinate? Ma la femmina resta figlia di Eva, e poi l'ha già lasciato intendere il suo prete, dietro le paludate parole: i peccatori sono solo i poveracci. Perché "io so' io... e voi nun siete 'n cazzo!!!!!!!!!".

Favola vera




Bosco di castagni           Immagine composta da me, con due immagini prese in rete, nella mia mente il ricordo del mio bosco era così


                                      Una bambina  "Principessa"   di Franca Bassi



Era una giornata fredda,  quando nacque Franca. Un vagito...ancora un vagito poi un grido. Dentro una bella camera del quartiere Prati, nel 1938, la levatrice teneva tra le braccia il piccolo fagottino: "Ecco è nata!.. è nata la tua secondogenita. E' una bella bambina". Furono  giorni di felicità  nella grande casa. La piccola Franca  doveva  nascere  il giorno di Natale, ma  aveva fretta  ed anticipò  cogliendo tutti di sorpresa. Faceva tanto freddo quell'anno a Roma. Passarono alcuni anni, Franca era  troppo piccola, per comprendere quel fuggi fuggi di gente che abbandonava Roma.  C'era la guerra e c'erano anche tanti innocenti che morivano. Seguirono anni di dolore, di macerie  e di malattie. Questo era ciò che ci regalava la guerra.
Franca  cresceva con i suoi fratelli e insieme alla nonna Elisabetta si trasferirono a Bagnoregio, nell'antica casa materna. Lasciarono la bella casa di Roma  per fuggire lontani dalla  città e dai suoi pericoli.
Un giorno, nel  cuore della notte, scoppiarono in paese alcune bombe. Molti furono costretti ad abbandonare la propria casa. Anche nonna Betta raccolse le  poche cose e fuggì con  i suoi  nipotini. Impauriti camminarono molto,  per i viottoli di campagna.  Di tanto in tanto il cielo s'illuminava a giorno, eppure non c'era il temporale. Tutti insieme abbracciati si rifugiarono in una casetta nascosta  nel bosco di castagni.
Franca  la sera  cercava il suo bel letto di ferro battuto, le foglie dipinte da suo padre sulle pareti.  Quando il vento faceva tremare la piccola fiammella della candela, le ombre sui muri diventavano vive e lei ci parlava  come se fossero fate e folletti.
Non capiva  perché dovesse dormire  in quella tana con un giaciglio di fortuna  fatto con  le canne. Si copriva il corpo con le foglie di granturco e cominciò a conoscere tanti piccoli animaletti. Erano gli abitatori di quel piccolo spazio, tra cui un simpatico geco, che faceva capolino tra le pietre. Quando cercava il suo bel letto spesso brontolava e perfino mugugnava e si ritirava  dentro un grande tronco di castagno scavato e  sognava il  suo bel letto tutto per lei,  i suoi fratelli la prendevano in giro e la chiamavano "Principessa".
Ogni sera  nella piccola casa di pietra, in un angolo c'era un po' di legna. Il fuoco era acceso e nel grande paiolo di rame annerito dal fumo, bolliva  la solita minestra fatta solo d'erba raccolta nei campi. La piccola casa era  in realtà il deposito degli  attrezzi da lavoro, una vanga, una zappa, corde, la mangiatoia per l'asino, ma  Principessa sognava lo stesso, seduta su una pietra grigia, la famosa  pietra Basaltina e, in compagnia di una lucertola, guardava la luce del sole che pian piano si spegneva. Prima di  dormire contava un pugno di  stelle  e cantava insieme ai  grilli, poi il richiamo della notte, la minestra era pronta e la porta di legno si chiudeva alle sue spalle.
Anche gli uccelli al calar del sole smettevano di cantare, ben nascosti nel nido. Di notte nel bosco si sentiva arrivare da un vecchio albero vicino alla casa, il canto del gufo. Principessa lo seguiva in principio intimorita, ma poi col passare dei giorni aspettava silenziosa nella sua cuccia. Quel canto ormai le era diventato amico. E come era diventata brava! Ormai riconosceva anche  il canto della civetta e il canto malinconico del maschio "hu-u-ou", ripetuto a intervalli e lei cantava con loro, fino a perdersi nel suo mondo di sogni. Quando  la civetta cantava nelle notti di luna piena, tutti si spaventavano, perché chissà a  causa di quale brutta diceria, dicevano: "chiudi le orecchie,  perché se odi il  suo canto porta male". Ma a Principessa  piaceva e non credeva a queste dicerie paesane.
Principessa  conosceva  i gufi e li chiamava per nome  non ne aveva paura, erano suoi amici. Per lei ogni giorno era tutto un giocherellare intorno  al fosso  da una pietra all'altra. Saltellava  insieme alle ranocchie e spesso ci cadeva dentro insieme a loro. Era felice, ma non capiva  e quando i cannoni  sparavano si spaventava, copriva d'istinto le orecchie e si rannicchiava  sotto l'albero di ciliegio. Nonna Betta per farle passare la paura, le raccontava che quel brutto rumore era causato semplicemente dal nonno che in cielo sulle nuvole spaccava le noci. Basta poco per distrarre una bambina e in quel bosco in verità non ce n'erano molte di distrazioni, era una scuola a cielo aperto. Nel bosco di alberi di castagni, era facile immaginare storie di fate e folletti, era bello osservare le piccole formiche e il formicaio, un mondo favoloso dove regnava l'organizzazione e la semplicità della vita. Principessa spesso con la punta delle sue piccole mani le aiutava a trascinare  chicchi di grano, pagliuzze, semi. La sua curiosità non finiva mai. Quel bosco variopinto era ormai diventato il suo mondo, il rumore del torrente, i piccoli insetti  a volta fastidiosi, le colorate coccinelle, con i suoi grandi occhi pieni di meraviglia seguiva la danza delle farfalle,  quando leggere si posavano sulla corolla dei fiori. Mille domande passavano in quella testolina. Tutto intorno sembrava meraviglioso; un mondo pulito, vero, uno spazio  pieno di colori e di profumi e bellezza. Era semplice per nonna Elisabetta distrarre  dalla guerra i suoi nipotini, la natura le era d'aiuto e con la sua fantasia e la sua saggezza riusciva a tranquillizzarli ogni sera. Le sue storie incantavano i quattro nipotini che si addormentavano sereni, felici di vivere in quel mondo, nella piccola casetta di pietra, protetta dai giganti: gli alberi della valle di Civita.
                                                  sandro




Questa foto sotto è il mio castagneto, con gruppi di ragazzi  scampagnata anni 60. Sopra il torrente "Rio Torbido", su queste pietre giocavo e facevo pupazzi di creta. La piccola casetta in pietra non si vede era a destra dell'immagine, nascosta dal fogliame.


castagneto