dopo lo stacchetto musicale . veniamo alle retiffiche \ repliche ai miei precedenti articoli
La prima http://goo.gl/i3awqW Vero quello che dici ma tu cosa proponi per contrastare questo fenomeno oltre ad indignarti ?
Un ora alla settimana d'educcazione civica tipo quela del film " la scuola della violenza o pensieri pericolosi
Non emarginare se ci sono le prime avvisagli di bullismo perchè spesso chi si conporta cosi è uno \a ( vedi caso della bulla 17 enne che ha picchiato una 12 enne ) che ha , se l'ha famigliae disagiate \ problematiche o genitori che non sanno educare ., corsi per educativi per i genitori ed insegnati che non sanno educare o sono menefreghisti ed apatici . AdPunirli ma con pene alternative ( esempio far fare nel caso dei ragazzi che hanno picchato e puntato quella ragazza handicapata , gli avrei fatta fare per una settimana dopo scuola per 2 ore servizio in strutture per handicapati \ mmalati mentali o o ragazzi problematici ) alla sospensione ed\ o l'espulsione ma usarla come estrema ratio Se tu fossi stato prof in quella situazione cosa avresti fatto ?
non certo darei fuggito o rtimasto impassibile , ma avrei s poi filmato i ragazzi . Il giorno dopo interrogato la mia lezione precedente e mettere tutti due e rispondere ale proteste dei ragaszzi mostrando il filmato di loro che fanno casino e non stanno atttenti mentre io spiego .. Se poi i genitori si lamentano direttamente o come a volte succede che il preside ceda a pressioni \ lamentele di genitori importanti ( politici , ecc ) e se la prenda con te perchè ha rimproverato il loro figlio\iola ho il culo le spalle coperte .
Agiungo a quanto ho già detto , rispondendo , a questo comento
attilio cece
Relativamente al rispetto delle regole sono d'accordo con lei,
totalmente... Circa la conoscenza della lingua
italiana mi permetta, invece, una domanda: se tutti i suoi concittadini,
italiani doc, dovessere sottoprsi ad un esame di italiano a livello
terza media, quanti di loro lei crede, passerebbero la verifica? E per
quanti non fossero considerati 'idonei, cosa pensa si dovrebbe fare:
togliere loro la cittadinanza?....
Spettabile Attilio
gli rifaerei rifare le scuole o i corsi
d'italiano . Spiego meglio il mio concetto , forse espresso troppo
frettolosamente nel post . Mi sembra assurdo , la stessa cosa direi
per coloro chee vengono in italia ( non importa la nazione o
sei gli avi fossero italiani ) , che se uno va all'estero , e
sta 20 anni e non parla neppure una parola della lingiua
della nazione in cui ha scelto di rifasrsi una vita o di stabilirsi
possa usufruire dela cittadinanza . Come ben vede non è questione di
razzismo o di becero nazionalismo , ma una questione di buon
senso
che si è leggittimo che una persona la quale viene a stare fissa in italia o e' in italia da diversi anni e pretende la la cittadinanza sappia \ conosca oltre i nostri usi , costumi , .leggi , storia anche la nostra lingua . Ma tale pretesa può diventare discriminatorio e quindi razzismo quando : 1) lo si pretenmde subito neanche il tempo d'arrivare 2) quandotale pretesa è originata da un abuso vedi post in questione .,3) quando si pretende che uno\a parli l'italiano quando neppure tu lo parli correttamente
l'argomento del post d'oggi avrebbe dovuto essere una mia recensione del filmil giovane favoloso film su leopardi di Marti Martone
Ma l'aumento di atti di bullismo e di violenze nell'ambito scolastico testimoniato da queste due fatti di di cronaca che riporto sotto mi hanno fatto cambiare proposito . Quindi il post originatrio è destinato a data da destinardsi .
Protagonisti dell'aggressione un ragazzo e una ragazza di sedici anni. Una compagna ha ripreso la scena: nel video compare l'insegnate che non interviene. I Carabinieri denunciano, non è esclusa un'indagine interna della scuola.
Sputi e botte in classe, a una ragazzina disabile, davanti all’insegnante che non interviene. L‘aggressione, in una scuola di Varallo, nel Vercellese, è stata ripresa e poi diffusa su Whatsapp e sui social network, dove è stato rimosso dai carabinieri, che hanno già denunciato i ragazzini responsabili del pestaggio. Protagoniste dell’aggressione una ragazza e un ragazzo, di sedici anni, che hanno malmenato la disabile e l’hanno ricoperta di sputi. Una terza, loro coetanea, ha invece ripreso la scena. Nel video, che gli studenti si sono passati tramite il servizio di messaggistica istantanea, comparirebbe appunto anche l’insegnante che assiste alla scena. Sul caso stanno indagando i carabinieri della compagnia di Borgosesia. Non è escluso che anche la scuola avvii una indagine interna.
“Episodio gravissimo che non dovrebbe mai accadere”, commenta Antonio Catania, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale del Piemonte e direttore dell’Ufficio scolastico provinciale di Vercelli. “Ho appena chiesto una relazione dettagliata al dirigente della scuola dove è avvenuta
Svuotano il cestino sul professore, espulsi da scuola
Incredibile episodio di
indisciplina e bullismo in una classe superiore di Conegliano. Le
bravate e il caos in classe in un video in rete
CONEGLIANO. Urla, strepiti, ragazzi in piedi sulle sedie e o seduti sui banchi durante una lezione. Gli inutili richiami del professore che alla fine decide di lasciare l'aula nella gazzara di studenti irrispettosi che come ultimo gesto, a spregio, gli rovesciano contro il cestino delle cartacce.
Succede a Conegliano, in un istituto superiore. A raccontarlo un video diffuso in rete dagli stessi studenti che se lo stanno scambiando atttraverso i social network mettendo così alla berlina il professore e facendosi vanto dell'atteggiamento tenuto in classe. Ma l'episodio non è rimasto senza conseguenze. Due ragazzi sono stati espulsi e altri sospesi dalle lezioni per ordijne del preside che intervistato dal Corriere Veneto
definisce l'accaduto "gravissimo" ma ha cercato di gestire la
situazione con attenzione precisando però come nessuno dei suoi
insegnanti si sia rivolto a lui per denunciare scherno da parte degli
alunni.
Ora voi direte : << ne hai già parlato , niente di nuovo sotto il sole è sempre successo , ecc >> . Certo ma : 1) è la prima volta che vedo , specie per in fatti di Vercelli e di torino , il non reagire \ sapersi imporre alunni imbecilli dei professori ., 2) E' vero che indignarsi non basta ma come ho già detto in questa discussione http://goo.gl/wAZ6T8 dei vertici di Facebook che non rimuovono il video dela 17 che picchia uan 12 enne . perchè << è un video «educativo». E per questo non verrà rimosso, malgrado l’onda di odio e minacce che si sta alzando. «Il video non viola le nostre policy - scrivono rispondendo al Secolo XIX - perché le persone lo stanno condividendo per aumentare la consapevolezza su atti di bullismo». ( da http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/ del 14\3\20014 ). Ma almeno è il primo passo per reagire e non accettare tutto quello che ci passa davanti e non rimanere chiusi nella nostra apatia \ indifferenza . E poi << non pensiamo che non possiamo fare nula contro le ingiustizie . L'apatia è una vittoria per l'ingiustia >> da https://youtu.be/wd9r0xTGhyo di Carlo li Causi
Lo che per dare un giudizio sulla seconda stagione di Orfani dovrei aspettare ad arrivare alla fine come consiglia su la pagina facebook di orfani più precisamente qui
Giacomo CarboniPenso
sia ancora troppo presto per giudicare. Mancano ancora 6 numeri alla
fine della seconda stagione ed e` prevista anche una terza sempre di 12
numeri
e non da metà . Ma è più forte di me e poi , salvo ulteriori colpi di scena più frequenti e più sorprendenti
rispetto alla prima stagione , gli elementi ci sono tutti ed il
quadro comincia ad essere più chiaro . . Infatti Orfani si rivela
( almeno fin ora ) come nella prima stagione, un qualcosa di molto più sfaccettato di quel che a molti appare ad una prima visione. Sarebbe facile fermarsi ad osannare gli estratti del libro della Juric (che a questo punto si rimpiange non esser un vero libro: lo avrei comprato) ma l'approfondimento dei personaggi è un qualcosa che non passa per classici spiegoni ma ritrova e si ritrova nei momenti in cui tutti e 4 sono quasi "distratti" dall'azione principale. I loro sogni, i loro incubi, ciò che vedono e ciò che non vedono. Tavole che tentando di protagonista hanno una serie di risvolti impensati sotto forma di scarabocchi. Un numero che colpisce. Come tutti. In un modo o nell'altro.
Uzzeo, ma non solo lui ovviamente , riesce a sviscerare i pensieri dei protagonisti riuscendo ad annientare la pioggia che rende ogni istante decisamente più malinconico.
Infatti Qui invece l’impressione è quella di una giornata di libertà, nella quale al netto di combattimenti e fughe disperate, possiamo soffermarci a vedere cosa i quattro protagonisti hanno da dirsi e come si comportano in un contesto diverso da quello "rivoluzionario e guerrigliero" nel quale siamo abituati .
In conclusione, un episodio che mi piace, lento ma alo stesso tempo dinamico ma non banale nella narrazione e dal punto di vista artistico. Orfani: Ringo si conferma un ottimo prodotto per la casa editrice milanese, non ci resta che continuare a scoprirlo fino... all'ultimo respiro visto che ogni numero ricco di sorprese e di colpi di scena . Forse meno immediati , rispetto alla prima serie , ma non per questo fieri ed indigesti che non fa sconti a nessuno . come sembrano preanunciare le anteprime di quello che ci aspetterà in questa serie nel corso dell'anno . ... e qui mi fermo altrimenti rovino la suspense . comunque chi volesse farsi del male qui sul sito della bonelli ulteriori news
Storia bellissima , onirica , un po' di pace ma mica tanto visto che anche senza armi e senza si combatte lo stesso . Alcune cose non mi sono chiare... dovrò rileggerlo poltre la classica seconda lettura . Innanzitutto erano tutti collegati? Ognuno era conscio del sogno dell'altro ? Il
sogno di Ringo artista (che ricorda tantissimo Leonardo DiCaprio in
Titanic che dipinge una nuda Kate Winslet) era del Pistolero o di Rosa ?Se erano tutti sogni, cosa ci fanno i fogli da disegno nella realtà nelle vignette finali?secondo Davide Pepe
"ragno" burattinava coi loro sogni, quindi ha unito e separato le
loro coscienze come più gli faceva comodo, e ha lasciato che Ringo
disegnasse nel sonno a mo di sonnambulo. Bellissime
comunque le scene del quadretto familiare Ringo-Rosa-Barbara e quella
di un Pistolero in ginocchio per aver riportato alla cruda realtà i suoi
orfani .Cibcirdio con Gianni ZazzariniQuesto
numero è un gioiello. Nella sequenza iniziale sembra di sentire il
rumore della pioggia. Belle atmosfere, bella storia, bei disegni.
Speriamo si verifichi la correzione da La Cronaca ItalianaGraziano Delrio si dice pronto a fare un passo indietro dopo la polemica sulla medaglia del ricordo a un repubblichino. Questo il suo tweet
Aspettiamo ora l'intervento di Laura Boldrini
Figli di coppie gay. Dolce e Gabbana dicono la loro, Elton John li contraddice, io butto la palla a voi col mio Quadretto odierno da
«Adliana, troverai riposo a Valle»
Il sindaco Gatti Comini offre una tomba per la giovane lucciola assassinata nella sua casa di Pavia
di Maria Fiore
Alla rotatoria della ex statale Bronese, a due passi dal ponte della
Becca, dove la giovane si prostituiva, sono comparsi vasi di fiori e
rose bianche. Messì lì forse da un cliente oppure da qualche
automobilista che, passando ogni giorno in quel punto, si era abituato
alla presenza di quella ragazza. Una giovane descritta da tutti come
molto «riservata» ma la cui dolcezza, oggi, è ricordata con tristezza e
smarrimento. «Ci siamo sentiti tutti toccati da questa vicenda – dice
ancora il sindaco –. Per questo, siamo disponibili a trovare una
soluzione per i funerali, se fosse necessario. Come Comune non abbiamo
purtroppo soldi a disposizione, ma alcuni cittadini si sono già offerti
di dare un contributo per i funerali»
Due fratelli della ragazza avrebbero risposto all’appello della questura, non appena hanno ricevuto la notizia dal consolato. Resta però ancora da capire se l’intenzione della famiglia è di portare la salma in Albania oppure di celebrare i funerali in Italia, a Pavia o a Torino, dove la giovane donna si era sposata, un paio di anni fa. Un matrimonio forse contratto per il permesso di soggiorno. Adliana Picari si era infatti trasferita a Pavia da sola, nell’appartamento al numero 501 di viale Cremona, dove lunedì sera ha trovato la morte. La donna, secondo quanto ricostruito dalla polizia, è stata uccisa in un raptus da Losio, che era un cliente abituale. L’indagato ha spiegato di essersi invaghito della giovane e di avere pensato di fuggire con lei. Per questo aveva cercato di uccidere l’anziana madre, di 89 anni, aprendo il gas della casa di Canneto, prima di andare a prendere Adliana alla rotonda della Bronese, dove era certo di trovarla. Quindi i due erano andati a casa della giovane, per consumare un rapporto. Ma nella casa era esplosa la follia.
Piuttosto che replicare , anche se aveva tutte le ragioni per farlo , bastava starsi zitta in quanto con il su obbedir tacendo o meglio il non opporsi e farlo notare mentre la consegnava ha contribuito al nascere della cosa ed a creare vibranti proteste . Ma allora mi chiedo come Peter Taylor ne commenbt all'articolo ( sotto riportato ) d repubblica : << Che farà mio padri dimenticasse totalmente di chi ha date nella tomba? Caduto da partigiano nella guerra di Liberazione a 24 anni non ha certo immaginato che lo Stato liberato grazie anche al suo contributo premiasse il suo carnefice e disinteressasse completamente di chi ha reso possibile la Libertà. Certo è pure uno schiaffo anche a Mattarella che nel suo discorso di insediamento ha voluto ricordare il sacrificio dei caduti par la libertà dell'Italia.Non credo si riferisse pure agli RSI. >>
20 ore fa
perimene
Infatti non era presente nella sala Aldo Moro dove Del Rio consegnava la medaglia.
Ciò fa che << Il “Giorno del ricordo” diventa, in questo caso , giorno
dell’amnesia e a poco più di un mese dal settantesimo della Liberazione
si ribalta la storia e ciò che ha significato per mano di chi
rappresenta la Repubblica nata dalla stessa Liberazione. Così, anche un
fascista repubblichino, Paride Mori, può essere insignito della medaglia
ricordo, "in riconoscimento del sacrificio offerto per la Patria" dal
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio (come
deciso da una commissione della presidenza del Consiglio), già sindaco
di Reggio Emilia, città medaglia d’oro per la Resistenza e terra dei
fratelli Cervi. (...) Paride Mori è stato ufficiale parmense del
Battaglione bersaglieri volontari “Benito Mussolini”, un reparto che
all’inizio era aggregato alle “Waffen SS” e successivamente inquadrato
nell’esercito della Repubblica di Salò che combatté a fianco dei
nazisti. L’onorificenza che gli è stata attribuita in realtà fu
istituita per ricordare le vittime delle foibe nell’immediato
dopoguerra, ma Mori fu ucciso in uno scontro coi partigiani il 18
febbraio del ‘44 e quindi l’episodio non c’entra niente con le vendette popolari degli slavi e quelle
post belliche e gli eccidi \ la pulizia etnica delle milizie di Tito nei confronti degli italiani. [il corsivo è mio . il resto dell'articolo lo si trova qui ] >> . E cco che quando una figura istituzionale partecipa volontariamente o per responsabilità dei propri collaboratori ad una vergogna del genere deve prendere atto della grave offesa arrecata ai familiari di chi nella lotta per la libertà e la democrazia ha lasciato la vita Non doveva partecipare. Anche chi riveste una carica istituzionale può avere un sussulto di dignità e rifiutarsi di partecipare a una vergogna del genere, dissociandosene apertamente E se ha un briciolo di buon senso e dignità DIMETTERSI senza se e senza ma (lo stesso vale naturalmente per tale Del Rio)..
e DIMETTERSI senza se e senza ma (lo stesso vale naturalmente per tale Del Rio).
Vergogna!. Il
governo Renzi non si smentisce ed anche in questa occasione prova a
scimmiottare Berlusconi nella riabilitazione dei nazi - fascisti.
Delrio farebbe bene a dimettersi. Boldrini impari a fare il /la Presidente della Camera.
Medaglia a repubblichino Mori, Boldrini nega coinvolgimento: "Decisione di P. Chigi"
(Adnkronos)
Articolo pubblicato il: 15/03/2015
Scoppia il caso della medaglia attribuita a Paride Mori, un fascista
repubblichino insignito in occasione delle celebrazioni del Giorno del
Ricordo dell'onorificenza che viene assegnata alle vittime delle foibe
nell'immediato dopoguerra. Un riconoscimento consegnato ai figli in
occasione di una cerimonia avvenuta a Montecitorio. A denunciare il caso
l'edizione di Bologna de 'La Repubblica', che ricorda che "Mori fu
ucciso in uno scontro coi partigiani il 18 febbraio del '44 e quindi
l'episodio non c'entra niente con le vendette post belliche delle
milizie di Tito nei confronti degli italiani".
Sotto accusa finiscono la presidente della Camera, Laura Boldrini, e
il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio,
perché il tutto si sarebbe svolto durante la cerimonia per la Giornata
del Ricordo, organizzata a Montecitorio alla presenza del presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella.
In realtà l'onoreficenza è stata sì attribuita alla Camera, ma in un
momento diverso e distinto rispetto alla celebrazione della Giornata
del Ricordo, senza l'intervento di Boldrini né la presenza del Capo
dello Stato e per una decisione presa da una commissione insediata
presso la presidenza del Consiglio. A ricostruire il tutto è il
portavoce della presidente della Camera, che, spiega, "non ha dato alcun
premio alla memoria del repubblichino Paride Mori, né ha in alcun modo
concorso ad individuare il suo nome tra quelli meritevoli di
onorificenza".
"L'individuazione dei soggetti cui attribuire le medaglie -
sottolinea ancora il portavoce di Boldrini - spetta infatti a una
commissione istituita presso la presidenza del Consiglio, che le ha
consegnate durante uno specifico incontro che la Camera ha ospitato
nella sala Aldo Moro, a margine della cerimonia per la Giornata del
Ricordo svoltasi nella Sala della Regina alla presenza del Presidente
della Repubblica e con la partecipazione della presidente Boldrini".
A questo punto la palla passa quindi a Palazzo Chigi, che in queste
ore starebbe verificando le modalità attraverso le quali opera la
commissione che si occupa della questione e che avrebbero portato
all'individuazione di Mori tra i destinatari dell'onorificenza.
Non sempre si ha ragione e le cose sono cosi come sembrano . E' cio' che mi è successo tempo fa interpretando faziosamente questo video http://goo.gl/mIVZXY . . Con il senno di poi e riascoltandolo in un moment di silenzio , mi son accorto d'essere nel torto . Grazie a ****** ... i protagonisti dela discussione per l'invito a riascoltarlo e la pazienza per la mia testardaggine nelle discussioni d'esse scaturite causa sia il mio ascoltare frettolosamente ed per partito preso ma soprattutto il mio umorismo ed ironia che non sempre viene capita vedere qui la discussione
"La nostra vicenda non venga strumentalizzata", chiede Diego Raggi. "Non voglio che David diventi il simbolo della lotta all'immigrato. Lui non lo avrebbe mai permesso"
12:04 Chiede giustizia per la morte di David, ma allo stesso tempo non vuole che la sua morte non diventi un simbolo dell'odio razzista. Diego Raggi, fratello del 27enne ucciso da un immigrato ubriaco a Terni, già espulso dall'Italia nel 2007, non cerca la vendetta. "Voglio che la morte di mio fratello serva a qualcosa. Voglio che la mia famiglia sia l'ultima a soffrire per una cosa del genere", dice.Intervistato dal quotidiano "La Repubblica", Diego aggiunge: "Dovevano impedire che l'assassino di David tornasse in Italia. Quell'uomo non avrebbe dovuto stare qui. Già era stato cacciato, perché gli hanno permesso di rientrare? Non avrebbe dovuto essere in piazza due giorni fa per uccidere mio fratello". "Non voglio però che la vicenda venga strumentalizzata. Non voglio che David diventi il simbolo della lotta all'immigrato. Lui non lo avrebbe mai permesso, non accetterebbe che la sua morte servisse a far partire una campagna di odio contro gli stranieri". Dello stesso avviso di Diego è il padre Valter Raggi, 59 anni, ex operaio delle acciaierie. In un'intervista al quotidiano "Corriere della Sera" afferma: "Aggiungere violenza ad altra violenza ora sarebbe completamente inutile e sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l'ambulante all'angolo, e per tutti gli altri marocchini a Terni: sono appena venuti da me in delegazione col loro rappresentante a farmi le condoglianze. Sono spaventati, temono vendette, ma io li ho già invitati tutti al funerale di David". Nonostante il dolore per la perdita, il genitore di David prova a smorzare le polemiche di questi giorni: "So che la rabbia sta montando su Facebook, girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci nell'odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia".
Il caso di David, ucciso da un immigrato. L’appello del padre contro il razzismo L’omicidio di Terni e le polemiche politiche. I parenti: vogliamo giustizia, non vendetta La vittima studiava biotecnologie e faceva il volontario al 118: ha capito subito che sarebbe morto
di Fabrizio Caccia
TERNI - Per ritrovare un po’
d’umanità, dopo quanto è successo giovedì notte, bisogna salire questa
rampa di scale, in via Irma Bandiera 24, Villaggio Matteotti, primo
piano, suonare alla porta di Valter Raggi, 59 anni, il padre di David, e
fermarsi semplicemente ad ascoltare le sue parole, mentre in casa la tv
è accesa e già risuonano fortissime le polemiche politiche intorno alla
tragedia assurda di suo figlio: «Il morto di Terni è figlio di Mare
Nostrum - annuncia il leader della Lega, Matteo Salvini -. Noi
raccoglieremo le firme dei cittadini per una class action contro Renzi e
Alfano, li denunceremo per favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina...».
«Mio figlio non vorrebbe altra violenza»
Valter
Raggi scuote la testa e spegne il televisore. Parla col figlio Diego,
il suo primogenito, l’unico figlio che gli è rimasto: «Aggiungere
violenza ad altra violenza ora sarebbe completamente inutile e
sbagliato. Mio figlio stesso, David, non lo vorrebbe - dice il signor
Raggi, ex operaio delle acciaierie oggi in pensione, uomo religiosissimo
-. Adesso sono preoccupato per il mio amico Mohamed, l’ambulante
all’angolo, e per tutti gli altri marocchini di Terni: sono appena
venuti da me in delegazione col loro rappresentante (Abderrahim Maarouf,
ndr ) a farmi le condoglianze, sono spaventati, temono vendette, ma io
li ho già invitati tutti al funerale di David (fissato per martedì in
Duomo alle ore 15, ndr ). So che la rabbia sta montando su Facebook,
girano parole di fuoco, io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci
nell’odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme
agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia».
Al posto sbagliato nel momento sbagliato
David
Raggi avrebbe compiuto 27 anni il 4 luglio. Giovedì sera, mentre si
godeva con i suoi amici il primo annuncio di primavera, in piazzetta
dell’Olmo, il destino gli ha teso l’agguato più feroce, per mano di
Amine Assaoul, 29 anni, giovane marocchino ubriaco e probabilmente anche
drogato, che dopo una furiosa colluttazione con due poliziotti fuori
servizio ha avuto uno scatto verso di lui («Tu che cosa hai da
guardare?») e con un collo di bottiglia gli ha reciso la carotide, fuori
dal pub «People». Amine Assaoul era sbarcato a ottobre scorso a
Lampedusa, dopo che era stato già espulso a maggio dall’Italia per i
suoi tanti reati tra Fermo - dove aveva picchiato e rapinato un
sacerdote - e Terni, dove vive ancora sua madre, Fatiha, che lavora come
badante. Ma Assaoul non era un clandestino. Quando l’hanno arrestato,
aveva in tasca un permesso temporaneo di soggiorno: era in attesa,
infatti, della decisione finale dello Stato italiano sul ricorso da lui
presentato contro il rigetto della domanda per ottenere lo status di
«rifugiato politico».
Comportamenti violenti
Smaltita
la sbornia, sabato l’uomo ha subito nominato il suo avvocato di
fiducia, Giorgio Panebianco, che lo è andato a trovare in carcere. Nelle
ultime settimane aveva già seminato il terrore nella discoteca
«Stardust» e nella pizzeria «Lo Strabacco» e aveva cacciato di casa («Un
giorno di questi t’ammazzo») pure il secondo marito di sua madre, Omar.
David Raggi, invece, studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva
l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Giovedì sera ha capito
lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi
amici, raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo
fratello («Dite loro che gli voglio bene»).
Il fratello: «Non siamo razzisti»
Anche Diego lavora per la grande acciaieria, ma in passato ha fatto
pure il buttafuori e il pugile: «Io non sono mai stato troppo bravo a
porgere l’altra guancia - confessa -. E infatti ora dico che chi ha
ucciso mio fratello non dovrà più uscire dal carcere. Perché se esce,
allora sì che m’arrabbio. Noi non siamo razzisti, l’assassino poteva
essere italiano, olandese, americano. L’importante è che ci sia
giustizia». Anche la mamma di Diego e David, la signora Bruna, si
dà da fare come volontaria, all’Actil, una cooperativa che aiuta
disabili fisici e psichici. È una famiglia così, la loro. Una famiglia
che ha ancora dei valori. Ai funerali, martedì, metteranno una cassetta
per le offerte fuori dalla chiesa. Il ricavato andrà in beneficenza.
come badante. Ma Assaoul non era un clandestino. Quando l’hanno arrestato, aveva in tasca un permesso temporaneo di soggiorno: era in attesa, infatti, della decisione finale dello Stato italiano sul ricorso da lui presentato contro il rigetto della domanda per ottenere lo status di «rifugiato politico».
Comportamenti violenti
Smaltita la sbornia, sabato l’uomo ha subito nominato il suo avvocato di fiducia, Giorgio Panebianco, che lo è andato a trovare in carcere. Nelle ultime settimane aveva già seminato il terrore nella discoteca «Stardust» e nella pizzeria «Lo Strabacco» e aveva cacciato di casa («Un giorno di questi t’ammazzo») pure il secondo marito di sua madre, Omar. David Raggi, invece, studiava Biotecnologie farmaceutiche e faceva l’infermiere volontario sulle ambulanze del 118. Giovedì sera ha capito lui stesso che non c’era scampo e così è morto tra le braccia dei suoi amici, raccomandandosi solo di portare un saluto ai genitori e a suo fratello («Dite loro che gli voglio bene»).
Il fratello: «Non siamo razzisti» Anche Diego lavora per la grande acciaieria, ma in passato ha fatto pure il buttafuori e il pugile: «Io non sono mai stato troppo bravo a porgere l’altra guancia - confessa -. E infatti ora dico che chi ha ucciso mio fratello non dovrà più uscire dal carcere. Perché se esce, allora sì che m’arrabbio. Noi non siamo razzisti, l’assassino poteva essere italiano, olandese, americano. L’importante è che ci sia giustizia». Anche la mamma di Diego e David, la signora Bruna, si dà da fare come volontaria, all’Actil, una cooperativa che aiuta disabili fisici e psichici. È una famiglia così, la loro. Una famiglia che ha ancora dei valori. Ai funerali, martedì, metteranno una cassetta per le offerte fuori dalla chiesa. Il ricavato andrà in beneficenza.
Una bella domanda, si suol dire. Perchè i bianchi non sono definiti " migranti", mentre lo sono gli arabi, i neri, ecc.??
Le parole sono importanti oltre ad essere un arma a doppio taglio . Qui , cosi rispondo in anticipo a chi mi dirà : << strano ma non eri libertario ed anti politicamente scorretto >> ? , che qui non è questione di politicamente o anti politicamente scorretto è questione di buon senso . Perché le parole son un arma usata ad uso e consumo del potere , di chi parla alla pancia ( cioè agli istinti più bassi ) , possono a secondo del loro uso determinare odio amore , o come in questo caso essere discriminatorie
Surely any person going to work outside their country is an expatriate? But no, the word exclusively applies to white peopleWhy are white people expats when the rest of us are immigrants?
Expats or immigrants? Photograph: Matt Brandon
Mawuna Remarque Koutonin
Mawuna Remarque Koutonin is editor of SiliconAfrica.com and a social activist for Africa Renaissance. @siliconafrica
What is an expat? And who is an expat? According to Wikipedia, “an
expatriate (often shortened to expat) is a person temporarily or
permanently residing in a country other than that of the person’s
upbringing. The word comes from the Latin terms ex (‘out of’) and patria
(‘country, fatherland’)”.
Defined that way, you should expect that any person going to work
outside of his or her country for a period of time would be an expat,
regardless of his skin colour or country. But that is not the case in
reality; expat is a term reserved exclusively for western white people
going to work abroad.
Africans are immigrants. Arabs are immigrants. Asians are immigrants.
However, Europeans are expats because they can’t be at the same level
as other ethnicities. They are superior. Immigrants is a term set aside
for ‘inferior races’.
Don’t take my word for it. The Wall Street Journal, the leading financial information magazine in the world, has a blog dedicated to the life of expats and recently they featured a story ‘Who is an expat, anyway?’.
Here are the main conclusions: “Some arrivals are described as expats;
others as immigrants; and some simply as migrants. It depends on social
class, country of origin and economic status. It’s strange to hear some
people in Hong Kong described as expats, but not others. Anyone with
roots in a western country is considered an expat … Filipino domestic
helpers are just guests, even if they’ve been here for decades.
Mandarin-speaking mainland Chinese are rarely regarded as expats … It’s a
double standard woven into official policy.”
The reality is the same in Africa
and Europe. Top African professionals going to work in Europe are not
considered expats. They are immigrants. Period. “I work for
multinational organisations both in the private and public sectors. And
being black or coloured doesn’t gain me the term “expat”. I’m a highly
qualified immigrant, as they call me, to be politically correct,” says
an African migrant worker.
Most white people deny that they enjoy the privileges of a racist
system. And why not? But our responsibility is to point out and to deny
them these privileges, directly related to an outdated supremacist
ideology. If you see those “expats” in Africa, call them immigrants like
everyone else. If that hurts their white superiority, they can jump in
the air and stay there. The political deconstruction of this outdated
worldview must continue.
Mawuna Remarque Koutonin is the editor of SiliconAfrica.com, where this blog was first published. Follow @siliconafrica on Twitter.
Crisi, addio alla dieta mediterranea Meno pane e olio su tavole italiane
Spaghetti al sugo, piatto tipico della cucina italiana
La crisi ha tagliato i consumi alimentari ma ha anche profondamente modificato le abitudini degli italiani che sono stati costretti a dire addio ai prodotti base della dieta mediterranea.
I prodotti che sono stati tagliati a causa della crisi economica sono olio, vino, ortofrutta pasta e perfino il pane, il cui consumo è sceso al minimo storico dall'unità d'Italia. Per quest'anno comunque è attesa una ripresa dopo che gli acquisti alimentari hanno toccato il fondo nel 2014 tornando indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981. Ad analizzare la spending review degli italiani nel carrello della spesa a partire dal 2008 è la Coldiretti. Il crollo più pesante - sottolinea - si è avuto per l'olio di oliva, con acquisti in calo del 25% e consumi a persona scesi nel 2014 a 9,2 chili all'anno, dietro la Spagna 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. Il vino è calato del 19% con consumi che si aggirano attorno ai 20 milioni di ettolitri. Molto preoccupante è la situazione per la frutta e verdura fresca poiché, per effetto di un calo del 7%, i consumi per persona si sono fermati a poco più di 130 chili all'anno, che equivalgono a non più di 360 grammi al giorno rispetto ai 400 grammi consigliati dall'organizzazione mondiale ella Sanità. Ma soprattutto - precisa la Coldiretti - in Italia solo il 18% della popolazione di età superiore a 3 anni consuma almeno 4 porzioni di frutta e verdura al giorno. In calo il consumo di pasta anche se gli italiani restano i maggiori consumatori con circa 26 kg all'anno a persona, che è 3 volte il consumo di uno statunitense, di un greco o di un francese, 5 volte quello di un tedesco o di uno spagnolo e 16 volte quello di un giapponese. Non è però mai stato cosi basso il consumo di pane che, dall'inizio della crisi è praticamente dimezzato, scendendo nel 2014 al minimo storico con circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona.
I POTERI DELLA DIETA MEDITERRANEA - Pane, pasta, pesce, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari si sono dimostrati - precisa la Coldiretti - un elisir di lunga vita per gli italiani, che fino ad ora si sono classificati tra i più longevi del mondo con una vita media che ha raggiunto i 79,8 anni per gli uomini e gli 84,8 per le donne. Ma la situazione potrebbe cambiare in futuro anche per colpa del cambiamento degli stili alimentari soprattutto nelle giovani generazioni con quasi 1/3 (30,8%) dei bambini che sono obesi o in sovrappeso. In particolare - sottolinea la Coldiretti - i bambini in sovrappeso sono il 20,9% mentre quelli obesi sono il 9,8% sulla base del campione di età compresa 8-9 anni nelle scuole primarie dell'indagine "Okkio alla Salute" promossa dal ministero della Salute. A pesare sono le cattive abitudini con l'8% dei bambini che salta la prima colazione e il 31% che la fa non adeguata, ma anche con il 41% che assume abitualmente bevande zuccherate e gassate mentre solo il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura. Per "formare dei consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti e valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea, ricostruendo il legame che unisce i prodotti dell'agricoltura con i cibi consumati ogni giorno", la Coldiretti ricorda il proprio impegno nel progetto "Educazione alla Campagna Amica" che coinvolge oltre centomila alunni delle scuole elementari e medie in tutta Italia in oltre tremila lezioni in programma nelle fattorie didattiche e negli oltre cinquemila laboratori del gusto organizzati nelle aziende agricole e in classe.
Infatti secondo repubblica La crisi ha tagliato i consumi alimentari
ma ha anche profondamente modificato le abitudini degli italiani che
sono stati costretti a dire addio ai prodotti base della dieta
mediterranea, dall'olio d'oliva al vino, dall'ortofrutta alla pasta fino
al pane, sceso al minimo storico dall'unità d'Italia. Per quest'anno
comunque è attesa una ripresa dopo che gli acquisti alimentari hanno
toccato il fondo nel 2014 tornando indietro di oltre 33 anni sui livelli
minimi del 1981. Ad analizzare
la spending review degli italiani nel
carrello della spesa a partire dal 2008 è la Coldiretti. (.... ) I consumi
per persona si sono fermati a poco più di 130 chili all'anno, che
equivalgono a non più di 360 grammi al giorno rispetto ai 400 grammi
consigliati dall'Organizzazione mondiale della Sanità.
Ma soprattutto - precisa la Coldiretti - in Italia solo il 18% della
popolazione di età superiore a tre anni consuma almeno quattro porzioni
di frutta e verdura al giorno. In calo il consumo di pasta anche se gli
italiani restano i maggiori consumatori con circa 26 chilogrammi
all'anno a persona, che è tre volte il consumo di uno statunitense, di
un greco o di un francese, cinque volte quello di un tedesco o di uno
spagnolo e 16 volte quello di un giapponese. Non è però mai stato cosi
basso il consumo di pane che, dall'inizio della crisi è praticamente
dimezzato, scendendo nel 2014 al minimo storico con circa 90 grammi,
pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due michette piccole) a
persona.
Pane, pasta, pesce, frutta, verdura, extravergine e il tradizionale
bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari si sono
dimostrati - aggiunge la Coldiretti - un elisir di lunga vita per gli
italiani, che fino ad ora si sono classificati tra i più longevi del
mondo con una vita media che ha raggiunto i 79,8 anni per gli uomini e
gli 84,8 per le donne. Ma la situazione potrebbe modificarsi in futuro
anche per colpa del cambiamento degli stili alimentari, soprattutto
nelle giovani generazioni con quasi 1/3 (30,8%) dei bambini che sono
obesi o in sovrappeso. In particolare i bambini in sovrappeso sono il
20,9% mentre quelli obesi sono il 9,8% sulla base del campione di età
compresa tra gli otto e i nove anni presi in esame dall'indagine "Okkio
alla Salute" promossa dal ministero della Salute. A pesare sono le
cattive abitudini con l'8% dei bambini che salta la prima colazione e il
31% che la fa non adeguata, ma anche con il 41% che assume abitualmente
bevande zuccherate e gassate mentre solo il 25% dei genitori dichiara che i propri figli non consumano quotidianamente frutta e verdura.
Tutto ciò sta portando , ancora è bassa ma se contnua cosi sarà ancora più alta , ad una cucina fatta con gli avanzi proprio cme facevano i nostri nonni e bisnonni non solo tempo di guerra .Per chi è di Bergamo e dintorni ecco un corso
Minicorso di cucina con gli avanzi Risparmiare conservando qualita'
A Bergamo arriva un minicorso che insegna a
risparmiare in cucina senza rinunciare alla qualità. Si intitola «La
cucina a costo “quasi” zero» e l’ha pensato Ascom Formazione.
Si tratta di un laboratorio di ricette e consigli che permette di apprendere le
tecniche di recupero e di lavorazione di ciò che normalmente, in
cucina, viene considerato «scarto» - bucce di verdure, bucce di frutta,
lische di pesce, croste di formaggio - per una cucina che nobilita gli
avanzi.
Nel corso della serata si parlerà di cucina sostenibile e di tecniche
di lavorazione dei prodotti, e, ovviamente, verranno illustrate le
preparazioni delle ricette. Al termine ci sarà una degustazione.
Il corso si terrà mercoledì 18 marzo dalle ore 20 alle 23,
all’Accademia del Gusto di Osio Sotto (piazzetta Gandossi 1), con la
docenza dello chef Fabio Potenzano.
Informazioni e prenotazioni chiedere a: Ascom Formazione, tel. 035 41.85.706/707/725/712 o info@ascomformazione.it
QUARRATA. In pochissime ore gli sono arrivati centinaia di messaggi da
tutta Italia. Un corale “grande” e un gigantesco “grazie” per Emanuele Innocenti, il titolare della gastronomia-pizzeria “Il Ghiottone” che
ha deciso di aprire le porte del suo locale di via Trieste
,
alle persone in difficoltà. Dalle 8 alle 9, ogni mattina tranne il
lunedì, offre cibo a chi ne ha bisogno. L’iniziativa, partita
giovedì 12
marzo, ha raccolto il plauso di moltissime persone. Da quando la stampa
ha diffuso la notizia, il telefono di Innocenti non ha smesso un minuto
di suonare. Nonostante l’eco però, ieri mattina alla porta del
“Ghiottone” ha bussato una sola persona. «Credo che la difficoltà più
grande sia quella di avvicinare la gente. Molti per pudore non vengono a
chiedere. Qui dalle 8 alle 9 le tapparelle sono giù, quindi – dice
Emanuele - non devono temere niente. Garantisco la massima riservatezza.
Sono disposto anche a portare il cibo a casa a chiunque non se la senta
di venire direttamente da me».
La decisione di appendere quel foglio di carta all’entrata con scritto
che “Il Ghiottone” offrirà cibo alle persone in difficoltà, è stata
presa dopo che il ristoratore, mercoledì mattina, ha visto una coppia di
anziani rovistare in un cassonetto di via Fiorentina, Pistoia. «Voglio
aiutare chi ha lavorato una vita e oggi si ritrova privato di tutto» ha
spiegato Innocenti. In mezzo ai tantissimi messaggi di incoraggiamento
ricevuti nelle ultime ore, anche una «prova di allucinante ignoranza».
«Stamani (ieri, ndr) – racconta – mi sono fermano in un bar di Quarrata.
“Vuole farsi solo pubblicità” hanno detto alcune signore leggendo
l’articolo sul giornale. Se l’Italia è ridotta così, è anche colpa di
queste persone» dice Emanuele.
Iniziamo dalla prima storia che non è altro che la continuazione , vedere secondo url sopra , della precedente . La storia è tratta da http://www.napolitan.it/
Io, precario infelice in Italia e uomo realizzato in Danimarca
I
percorsi della vita portano su tante strade; si fanno scelte e ogni
volta che si sceglie si rinuncia a qualcosa, perché la vita è così.
Ma ai sogni non si è capaci di rinunciare: li vedi
calpestati e umiliati, si inizia a essere arrabbiati con il mondo
intero, la sfiducia che scava dentro e sentirsi impotenti, per passare i
giorni a dirsi di “non mollare che tanto prima o poi qualcosa accadrà“,
ma il tempo è spietato e passa, non accade nulla, tranne che vedere
quello che ti spetta rubato e solo per agganci giusti, persone giuste.
E tutto il tuo tempo per imparare e che a nessuno interessa.
Emanuele ha 30 anni e un diploma in grafica pubblicitaria. Nel suo
paese del profondo sud, lavora in un bar, caffè su caffè, brioches e
conti da far quadrare, l’amore che “deve” aspettare, perché non si può.
Sente per caso da un cliente che in Danimarca danno un sussidio di 2mila euro ai disoccupati
e pensa di aver versato troppo cognac al cliente, ma è tutto vero,
invece. In appena 3 giorni lascia il lavoro, compra il biglietto aereo e
dice alla sua ragazza: “Aspettami.” Ma non sarà lei ad
aspettare lui; lo farà Emanuele, quando andrà a prenderla in aeroporto,
perché ha deciso anche lei di provarci, con pochi soldi, ma insieme,
tanto è questo che conta. Hanno lasciato il sole della loro terra e si
muovono in bici sotto la pioggia, si aiutano come possono e con il loro
inglese scolastico, iniziano a cercare lavoro, vanno a una scuola serale
per imparare il danese e fanno piccoli lavoretti a termine.
Pochi mesi dopo, la Danimarca diventa il loro paese e tra le nuvole il sole:
lui contratto a tempo indeterminato presso un’agenzia di pubblicità e
lei serve cappuccini in un pub che ha il sapore del Natale perché forse
Babbo Natale esiste e ha la faccia di una sirenetta che guarda il mare.
Emanuele e il suo amore hanno realizzato un sogno che ha avuto un prezzo alto, ma ci hanno fatto capire che non si può rinunciare ai sogni e che si possono realizzare: non è coraggio…è crederci.
Niente mutuo per gli assunti col Jobs act Il sogno svanito di una coppia di Cagliari
Acquisto di una casa col mutuo - foto simbolo
Una
cronista ha chiesto 100mila euro di mutuo offrendo come garanzia il suo
contratto (con le nuove norme) e quello del compagno con l'articolo 18.
«Siete
sicuri di voler comprare?». L'impiegato della Bnl abbozza un sorriso:
«Entrerete nel mondo delle mucche da mungere». La battuta ha sfumature
minacciose. Il primo tentativo è al Banco di Sardegna. Trentatré anni
lei, cinque in più lui. «Il mutuo regionale fa al caso vostro». Ma il
sogno svanisce in pochi minuti. È necessario avere redditi pregressi,
anzianità, e un garante. La lista infinita di documenti da produrre
finisce in fondo alla borsetta. Assieme al biglietto da visita.
Quattro giorni per bussare alla porta di dieci
istituti di credito - italiani, tedeschi e olandesi - danno lo stesso
risultato: una giovane coppia appena assunta col Jobs act non ha
speranze. A meno che non trovi qualcuno disposto a garantire i suoi
sogni. In questo caso abbastanza modesti: un bivano di ottanta metri
quadri alla periferia di Quartu. Valore d'acquisto 140 mila euro, cento
sono da finanziare.
ALMAVIVA: COSA HA FATTO IL JOBS ACT AI LAVORATORI DEI CALL CENTER
La storia l’ha raccontata qualche giorno fa il Manifesto: Almaviva
chiede ai sindacati di “conseguire l’indispensabile sostenibilità
economica delle attività”. Tutto parte dalla commessa appena ottenuta da
Almaviva, con riserva, da Wind. La compagnia telefonica concederài l
via libera solo se otterrà una tariffa al minuto inferiore del 14% a
quella attuale. Per raggiungerla chiede ai 1500 lavoratori interessati
di fare la propria parte, altrimenti sarà il loro posto di lavoro a
essere messo a rischio.
La comunicazione è
arrivata direttamente dall’amministratore delegato di Almaviva,
Andrea Antonelli, nell’intranet aziendale: siamo riusciti a ottenere
la commessa Wind, quindi ci troviamo nelle condizioni di salvare i
1500 posti a rischio, ma c’è un “ma”. La decisione del colosso
telefonico, che proprio in questi giorni sta definendo una fusione
con la concorrente 3, è legata a una «riserva»: viene richiesta una
tariffa al minuto inferiore del 14% rispetto a quella attuale, e così
il gruppo di Alberto Tripi butta la palla nel campo dei sindacati. Si
dovrà raggiungere un accordo per «conseguire — parole dell’ad —
l’indispensabile sostenibilità economica delle attività»,
altrimenti non se ne farà nulla. La dead line per chiudere le
trattative è fissata per il 31 marzo.
L’azienda vuole legare i forti sconti ai salari, insomma:
In
alternativa, Almaviva potrebbe proporre di dimezzare le ore di
lavoro, così come in questi giorni sta chiedendo un’altra azienda, la
Infocontact, per conservare il posto ai suoi 1590 addetti
calabresi. O, ancora, potrebbe accelerare sul pedale degli esuberi,
mettendo comunque alcune cuffiette in cassa o addirittura in
mobilità, visto che in ogni caso già da due anni i 9 mila dipendenti
del gruppo romano stanno in solidarietà al 20% (pari a circa 1800
esuberi strutturali).
L’allarme
è scattato in tutti quei settori dove si opera per appalti: le
aziende al cambio commessa metteranno in esubero i vecchi
dipendenti, e potranno assurmerne di nuovi, molto meno costosi,
grazie agli incentivi messi a disposizione dal governo con la legge
di stabilità. I call center sono più che esposti: secondo la Cgil
sono 7 mila i lavoratori ad altissimo rischio di sostituzione nei
prossimi mesi, e per il momento purtroppo non si vede nessuna via
d’uscita. Il conto è presto fatto: nella sola Almaviva rischia di
saltare quasi la metà delle attuali 9 mila postazioni. Spiega Il
Manifesto:
«Con il Jobs Act magari si
moltiplicheranno le assunzioni, grazie agli incentivi, e il
premier Renzi e il ministro Poletti potranno vantarsene — riprende
Azzola, della Slc Cgil — ma noi chiediamo al governo che fine faranno
gli attuali dipendenti, ritenuti ormai non più “competitivi”. E non
parliamo di studenti venticinquenni al primo impiego: sono
operatori quarantenni con famiglia, figli e mutui a carico».
Nel
maggior gruppo italiano, che si è impegnato a non spostare lavoro
all’estero, i costi dei dipendenti infatti si sono rivelati troppo
alti rispetto ai ribassi possibili grazie a Jobs Act/legge
di stabilità e alle delocalizzazioni. E, spiega oggi il Fatto, con
il Jobs Act la situazione potrebbe sensibilmente…peggiorare:
Qui,
entra in campo, negativamente, il Jobs Act. “Siamo di fronte a un salto
di qualità” spiega al Fatto Michele Azzola, segretario dello Slc-Cgil,
perché lo sgravio contributivo fino a 8000 euro l’anno, previsto dalla
legge di Stabilità, costituisce un forte incentivo a costituire nuove
società e a sostenere gare al ribasso con sconti fino al 30-40% in una
categoria in cui l’80% dei costi è dato dal lavoro”. Nuova commessa,
nuova società, sgravio contributivo e andata a casa dei vecchi
impiegati. Che non sono più i giovani precari dell’immagi – nario
cinematografico ma uomini e donne tra i 30-40 anni, sposati e con figli,
ormai dediti a un lavoro che vorrebbero stabile. E che, invece, sembra
frantumarsi.
e per finire un altra storia allegra triste ma allegra contemporaneamente che dimostra che nonostante il crescente razzismo o simpatie tali del tipo non son razzista ma .... esistono ancora degli anticorpi che riescono a tenerlo a bada
il caso
Il figlio, 7 anni, trova un lavoro al padre rimasto disoccupato
Storia di straordinaria
integrazione a Conegliano, protagonisti due scolari del collegio
Immacolata. Il bambino si confida con l’amico del cuore, il quale chiede
aiuto alla mamma, figlia di un imprenditore
di Diego Bortolotto
CONEGLIANO. Due bambini di sette anni, compagni di scuola in seconda
elementare al Collegio Immacolata di Conegliano, Gregorio e Gideon,
danno un