17.9.14

non facciamo cadaveri ... noi facciamo la rivoluzione n 12 di orfani fine di un ciclo ed inizio di un altro OCCHIO SPOILER

A  volte  mi capita  che parto  con un idea  e  poi invece me ne viene un altra . Ed è il caso del post   d'oggi . .Inizialmente   era partito con l'idea  di fare un post fotografica   di una mia passeggiata  , in una bella  giornata  di sole  ,  ma  poi  tornato a casa  con i  quotidiani e l'ultimo di orfani  , ho cambiato idea . sapete  com'è  la  vita  è un word  progress

  riassunto  dei numero  precedenti  



che dire di più su questa serie oltre a quanto già detto nei post precedenti ( vedere url sopra all'inizio del post ) in particolare sul numero 10 quello spartiacque passando da prevedibile a imprevedibile e qui sul primo numero se non ch'è una serie con i contro cazzi ...ehm ... fiera e indigesta . Bello, molto "classico" e apre nuovi scenari per la prossima serie! Ci sono sempre molti interrogativi a cui dar risposta! Una serie innovativa che  s'innesta  sul solco     della  tradizione   della casa editrice  Bonelliana  in particolare  quello   pre  (  periodo  durato  salvo  qualche eccezione  fino  al  1992\1993 )  politicamente  corretto  .Buono  l'uso della contaminazione e  del sincretismo  culturale  fra i diversi generi  letterari  .  Ottimo  l'equilibrio  fra prevedibilità e  imprevedibilità . Cosa   che  fa  strizzare   \  indignare  molti   (  vedere le discussioni in questo post   preso dalla pagina  ufficiale di facebook  della serie  )   compreso anche un po' il sottoscritto  , ma  poi passa   perchè  ci si è arrivati  con pagine cariche si suspense che lo celavano fino all'ultimo  e   ti portavano   a  credere  che  vincesse   quello  che tu  non tifavi  .  Superba  la  gestione del  travaglio interiore  dei personaggi  protagonisti  ed antagonisti  . Stupendi  i  disegni  e  i colori ed  il loro  uso ,  anche  se  [sic ] ho nostalgia  di  quelli a china e  a tempra    cioè ad  in inchiostrazione  , fatti con il tecnicoor  \  computerizzati . Speriamo  che  tutto  questo  ben  di Dio ( copertinisti  , coloristi  ,  disegnatori  , sceneggiatori  )   dopo la  chiusura  della serie     non vada   disperso \  sprecato  in mille  rivoli   ma  che  venga   ricollocato   nelle altre testate Bonelliane  . Esempio  io  , ovviamente   è  solo  un  mio parere  soggettivo  e da  profano  in ambito   di tecniche   di  disegni , ci vedrei benissimo il duo Mammucarti \ D ell'edera in Dylan Dog o in Nathan Never . Dal punto di vista grafico, l'intera serie è stata di altissimo profilo, sia per quanto riguarda le matite che i colori e, naturalmente, non fa eccezione quest'ultimo numero disegnato dal creatore stesso della serie: Emiliano Mammucari. La sua prova, coadiuvata dai colori di Annalisa Leoni, chiude degnamente la saga e conferisce quel giusto tono di epicità e spettacolarità.
Se le trame vengono tutte chiuse, le ultime tavole aprono scenari inquietanti nonché interessanti e rendono l'attesa per la prossima stagione davvero alta. Perché, ricordate, "Non non facciamo cadaveri... noi facciamo la rivoluzione!". praticamente perfetto! Sceneggiato eccezionalmente, disegnato magnificamente e colorato perfettemente. Complimenti davvero a  gli autori  :  Roberto RecchioniEmiliano Mammucari ed Annalisa Leoni  per questo ultimo numero davvero spettacolare e per la serie che, lo devo ammettere mi ha sorpreso perchè  ad  ogni  pagina le mie certezze     su  chi  vinceva il duello finale    venivano messe  in discussione  tanto da  non sapere  come spesso accade in alcuni fumetti  \  serial  ,   chi  risulta  vincitore già  da metà dello scontro  . Certo  il vincitore  alla fine risulterà  ******  ovvio   e  un po' prevedibile  nella penultima tavola   Ma  a  ciò  ci si arriva  con un crescere di pathos  e di suspense  da  farti passare  la  rabbia  e  òa  delusione   per  una cosa  ovvia e scontata . Infatti   Dopo i primi 4\5  numeri ero scettico e mi sembrava che ci fosse tanto marketing, ma poca sostanza.Poi dal  6\7  culminato nel  10 mi sono ricreduto assolutamente e sono davvero contento di aver continuato a seguire la serie, di cui non vedo l'ora di leggere la prossima stagione  sapere  comeil  vincitore sia riuscito  a  fuggire  alle  forze della  dittatura  e  sia arrivato  da  Londra  a  Napoli  . Come volevasi  dimostrare   Recchioni si conferma uno dei miei sceneggiatori preferiti, dopo John Doe che trovo una delle migliori serie a fumetti mai prodotte in Italia, anche Orfani mi ha conquistato e convinto. Ora attendo il prossimo numero di Dylan Dog e la fase 2 del nuovo corso, sono certo non ne resterò deluso.
Un 8 meritato a questa prima serie . Perché anche se il tema non è originale , ma << ... il fatto è che s'invenra niente di nuovo da 2 mila anni . Si rimescolano solo le carte . Ed ogni volta viene unaxmano >> a volte con successo, a volte senza << Ma in fondo il mazzo è sempre lo stesso (...) :L'importante è non perdere la voglia di giocare >>  ( da Martin Mystere n°318 )
Ora con l'ultimo numero  della prima serie   si  è passati  da  <<  non facciamo arte .... noi  facciamo  cadaveri >> a  <<   noi non facciamo cadaveri  ... noi facciamo la  rivoluzione  >>. Infatti    di il  sito di repuublica su quest  ----  un misterioso evento cataclismatico ha disintegrato mezza Europa e un gruppo di giovanissimi sopravvissuti è stato duramente addestrato sia per intervenire a sedare i disordini civili nelle città piombate nell'anarchia, sia per affrontare, su un pianeta alieno, delle i creature indicate come responsabili dell'immane tragedia.
rivoluzione  si tratta  , almeno  fin'ora  , poi aspettiamo la   2  serie  ( quella  già  scritta  in contemporanea alla prima    e  le  altre  due  in fase  di scrittura  )   è andata  oltre, forzando molti dei canoni narrativi presenti nelle avventure di Tex, Zagor o Nathan Never (personaggi di spicco della Bonelli) e ponendo al centro delle trame un manipolo di oscuri antieroi con codici etici e morali distorti, cresciuti in un mondo violento e distopico. In "Orfani"   --  sempre  secondo il quotidiano la repubblica  --- Ideata e scritta da Roberto Recchioni, sceneggiatore romano qui coadiuvato da Emiliano Mammucari - disegnatore a cui si deve il progetto grafico della serie - "Orfani" è un concentrato unico di fantascienza bellica, incubi metropolitani e azione che, con spirito postmoderno, cannibalizza in maniera originale suggestioni provenienti da film, videogame, serie televisive e letteratura popolare. Su "Rock 'n' Roll", il numero conclusivo della saga - in edicola dal  16 settembre - Recchioni e Mammucari tirano le fila della vicenda, ambientando il finale a Napoli, in un quartiere ormai ridotto alla fame collocato tra il Vasto e Forcella, mentre, sullo sfondo, la mole del Vesuvio viene oscurata da un nuovo, ciclopico Centro direzionale..(alessandro di nocera).
Ottimo modo  di  finire  la  prima  serie   Un numero dannatamente epico, con i fantastici disegni di Emiliano Mammucari!! Roberto Recchioni ha saputo articolare questa fantastica serie in modo davvero pazzesco, non ci sono parole per descriverla!! In trepidante attesa per la seconda serie!!!!
da metabolizzare ad ogni numero....
ci sono due cose che potete fare per evitare spoileroni o comunque potenti indizi riguardo chi (tra i due Orfani rimasti alla  fine  dello scontro ) sopravvivrà alla fine di questa prima stagione:
1. Non sbirciare prima  di leggerlo  sia    che  lo abbiate  già  acquistato in edicola    sia  che  lo vediate  da  un amico   la terza  e  se   siete  molti  intuitivi  come  il  sottoscritto  anche la  quarta    di copertina dell'albo , perché  :  in terza di copertina   c'è l'annuncio dell'uscita del numero 1 della seconda stagione (  qui riportata  celata  , ma   che presto sicuramente campeggerà un po' ovunque nel web ) ;sulla   quarta  c'è  il  casco  intriso  di  sangue  di  .......  colui  che perisce   nel  duello  
2. Non continuare a leggere questa recensione ( poi fate  come volete   ma  non lamentatevi  o piangete    se  vi rovinate la lettura  ).

Ok, iniziamo e....Rock 'n' Rooooooooooooooll!

SPOILER

La parte iniziale dell'albo, come sempre ambientata nel passato, stavolta ha il compito preannunciato di ricongiungersi all'inizio della storia del presente narrata nel primo albo, in un incastro circolare certosino (per chi non è  abituato a  romanzi  \ letture  circolari  o  a  due  storie  in una   vi sembrerà
un tantino difficile da comprendere, ma in ogni caso il  meccanismo narrativo architettato molto bene dal buon Recchioni, dall'inizio alla fine).
Scopriamo già nelle prime due pagine, con un colpo di classe  (  ha  lasciato  stupefatto anche  a me  che  di solito  , salvo che  negli ultimi numeri  ,  indovinavo    come sarebbe continuato    a chi appartenevano le parole contenute nelle didascalie che costituivano quindi una sorta di diario in cui veniva descritto via via come il mondo è finito e tutto il percorso fatto dai nostri Orfani per diventare guerrieri implacabili  e  poi il  loro  ( specie  di  Ringo  e  Juno  )  mettersi indiscussione   e  maturare  la decisione  di cambiare  e pensare  con la loro testa  .   . Parole messe nero su bianco a costo di correre pericoli, visto che, a quanto pare, anche scrivere è messo al bando in questo mondo crudele.Ma i germi della ribellione ci sono già tutti .Ribellione che esplode nella figura di Ringo, contrario al fatto che la popolazione mondiale resti all'oscuro di tutto, contrario all'Operazione Painted Sky e al fatto che, per far fronte a crisi di grandi entità si debba ricorrere all'inganno. Non è dello stesso parere Jonas, che rappresenta il guerriero granitico, fedele all'establishment e alle regole,convinto che le parole della professoressa Juric debbano rimanere segrete e che ogni ribellione vada sedata con ogni mezzo. 
dal mio http://instagram.com/redbeppeulisse/
Lo scontro tra i due esplode nella parte finale dell'albo, dove, , solo uno rimarrà. Senza dirvi esplicitamente chi sia, tra Ringo e Jonas, vi dico  solo che il vincitore  è  il personaggio per cui ho patteggiato  fin dalla  sua ribellione    (   che  mi  è sembrata    più  incisiva  di   quella  di eremita  )    che si autocatagola tra "i cattivi" e che manda l'altro a raggiungere praticamente tutti gli altri Orfani, riuniti finalmente sotto il simbolico albero che ne ha intrecciato e ghermito le esistenze durante tutto il loro percorso esistenziale, dal dolore alla sofferenza sino alla morte.
Ma nelle ultimissime tavole già abbiamo anche un assaggio di cosa avverrà in futuro, nella prossima stagione. Nuovi schieramenti, nuovi motti e nuove atmosfere ci attendono nelle avventure che saranno pubblicate da metà ottobre. E  che  forse  continueranno   nella  3   e  4 serie  .  Sperando  che queste  ultime  due   non  siano  degli spin off \ spinoff  di  breve durata o  meri tentativi  di allungare  il brodo  .

SPOILER

Conflitto   e  l'esito  finale    fra  i due  protagonisti Boy Scout (  filo governativo  )  e  Ringo (  filo ribelle  )  che mette  in contrapposizione   ovviamente  è  una mia intuizione ,  pronmta   a retifica  se   qualcuno\a  dello staff  della Bonelli  me lo dovesse chiedere    maturata da una lettura  quasi   trentennale  di  fumetti   bonelli   sia  occasionali (  zagor  , mister  no , tex , nathan never   julia , ecc )  e  fissa  (   Dylan Dog  , Martin Mystere , le storie  ,  orfani  ) ed  in evidenza   le  due tendenze   editoriali  della casa  editrice   Bonelli  .  Lo scontro   tra  il vecchio  cioè   il politicamente  corretto   al limite  della censura  e dell'autocensura  ( vedi  il  primo nenufero di Dampyr  che  usci  in edicola  in maniera  diversa  da  come  l'autore   \  il curatore  lo aveva  creato   e  la  conflittualità  tra  gli autori  di  Dylan Dog   e l'editore rappresentato dal n 69"  caccia alle  streghe  "  copertina  al lato   ed  le  vicende  che portarono allo snaturamento  e  alla chiusura  della collana   zona  x   ) ed   il  nuovo   rappresentato  dalla  primo  numero  di Orfani  e  di drago nero
Infine,per concludere due citazioni: la prima, letteraria, esplicitata durante l'albo da Recchioni; la seconda, musicale, che viene in mente a noi Audaci dopo aver chiuso l'albo.
Quella letteraria, colta, da "Poesia facile" del poeta Dino Campana( ( 1885 – 1932)  :  <<Pace non cerco, guerra non sopporto \ Tranquillo e solo vo pel mondo in sogno  \ Pieno di canti soffocanti. Agogno\ La nebbia ed il silenzio in un gran porto.>>
Infine quella, insostituibile, musicale (che come suggerisce anche l'ottima recensione  del blog gliaudaci.blogspot.it/2014/09/orfani-12.html da cui ho preso e con modifiche alcuni dettagli , è necessaria ed evidente ! ) con la quale mi congendo e rinvio al prossimo numero cioè il primo della nuova serie non so più che altro dire e non vorrei tediarvi e lasciarmi sfuggire qualche altro particolare che possa rovinarvi \ guastare la lettura di questo ottimo numero .





P.s
Per  i disfattisti e  gli scontenti   ( vedere  sopra  oppure  ancora  qui  )  che si fermano  qui    rinunciando a  sapere   che  fine  farà  la  prof  Jsana e magari   conoscerne  la  storia  prima degli orfani  posso dire     li capisco  e  non li  biasimo . Ma  gli suggerisco   d'aspettare  la  2  serie  perchè  : mia impressione è  tutt'uno  poi divisa  per  esigenze narrative  in  serie  .,  perchè  indiscrezioni  via  web   essa  sarebbe stata  scritta e presentata  al  direttore   della casa  editrice  insieme alla  I°  " tutta d'un fiato "  cioè senza interruzione    tra   e  II  serie  . 

16.9.14

Afghanistan: La street art di Shamsia Hassani

"Sui muri di Kabul dipingo donne con il burqa. Voglio parlare della loro vita e trovare un modo per liberarle dall'oscurità". Questa è la missione della street artist afghana Shamsia Hassani, 26 anni, portavoce dei diritti delle donne, che usa come colore dominante nelle sue opere l'azzurro: "E' il colore della libertà e spero che ogni persona che guarda le mie opere possa rimuovere dalla mente i brutti ricordi della guerra perché l'arte è più forte di ogni battaglia".

11.9.14

il mio 11 settembre [ come vedo l'11 settembre 2001].....


.....di cui ancora oggi ne subiamo il cambiamento    e tutte le  guerre    che ne  sono dericate  e ne derivano    . Infatti ci sono molti dubbi oscuri o complotti -- li riporto sotto se nel caso il link   di rai news24    non fosse più raggiungibile 














11 settembre, l'altra Storia
Gli attacchi alle Torri gemelle e la teoria del complotto
L'inchiesta della Commissione nazionale per gli attacchi terroristici agli Stati Uniti è conclusa, ma i fautori della controinformazione relativa all'11 settembre non si arrendono. Secondo loro, non ci è stata mai detta la verità e hanno pronta un'altra versione dei fatti.






11 settembre, la controinchiesta di Giulietto Chiesa

New York10 settembre 2014Possibile che i terroristi si siano mossi liberamente negli Stati Uniti, siano diventati piloti, abbiano pianificato nei dettagli l'attacco più imponente mai realizzato prima, senza che le spie della prima potenza mondiale, la Cia, si accorgessero di nulla? Oppure i piani alti sapevano? E hanno scelto di non intervenire per far nascere nell'opinione pubblica un clima che giustificasse una guerra successiva, fatta per tutt'altre ragioni e non certo per la lotta al terrorismo?




Un'altra storia

Sono solo le prime domande poste dai fautori della "controinformazione", che hanno portato alla formulazione di quella che viene definita la teoria "del complotto", che raccoglie proseliti in tutto il mondo e che viene diffusa, soprattutto nel web. La teoria sostiene che agli Stati Uniti servisse un pretesto per fare la guerra all'Afghanistan e che abbiano nascosto, dai tempi di Bush padre, le relazioni pericolose della famiglia Bush con i sauditi di Bin Laden. Una versione "altra" della storia, sfociata nel 2004, in un film-documentario del regista americano Michael Moore, e in numerosi libri, documenti, inchieste, calcoli matematici, descrizioni di presunti fotomontaggi e svariate testimonianze che contraddirebbero la versione ufficiale.

Ma vediamo con ordine i punti su cui si concentrano i maggiori dubbi.




In rete

video su Youtube che analizzano le dirette televisive della Cnn, della Fox e della Cbs, riprese dagli elicotteri quella mattina, si chiedono come mai nelle immagini il cielo abbia colori sempre diversi e ci siano dei tagli di montaggio e delle dissolvenze a nero (come dei black out del segnalevideo) proprio dopo l'impatto del secondo aereo sulla Torre, avvenuto in diretta, venti minuti dopo il primo, con le televisioni già sintonizzate. In questi video ci si chiede anche come mai ci siano degli zoom poco prima dello schianto e non si veda nessun aereo nelle inquadrature precedenti, più larghe: gli operatori sopra gli elicotteri avrebbero dovuto vederlo e spostare la telecamera in direzione del velivolo.

L'aereo non si vede nelle inquadrature perché viaggiava a più di 900 chilometri orari, dice la Commissione Nazionale d'inchiesta sugli attacchi terroristici dell'11 settembre. Ma sono intervenuti piloti ed esperti di aeronautica per spiegare che quella velocità sarebbe raggiungibile da un Boeing solo a diverse migliaia di metri di altezza, non certo a circa mille metri, dove la densità dell'aria lo renderebbe impossibile.




Dove sono i resti degli aerei?

Inoltre, secondo la testimonianza di un ex pilota della Cia, John Lear, la dinamica dell'impatto, mostrata nei filmati, non sarebbe compatibile con quello che sarebbe accaduto fisicamente ad un aereo di quel tipo se si fosse schiantato sulla Torre, di cui non si sono potuti verificare i resti. Non sono mai state trovate nemmeno le scatole nere e i lavori per sgomberare Ground Zero sono cominciati subito dopo il disastro. I camion hanno iniziato subito a portare detriti alla discarica di Fresh Kills, a Staten Island. Con una fretta sospetta, secondo i sostenitori della teoria del complotto: forse si volevano evitare indagini sulla dinamica dei crolli.




L'impatto: chi l'ha visto?

Secondo alcuni piloti di grandi compagnie di linea, inoltre, sarebbe impossibile per dei dirottatori inesperti, addestrati solo su un Cessna 172, pilotare dei Boeing 757 e 767 nel modo in cui l’avrebbero fatto e compiere una tale impresa. E ci sono poi i testimoni, tra cui anche alcuni corrispondenti sul posto, che hanno dichiarato in diretta di non aver visto in modo nitido l'aereo, pur essendo stati lì, sotto le torri, al momento dell'impatto. Anzi, qualcuno da subito ha detto che si sarebbe potuto trattare anche di un missile. C'è un filmato amatoriale girato sotto le Twin Towers, quando era già stata colpita la prima, che mostra chiaramente un aereo infilarsi dentro la seconda Torre. Ma in effetti si vede solo una sagoma scura e non un aereo bianco, blu e rosso, come quelli della compagnia di bandiera americana.




Passeggeri al check-in

Resta un'altra, inevasa domanda, sempre secondo i "cospirazionisti": chi sono i passeggeri dei Boeing che si sono schiantati sulle Torri Gemelle, di quello che è caduto sul Pentagono, e del quarto, lo United Airlines 93, precipitato senza colpire i presunti obiettivi (la Casa Bianca o il Campidoglio)? E come hanno potuto telefonare i passeggeri con i cellulari dall'aereo, se è vero che hanno telefonato dai cellulari, secondo quanto riportato da alcuni media, e non dai telefoni di bordo?

Non è possibile verificare l'identità di chi è salito su quegli aerei, perché non è possibile risalire a tutti i familiari delle vittime e perché non ci sono testimonianze video (ed è questo che insospettisce i fautori della teoria) né al check-in, né al momento dell'imbarco.




"Farenheit 9/11"

"Farenheit 9/11" esce nel 2004, suscita grande scalpore e vince la Palma d'oro al Festival di Cannes. In questo documentario il regista Michael Moore racconta le relazioni tra la famiglia Bush e quella degli sceicchi sauditi di Bin Laden, intrecciate dagli interessi del fondo finanziario Carlyle e della compagnia petrolifera Harken Energy, di proprietà dei Bush. Non mancano i dettagli sugli interessi economici legati alla successiva invasione dell'Afghanistan (il cui via libera è stato dato sulla base della rivendicazione dell'attentato di Osama Bin Laden e di Al Qaeda) e sulle multinazionali che hanno visto esplodere i fatturati in seguito allo scoppio del conflitto.

E racconta poi di come, fra il 14 e il 24 settembre 2001, 6 voli charter riportarono in patria 142 persone di nazionalità saudita, delle quali 24 erano membri della famiglia Bin Laden, altre della casa regnante Saudi.

La televisione e i mass media ci hanno propinato una teoria confezionata, al servizio dell'amministrazione Bush, per fare propaganda, sostiene Moore, che affronta il tema della comunicazione manipolata, come fa Ray Bradbury nel romanzo cui è ispirato il titolo di Moore. Lo scrittore, però, si lamentò del "furto" e chiese più volte al regista di cambiare il nome del film, criticando con fermezza la sua scelta.




La contro-inchiesta di Giulietto Chiesa

Anche in Italia qualcuno si è interrogato sui sospetti legati all'11 settembre. Giulietto Chiesa, Franco Fracassi, Francesco Trento e Thomas Torelli hanno lavorato ad un'inchiesta, un libro poi diventato film, proiettato alla Festa del Cinema di Roma: "Zero", che si concentra sulla manipolazione delle immagini dell'attacco terroristico trasmesse quel giorno in tutto il mondo: secondo loro non sono reali, ma un film globale al quale tutti abbiamo creduto, come una sorta di Truman Show. "Pensiamo di aver visto tutto - sostiene Giulietto Chiesa, giornalista ed ex europarlamentare - e invece non abbiamo visto niente. Le prove della responsabilità di Osama Bin Laden non sono mai state documentate ed esibite dagli Stati Uniti e noi, insieme alla Nato, siamo andati in Afghanistan sulla base di queste presunte prove. Siamo stati presi in giro".




Il crollo

Un altro tema, a lungo dibattuto dai sostenitori della teoria del complotto sul web, e affrontato in "Zero", è la dinamica del crollo delle torri, inspiegabile, secondo Chiesa, se la si confronta con la versione ufficiale. Come è possibile che il calore dell'incendio, causato dall'esplosione degli aerei, abbia fuso l'acciaio in quel modo, facendo sbriciolare e implodere le Torri su se stesse? Qui gli architetti e gli ingegneri si scontrano, in particolare sulla temperatura che sarebbe necessaria per indebolire una struttura come quella delle due torri. Queste teorie sono riunite al completo nel sito "Architects and Engineers for 9/11 truth".




I dirottatori

E poi, ancora, c'è la questione dei dirottatori, anche questa trattata nel film: l'elenco dei 19 terroristi viene pubblicato con rapidità dal Dipartimento di Stato americano. Ma è risultato da subito che almeno 13 di loro fossero vivi e totalmente estranei agli attentati. Risiedevano in altri Paesi e si recavano nelle ambasciate americane per capire come mai il loro nome fosse su quell'elenco dell'FBI. Alcuni avevano denunciato anni prima il furto del passaporto, sostenendo di non aver mai lasciato il loro Paese, come nel caso di Salem Alhazmi (Volo AA-77) e di altri, contattati da Guardian, Telegraph e BBC.

Sembrano casi di furto di identità, come ad esempio per Saeed Alghamdi (Volo UA-93), pilota della Tunis Air che, intervistato dal Telegraph il 29 settembre 2001, dichiara: "Nei passati dieci mesi sono stato in Tunisia con altri 22 piloti per imparare a pilotare un Airbus 320. L'FBI non ha fornito alcuna prova della mia presunta partecipazione agli attentati."




Report

Anche il programma Rai "Report" si è occupato della controinformazione sull'11 settembre. Nella puntata in onda il 24 settembre 2006 Milena Gabanelli intervista Jimmy Walter, un miliardario americano che ha speso 7 milioni di dollari per distribuire gratuitamente un filmato per convincere l'opinione pubblica che la versione ufficiale su quanto accaduto quel giorno è frutto di una manipolazione: "Confronting the evidence". Walter dichiara: "Non sono sicuro di tante cose, del perché è successo, della fine che hanno fatto i passeggeri sul volo del Pentagono e tanto meno di che fine ha fatto quell'aereo. Non sono sicuro di cosa è entrato nel Pentagono e l'abbiamo detto, non so cosa l'abbia colpito, non so cosa abbia fatto quel buco. Ma so per certo che non può essere stato un boeing 757. Di alcune cose sono sicuro, altre sono domande, quello di cui sono sicuro è che quello che il Governo ci ha raccontato sono bugie".




Inganno globale

C'è anche il film documentario del controverso giornalista Massimo Mazzucco che si concentra sull'aereo caduto (o abbattuto) in Pennsylvania e su quello, appunto, che colpì il Pentagono. Dove sono finiti i resti dei due Boeing?

Nel filmato di Mazzucco, visibile su Youtube, ci sono le immagini del Pentagono scattate poco dopo lo schianto: il prato è intatto, un'apertura sulla facciata dell'edificio di 20 metri più stretta rispetto all'apertura alare di un Boeing e soprattutto, nessun resto del velivolo tra le macerie, nessuna traccia nemmeno dei motori giganteschi. L'aereo si è disintegrato all'interno del Pentagono, secondo la teoria ufficiale, messa in dubbio da alcune testimonianze raccolte nel film. Quella di Albert Stubblebine, ad esempio, ex generale dell'esercito che si occupava di interpretare le immagini di segreti tecnici e scientifici durante la Guerra fredda: "Guardo il buco nell'edificio del Pentagono - dice Stubblebine - poi guardo il Boeing che avrebbe dovuto colpirlo e dico: l'aereo in quel buco non ci sta".

A 13 anni dagli attentati, i dubbi dei cospirazionisti persistono, anche e soprattutto dopo la cattura e l'uccisione di Bin Laden, di cui non sono mai state diffuse foto ufficiali.


 ecco  in sintesi il  mio  modo di vedere   l'11 settembre  .Ora  che  si creda alla verità ufficiali   sia  alla  verità   alternative    come penso  io  ,  cioè creato da  gli Usa  stessi , come una  nuova pearl harbord  è  una tragedia    di cui purtroppo viene  ricordata  a senso unico



meglio   sarebbe ricordarla  come suggerisce   Sean Penn , sempre  nel film  multi autore    11´09´´01 - September 11(  qui il trailer   del film  \  documentario  ) 









9.9.14

anteprima n 337 di Dylan dog quello dell svolta con intervista a Gigi Simeoni uno dei nuovi acquisti e anticipazioni e miei ipotesi sulla fine della prima serie ed inizio della seconda serie d'orfani [ chi lo ha detto che l'autunno sia cosi cupo ? ]

 Rispondo   alla  domanda che  mi sono posto  nel titolo del  blog    del post  d'oggi    parlando  di due  novità   in ambito  culturale   \  letterario  . Esse  vengono più precisamente  dai due  fumetti della  Bonelli  .  La  prima     si tratta  del tato atteso rinnovamento  \  nuovo  corso  di Dylan  Dog,  il  secondo  Orfani  .  Del primo   Se    già parlato  a  da  più  di  un anno  (  vedere la mia intervista  a  Paola  barbato  dl 24\7\2013 )   sulla pagina  Facebook  ufficiale  di  Dylan Dog.
 Da  quello che riporta questo articolo  della bonelli  http://www.sergiobonelli.it/news/news/Dylan /   (  da   cui  è tratta  anche  la  copertina  del 337   ) Ecco cosa vi attenderà in edicola dall'inizio dell'autunno:Si inizia il 27 settembre con l'uscita del numero 337 della serie, "Spazio Profondo", un albo che sarà eccezionalmente a colori, scritto da Roberto Recchioni, per i disegni di Nicola Mari e con i colori di Lorenzo De Felici.

Una storia in cui Dylan si troverà più volte di fronte a se stesso, costretto a esplorare gli infiniti meandri della propria coscienza.Si prosegue, poi, con un processo di rigenerazione che coinvolge tutte le collane legate al personaggio e che prevede un ritorno alle origini – per recuperare l'essenza horror e inquietante delle avventure –, l’introduzione di novità quali il pensionamento

dell’Ispettore Bloch, l’arrivo di nuovi personaggi, l’inserimento della tecnologia nella vita di Dylan.
Negli albi successivi al 337, infatti, verranno pubblicate gli episodi che porteranno il lettore nel vivo del progetto e che vedranno impegnati autori come Paola Barbato, Bruno Brindisi, Giampiero Casertano, Claudio Chiaverotti,Michele Medda, Montanari & Grassani, Marco Nizzoli,Corrado Roi, e alcuni tra i migliori artisti del fumetto italiano contemporaneo, al loro esordio sulla testata, tra cui: Akab,Ausonia, Barbara Baraldi, Ratigher, Gigi Simeoni…
Come dicevamo, le novità del progetto coinvolgeranno l'intero universo di Dylan Dog e le collane a esso collegate: la serie regolare mensile, il Maxi Dylan Dog, il Dylan Dog Color Fest, l'Almanacco della Paura e lo Speciale. Guardiamo cosa accadrà, nel dettaglio, in ognuna di queste serie: (..... )

  come  detto nelle righe  precedenti  sara  uno spartiacque  con la  vecchia  "gestione  "Infatti  i  giornali  dico  il contrario di tutto  .   dalla bacheca  di Fb  di Gigi Simeoni

è apparso sul Corriere della Sera un articolo che crea un fastidioso equivoco confondendo la "rinascita di Dylan Dog" - in generale - con la trama dell'albo in arrivo, il 337( Roberto Recchioni - Nicola Mari), che ha tematiche fantascientifiche, come se queste permeassero definitivamente il futuro della testata e Dylan da oggi in poi divenisse una sorta di replicante sintetico di se stesso. Mai 
Gigi simeoni al centro  fra Nicola mari  (  sinistra  ) e  Roberto recchioni ( a destra  )
dalla sua pagina  facebook   
balla più grossa poteva essere accidentalmente propinata: questa, e solo QUESTA, storia, è una genialata al cubo che lascerà un bel segno nella storia editoriale del nostro eroe. Io, essendo uno dei privilegiati che l'ha già letta, posso confermare che non c'era un modo migliore per inaugurare la nuova vita di Dylan, con una storia che dimostra l'estrema libertà (seppure condita con la tradizione di casa Bonelli) richiesta a noi autori come conditio-sine-qua-non per procedere da qui in avanti. Dylan si muoverà a Londra, la Londra odierna, e non verrà MAI tradito nella sua essenziale componente di profonda umanità che lo caratterizza. Sangue, ossa, pietas, coraggio e quinto senso e 1/2. Non ci serve un replicante: quello originale ha ancora tanto da dire.


Non sapendo cos'altro aggiungere  ho scelto visto  "l'arrivabilità " ( esperienza personale )  di  Recchioni e  non voler  ripetermi   con Paola  Barbato  , come sono solito  fare  ,  intervistare lo stesso  Gigi Simeoni in quanto   da  dicembre  inizierà a scrivere pure  lui  su Dylan  

1) Raccontaci  le  emozioni e  cosa  hai  provato  nell'apprendere il tuo arruolamento  nello staff  di dylan dog   ? 
ERO EMOZIONATO, OVVIAMENTE. ASPETTAVO DA ANNI QUESTA OCCASIONE, E FINALMENTE LA MIA RICHIESTA ERA ACCOLTA. NON SOLO: TIZIANO ERA ANDATO ben oltre, chiedendomi non solo di disegnarlo, ma anche di scriverlo. che vuoi di più?
2) in dylan dog   apporterai  le  stesse atmosfere  di   amore  nero , la stria , volto nascosto  ,. gli occhi e il buio  , ecc   oppure  ci sarà   qualcosa  di nuovo  ?
Il mio stile è quello. Ci sarà Sime sempre, in modo preciso.
3) In Dylan Dog   sarai   completo  cioè disegni  e  sceneggiatore  ? oppure  solo o  una solo  l'altra  ? come detto, entrambe le vesti professionali. L'esordio (se escludiamo il Color Fest con la storia scritta da Fabrizio Accatino) è una storia che uscirà a dicembre, scritta da me e disegnata da Giampiero Casertano.
4) una  domanda  che sicuramente  ti hanno già fatto , ma  utile  per  i nuovi  fans  di Dylan Dog  e  i " rientristi "  (  cioè quelli  che avevo abbandonato   DD  perchè  sta  scadendo   e  stanno ritornando    a  riacquistarlo  Sappiamo che sei coinvolto nell'operazione di "restyling" di Dylan Dog e che tocca a te, in veste di sceneggiatore, far entrare in scena il sostituto di Bloch. Come siete arrivati alla scelta dell'ispettore Carpenter, tu e gli altri sceneggiatori, e come hai voluto presentarlo, in questa sua prima uscita pubblica ?
 la dritta me l'ha data Recchioni. Voleva un certo tipo di poliziotto tutto d'un pezzo, e mi ha consigliato di guardarmi qualche puntata di "Luther". Ecco, lì siamo partiti a costruire il personaggio. Esordirà proprio nella storia disegnata da Casertano. 5)  Qual è  lo spunto di partenza di dell'ispettore  Carter ? Hai qualche opera di riferimento per  questo  personaggio   che sicuramente  conoscendo  le  tue storie   sarà destinato  ad  essere  un  nuovo  bloch  e  a  svolgere  un ruolo importante   all'interno   delle storie di  Dylan  ? Non sarà affatto un nuovo Bloch. Al contrario, si oporrà continuamente a Dylan, ostteggiandolo in ogni occasione. Considera Dylan un povero ciarlatano che sfrutta la credulità altrui, e il motivo di questo comportamento sarà poi spiegato approfonditamente. Ma più avanti. 
6) In questa seconda  frase in Dylan Dog  ci sarà l'uso delle nuove  tecnologie  . Ci potresti   dire  di più  , magari   anche   con  qualche  disegno  di una tua storia  ( se  sarai tu  a   scriverla  o  disegnarla  )   rispetto a   quanto    già detto    sula tua  bachevìca qualche tempo fa  
Un paio di giorni fa, ho postato uno schizzetto di Dylan alle prese col suo nuovo smartphone. Una battutina spiritosa, per nulla aderente con la nostra idea del progetto di rilancio del personaggio, che nelle mie intenzioni era un semplice giochino di parole. Dalle reazioni, però, ho capito quanto presente sia l'attesa dei lettori nei confronti di questo nuovo "ingrediente" che farà la sua comparsa da settembre in avanti: la Tecnologia. Per placare il bollore delle illazioni, sottolineo quanto abbiamo già ampiamente anticipato nelle nostre conferenze: Dylan, nel 2014, non può più rischiare di lasciarsi sfuggire un cattivone o non poter salvare una povera vittima perchè al momento opportuno non ha un telefono a portata di mano. Così, come non potrà sprecare minuti preziosi per consultare la sua polverosa biblioteca nell'epoca di internet. Degli aspetti tecnici si occuperà Groucho, come già faceva per la fedele Bodeo cinque colpi, dando a Dylan il supporto logistico necessario a rendere certi passaggi narrativi ancora più veloci, lasciando quindi molto più spazio all'azione. Solo vantaggi, quindi. Si tranquillizzino i più reazionari tra i fedelissimi!

L'altro fumetto  è (  ne  ho parlato più volte  in  queste pagine  ) Orfani  che    con il numero di questo mese   s'avvia  alla  fine della  prima serie 
copertina del 1  numero della  nuova  serie

l'ultimo numero della  prima serie  

 .
Speriamo  che  la  II  sia come la  prima . Dai disegni  in anteprima trovati sulla  pagina ufficiale  facebookiana  della  serie sembrerebbe  di Si . Ora  non essendoci in rete nè interviste agli autori nè  un  battage'  pubblicitario  come per la  1  serie  ma  solo  brevi sinossi  per  l'ultimo  numero  e riassunti   video delle particolarità  della prima serie  .
Ecco  alcune  foto  prese dalla pagina fb ufficiale della  serie

ultimo numero 



anteprima II serie 


faccio , visto che la  serie  è  almeno  per quelli della mia generazione cresciuti a fantascienza  (   mazinga  z , trasfomer  ,  capitan futuro , capitan harloch ,  conan il  ragazzo del futuro  ,  conan il barbaro ,  le unità didattiche  all'epoca ( anni 80  primi 90   si chiamavano cosi )    sulla  fantascienza  fatte alla scuola media  ) è prevedibile  ma allo stesso ricca  di colpi di scena  ,  delle mie prevvisoni  su come andrà  la fine della prima  e della seconda  .
il faccia  a  faccia tra  il guerriero e il soldato,  cioè  il Pistolero( ringo )   e il Boyscout (  jonas)   si concluderà   con la   morte  di ringo  che morendo  riuesce  a  passare  ai ribelli  la registrazione  audio  con il dialogo della  dottoressa . Quest'ultima  uccisa  dallo stesso  jonas  , per  soddisfgare il desiderio  di sua moglie morente  . E la sostituzione  di Jonas  nel ruolo della  juno  e  il reclutare  e addestrare  nuove leve  per ricreare ordine  al caos   sempre  più forte  . Incrementato quest'ultimo dalla diffusione  ,  via  mediatica   tipo



non so che altro dire  notte

8.9.14

contro i pregiudizi e gli sterotipi ci viene in aiuto la letteratura e una pubblicità creativa


da (Giorgia Vezzoli) del blog  Vita da streghe 

UNO ZIO CONTRO GLI STEREOTIPI

Per il ciclo di storie "Sono diverso/a...e allora?" pubblichiamo il primo racconto ricevuto, quello di un
giovane zio e del suo nipotino di quattro anni. Buona lettura!* "Avrà uno zio femminista, figuriamoci. Uno zio femminista e gay dichiarato! E che si occupa pure di studi di genere, suvvia: mio nipote, pensavo, sarà diverso dalla media, in certi tranelli non cadrà mai…Quanta presunzione! Quanto mi sbagliavo! Mio nipote è, giustamente, una persona sociale, e come le altre, giustamente, capta, assorbe, incamera, a suo modo rielabora, non è di certo impermeabile. Per fortuna. [....]  continua  qui 

E da  un video   di una pubblicità  francese  cosi  mi  è stato detto   , non sono riuscito a  trovare   nè  conferma  nè smentita  . So   solo   che   il video  è bellissimo,  toccante . Contro il pregiudizio e  gli stereotipi   xenofobici  che vedono  solo il lato negativo   dell'islam   e della sua  cultura  

 

7.9.14

a quando in italia un freemarket ?



alcune  foto qui presenti  sono   prese dalla galleria  di  repubblica   ( qui la  galleria  citata )   le foto postate sul profilo Instagram del Freemarket, che descrivono le ultime fasi di preparazione del locale, prima della sua apertura



Erano   mesi che un gruppo di giovani danesi lavorava alla realizzazione di un luogo fisico per lanciare la sua startup.
Finalmente a metà agosto è stato inaugurato a Frederiskberg quartiere di Copenaghen  un supermercato che ha adottato un'insolita strategia di marketing: "vendere" prodotti gratis. una fila lunga un centinaio di persone attendeva di entrare nel nuovo negozio  Con lo slogan "prova prima di comprare" Simon Taylor, fondatore di Freemarket, ha accolto i suoi clienti e promosso un nuovo modo di fare la spesa, "vendendo" prodotti alimentari gratuitamente in cambio di pubblicità sui social network. Il suo piccolo negozio è adatto a chi è aperto a sperimentazioni e disponibile a cambiare le regole classiche del "fare acquisti".

Per aderire alla filosofia di Freemarket è necessario registrarsi al sito web del negozio e lasciare i propri dati personali: età, sesso, hobby. Ma la regola più importante è scattare una foto ai prodotti scelti e pubblicarli su Facebook, Twitter o Instagram corredati da descrizione e giudizio. Inoltre, il cliente deve pagare un canone mensile irrisorio - circa 2,50 euro - per il mantenimento del locale (anche le aziende, poi, versano una quota per esporre i propri prodotti). Può scegliere solo dieci prodotti al mese, tutti diversi tra loro. "È una nuova forma di pubblicità", afferma il fondatore, ex dipendente di un'agenzia pubblicitaria, che non ha fatto altro che rimodellare vecchie strategie di marketing, adattandole all'era del 2.0 della condivisione e del passaparola "internettiano". 



Non è più, quindi, un'azienda che convince il consumatore a provare un prodotto (come era nella pubblicità tradizionale), ma è il consumatore a sceglierlo; non è più il marchio a decidere le sorti di un prodotto, ma è il cliente che esprime il suo parere. Infatti  Unica richiesta del punto vendita è quella di registrarsi al sito online del supermercato e lasciare una gran quantità di dati personali a disposizione delle aziende che vendono i propri prodotti nel Freemarket, oltre all'obbligo di postare sui social network Facebook, Twitter o Instagram foto e descrizione degli alimenti "acquistati". E' una "nuova forma di pubblicità" afferma il fondatore, Simon Taylor.









Inoltre sempre  secondo repubblica  .it   


In uno scambio di opinioni e soddisfazioni reciproche, Taylor segue il concetto chiamato "tryvertisin": l'azienda ottiene pubblicità per i suoi prodotti, informazioni sul cliente e allarga il bacino di contatti, mentre l'acquirente fa la spesa senza quasi mettere mano al portafoglio. Un dare e avere reciproco che all'azienda costa qualche alimento-prova da impiegare come test di un "gioco", mentre al cliente la "messa a nudo", ancora una volta, dei propri dati personali. Le norme sulla privacy sono rispettate ma, in un periodo storico in cui proprio grazie ai social network siamo continuamente monitorati, sarà questo un nuovo modo per essere "schedati"? Cloetta, Storck, Läkerol, San Pellegrino sono le aziende che hanno deciso di riempire gli scaffali del negozio. E per loro il Freemarket è un'occasione per testare i propri prodotti e il loro impatto su un mercato ridotto, analizzare il comportamento di acquisto e fare una valutazione prima di lanciarli a livello nazionale. Il negozio - che in principio era un sito online dove si effettuavano ordini recapitati dal postino - sta avendo feedback positivi: in meno di un mese è passato da 5.000 a 10.000 clienti. Dopo aver passato la prova del nove con un paese come la Danimarca, che Taylor definisce "difficile per l'affermazione di questa innovazione per lo spirito conservatore delle aziende", il fondatore sta già pensando di aprire altri Freemarket in Svezia e Finlandia nel 2015 e in Inghilterra nel 2016.

aspettiamo con ansia   l'apertura  in italia    

4.9.14

Fa coming out in famiglia e viene picchiato dai genitori in nome di Dio. VIDEO SHOCK




da http://lezpop.it/ 11:28 29/08/2014






Fare coming out in famiglia non è sempre rose e fiori. Anzi, a volte può rivelarsi un vero e proprio inferno. Così com’è successo a Daniel Ashley Pierce, un ragazzo americano di 20 anni. Daniel ha fatto coming out lo scorso ottobre e apparentemente sembrava che tutto andasse bene, fino a quando mercoledì scorso, i suoi nonni, suo padre e sua moglie, sono entrati in camera con l’intento di fargli cambiare idea sulla sua sessualità.
Daniel ha registrato un video, dove non si vedono i volti dei presenti ma si sentono chiaramente le voci, in particolare una voce femminile, probabilmente sua nonna, che condanna l’omosessualità del ragazzo in nome di dio. «Puoi credere in ciò che vuoi, ma io credo nella parola di dio, e dio non crea nessuno così. È solo una strada che hai scelto di seguire». Daniel prova a spiegare ai suoi familiari che la sua non è una scelta, e che è scientificamente provato. Ma la donna continua, «puoi tirare in ballo la scienza, ma io seguo la parola di dio». La discussione si fa sempre più animata, fino a quando appare chiaro che i familiari di Daniel hanno intenzione di cacciarlo di casa. Lui si rifiuta e da quel momento in poi, la situazione degenera. Nel video si sente chiaramente che una donna si scaglia contro Daniel, picchiandolo e insultandolo.






Ecco come ha commentato il ragazzo su Facebook:


What a day…. i thought that waking up at 9:48 and being 15 mins late to work was going to be the biggest problem today. but i didn’t know that my biggest problem was going to be getting disowned and kicked out of my home of almost twenty years. to add insult to injury my step mother punched me in the face repeatedly with my grandmother cheering her along. i am still in complete shock and disbelief [all sic]

Che giornata. Pensavo che essendomi svegliato alle 9:48 e che arrivare in ritardo al lavoro di 15 minuti sarebbe stato il maggior problema della giornata. Ma non sapevo che il problema più grande sarebbe stato quello di essere ripudiato e cacciato dalla casa dove ho vissuto quasi vent’anni, per di più la moglie di mio padre mi ha picchiato in faccia più volte e mia nonna che la incitava. Sono ancora scioccato e incredulo.

Il video, prima postato sulla sua pagina Facebook, poi ripreso da Dan Savage The Stranger di Seattle, è diventato virale. E attraverso la piattaforma GoFundMe sono state raccolti finora circa 19 mila dollari per sostenere Daniel. Nel frattempo, la famiglia di Daniel si rifiuta di parlare ai media e si è limitata a lasciare un messaggio vocale al ragazzo chiedendogli di rimuovere il video.


IL quoka L’animale più felice del mondo che però rischia di estinguersi perchè l'uomo ne ha cambiato le abitudini da erbivoro a dipendente dal pane che gli da l'uomo

  da  http://www.unionesarda.it/articolo/notizie_mondo/2014/09/01/

IL quokka messo in pericolo dalla passione per il pane. Vive in Australia, si muove saltellando come un canguro ma ha bisogno di alberi per nascondersi.
Si chiama quokka e vive in un piccolo angolo dell’Australia del Sud: è stato soprannominato "l'animale più felice del mondo" perché ha un'espressione che lo fa sembrare perennemente sorridente.

Mansueto, molto amato da grandi e piccini, è stato inserito nella lista delle razze a rischio estinzione a causa della sua golosità: a metterne in pericolo la sopravvivenza non sono tanto i predatori, quanto l’alimentazione.
Il quokka è un marsupiale erbivoro, ma avvicinato dagli umani ha scoperto un alimento di cui va ghiotto: il pane. È capace di mangiarne grande quantità, sempre col sorriso sul volto, che per la sua sopravvivenza possono essere letali. A nulla sinora sono valsi divieti e multe a chi glielo offriva. E il futuro dell'animale più felice del mondo adesso è davvero a rischio.

Tempio Pausania, in ricordo…. da http://galluranews.altervista.org/ di Antonio Masoni

                                                                  foto archivio google immagini

                           Tempio Pausania, 2 settembre 2014-

Lascia che viva, proteggi la sua fragile anima dalla tempesta,

ricordane la vecchia saggezza,

Vivi con lei gli inverni e le poche primavere,

fa che sia impalpabile la sua tristezza e forte la sua memoria…

Siamo figli del mondo,

tutti, spiriti di urla e silenzi,

vittime e carnefici,

nascita e morte,

inconsapevoli attori di film muti e commedie esilaranti.

Noi ora, saremo loro domani….

Non farla navigare a vista!

Un suo sorriso sarà acqua vitale,

ponte di speranza che attraverserai,

sicuro…

divorane la serenità e bevine le parole…

non dimenticarla…

mai!

(poesia letta da Nino Pericu -attore- in occasione di un convegno “Gli anziani siamo noi”organizzato a Tempio il 24/05/2011)








2.9.14

Compie cento anni e porta ancora le sue pecore al pascolo La straordinaria storia di tziu Andolfinu di Esterzili, che anche il giorno del suo centesimo compleanno si è svegliato all’alba per prendersi cura dei suoi animali

Esterzili. 
Come tutte le mattine si è alzato dal letto poco prima del sorgere del sole e dopo aver fatto colazione si è diretto a piedi nel suo tancato, a “ Cuccuroni “, alla estrema periferia del centro abitato. Ha condotto al pascolo le quattro pecore che possiede e accudisce con passione, uno dei suoi passatempi preferiti, e poi, visibilmente soddisfatto, è ritornato a casa in via Principe Amedeo. Anche ieri ,nonostante abbia compiuto cento anni, non ha voluto cambiare le sue abitudini . Alla figlia Maria che lo invitava a stare a casa per via della importante ricorrenza ha detto “Prima il dovere, poi il piacere”. Il neo centenario Adolfo Puddu, soprannominato dagli anziani ”su carradori” perché quando era in età lavorativa, oltre a svolgere la professione di pastore e agricoltore, faceva il trasportatore con un carro trainato da un giogo di buoi “su iu ‘e carru”, è stato festeggiato da tutti gli abitanti del piccolo paese della Barbagia di Seulo con in testa i figli Raimondo, Maria e Paola, i 5 nipoti e il sindaco Giovanna Melis.


I festeggiamenti si sono svolti nella piazza principale e sono iniziati subito dopo la messa di ringraziamento che è stata celebrata dal parroco don Antonio Fanni. Il primo cittadino gli ha esternato gli auguri di tutta la cittadinanza e gli ha offerto una targa ricordo in argento. Tziu Adolfinu visibilmente commosso ha ringraziato tutti e ha ascoltato con grande interesse le poesie, “ is ottavasa “ tutte in lingua sarda, che “ is cantadoris “ (i poeti improvvisatori) di Esterzili gli hanno dedicato. A memoria d’uomo Adolfo Puddu è il settimo esterzilese che ha raggiunto l’ambito traguardo del secolo di vita. Gli altri centenari del paese della Barbagia di Seulo sono stati Eugenia Olianas, Adolfo Orrù, Antonio Mucelli, Battista Pitzalis, Raimondo Melis e Antonietta Loi, la decana, deceduta all’età di 105 anni. Nel 2015, il prossimo anno, pertanto, altri due esterzilesi Liliana Melis e Zelinda Pagliero, a Dio piacendo, compiranno i cento anni. Tziu Adolfinu, appassionato di gare poetiche, segue con interesse, attraverso i giornali e la televisione, le vicende politiche nazionali e sarde. Tra i suoi piatti preferiti “sa trattalia” e “sa cordula “ che prepara ancora di persona, e “is culurgiones”. (jacopo bulla)

Escluso il cane. [di Romina Fiore]


             Escluso il cane. [di Romina Fiore] 

 - Abbiamo concluso così, senza nemmeno un saluto, i nostri 25 anni insieme! – ha detto mentre portava alla bocca una forchettata di spaghetti grande quanto il nido d’un condor. E, visto il pathos dell’argomento trattato, che spesso chiude inaspettatamente la gola con improvvisi scioperi dell’epiglottide, ho pensato che quegli spaghetti l’avrebbero strozzata. - Aveva una storia con la sua segretaria, come la più banale delle barzellette! – - Come l’hai scoperto? – le ho chiesto desiderosa di sapere. Però mi sono immediatamente pentita di quella domanda che, sebbene sintomo di sincero interesse, era una vagonata di sale sulle ferite. - Lui, solitamente allergico a sms e cellulare, d’improvviso non staccava gli occhi dal display. Stava sempre lì a scrivere, scrivere e scrivere. Quando gli ho chiesto lumi su quest’abuso improvviso si è giustificando dicendo che doveva istruire la nuova segretaria sulle mansioni ed incombenze dell’indomani. – - E tu gli hai creduto? – - Certo che no e infatti una sera, mentre lui era in bagno, ho controllato il suo telefono: nemmeno un messaggio in memoria. E’ stata la conferma che la puzza di bruciato proveniva da un incendio grosso! – Durante il suo racconto mi aspettavo che, da un momento all’altro gli occhi le si sarebbero riempiti di lacrime e avevo paura di quel momento, ché in quei frangenti io non so mai cosa dire. Mi vengono in mente solo frasi di circostanza alle quali, talvolta, sarebbe da preferire il silenzio. Ma anche il silenzio è brutto quando hai davanti qualcuno che piange. Un abbraccio, forse. Ma il ristorante non era certo il luogo ideale. E invece no, ha proseguito con impassibilità il racconto del suo matrimonio, ormai finito da qualche mese. - Il mio avvocato dice che potrei strangolarlo economicamente e guadagnarci non so cosa, ma non me ne frega nulla. Voglio chiudere questo capitolo il più in fretta possibile. – ha detto imperturbabile. Nemmeno un insulto alla segretaria, 
da SARDEGNAblogger.



nuova compagna del suo ormai ex marito. Ovvio che i doveri nei confronti della moglie li avesse lui, però in questi casi è facile sentir affibbiare l’epiteto di “puttana” alla rivale. Lei no, ammirevolmente non ha speso una sola parola per l’avversaria. - Gli ho lasciato la grande casa nella quale vivevamo e me ne sono andata in un minuscolo bilocale che avevo prima del matrimonio. – - Col cazzo che gli avrei fatto ‘sto regalo! – ho commentato stizzita. - Purtroppo gli ho dovuto lasciare anche il cane, al quale sono legatissima, ma è il suo. – E subito dopo quest’ultima frase gli occhi le si sono riempiti di lacrime. Inondati in una maniera incontenibile. Un pianto a dirotto che non è riuscita a trattenere. - Scusa un attimo! – ha detto prima di correre in bagno. Ed io sono rimasta al tavolo da sola. E mi è venuto da pensare che, effettivamente, essere scaricate per un’altra è un duro colpo inflitto all’ego, ma poi, dopo una chiacchierata a tu per tu col proprio io, ad una negoziazione si arriva in tempi relativamente brevi. Ma sentimenti autentici e forti come la nostalgia, l’assenza, la mancanza vera che avverti come un’amputazione non resta per l’ex fidanzato, marito o compagno, no. Resta per il cane!

le contraddizioni di una scomunica . perchè togliere la scomunica

Da Laico ( vedere fra mie precedenti post , i più importanti I II ) condivido questa lettera diffusa prima su << alcuni quotidiani online di nicchia come Politicamentecorretto,, Corriere di Puglia e Lucania e Apocalisselaica >> nei quali è stata mantenuta la citazione a ilussidiario.net e poi il 30 agosto  su la Repubblica attraverso una lettera di Elisa Merlo. Quest'ultimo ha << tolto il riferimento ai due siti originari ilsussidiario e al blog / Come Gesù ( http://mauroleonardi.it ) ma è rimasto il mio nome>>.

 Sul suo blog il sacerdote Mauro Leonardi scrive: “Chiedo aiuto anche alla Chiesa che è madre. È difficile dire a una ragazza che le sto vicino se le ho appena detto che poiché ha abortito è scomunicata. Perché, chi ha autorità nella chiesa, non toglie la scomunica dell’aborto e invece la dà ai mafiosi e ripristina quella ai massoni?”. Come non dargli ragione? La soppressione di un embrione è forse azione più nefanda che uccidere un bambino per vendetta? Il fatto di non scomunicare chi uccide per odio, per interesse, chi commette stragi, stupri, violenze d’ogni genere, e scomunicare che ricorre all’aborto magari per disperazione, è errore gravissimo, giacché induce il credente a ritenere che la soppressione dell’embrione sia il peggiore dei delitti, a trascurare il particolare che all’origine dell’aborto non c’è mai odio, gelosia, disprezzo.     





Con questo non vuol  dire    che  abbia cambiato le mie idee   sul'aborto  ,  In quanto Don Mauro ha fatto bene s parlarne perche tanti ci stanno riflettendo perche è un controsenso scomunicare chi fa un aborto e poi permettere che un omicidio o la massoneria siano considerati meno gravi dalla chiesa. San Giovanni XIII diceva che la chiesa preferisce far uso della medicina della misericordia che della severità.La missione della chiesa si realizza o almeno  cosi (  dovrebbe  )  nella misericordia o meglio come misericordia.La chiesa è come  dice  foti_giuseppina 30 agosto 2014 alle 16:16  nel  commento  al  post   sulo blog  don Mauro <<   chiamata a riconoscere i segni dello §pirito §anto nella compagine culturale e sociale ed essere comunità profetica,società alternativa.Le parole delle beatitudini,i pasti di Gesu con pubblicani,prostitute,poveri ecc..mostrano con chiarezza il Dio della misericordia che tutti invita e che a tutti propone cittadinanza del regno.Don Mauro come Gesu coraggiosamente accetta di essere moralmente discutibile per questo suo comportamento nei confronti del peccatore perche sa che la chiesa di Dio non puo dimenticare di essere posta sotto la parola della misericordia senza la quale essa non esisterebbe.l annuncio della misericordia oggi è per la chiesa caso serio cartina al tornasole con Gesu suo fondamento e volto della misericordia del padre.Mi sembra che non sempre nella chiesa cè posto per chi esce ferito nel confronto e nei conflitti della vita chi vive l esperienza della fragilita e della sconfitta è certamente destinatario di aiuto,sostegno ma raramente viene avvicinato e coinvolto come soggetto portatore di una esperienza importante per comprendere il vangelo della vita,del perdono,della misericordia.Togliendo la scomunica l altro non è mai bloccato nella irreversibilita del suo peccato e della sua identita,ma come pensa don mauro viene pensato come persona capace di scelte nuove.Il perdono si da come nuovo inizio la lacerazione non viene mai negata e il torto e la colpa riconosciuti,senza pero che venga ad essi lasciata l'ultima parola.La linea del tempo non è sospesa,ma nel passato,si ritrova non solo la colpa e la ferita ma la memoria du una promessa di futuro,e su questo si scommette.Gesu con la vedova di naim,con pietro,con la prostituta è capace di consolare,la sua sensibile compassione chiama a vita e salvezza trasforma la realta.Concludo dicendo da semplice catechista che con le sue parole e le sue azioni   di libetazione la chiesa deve rivelare il voltibdi un Dio che davanti al dolore dell uomo si fa vicino,compartecipe umanamente coinvolto,come il messia Gesu il popolo di Dio deve operare,con una parola di vita,perche ad ognuno sia donato futuro e spazio per rimanere umani,nel rapporto con Dio e gli altri.Grazie don Mauro il §ignore ti benedica sempre per il tuo amore a lui ed al prossimo!!>>




1.9.14

UNA PACE A CARO PREZZO "Un'altra vita", nuovo libro di Cristian Porcino



Scoprirsi omosessuali essendo ebrei ortodossi in una metropoli come New York. Uno scontro che può rivelarsi devastante per un giovane educato nell'osservanza dei più rigidi dettami religiosi in una città multietnica, multireligiosa e allo stesso tempo totalmente laica. Dopo "I cantautori e la filosofia da Battiato a Zero" (Fabio Croce editore) e "Chiedi di lui" (ed. Lulu), viaggio nell'universo musicale di Renato Zero scritto a quattro mani con Daniela Tuscano, Cristian Porcino, filosofo e critico letterario, si cimenta col romanzo. Shlomo, protagonista di "Un'altra vita" (sempre per Lulu ma disponibile anche su
Amazon), potrebbe rischiare la follia o, per reazione, trasformarsi in un violento fondamentalista. Il suo spirito, però, ha conservato un nucleo di spontaneità che lo previene da questi pericoli. E il suo carattere dolce non lo rende remissivo, ma curioso di esplorare se stesso e il mondo che lo circonda. Mentre incontriamo l'autore del romanzo, ci domandiamo se un domani leggeremo anche la vicenda di uno Shlomo palestinese e musulmano...
- "Un'altra vita" è ambientato nella comunità ebraica newyorchese. Perché non in Israele? «La scelta di ambientarlo nella comunità ortodossa e tradizionalista di New York nasce da una conoscenza diretta che ho sperimentato negli anni durante la mia permanenza nella Grande Mela. Ho sempre nutrito un gran rispetto e interesse verso l’ebraismo e il mio desiderio di conoscenza mi ha fatto spesso accostare alle loro festività. Naturalmente la comunità ebraica di NYC, pur trovandosi ad una distanza molto ravvicinata da Manhattan, affascina e disorienta. Solamente a pochi chilometri dalla comunità in cui risiede il protagonista del romanzo, la realtà è ben diversa da quella che gli ebrei ortodossi si sforzano di tenere lontana, pur frequentandola per affari. Mi chiedi se poteva esserci uno Shlomo israeliano; be’ credo di sì, però se consideriamo il percorso esistenziale del mio protagonista dubito fortemente che si sarebbe adattato a quel contesto. Sono sicuro che prima o poi sarebbe finito anche lui lontano dalla sua comunità di appartenenza. Ma non avendo mai visitato Israele non potevo ambientarlo in una situazione geopolitica che non conosco personalmente.» - Perché hai voluto proprio un ebreo educato religiosamente come protagonista del tuo romanzo? «Non è stata certamente una casualità. Osservando alcuni ebrei ortodossi mi chiedevo come si sarebbe trovata in mezzo a loro una persona non propriamente corrispondente ai loro canoni. Principalmente le loro famiglie sono caratterizzate da una prole numerosa e sembra quasi che il principale obiettivo di un maschio adulto consista nello sposarsi e generare altri piccoli da allevare nella tradizione e nel proprio credo. L’educazione ultraconservatrice di Shlomo era necessaria per delineare, nel romanzo, la frustrazione e il senso d’inferiorità che qualsiasi precetto religioso può generare nei bambini con gravi ripercussioni nella loro vita da adulti. E poi se consideriamo i legami che l’ebraismo ha con il senso di espiazione della colpa mi interessava sviluppare questa prospettiva.» - I personaggi sono ovviamente frutto della tua fantasia, ma qualcuno o qualcosa ti hanno comunque ispirato? «Shlomo si è semplicemente presentato a me, e mi ha chiesto di raccontare la sua storia. Ovviamente lui non esiste nella realtà ma questo personaggio non mi ha abbandonato un solo attimo e con insistenza mi ha ripetutamente invitato a forgiarlo, a dargli vita. Non credo di essermi ispirato a qualcuno. Volevo solo dare la parola ad un personaggio che a causa di assurdi preconcetti di stampo religioso doveva, in qualche modo, abdicare alla sua felicità, inclusa quella sessuale, per compiacere vecchi precetti scritti in un testo redatto in epoche lontane dal suo tempo. Un lettore, recentemente, mi ha detto di aver intravisto in Shlomo un po’ dell’anarchia e ribellione del giovane Holden ideato da Salinger. Naturalmente il paragone mi ha lusingato molto ma i due personaggi agiscono in tempi diversi e le loro storie hanno un background culturale differente, e poi “Il giovane Holden” è un capolavoro della letteratura mondiale e io non posso competere con un classico. Comunque, come ho scritto nei ringraziamenti, devo molto alla città di New York perché ogni qual volta la visito mi regala sempre emozioni fantastiche e stimola la mia creatività.» - In un periodo di tensioni e conflitti come l'attuale, quale messaggio di pace può lanciare un personaggio come Shlomo (che la pace la contiene nel nome ma, se pensiamo al re biblico, anche la passionalità)? «La prima edizione del romanzo è uscita nel 2012 quando l’inasprimento della guerra fra palestinesi e israeliani non appariva sulle prime pagine dei giornali. Shlomo reca in sé un messaggio di pace. Lui ricorda al lettore che se credi davvero nei principi di una religione non puoi accettare divieti e imposizioni che si scontrano con gli impulsi insiti nell’essere umano. Credere è possibile purché questo non diventi una discriminante nei confronti di chi non crede o è semplicemente interessato a vivere questa esistenza senza intermediari terreni o divini. Se un Dio esiste non vuole odio, guerre, disparità o battaglie in suo nome ma solo Amore.» - Se dovessi trasporre cinematograficamente il tuo romanzo quale attore sceglieresti e perché? «Anche in questo caso un docente universitario, dopo aver letto il libro, mi ha detto di aver riscontrato notevoli suggestioni cinematografiche. Chiaramente è il sogno di ogni scrittore quello di vedere rappresentata sul grande schermo la propria opera. La gioia di veder vivere i propri personaggi, attraverso le sensazioni e gli occhi del regista, deve essere un’esperienza indimenticabile. Come attore mi piacerebbe James McAvoy. È un talento straordinario, in grado di entrare nei panni dei personaggi con grande disinvoltura. Oppure Gregory Smith, attore conosciuto per la sua partecipazione in serie televisive di successo. Ma ciò che conta di più è il regista. Woody Allen sarebbe perfetto per dirigerlo. In qualche modo lui conosce perfettamente l’ebraismo e l’ateismo. E poi sarebbe una buona occasione per vedere il genio di Allen alle prese con il tema dell’omosessualità quasi mai trattato nei suoi film. Mentre come attore italiano mi piace molto Elio Germano, un giovane molto preparato. Altri registi direi Ozpetek, Moretti, Faenza. Ma so che non accadrà mai, in Italia si seguita a fare film basandosi esclusivamente su storie che sono pubblicate dai soliti nomi e dai consueti colossi dell’editoria.» - Lo ritieni un testo adatto a degli studenti? Può essere un valido contributo contro l'omofobia? «Certamente. Il romanzo si rivolge ad ogni tipologia di lettore e soprattutto agli studenti. È proprio a scuola che si deve imparare il rispetto per ogni forma di diversità e combattere le varie stereotipie legate all’identità di genere. Proprio nel 2013 è uscito un mio saggio intitolato “6 canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne” che conteneva al suo interno un progetto formativo da attuare negli istituti scolastici, per contrastare l’omofobia e il femminicidio. Il linguaggio da me utilizzato in “Un’altra vita” è divulgativo e riesce ad arrivare a tutti. Questo fattore, in un paese come il nostro, è un vero problema. Tutto ciò che è immediato è visto con sospetto. Ne sa qualcosa lo scrittore Luciano De Crescenzo che è stato il primo a parlare di filosofia in termini popolari attirandosi le antipatie dei colleghi e dei filosofi. Arrivare a tutti è un pregio e non un difetto. Mi auguro che attraverso l’esperienza di Shlomo i giovani possano riacquistare più fiducia in se stessi e magari tagliare i ponti con antiche e retrive usanze in grado solamente di ostacolare la loro felicità.» Franco Vivaldi

anche nella fretta si può fare carpe diem . fotografato il Rhynchophorus ferrugineus ( punteruolo rosso \ divoratore di palme )


Domenica  scorsa   a  porto  taverna   (  Olbia  )   nella  casa  al mare  d'amici  ,   con il mio  "compagno di  viaggio elettronico  " il  lumia 520  (  foto  a  destra   )  ho fotografato,  vedere  sotto al centro ,   il famigerato   , Rhynchophorus ferrugineus – un curculionide chiamato comunemente "Punteruolo Rosso" – il cui il suo  ciclo vitale si svolge in parte all'interno delle palme  .  Inizialmente  .l'avevo scambiato per  un semplice  coleottero
Ma   dopo aver  scaricato  le  foto sul pc  , più precisamente   su il mio facebook  ,  ho  fatto l'incredibile scoperta  .
Le  prime  notizie  della  diffusione  in Italia   risalgono al 2007 quando ancora , pur non essendoci una rimedio si poteva arginare . Ma purtroppo causa " globalizzazione " cioè l'acquistare piante estranee al nostro ambiente la sua diffusione è aumentata.
Infatti << Non è una novità che nel corso degli ultimi trent'anni molti parassiti e fitofagi siano stati introdotti accidentalmente in Italia a causa della leggerezza di vivaisti e rivenditori di piante, che fanno sbarcare sul continente grosse quantità di esemplari adulti, privi di adeguata certificazione fitosanitaria.>>













Le larve di curculionidi si trovano all'interno dell'apice vegetativo delle palme, dentro il quale scavano gallerie e nidi, rosicchiando il legno spesso in maniera udibile senza stetoscopio, e una volta completamente sviluppate invadono letteralmente l'ambiente circostante, contaminando altri esemplari.Sembra che in questo periodo (inverno 2006-2007), grazie anche alle temperature innaturalmente miti, la virulenza dell'attacco sia aumentata. Molte regioni italiane a clima dolce, come Campania, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, hanno infatti dato segnalazione di piante attaccate.Esemplari storici, che da diversi decenni danno una precisa connotazione a molte belle città italiane, potrebbero essere completamente spazzati via. Anche in questo caso si assiste ad una tragica ed irritante passività delle autorità che dovrebbero essere competenti della materia. Per ora infatti non sono stati posti né vincoli né controlli alle piante importate dall'estero, né vengono presi – se non occasionalmente e a livello comunale – dei seri provvedimenti per prevenire un futuro disastro.Purtroppo la lotta è molto difficile, e se l'individuo contaminato è adulto, pare non ci sia al momento altro rimedio che estirparlo e bruciarlo il più presto possibile. In esemplari giovani è stato tentato un trattamento d'urto, irrorando la corona foliare dall'alto e avvolgendo la pianta in un grande telo di plastica, a mo' di camera a gas. Ma risulta evidente che questo tipo di azione non può essere eseguita su esemplari già cresciuti.
Rhynchophorus ferrugineus (foto CSIRO Entomology)
Per ora è invece importante la prevenzione, anche se su questo tema non sembra che ci sia molto accordo: le trappole feromoniche, da alcuni giudicate un alleato, da altri vengono considerate invece come peggiorative della situazione.Pare che l'uso di neem e naftalina a scopo preventivo, dia qualche risultato. I vivaisti etnei per la maggior parte usano il Dursban o Pyrinex in dosi massicce, più il Confidor . Bisogna bagnare completamente il cuore della palma: l'ideale sarebbe riempire un secchio del prodotto e gettarlo sulla pianta irrorando la parte centrale. Il trattamento va ripetuto ogni 15 giorni. Ovviamente le difficoltà aumentano quanto più l'esemplare è maturo.È importante dire che il "Punteruolo Rosso" predilige l Phoenix dactylifera e la Phoenix canariensis, ma attacca anche leWashingtonia, le Chamaerops e le Trachycarpus, per cui si raccomandano trattamenti preventivi su tutti questi generi di palma.Inoltre sarebbe raccomandabile evitare la potatura delle palme, poiché il "Punteruolo" si infila all'interno delle piante attraverso i tagli. Tra l'altro la potatura in sé per sé non sarebbe affatto necessaria, anche se viene abitualmente eseguita a scopi estetici (spesso con risultati che di estetico non hanno nulla), o per questioni logistiche, di passaggio o di viabilità.




Palma attaccata dal Punterolo Rosso (fotoCe.Spe.Vi.)

Esemplari attaccati


Il Rhyncophorus ferrugineus attacca oltre 180 specie di Arecaceae (le palme) in modo estremamente selettivo. Sebbene prediliga la Cocos nucifera, è stato osservato che attacca in maniera molto violenta anche le Phoenix, principalmente la specie canariensis, e le Washingtonia. Larve di Rhyncophorus sono state ritrovate persino nelle agavi, indice del fatto che qualunque pianta succulenta, con un parenchima di riempimento tale da poter ospitare le gallerie trofiche, ed un po’ di fibra per l’imbozzolamento,è potenzialmente vittima dell’insetto.  L’inverno è il periodo di minore attività, il che può forse far intravedere una possibile linea d’azione fitofarmacologica.
Durante gli abbattimenti di esemplari adulti attaccati, all’interno si è potuta constatare la presenza di individui a tutti gli stadi dello sviluppo: uova, larve, bozzoli, pupe di diverse dimensioni, adulti prossimi allo farfallamento, ed infine adulti già sfarfallati.
Gli esemplari più colpiti sono quelli lesionati da funghi, malattie, dalle intemperie o potati, e pare che ci sia una predilezione per quelli di sesso maschile ( il motivo tuttavia rimane tuttavia ancora in fase di studio, e non tutti gli specialisti concordano su questa ultimo dato, che riportiamo per amore di precisione). Teniamo a sottolineare che questo non significa che esemplari di sesso femminile, ben tenuti e non potati, siano immuni, poiché il curculionide si dimostra particolarmente aggressivo: se non trova palme di suo gradimento è ben capace di attaccare altre specie che trova un po' meno appetibili.

Ciclo vitale



Il parassita riesce a portare a termine anche tre generazioni in un anno e può volare anche per diversi chilometri. Appena trova una palma adatta alla colonizzazione, si ferma ed “avverte” lo sciame. In genere è l’insetto maschio a compiere le esplorazioni, e si crea un nuovo harem di femmine che attira con un feromone di aggregazione.
Dopo l’accoppiamento le femmine scavano tunnel e gallerie per deporre le uova, ed assicurare alla nuova progenie molta sostanza nutritiva. Gli accoppiamenti si protraggono anche per 25–30 giorni, ed ogni volta la femmina depone 10–15 uova. Nella sua vita una femmina di Rhyncophorus ferrugineus arriva a deporre oltre 300 uova.Consigli per prevenzione e cura
L'individuazione del parassita è bene che sia il più possibile precoce. Controllare se l’apice vegetativo è sofferente, che solitamente, ma non sempre, è la prima porzione ad essere attaccata in quanto costituito da tessuti teneri, facili da perforare con il rostro del curculionide femmina. La naftalina sarebbe utile perché interferirebbe con i segnali biochimici lanciati dagli insetti per aggregarsi (si usano dei sacchetti di almeno tre palline di naftalina appese ad ogni ramo, da sostituire dopo 60 giorni). Tuttavia la naftalina è pericolosa anche per la palma poiché contiene naftalene, e a sua efficacia è ancora da dimostrare.
I feromoni sono ampiamente usati in Spagna da almeno dieci anni con scarsi risulati (si otteneva solo uno spostamento del curculionide, senza poter procedere ad una cattura di massa di tipo abbattente). La Spagna inoltre ha taciuto sull’infestazione per almeno per otto anni (dal 1994 al 2002), non seguendo le normativedell’Unione Europea.
Dal punto di vista chimico – a livello curativo – i migliori risultati li sta dando il fosforo, che però è molto pericoloso per la salute pubblica, e quindi non può essere impiegato che su scala ridotta, e con grande cautela.
Nel suo paese di origine, l’India, il Rhyncophorus ha numerosi nemici naturali, come acari, funghi, entomoparassiti, nematodi entomopatogeni. Forse la strada potrebbe essere quella della lotta biologica.
In paesi tropicali e sub-tropicali, dove le palme da cocco e da olio sono una base dell’economia di produzione, ilRhyncophorus è stato combattuto con mezzi improponibili in Europa (fosforganici e clororganici).
Relativamente da poco si sta provando con l’endoterapia, meno costosa ed invasiva rispetto ai trattamenti esterni, a "doccia", che richiedono volumi notevoli di insetticida, la distribuzione dall'alto con piattaforma aerea (palma per palma), ogni 15 giorni, e che comportano un grave impatto ambientale e l’inapplicabilità in ambiente urbano. L'endoterapia si pratica da terra con iniezioni al tronco, richiede minori quantità di insetticida, interventi ogni 4 o 6 mesi, e si può arrivare a trattare 200 palme al giorno. Inoltre si tutela l'ambiente circostante e l'applicazione è consentita anche in ambiente urbano.








Targa abusiva ad Acca Larentia. Il Pd insorge e il Campidoglio la rimuove . fara una cosa simile per la manifestazione del 7 gennaio ?

È stata già rimossa la targa firmata "i camerati" che era stata affissa abusivamente a Roma vicino alla vecchia sede del Msi di Ac...