Pellegrini per passione


fghUna francese sta concludendo in queste ore il cammino di Santu Jacu, a piedi da Sant’Antioco, nel Sulcis, a Orosei. Ha percorso trenta chilometri al giorno in media, un sacco in spalla, due   bastoni. Viaggia di giorno, la notte dorme, dove capita, anche all’aperto. Tiene un diario. Giovedì era nelle campagne di Pattada, è sorpresa dagli spari dei cacciatori, incredula sugli uccelli («sono colombe?» si interroga nel blog) ai quali sparano. Ieri era a Ittireddu, prenderà la strada per Lula, finirà a Orosei. Campionessa di marcia, vincitrice nel 1993 della Parigi-Colmar (Strasburgo, 334 chilometri in 42 ore e 59 minuti), Isabelle Duchene ha dato ascolto a un amico italiano e si è avventurata in Sardegna Le chemin de Santu Jacu, estensione, imitazione, di quello franco-iberico, sembra un’invenzione, anche se pellegrini europei e forse nordafricani hanno attraversato la Sardegna nel Medioevo per raggiungere la tomba (ipotetica) di San Giacomo Maggiore nel nord della Spagna.

Ci lavorano da anni alcuni sindaci, e l’idea è di Umberto Oppus, sindaco (Udc) di Mandas: mettere insieme i paesi che hanno la parrocchia intitolata all’apostolo così venerato, e tracciare un sentiero. E provare a stare in questa corrente di moda, nel crescente business del turismo religioso, con il seguito di illusioni che esso crea, di scimmiottamenti. Il modello, le aree marginali dei Paesi Baschi rianimate da questa strana economia dell’attraversamento. E’ una declinazione del turismo lento, chenonnasce oggi. L’andare dei romantici, viaggiatori alla Lawrence, a piedi, a cavallo, con imezzi pubblici. Incrocia le pratiche popolari dei sardi, su quegli stessi sentieri: il pellegrinaggio verso i novenari di paese, o quelli più lunghi, e le transumanze, truvèras e tràmudas, l’andare dei carbonai, dei minatori, ladri di bestiame.... «La suggestione c’è», dice Luigi Crisponi.

«E’ un prodotto turistico». Giovedì mattina a Cagliari l’assessore regionale ha presieduto una riunione dei sindaci dei paesi attraversati da questo cammino, e lo ha benedetto, facendo felice Oppus e altri ai quali promette un riconoscimento ufficiale e risorse, risorse, anche europee..... «Per fare che cosa?», chiede uno. «Ma per esempio i cippi lungo il sentiero». Ce n’è un’infinità, di sentieri turistici. Le strade dei vini, le ippovie, le vie del gusto, dalle miniere al mare, pezzi di sentieri delle transumanze. In ciascuno, cippi diversi, cartellonistica autonoma. Una Babele. Ormai ricoperti di frasche, interrotti da filo spinato, riconquistati da pastori e fatti mandra, angolo per la mungitura. Restano le mappe, le cartine, opuscoletti.

Un opuscolo dell’Opera romana pellegrinaggi, vera grande madre del business, la sola ad averci guadagnato sinora, senza fatica, in questo inizio sardo, conterrà sei pagine di quest’ultimo cammino. E’ costato 200mila euro. E non si sa cosa ci finirà dentro, salvo qualche mappa. Non c’è nulla, di reale, quasi nemmeno il sentiero, esperimenta la Duchene. La sola pratica del genere è fra Suelli e l’Ogliastra, lungo il cammino di San Giorgio vescovo. Ci vanno camminatori veri, anti-consumisti. «Matutto ha un inizio, il fenomeno Santiago ha inizio nel 1989, con i finanziamenti europei», dice Oppus.

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