Le mamme coraggio tornate tra i banchi per salvare la scuola A Santa Teresa 5 donne hanno frequentato l’Alberghiero: L’istituto sarebbe stato soppresso per mancanza di iscritti





Questa è una delle tante storie di donne coraggio , alla faccia diquei misogini e nostalgici fascisti che dicono che le donne dovrebbero stare a casa a fare la calza e a sfornare marmocchi . Dimenticando che spesso nei momenti difficili sono le donne , che fanno la storia e fanno andare avanti il mondo non solo , mi si perdoni il termnine maschilistama a volte il maschilista che è in me ( come credo in ciascunoi di noi ) esce fuori , ad aprire le gambe

da la nuova sardegna del 19\7\2016

Le mamme coraggio tornate tra i banchi per salvare la scuola A Santa Teresa 5 donne hanno frequentato l’Alberghiero:«L’istituto sarebbe stato soppresso per mancanza di iscritti»




di Giacomo Mameli

 SANTA TERESA
Cinque donne coraggio «per evitare che la nostra scuola chiudesse i battenti». Tre di loro sono anche mamme “maturate” [da non confendere con il termine omonimo che si usa nel porno Nota mia ] dopo il mezzo secolo di vita, «con tanta voglia di studiare, di avere un diploma, perché per la cultura non èmaitroppo tardi».E così, con l’anagrafe under ’60, sono tornate sugli stessi banchi di scuola di figli e nipoti, lo studio è stato «matto e disperatissimo,lezioni e lavoro,interrogazioni e famiglia, ma siamo felici». Pochi giorni fa hanno ritirato il diploma all’Istituto professionale per servizi commerciali e per il turismo di Santa Teresa adesso accorpato a quello di Arzachena.Poi, come diciottenni piene di vita, hanno organizzato la loro pizzata. «Iscrivendoci al Tecnico abbiamo fatto numero,e così non abbiamo persouna scuola necessaria per il nostro paese e per il territorio»,dicono in coro. 

Qualcuna adesso pensa  alla laurea, come Paola Buioni vedova Quiliquini,57 anni [ vedi scansione del secondo sopra alcentro sempre dala nuova sardegna ] dallla , madre di Renato che si era diplomato lo scorso anno e che ha trovato da lavorare come magazziniere nella grande distribuzione. 







Con Paola hanno frequentato regolarmente le lezioni le sue amiche. Tutte meriterebbero un premio al valor civile. Col loro impegno - nella cosiddetta“buonascuola” italiana econ quella che in Sardegna sa usare solo cesoie tagliando autonomia didattica, aule e classi - hanno evitato di sbarrare i cancelli di una istituzione scolastica necessaria alla Gallura settentrionale. I loro nomi. Cominciamo con Adriana Riva che ha 58 anni, è dipendente del Comune di Santa Teresa,lavora all’ufficio turistico «ma col diploma potrò essere di maggior aiuto alla mia comunità ». Dice: «Il mio desiderio era frequentare l’Accademia di belle arti a Sassari ma non mi era stato possibile. Avevo iniziato a lavorare come segretaria i un ingegnere in un’impresa edile, un’esperienza utile, nel 1979 sono riuscita a entrare con un concorso al Comune dove lavoro ancora in attesa,legge Fornero permettendo,di andare in pensione».Ed ecco le altre donne-salvascuola.Erminia Poggi che ha 50 anni non ha ancora uno straccio di lavoro. Con lei Marianna Coppi di 51 anni, sposata e madre di due figli. Ha due figli anche Giovanna Cirocca di 55 anni. A questo quintetto si è unita anche una coppia di Sorso, Elena Borlotti col marito Luca Manca. Sette nuovi iscritti e scuola salvata.Adriana Riva e Paola Buioni insistono: «Abbiamo errato di casa in casa, cercando firme e soprattutto iscrizioni. Continueremo a lavorare in questa direzione consentendo la frequenza,alle scuole serali, di quindici giovani africani e di altri dieci immigrati per le scuole regolari del mattino». E tutte in coro a dire: «È davvero triste che per l’istruzione si usino le forbici dei ragionieri e non si guardi alla necessità di elevare i livelli di istruzione».Parole sacrosante in una regione- la Sardegna, governata dalla giunta col maggior numero di professori universitari mai vista da quando è sorta l’Autonomia - che vanta il record nazionale della dispersione scolastica e il più basso rapporto popolazione-laureati e popolazione-diplomati.Non è la Giunta del necessario "potenziamento"ma del cosiddetto - e avvilente - "dimensionamentoscolastico".Una scuola, quella di Santa Teresa, che era nata quindici anni fa, nel 2000 per volere dell’amministrazione comunale (sindaco era Nino Nicoli) e preside il sassarese Prospero Malavasi.Si era subito rivelata utile al territorioanche per gli sbocchi occupazionali nel turismo, sostenuta da tutti gli altri sindaci «ci rendevamo conto di avere un fiore a ll’occhiello che non dovevamo assolutamente perdere », dice l’ex sindaco Piero Bardanzellu. Poi, si sa, è giunta la politica dei tagli. Anche a quel bene primario del dirittoall’istruzione. È esemplare, da menzione d’onore, la storia scolastica e umana di Paola Buioni. Negli anni ’70 frequenta l’Istituto d’arte a Sassari, lo fa per dueanni, segue i corsi di disegno architettonico colmaestro Igino Panzino, fotografia con Riccardo Campanelli, pittura con Aldo C ontini, sculturacon Gavino Tilocca. « Mi piacevamo ltissimo quella scuola,erano ore di piacere non di fatica,di amore per l’arte, maho dovuto smettere, a malincuore». Si lega sentimentalmente ad Andrea Quiliquini, il leader dell’ecologismo in Alta Gallura,quello del no alle petroliere nelle Bocche, quello del no urlato alla base della Maddalena con i sommergibili nucleari che avevano provocato cinque casi di cranioschisi in neonati,il professore di Biologia e Scienze nelle scuole superiori di mezza provincia di Sassari.Andrea Quiliquini, alunno liceale-mito ai Salesiani di viale Fra Ignazio a Cagliari, diventa un punto di riferimento per chi crede nella valorizzazione delle risorse locali, agricoltura e artigianato in primo luogo.Adorava le capre, le portava al pascolo, mungeva , ci faceva il formaggio».La passione contagia Paolache oggi emula il marito (si erano sposati nel 2004 dopo 25 anni di convivenza). Lo emula scrivendo poesie. Ha vinto il premio Zarzelli in Corsica, un paesino vicino ad Ajaccio. « Ho fatto un’ode dal titolo La dì diSantu Gaìni 1845, per ricordarela nascita di Santa Teresa di Gallura fino ad allora agglomerato di stazzi sparsi, spesso soggiogati dai banditi. Storia in versi e in rima. Per non dimenticare l’esaltante passato di Santa Teresa, dei Savoia che offrivano lotti di terreno e monetaper aprir bottega».Il regno di Paola Buioni sono le campagne di Lu Rinagghjolu,a sei chilometri del paese,eden dominato da olivastri secolari e querce, macchioni di mirto e mirto, paradiso preferito dagli aironi cinerini, dalla garzette e dal falco pellegrino.mio marito e con l’autoproduzione:ho sedici caprette, il formaggio e lo yogurt lo faccio per me e mio figlio, d’inverno taglio la legna e ripulisco il greto dei torrenti, mi occupo di piante officinali, preparo decotti e olii di lentisco e creme per usi cosmetici, uso le erbetintorie». E con il diploma ? «Credo molto nella creazione dell’oasi marina protetta, attorno al parco dovranno nascere per forza attività legate all’ambiente marino e bucolicoe creare uno sviluppo veramente sostenibile. Il mio grande sogno è avere nella mia azienda una fattoria didattica,fare laboratori con le mamme e i loro bambini, abituare la gente alla vita sana della campagna.Credo sia il futuro di Santa Teresa e di tanti altri paesi della Sardegna, di mare o montagna poco importa». Da sola? «Faremo squadra con le amiche neodiplomate».

Commenti

Post popolari in questo blog

"Meglio in cella che testimone senza scorta" Ex pentito della banda di Is Mirrionis ruba un furgone e si autodenuncia in questura

la canzone preghiera dei cugini di campagna racconta di Jole ed Ettore, i fidanzatini sassaresi lei morì di leucemia, lui si uccise

s-come-selen-sposa-s-come-sara-sex due destini che s'incrociano