7.3.15

«La strategia della tensione? In Italia continua, ecco come»

40 anni   - Modena city ramblers  60  anni  - Talco

Lo so  che    le  due   canzoni  "  simbiotiche "  che propongo come colonna sonora    è nota  e  stra nota  meglio  ovvia  \  scontata   da  chi s'interessa   e segue sempre   questi fatti  ma    non ne  ho trovato altre 
 


http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione_in_Italia
http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione
http://www.misteriditalia.it/strategiatensione/
http://www.treccani.it/enciclopedia/strategia-della-tensione_%28Dizionario-di-Storia%29/http://www.rivistapaginauno.it/Strategia-tensione-tecnica-governo.php

molti   leggendo questo post  mi dirann che  sono complottista  senza  entrare  nel dettaglio   .   Allora  chiedo   a queste persone     di spiegarmi sia  la  2   notizia  sotto riportata presa  da una fonte  non per  usare una loro sarcastica espressione " comunista  " .


A  distanza    di  quasi  23  anni   sembrava  che tale fenomeno  vedere  link  sopra    fosse  finito  con il crollo dell'ex  Urss   nel  lonrtano  1989-1992  e  che   l'articolo (  vedere url sopra   oppure    http://www.rivistapaginauno.it/ )  del 2010   fosse  solo  qualcosa  di  eventi passati alla storia .  Invece  esso   continua  come ha detto   Imposimato  a  Sassari   quialche  giorno fa  da   la nuova  sardegna del 4\3\2015

A Sassari Ferdinando Imposimato, il giudice che ha indagato su molti misteri Il ruolo della Sardegna: da Gladio a “lavatrice” dei soldi sporchi delle mafie

                                            di Francesco Bellu 
La verità ha un colore. Quello nero dell’inchiostro delle carte processuali, dei documenti secretati, degli “omissis” tra le righe. E ha il colore rosso del sangue dei tanti morti che hanno costellato la nostra storia più recente. Una geografia dell’insoluto che va da Portella della Ginestra, passa per piazza Fontana, piazza della Loggia, via Fani e arriva sino all’altro ieri con le stragi di Capaci, via d’Amelio e Brindisi

La scena del rapimento di Aldo Moro, in via Fani, a Roma



Ferdinando Imposimato  ( sotto a destra  )   ha passato buona parte della sua vita a riannodare i fili spezzati di tutte queste vicende attraverso un lavoro che mescola l’acume dell’uomo di legge all’analisi dello storico.
«In primisque hominis est propria veri inquisitio atque investigatio», ovvero: «Innanzi tutto è propria dell’uomo l’indagine e la ricerca del vero». Cita più volte una frase del “De Officiis” di Cicerone che riassume più di ogni altra il senso stesso del suo lavoro che si è coagulato poi in una serie di libri che hanno cementificato nelle pagine la sua ricerca della verità.
Il magistrato era ieri a Sassari per una lectio magistralis agli studenti del Dipartimento di scienze umanistiche e sociali dell’università di Sassari. Linea guida uno dei suoi ultimi libri: “La Repubblica delle stragi impunite” in cui Imposimato ricostruisce, dati alla mano, i capitoli più oscuri d’Italia.
Vicende apparentemente scollegate tra loro che trovano però un collante solidissimo. «Le stragi del terrorismo rosso, nero, mafiose hanno un obiettivo comune. – spiega – Assecondare i disegni della politica, rafforzando il potere politico esistente». Per certi versi, i protagonisti di quegli anni sembrano quasi fantasmi di un'Italia che molti, soprattutto i più giovani, vedono come incomprensibile. E non solo per una mera questione anagrafica ma anche perché è oggettivamente difficile districarsi in una matassa di trame oscure, servizi deviati, fascisti, anarchici, tritolo e pistole.
Ma le parole di Imposimato riescono a dare un quadro ben preciso: «La strategia della tensione è frutto di un disegno preciso di destabilizzazione del Paese per scoraggiare l’instaurarsi di governi in accordo con la Sinistra, in cui dietro è chiaramente visibile la mano degli Stati Uniti e in sostanza di Gladio».
Il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro sono il culmine di questa azione di cui tutt’ora ci portiamo dietro il peso. È grazie, infatti, al suo lavoro che è stata nuovamente aperta un’inchiesta dalla Procura di Roma per cercare di diramare una volta per tutte le nebbie da questa storia. Ripercorre i giorni concitati dell’agguato in via Fani delle Brigate Rosse, con la presenza di “barbefinte” che dovevano controllare che nessuna intrusione esterna creasse problemi e di come il covo di via Montalcini, in cui l'esponente della Democrazia Cristiana era tenuto prigioniero, fosse noto ai rappresentanti delle forze di polizia sin dal primo momento e che nessuno dall'alto volle disporre un intervento, sino alla sua morte decisa per una precisa “ragione di Stato”.
Se tutto ciò non fosse avvenuto, sottolinea: «L’Italia sarebbe cambiata in meglio, perché Moro era il più grande statista che abbiamo avuto dalla nascita della Repubblica».
E il futuro? Per Imposimato è ancora in bilico, perché quando gli si chiede se la strategia della tensione sia ancora in atto o sia finita definitivamente risponde senza esitare: «È ancora in atto».
Ha anche parole sulla Sardegna, tutt’altro che avulsa dai misteri d’Italia in quanto pedina fondamentale nello scacchiere mediterraneo nella logica del patto atlantico per via della presenza di Gladio a Poglina vicino a Capo Marraggiu ad Alghero.
L’isola, sostiene il magistrato, conferma il suo ruolo di “lavatrice” del malaffare della criminalità organizzata, come recentemente è stato evidenziato anche dalla Dia di Cagliari. «Non mi meraviglia. – spiega Imposimato - Lo è sempre stato sin dagli anni Ottanta, quando la Banda della Magliana veniva qui a ripulire il suo denaro, frutto dell’attività di commercio della droga, in immobili sulla costa. Tutto ciò è stato ampiamente provato e le indagini di questi giorni dimostrano che non c’è stata soluzione di continuità rispetto al passato».
« La Sardegna – continua – è un posto più agevole rispetto ad altri, meno controllato. Il che non significa che il lavoro delle forze dell’ordine sia insufficiente, ma è sicuramente una zona più defilata rispetto ad altre che fa sì che sia più semplice aprire società che possano coprire questi affari illeciti».

  Roma è un crocevia di spie provenienti da tutti i paesi del mondo. Agenti segreti, infiltrati e sotto copertura si aggirano, più o meno identificati, facendo la spola tra le ambasciate, le sedi istituzionali, le organizzazioni umanitarie che costellano la Capitale e lo Stato del Vaticano. Un centro di interessi politici ed economici che ha davvero ben pochi rivali. Qualcuno forse sfugge o è sfuggito, alle operazioni di controspionaggio della nostra intelligence. Altri, probabilmente, sono monitorati. Altri ancora, come in ogni spy story che si rispetti, si dileguano nel nulla e risultano come mai esistiti. La vicenda del nordcoreano Kim Su-Gwang, con tutti i suoi alias, scoperta da Il Foglio, è solo una parte della complessa e fitta rete di spie che si muove nel nostro paese. Al momento, infatti, l'attenzione sarebbe rivolta anche ad un gruppo di iraniani che vivono a Roma e di cui le vere attività non sono molto chiare. Già dagli anni '80, infatti, i servizi segreti iraniani operano nella Capitale sotto mentite spoglie, che spesso possono essere anche quelle di giornalisti. Nei fatti, però, sono dei veri e propri informatori che hanno accesso a numerosi luoghi e tessono infinite relazioni. In particolare questo gruppo eserciterebbe un'attività di spionaggio contro i dissidenti dell'Iran che vivono nel nostro paese, i mujihadden e khalk (Mek). Più di una volta, infatti, i presunti giornalisti iraniani sono stati notati, durante le manifestazioni di piazza dei Mek, in atteggiamenti insoliti. Un gioco sottile quanto pericoloso, che disegna però una trama di spionaggio cheè radicata da anni. In passato, inoltre, fu scovato anche un gruppo di spie russe, mai perseguiti anche se segnalati alla polizia giudiziaria. All'interno delle organizzazioni umanitarie, poi, secondo fonti investigative, si trova il più grande ricettacolo di agenti sotto copertura che, grazie a qualcosa di molto simile alle immunità diplomatiche, riescono ad arrivare e vivere in Italia, anche per lunghi periodi, operando come vere e proprie spie.
Tornando al nordcoreano, alcune fonti intelligence specificano che Su-Gwang «era noto ai nostri servizi già dal 2003». La sua condizione di funzionario del World Food Program, che gli concedeva una immunità diplomatica come per altri esponenti delle agenzie Onu, sarebbe stata una copertura per raccogliere informazioni sui programmi nucleari di altri paesi. L'Italia, spiega ancora la fonte, «non essendo un paese che sviluppa tale attività non poteva rappresentare una fonte diretta di informazioni. Da Roma, invece, Kim poteva accedere a notizie che riguardavano altri Stati». Ad ogni modo la prima segnalazione della nostra intelligence sarebbe pervenuta agli inizi del 2004, quando i nostri 007 hanno comunicato agli Stati Uniti il profilo equivoco del personaggio. Da quel momento in poi, Su-Gwang sarebbe finito sotto stretta osservazione «per ricostruire la sua fitta rete di relazioni». Il sospetto era che la spia nordcoreana si occupasse dell'acquisto di tecnologia e componenti per il programma nucleare del suo paese. Una vera spy story che vorrebbe l'uomo, ormai scomparso dagli scenari europei, una chiave di volta per il monitoraggio dei rapporti tre le due Coree, ma anche per lo sviluppo del programma nucleare. Tra il 2004 e il 2008 ad occuparsi della vicenda sarebbe stata proprio la struttura operativa preposta al contrasto dei programmi di proliferazione nucleare del Sismi, gestita dall'attuale direttore dell'Aise, Alberto Manenti. Una spia nota, dunque, che però non è stata mai perseguita. "Era utile monitorarlo", spiega ancora la fonte, anche perché "non era un vero e proprio spionaggio a danni del nostro paese». Meglio, dunque, mandare ogni anno un report dettagliato su Kim agli americani. Un equilibrio precario, dunque, che va di pari passo con la scomparsa della spia, residente a Roma fino a gennaio di quest'anno. In questo giro di servizi segreti entra anche la Francia, che nel 2014 ha congelato i beni di Kim Su-Gwang, della sorella e del padre, per molti anni residente a Parigi, perchè appartenenti ai servizi segreti di Pyongyang, sottoposti a sanzioni economiche da parte dell'Unione Europea. Nonostante le sanzioni della Francia l'uomo ha continuato a lavorare a Roma per un altro anno. «Ha fatto il doppio gioco - spiega la fonte - ecco perché i servizi francesi lo hanno incastrato

Ales ucciso un cinghiale addomesticatro pronto per partorire





Un cinghiale domestico che stava per partorire è stato ammazzato nelle campagne di Ales. La denuncia di un cittadino che lo curava da tre anni e di un associazione venatoria. Antonio Pintori. Gli intervistati sono: FABIO PALA, MARCO PISANU PRESIDENTE  C.P.A SPORTS    SARDEGNA

Bimbo rifiutato: "È troppo brutto e nero" Adottato da una coppia omosessuale

Venerdì 06 marzo 2015 15:13

 Bimbo rifiutato: "È troppo brutto e nero"Adottato da una coppia omosessuale 

                                  La coppia col figlio adottivo


Brasile: il bimbo viveva in orfanotrofio da due anni ed era stato rifiutato da tre famiglie eterosessuali.
"Non lo vogliamo. E' troppo brutto e nero". Con questa motivazione ben tre famiglie eterosessuali hanno rifiutato di adottare un bimbo che da oltre due anni si trovava nell'orfanotrofio di Capelinha, Stato di Minas Gerais, in Brasile. Il piccolo, infine, è stato affidato a una coppia di gay, bianchi, che lo hanno accolto. Si tratta del giornalista Gilberto Scofield Jr e del suo compagno, Rodrigo Barbosa. I tre vivono a Rio de Janeiro. "Già dal 2004, quando eravamo in Cina - hanno raccontato i due neo genitori - avevamo il desiderio di adottare un bambino. Nel 2012 abbiamo iniziato le pratiche", che si sono concluse felicemente qualche giorno fa.

La notizia  non mi  ha  , essendo abituato  alla tolleranza   , al confronto    convivenza (  talvolta  al limite   del cinismo e del sarcasmo   del tipo  , cazzi loro  basta  che non m'inculanino  , ecc  )    cosi   pure  non mi hanno scandalizzato  anche  se   m'indignano   le polemiche  in se  . Infatti  questo è  il mio pensiero  :

La cosa importante è che anche questo bimbo ha finalmente trovato la serenità che si merita....Per quanto riguarda il sesso della coppia..direi a gran voce MA CHI SE NE FREGAAAAAAAAAAAA !!!!!  non importa se omosessuali o etero l'importante che il bambino abbia amore ed una famiglia . Infatti Fncl ( vedere  url  righe  precedenti  ) a  gli omofobi , a  chi dice      che  è una bufala  (   quando  non lo è   e senza  portare prove ) , ecc . Lode  a chi  come   Angela Curcio Pilia
   << 
Prima di diventare madre credevo che fare adottare alle coppie gay fosse sbagliato. Ora so che la cosa peggiore per un bambino è la non appartenenza. È non avere qualcuno che ami lui e proprio lui. Di conseguenza gli inadatti ad essere genitori sono quelli che rifiutano i bambini per stupidi canoni estetici. Posso dire di aver cambiato idea...ben vengono anche i genitori gay e single se meritevoli  >>  e  Mikela Scarano In America le adozioni a coppie gay sono consentite da parecchio, e i bambini adottati non crescono omosessuali come i genitori, questo piccolo appunto è per tutti gli ignoranti che pensano ciò. Penso che un bambino abbia bisogno di una famiglia e famiglia non corrisponde sempre a mamma e papà. Famiglia è dove c è amore, rispetto ascolto e comprensione. Se questo si trova in una famiglia gay che problema c è? Perché vi mettete problemi sulla vita sensuale delle altre persone,? Perché volete entrare nel merito di cose che non vi riguardano e vi sentite pure in dovere di giudicare? Mah l omofobia è una brutta cosa . >>
E a  tutti  gli altri\e     che si sono espressi  pur   in maniera  dubbiosao contraria   ma  con civiltà  e avolte mi rendo conto del livello di omofobia di certe persone, per non parlare dell'ignoranza e mi spavento...auguro a loro tutto il bene di questo mondo.
lo so che non dovrei usare    stupide  etichette perchè  molto spesso  il fatto di classificarsi e un senso di debolezza e senso di inferiorità  ma la distinzione eterosessuale e omosessuale è dovuta, visto che in Italia i secondi non possono adottare !!

6.3.15

testamernto di Oren Miller malato terminale

da www.huffingtonpost.it Aggiornato:    
OREN MILLER FAMILY
Venerdì 30 maggio 2014 ho scoperto di avere un cancro ai polmoni al quarto stadio. Le persone nelle mie condizioni non hanno una lunga aspettativa di vita e la cura si limita a renderlo solo più sopportabile. Ci sono altre opzioni da discutere più avanti, come i trattamenti sperimentali. Resto ottimista ma, sinceramente, credo di sapere a che punto mi trovo.
Quattro anni fa, nell'estate del 2010, eravamo a Bethany Beach (città degli Stati Uniti) e tutti si divertivano un mondo. I membri della mia famiglia ed alcuni amici erano intenti a costruire castelli di sabbia, facevano continui bagni, insomma tutti erano rilassati... tutti tranne me, il solito ansioso. Avevo centinaia di mail da leggere e tantissime idee per il mio blog che non avevo il tempo di scrivere, ero circondato da troppa sabbia e non c'era abbastanza caffè. Ho provato a fingere di divertirmi ma gli altri riuscivano a capire che non ero nella mia "comfort zone" e che, peggio ancora, non volevo neanche essere lì.
Solo sulla strada del ritorno ho avuto una sorta di rivelazione. Solo allora ho capito cosa mi stava sfuggendo. Guidando verso casa mi sono reso conto di essere nel bel mezzo della più grande tragedia dell'esistenza umana: stavo vivendo il miglior momento della mia vita e non lo sapevo neanche.
Fu un giorno positivo, perché una volta presa la decisione, beh... Siete in Paradiso, ogni secondo della vostra vita. Andando avanti le cose sono migliorate: ho preso una decisione consapevole quel giorno d'estate, tornando a casa da Bethany Beach, e sono stato capace di riaffermare quella decisione nel mio subconscio, da allora in poi. Questo ha creato una netta separazione tra vivere in un inferno in terra (dove arrancavo di continuo, ero sempre infelice, sempre insoddisfatto, sempre indietro con il mio lavoro, nel rapporto con mia moglie, con i miei amici ed i miei figli) e ritrovarsi, invece, in un vero e proprio Paradiso, dove, sebbene continuassi a desiderare di più dalla vita, sapevo di avere già tutto.
Credo nel Paradiso in Terra e credo che si può trovare ovunque lo si cerchi. Ecco dove l'ho trovato io:
Ho trovato il mio Paradiso nei lunghi tragitti in macchina con i miei figli. Il fatto di doverli scarrozzare ogni giorno a scuola avrebbe dovuto darmi sui nervi e invece ho sfruttato quei momenti in auto per parlare del loro mondo e del mio, per far conoscere loro la musica, per aggiornarmi su ciò che ascoltavano, per parlare dei valori e di cose senza senso.
Ho trovato il Paradiso nel pavimento sporco di un campo di basket. Andavo a prendere la mia bimba all'asilo alle 12, quindi dovevamo aspettare per ore che il fratello uscisse da scuola prima di tornare a casa. Ricorderò per sempre quei giorni passati ad aspettare con mia figlia e spero che anche lei lo faccia. Per quattro ore restavamo lì seduti a dividerci il pranzo nella stanza dei giochi della scuola, dove mi preparava panini di plastica e tè, per poi correre in campo a giocare. O meglio, lei guidava una parata marciando lungo la linea nera e io restavo dietro di lei, arrancando. Si era inventata quel gioco, ribattezzato "Andiamo alla festa di compleanno". Ci sedevamo uno di fronte all'altro e ci passavamo la palla, facendola rotolare sul pavimento. Poi arrivava il momento delle coccole e restavamo abbracciati in mezzo al campo mentre le persone ci giocavano intorno.

oren miller bball
Persino il Paradiso include delle condizioni. A marzo abbiamo cambiato casa. E' una bella casa, la dimora dei sogni. E' il posto dove i miei figli cresceranno e questo mi spezza il cuore. Non m'importa di me, davvero. Ho avuto la vita migliore che si possa desiderare, ma c'è solo una cosa, qualcosa per cui darei la vita: vedere i miei figli crescere.
Ho cresciuto dei bambini felici. Come tutti, a volte si lamentano ma, in generale, sono felici. Sono il mio capolavoro: due bambini amabili, svegli, intelligenti, divertenti e felici. E non posso lasciare che questo finisca, non posso permettere che crescano infelici. Non posso lasciare che ci sia un buco nel loro cuore al posto del padre, che ricorderanno a malapena. Voglio che siano felici. Voglio esserci per renderli felici.
Voglio che mia moglie sia felice, perché lo merita. Vorrei poterla rendere felice proprio ora.
Credo che accettazione e tristezza possano coesistere. La tristezza è inevitabile, sono un essere umano e cercare disperatamente di elevarsi al di sopra di questa condizione fa solo più male. Ma accetto. Accetto che la vita sia limitata, che il mio momento stia per arrivare. Accetto che la mia esistenza sia stata e continui ad essere un dono, così come accetto l'eventualità di non veder crescere i miei figli.
Dovrei lamentarmi? Dovrei urlare al cielo: "Perché proprio io?" O dovrei sentire che sto vivendo il meglio della mia vita, proprio ora, soprattutto ora, ora che sono confuso, stanco e un po' triste?
Quello che succederà al mio corpo nei prossimi mesi è ancora relativamente ignoro. Ma ecco quello che sappiamo, invece:
Sappiamo che sono il più grande figlio di p... che abbia mai calpestato questa terra, sappiamo che sarò amato fino all'ultimo dalle persone che ho avuto l'immenso privilegio di conoscere: una moglie che adoro e due figli che mi stupiscono in ogni momento.
Voglio farvi solo una richiesta.
La mia bambina è un tipetto timido. Potreste vederla giocare da sola e sarete tentati di dire "Com'è carina mentre gioca tutta sola". Ma andate da lei, giocate con lei. Ha bisogno di voi.
Il mio ragazzo è terribilmente sensibile. Ricorderà qualsiasi cosa gli venga detta, analizzandola per mesi in quella sua testolina geniale. Non scherzate con lui solo per divertirvi o lo danneggerete. Rispondete alle domande che vi pone, o cercate di indicargli la direzione per trovare delle risposte. Gli piace giocare e bighellonare in giro, ma dovrete trattarlo come un adulto. E' più sveglio di me... e probabilmente anche di voi.
A mia moglie concedete una pausa. Lasciate che stacchi un po'. E' una personalità di tipo A sul lavoro, ma a casa vuole solo relax e divertimento. Aiutatela in questo. Vorrà farsi carico di tutte le responsabilità, non lasciate che lo faccia. Ditele di rilassarsi, di prendersela comoda. Aiutatela a godersi la vita. E non la etichettate o rinchiudete. Non usate quella "parola che inizia per V" (vedova). Quella parola non la rappresenta. Lei non è una banale semplificazione. Sapete chi è, invece? La figlia che ogni genitore desidera, la madre che ogni bambino si aspetta. Anche se sono stato a casa e ho fatto la mia buona parte per tirare su questi bambini meravigliosi, senza di lei non sarebbe stato possibile. Continuerà a tirarli su e loro cresceranno, diventando adolescenti ed adulti magnifici, grazie alla loro mamma.
E lei è la donna dei miei sogni.

oren miller

Questo post è apparso per la prima volta su "A Blogger and a Father Cancer".
Nota dei direttori di Huffpost Parents: Oren Miller è venuto a mancare sabato 28 febbraio. Sappiamo che il suo ricordo verrà serbato nei cuori di quanti sono stati toccati dalle sue meravigliose parole.
Questo blog è stato pubblicato originariamente su Huffington Post United States ed è stato tradotto dall'inglese da Milena Sanfilippo.



Mucca partorisce e nasconde il vitellino ai fattori

”Troviamo Valentine”. Si intitola così un video che commuove tutte le persone che sono sensibili alla dura vita a cui sono sottoposte gli animali nelle fattorie . Charlotte, una mucca da latte che per anni ha subito il trauma di vedersi portare via il vitellino poco dopo averlo dato alla luce, cerca di nascondere il suo nuovo piccolo. E la storia ha un lieto fine
.

5.3.15

Olanda: esaudito il sogno di una 78enne, senza più speranza di vita. vedere la mostra di Rembrandt

Ogni uno di noi   ha un dettermnato desiderio prima di morire  . Ad  esempio   c'è chi  come  Lauren Hill  giocatrice  di basket   doi terza  categoria  sognava   da sempre di poter giocare una partita di campionato di basket professionistico   ma un tumore maligno al cervello allo stadio avanzato e inoperabile. A Lauren restano pochi mesi di vita.una  grave malattia , un tumnore  al cervello gli lo impedisce . Ecco che il   Ncaa, National Collegiate Athletic Association (la lega universitaria americana) c  gli oo realizza.  Qui  maggiuori dettagli 
Ma  la   storia  che mi ha  colpito di più  e  che voglio raccontarvi  è quella  di una donna olandese di 78 anni, malata terminale  che  ha  chesto ed  ottenuto   come  su ultimo desiderio  di vedere  la mostra  di Rembrant  .

L'ultimo desiderio di una donna malata "Vedere Rembrandt prima di morire"                                              La donna malata alla mostra di Rembrandt   


AMSTERDAM – Il suo ultimo desiderio prima di morire era di vedere il suo pittore preferito, il più amato: Rembrandt. Voleva vederlo esposto al RijksMuseum di Amsterdam, dove i pittori fiamminghi sono i protagonisti indiscussi. Ed è riuscita a realizzare il proprio sogno"Prima di morire, vorrei vedere la mostra di Rembrandt". Questo l'ultimo desiderio di una donna olandese di 78 anni, malata terminale. Un sogno che ha potuto realizzare grazie alla Stichting Ambulance Wens, associazione con sede ad Amsterdam, fondata da un ex autista di ambulanze, che si occupa di assistenza ai pazienti ormai incurabili, cercando, per quanto possibile, di rendere più "dolci" e dignitosi i loro ultimi momenti di vita.IL merito dei volontari della Stichting Ambulance Wens (la Fondazione Ambulanza dei Desideri), un’associazione olandese che permette ai malati terminali di andare nei posti che vogliono per realizzare il loro desiderio, trasportati in barella, ben coperti, a bordo di un’ambulanza.
L’associazione ha anche un profilo twitter su cui vengono pubblicati gli aggiornamenti con tanto di foto dei malati portati in giro, e non solo ai musei, ma anche allo stadio, a dei concerti e via dicendo.
E così questi "angeli" hanno prelevato l'anziana dal suo letto, conducendola in barella al Rijksmuseum della capitale olandese, permettendole di ammirare da vicino le opere del suo pittore preferito. Le foto del commovente ultimo desiderio esaudito hanno fatto il giro del mondo. Infatti
l'idea è dell' associazione di Rotterdam: Stichting Ambulance Wens. Che tradotta sta per Fondazione Ambulanza del desiderio  , nata  nel  2007   è quella raccogliere l’ultimo sogno delle persone malate terminale e cercare di esaudirlo. Sono dotate di ambulanze gialle, grazie alle quale i volontari possono portare i malati ovunque. Molti scelgono di vedere il mare, di passare qualche mezz’ora in spiaggia, pur distesi sulle barelle.
Ma  a scorrere il sito si scopre che la varietà dei desideri non conosce perimetri. Ultimamente più persone hanno chiesto di poter vedere l’eccezionale mostra che il Rijksmusem di Amsterdam ha dedicato a Rembrandt. E così le foto dei pazienti in barella davanti ai capolavori del grande maestro olandese hanno iniziato a fare il giro del mondo. Come questa di un’anziana signora che si gode lo stupendo autoritratto con tavolozza e pennello in mano. Non è un quadro scelto a caso, perché con questo autoritratto dipinto nel 1660, oggi conservato a Kenwood. Era  forse la prima volta nella storia che un pittore si rappresentava con gli arnesi stessi del mestiere, per affermare in modo preciso la propria identità. La destra è nell’ombra, la sinistra regge invece tavolozza, pennelli e stecche. In realtà la mano non si vede. Sembra quasi che sia diventata una protesi e che l’identità di quella mano consista negli strumenti usati per dipingere. Insomma guardando questo quadro non si vede solo un capolavoro, in un certo senso si incontra Rembrandt di persona.
Perché una persona prima di morire vuole vedere un’opera come questa? Per assaporare l’emozione, certamente. Ma forse perché la pittura quando raggiunge questa grandezza ci parla anche della vita oltre la vita. Fa vibrare una dimensione della persona che non è più stretta nell’orizzonte temporale ma è proiettata verso un tempo che non passa. Quadri come questi suggeriscono la dimensione di un destino; un destino che c’è, che non è muto, che non ha capolinea. Forse quadri così aiutano ad andare oltre il proprio morire.

4.3.15

Lodi, medico perde la memoria ma dopo 2 anni di studi e fisioterapia torna in corsia

 questa  storia   mi ha  fatto     rivedere     dopo  4  anni  ,  per  la  terza  voltoa  lo stupendo e  toccante Good Bye Lenin! (2003). I temi ed il contesto   sono più o meno   simili  

da  l'unione  sarda  

Pierdante Piccioni, medico d'emergenza, dopo un'adeguata riabilitazione e un periodo di studio, è tornato al lavoro all'ospedale di Codogno (Lodi).
 
Pierdante Piccioni

31 maggio 2013: Pierdante Piccioni, medico d'emergenza, ha un incidente in auto mentre torna dal lavoro: ictus. Si risveglia all'ospedale di Pavia, ed è convinto di essere nel 2001: vede la moglie invecchiata, i figli con la barba, lui si guarda allo specchio e non si riconosce. Un trauma: "Sarei scappato via", racconta all'Adn Kronos Salute. Ora però ha raggiunto un importante traguardo, dopo l'adeguata riabilitazione neuropsicologica: è tornato al lavoro all'ospedale di Codogno, nel Lodigiano, a salvare le vite dei pazienti. La difficoltà maggiore è stato reimparare tutto anche se "i ricordi e le emozioni vissute in questi 12 anni non li ho più".
Per Piccioni, classe 1959, al suo risveglio c'era ancora la lira e non l'euro, al governo c'era Berlusconi, Barack Obama non era il presidente degli Usa, le Torri Gemelle erano ancora al loro posto, il Papa era Giovanni Paolo II e poi sua madre era ancora viva. Difficile affrontare tutto questo, ma lui non si
da http://milano.fanpage.it
è arreso: "Grazie alla mia famiglia e ai colleghi dell’Academy of Emergency Medicine and Care (AcEMC), un’associazione scientifica interdisciplinare che riunisce medici con ogni specializzazione che operano nell’ambito della medicina d’emergenza-urgenza, mi sono rimesso a studiare per colmare il gap di questi 12 anni di buco della mia memoria", racconta. "La mia esperienza e le mie conoscenze di medico non sono mai state in discussione - sottolinea Piccioni - ma ad esempio non ricordavo di essere anche professore e primario. E facevo parte per l’Acemc di un gruppo di lavoro al ministero della Salute. Sono ripartito dall’ufficio formazione dell’Asl di Lodi, poi con grandi sforzi e molta caparbietà - osserva - ho avuto il via libera per tornare in prima linea, al pronto soccorso.
Inoltre  secondo quanto riporta   la  repubblica   (...) Dal punto di vista professionale il miracolo di Piccioni è stato di non darsi per vinto. Le sue condizioni avrebbero fatto subito pensare alla pensione, ma lui non si è arreso. "Grazie alla mia famiglia e ai colleghi dell'Academy of Emergency Medicine and Care (Acemc), un'associazione scientifica interdisciplinare che riunisce medici con ogni specializzazione che operano nell'ambito della medicina d'emergenza-urgenza, mi sono rimesso a studiare per colmare il gap di questi 12 anni di buco della mia memoria", afferma.
"La mia esperienza e le mie conoscenze di medico non sono mai state in discussione - rimarca Piccioni - ma per esempio non ricordavo di essere anche professore e primario. E facevo parte di un gruppo di lavoro al ministero della Salute. Sono ripartito dall'Ufficio formazione dell'Asl di Lodi, poi con grandi sforzi e molta caparbietà ho avuto il via libera per tornare in prima linea al pronto soccorso". Ora su questa incredibile avventura a lieto fine è pronto un libro. "In quei mesi scrivevo molto, appunti e altro, perché avevo paura che al risveglio avrei perso tutta la mia memoria. Insomma scrivevo per non dimenticare questi pensieri vorrei che diventassero un libro, anche se per ora è una bozza. Soprattutto - conclude Piccioni - c'è un messaggio che voglio dare a chi combatte contro la burocrazia: si può vincere contro chi ti vuole invalido". (..)  

Seconda  altre news 
dalla sua esperienza è pronto un libro, nato dagli appunti e i diari tenuti nei lunghi mesi di riabilitazione.

TORTOLÌ, MORRA CHE PASSIONE: SI GIOCA ANCHE ALL USCITA DI SCUOLA

Una passione antica, ma in costante crescita. A Tortolì si gioca alla morra all uscita da scuola. Tra i ragazzi ci sono anche i partecipanti ai tornei. Il servizio è di Daniela Usai

una minorenne fa sesso nei bagni di un locale, viene ripresa LA REAZIONE DEI RAGAZZI DISCOTECARI? "FATEVI UNA RISATA E UNA SCOPATA". I GENITORI DEGLI INDAGATI? "SE QUELLA È UNA TROIA, CHE C'ENTRA MIO FIGLIO?"


 Leggendo    questo estratto   di   www.dagospia.com 
 
(...) 
LA VITTIMA E GLI INDAGATI


La ragazza del video studia in un istituto tecnico. Vede ritornare indietro la scena sul suo telefonino. È uno scambio virale. A scuola tutti commentano. Fino a quando un professore - anche lui testimone della forsennata condivisione - convince la vittima ad andare alla polizia. Ieri mattina, la denuncia ha sortito i primi effetti: tre ragazzi e una ragazza, fra i 20 e i 22 anni, sono stati iscritti nel registro degli indagati per divulgazione di materiale pedopornografico. Sono figli di famiglie normalissime. Si dice sempre così, ma è proprio vero. Studenti. Belle case. Incensurati.

SESSO IN BAGNO SESSO IN BAGNO
Le perquisizioni sono scattate alle sette di mattina. I genitori, lette le carte, li hanno difesi a spada tratta. Un padre è arrivato a dire: «Se quella è un tr..., che c’entra mio figlio?». Questo hanno sentito con le loro orecchie gli agenti mentre sequestravano telefonini e computer.  (... ) 



Mi chiedo   chi  è più incosciente   se  queste nuove   generazioni che  
  (  ....  sempre  da   dagospia  )

C’è tanta nuova ancorché assurda normalità nella storia dell’adolescente torinese filmata e rilanciata da migliaia di telefonini mentre fa sesso con un «trombamico» nei bagni di una discoteca. Se a fine millennio (non scriverei «ai miei tempi» nemmeno sotto tortura) non era poi così strano avvilupparsi tra adolescenti negli anfratti di un locale, oggi è possibile allestire accoppiamenti acrobatici persino nei gabinetti della scuola. Se una volta era normale, anche se sgradevole, vantarsene con gli amici, adesso è diventato normale per entrambi i sessi vantarsene con il mondo intero, tramite un video o una foto.

sesso in un bagno pubblico Basta leggere quanto la ragazzina scrive su Ask.fm, discettando di «trombamici», letti sfondati ed eccitazioni assortite per capire che siamo di fronte a una normalità parallela, in cui il sito youporn mette a disposizione di chiunque centinaia di migliaia di video senza alcun senso del proibito. Una realtà banale come il male. Se gli adulti la giudicassero, si potrebbero soltanto scandalizzare. E quei ragazzi li guarderebbero come noi guardavamo le nostre nonne quando si scandalizzavano per chi non arrivava vergine al matrimonio. 
Quella dei «trombamici» che usano la bomba atomica dei telefonini con la stessa inconsapevolezza con cui noi brandivamo la fionda dei bigliettini anonimi rappresenta per molti adolescenti (non per tutti, ovviamente) la nuova normalità. Per la nostra generazione certi video incarnano la gogna eterna, per la loro una modalità di espressione che utilizzano fin da bambini. Riconoscerlo non è una resa, ma il punto di partenza di un’impresa ai limiti dell’eroico. Comunicare. (....)   

  o  i genitori   degli indagati che   vista  la    loro reazione  : <<  Se quella è un tr..., che c’entra mio figlio? »  o non capisco un cippa  di internet   o  non sanno educare  i  figli al rispetto e  alla legalità  con l loro   permissivismo  assoluto   anzi  dissoluto 

Enrico Angelini combattè sui monti intorno a Foligno insieme alla V Brigata Garibaldi dio 90 anni cancella Svastica sul muro del rifugio della Resistenza

Svastica sul Rifugio della Resistenza
E il partigiano 90enne va a cancellarla

 «Un’offesa insensata, chi l’ha fatto ignora la nostra storia»

di Federica Seneghini


Enrico Angelini, 90 anni, mentre cancella la svastica dal muro di cascina Raticosa (foto da Twitter/@spicgil)
.)
Angelini, 90 anni, mentre cancella la svastica dal muro di cascina Raticosa (foto da Twitter/@spicgil)
Su quelle montagne, nella notte tra il 2 e il 3 febbraio 1944, 24 giovani partigiani furono catturati dai nazisti. Alcuni di loro furono spediti a Mauthausen, altri a Flossenbürg. Dove morirono. Una storia che in pochi ricordano, che molti non conoscono. Enrico Angelini invece sì. Perché era lì. Aveva 19 anni e su quei monti tra Foligno e Trevi, in Umbria, tra il 1944 e il 1945 combattè i nazifascisti insieme ai compagni della V Brigata Garibaldi. Per questo quando martedì il vecchio partigiano, oggi 90enne, ha saputo che qualcuno si era portato via la targa ricordo messa fuori da cascina Raticosa, uno dei luoghi simbolo della Resistenza della zona, imbrattandone poi i muri con una svastica, è voluto andare di persona a cancellarla. Quando è arrivato lì davanti ha pianto. Poi, sverniciatore in una mano e raschietto nell’altra, ha ripulito tutto.
«Riaffermare il valore della memoria storica»

La targa portata via dai vandali (Ansa)
                                           La targa portata via dai vandali (Ansa)
«Spero solo che a oltraggiare questo luogo sia stato qualche giovane esaltato, che magari ignora la nostra storia, e che faccia in tempo a ravvedersi», ha detto Angelini al quotidiano Foligno Oggi. «Chiunque sia stato ha tentato di cancellare la storia recente della nostra città. Io, invece, ho voluto semplicemente cancellare un’offesa insensata, per riaffermare il valore della memoria storica, nella speranza che la targa commemorativa sia presto rimessa al suo posto». Nel frattempo, per ricordare il sacrificio dei tanti partigiani morti su quelle montagne per restituire al nostro Paese la libertà, rimarrà una rosa rossa. Il fiore lasciato del partigiano Enrico.

2.3.15

LO STATO CI VUOLE L'UNO CONTRO L'ALTRO ED LA MAGGIOR PARTE DEI MEDIA SONO IL TRAMITE PER INCENTIVARE TUTTO QUESTO.

  risposta  agli insulti ricevuti per  questo post 
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/03/reflections-on-our-first-week-of-our.html

STRUMENTALIZZAZIONE, INCENTIVAZIONE della GUERRA TRA POVERI, sono questi i mezzi dello Stato per tenerci DISUNITI e CONTROLLABILI. Ne abbiamo avute più dimostrazioni, ma i MEDIA di regime ci rendono ciechi!
iniziamo col piccolo gesto di condividere questo video e continuiamo col trovare punti in comune per unirci!

No      quinbdi a  capi espiatori   cioè     <<  qualcuno a cui è attribuita tutta la responsabilità di malefatte, errori o eventi negativi e deve subirne le conseguenze. La ricerca del capro espiatorio è l'atto di voler identificare irragionevolmente in una persona, un gruppo di persone, o una cosa la causa responsabile di gravi problemi, spesso con il celato obiettivo di nascondere le vere cause o i veri colpevoli. La ricerca del capro espiatorio è un importante strumento della propaganda: ad esempio, gli Ebrei vennero individuati dalla propaganda nazista come fonte del collasso politico e dei problemi economici della Germania.
La ricerca del capro espiatorio è particolarmente devastante perché solitamente la colpa è attribuita a un gruppo di minoranza, che trova difficile difendersi dalle accuse. Una tattica spesso impiegata è quella di caratterizzare un intero gruppo di individui per la condotta non etica o immorale di un piccolo numero di appartenenti a tale gruppo. Tra i soggetti usati come capri espiatori nel corso della storia troviamo ad esempio le persone di colore, gli immigranti, i comunisti, i meridionali, le streghe, le donne, i catari, i cattolici, gli Ebrei, i matti, i lebbrosi, gli omosessuali, i drogati, gli spacciatori, i disabili, gli zingari, gli anarchici.
Nelle società industrializzate, l'uso dei tradizionali gruppi di minoranza come capri espiatori viene sempre più malvisto. Portato all'estremo, questo può produrre delle regole sociali riguardanti il linguaggio, come nel caso del politicamente corretto. La ricerca del capro espiatorio si applica anche alle organizzazioni. Ad esempio, grandi imprese o governi vengono visti da alcuni come responsabili di un numero esagerato di problemi sociali. Il principio dell'agire politicamente corretto potrebbe essere un fattore determinante nello sviluppo di tali credenze riguardanti le grandi imprese, in particolare dove un senso di tolleranza altamente sviluppato nei confronti delle minoranze tradizionali si scontra con il bisogno continuo (e spesso ingiustificato) di dare la colpa a qualcuno.
È però importante ricordare che il capro espiatorio di biblica memoria era una vittima innocente. Nell'uso comune capita che molti colpevoli, una volta raggiunti dalla giustizia, o comunque dopo che sia stata acclarata la loro colpa, applichino a se stessi tale termine, con ciò significando di pagare da soli, al posto di tanti altri rei. Ma l'uso del termine da parte loro è e rimane assolutamente improprio. (...)  >>  da  http://it.wikipedia.org/wiki/Capro_espiatorio

1.3.15

Reflections on our first week of our #MakingAStand tour \ Lettera alle ragazze che vogliono unirsi all'Isis Un'attivista musulmana ha scritto una lettera alle ragazze che pensano di lasciare il loro Paese per unirsi all'Isis






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A tutti i media e a tutti i controllori che controllano il mio blog ( ho raccontato qui la mia esperienza ) solo perchè ho fra i contatti degli islamici . Guardate le news che vengono da paesi islamici o che riguardano gli islamici a 360 ° e non solo sul pericolo e le brutture \ barbarie dell'Isis .
Eccovi un caso . riporto sia un esatratto preso da http://www.thepostinternazionale.it/ sia il testo integrale in inglese da http://www.wewillinspire.com/




Primo sito





Mondo > Europa > Regno Unito Giovedì 26 febbraio 2015

Lettera alle ragazze che vogliono unirsi all'Isis
Un'attivista musulmana ha scritto una lettera alle ragazze che pensano di lasciare il loro Paese per unirsi all'Isis




Sara Khan è un'attivista per i diritti umani musulmana e direttrice di Inspire, un'organizzazione con l'obiettivo di aumentare la consapevolezza dei diritti umani e delle tutele offerte alle donne musulmane.

Sara ha scritto una lettera alle ragazze che pensano di lasciare i loro Paesi per unirsi all'Isis, dopo che tre adolescenti sono partite da Londra per raggiungere gli estremisti.

L'attivista esorta le giovani ragazze musulmane a ignorare la propaganda diffusa dall'Isis e dei suoi sostenitori, che raggiungono le donne attraverso forum online e social media. Finora si ritiene che almeno 60 donne abbiano lasciato il Regno Unito per unirsi Isis, molte delle quali adolescenti.

La lettera è stata pubblicata sul sito di Inspire. Nella lettera, Khan spiega alle ragazze che l'Islam non prevede in realtà un obbligo religioso di fare hijra, cioé di emigrare per fare la guerra.

Khan racconta i secoli in cui cristiani e musulmani convivevano pacificamente, periodi che sono in netto contrasto con la persecuzione che l'Isis ha inflitto alle minoranze religiose che vivono in zone che si trovano sotto il suo auto-dichiarato califfato.



Ecco un estratto della lettera:

Cara sorella,

non mi conosci, ma come te sono inglese e musulmana. Alcuni dei tuoi amici potrebbero essere partiti per unirsi all'Isis e anche tu forse stai valutando di farlo.I social media sono pieni di racconti su come la vita sia meravigliosa con l'Isis; sul fatto che sarai promessa in sposa a un marito e avrai la possibilità di adempiere al tuo obbligo religioso di fare "hijra".Potresti avere perfino letto storie di donne che raccontano di aver ricevuto un alloggio gratis, assistenza e la vicinanza di donne di tutto il mondo, e che l'Isis offre sicurezza.

(...)

Scrivo questa lettera solo per dirti che ti hanno mentito nel più crudele dei modi. Solo perché chi ti mente veste abiti religiosi, usa un linguaggio religioso, e pretende di parlare in nome di Dio, ciò non cambia il semplice fatto che ti menta attraverso una clamorosa manipolazione degli insegnamenti della nostra fede.

Ti stanno mentendo prima di tutto sul tuo dovere religioso come musulmana, ma anche sulla realtà della vita sotto Isis. E il pensiero che tu distrugga la tua vita per un sacco di bugie è ciò che mi spinge a scrivere questa lettera. Perché meriti di conoscere la verità e di vivere una vita piena e felice.

Non c'è alcun obbligo religioso per fare hijra o giurare fedeltà a questo leader auto-dichiarato, che sostiene di essere il califfo. Per secoli i musulmani hanno vissuto in terre che non erano sotto il dominio musulmano.

Anche durante la vita del Profeta, egli non chiese a quei primi musulmani che inizialmente avevano fatto "hijra" in Abissinia di fare hijra a Medina, quando Medina era governata dal Profeta.

( ... )


L'Isis ritiene che le ragazze dovrebbero essere date in moglie a partire dall'età di 9 anni e che le donne dovrebbero restare "nascoste e velate dalla società" -- ma questo è in netto contrasto con la storia islamica. L'Islam ha prodotto alcune delle donne più belle, che erano tutt'altro che nascoste lontano dalla società.

( ...)

L'Isis afferma di sostenere la liberazione delle donne, ma non lasciarti ingannare -- questa non è una liberazione. Si tratta di sottomissione e abuso dell'indipendenza e autorevolezza delle donne, che Dio ha conferito loro per servire l'umanità.

La libertà è un nucleo essenziale dell'Islam; l'Isis sembra sempre e solo negarlo. Il rispetto della vita è un insegnamento sacrosanto del Corano, ma l'Isis sembra solo sminuirlo esso.

La pace è ciò che il Corano chiede ancora e ancora; tuttavia l'Isis cerca sempre e solo guerra, e spargimento di sangue.

( ...)

Cara sorella, non distruggere la tua vita e quella della tua famiglia prendendo per buona una bugia. Troverai molte altre tue sorelle musulmane che hanno rifiutato la chiamata dell'Isis poiché hanno riconosciuto l'ideologia velenosa che porta avanti.

( ... )


Tua sorella nell'Islam,

Sara.







il secondo ( il testo integrale )
Dear Sister,

You won’t know me but like you I too am British and Muslim. Some of your friends may have gone out to join ISIS and you are also considering going out too. Social media is awash with accounts of how life is wonderful under ISIS; that you will be promised a husband and the chance to fulfil your religious obligation of making hijra. You may have even read stories of women describing how they are given free homes, maintenance, and a sisterhood made up of women from across the world and that ISIS provides security. But most of all you believe that the painful journey of leaving your parents and siblings is a pain worth sacrificing for the pleasure of God.
I have no other intention of writing this letter but to tell you that you are being lied to in the wickedest of ways. Just because your liars are cloaked in religious clothing, speak in a religious language, and claim to be speaking in God’s name does not change the simple fact that you are being lied to through a gross manipulation of the teachings of our faith. You are being lied to first and foremost about your religious duty as a Muslim but also about the reality of life under ISIS. And the thought of you destroying your life, for a pack of lies is what motivates me to write this letter. Because you deserve to know the truth and to live a fulfilled and happy life.
There is no religious obligation to make hijra or to pledge allegiance to this self-declared leader who claims to be Caliph. Muslims for centuries have lived in lands that were not under Muslim rule. Even during the Prophet’s lifetime, he did not ask those early Muslims who initially made hijra to Abyssinia to make hijra to Medina, when Medina was ruled by the Prophet (pbuh).
But this self-appointed caliph Baghdadi calls on you to make hijra you say? But I ask you, what kind of a caliph is this person who in direct contrast to the teachings of the Qur’an and our blessed Prophet Muhammad pbuh, justifies killing Muslims who declare the shahaadha including convert Abdul Rahman Kassig? How does he this so-called caliph justify killing innocent people? How does he justify the killing of Muslim leaders and scholars who only call for peace and love? The taking of even one innocent life is a great crime in Islam equated to killing the whole of humanity. Yet with so little regard, this same caliph justifies killing Muslims and non-Muslims alike including humanitarian workers like Alan Henning; a man who chose to give up celebrating Christmas with his family to instead help Syrian children.
Tell me what crime did thousands of young girls in Iraq and Syria commit to justify being sold into sexual slave markets and to be raped by ISIS fighters? I am not telling you a lie; ISIS’ own publications have openly stated this to be the case.
Tell me what reason is given for the destruction of centuries old churches and the killings of other minority groups like the Yazidis when God clearly states “For had it not been for Allah’s repelling some men by means of others, cloisters and churches and oratories and mosques, wherein the name of God is oft mentioned, would assuredly have been pulled down.” — Qur’an 22:40.
ISIS omits to tell you that for centuries Christians and other minority groups lived in the Middle East in harmony with their Muslim neighbours. Because it is rather inconvenient to their poisonous narrative of Islam. As Muslim jurist Khaled Abou el Fadl writes , the Qur’an teaches that the act of destroying or spreading ruin on this earth is one of the gravest sins possible. Fasad fi al-ard, which means to corrupt the earth by destroying the beauty of creation, is considered an ultimate act of blasphemy against God.
Those who corrupt the earth by destroying lives, property, and nature are designated as mufsidun (corruptors and evil-doers) who, in effect, wage war against God by dismantling the very fabric of existence, yet this is what ISIS have committed themselves to.
Islam does not seek to impose itself over other religions. The Qur’an states that God has made people different and diverse as a test so that we may come to “know one another, not despite each other”. Human diversity is, as Fadl writes, part of the divine plan, and the test is for human beings to co-exist and interact despite our differences.
ISIS state that girls should be married from the age of 9 and that women should remain “hidden and veiled from society” – but this stands in stark contrast to Muslim history. Islam produced some of the most amazing women who were anything but hidden away from society. Muslim women contributed to all walks of life including Fatima al Fihri who in 859CE founded the first academic degree granting university in Morocco. Asma Bint Shihab al-Sulayhiyya (d480/1087) who ruled Yemen with her husband as did her daughter in law, Arwa. Both these female heads of state were so respected that the Friday sermon in mosques were proclaimed in their names. Hidden, these women were not. The ISIL narrative of women flies in the face of Muslim history, the honour that Allah has conferred on women, and insults such great Muslim women who were pioneers in all walks of life.
ISIS claim to be calling for women’s liberation but do not be fooled – this is no liberation. This is subjugation and an abuse of women’s independence and authority that God has bestowed on women to be used serving humanity. Freedom is an essential core of Islam; ISIS only ever seem to deny it. Respect for life is a sacrosanct teaching of the Qur’an, yet ISIS only seem to cheapen it. Peace is what the Qur’an calls for again and again; yet ISIS only ever seek war and bloodshed. Some of the women who call you to ISIS are the same women who glorify the deaths of Muslims and non-Muslims and who call for the bloodshed of children in our country here in the UK.
What kind of Islam is this? When at its core Islam calls for the act of peace-making. Where is this peace in ISIS’s version of Islam? I see no peace, only death, destruction and misery. And this stands in stark contrast to centuries of Islamic tradition, a tradition based on mercy, compassion, pluralism, co-existence and human dignity.
You must know however, that once you go out there the chances of coming back are slim. Young women realising the error of their ways, have tried to escape but many have failed . The ability to fulfil any dreams you may have once had will be over as you discover how your identity, agency and freedoms are all denied and suppressed. ISIS’s treatment of women as second class citizens, is not the respect and dignity Islam promises women.
Finally, one can only end on the one person whom without you would not be alive today. Your mother. Your mother who for years raised and nurtured you, to enable you to achieve great things. Your mother who would lose sleep feeding you at night, who looked after you when you were ill and who would selflessly put you first, over and beyond her own needs. The same mother who would plait your hair for school every morning, ensured your uniform was ironed and your school bag was ready. And it is for this reason, mothers hold a special position in Islam. Your mother, your mother, your mother is what the Prophet Muhammad (saw) taught us. By asking you to leave your family behind, ISIS calls on you to turn your back on your mother.
Dear sister, do not destroy your life and your families lives by buying into a lie. You will find many of your fellow Muslim sisters have also rejected the call of ISIS as they have seen through the poisonous ideology it peddles. Feel free to contact me directly if you would like to talk more. And like so many others, join our campaign #MakingAStand. We are making a stand to reclaim our faith back from these extremists who denigrate Islam’s teachings. We are making a stand for peace, mercy, compassion and respect for others.
And we are making a stand against ISIS who instead, calls for bloodshed, death, destruction and rape. I hope you join our call over theirs.
Your sister in Islam, Sara professionalism.”

Reggio Calabria, imprenditore anti-clan viene colpito da interdittiva antimafia

logico  che  le  mafie prosperano    e si espandono  nel resto del paese   . Se denunci   ti succede    come questo imprenditore  coraggioso  

Ha denunciato il pizzo. Ha registrato gli uomini del clan che volevano una mazzetta di 50mila euro e ha mandato in galera il boss Pasquale Libri, considerato il custode delle regole della ‘ndrangheta di Reggio Calabria.



È stato chiamato a testimoniare in Tribunale e, guardando il mammasantissima in faccia, ha confermato tutte le accuse. L’imprenditore Andrea Cutrupi adesso vive a Reggio senza scorta. Ma dopo avere avuto il coraggio di denunciare una delle più potenti famiglie mafiose della città, l’azienda che gestisce assieme alle figlie è stata colpita da un’interdittiva antimafia e per questo ha perso le commesse pubbliche ottenute partecipando alle gare d’appalto bandite in tutta Italia. Cinque milioni di euro di lavori persi e 30 dipendenti licenziati. La beffa è che l’interdittiva è stata motivata dalla prefettura cittadina con alcuni fatti in cui era rimasto coinvolto lo stesso Cutrupi. Vicende giudiziarie dalle quali, però, l’imprenditore è stato definitivamente assolto. Sono stati inutili i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato che hanno confermato l’interdittiva per la “FFC Costruzioni” che, così, da azienda vittima della ‘ndrangheta si ritrova ad essere considerata dallo Stato un’impresa a rischio infiltrazioni mafiose. Un paradosso che il patron della ditta non riesce a spiegarsi: “Abbiamo chiesto per quattro volte alla prefettura di riesaminare la nostra posizione, – è il suo sfogo – ma ad oggi non è successo niente. Probabilmente mi stanno facendo pagare la denuncia alla cosca Libri”. ”Questa punizione ci è stata data dallo Stato. – aggiunge la figlia Menia, titolare dell’azienda – Noi abbiamo denunciato il pizzo. Vorrei chiedere allo Stato come si combatte la ‘ndrangheta”  di Lucio Musolino


La rabbia dei medici: “Fine vita, subito la legge lo Stato ci lascia soli”



Con questo questo dibattito nato su www.repubblica.it che trovate sotto intendo continuare il discorso intrapesnso anche se in maniera indiretta nei giorni precedenti ( qui su queste pagine  ) sulll'eutanasia \ dolce morte




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L’Ordine e le associazioni in campo dopo l’intervista a Repubblica sull’“eutanasia silenziosa” al Careggi. “Servono regole nuove”27 febbraio 2015



FIRENZE . Un dibattito mai sopito, che si riaccende con forza dopo l'intervista di Repubblica al caposala dell'ospedale fiorentino di Careggi: "Io, infermiere, vi racconto l'eutanasia silenziosa nei nostri ospedali". Nella testimonianza di Michele, i 30-40 casi l'anno in cui "un accordo di buon senso" tra medici e familiari dei malati terminali porta i primi a staccare la spina. Una scelta che li colloca un passo fuori la legge.
Per questo, oggi, i medici tornano a chiedere una legge che li tuteli. Non lo fanno tutti nello stesso modo. Anzi, il fronte è piuttosto sfaccettato. Il presidente della federazione nazionale degli Ordini, Amedeo Bianco, parla per esempio della necessità di una "cornice legislativa leggera che riguardi l'interpretazione delle scelte dei pazienti". Una norma, insomma, che guidi i professionisti verso quanto aveva disposto il paziente prima di non essere più in grado di esprimere la propria volontà. "Si parla anche di un "diritto mite" dice Bianco. "Il problema del fine vita è intimo, personale. Riguarda l'équipe medica-infermieristica e i familiari dei pazienti. La deontologia professionale, e la stessa esperienza, dicono che è consentito non proseguire i trattamenti da cui non ci si aspetta un ragionevole ritorno in termini di vita".
Molto più battagliero Mario Riccio dell'associazione Coscioni, il medico rianimatore che seguì Piergiorgio Welby. "La legge sul testamento ci vuole, il paziente deve dire cosa vuole e cosa non vuole gli venga fatto, indicare un decisore sostitutivo. Questo metterebbe i parenti e i medici al riparo da guai con la giustizia. E non è vero che tutti coloro ai quali si interrompono le cure sono destinati a morire in pochi giorni. Nei corridoi degli ospedali prendiamo in tre-quattro giorni decisioni che per Englaro hanno richiesto anni".
Su un fronte molto distante Massimo Antonelli, ordinario e primario al Gemelli di Roma e presidente della Società scientifica degli anestesisti. "Quanto raccontato dal caposala fiorenti no - spiega - non è eutanasia. Quest'ultima è l'azione del medico che uccide intenzionalmente una persona somministrando farmaci e assecondando le richieste del paziente: un procedimento attivo. Altra cosa è la desistenza terapeutica. Bisogna avere la capacità di comprendere quando le cure offerte al malato sono straordinarie o sproporzionate. Proseguendole si rischia l'accanimento terapeutico ". Il professore è membro del Cortile dei Gentili, un organismo della Chiesa aperto ai laici in cui si discute anche di temi bioetici. Il presidente è Giuliano Amato. "Lo dice anche il catechismo della Chiesa cattolica" aggiunge Antonelli: "In certi casi "non si vuole procurare la morte, si accetta di non impedirla". Visto questo e visto cosa dice il codice deontologico dei medici si può affermare che la legge sul testamento biologico potrebbe aiutare, ma non sarebbe fondamentale ".
Secondo Enrico Rossi, governatore della Toscana, la regione del Careggi, non c'è bisogno di alcuna legge sul fine vita. "Non contribuirebbe a migliorare la situazione. Tutto in queste vicende rinvia alla professionalità e all'eticità dei medici. Sono loro che nelle singole situazioni sanno capire quando scatta il mero accanimento terapeutico".




Per  evitare  cio io propongo  che  coloro desiderano  moriree  con dignita   e senza  accanimento terapeutico   possano fare o il  testamento  biologico o una (  anche se   penso meglio  nessuna legge  che  una legge pasticciata    se  nel caso    ci si dovesse arrivare    visti i  veti e pressioni  codelle autorità   ecclesiastiche  e    dei loro servi   falsi credenti per   di  più  )  buona legge     . Esso  può essere  o scritto   di proprio pugno o  con atto notarile  , video registrato  . Ma dev'essere   modificsato  \ revisionato più volte  , perchè magari una persona  può  specie se  giovane  cambiare  idea  , seguita  da  uno  psicologo \  psichiatra    che  ne accerti  se la pesona  che decie  d'intrapendere tale strada  è  lucido \a .  Solo   sugli adolescenti   non concordo  , salvo che   non siano  malati di   qualcosa  d'incurabile  . 










Napoli la favola dela balenottera liberata









Napoli, il saluto della balena liberata Nel video girato con un cellulare, il cucciolo di balena spiaggiato a Torregaveta "saluta" la donna che l'ha salvato. Dopo essere stato spinto dall'imprenditrice Debora Di Meo verso un canale profondo circa due metri, il cetaceo si volta, torna in direzione della donna e si ferma qualche istante prima di prendere il largo. "L'ho interpretato come un ringraziamento" ha commentato la donna (a cura di Stella Cervasio e Anna Laura De Rosa)

L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...