Rumori
I rumori erano i soliti. La madre in cucina che parlottava con il padre. La voce penetrante di lei sopra ogni altro suono, mentre quella del padre, nelle rare pause della donna, si insinuava negli spazi vuoti, grave e definitiva. Lei taceva per un po’, rimuginava su quello che le era stato appena detto, e poi ricominciava. Cercavano di parlare piano perché il figlio era di là nella sua camera che dormiva. Era giusto che la domenica, se avesse voluto riposare un po' di più, lo potesse fare. Ma nonostante i due cercassero di stare attenti, ogni tanto il volume della discussione saliva improvvisamente per poi abbassarsi in un’altalena senza sosta. Sicché il ragazzo, dal sonno fine, era sveglio. Come ogni domenica, del resto, per quegli stessi rumori. Se ne stava però ugualmente coricato nel letto. A sentire il fresco delle lenzuola sulla pelle, ad ascoltare il sonno che a poco a poco sbiadiva dal suo corpo. A godersi quella sensazione di equilibrio con il mondo e di avere tutta una vita nel cuore ancora da consumare. E poi c'era il rumore della tazzina nel lavello e il cucchiaino che immancabilmente saltava giù dal piattino per rotolare sull’inox. ‘E fa piano…’ la rimproverava a quel punto il padre. ‘Si sarà svegliato?!?’ si chiedeva la madre preoccupata. E poi riprendevano a parlare di questo e di quello.
E qui il nastro si interrompeva. Il ‘Geloso’ quella mattina di troppi anni addietro era rimasto chissà perché acceso finendo per lo scolpire nell'anima i suoni che allora erano quotidiani e scontati. Ascoltava e riascoltava il nastro con un'angoscia montante; lui, oramai anziano, gli pareva d’essere ancora in quel letto a immaginare la colazione che già lo stava aspettando in cucina, di sentire persino il proprio respiro e quella sensazione di ingenua onnipotenza che tutto fosse ancora possibile. Serrò gli occhi e pensò: forse se la madre fosse entrata in quel momento nella sua stanza e lo avesse chiamato, l’incantesimo si sarebbe spezzato e lui sarebbe tornato per sempre ragazzo.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
28.5.07
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il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle pseudo femministe che gridano alla censura dove non c'è insomma chi come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...
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1 commento:
il rumore ed il silenzio..due suoni da un punto di osservazione atemporale ma interessante..salti di generazione, ascoltando le voci come parte di sè..di un tempo che avanza e ritorna, avanza e ritorna, permettendo di vedersi e sentirsi adulti e bambini oscillando dentro un limbo a metà tra sogno e verità..in uno stato di dormiveglia acpita spesso di provare questa strana sensazione di fusione tra razionale e visionario..sogno e realtà
un caro saluto da Linch
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