1.10.20

dibattito con Ramaflowers - Ramona Bruno famosa vignettista se il razzismo e solo quello verso la gente di colore oppure verso gli stranieri e i diversi



in sottofondo il ritornello la parte centrale di Come una pietra scalciata - Articolo 31 feat Bob Dylan 

  (  se     il video     non  dovesse  essere    lo  trovate qui )
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Tu volevi chiudere tutti i diversi fuori
Su questo hai investito tutte le energie e i tuoi averi
Ricordo il tuo concetto di straniero
Dicevi questo non è il posto loro son maleducati sporchi
Ci portan via lavoro
Difendevi la tua ottusità come un tesoro
Quello il tuo sentiero che non ti ha portato a sentire
Che il terreno su cui ogni giorno camminiamo noi non lo possediamo lo occupiamo
E non è italiano africano
è un dono che è stato fatto ad ogni essere umano
I confini le barriere le bandiere sono giunti dopo
Aiutando l'odio la guerra e il razzismo a fare il loro gioco
Dimmi come ti senti ora che non ci sono più confini
E le frontiere sono aperte
E che hai dovuto appendere al chiodo la tua camicia verde
La bandiera più non serve
Ora che hai speso tutto e sei ridotta all'elemosina
Finalmente sai che non c'è colore razza ma solo anima
Ora tu sei l'emarginata evitata scalciata ignorata
Quando chiedi qualche moneta
Ora che non hai più una proprietà che ti dia un identità
Sventoli soltanto la bandiera della povertà


viste le mie precedenti polemiche  mi  è stato chiesto  cosa   s'intendo  per  razzismo inconscio ed  l'eventuale  differenza   con il razzismo  .
Lo spiego      con una discussione avuta  su Fb  con  una famosa    vignettista   del corriere  della sera   che fa  parte ,  almeno  da quel poco  che  ho avuto  modo di  dibattere qualche  giorno fa   con lei  ( ne  trovate  sotto la  discussione )    su  fb  ,      di   quelle persone  che considerano [   SIC  ]  il razzismo  o meglio    la  sua rappresentazione   artistica , vedere    libri recenti  per  le  elementari   poi   ristampati e   modificati  causa  polemiche,  solo   quello verso  le persone di colore  .      

anche il primo caso è razzismo in quanto si tratta di uno straniero
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    Giuseppe Scano
     no, assolutamente. L'associazione bambino nero e analfabetizzazione é direttamente collegata agli stereotipi sullo schiavismo e la razza bianca superiore.
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  • Ramaflowers - Ramona Bruno
     vero ed è il più aberrante del razzismo e delle discriminazioni . ma anche la presa in giro dell'altro bambino straniero è razzismo
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    Giuseppe
     certo che no visto che viene da un paese europeo ed é bianco. Quale dovrebbe essere la componente razziale? La bandierina della Francia?
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  • Ramaflowers - Ramona Bruno
     lo stereotipo che tutti gli stranieri bianchi o neri usino i verbi all'infinito parlando l'italiano .
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    Lei forse é ancora arrabbiato coi cugini d'oltralpe mi sa...

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    • iace
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  • non son arrabbiato con i francesi . E poi non è detto che se un francese è violento o è stato violento lo sia necessariamente l'intero popolo \ paese . E? come a dire , ed il discorso si puoi fare per gli italiani delle diverse regioni e da sardo ne so qualcosa visto che per anni ed ancora in part e continuano ad insultarci con luoghi e stereotipi comuni solo perchè abbiamo avuto la piaga del banditismo e sequestri di persona , che noi italian siamo tutti mafiosi solo perchè c'è la mafia
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    stereotipo
    sostantivo maschile
    In psicologia, qualsiasi opinione rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla base di un'esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei singoli casi, su persone o gruppi sociali.
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  • Ramaflowers - Ramona Bruno
     esatto ed passare al razzismo il passo è breve \ labile . almeno io la penso cosi . se poi hai altri elementi per smentire la mia convinzione ben vengano , mi farebbe piacere conoscerli .
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    Giuseppe Scano
     non mi risulta che abbiamo trattato i francesi come schiavi per secoli, poi faccia lei.
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  • Ramaflowers - Ramona Bruno
     no  non lo abbiamo . infatti sono due tipi di razzismo e discriminazioni diversi . ma pur sempre razzismo



  quando  in realtà per  razzismo   s'intende  

Ogni tendenza, psicologica o politica, suscettibile di assurgere a teoria o di esser legittimata dalla legge, che, fondandosi sulla presunta superiorità di una razza sulle altre o su di un'altra, favorisca o determini discriminazioni sociali o addirittura genocidio.
ESTENS.
Qualsiasi discriminazione esacerbata a danno di individui e categorie
  
da  Definizioni da Oxford Languages presa  tramite  google    definizione  che  trovate    su qualunque  dizionario della lingua  italia    anche  il  più baratto  economico 


Ecco perchè  ,  visto  che  con certe  persone   è impossibile    il  confronto  e  va   sempre  a  finire  muro contro  muro  , preferisco usare  il    termine    razzismo inconscio    .  perchè  anche  i luoghi  comuni e  stereotipi  (  vedi  mio precedente  post    )   possono    essere  fonte  di razzismo   .  
 Infatti  e    qui  accolgo    le  definizioni  di  https://studiolilibeo.com/2019/08/26/il-razzismo-inconscio.





“Prima gli Italiani”;“Ci rubano il lavoro”;“Io non sono razzista, ma…”;“Sono tutti delinquenti, ho paura, non voglio camminare vicino a loro”.Quante volte abbiamo sentito frasi del genere rivolte ad immigrati o etnie minoritarie, soprattutto in questo periodo? Molte delle persone che pronunciano queste affermazioni le sostengono con una logica di fondo che per quanto condivisa da molti, è in realtà frutto di un processo già conosciuto da tempo.Infatti, uno dei temi che ha sempre affascinato sociologi e psicologi sociali è stato quello di definire i meccanismi sottostanti alla percezione dei gruppi. Quando sentite dire da qualcuno “io non ho pregiudizi”, sappiate che sta mentendo. L’essere umano, infatti, tende a suddividere il mondo sociale, etichettando persone ed eventi. Ciò avviene anche in maniera inconscia, indipendentemente dalla nostra volontà. D’altronde sono evidenti i vantaggi evolutivi che questo comporta: la mole di dati che dovremmo analizzare sarebbe troppo grande se non sfruttassimo queste scorciatoie cognitive.Il fenomeno, detto Categorizzazione Sociale, permette di dedurre informazioni immediate e verosimili su una persona, in pochissimo tempo e sprecando pochissime risorse, al costo però di una probabilità di errore non marginale (per questo è detto Ragionamento Euristico). Proprio da questo errore nascono lediscriminazioni razziali e le false credenze. [.... ]

[...] 
Nel momento in cui esprimiamo un giudizio su una persona è molto probabile, quindi, che quello che esprimeremo sarà un pregiudizio, ossia qualcosa che ci siamo preformati nella nostra mente sulla base di quelle che sono esperienze nostre o del contesto sociale a cui apparteniamo. Ed è del tutto inconscio, automatico, “di pancia”. Ragionare secondo stereotipi è un processo spontaneo e che dal punto di vista evolutivo ha anche una sua ragion d’essere: ci permette di processare e catalogare in modo veloce tutta la serie di informazioni a cui siamo continuamente esposti. Ma proprio per questo esprimere un giudizio imparziale e corretto è, nella maggior parte dei casi, impossibile.
Prendere consapevolezza del pregiudizio razzista inconscio che abita noi bianchi è un primo importante passo, ma secondo la professoressa Eberhardt uno degli strumenti che fornisce maggiori garanzie è quello di porre una serie di domande “di controllo”, che eliminano l’automatismo della valutazione, e costringono la persona a ragionare, posticipare il giudizio e aggirare la conoscenza pregressa all’origine delle distorsioni cognitive.
Diventare consapevoli del nostro pregiudizio inconscio, chiederci chi viene protetto e chi viene esposto a un pericolo per colpa di questi pregiudizi: “Fino a quando non ci porremo queste domande e non insisteremo affinché le nostre scuole, i nostri tribunali, i nostri dipartimenti di polizia e ogni istituzione facciano lo stesso, continueremo a consentire ai pregiudizi di accecarci. E se lo facciamo, nessuno di noi è veramente al sicuro”.

Ecco quindi  che  Il nostro modo di percepire la realtà si muove infatti su un percorso fatto purtroppo   di categorie in cui inserire gli eventi ed etichette da applicare alle persone. Tutti gli esseri umani, che lo vogliano o meno, procedono nel loro percorso di apprendimento in questo modo. Tutte le nostre esperienze pregresse forgiano e danno senso a quello di cui faremo esperienza dopo: una sorta di conoscenza a priori che ci permette di orientarci e capire cosa sta accadendo o sta per accadere o è accaduto.Quelle persone sono criminali, Quelle persone sono violente, Quelle persone devono essere temute.  ecc  .  Ed  contro questo dobbiamo  lottare   giorno  per giorno   trasformandolo  in qualcosa  di costruttivo
spero d'essermi spiegato  ed   non dover  ritornare  sull'argomento  .

30.9.20

eco perchè ho smesso di vendicarmi

 


Lea, la regina delle lettere classiche: «All’estero con il latino si lavora» Romana, 28 anni, premiata da Cambridge e Borghi e aree interne, cosa fare? La visione dell’antropologa Anna Rizzo sulla vita nei piccoli paesi, sulla mancanza di servizi e sul ruolo delle comunità

 argomenti  collegati   emigrazione  \  cervelli in fuga  e   abbandono \  spopolamento dei piccoli borghi    
dal corriere  della sera  del 28\9\2020 

di Marco Gasperetti

Lea, la regina delle lettere classiche: «All’estero con il latino si lavora»
Romana, 28 anni, premiata da Cambridge: devo tutto a Seneca e ai miei professori. «Non mi sento un cervello in fuga, ma in Italia sarebbe stato tutto più difficile»


                                    Lea Niccolai a Cambridge



L’attrazione per la classicità, se così si può definire quella misteriosa pulsione che spinge a decifrare le antiche lettere, a Lea si è manifestata in prima liceo classico durante una lezione su Seneca. Perché a volte anche le frasi latine sono come frecce che raggiungono l’inconscio più profondo. E quelle parole del filosofo, Omnia aliena sunt, tempus tantum nostrum est («Niente ci appartiene, solo il tempo è nostro») fu per quella ragazzina di 16 anni una rivelazione sconvolgente e probabilmente il primo passo verso quel cammino faticoso di studi che l’ha portata a vincere un premio secolare all’università di Cambridge.
Dal liceo classico alla Normale di Pisa
E già perché Lea Niccolai, che oggi di anni ne ha 28, si è diplomata al liceo classico «Anco Marzio» di Ostia, è allieva della Scuola Normale Superiore e a Pisa ha ottenuto due lauree — Lettere Classiche e Orientalistica —, è stata appena premiata con l’«Hare Prize» per la migliore tesi di dottorato di ricerca dall’università di Cambridge, dove dal 2019 è ricercatrice in «Classics/Oriental Studies». La tesi premiata resterà nell’archivio dell’Università inglese e poi diventerà anche un saggio, al quale la ricercatrice italiana ha già iniziato a lavorare.
La tesi su Giuliano l’Apostata
«Ho studiato Giuliano l’Apostata andando alla ricerca di testi in greco — racconta Lea — e cercando di capire perché lui, nipote di Costantino primo imperatore cristiano dell’Impero Romano, avesse scelto di tornare al paganesimo. E ho trovato una risposta al quesito: Giuliano vedeva la cristianità come un’intromissione nella filosofia e nella politica del tempo. Credo che l’Apostata debba essere rivalutato». Che, raccontata con questa semplicità, sembra l’intuizione più facile al mondo e invece è costata alla studentessa, oggi ricercatrice, anni di lavoro rigoroso, fatica e sacrifici per costruirsi un bagaglio di conoscenze invidiabile per la sua giovane età.
«Insegnanti bravissimi»
«Certo, il mio amore per il latino mi ha stregata sin da adolescente — confessa Lea — ma non avrei mai pensato di diventare una classicista. Ho avuto insegnanti bravissimi che mi hanno raccontato Virgilio, Orazio, Catullo e Seneca in un modo straordinario. Con loro mi si è aperto un universo». Che non è, badate bene, quello di una incorreggibile secchiona. Lea è una ragazza del suo tempo, ha tanti hobby. «Amo la musica — racconta —. Suono il pianoforte e la chitarra. Mi piacciono Bach e Chopin ma anche il rock-folk sperimentale dei Bon Iver, la profondità del jazz mi appassiona, Lucio Battisti mi emoziona». Poi ci sono lo yoga e l’amore infinito per gli animali: «Sono animalista e vegana», dice con orgoglio. Infine ecco i libri, naturalmente. Librerie intere. Classici greci e latini, ma anche contemporanei, saggi, raccolte di poesie di ogni epoca e tendenza.
«Le aziende apprezzano la formazione classica»
La dottoressa Lea si sente un cervello in fuga? «No, io sono una ragazza che ama molto viaggiare, avere nuovi stimoli, conoscere culture diverse — risponde —. Non fuggo, mi muovo per conoscere. Però ammetto che se avessi desiderato restare in Italia tutto per me sarebbe stato più difficile. Sono molto grata alla scuola pubblica italiana, dal liceo sino alla Normale. I miei connazionali che arrivano a Cambridge sono stimati per la loro cultura umanistica, che nel Regno Unito è molto apprezzata e aiuta a trovare lavoro». Un lavoro grazie a Eraclito e Seneca? «Sì, a differenza che in Italia dove le discipline umanistiche vengono un po’ svilite e non danno sbocchi professionali — spiega Lea —. Qui ci sono molte aziende che apprezzano una formazione classica. Ci sono imprenditori che ritengono importante la flessibilità intellettuale che si conquista imparando le lettere antiche. Amano chi coltiva la capacità critica dei romani e dei greci, chi possiede un’ampiezza culturale fuori e dentro il suo tempo, chi ha la capacità di imparare dal passato»


 da https://officinadeigiornalisti.com    del   24\9\2020
Borghi e aree interne, cosa fare?

La visione dell’antropologa Anna Rizzo sulla vita nei piccoli paesi, sulla mancanza di servizi e sul ruolo delle comunità

Quella appena trascorsa è una estate in cui i borghi, dopo la pandemia, sono tornati ad animarsi più del solito. Qualcuno ha trascorso qualche settimana in più anche grazie alla possibilità di lavorare in smart working. Con l’arrivo dell’autunno e con la riapertura delle scuole, però i piccoli comuni – anche in Molise – tornano alla solita routine. Ai passi lenti dei suoi abitanti. Al silenzio e alla voglia di ripartire, perché il percorso (forse) è quello giusto, ma è necessario colmare della mancanze.
Anna Rizzo, antropologa che studia ed esplora contesti culturali arcaici e si occupa della trasformazione economica in aree a forte spopolamento in Europa e di forme residuali di culture rurali, spiega che ad oggi vivere in un borgo delle aree interne potenzialmente è possibile, ma fattivamente no.
“Mancano le infrastrutture e i servizi di base come le strutture sanitarie, di primo soccorso, le scuole, i centri culturali e i luoghi di aggregazione per le fasce più giovani. Per non parlare dei gravi problemi idrogeologici che obliterano il territorio italiano, e hanno causato migrazioni o spostamenti necessari.
Parliamo di paesi e non di borghi. Il termine borgo è solo un hype. Un cliché per individuare un luogo ameno e dal sapore antico. La maggior parte dei paesi definiti borghi sono luoghi in cui l’abusivismo e l’abbandono di qualsiasi criterio di tutela del paesaggio ha fatto da padrone. Non cadiamo nella trappola semantica delle parole. Il ritorno “nei borghi” non è un caso, perché se si sono mantenuti integri e ben ristrutturati è grazie all’intervento dei privati o di chi ha seconde case che si è preso cura del luogo. Il ritorno di cui si parla è nei paesi, che descrivono un ambiente sociale ben diverso. Da cui molti se ne sono andati in cerca di una vita migliore. Per realizzarsi nel lavoro e come persone, per lavorare in maniera dignitosa e uscire da un “ciclo dei vinti”.





Servizi che mancano e che portano a quello scoraggiamento che fa scattare la voglia di andare via, perché ci si sente poco considerati. Molto spesso il pensiero comune di chi vive in un paese della aree interne è di “essere l’ultima ruota del carro” e anche l’unione delle persone, poche volte, riesce a fare la forza. Ed è per questo che secondo Rizzo bisogna sostenere bambini, giovani e adulti nella loro realizzazione dando loro la stessa possibilità di scelta che c’è nelle città.
E se per tanti sarebbe dannoso, per questi territori, perdere persone, Anna Rizzo, da antropologa sostiene che bisogna lasciarle andare e dare sostegno economico a chi vuole formarsi.
“Con borse di studio per formarsi, e dando la possibilità di spostarsi per cercare lavoro altrove. Molti non hanno né l’istruzione, né gli strumenti economici per andarsene. Sono nella trappola del paese, tra una perenne disoccupazione e lavori in nero sottopagati.
Non si può chiedere a un ragazzo o a una giovane coppia di rimanere in un paese senza servizi e di lottare per averli. Dovrebbe essere di competenza delle amministrazioni, e finora queste carenze sono baratri. Nei paesi manca tutto, oltre alla mancanza dei servizi, di un piano di mobilità, scuole, e presidi medici, manca un piano culturale. Non si può vivere solo di famiglia e cibo. Mancano spazi fondamentali come le biblioteche, le librerie, i cinema e i teatri. In molti posti manca anche la connessione internet e una copertura telefonica. Non si possono fare crescere i bambini con gli anziani, è una brutalità. Usciamo dalla retorica delle radici, le mani sapienti, e gli anziani. Tutti ogni giorno ci chiediamo di imparare qualcosa in più rispetto al giorno prima. Nei paesi la vita culturale è avvilente. Non bisogna confondere le giornate estive con i turisti in piazza, nei paesi bisogna andarci d’inverno”.
Sarebbe dunque necessario lavorare per poter riempire quelle piazze anche l’inverno. Lavorare sulle comunità che hanno un ruolo importante all’interno di un paese e dovrebbero quindi unirsi per poter lavorare in micro-progetti, superando anche quelle ostilità che in alcuni territori ancora ci sono.
“Per esperienza le comunità non si costruiscono, si ricettano o si formano da sole. Quando leggo proposte, di start up, di gruppi di ricercatori, di associazioni che lavorano sul sociale con lo scopo di creare una comunità ho i brividi. Far parte di un gruppo per la creazione di una comunità, in questo caso legata ad un luogo, ha a che fare con qualcosa di intimo ed esistenziale. Ci vogliono anni per conoscere un paese, le famiglie e le persone. Sempre se te lo permettono. Tutti i metodi possono essere validi, Ma se non hanno fiducia nel progetto e in chi lo propone è solo tempo perso. I tempi delle call for action che promuovono costruzioni comunitarie sono molto veloci e spesso con finalità effimere, non legate al territorio, al paese, ma tendono solo a far parte di un contesto, di un trend che in questo momento solletica molti.
Il termine comunità, per il suo significato implicito di aggregante, ecumenico e di rassicurante è molto usato in tutti i progetti, e lo usa anche tanto la pubblicità.
Borghi, comunità, sono termini del momento, cosa ne rimarrà quando saranno argomenti defunzionalizzati. Si sarà data un’immagine errata di luoghi dove in verità la malversazione e il clientelismo, la mafia rurale, hanno fatto da padrona, rimasti arretrati in un divario economico e culturale spaventoso, senza servizi e rappresentati da sindaci che hanno scelto di puntare su un racconto falsato del proprio territorio: il borgo autentico”.
Sul fenomeno dello spopolamento Anna Rizzo ha poi una visione molto chiara: non lo si può arginare, o per lo meno non lo si può fare nelle condizioni in cui vertono oggi le aree interne.
“La storia e l’archeologia ci insegnano che per motivi economici, o dei disastri ambientali o a causa di guerre molte città, insediamenti si sono spopolati. In cerca di luoghi più sicuri e più ricchi. Lo spopolamento di un luogo non indica la sua morte. In questo momento non ci sono le condizioni per vivere lì. Ed è una brutalità sponsorizzare il ritorno in questi posti, dove si vivono condizioni estreme. Non abbiamo più le competenze per vivere così isolati e senza servizi minimi. Tornare a vivere in un paese spopolato vuol dire anche sostenere delle spese folli per mettere l’impianto idrico, fognario, elettrico, sistemare strade, provvedere al riscaldamento e avere dei mezzi di spostamento per muoversi in condizioni anche critiche.
I piani di recupero per alcune comunità, sono legati prima allo studio specifico del luogo. Non si può prescindere da una ricognizione archeologica, geologica, storica, artistica e sociale di un luogo. Dai dati che emergono si possono fare diverse valutazioni sulle prospettive di intervento. Sono lavori di team che durano anni, ma sono fondamentali per creare delle reali prospettive economiche in cui le persone sono coinvolte”.
Ma si potrebbero creare degli esempi virtuosi, per questo bisogna partire da ciò che ogni borgo e ogni territorio possiede.
“È possibile, creando team di professionisti del territorio. I molti ragazzi, che sono andati via potrebbero lavorare insieme sulla ricostruzione territoriale. Sarebbero in grado di progettare e avere una visione elettiva sul loro luogo di origine. A differenza delle generazioni precedenti, la nostra è molto critica sulle modalità di predazione condotte finora. In cui l’ambiente, il paesaggio e lo sfruttamento delle risorse minerarie è stato condotto senza ritegno.
Sarebbe un bel risarcimento, perché sono sicura che molti di loro hanno immaginato modalità diverse e sostenibili per tornare a frequentare quei luoghi. Non dico ritornarci a vivere ma dargli una seconda possibilità”.
In questi posti dove la determinazione e la caparbietà di chi ci abita porta a fare cose per quel luogo. In molti territori, sono proprio gli abitanti che si rimboccano le maniche e si danno da fare.
“Sono sfiniti di vedere il disfacimento strutturale del proprio paese, a cui si unisce poi quello morale. Sono persone straordinarie, che vanno riconosciute e va sottolineato che la comunità o la frazione è intervenuta in maniera operativa anche autotassandosi per il rifacimento di muretti o la pulizia del paese. Purtroppo l’uso errato del termine resilienza ha fatto fin troppi danni”.
E se per molti i paesi delle aree interne dopo la pandemia possono tornare al centro della scena, non solo turistica, l’antropologa Anna Rizzo e di tutt’altro parere.
“Le città sono indispensabili. Non ci sarà un ritorno nei paesi. Manca tutto e soprattutto, il controllo sociale che vivi nei paesi è vessatorio. Il paese ha le sue regole, e se vuoi viverci devi accettarle. La mentalità dei paesi è anche un humus di ignoranza, superstizione, e atteggiamenti consuetudinari spesso arretrati che sono paralizzanti. Non hai un contraddittorio. Sono luoghi del dogma. Non ci vuole molto prima che tu te ne accorga”.
Nulla però deve scoraggiare chi in questi posti vuole continuare a viverci, ma è necessario che per farlo degnamente vengano colmate quelle mancanze che sono ancora troppo evidenti. E l’arrivo dell’autunno, quando questi posti tornano alla loro regolare quotidianità, possa dare la vera visione delle cose.

29.9.20

Ur fascismo e razzismo incoscio nei difensori delle vignette e pagine ambigue dei libri di testo delle elementari editi dal Gruppo Raffaello e Ardea Edizioni

 Di cosa  stiamo    parlando                                                                                                    delle   polemiche      suscitate  dai libri  per   bambini   delle  scuole  elementari  ne  ho  parlato  nei   post  precedenti   eccoli   

prima d'iniziare il post d'oggi devo fare una piccola premessa : Nessuno voleva mettere alla gogna le autrici o la casa editrice. Ma le parole scritte e disegnate hanno un peso. Le scuole ed in particolare quelle primarie ormai sono sempre più multiculturali . Bisognerebbe avere una adeguata preparazione ed esperienza in questo.. Infatti la mia critica e il mio riportare la notizia insieme al mio polemizzare sui libri citasti ed in particolare sul libro di seconda elementare edito dal Gruppo Editoriale Raffaello , di cui si parlerà anche in questo post . ha avuto una risonanza anche per me inaspettata ero d'anni ( da quando ero su splinder ) che un mio post ricevesse cosi tante letture . L’editore ha preso atto delle critiche che sono circolate sui sociale e sul web , riconosciuto l’errore e ha modificato la vignetta in questione per la versione online e per le future ristampe.
Sono ovviamente orgoglioso di questo risultato ma ci tengo a ribadire che con le mie osservazioni non vi era e non c'è alcun intento di suscitare una gogna mediatica contro le autrici o la casa editrice, né desiderio di censura.
Credo di dover continuare con serietà e rigore a segnalare casi come questo e a lavorare quotidianamente  da  profano   per offrire un altro genere di immaginario, più ricco, inclusivo e aperto Perché la valorizzazione delle differenze, l’antirazzismo, l’antisessismo e il diritto di  ciaascuno\a   di vedersi riconosciuto\a  e rappresentata sono al centro delle mia lotta 
IL  post   d'oggi   è   dedicato  a chi replicando in rete alle critiche comprese le mie ( secondo Url sopra riportato ) che vengono fate a libri ( anzi meglio ad una parte d'essi ) di testo delle elementari editi dal Gruppo Raffaello e Ardea Edizioni con
 da  ?  https://www.africa-express.info

espressioni : << mi associo alla commentatrice Emanuela Zincone, in calce all'articolo. Mi pare che tutti stiano perdendo il lume della ragione. ., e vediamo razzismo dove non c'è , ecc >> .
Su tali risposte penso che ormai ormai la massa è abituata agli stereotipi e luoghi comuni sugli stranieri , ed ad usare la tecnica ( mi riferisco al primo caso ) della manomissione delle parole cioè a considerare l'uso del termine nero non come dispregiativo ma come positivo . Cosi come deridere , ironizzare uno straniero , specialmente un bambino , che stra appena apprendendo i rudimenti della nostra lingua dev'essere una cosa normale Ora prima di parlare e scrivere proviamo a fare il processo inverso cioè ad essere noi italiani ( pensiamo ai nostri bisnonni e prozii emigrati , sia fissi , che temporanei come un zio di mia madre in argentina per potersi pagare la casa ) trattati cosi e dipinti cosi su un libro di scuola e vedrete come la storm of shit ... ehm... fango che mi avete mandato via email e via messanger di cui ho riportato sopra quella più civile ed rispettosa sia proprio definibile ( vedere foto sotto o cercate con internet o leggete il mio secondo post ) Ur fascismo ed razzismo inconscio
Fatto quest'ultimo Che può' capitare a tutti \ e ( sotto scritto compreso , ma poi se  ne prende atto e non sia continua    e   ci si corregge per non ripeterlo ) . Come dicevo può capitare anche alle persone più progressiste . E' il caso una famosa scrittrice di libri scolastici, autrice di una delle diverse vignette di un libro scolastico per le elementari col testo “politicamente scorretto”, è antifascista, partigiana ed ebrea. Dopo il caso del libro della “Raffaello”, che faceva dialogare due bambini con uno dei due che parlava male l’italiano, si scopre che quelle vignette erano ispirate da quelle di una scrittrice al di sopra di ogni sospetto, in fatto di razzismo. “Sei nera o sei sporca?”, fa chiedere la scrittrice ed educatrice di sinistra Lucia Tumiati a un bambino di colore.


Fatto quest'ultimo Che puo' capitare a tutti \ e ( sotto scritto compreso , ma poi se  ne prende atto e non sia continua    e   ci si corregge per non ripeterlo ) . Come dicevo può capitare anche alle persone più progressiste . E' il caso una famosa scrittrice di libri scolastici, autrice di una delle diverse vignette di un libro scolastico per le elementari col testo “politicamente scorretto”, è antifascista, partigiana ed ebrea. Dopo il caso del libro della “Raffaello”, che faceva dialogare due bambini con uno dei due che parlava male l’italiano, si scopre che quelle vignette erano ispirate da quelle di una scrittrice al di sopra di ogni sospetto, in fatto di razzismo. “Sei nera o sei sporca?”, fa chiedere la scrittrice ed educatrice di sinistra Lucia Tumiati a un bambino di colore. Apriti cielo, polemica, scandalo, dopo una lettura superficiale e rozza del metodo didattico, antirazzista, utilizzato dalla stessa scrittrice.
Ella come ricorda il https://www.secoloditalia.it/
N.b un giornale lontano anni luce dalle mie idee e formazione culturale   )  del 28 settembre 17:07 in questo articolo [....] già qualche anno fa, con una lettera a Repubblica si difendeva così dall’ipocrisia di sinistra su alcune frasi di un dialogo tra bambini, neri e bianchi. [...] . Ecco il botta e risposta avvenuto nel lontano 1997 sulle pagine di repubblica [.... ] . Ecco le due lettere  : quella di  Sirad Salad Hassan Scandicci (Firenze)    

FACCIAMO ATTENZIONE AI TESTI SCOLASTICI

NEI giorni scorsi si è parlato, nella sua rubrica, di testi discriminatori. Allego al presente fax la copertina e una pagina di un testo fortemente razzista. Essendo una mamma afro-americana ho combattuto nella scuola frequentata da mia figlia perché il testo fosse ritirato ma, purtroppo, continua comunque a essere usato in altre scuole.
Sirad Salad Hassan Scandicci (Firenze) Pubblico qui di seguito la pagina inviata dalla dottoressa Sirad Salad Hassan, intitolata "Incontro nel parco".
Mentre ero nel parco e guardavo un moscone d' oro, si è fermata una bambina accanto a me. Era piccola ed era tutta nera. Aveva delle buffe treccine sulla testa e degli occhi birbanti. - Sei sporca o sei proprio nera? - le ho chiesto con severità. Lei non mi ha risposto, ma ha fatto una capriola. Allora ne ho fatta una anch' io, ma sono caduto tutto storto. Lei si è messa a ridere e ne ha fatte due, una dopo l' altra, e poi è venuta vicino a me. Così vicino che potevo quasi darle un bacio o un morso. - Sei proprio nera! - le ho detto toccandola con un dito. Lei ha riso ed è scappata via. Io spero che torni presto.
LA ringrazio per la segnalazione. E chiedo al ministro Berlinguer: è possibile, per il prossimo anno scolastico, pretendere libri di testo corretti? Siamo una società multirazziale: è arrivato il momento di prenderne atto e di trattare tutti i cittadini con uguale rispetto.
04 febbraio 1997

 quella  difensiva   della  Tumiati   con risposta     della  palombelli 

SCRIVO a proposito della lettera e della sua risposta sui libri scolastici da censurare. Sono Lucia Tumiati, autrice del libro 'Caro bruco capellone' (Mondadori), ripubblicato nel '96 dalla Giunti col titolo 'Caro librino mio' , e da cui presumo sia stato ripreso, non so quando, non so da chi, il breve racconto citato. Sono antifascista, antirazzista, ex partigiana, di madre ebrea, sono nota - nella letteratura per l' infanzia - per essere ossessivamente impegnata nell' antirazzismo, ma non da ora, come molti radical-chic o buonisti, ma dagli anni in cui scrivere quel che scrivevo (e scrivo) era un modo per essere esclusa da certi circuiti catto-ministeriali. Rodari, Argilli, Lodi e qualcun altro, pochi, fra i quali io, siamo fra gli autori moderni più "impegnati" e innovatori. E lei mi dà di razzista? Da non credere. Provi ad avere la volta prossima, se le capita, l' umiltà di informarsi e soprattutto di capire un racconto scritto per un bambino di 5 anni.
Il racconto è lapalissiano, ma cercherò ugualmente di spiegarglielo.
I bambini piccoli (ieri più di oggi) non hanno mai visto un loro simile di altro colore e, se lo vedono, la prima reazione, come per qualsiasi altra novità, è di sorpresa. Ma la sorpresa non è razzismo.
Il bambino per prima cosa vuole toccare quel che non conosce: è sporco? è cioccolata? è cacca il marroncino che vede? Che ne sa un bambino di neri, gialli o verdi? Passando per lo stupore e la curiosità nasce la 'simpatia' . La bambina nera del racconto (il protagonista è maschio), che fa le capriole meglio di lui, è qualcosa di straordinario che suscita ammirazione e simpatia, tant' è che il bambino spera di rivederla. Ma scusi, questo non è il principio dell' integrazione? Detesto il buonismo ipocrita, la superficialità, il perbenismo coatto che non aiuta a crescere. Mi dispiace che la Signora Hassan non abbia capito niente, forse perché (quello sì) scottata da altre esperienze. Ma lei? Queste cose le dovrebbe sapere, se non altro per esperienza diretta. O pensa che l' integrazione si effettui solo a comando? E magari proibendo (Minculpop, siamo a questo!) i libri come i miei! Sono certa che Berlinguer ne avrebbe riso, di certo lo hanno fatto i critici letterari cui ho mandato via fax il suo pezzetto.
Lucia Tumiati Firenze 

LA SUA lettera - in verità - non meriterebbe commenti. Chiunque può leggerla e trarre le proprie conclusioni. Lei paragona il colore scuro della pelle di un bambino allo sporco e alla cacca... e insegna questo, grazie al suo prezioso libro di testo, fin dalla tenera età di cinque anni ai nostri bambini. Tanto per essere sicuri che non abbiano dubbi, da grandi: nero uguale sporco, uguale cacca. Chiarissimo: anziche fare un passo indietro, lei ribadisce l' utilità di un simile insegnamento.
P. S.
Si informi meglio: grazie a Walt Disney e alla televisione, tutti i bambini di cinque anni sanno che esistono colori di pelle diversi.

                             23. febbraio 1997   

prese   da  prese dal motore di ricerca di repubblica con risposta della di Barbara Palombelli

 

Ora  Certamente  il razzismo ,   come   i  temi del sessismo , femminicidio  , omofobia   e   transfobia  , ecc  dev'essere affrontato sincerità, i pregiudizi senza ipocrisie ,ma lo si fa nel modo sbagliato ed in maniera equivoca rischiando  soprattutto in un modo dove --- vedere i miei post (   I II  ) sul caso del film mignonnes  --  non   si  ha    sono scarsi o  non ancora  definitivamente  fissati    gli strumenti critici o i si prendono cantonate  abbagli   e  di passare per quello che non si è realmente . 

ecco cosa dice al  sito  https://www.tpi.it/  Igiaba Scego (Roma, 20 marzo 1974) è una scrittrice italiana di origine somala. sul libro in questione 

[.... ] È importante anche nelle lotte culturali farsi le domande giuste. Ora sta circolando sui social una pagina di un libro di “scuola” o comunque dell’infanzia molto stereotipato. Io per curiosità sono andata a guardare il profilo dell’autrice che non conoscevo, Lucia Tumiati, e ho scoperto alcune cose”. Scego allora spiega: “L’autrice è del ’26, ebrea, staffetta partigiana, ha sofferto le leggi razziali. Il libro è del ’95 quando il mondo purtroppo non aveva ancora certe sensibilità. E spesso anche chi voleva predicare un messaggio positivo non aveva il linguaggio giusto. Immagino che l’autrice (amica di Rodari) volesse veicolare un messaggio positivo che naturalmente ai nostri occhi, non solo ai miei afrodiscendenti, non lo è affatto. Guardando questa pagina e accanto la biografia dell’autrice mi sono detta che è tutto un po’ più complicato. Abbiamo due strade davanti. Fare la polemica social per prendere un po’ di like o cominciare, soprattutto chi può (autori per ragazzi, insegnanti, case editrici, ecc) ad attivarci per libri di testo per la scuola migliori, più belli, con contenuti più ariosi & globali, scritti bene (io penso sempre che molti miei amici autori potrebbero fare cose meravigliose già lo so) e che incuriosiscano i giovani lettori. Serve una rivoluzione copernicana insomma”.
N.b le  sottolineature   sono mie     


e con questo passo ad un altro argomento \ altra polemica

27.9.20

agiornamento caso creato dal libro scolastico del Gruppo Raffaello

 ecco  la risposta      del Gruppo Editoriale Raffaello al precedente  post  
 https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2020/09/tempesta-in-un-bicchiere-dacqua-errore.html

"Io vuole imparare italiano bene". Bufera sul manuale di seconda elementare: "È razzista"

Di seguito pubblichiamo il comunicato delle autrici del libro “Le avventure di Leo” e una nota finale della Casa Editrice.

Come autrici del libro “Le avventure di Leo” per la classe Seconda, apprendiamo con dispiacere le polemiche che stanno accendendosi attorno al libro di antologia.
Se la pagina in questione ha suscitato tali reazioni, non possiamo che dispiacercene e conseguentemente chiedere scusa. La nostra risposta, ora, è data con la voce delle insegnanti, più che quella delle autrici.
Come insegnanti abbiamo lavorato e lavoriamo nella scuola italiana da anni. In una realtà, quella dell’Emilia-Romagna, ricca di immigrazione e ricchezza multiculturale.
Nelle nostre aule convivono positivamente tante culture diverse, alcuni bambini sono immigrati di seconda generazione, sempre di più oramai, altri sono di prima generazione e alcuni di questi appena arrivati dal loro Paese di origine.
La pagina, e la vignetta, viste con gli occhi di un bambino, rappresentano una delle tante situazioni con cui abbiamo a che fare quotidianamente: un bimbo da poco arrivato in Italia, quale desiderio può avere più grande di quello di imparare in fretta la lingua per poter comprendere quello che lo circonda e per poter comunicare e giocare con i nuovi amici? È un piccolo e semplice dato di fatto.
Chi si trova in una situazione di difficoltà (e proviamo a chiedere loro quanto grande possa essere questa difficoltà), ha il solo desiderio di superarla e di tornare a vivere in pienezza; così, chi non conosce una lingua desidera impararla per poter interagire con gli altri. Vediamo tutti i giorni sui visi dei nostri bimbi questi desideri, la fatica di cogliere qualsiasi messaggio, la motivazione a farcela per essere accolti nel gruppo al pari degli altri bambini, e intanto si esprimono come riescono, con difficoltà, a volte anche come recita testualmente la vignetta.
E questo nella realtà scolastica quotidiana non fa indignare, non ci fa pensare ai cliché, quelli sì stereotipati di film e programmi di anni fa sullo “straniero”.
Perché sentire un bambino ucraino, cinese o rumeno, oltre che di colore, che parla in modo stentato in quanto non conosce bene la lingua non fa nessuna differenza.
E i bambini per fortuna non hanno stereotipi. Questa è solo la piccola, tenera realtà di tante classi, dove ci sono ormai condivisioni di tante diversità: è vero sempre più alunni di origini straniere sono perfettamente integrati e anche più competenti di tanti coetanei, ma esistono ancora i nuovi arrivi, le fatiche di chi vede cambiare tutto e tutti attorno a sé, e desidera solo farcela.
Il progetto “Le avventure di Leo” nel suo insieme contiene grande attenzione a tutte le diversità. Ma soprattutto lavora con l’applicazione di due metodi molto particolari, uno per quanto riguarda il gesto grafico e l’apprendimento della scrittura, l’altro per l’acquisizione della strumentalità di base della letto-scrittura; è nato proprio per venire incontro alle esigenze di quei bambini con più difficoltà, per recuperare mancati apprendimenti e per prevenire le difficoltà scolastiche, limitando il ricorso alle strategie dispensative e compensative per bambini con BES e DSA.
Forse abbiamo peccato di ingenuità nel descrivere realisticamente quello che ogni giorno osserviamo nella realtà scolastica, ma certamente l’intento della vignetta incriminata non aveva l’intenzione di essere razzista, bensì al contrario di esprimere il desiderio ardente di un bambino di padroneggiare la lingua, perché si sforza di comunicare e di integrarsi in una nuova realtà. Di sicuro non mancherà nei prossimi giorni occasione per ragionare con la Raffaello Libri dell’accaduto in maniera calma e costruttiva perché episodi del genere non si ripetano più.
Le autrici
Alessandra Venturelli, Maila Focante, Tiziana Bernabé, Carolina Altamore
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Il Gruppo Editoriale Raffaello si fa carico delle sue responsabilità, comprendendo sia il pensiero delle autrici sopra espresso, sia raccogliendo umilmente le tante manifestazioni di indignazione suscitate.
Per questo ha provveduto a correggere la pagina segnalata e provvederà a stretto giro a inviare a tutti i docenti interessati e alle famiglie in possesso del volume un file in formato pdf stampabile a sostituzione della stessa.
Per eventuali ristampe future apporterà le opportune modifiche.
La versione digitale del testo è già stata modificata.
In seno alla casa editrice non mancherà occasione, nei prossimi giorni, di riflettere seriamente sull’accaduto con i tanti autori e professionisti della scuola che da anni collaborano con noi.
                                          Cav. Franco Bastianelli

ecco perchè non riesco ad odiare completamente l'autunno 10 ottimi motivi per amare l’autunno (al di là del piacevole freschetto)


 da  https://www.greenme.it/vivere/costume-e-societa/ 22 SETTEMBRE 2020 

   di  MARTA ALBÈ 

L’autunno è una stagione meravigliosa. L’equinozio d’autunno segna la fine dell’estate e l’inizio del cammino verso l’inverno con un vero e proprio spettacolo di profumi e di colori tipico di questa stagione.




Non lasciamoci scoraggiare dalle prime giornate di pioggia e impariamo ad apprezzare l’autunno in tutti i suoi aspetti. Le temperature iniziano ad abbassarsi ma i colori vivaci dell’autunno ci riscaldano. Ecco dieci motivi per amare l’autunno e per accoglierlo al meglio
Ricomincia la stagione delle zucche
Con l’arrivo dell’autunno ricomincia ufficialmente la stagione delle zucche e noi amiamo molto questo ortaggio. La zucca ha un sapore caratteristico che si adatta alla preparazione sia di piatti salati, come zuppe, sformati e contorni, sia di dolci, come torte e crostate. Via libera alla fantasia in cucina.

Leggi anche: Zucca: 10 ricette di stagione
I colori dell’autunno sono meravigliosi

L’autunno è la stagione in cui la natura si manifesta con i propri colori più belli. È impossibile non lasciarsi catturare dai fantastici colori autunnali delle foglie e degli alberi. Basta fare una passeggiata in un parco per rendersi conto di quanto la natura sia meravigliosa in questa stagione. I colori dell’autunno ci regalano relax e ci rallegrano nonostante l’estate sia finita.



Possiamo andare a raccogliere le castagne
Chi adora le castagne potrà approfittare dei mesi autunnali per andare a raccoglierle. Molti di voi ricorderanno le gite dell’infanzia in cui si passavano dei pomeriggi a raccogliere le castagne in compagnia di tutta la famiglia per poi ritrovarsi la sera a gustare delle ottime caldarroste. E chi sa riconoscere i funghi potrà approfittare dell’autunno per andare a raccoglierli.






Scattiamo le foto più belle dell’anno
Chi ama la fotografia sa che i colori dell’autunno e la luce tipica di questa stagione sono una combinazione davvero ideale per scattare delle bellissime immagini. Pensiamo sia a fotografie dedicate alla natura di per sé sia alla scelta del paesaggio autunnale come sfondo per i ritratti. Se amate fotografare, non perdete questa occasione.


Fonte foto: Education Scotland


Ci ritroviamo con gli amici per raccontarci le vacanze
Alla fine dell’estate e con l’inizio dell’autunno è bello incontrare di nuovo gli amici dopo il ritorno dalle vacanze. Ognuno avrà sicuramente delle storie da raccontare e sarà divertente ricordare insieme l’estate ed iniziare ad organizzare qualche attività da svolgere insieme durante l’autunno.
Le serate di pioggia in compagnia di un libro sono fantastiche
L’autunno è accompagnato anche dal ritorno delle serate di pioggia dopo il caldo estivo. Quando ci si sente un po’ stanchi e si vorrebbe riposare, è fantastico trascorrere una serata tranquilla sulla poltrona o sul divano in compagnia di un libro e di una tazza di tè o di una ottima cioccolata calda.



Fonte foto: Tumblr

Non fa ancora troppo freddo per gite all’aria aperta e pic-nic
All’inizio dell’autunno non fa ancora così tanto freddo da dover rinunciare ad una gita all’aria aperta. Anzi, anche durante l’autunno potremmo avere la fortuna di ricevere in regalo dei fine settimana dalle temperature quasi estive. Dunque è il momento di organizzare una bella gita in campagna o in montagna e magari anche un pic-nic.

Leggi anche: 10 trucchi per un pic nic perfetto (non solo a Pasquetta)
Possiamo continuare a coltivare l’orto

In base al luogo in cui viviamo anche in autunno possiamo continuare a coltivare l’orto. Il segreto è avere un minimo di organizzazione e prevedere ciò che vorremo raccogliere in autunno già durante l’estate. Poter avere a disposizione zucche e cavoli dal nostro orto durante i mesi autunnali sarà davvero una grande soddisfazione.

Leggi anche: Coltivare l’orto in autunno: consigli e preparativi



Fonte foto: Wallpaper Room

Abbiamo più tempo per l’autoproduzione e il fai-da-te
Si sa, non sempre in autunno il tempo è clemente, ma possiamo dedicare le giornate di pioggia a tutto ciò che amiamo, a partire dall’autoproduzione, dal fai-da-te e dai lavoretti da realizzare con i bambini. Magari proviamo a preparare in casa il pane e le conserve e a realizzare dei semplici giocattoli fatti a mano.

Leggi anche: Le vie dell’autoproduzione sono infinite


Finalmente possiamo riunirci attorno al camino
Se potete in autunno non perdete l’occasione di riunirvi attorno al camino o alla stufa con le persone più care. Il tepore del camino è davvero accogliente e la compagnia degli amici e della famiglia durante le serate autunnali scalda il cuore e aiuta a ridurre lo stress. E per chi non ha il camino? Create comunque un punto di incontro accogliente: magari preparate una torta o dei biscotti e preparatevi a sfidarvi con una partita a carte o con i giochi da tavolo.

Anche voi amate l’autunno? Per quali motivi?

storie d'autunno . Dal Mali a Mamoiada vendemmie senza frontiere con Nassar e Aziz [ vendemmie multi etniche I]

Autunno, tempo di raccolta dell’uva e di vendemmia. Sono pochi, purtroppo, quelli che hanno ancora il privilegio di vivere questa esperienza in prima persona. Che è una semplice ma profonda lezione di vita – come tante altre legate al rapporto con la natura e con la terra – per capire come funziona oggi la nostra società post moderna. E come funzioniamo noi. Perché da una società agricola una volta basata sulla condivisione e sulla solidarietà oggi ci ritroviamo, in gran parte, chiusi nei nostri mondi egoici ed invidualisti.Ma ovviamente ci sono l'eccezioni . E la stroria che riporto sotto dimostra che qualcosa delle vecchie " abitudini è rimasta .

  Mentre   copio    decrittando l'html   in una  delle  prime  giornate e fredde  e piovose    dell'autunno  2020 (  vi ricordo   che   quest'anno   l'autunno  è  iniziato  il  22  settembre  )  la storia  riportata  esotto   mi  ritornano alla mente     alcune strofe di    Autunno di  Francesco Guccini

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L'autunno ti fa sonnolento, | la luce del giorno è un momento | che irrompe e veloce è svanita: | metafora lucida di quello che è la nostra vita... || L'autunno che sfuma i contorni | consuma in un giorno più giorni, | ti sembra sia un gioco indolente, | ma rapido brucia giornate che appaiono lente... 


La  nuova  sardegna  del  27\9\2020
Nuoro - Cronaca   


 MAMOIADA.
Sono bastati solo pochi giorni e diverse ore trascorse insieme per diventare amici. Imparare a conoscersi e a scherzare, pratica fondamentale per alleggerire il lavoro in vigna che soprattutto in questo periodo di vendemmia è particolarmente faticoso. Poi l’idea di farsi immortalare tra i filari, uno difronte all’altro. Uno che copre le spalle all’altro, come solo gli amici veri sanno fare. Davide Siotto, 24 anni, di Mamoiada e Nassar, del Mali, posano in uno scatto luminoso e ricco di significati. Il padrone di casa tiene in mano un grappolo di cannonau nero, il suo coetaneo uno di bianca granazza.
Cannonau e granazza sono due vitigni storici e identitari di questo territorio che lavora senza pregiudizi all’inclusione. L’immagine di Davide che in questi giorni sta dando una mano nelle vigne dello zio Salvatore Sedilesu e di Nassar colti in una pausa di lavoro sorridenti e complici parla da sola.Dentro quello scatto ci sono due mondi vicini che non si guardano con sospetto, c’è vicinanza e complicità. Di sicuro nessun pregiudizio o forma di becero razzismo, un male che per fortuna qui non ha mai attecchito. «Era da qualche giorno che pensavo di fare questo scatto. L’ho proposto a Nassar che è subito stato al gioco divertito. Ovviamente per me ha tutti questi significati che l’istantanea suggerisce. Di rispetto per chi ha la pelle di un colore diverso, di vicinanza verso chi è meno fortunato di noi ma che si guadagna la stima delle persone con il suo comportamento. E Nassar è uno di questi» racconta Davide che ha postato questa foto nel suo profilo social incassando una valanga di like e commenti. Nassar e un altro ragazzo del Mali, Aziz, lavorano nell’azienda di Salvatore Sedilesu da qualche mese grazie ad un tirocinio formativo avviato dalla Coldiretti.
«Sono due ragazzi splendidi. Da quando hanno messo piede in azienda non c’è giorno in cui non si siano fatti apprezzare per impegno, serietà e voglia di imparare. Il Covid ha interrotto la loro presenza, diciamo che nel disagio generale c’è anche un aspetto positivo. Hanno potuto conoscere un momento fondamentale per un’azienda vinicola, cioè la vendemmia ed apprezzare il lavoro ma anche la convivialità – dice il titolare dell’impresa –, il mio desiderio non lo nascondo è quello di tenerli, anche con un contratto a tempo e farò di tutto per riuscirci».
Anche Salvatore (Tore Sedilesu) è rimasto molto impressionato dalla bellezza e dal significato di quell’istantanea che ha fatto il giro del web. «Ho visto che con mio nipote l’intesa è nata subito. Nessuno di loro si è sentito estraneo a quello che succede in azienda. La disponibilità è massima e da parte nostra la riconoscenza c’è tutta».
Chi segue Nassar e Aziz nelle loro mansioni quotidiane è un dipendente di Tore Sedilesu, Carlo Manca. «Lui ha sette figli, io ne ho cinque. Diciamo che ne abbiamo aggiunto altri due con gioia alla nostra già numerosa prole e va bene così. Hanno le famiglie lontane, scappano dalla guerra. Ci piacerebbe essere per loro qualcosa di positivo e rassicurante».