9.3.09

Senza titolo 1344

  VE LA RICORDATE LA VOLKSWAGEN GOLF CABRIOLET ?  :-)


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giochino spiritoso

Rispondo all'invito di Cosimo, "taggherò" più tardi gli altri possibili anelli della catena.




1. Il tuo nome:  Giuseppe scano
2. Una parola di quattro lettere: non ne  trovo in questo momento
3. Un nome maschile: Ulisse ; bartolo,meo
4. Un nome femminile: Camilla, Aurora
5. Una professione: coltoivatore diretto  cioè contadino
6. Un colore: Cinabro (rosso o verde)
7. Qualcosa da indossare:  quekllo che  capita .
8. La prima cosa che ti viene in mente:   una nuova  comune di parigi
9. Un cibo:pasta  e fagioli
10. Qualcosa che si trova in bagno: il  giornale  di oggi


11. Un luogo: la  mia camera  da letto
12. Un motivo per essere in ritardo: dovevo dare da mangiare  al gatto


13. Qualcosa che urleresti: Come on Caterpillars!   eureka  come  archimede  pitagorico


14. Il titolo di un film: Paris
15.
Qualcosa da bere: guinees
16. Un gruppo musicale:  modena city ramblers


17 Un animale: Camaleonte
18. Il nome di una via  degli eroi  una  viuzza del  centro storico del mio paese


19. Un tipo di macchina:  non  me  può  fregare di e meno una   vale l'altra


20. Il titolo di una canzone:  ce ne sarebbero tante  , la prima che  mi viene in mente   è  una storia  sbagliata  di de  andrè

Senza titolo 1343

 VE LO RICORDATE IL FUMETTO JEFF COOPER ? :-)


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OIL documentario del regista indipendente Massimiliano Mazzotta. e la dignità violata del popolo sardo

 Ringrazio www.censurato.splinder.com  per  avermi ricordato   di questo film , che  fra   convalescenza  ed  ultimi esami   avevo dimenticato  .  Ora mi  chiedo   se devo essere i "  continentali  " ad  aprirci gli occhi  sulla nostra terra   ?  .  Quindi  ecco che ciò smetisce un luogo  comune  e  un pregiudizio  da  parte  dei  moivimenti  indipendentisti   e  autonomisti sardi  , specie  sardigna  natzione  che  vedono   " la nazione Italai  "    come  potenza  colonizzatrice  . Ma  d'altra parte  come non  essere   d'accordo  ,  non  li biasimo  , perchè stuiiando   storia  contemporanea  della sardegna  oltre  che  a vedertlo e viverlo  sulla mia pelle   quando  prendo  o  una nave  o un aereo   o nelle  ML \ Nw   a  cui  sono iscritto essendo responsabile di  www.censurati.it  per la sardegna   lo stato  ci tratta  effettivamente cosi  , se  non adirittura   peggio   vedere  , ora  non ricordo  l'url preciso  , ma  lo trovate  cercando all'interno delle  Faq  ,   il problema delle servitù militari . E  adesso usarci  ulteriormente  come cavia per le loro  sperimentazioni    terrerstre   o  metterci   centrali nucleari  che  voglio mettere  in sardegna   , o far paqrtire  da li  il piano\ decreto    sull'edilizia 
Dopo questo escurs  ritornando  al  film  di cui tutti i media sardi  ignorano  o  ne  parlano in breve  ( dforse perchè l'autore  npon  è sardo  o   non ha ricevuto nessun premio importante  ,  o  parla  male   --  intendo per  parlare  male  è  critico  verso la sardegna  e  non esalta  la   stereotipata   sardità  tipo  dedicare ler prime  5  pagine   alla  vittoria  verae meritata  sul campo o  come si presume  solo  a raccomandazioni  e  intralazzi  \  combine      di marco carta   ad  amici  prima e  a san remo poi  )  e quindi  è per  questo che l'osservazione di pandora  tv  riportata  anche da me  in un post  precedente  (  ne trovate  qui l'url  )  sui media  sardi e  il  loro oligopoliomeiatico  è   veritiera  .

 ma  ora  bado alle ciancie   ecco  a voi l'articolo  di  censurato.splinder  tratto da  
tratto da Agoravox.it

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Proiettato in Sardegna il film "OIL", una video-inchiesta sul polo petrolchimico sardo del regista indipendente Massimiliano Mazzotta.
Nella serata di venerdi’ 20 febbraio, è avvenuta a Cagliari l’unica proiezione pubblica, poi eccezionalmente replicata, dell’ultimo film del 37enne regista pugliese Massimiliano Mazzotta.
Si tratta di una video-inchiesta sulla raffineria Saras (gruppo ENI) sita nel comune di Sarroch, paese di 5200 abitanti che si affaccia sul golfo di Cagliari, a pochi chilometri di distanza dal capoluogo isolano.
Tale raffineria, la più grande del Mediterraneo, sorta nei primi anni 60 del secolo scorso nell’ambito del Piano di Rinascita e di proprietà della famiglia milanese Moratti, aveva un’estensione di 180 ettari, che col tempo si sono moltiplicati sino ad assorbire, con oltre 800 ettari di stabilimenti vari, la quasi totalita’ del territorio comunale.
Fino a pochi anni fa la raffineria era autorizzata ad emettere sino a 14.000 tonnellate di emissioni l’anno, poi ridotte alla metà.
Tra tali emissioni vi sono il benzene e l’idrogeno solforato, entrambi altamente cancerogeni, oltre che estremamente tossici.




Praticamente gli abitanti del paese vivono in simbiosi col polo petrolchimico, coi suoi rumori, coi suoi miasmi, coi suoi veleni; tra le case e le ciminiere vi sono non chilometri ma, in certi casi, poche centinaia di metri. Forse per questo il dottor Annibale Biggeri, intervistato nel film, ha riscontrato tra i bambini del posto una modificazione a livello di DNA, qualcosa che spaventa solo a pensarci.
Inutile dire che l’impatto ambientale di tale impianto si è rivelato col tempo devastante per le persone e l’ecosistema. Le patologie tumorali e le affezioni croniche dell’apparato respiratorio sono altissime rispetto alla media nazionale. Le viscere degli agnelli hanno odore di petrolio, e così i pesci della zona, fin quando li pescavano.
Da notare che, negli anni si è assistito non già ad un passaggio ad uno sviluppo piu’ rispettoso dell’ambiente, ma ad un ampliamento delle attivita’ di raffinazione petrolifera.
Del resto lo scempio ambientale e le vittime del cancro non sono mai state oggetto di inchieste da parte dei media locali, che si dedicano invece a sponsorizzare le grandi opere dei loro editori, disinteressandosi completamente della consapevolezza dei cittadini.
Sotto questo aspetto la vergognosa disinformazione dei mainstream isolani (giornali e tv) è veramente scandalosa e indegna di un paese minimamente civile.
Anche grazie a tale disinformazione la cittadinanza crede che la raffineria esista quasi per diritto divino, che così debba essere nei secoli a venire e che i morti siano il prezzo da pagare, una specie di moderno sacrificio umano, mentre a Milano i padroni del vapore contano i miliardi.
Nel 2000, tra gli altri, entra in funzione l’impianto IGCC della SARLUX, che smaltisce le scorie della stessa Saras, scorie altamente tossiche e di difficile smaltimento (il cosiddetto filtercake) ma che, per il nostro stato criminogeno sono considerate (unico caso in Europa) "fonti rinnovabili" e quindi vengono usate per produrre energia elettrica, sovvenzionata dallo stato con la truffa dei CIP6, gli stessi incentivi usati per assimilare gli inceneritori alle "fonti rinnovabili" e vendere l’energia elettrica prodotta in modo altamente inquinante (nanopolveri) al triplo del prezzo di mercato.
Il film del giovane regista di Lecce prende le mosse, quasi casualmente, da una sua vacanza nella zona risalente all’estate del 2007 e che lo condurrà a tornare diverse volte nel paese adiacente alla raffineria per sviluppare una vera e propria inchiesta sugli effetti dello stabilimento sulla salute della popolazione, sulla base di interviste dirette, testimonianze, nomi e cifre.
Il documentario inizia con una breve prospettiva storica mostrando la trasformazione della zona, da prevalentemente agropastorale con forte disoccupazione a tipicamente industriale, con circa la metà degli abitanti di Sarroch impiegati in raffineria e un aumento del benessere economico diffuso.
E subito iniziano le interviste, vera colonna portante di questo bellissimo esempio di cine-giornalismo. Purtroppio il miraggio del facile benessere economico basato sulla raffineria si rivela, per i lavoratori, piuttosto effimero, perchè si può pagare con la vita.
Inizia a parlare un pescatore, con immagini che risalgono ai primi anni 70, che ci parla di "spigola al diesel", con riferimento all’odore che ha talvolta il suo pescato.
Parleranno poi Ignazio Piras (sicurezza sul lavoro Saras) per rassicurare sulle condizioni di lavoro, nonché Giorgio Zonza (responsabile comunicazione Saras) il quale, sfoderando un campionario di propaganda paradigmatico, ci parlerà di "progresso" e di "crescita" e, senza minimamente accennare alle vittime e ai veleni, ci illustrerà il gabbiano Gabì, usato come testimonial della raffineria nelle scuole elementari, per abituare sin dalla più tenera etaà gli abitanti di Sarroch a rispettare e ad amare quel mostro mefitico che avrà ucciso i loro genitori e forse un giorno uccidera’ anche loro.
Bisogna amare i propri carnefici. Siamo oltre Orwell, ma proseguiamo.
C’e’ Skizzo, il giovanissimo artista di strada coi dredlocks che ci dà un saggio delle sue capacità e fa filtrare un raggio di sole in un film che, comunque, sarà sempre basato su un tipo di comunicazione cruda e realistica, con forti rumori di fondo, a volte disturbanti, testimoni con la voce camuffata e un effetto contrasto, leit motiv di tutto il film, tra la retorica mendace del potere e la verità raccontata e mostrata dalle vittime.
Ci sono i ridicoli controlli medici sugli operai, effettuati con roulottes e medici itineranti a libro paga dell’azienda avvelenatrice.
A chi chiede di essere visitato in normali ospedale l’azienda risponde che non è possibile, a causa.... degli "alti costi". Ogni commento è superfluo.
Verrà poi ripresa, in conferenza, Claudia Zuncheddu, medico e consigliere regionale, che smaschererà gli escamotage aziendali finalizzati a vanificare gli esami medici che potrebbero evidenziare le responsabilità della raffineria e i suoi gravissimi danni sulla salute: ("si dovrebbe espettorare catarro, per avere dati veritieri, ma l’azienda ci diceva di sputare come campione della semplice saliva..." racconta un operaio).
Poi parla il disincanto di un un vecchio del luogo: "i soldi vanno a Milano"; sullo sfondo l’onnipresente raffineria.
Arriviamo all’8 marzo 2008; mentre Massimo Moratti festeggia a San Siro la squadra di calcio di famiglia, duettando al microfono con Celentano, in Sardegna, in una palestra di Sarroch, un gruppo di persone rendono omaggio all’ultima vittima del petrolkiller.
Parla Barbara Romanino, i cui nonni sarrochesi sono tutti morti di cancro, dopo essere stati spossessati delle loro terre e indennizzati da "sa rovineria" con 340 lire al metro quadro; la Romanino, al microfono, indica chiaramente le responsabilità del petrolchimico e chiama in causa anche i politici locali, nel migliore dei casi indifferenti, quando non collusi o corrotti e comunque inadeguati a salvaguardare la popolazione decimata da un ecomostro insaziabile.
L’ex governatore della Sardegna Renato Soru, che concede un’intervista al regista (cosa che non faranno i vertici di POLIMERI EUROPA, società partecipata nel business petrolifero sarrochese), ribadisce la sua contrarietà ad assimilare alle energie rinnovabili gli scarti di lavorazione del petrolio, evidentemente altamente inquinanti. Non solo l’ex governatore stigmatizza la surrettizia pratica dei CIP6 in tale velenoso contesto, ma ricorda di essere stato l’unico politico a non aver partecipato ai rituali eventi aziendali organizzati dalla Saras.
Nel film è evidenziato l’attivismo di base e la sua importanza quando la politica abdica completamente al suo ruolo.
Arianoa è un’associazione sarrochese che raggruppa, ad oggi, un centinaio di persone tra lavoratori ed abitanti, che avanzano richieste all’azienda, oltre a stimolare il dibattito e la presa di coscienza della cittadinanza. La principale richiesta è la sicurezza e il diritto a vivere in un ambiente monitorato e possibilmente salubre. Non vogliono che la Saras se ne vada, ma vorrebbero che si cominci ad ascoltare la loro voce e prendere provvedimenti concreti.
Inutile dire che ne il comune ne tantomeno l’azienda li considerano interlocutori.
Il comune di Sarroch non ha voluto concedere un qualsiasi spazio pubblico per la proiezione del film, l’unica proiezione è avvenuta in un bar, e l’azienda stessa, nei suoi comunicati interni (lo affermano testimoni nel dibattito post-film), ha fortemente criticato l’opera del regista pugliese.
Tornando ad Arianoa, nel film parleranno Beatrice Tiddia, vedova del marito morto a 48 anni, di cui trenta in raffineria, e Igor Melis, un fondatore dell’associazione stessa.
Lo scienziato fiorentino Annibale Biggeri, intervistato, ribadirà lo stravolgimento ambientale e i rischi sanitari derivanti da un polo petrolchimico così pericolosamente vicino ad un centro abitato, nonché i già accennati danni al DNA infantile dei bambini sarrochesi.
Con riferimento allo scempio ambientale nel film incontriamo anche Vincenzo Tiana, responsabile Legambiente Sardegna e Luca Pinna, suo omologo del WWF regionale; entrambi sottolineeranno l’incongruenza, per non dire l’assurdità, della presenza devastante di una raffineria in una zona di altissimo pregio naturalistico quasi unica in Europa, con zone umide, dune, aironi e fenicotteri.
Patrizia ci racconterà del suo compagno sarrochese, Gigi Vaccargiu, morto di cancro appena 31enne il 19 agosto 2007. Si tratta di una testimonianza tanto sobria quanto drammatica, veramente difficile da dimenticare.
Ma la catena di testimonianze su veleno, soldi e morti, che grava su tutta la pellicola e che sembra un pallone che stia per scoppiare, trova il suo contraltare nella suprema ipocrisia delle parole che chiudono il film, quelle di Gianmarco Moratti, gran patron della raffineria, ripreso mentre parla di fronte ai suoi dipendenti: "la nostra famiglia è la Saras". Un pugno in faccia farebbe meno male.
Inutile dire che il film è stato ignorato, per non dire censurato, da tutti i mainstream nazionali; qualche testata locale gli ha dedicato una mezza paginetta, ma senza approfondimenti, senza contesto, senza seguito.
Sia L’Unione Sarda che l’edizione locale di EPolis si sono limitate al commentino di rito, senza creare partecipazione, senza stimolare dibattiti, ricordandosi che, come sempre, prima vengono gli inserzionisti e i lettori sono la merce da vendergli. La solita vergogna mainstream.
Il film è stato rifiutato persino da eventi (pseudo)culturali come Torino film festival 2008 e Festival Cinema Giovani 2008. Non parliamo della distribuzione nelle sale, non parliamone perchè, semplicemente, non avremmo di che parlare.
Dobbiamo ringraziare l’anziano docente di comunicazione milanese Antonio Caronia che, conosciuto il giovane regista quasi per caso, si è poi adoperato per aiutarlo nella divulgazione.
Sono tutt’ora entrambi alla ricerca di spazi pubblici dove proiettare il film, specie qui in Sardegna e gli auguro buona fortuna, di cuore.
Se mi è concesso un commento, al termine di questo resoconto, che spero non sia stato troppo lungo e/o noioso, mi auguro che il film di Mazzotta possa portare la consapevolezza dei parenti delle vittime dell’azienda killer a un livello tale da permettere una eventuale azione penale nei confronti dei responsabili di malattie evitabili, morti sbagliate, sviluppo sbagliato. In primis l’azienda, ma anche politici ignavi, i sindacati opportunisti, le istituzioni che dovevano controllare, totalmente assenti.
Perchè, come ci mostra questo film capolavoro, i responsabili dello sfacelo ambientale e sanitario hanno nome, cognome e indirizzo, anche se, in Italia, certi poteri sono intoccabili, come dimostra la sentenza del tribunale di Venezia del 2 novembre 2001, che assolveva i vertici criminali di Montedison e Enichem.
>>


donne coraggiose e laiche







Prima parte del discorso di Carmen Montón, che ha collaborato alla stesura della legge per il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso. É corrispondente alla "nostra" Mara Carfagna.

Senza titolo 1342

  L'AVETE LETTA LA FIABA L'ANGELO ?  :-)


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La mia prigione

Grate                                        Immagine di franca bassi "la mia prigione" castello Savelli Palombara



Ieri festa delle Fate del bosco, la fata Pal  visto com' era andata la serata precedente, mi ha portato in gita, per farmi distrarre.  Come ho passato  la serata? Alla mia età, non ci sono molte cose da fare nel bosco, riesco a pensare a me, qualche volta, faccio delle visite alle mie sorelle Fate, raccolgo bacche, parlo con i Folletti e  guardo la natura. Ieri sera dopo aver scritto mi sentivo stanca, mi sono ritirata, con i miei sogni di fanciulla nella mia stanza. Fino a questo punto tutto normale, quando la notte si veste di un nero cupo, il campanello del portone sembrava impazzito, in un primo momento, credevo di sognare, poi ho guardato da dietro le grate, senza accendere la candela, un orco ha aperto la sua bianca  carrozza, ha preso una grande accetta, e con colpi violenti ha rotto tutti i campanelli, e la vetrata del grande portone. Impaurita ho chiamato i Folletti della giustizia, ma erano molto impegnati. Domani mi recherò da loro, per fare presente dell' accaduto. Certo, il bosco è pieno di Orchi cattivi, io soffro, perchè mi devo guardare sempre  le spalle, e vivere dietro le grate, per me, che sono uno 'spirito libero', mi costa moltissimo stare chiusa, a me piace: aprire le finestre del castello, guardare la luna, e seguire il volo delle lucciole, ma è, assolutamente  vietato inoltrarsi per la radura, se non si è scortati. Queste grate che vedete nell' immagine, non sono quelle del  mio castello, ma dietro queste grate, ha vissuto per un periodo il "Mostro di Nerola". Franca Bassi


Senza titolo 1341

Dolce deliquio


 


Ti guardo


segui indaffarata le tue cose


fuori oltre la finestra


il mio roseto esulta al nuovo giorno


mi guardi


un brivido caldo mi percorre


le rose cercano la luce


ti guardo


il sole è padrone del giardino


entra la luce dentro casa


mi guardi


schiudono i loro petali le rose


i tuoi occhi mi abbagliano


ti guardo


con totale abbandono


si offrono le rose al loro sole


ti guardo


mi guardi


dolce deliquio nella stanza


così l’anima mia


 


Pietro Atzeni

8.3.09

Senza titolo 1340

  L'AVETE VISTO IL FILM L'UOMO DELL'ANNO ?  :-)


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Senza titolo 1339

  VE LO RICORDATE IL KAWASAKI Z 900 ?  :-)


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Senza titolo 1338

  VI PIACE IL CANTANTE JOHN LEGEND ?  :-)


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8 marzo spariamo ( idealmente s'intende ) alle mimose provocazione di Adele Pariillo



Ci sono molte ragionevoli ragioni per sopprimere la festa dell'8 Marzo.
Non vogliamo più l
a festa dell'ipocrisia: perchè non è vero che c'è libertà e parità tra gli uomini e le donne:

libertà  di cosa  - di essere stuprate e considerate ancora bottino di guerra?
- Libere di entrare in parlamento con le quote rosa e ricreare gli stessi meccanismi di sottomissione tipici del potere maschile?
- Libere di modellarci su modelli dominanti della società?

- Libere di festeggiare l’’8 marzo assistendo ad uno  spogliarello di uomini-oggetto, mettendoci al pari di quegli uomini sessisti e machisti che ci considerano oggetti sessuali?

 NO GRAZIE.

L'8 marzo, io sparo alle mimose...Idealmente, s'intende !



"8 marzo: una bambina, una donna, senza Chiesa"

Carissimi,

“Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna” (Mt 5, 20-22). Parole severe quelle di Gesù. Non dissimili da quelle di alcuni maestri del suo tempo, che ricordavano: il comandamento è di non spargere il sangue, ora, chiunque umilia il suo prossimo, chiunque lo fa arrossire di vergogna, è come se ne spargesse il sangue, è perciò lui stesso omicida. La mattina, alla preghiera, noi non siamo molti, sei, sette, otto persone al massimo. Che oggi, quando, in apertura, si è fatta la memoria della vita, erano tutte, tra lo smarrito e l’indignato. Perché noi non siamo abituati a pastori così. Come quello che è entrato, alla stregua di un carro armato, in una storia, già di per sé fin troppo dolorosa, triste e drammatica. La storia parla di una bambina di nove anni che, assieme alla sorella quattordicenne (handicappata psichica), era costretta da tre anni a subire le violenze del giovane patrigno. Tali violenze si sono tradotte negli ultimi tempi in una gravidanza gemellare per la bambina più piccola, un fuscello di trentasettechili di peso. Che sua madre, il giorno in cui questa accusa forti dolori al ventre, porta in ospedale a Recife. E lì viene fuori la verità, amarissima. Con tutto ciò che ne segue. L’arresto del patrigno e la decisione di interrompere la gestazione della bimba. La storia potrebbe anche chiudersi qui, con in più, soltanto, il rispetto, il silenzio, l’abbraccio umano di quanti sono ancora capaci di voler bene. Tra cui, sperabilmente la gente di chiesa. Per alleviare, se mai fosse possibile, l’eccesso del dolore. E invece. Invece arriva fuori lui, il pastore, che da Gesù dovrebbe aver imparato il primato della misericordia, l’invito a non giudicare, la generosità fino al dono della vita. Ma che, sfortunatamente, “mica tutti ne sono capaci”. E così lui sale in cattedra, non sia mai per denunciare i potenti, ma per umiliare e schiacciare i poveri e chi si è fatto toccare dall’enormità della loro sofferenza. E scomunica quanti, per altro, hanno agito nel rispetto della legge: la direzione dell’ospedale dove si è svolto l’intervento, l’équipe medica che lo ha realizzato, la madre che lo ha autorizzato. La bambina non ha invece potuto formalmente scomunicarla, ma solo perché è minorenne. Fosse stato per lui, chissà! Del resto lui è lo stesso “pastore” inviato nel 1985 all’arcidiocesi di Olinda e Recife, per sostituire dom Helder Câmara, normalizzare quella chiesa, demolire sistematicamente il lavoro pastorale del profetico arcivescovo dei poveri. Il medico che ha coordinato l’intervento, il dott. Rivaldo Mendes de Albuquerque, cattolico, ha dichiarato: “Non riceviamo un solo centesimo per questo tipo di operazioni. Lo facciamo per il rispetto che una donna (in questo caso una bambina!) vittima di violenza merita, e che l’arcivescovo, sfortunatamente, tratta senza nessuna misericordia. È curioso che chi ci ha condannato alla scomunica non ha proferito una sola parola diretta all’uomo che ha stuprato questa bambina. Per dom José Cardoso Sobrinho, l’unica cosa che conta è il Diritto Canonico. Gli manca il cuore. Ho compassione del nostro arcivescovo, che non ha saputo essere misericordioso con una bambina innocente”. Ha ragione il dott. Rivaldo: non smarrimento, non indignazione, solo compassione. Chissà che domani, salendo all’altare quel vescovo riesca a ricordare la frase di Gesù: “Se presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5, 23-24), e magari, tutto paramentato, vada a cercare quella madre e le sue bimbe, e gli si inginocchi davanti e chieda loro perdono. Per intanto facciamolo noi, ci sarà rimasto qualche cristiano nella chiesa di Olinda e Recife, vero?



Il Postino della Comunità “Evangelho è Vida” del Bairro Rio Vermelho di Goiás (Brasile) - Testo raccolto da don Paolo Farinella





Senza titolo 1337

  QUESTO E' UN VECCHIO CAMION OM TITANO ?  L'AVETE MAI VISTO ?  :-)


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7.3.09

8 Marzo, festa della donna ?


Immagini reperite in rete

Luca aveva 33 anni... ed era gay è non è stato cantato a San remo


Ora che le polemiche   suscitate   dalla  canzone  ( musicalmente  è buona  , soprattutto perchè ha   avuto  buon gioco  di farsi accompagnare  da  una   ,  da  quell poco  che  da  profano  ne  capisco  ,  bellissima   voce  femminile  )   di  povia Luca  era  gay  il cui testo :  secondo  l'autrice  di eka.iobloggo.com/ : << (...)  Secondo me c'è poco da dire/da lamentare: fa cagare, e non solo per il tema decisamente opinabile, poco e mal argomentato ( che si studi Freud, prima di citarlo in maniera errata) ed alquanto idiota (tizio era gay, adesso sta con lei...), sapientemente studiato per provocare tutto il marasma che si è portato dietro -per non parlare di Luxuria sempre in televisione, (....)  Fa cagare, punto. >> qui il   resto dell'articolo  in questione  )  , sono mature   per  parlare  " pacamente   "  (  per parafrasare  un  noto politiko italiano   che    ha  capito  dopo varie  batoste    di farsi da parte  )   di   tali argomenti   e  proporre  , vedi titolo , la storia    di un 'altro Luca  .
L'occasione  viene  da un post  riportato  Dall'altro nostro (   per   chi ha  anche  blogger  come   blog  principale  e solo  l'account  in splinder    ) blog  riporto  qui l'url  per chi non lo ricordasse o non  lo conoscesse  ancora  www.ulisse-compagnidistrada.blogspot.com pubblico questa  toccante  storia  riportata  dalla  cdv  (   sia   in  splinder  sia  in blogger  )  daniela  tuscano  .

<<


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.



Cara Daniela,
Povia afferma che il "suo" Luca ex gay in realtà porta un altro nome, ora ha 58 anni, è sposato, ha una figlia e ha finalmente raggiunto felicità e benessere interiore.
Io invece voglio raccontarti d'un altro Luca. Che si chiamava proprio così, e la cui storia è un po' diversa da quella cantata a Sanremo.
Luca aveva 33 anni quando ci ha lasciati! Ma la sua energia è ancora dentro tutti coloro che l'hanno conosciuto. Come a me e a Matteo.

Io e Matteo siamo due volontari di una pubblica assistenza di Firenze, e ci venne chiesto se volevamo fare un servizio di assistenza domiciliare in una casa vicino a dove abitavamo noi. L'impegno era soltanto per due volte alla settimana e si trattava di preparare la cena, se lo sapevamo fare, oppure andare a fare la spesa, perché questa una viveva sola e non poteva uscire perché malata. Negli altri giorni altri volontari a svolgevano questo servizio, ma eravamo liberi di andare a trovarla ogni volta che volevamo.


Così io e Matteo accettammo; in fondo bastava organizzarci per chi dei due andava a comprare le cose mentre l'altro preparava la cena. Sarà la solita vecchina o vecchino solo senza famiglia, o con la famiglia che se ne fregava, pensammo. Dissi a Matteo: "Perché non facciamo un salto domenica sera a vedere un po' com'è la situazione? Così ci organizziamo di conseguenza". E così, la domenica, andammo all'indirizzo che ci avevano dato. Aprimmo con le chiavi forniteci dall'organizzazione in quanto il padrone di casa non sempre era in grado di alzarsi dal letto.
Ci trovammo in un piccolo salotto molto accogliente, con un gran divano che prendeva tutta la parete e dava di fronte alle finestre spalancate su un piccolo giardino molto ben curato. In un angolo, su una sedia a dondolo c'era un ragazzo molto giovane, con una sigaretta tra le dita, molto magro e pallido. Ci disse buonasera e io e Matteo ci guardammo un po' stupiti. Si presentò dicendo di chiamarsi Luca e che era lui il bisognoso di assistenza perché malato di Aids; se questo ci avesse creato problema, lui avrebbe capito e richiesto altre persone. Io, superato il primo momento d'imbarazzo, mi avvicinai e mi presentai e gli dissi che per quanto mi riguardavanon ci sarebbero stati problemi. Non ci furono neanche per Matteo. Così cominciò la nostra avventura con Luca. Cominciammo ad andare due volte, che poi diventarono tre, poi quattro, e tutte le domeniche sere restavamo a cena con lui. Divenne la nostra vita. E noi la sua. Non passava momento libero che non fossimo con Luca. Aveva lasciato i genitori a 20 anni per andarea vivere da solo con il suo compagno, ma tutto in gran segreto, perché i genitori rifiutavano totalmente l'idea di avere un figlio gay. Quando andavano a trovarlo, doveva cacciare di casa il compagno perché, se lo avessero visto in compagnia di un uomo, da solo in casa, sarebbe successo il finimondo.

Questo è durato per 10 anni, fino a quando il suo compagno è morto per Aids. Luca aveva contratto la malattia due anni prima che morisse il suo compagno, e per i tre anni che sono seguiti prima della sua morte, aveva tagliato i ponti con tutti. I genitori sono venuti a sapere che il loro figlio era gay e pure malato soltanto dopo la morte del partner, perché glielo aveva rivelato lui stesso. Da quel momento i genitori non erano più esistiti per Luca, e lui, di conseguenza, aveva cambiato serratura alla porta e annullato il contratto telefonico. Comunicava solo con il cellulare.
Quando ha cominciato a stare molto male si è rivolto alla nostra associazione per chiedere se poteva avere assistenza domiciliare. Così siamo entrati in gioco noi. Tra noi era nato un legame fortissimo, un'amicizia senza limiti. Matteo aveva due videoregistratori e ne portò uno a casa di Luca. Io ho circa 500 film, ogni volta gli facevamo scegliere tra generi diversi. Nei periodi in cui stava meglio e aveva voglia di uscire, lo portavamo al cinema, sua grande passione, in giro per la Toscana. Poi cucinavamo di tutto facendo un gran casino, e lui rideva come un matto.
Per l'unico Natale passato insieme, gli comprammo l'albero e anche il regalo. L'albero non lo aveva più fatto da quando era mancato il suo compagno. Trascorremmo insieme anche l'ultimo dell'anno. Anche di sesso parlavamo. Tra noi erano caduti tutti i muri. Eravamo diventati una famiglia. Ma cosa importante, eravamo riusciti a farlo sorridere di nuovo.


Diventammo anche la voce dello scandalo per gli inquilini. Quel via vai di uomini in quella casa. Se incrociavamo qualcuno, non ci salutavano o ci guardavano di traverso.
Poi venne aprile. Quella sera, quando arrivammo noi, lo trovammo a letto. Non riusciva neanche a parlare. Trovai il numero di telefono del medico e lo chiamai subito. Mi disse che si trattava d'una nuova crisi, di dargli quelle medicine di sempre e che, se Dio avesse voluto, si sarebberipreso. Non si riprese più. Quella notte noi rimanemmo lì. Io nel letto con lui, Matteo sul divano. Nella notte ci lasciò. Svegliai Matteo per avvisarlo. Lui chiamò il medico, che accorse subito. Poi di nuovo facemmo il nostro lavoro. Lavammo Luca, lo vestimmo e aspettammo che l'ambulanza lo portasse via. Solo quando si udì la sirena, quelli del primo piano chiesero cosa fosse successo. Per mia fortuna non avevo voglia di parlare, se no non so se sarei riuscito a controllarmi. Neanche Matteo rispose.
Dopo che l'ambulanza si fu allontanata, io e Matteo ci guardammo negli occhi gonfi per il pianto e per la notte insonne. E in quella, Matteo fece un gesto che, lì per lì, mi sorprese: in quel momento, nel giardino, davanti a quegli occhi curiosi e indifferenti, mi baciò. Matteo è eterosessuale e solo più tardi capii che quel bacio era per Luca, per provocazione a quella gente che per quei 7 mesi che noi eravamo stati lì, non si era mai presentata a chiedere se avesse bisogno di qualcosa.
Questa storia ci ha lasciato una grande ferita, che ha portato me e Matteo a non vederci quasi più. Io non faccio volontariato da quasi due anni. Matteo lo sento ogni tanto per telefono. Ci incontriamo il giorno del compleanno di Luca per andare insieme a messa. Non essendo parenti, non abbiamo saputo neanche dov'è sepolto, anche se forse dentro di noi, in realtà non lo vogliamo sapere.Preferiamo ricordarlo nella nostra intimità. Per Matteo è stata la prima esperienza con una persona sofferente che poi è morta. Per me, invece, la seconda. Il 2 gennaio del 1991 ho perso mia madre per leucemia.

                                                              Daniele Bausi
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Dovrei concludere  qui  ., ma datro che ci sono  ne  approfitto    per  rispondere   alla  grilo  a chi   mi scrive  (  nell'email  riportasta  sotto  i post  , o a quella di splinder  )  o  mi  sms    chiedendomi  e  scrivendomi :
1)   visto  che  parlate   di gay  , lesbiche  , siete per  caso gay  o lesbiche  ?
2) il  vostro sito  è  una  comunità   omosessuale  ?
3)   se  sei  etero  perchè  .......  ti schieri con quella  feccia  e  malati  ed  esibizionisti  bvedi le  loor  pagliacciate  di  gay  pride   e adesso lesbo pride  ? che voglionoisposarsi  ed  adottare bambini  non c'è più   religione  , roivinano la  famigflia  , ecc 
4)  e  altri commenti  neofascisti  e razzistici   che  mi viene  il disgusto   solo  a  ripeterlli e  a riportarli  .

Lo sò che  dovrei fare  come dante  non curarti di loro  , ma  certe cose  mi fanno vergognare   oltre che  (  come  mi  è sucesso   quando  ho visto  il film Philadelphia  del 1993, diretto da Jonathan Demme con Tom Hanks) piangere  nel vedere  che un uomo o  una donna  nel 21  secolo  sia  discriminagto per  le  sue scelte sessuali  .

Ecco le  mie risposte  .
1)    qui parlo per  me  ,  gli altri  non sò  se  vogliono possono replicare nei  commenti  , non lo sono  . E  se poi lo fossi  vi cambierebbe  qualcosa  ? 
2  )  ma  prima  d'aprire  quella  cloaca di boccca  ti sei accorto    d'aver   collegato bocca  con il  cervello  ?  l E’ stato anche dimostrato che una quota significativa di individui eterosessuali può manifestare dei comportamenti omosessuali in circostanze in cui l’accesso all’altro sesso è impedito o reso impossibile per le più varie ragioni (scuole, servizio militare, carceri, etc.).
E’ anche importante fare una istinzione tra l’orientamento sessuale omosessuale (il fatto cioè di avere preferenza esclusiva per una sessualità di tipo omosessuale) ed il comportamento omosessuale. Il comportamento omosessuale è infatti piuttosto comune nell’adolescenza, mentre la prevalenza dell’orientamento sessuale omosessuale nell’adulto è di circa il 7% nei maschi e di circa il 4% nelle femmine (anche se si ritiene che questi dati siano stimati per difetto).
In tutti i paesi europei l’omosessualità è considerata un comportamento assolutamente legale purché venga messa in atto da individui considerati in grado di intendere e di volere e consenzienti.
E per finire l’omosessualità è scomparsa da diversi anni anche dai manuali psichiatrici non essendo più considerata una malattia psichiatrica.Infatti    già  da  (  trovate la  copertina sotto  di un suo libro  )  Alfred Adler(1870 –1937) psichiatra e psicoanalista austriaco .
L’omosessualità non è una malattia".  Infatti  egli  : <<   (...)  . Nella fase dello sviluppo, il bambino affronta problemi e situazioni creando stratagemmi che ricava dalla propria esperienza e dal confronto con quelle degli altri, soluzioni che adotta come schemi del suo comportamento, ai quali si conformeranno da allora le sue risposte. Le ricerche della psicologia individuale hanno inoltre dimostrato che un bambino sarà tanto più perverso quanto più sarà accresciuto in lui il senso di inferiorità. Naturalmente sotto questa chiave anche l'educazione assume un senso di primaria importanza: un padre-tiranno, che offusca la personalità espressiva del figlio, può essere causa dell'insicurezza dello stesso, creando un grave senso di inferiorità, ed egli si oppone all'autorità del padre in modo nascosto, acquisendo le doti tipiche del perverso. Stessa cosa accade se la madre é forte e possessiva: il bambino avrà, un domani, un forte senso di scoraggiamento e quindi di repulsione verso la donna. La fuoriuscita dallo schema tradizionale fa sì che l'omosessuale sia scarsamente adattabile alla vita sociale, dove infatti egli è condannato ad essere considerato immorale. E' molto complicato curare l'individuo omosessuale perché si tratta di una nevrosi individuale costituita in età giovanile: é necessario estirparne l'omosessualità acquisita nell'infanzia, quindi rilevare in modo preciso la distanza dal partner sessuale, evidenziare l'aspetto dell'antisocialità ed infine sciogliere il senso di superiorità adottato per compensazione. L'omosessualità, come si diceva, é un fattore di educazione dell'infanzia. La vasta diffusione di questo fenomeno, normale nei tempi antichi come tutt'oggi in ogni classe sociale, fa ad Adler dedurre che l'omosessualità sia una perversione non curabile.>> (  tratto dalla sua biografia su   filosofico.net  )  Può sembrare assurdo doverlo ripetere nel 2006 ma l’Associazione Americana di Psicologia è stata costretta, nel corso di una settimana di convegni appositamente organizzati a New Orléans, a ribadire le posizioni stabilite ufficialmente nel lontano 1975.“L’omosessualità non è una scelta ma una condizione naturale, dunque non vi si può guarire” ha affermato l’Associazione degli Psicologi di fronte alle pressioni dei movimenti cosiddetti “ex-gay” come Exodus, secondo cui sarebbe possibile guarire dall’omosessualità abbracciando la fede religiosa. “Chi afferma il contrario - puntualizzano gli organizzatori - fa riferimento a pratiche religiose e non scientifiche, sul cui reale funzionamento non esistono prove scientifiche e che anzi possono essere fonte di discriminazione sociale.”Al convegno scientifico hanno trovato spazio anche associazioni come “Truth Wins Out”, che è da tempo impegnata nel portare alla luce le truffe e i raggiri che spesso stanno dietro ai presunti guaritori dal 'male' dell’omosessualita'.
3)  solo perchè  ......   con l'ano  e con la  bocca    non sono diversi da noi   .  Non sono malati   e tutti esisbizionisti , esperienza  personale  ( ne  ho conosciuto    e   alcuni li  frequento tutt'ora    ed altri non faccio nomi  per  privacy   e perchè  essere homosex  oggi     viene considerato oggi un tabù  e non mi và   ed0'essere  coresponsabile  d'averlo messo   alla  pubblica  gogna  , scrivono quoi  da  noi  ) .
Io  ho forti dubbi  sull'adozione   dei bambini a  coppie  gay e  Lesbiche    e non mi piace il matrimonio  omosessuiale   meglio  un pacs  o il solo matrimonio   laico in comune  )  .   i gay  pride  sarebbero delle    carnevalate   ( pagliacciate  non mi piace   come termine  )   se  non ci fosse  una cultura  (    sia  a destra , sopratu tto per  esperienza personaloe  e per  qule che vedo e sento  ,  sia   a sinistra  e ila  storia  di P.P.Pasolini lo dimostra  )  Poi  condivido  in parte   (  pnon  mi dilungo  , poer  non annoiarci   , ma sopratutto     perchè  chi mi legge   sa  cosa  condivido  d''esspo  ,  cmq    se  volete   sui  può approfondire  nei commenti   o  in  privato  )  quello che ha detto  nel discorso  di parlamentare   di cui riporto sotto la  prima parte Carmen Montón,  ministro del governo zapatero (  ha lo stesso ruolo di mara  Carfagna  )  che ha collaborato alla stesura della legge per il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso. É corrispondente alla "nostra" Mara Carfagna. durante  l'iter legisloativo   della  legge di Zapatero  suoi matrimoni omosex 




trovate buzzintercultura.blogspot.com/ più  precisamente  qui se   non avete  voglia  di   cercare  nel suo archivio  .

  con questo è tutto alla prossima 

Mimosa

mimosamimosa duemimosa tre                                                       Immagini di franca bassi  1990 "Mimosa"


Sono passati molti anni, anche se sono cambiata, la mimosa di queste immagini, il mio cuore, il mio spirito nulla  è mutato, chi mi conosce sa bene che non mento. Ricordiamo quante donne sono state uccise, maltrattate, violentate nei secoli.  Amiche domani, dobbiamo dedicare un pensiero gentile, per tutte queste donne, che nella vita hanno e ancora soffrono. Non facciamo festa nei locali, rispettimo il loro sacrificio, non c'è nulla da sorridere, guardare un uomo che scimmiotta in mutande. Siamo donne forti, rispettiamo l'uomo, e cerchiamo rispetto. Pensiamo alle vere donne, che  hanno lottato anche per la nostra libertà, onoriamole, diamo dignità alla loro sofferenza, alla loro morte.Franca bassi


Donna


Per quante volte
hai chinato la tua testa?
Per quante volte
hai pianto nel silenzio
della notte?
Le tue mani piagate
le tue ossa stanche
accarezzate
solo dal  tuo dolore.
Per  quante volte
hai cercato
la  tua bambina
la fanciullezza smarrita?
Tu... donna sola!
Oggi le tue carezze
si sono smorzate
restano solo i tuoi sogni
e la libertà
di una  dolce bambina.


franca bassi

Bimba di 9 anni stuprata abortisce .l'arcivescovo scomunica i medici

  dopo la lettura  dell'articolo che   trovate  sotto   dui repubblica  online del       (6 marzo 2009)   e che  evito  di  commentare    perchè  chi mi legge  (  e chi mi dovesse  leggere  le  faq  o  lo'archivio   )  conosce   gia  il mjio pensiero   Ora  Capisco che l'aborto   non  è una  cosa piacevole  ( o  un crimine  come  definisco i fautori    più  accessi  e fanatici dellla  vita  )   ma  chiedo  a  voi tutti  credenti  ,non ptraticanti  ,   atei e  agnostici 








































cosa e' piu' terribile per  una  raqgazza  \  donna
portarsi dietro un frutto di una violenza strupro o di un incesto - violenza  familiare  ?
abortire
non nriconoscere se c'e' una tale legislazione il bambinbo alla nascita ?
abbandonarlo davanti alla casa di qualcuno -a
in un convento od un orfanotrofio
venderlo
  
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 Buona lettura 



Brasile, la Chiesa contro i sanitari che hanno interrotto la gravidanza della piccola  incinta di due gemelli dopo le violenze del patrigno. I dottori "Rischiava la vita"Bimba di 9 anni stuprata abortisce l'arcivescovo scomunica i medici
di ORAZIO LA ROCCA

Bimba di 9 anni stuprata abortisce l'arcivescovo scomunica i medici


L'arcivescovo di Recife, Josè Cardoso Sobrinho
CITTA' DEL VATICANO - Imbarazzo, rabbia, dolore, pietà, ma anche una sola incrollabile certezza: "Abortire è peccato. Sempre". Queste le prime reazioni "a caldo" colte in Vaticano alla notizia che la Chiesa cattolica brasiliana ieri ha scomunicato i medici che qualche giorno fa hanno autorizzato l'aborto ad una bambina di 9 anni rimasta incinta in seguito alle violenze sessuali subite dal patrigno da quando aveva 6 anni. "E' una tragedia grandissima, specialmente per quella povera bambina, ma la pena della scomunica andava sanzionata perché lo prevede espressamente il Codice di Diritto Canonico di fronte ad un palese caso di aborto procurato", spiegano riservatamente alla Pontificia Accademia per la Vita.
Una posizione del tutto in linea con quanto deciso il monsignore brasiliano Josè Cardoso Sobrunho, arcivescovo di Recife, il quale, nello specificare che il provvedimento non riguarda la bambina, puntualizza che il "peccato" d'aborto ricade esclusivamente sui medici e "chi lo ha realizzato - si è augurato il presule spiegando i termini del provvedimento - si spera che, in un momento di riflessione, si pentano". Mentre un gruppo di avvocati cattolici ha denunciato il caso alla giustizia.
Il patrigno della bambina, un uomo di 23 anni di cui non è stato dato il nome, si trova in stato d'arresto da giorni in un carcere dell'entroterra del Pernambuco, in seguito alla confessione di aver stuprato la piccola - la prima volta tre anni fa - e di aver abusato anche della sorella invalida di 14 anni. Alla bambina di 9 anni vengono attualmente somministrati medicinali per indurre un aborto farmaceutico alla gravidanza di due gemelli in seguito agli abusi, ricorda la stampa locale, che da giorni sta seguendo il caso. La vicenda della piccola ha diviso tra l'altro anche i suoi genitori, visto che il padre si è detto contro l'aborto, la madre invece a favore.
Critico verso il provvedimento ecclesiale, Livio Moraes, primario presso l'ospedale dell'Università di Pernambuco, che ha ricordato che la legge brasiliana "autorizza l'aborto in caso di stupro o pericolo di morte", vale a dire proprio le condizioni entro cui si è venuta a trovare la bambina violentata. Valutazione non condivisa dall'arcivescovo Sobrinho che ha risposta al primario sventolando le ragioni dogmatiche su cui a suo parere poggia la scomunica, sottolineando che "la legge di Dio è al di sopra della legge umana. Per qui, quando una norma promulgata da legislatori umani va contro la legge di Dio perde qualsiasi valore".
Meno dogmatico e più sofferto il commento di uno dei più autorevoli teologi pontifici, monsignor Piero Coda, docente alla Pontificia Università Lateranense, il quale - pur ricordando che per il credente abortire è sempre peccato - ha parole di dolore e di pietà per la piccola brasiliana. "L'aggressione subita da quella bambina - dice subito il teologo - è un crimine abominevole, gravissimo, che va punito con tempestività e severità". Ma, "pur di fronte a tanto dolore" per il monsignore "rispondere ad una tragedia con un'altra tragedia come è l'aborto è sbagliato". "Senza entrare nel merito di questo caso perché non ne conosciamo ancora tutti i termini - puntualizza prudentemente ancora Piero Coda - non possiamo mai dimenticare che per la morale cattolica l'aborto è un atto gravissimo che occorre fare tutto il possibile per evitarlo". "Altra cosa è valutare le responsabilità di chi commette un crimine tanto aberrante, persone che vanno condannane senza esitazione. Ma sarebbe meglio fare tutto il possibile - conclude monsignor Coda - per evitare di arrivare a questi drammi, con una più mirata opera di prevenzione e di aiuto per le fasce sociali più deboli ed esposte, non solo in Brasile, ma in tutto il mondo, Italia compresa".
Sul caso della bimba stuprata è intervenuto anche il ministro della sanità brasiliano, Josè Gomes Temporao, che ha accusato la Chiesa cattolica di aver adottato una posizione "estremista", "radicale" e "inopportuna" avendo deciso di scomunicare i medici che hanno fatto abortire la bambina di nove anni. "Sono scioccato per la posizione radicale di questa religione che - si è lamentato il ministro -, nell'affermare a torto di voler difendere una vita, mette un'altra vita in pericolo".
Dal Vaticano, risponde padre Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio epr la Famiglia, presieduto dal cardinale Ennio Antonelli. "E' un tema molto, molto delicato", ma "la chiesa - ricorda il monsignore - non può mai tradire il suo annuncio, che è quello di difendere la vita dal concepimento fino al suo termine naturale, anche di fronte a un dramma umano così forte, come quello della violenza di una bimba". "L'annuncio della chiesa è la difesa della vita e della famiglia - aggiunge ancora padre Grieco - ognuno di noi deve porsi in un atteggiamento di grande rispetto della vita, anche di fronte a un dramma umano come la violenza di una bambina".
E la scomunica ai medici? "I vescovi giustamente predicano il mistero della vita - risponde il religioso - e la chiesa non può tradire il suo annuncio. L'aborto non è una soluzione, è una scorciatoia". "La scomunica significa non potersi accostare anche al sacramento della comunione e se una persona è nel peccato e non si confessa, per la chiesa - ricorda Grieco - non può fare la comunione. In questo caso i medici sono fortemente nel peccato perché sono persone attive nel portare avanti l'aborto, l'uccisione di un innocente. Sono protagonisti di una scelta di morte".

                                  

Pensieri sparsi - 1

Senza titolo 1336

 VE LA RICORDATE LA FIAT RITMO CABRIOLET ? :-)


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Quella cosa che chiami destino

Quella cosa che chiami destino
stretta sui fianchi di una donna
messa di traverso sul suo seno
è solo la catena che ti vincola
per nascita, per scelta, per condizione.

E allora capisco
la tua voglia di andare lontano
di sciogliere le tue labbra
a un bacio di un angelo
volando sulle terre desolate

E non sarà
non sarà un velo sui tuoi occhi
o un burka di un pirata ottomano
ma il mio mitra
di poeta guerrigliero
a liberarti dalla tua condizione
di schiava

Senza titolo 1335

  VI PIACEVA IL DISCO TI AMO !  DI UMBERTO TOZZI ?  :-)


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6.3.09

Facciamo festa!

...è vero, non bisognerebbe chiamarla "festa" ma "giornata" della donna, anzi, delle donne. Ma io voglio sottolineare proprio l'aspetto festoso o, meglio, gioioso di questa ricorrenza. Ricorrenza, sì.


Ho realizzato un video con immagini volutamente grintose, vincenti, fascinose, colorate, insomma belle, per dimostrare a tutti la nostra forza e il nostro orgoglio femminile. E siamo molto di più e di variegato di quel che in quattro minuti di musica sono riuscita a stipare, lo so. Ma l'importante è il simbolo, il messaggio, la nostra appartenenza tenace ed ebbra di vita, durevole nei secoli.


Facciamo festa, allora: è il nostro franco sorriso, del resto, a indebolirli.


Daniela Tuscano



Iniziative a Bresso (e altrove)

L'appello di Amnesty International

Facciamo festa!

...è vero, non bisognerebbe chiamarla "festa" ma "giornata" della donna, anzi, delle donne. Ma io voglio sottolineare proprio l'aspetto festoso o, meglio, gioioso di questa ricorrenza. Ricorrenza, sì.
Ho realizzato un video con immagini volutamente grintose, vincenti, fascinose, colorate, insomma belle, per dimostrare a tutti la nostra forza e il nostro orgoglio femminile. E siamo molto di più e di variegato di quel che in quattro minuti di musica sono riuscita a stipare, lo so. Ma l'importante è il simbolo, il messaggio, la nostra appartenenza tenace ed ebbra di vita, durevole nei secoli.
Facciamo festa, allora: è il nostro franco sorriso, del resto, a indebolirli.



Iniziative a Bresso (e altrove)

L'appello di Amnesty International

Un aiuto alle donne disabili del Sud del mondo

Mutui Prima Casa

L’articolo 2 del decreto legge 185 varato dal Governo il 29 Novembre 2008 prevede per il 2009 un tetto massimo al costo dei mutui a tasso non fisso, che è costituito dalla differenza tra il tasso del 4% ed il tasso del mutuo al momento della stipula del mutuo, tale differenza sarà a carico dello Stato. Ma poiché pare molto probabile che i tassi possano ancora scendere , è possibile che un Euribor vicino al 2% renderà ininfluenti le riduzioni di rata previste dal decreto .
Un’altra importante novità introdotta dal decreto è l’obbligo per le banche dal 2009 di offrire mutui a tasso variabile agganciati al tasso di riferimento della Banca Centrale Europea , questo provvedimento permetterà di avere un tasso variabile meno esposto alle intemperanze del mercato ,dunque più stabile. Tutti coloro che sono in procinto di comprare casa o ricorrere alla surroga per cambiare il loro mutuo avranno scenari interessanti con tassi ai minimi di mercato come diversi anni fa , tassi fissi dunque più contenuti e tassi variabili più stabili. 


articolo tratto da www.contributicasa.it

Senza titolo 1334

  L'AVETE VISTO IL FILM PRIME ?  :-)


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