24.1.13

un film \ documentario [la bambina pianista ] sul'olocausto dato ad orari assurdi ( 23.30 di sabato ) in rai

ma  chi fa la programmazione  in RAI   cosa  ha  nella mente segatura  ?  un film documentario La pianista  bambina    di una storia vera    di una sopravvissuta ( qui in inglese maggiori dettagli    ) raccontata  nel  libro "La pianista bambina" (titolo originale "Hiding in the spotlight") .  Ora  mi chiedo   come mai la  RAI   faccia  tanta  pubblicità e  speciali   dedicati alla tragedia  che  è l'olocausto  venga dato  dalla TV  pubblico  in un orario  assurdo  ( come  dimostra  le   schermate   sotto riportata   dal  sito  ufficiale  del  terzo canale  della rai )



Ma  allora  mi chiedo con la solita  domanda   retorica    perchè  ......  paghiamo il canone  ?  E perchè  fa quel  cavolo di pubblicità  retorica  sul  27  gennaio   la  RAI per non dimenticare  e poi si comporta  cosi 


  di  cui  trovate  sotto la recensione  di  http://www.sololibri.net/La-pianista-bambina-di-Greg-Dawson.html

La pianista bambina

Quando Greg Dawson contattò per la prima volta un agente letterario di New York per presentare il manoscritto de "La pianista bambina", venne respinto. Lo scrittore si sentì rispondere che il genere era stato fin troppo sfruttato e che si voleva solo trasformare la vicenda di sua madre nell'ennesimo psicodramma sull'Olocausto.

Nulla di più impreciso, avventato e sciocco. "La pianista bambina" (titolo originale "Hiding in the spotlight") è la ricostruzione toccante ma anche lucida ed attenta di una vita straordinaria, quella di Zhanna Arŝanskij, pianista prodigio e madre di Greg Dawson: "...mi resi conto che mia madre era diversa dalle altre madri che abitavano nel nostro quartiere, nell'Indiana. Mi parlava in russo, oltre che in inglese, e ogni giorno suonava il pianoforte per ore. La sera a letto mi addormentavo ascoltando le note di Chopin, di Brahms o di Dvořák che provenivano dal soggiorno. Mia madre aveva la carnagione olivastra – una eredità delle orde mongole che avevano invaso e occupato alcune zone della Russia nel XII secolo – e la mia pelle color caffelatte mi distingueva dai mie compagni di giochi dalla carnagione candida".
Quando Sara era incinta aveva letto la storia di Giovanna D'Arco, l'eroina francese che aveva pagato con il rogo il suo coraggio e la sua forza. Appena nacque sua figlia volle darle un nome che, in russo, corrispondesse a Giovanna: Zhanna. Due anni dopo nacque Frina. Siamo in Ucraina, fine anni '20, Zhanna e Frina sono figlie di Dimitri, un caramellaio di origini ebree. L'uomo, suonatore dilettante di violino, avvicinò precocemente le sue due figlie alla musica e le bambine, entrambe estremamente dotate, riuscirono in qualche anno a conquistare consensi ed approvazione tanto da ottenere una borsa di studio presso il prestigioso Conservatorio di Mosca.
La famiglia Arŝanskij viveva da diverso tempo a Kharkov ma ad un certo punto tutto iniziò a cambiare: "Da quando aveva firmato il patto di non aggressione con Hitler, nel 1939, Stalin aveva utilizzato il proprio controllo sull'informazione per creare l'illusione della pace e dell'imminenza di tempi migliori". Il castello montato ad arte da Stalin crollò miseramente il 22 giugno 1941: la Germania attaccò la Russia. Gli Arŝanskij, come altri, ascoltarono atterriti l'annuncio radiofonico dell'inizio del nuovo conflitto dalla voce di Molotov. Era appena iniziata quella che Hitler denominò l'Operazione Barbarossa.
Molti abitanti di Kharkov scelsero la fuga verso est soprattutto perché l'esercito tedesco era seguito da unità denominate Einsatzagruppen (create da Hitler nel maggio del 1941) che avevano il compito di sterminare quanti più ebrei possibile. La prima gigantesca strage eseguita fu quella di Babi Yar, un villaggio poco distante da Kiev: in due giorni le Einsatzagruppen uccisero 34.000 ebrei. In Unione Sovietica l'Olocausto era iniziato così, in largo anticipo rispetto a quanto dovrà ancora avvenire ad Auschwitz, Dachau, Treblinka, Bergen-Belsen e via dicendo.
Gli Arŝanskij, invece, non scelsero la fuga "si chiusero in casa e attesero il proprio destino. La vita normale s'interruppe. Le sorelle non osavano suonare il piano per timore di attirare l'attenzione dei soldati tedeschi che giravano per le strade. Dimitri continuava a ripetere di essere convinto che sarebbero stati mandati in un campo di lavoro a Poltava".
Ovviamente non fu così.
I tedeschi costrinsero loro e molti altri ebrei a lasciare tutto e a marciare verso una destinazione ignota. Il 15 dicembre, proprio quando si stavano recando presso i punti di raccolta, Zhanna decise di tornare indietro: aveva dimenticato una cosa importantissima. Tornò in casa e, dopo aver frugato tra i suoi spartiti, prese con sé quello dell'Improvviso Fantasia di Chopin, la partitura che amava di più e la nascose sotto la camicia. Quel pezzo l'accompagnerà per tutti gli anni a seguire.Tutti gli ebrei vennero rinchiusi in una vecchia fabbrica di trattori divenuta un campo di concentramento in cui la gente moriva quotidianamente di freddo e di fame. Dopo qualche tempo ai prigionieri venne di nuovo comandato di mettersi in marcia. Verso nord. Qualcuno si illudeva di trovare un nuovo campo ma verso nord non c'era altro che Drobitsky Yar. La parola Yar, in russo, vuol dire burrone. Come la precedente Babi Yar, anche a Drobitsky Yar c'erano profonde voragini, luoghi ideali nei quali far precipitare e nascondere i cadaveri degli ebrei massacrati.
La fila degli Arŝanskij partì l'ultimo giorno. Dimitri sapeva che non sarebbero arrivati in nessun luogo e convinse la giovane guardia ucraina che li seguiva a lasciar andare almeno sua figlia. Zhanna era più forte ed intraprendente di Frina, forse ce l'avrebbe fatta. L'uomo regalò al soldato il suo orologio, coprì le spalle di sua figlia col suo pesante cappotto e le disse: "Non m'importa quello che fai, basta che tu viva. Vai!".
Zhanna uscì dalla fila. "Diventai una delle donne grigie che osservavano il passaggio della colonna di condannati", racconta. La ragazza aveva con sé solo un cappotto ed uno spartito.
Dopo qualche tempo, aiutata dal caso e da famiglie che rischiarono grosso dandole ospitalità, Zhanna riuscì a ritrovare anche Frina. Suo padre era riuscito a mettere in salvo anche lei. Le due pianiste prodigio erano di nuovo vicine ma per loro si preparavano anni difficilissimi. Erano divenute famose e il terrore di essere scoperte e riconosciute le accompagnò ogni istante, soprattutto quando vennero notate per le loro doti musicali all'interno di un orfanotrofio ed entrarono a far parte di una compagnia di artisti.
Per scampare al pericolo le sorelle dovettero darsi un'altra identità: "Mi chiamo Anna Morozova. Vengo da Kharkov. Io e mia sorella Marina siamo orfane. Nostro padre era un ufficiale dell'esercito russo ed è rimasto ucciso in combattimento. Nostra madre è morta nei bombardamenti di Kharkov". Questa le versione fasulla sulla propria identità che Zhanna e Frina (Anna e Marina) furono spesso indotte a ripetere, anche davanti ai tedeschi, per non essere arrestate e deportate.
Il destino, tra il beffardo e il paradossale, chiese alle sorelle Arŝanskij prove di forza eccezionali come quella di suonare per alleggerire l'umore dei soldati tedeschi. Due giovani ebree alle quali i nazisti avevano sottratto i genitori, i nonni, il sogno di divenire celebrità e l'intera adolescenza si trovarono a dover suonare davanti ai loro persecutori. La ritirata dei tedeschi, sconfitti in Russia nel 1943, significò per Zhanna e Frina un ripiegamento verso ovest: i tedeschi le trascinarono via con loro fino a Berlino. L'angoscia di essere smascherate rendeva la vita delle ragazze un inferno: "Avevamo l'impressione che Hitler fosse proprio lì accanto a noi. Sapevamo che ci conveniva fare le brave, e avevamo bisogno di fortuna. Se qualcuno avesse scoperto che eravamo ebree saremmo arrivate nella sede della Gestapo in due minuti".
Nonostante un paio di pericolose delazioni, nessuno le scoprì. La musica continuò a farle sopravvivere anche quando la Germania, oramai prossima alla disfatta, stava per cedere agli Alleati. Perché è proprio grazie alla musica e all'amore infinito per il pianoforte che Zhanna e Frina riuscirono a sopravvivere all'Olocausto e a rendere onore al sogno di Dimitri.

Greg Dawson, che lavora come giornalista, per tanti ha ignorato le origini di sua madre. Non immaginava che nel passato di una bravissima pianista, concertista ed insegnante di pianoforte fosse celata una storia così grande e tormentata. A più di ottanta anni di età Zhanna Arŝanskij Dawson ha avuto la forza di ripercorrere la sua vita, di recuperare ricordi e sofferenze e trasmetterle a suo figlio il quale, a sua volta, ha voluto trasportare tutto in questo libro che è, al contempo, documento e racconto, denuncia e testimonianza.

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

Greg Dawson è nato nel 1949. Cura la rubrica “The Last Resort”, che si occupa di problematiche relative ai consumatori, per il quotidiano “Orlando Sentinel”. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo libro "Hiding in the spotlight" nel quale racconta la storia di sua madre Zhanna Arŝanskij Dawson scampata all'Olocausto.

Zhanna Arŝanskij Dawson è nata in Ucraina nel 1927, è una pianista ed ex insegnante di pianoforte presso l'Università dell'Indiana. Il suo nome è divenuto famoso dopo che suo figlio, Greg Dawson, ha pubblicato un libro che racconta la sua storia. Zhanna e sua sorella Frina sono, almeno secondo i dati raccolti, le uniche due sopravvissute al massacro di Drobitsky Yar durante il quale i nazisti uccisero circa 16.000 ebrei ucraini.

23.1.13

La vacanza


 

Rimane
la tua assenza.
Il sale dell'addio.
I fiocchi di risate
nella stagione azzurra.
Il mare come un campo
eterno, dissepolto,
l'orizzonte d'albe fredde
e dedali di sogni,
inanellati insieme,
sfogliati come angeli.
Ora è vuoto
nel terso silenzio,
ora è libertà
di cieli vagabondi.

22.1.13

fonte unione  sarda del  22\1\2013
Genetista di Harvard cerca «donna avventurosa» per far nascere un bebè di Neandertal. Non è la nuova trama di un “Jurassic Park”: George Church della Harvard Medical School è convinto di poter ricostruire il Dna di un cavernicolo e far risorgere la specie estinta 33 mila anni fa. Ma a differenza del film di Spielberg, dove i dinosauri sono interamente ricreati in laboratorio, Church ha bisogno di un volontario, anzi di una volontaria, per portare a termine il suo progetto.
«Penso che possa essere fatto. Ora ho bisogno solo di una donna avventurosa», ha detto il professore, convinto di aver analizzato il codice genetico dei neandertaliani sulla base di frammenti tratti dalle ossa con completezza sufficiente per ricostruirne il Dna. Il progetto di Church, uno dei pionieri della biologia sintetica che ha contribuito a dar vita al Progetto del Genoma Umano, prevede di creare artificialmente il Dna dei neandertaliani basandosi sul codice genetico trovato sui suoi resti fossili. Questo Dna verrebbe poi inserito in cellule staminali da iniettare in un embrione umano: le staminali “piloterebbero” lo sviluppo dell'embrione verso linee neandertaliane. Dopo esser lasciato crescere in laboratorio per alcuni giorni, l'embrione del “neo-Neandertal” verrebbe impiantato nell'utero di una madre surrogata: la volontaria «avventurosa». Church, scienziato rispettato dai colleghi, ha aggiunto che i Neandertal «probabilmente pensavano in modo diverso da noi, ma avevano un cranio più grande. Forse erano addirittura più intelligenti di noi».

Aggiornamento Infermiere paga il ticket ad una signora indigente: la ASL lo punisce



La vicenda di cui si parla nel titolo e qui nel precedente post oltre   a farmi venire  in mente , per  l'epilogo  che ha  avuto leggi  sotto  ,  questa  famosa  canzone





ha avuto un strascico non proprio felice . Ma mi chiedo te pareva che il potere anzichè ammettere il proprio errori o , ed è questo il caso , un gesto di generosità ti riempisse d'alga ti punisse . ma ora basta perchè due parole sono poche ed una è troppo, lascio che a parlare sia questo articolo di nocensura.com .

C’è un detto siciliano che recita più o meno così: “Faciti beni, ca malu vi veni”, ovvero “fate bene e in cambio riceverete il male”. E’ proprio quello che è successo a Marco Lenzoni (nella foto  a  sinistra  ), infermiere, ma prima ancora filantropo. La sua colpa ?
Essere troppo generoso coi più poveri..Una donna non ha i soldi per pagare le analisi del sangue della figlia: arriva un infermiere, Marco Lenzoni, e senza pensarci due volte, paga per lei il ticket. Accade lo scorso mercoledì al centro prelievi della Asl 1 di Massa. Con la figlia gravemente malata e le analisi prescritte dal medico curante, la signora si era recata al centro di prenotazione Cup senza soldi. Non trattandosi di un nucleo familiare soggetto ad esenzione, però, l’operatore dell’Asl ha comunicato alla madre che le analisi non potevano essere effettuate senza il pagamento immediato del ticket. Ad assistere alla scena un infermiere del centro prelievi. È proprio lui a pagare i 40 euro per le analisi al posto della donna. La storia, una storia bella e brutta allo stesso tempo, potrebbe finire qui. Invece i dirigenti dell’Asl di Massa Carrara intervengono. Vogliono vederci chiaro: forse per capire come aiutare le famiglie in difficoltà? No. L’Asl ha appena deciso di sanzionare l’infermiere. E in una nota spiega perché: “La posizione assunta dall’infermiere nei giorni scorsi discredita in modo subdolo e strumentale l’immagine dell’Azienda, già fortemente lesa dai gravi fatti degli scorsi anni. Per l’uso strumentale dell’accaduto e la grave lesione che ne è conseguita all’immagine dell’Azienda e del Servizio sanitario pubblico, oltre che per le offese personali al Direttore Generale, questa Direzione avvierà i procedimenti disciplinari necessari nei confronti dell’infermiere“.L’infermiere buono ora rischia una multa o una sospensione temporanea. E allora hanno proprio ragione i vecchi siciliani: “Faciti beni, ca malu vi veni”.



20.1.13

A Beirut il primo matrimonio civile arabo E' un evento epocale: due giovani musulmani, sunniti, vogliono e ottengono il primo matrimonio civile mai celebrato in un paese arabo.

 nel mondo arabo  , in fermento anche  violento  contro le dittature religiose  e  il potere  temporale  ,   ci sono  due notizie  che   in occidente  sono  messe  in  secondo piano  eccole  . Saranno   piccole   cose , una  piccola  goccia  nel mare dele  violazioni  e  soprusi  che  le  donne  in particolare  e le bambine  (  velo  "  normale  "  e\o integrale  imposto a  forza  , infibulazione , matrimonio delle bambine  , ecc )   devono subire quotidianamente  . Ma   : << Un lungo cammino, inizia sempre con un piccolo passo.(  Mao Tse Tung )  

da  http://ilmondodiannibale.globalist.it/
La prima  è  questa

A Beirut il primo matrimonio civile arabo

Inserito da redazione il 19/01/2013 alle 13:02 nella sezione Arabi in rivolta
 
E' un evento epocale: due giovani musulmani, sunniti, vogliono e ottengono il primo matrimonio civile mai celebrato in un paese arabo. Ecco come.



"Dichiariamo liberamente e non costretti , uguali davanti alla legge secondo la Costituzione e nel rispetto della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in particolare l'articolo 16 , che io Nidal accetto Khallud come moglie e io Khallud accetto Nidal come marito. " E' questa la formula del primo matrimonio civile mai stipulato in Libano. Ovviamente si tratta del primo matrimonio civile in un paese arabo, e lo hanno contratto due cittadini musulmani. Lei, come si vede dalla fotografia, è velata: "ma si tratta di una mia libera scelta, non certo di un obbligo dal quale far conseguire che sono tenuta a un matrimonio religioso", ha detto alla stampa la prima donna araba musulmana che ha combattuto per unirsi civilmente a suo marito.
E' un evento di indubbia importanza sociale per quelle società, a maggioranza islamica e, soprattutto nell'area mediorientale, multi confessionali. E a Beirut questa unione si è verificata in mancanza di normative che la consentano: un decreto legge giace nei cassetti del governo dall'epoca del Presidente Elias al Hrawi (1989 - 1998 ).
Khallud Sekrye e Nidal Darwish si sono uniti in matrimonio civile il 10 dicembre 2012 sulla base di una decisione presa dall'Alto Commissariato Francese in Libano nel 1936, che riconosce e disciplina le comunità religiose , dandogli i diritti e nello stesso tempo attribuendo un riconoscimento individuale alle persone . Dunque la coppia Khallud - Darwish diventa la prima coppia libanese unita in matrimonio civile in Libano. Tutto è cominciato quando Khallud è riuscita ad ottenere dalla sua famiglia il sì a sposarsi "formalmente" secondo la tradizione islamica , ma senza registrarlo presso il tribunale Islamico. Il primo passo è stato la cancellazione dell' appartenenza religiosa dai documenti d'identità , in maniera che non risulti di fronte alla legge, superando così l'obbligo di sposarsi di fronte ad un tribunale religioso e riconoscendo così il loro diritto di "nubendi" al matrimonio civile. Poi i due hanno affrontato gli adempimenti previsti anche dai matrimoni religiosi:

- Nulla osta per il matrimonio
- Affissione delle pubblicazioni 15 giorni prima del matrimonio per verificare che nessun impedimento o opposizione ostino al matrimonio: avrebbero dovuto pubblicarlo anche nella Gazzetta Ufficiale o al meno in due quotidiani , ma per evitare eventuali ostacoli gli sposi hanno affisso le pubblicazioni sulle porte delle abitazioni dei genitori e sulla porta di casa loro .
- Possesso di un documento notarile con le condizioni del contratto di matrimonio.

Dopo molte difficoltà ad ottenere i documenti necessari, i due si sono uniti in matrimonio civile il 10/12/2012 e attualmente il contratto si trova al Ministero degli Interni in attesa di ufficializzazione
  la  seconda   viene invece  dall'arabia  

Le donne saudite cominciano a vincere

Re Abdullah costretto a nominare 30 donne nel consiglio dello shoura, il parlamento consultivo saudita. Segno che...  qualcosa  sta  cambiando [  corsivo mio  ] 

Manifestazioni, proteste, sit-in: la storia sociale dell'Arabia saudita ruota ormai attorno all'attivismo femminile.
Tutto, per noi, è cominciato con la campagna femminile per il diritto alla guida, poi per il diritto a documenti con la propria fotografia. E così via...Eventi che abbiamo seguito quasi con sussiego, senza renderci conto dell'enorme coraggio e della portata rivoluzionaria di queste mobilitazioni.
Ora l'anziano e malato re Abdullah, uno dei pochi che probabilmente con dolore ha preso atto della necessità di qualche riforma per salvare quel regno malato, ha nominato 30 donne nel consiglio dello shoura, il simil-Parlamento saudita, consultivo e nominato
.



Ma trenta donne sono trenta, l'atto è importante.
Di certo nel "riformismo tenue" di re Abdullah l'intenzione è quella di distrarre le donne dai loro veri obiettivi, di farle ritenere soddisfatte o quanto meno di ritenersi momentaneamente appagate.
Resta il fatto però che poche assemblee parlamentari arabe hanno trenta elette ( o nominate) e questo auspicabilmente verrà notato dalle altre. Poi le donne saudite sapranno da sé non cadere nella trappola soporifera e usare "il riformismo tenue" di re Abdullah per costringerlo ad andare più avanti.


Il blog di Danis: Post di prova

Il blog di Danis: Post di prova: Sto tentando di scrivere un post con la gioia di essere approdata altrove, secondo i tecnologici dettami. Per iniziare ho ordinato una ventina  di  .....

19.1.13

io non celebro ma ricordo il 27 gennaio .


 Io ho vissuto
per non dimenticare
quella parte di me
rimasta nei lager,
con i miei vent’anni
( Elisa Springer 1918-2004  sopravvissuta ai campi di sterminio)


Lo so   che  la frase    scritta  sopra   potrebbe risultare  un contro senso ,  una  contraddizione   con quanto dirò nel post   d'oggi  . Ma  non mi  vanno  le  celebrazioni  manifestazioni   retoriche  e  di s tato    del potere  che  celebra   come   lavaggio della  propria  coscienza  eventi del genere  che  lui stesso   ha  contribuito e contribuisce  a far nascere  e sviluppare  , per  poi pentirsene   come un coccodrillo  e    "obbligando " gli altri\e    a partecipavi  . Ed  è per questo  che  , chi  mi conosce   fiìe  mi segue    dal mio esordio  sui blog   lo  sa  ,  che  parlo di tale data  prima   o dopo  tale  giornata  .
 Ma  ora  basta     con le  precisazioni  e veniamo  al post  vero e proprio 

Adesso inizia  la settimana  dele celebrazioni   ipocrite  e ritualistiche   della  giornata  del 27  gennaio http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_della_Memoria che  palle noia .
Ora   molti di voi rimarranno sbigottiti  e  si (  e mi chiederanno )  <<  ma  come  tu   hai sempre   ricordato  \  celebrato   il 27  gennaio  e  adesso dici  tali  cose  , non vuoi  più  ricordarlo ? >> .
Preciso  che  si  è  vero   Lo sterminio degli ebrei è un fatto unico nella storia (che pure ha conosciuto  e conosce  altri stermini) per la sua specificità: la scientificità, l’organizzazione quasi maniacale con cui fu ideato e programmato, la violenza con cui fu perpetrato.  << Lo sterminio degli ebrei >> come dice  il  sito  http://www.instoria.it/home/giorno_della_memoria.htm  <<  tende ad eliminare un’intera “razza”, ma anche anche demolire e distruggere la dignità dell’uomo e della cultura ebraica nel mondo che Hitler aveva in mente di “germanizzare”.
E’ proprio l’unicità di questo evento il motivo per cui viene sempre più spesso dato ampio spazio a questa pagina della storia. Non a caso il 27 Gennaio non è stata definita “Giornata del Ricordo”, ma della Memoria intesa come modo consapevole e partecipe. >>.
il mio  sfogo   non vuole  dire   che  io  non ricordi  in quanto    come ho  già detto   in precedenza  su queste pagine  (  1 2  )   : <<  ricordare non basta. Memoria è un ricordo "attivo" che vuole comprendere i meccanismi, le cause e dunque le ragioni che determinarono una storia, e sa rileggerle nel presente per capirne le "mutazioni" e le mimetizzazioni nelle forme nuove in cui quella stessa violenza torna e tornerà ad esercitarsi. Forme diverse sempre più evolute e sofisticate. E' dunque solo la Memoria a dare senso al proprio impegno per costruire un futuro in cui si possa sperare che quella violenza non torni a mostrarsi, con volti diversi ma la con medesime atrocità, per il nostro passivo ed ignaro consenso.Perdere "la Memoria storica" ci rende estranei a noi stessi, incapaci di riconoscere le nostre radici, di capire il nostro presente, di costruire un qualsiasi futuro  >> .Insomma   evitare  una  Non la celebrazione fine a se stessa che a lungo andare si rivela sterile, ma la riflessione critica che accompagna il ricordo: una riflessione necessaria sull’unicità dell’Olocausto, sulla razionale sistematicità con cui si è voluta portare a termine la “Soluzione finale” contro un’intera popolazione, un’intera cultura.
Infatti   sempre  da instoria    <<  In tempi come i nostri, così difficili e confusi, contraddittori, intrisi della paura del diverso, occorre conservare la memoria non solo della Shoah, ma anche del silenzio, dell’indifferenza con cui l’Europa “civile” assistette all’Olocausto che fu l’ultimo atto di una tragedia annunciata, generata anche dalla paura, sapientemente costruita che alimentò quel razzismo con cui l’Olocausto trovò giustificazioni: razzismo dapprima strisciante che divenne poi ideologia , cultura, politica, vita azione violenta o silenzio accondiscendente.>> IL Giorno della Memoria deve servire a riflettere sul fatto che la “Soluzione finale” non fu solo il frutto della follia hitleriana, peraltro largamente condivisa, ma il lento inesorabile declino della ragione umana resa debole, annientata dalla paura, resa acritica da un “sistema” che propagandava idee in modo tale da generare il consenso. Fu proprio questo consenso che legittimò il massacro degli ebrei.
Ma  questo i media  italiani (  salvo rare eccezioni )    ,in quanto  non si  è ancora   fatto il conto  con il proprio passato ( leggi razziali  fasciste   , politica  anti ebraica , campi di concentramento   e di transito  in italia    )     lo si  fa passare in secondo piano o lo  s'ignora . Quindi  io continuerò  a ricordare \ celbrare  diffferenziandomi  da quelle rituali  e ufficiali  che  mettono in risalto  solo ed  esclusivamente  l'olocausto della  shoah   tale  giornata perchè  ( sempre  secondo instoria    ) << Vale la pena oggi, più che mai, ricordare che non solo gli ebrei furono perseguitati e deportati, ma anche zingari, omosessuali, oppositori del regime,testimoni di geova : ad ognuno dei quali veniva annullata la propria identità e affidato solo un numero ed un triangolo.
Forse nel tempo essi sono stati ricordati non abbastanza, ma sono stati anche loro delle vittime dei massacri. L’unica loro colpa era la diversità rispetto a quella “razza superiore” che tanto veniva acclamata, ma che di superiore non aveva nulla se per affermarsi ha dovuto ricorrere al terrore ed alla violenza. >>




 Lo   che  Sarebbe forse “anti-storico”
 trovare analogie tra i nostri tempi e quelli in cui si generò il razzismo, ma sicuramente gli anni in cui viviamo non sono dei più rassicuranti visto anche la forte intolleranza che ancora oggi aumenta in modo smisurato nei confronti dell’estraneo, del diverso. Ecco perché è giusto conservare la memoria di ciò che è accaduto
. Oggi dei molti diritti sono ancora calpestati, ricordiamo con Primo Levi che la comunicazione chiara tra gli uomini, il dialogo, il confronto è la sola garanzia di una matura convivenza e di una partecipazione responsabili che possono evitare la mortificazione della dignità umana e la manipolazione dell’individuo.Qualsiasi forma di esclusione è contraria alla Ragione e alla Libertà dell’uomo… come è stato  fatto anche  negli altri genocidi .
Ma  soprattutto il mio sfogo espresso in questo  post    è dettato oltre  che  dai motivi suddetti sopra   anche dal fatto che  nell'opinione pubblica   si   faccia  ancora  il  confronto  fra le due  abberrazioni ideologiche  del  secolo scorso I Gulag  (  comunisti  )  e  i  Lager  (  nazisti  )  quando   ci sono notevoli differenze   che  non sto qui  ad elencare   per  non tediarvi troppo con la mia loggorea   , ma  che trovate  negli url sotto  insieme  a quelli  sull'olocausto  , Ma  dico solo questo    riportato  su  answers din yahoo  :  << L' errore è fare un distinguo sul come veniva praticato lo sterminio di essere umani. Tutti i comportamenti che determinano la morte di un' essere umano sono da condannare senza se e senza ma . >> ma  soprattutto   evitarte  di metterli  sullo stesso piano    voglio concludere   con questa  frase  di Elie Wiesel un ebreo sopravvisssutoad Auschwitz



per  approfondire  

  • come spiegare  l'olocausto  ai bambini  ?  

  con la lettura  di  "Sotto il cielo d'Europa" di Frediano Sessi "Einaudi Ragazzi". Si consiglia la lettura a bambini dagli 11 anni in poi  con la presenza di un adulto. e  con alcuni racconti  tratti  d'esso e presenti  su http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/olocausto.htm  
e altri  simili che    trovate  in questi url 


con i  fumetti  dai 14\15 fino ai 20

Maus è un graphic novel di Art Spiegelman, ambientato durante la seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell'Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell'autore, un sopravvissuto ad Auschwitz da Wikipedia per  chi vuole  saperne  di più   qui   un  ottima recensione  ed  ulteriori dettagli  






Dottor terror n°83 di Dylan Dog  ( qui sulla  sezione arretrati della     casa  editrice  maggiore  dettagli  )  Un modo  originale  , non retorico , diretto  , senza ipocrisie  ,  di raccontare  l'olocausto   . Ed  e attualizzandolo ( era il  periodo   del rigurgito   sia  in Germania  post  crollo muro    sia  in italia  pre  legge  Mancino , delle  violenze  xenofobe  e neo naziste  )   all'oggi   vedere la  copertina  Dylan picchiato  dai neo nazisti  . 







  • Lager  = Gulag ?  differenze   e tratti in comune 

  con questo  è  tutto alla prossima 




a quando un movimento contro la casta eclessiastica ?


E’ strano che in un Paese dove da tempo è scoppiata una vasta rabbia nei confronti della ‘casta’ politica, la stessa non si sia estesa anche alla casta sacerdotale. Tutta maschile, gerontocratica, misogina, sessuofoba, omofoba, autoreferenziale. Legata al potere e con volontà di controllo delle coscienze. Che pretende di rappresentare una morale comune che deve valere per tutti e che è riuscita a ottenere scandalosi privilegi economici, strappati ad una politica gregaria e pagati dai contribuenti italiani.
Nascerà finalmente un movimento per chiedere la “rottamazione” della gerontocrazia ecclesiastica?

(M.Quantarelli)

18.1.13

cosa non si fa e si dice per farsi vedere Belen contro le donne che approfittano della gravidanza per stare a casa "Se stanno bene devono lavorare".

cosa  non si  fa  pur  di  far parlare di  se
 da  www.virgilio.it  del  18\1\2013
Belen Rodriguez  attacca le donne che approfittano della gravidanza per non andare a lavorare e rimanersene a casa. L'argentina si sta preparando a diventare mamma e ha svelato i suoi progetti futuri per i primi mesi dopo il parto alle sfilate di Pitti Bimbo a Firenze, dove è stata ospite speciale. La conduttrice di Italia's got talent, al lavoro in tv con il pancione, si è detta contraria "alle donne che lavorano e approfittano della gravidanza perstare a casa ed essere pagate mensilmente". Ma non è sempre così, ha precisato: "Quando la gravidanza è a rischio sono contenta che la persona stia a casa, è giusto, ma se le donne stanno bene... una volta si zappava la terra, con la pancia".
Belen ha rivelato che dopo la nascita del suo primo figlio con Stefano De Martino si prenderà una pausa dal mondo dello spettacolo. "Per cinque mesi mi ritirerò dalle danze per stare col mio bimbo, e poi comunque lo porterò con me dove potrò". In veste di madrina di Bimbus, l'argentina ha spiegato di essere "contentissima" del sesso del nascituro: "Volevo proprio un maschio. Mia madre mi ha detto che preferiva la bambina perché c'erano un sacco di cose che voleva comprare, quindi è molto delusa".   "Lo vestiro molto easy non tutto addobbato  - ha continuato Belen - mi piacciono i tessuti di cotone, ho comprato un sacco di tutine,anche quella da ginnastica".
Belen si vede benissimo nella veste di mamma e non ha intenzione di fermarsi al primo figlio: "Speriamo arrivi la femmina - ha aggiunto - perché se arriva un altro maschio mi inc...!".
 E'vero che   ci possono essere donne che  s'approfittano  di questo diritto  cioè quello  alla maternità e quindi al riposo   cosi duramente  guadagnato  con le lotte  sociali   avvenute  negli ultimi due secoli  .  ccome  testimoniano  questi due  video  di  Mondine  (  donne che raccoglievano il riso nelle  risaie   fino a  gli anni  '60  )










Ma  la sudetta   signora  ignora   che  spesso   le donne  oltre ad avere  gravidanze  difficili fanno sia  i doppi  lavori  e  spesso  (  anche    se non è più  il tempo , ma  se  continua  con questa  .... di  crisi    non ci vorrà molto  )    lavori faticosi  come quelli degli uomini    se non peggio  .
Esempio   la moglie  di un mio collega   che lavora  con in una cooperativa  che  s'occupa  d'assistenza  agli anziani non autosufficenti    è al  3  mese  e  visto il lavoro difficile   ha  ottenuto  l'aspettativa  .
Tu ( permetti  di  darti del tu  )  Bele
mia  cattura  schermata  del video  linkato sotto di  http://www.youtube.com/user/Kiows di youtube 
n  parli  per  dar fiato alle trombe  e   far  si  che i media  , ma  anche   chi  ancora  s'indegna  ( come  il sottoscritto  )   parlino  di  te  e    e  dele tue  ...... . Se proprio voleviusare  \  applicare  il  metodo  , molto in voga  nel gossip  e  adesso  [  sic  ]    nela politika ( da  non confondere con politica  )  ,  basti che  si parli di  me  bene o male  purchè  si parli oppure  come diciamo  dalle mie parti   se  non ci  socu  metteticimi  , basta  che pagassi un fotografo   o un cameran  tanto i gli  € non vi mancano a  vip e  ti facevi   vedere  zappare  .
Quindi  un Bel   sonoro  Vfncl  non te lo toglie  nessuno  alla  tua prossima trovata  pubblicitaria e mi raccomando  escogitane   qualcuna di  nuova  ed  originale


tenetevi le vostre ragazze perfette a me piacciono le ragazze con le curve e ....

....  a voi  ?

da Andrea  Mars  di    https://plus.google.com/
e questa  e la mia colonna sonora   da me  girata









17.1.13

LA SPERANZA NON FA RUMORE. STORIE SPECIALI DI PERSONE NORMALI

Stavo cercando in rete    , con google ,  storie  speciali per  gente normali  e  storie  normali per  gente speciali  proprio come una famosa  canzone  


e  ho trovato  questo libro  . il  che dimostra che non sono  , come credono alcuni  , non sono l'unico sognatore .

  da  http://www.chiarabertoglio.com




In questo libro vengono riportate storie vere di persone che si trovano in situazioni di oggettiva difficoltà e fatica, determinate a volte da un handicap, o da una malattia, dal disagio sociale o da sofferenze di altro genere. Il filo rosso che le attraversa è quello della speranza e il messaggio è soprattutto un invito a «guardare oltre» per sapere scorgere le piccole, bellissime cose di cui la vita è costellata e delle quali non sempre ci rendiamo conto. In queste pagine sono raccolte anche moltetestimonianze di volontariato, di associazionismo, di movimenti che testimoniano la vivacità dell’impegno nei confronti di chi vive situazioni di fatica.
“Siamo circondati da persone speciali, che non si servono delle proprie qualità umane straordinarie per svettare su chi, come noi, fatica a districarsi tra i mille problemi del quotidiano: sono persone che ci trasmettono, con la semplicità del loro sorriso e del loro raccontarsi, una gioia sincera, profonda e contagiosa”. [Chiara Bertoglio]
Recensioni:


“Vogliamo invitarVi alla lettura di un libro semplice, che vuole essere semplice, e che racconta storie semplici, che vogliono essere semplici, non eccezionali, non clamorose. Perché la speranza non fa rumore. Confesso che alcune volte si stenta a trattenere la commozione, non perché l'autrice, un'amica preziosa amante della musica, pianista e grande interprete, voglia indurre alla compassione, neppure alla con-passione. Piuttosto perché i racconti ci dimostrano che siamo nudi, nudi dinnanzi alla sofferenza, alla sofferenza degli altri che non riusciamo a reggere, perché ci rendiamo conto che forse noi non avremmo lo stesso coraggio e la stessa determinazione dei protagonisti. […] Friedrich Nietzsche, oltre un secolo fa, aveva detto che i cristiani, per convincerlo "dovrebbero cantare canti migliori perché io impari a credere al loro "redentore": più gioiosi dovrebbero sembrarmi i suoi discepoli!" Se il grande filosofo tedesco potesse leggere questo libro e conoscere le persone di cui si racconta la storia chissà ... forse ...
Maria Rita Mottola, “Persona e danno”, 29.12.2011

Chiara Bertoglio raccoglie in volume alcune delle sue “storie speciali”. […] Sono esperienze umane “fondamentali”, che Chiara racconta con efficacia. E il motivo dell’efficacia è semplice e difficile insieme: superando il distacco professionale, lei porta in parole un “pezzo di vita”, perché partecipa profondamente alle vicende dei suoi interlocutori. Proprio questa partecipazione fa diventare gli interlocutori amici, cioè non più personaggi sconosciuti sulle cui storie ricavare un “pezzo” per il giornale, ma persone vere, di cui interessa come stanno, se sono felici, lungo quali strade hanno scoperto il senso della vita. La speranza messa nel titolo del libro è, propriamente, la speranza cristiana, e pasquale: quella che tifa uscire dal buio di qualunque notte perché ricorda che per tutti c’è una luce, anche là dove sembrerebbe impossibile; e questa luce non necessariamente è “miracolosa”. Piuttosto, viene dalla testimonianza che di essa offrono tante persone “normali”. Chiara è una musicista affermata, una persona “di successo”, che però ha conosciuto anche la sofferenza, come ciascuno di noi. Questo suo libro potrà aiutare molte persone e famiglie a trovare (o inventare) strade di serenità a cui forse non avevano pensato.
Marco Bonatti, “La voce del popolo”, 15.5.2011

L’autrice è convinta che “il mondo trabocca di bene” (Introduzione), e lo racconta in maniera appassionante e coinvolgente. Sono storie di persone che vivono in prima persona il mondo della disabilità riuscendo a non auto commiserarsi, anzi a vivere con dignità sorprendente e in maniera positiva; e persone che a questo mondo si accostano con volontà di capire, di essere utili in qualche modo, e finiscono per viverlo come la parte più vera e umanamente più ricca della loro esistenza.

Non ha soldi per ticket, paga infermiere A centro prelievi Massa con figlia gravemente malata

Cazzegiando  \  sminchionando  su facebook leggo questa  news    tratta  da  http://ansa.it/web/notizie/regioni/toscana/2013/01/16/

(ANSA)- MASSA (MASSA CARRARA), 16 GEN - Non ha i soldi per pagare le analisi del sangue della figlia, l'aiuto arriva da un infermiere, che paga per lei il ticket. E' avvenuto questa mattina al centro prelievi della Asl 1 di Massa. Con la figlia gravemente malata e le analisi prescritte dal medico curante, la donna si e' recata al centro di prenotazione senza soldi, preoccupata per le condizioni di salute della ragazza e disperata. Ma le analisi non potevano essere fatte senza un esborso immediato.

16.1.13

Muore la padrona, il cane torna in chiesa Il dolore di Tommy, ogni giorno davanti all'altare del funerale L'amore di una donna per i randagi e il suo amico speciale

 




di Maria Lombardi
BRINDISI - Tommy non si perde una messa da quando Maria se ne è andata. L’ultima volta l’ha accompagnata in chiesa e lì l’aspetta tutti i giorni, alle 17 in punto torna da lei che non torna più. Quando sente le campane lascia i vecchietti della piazza e va ad accucciarsi all’altare, se ne sta buono buono accanto al prete mentre lui distribuisce le ostie, celebra matrimoni, battesimi e funerali. A volte s’addormenta dietro quelle parole lente. È Tommy, il cane che ascolta le preghiere. Solo ieri ha saltato la messa, pioveva troppo ed è rimasto nel recinto di casa, nella campagna di San Donaci, un paesino in provincia di Brindisi, ci vivono in settemila e sono la famiglia di Tommy. 
Da quando Maria se ne è andata la casa non è più quella, non è lì che il pastore tedesco meticcio di 12 anni sente la presenza della padrona ma nella chiesa di Santa Maria Assunta. Il giorno dei funerali, due mesi fa, ha seguito il piccolo corteo, è rimasto accanto alla bara davanti ai banchi vuoti mentre don Donato Panna ricordava quella donna di cui non sapeva che dire. Maria te lu campu, in paese la chiamavano così, Maria dei campi che viveva da sola con quattro cani, tutti randagi, e a loro dedicava tutti i suoi pensieri. Aveva 57 anni e la gente ha conosciuto il suo cognome leggendo i manifesti funebri che la sorella ha fatto affiggere sui muri. Di origini abruzzesi, era arrivata ai confini della provincia di Lecce da bambina con la madre, e lì era rimasta. 
I RANDAGI
Maria viveva per i cani, li raccoglieva per strada, li nutriva e li curava. La farmacista di San Donici le dava una mano e anche adesso continua ad assistere gli animali rimasti orfani. Porta cibo e acqua al recinto, si preoccupa che stiano in salute. Maria voleva bene a tutti e quattro ma era Tommy il suo compagno, quello che la seguiva tutti i giorni in giro per il paese e mentre lei faceva la spesa lui l’aspettava paziente davanti al negozio. Qualche volta l’aveva aspettata anche davanti alla chiesa, mai prima del funerale della padrona gli era stato permesso di entrare. Ma quel giorno il prete non se l’era sentito di lasciarlo fuori e l’aveva fatto stare accanto a lui durante la messa, da allora per Tommy le preghiere sono l’unico contatto con Maria, nell’ostinata attesa la fa in qualche modo rivivere.
LE CAMPANE
Il suono delle campane lo riporta lì. Il resto del tempo il cane lo passa in strada, è molto socievole. Si mette al centro dei capannelli dei vecchietti, in piazza, e sta lì ore, come se li ascoltasse. Gioca con la ragazzine che vanno a passeggio, va a prendersi le coccole del tabaccaio e poi fa una sosta in friggitoria per altre carezze. Segue tutti i cortei funebri e aspetta l’arrivo della bara all’altare. Ricordano i fedeli che un giorno c’era il funerale di una bambina di 12 anni, Tommy si è avvicinato al feretro e ha poggiato la zampa sul legno. Il sindaco di San Donici, Domenico Serio, voleva adottarlo ma un paese intero l’aveva già fatto, «non ho avuto cuore - dice - di strapparlo alla comunità». 
Tommy come «Hachiko», il protagonista del film con Richard Gere che per circa dieci anni aspettò il padrone alla fermata del treno. O come il cane «senza nome», un piccolo bastardino color miele che per mesi ha visitato la tomba del sessantenne che viveva con lui a Tonara, in provincia di Nuoro, e questo non è un film ma una storia vera raccontata lo scorso aprile dal custode del cimitero. E come Bobby, il meticcio di quattro anni che per tre giorni ha vegliato il padrone ottantenne morto in caso a Genova. Juna non ce l’ha fatta ad aspettare, è morto a Terni lo stesso giorno del padrone.
Mercoledì 16 Gennaio 2013 - 09:07



Il cane che cerca in chiesa la padrona morta due mesi fa 
La sua padrona non c'è più da due mesi ma Ciccio, un pastore tedesco di 12 anni, non ha mai smesso di aspettarla.



La sua padrona non c'è più da due mesi ma Ciccio, un pastore tedesco di 12 anni, non ha mai smesso di aspettarla. Lo trovi lì, sul sagrato della chiesa San Maria Assunta a San Donaci, dove tutti i giorni andavano a messa uno affianco all'altro e dove due mesi fa sono stati celebrati i funerali di Maria Lochi, 57 anni, una vita trascorsa a prendersi cura dei randagi. 
Lo trovi anche in chiesa, sotto l'altare, a due passi dal parroco che distribuisce la comunione ai fedeli e lui lì, ad aspettare il ritorno della sua compagna di vita. Una storia, quella di Ciccio, che da mesi commuove un'intera cittadina e che ricorda la vicenda raccontata dal celebre film con Richard Gere, Hachiko. Un cane e il suo padrone, un legame che non si spezza neanche dopo la morte. 
Nel paesino di 7mila anime in provincia di Brindisi tutti la conoscevano come "Maria te lu campu", viveva in periferia, nei pressi del campetto da calcio, da qui il nomignolo. Il cognome comparso sui manifesti funebri fatti affiggere dalla sorella che vive al Nord, tradisce le origini abruzzesi, ereditato da un padre che non aveva mai conosciuto. Alla periferia di San Donaci ci era arrivata da bambina chissà come, insieme alla madre. Sono le poche notizie di una vita border line, ricca soltanto di un serraglio di amici a quattro zampe con i quali divideva il pane, tutti i giorni. Li raccoglieva per strada, li curava, li nutriva e loro ricambiavano facendole compagnia. L'amica degli animali, questo era a San Donaci "Maria te lu campu". Fra tutti, Ciccio aveva un posto d'onore. Il pastore tedesco la accompagnava in ogni dove, la donna gli aveva insegnato a porgere la zampa e ad attendere rispettosamente fuori dall'uscio quando lei si andava a far la spesa, e soprattutto a messa.
L'ultimo viaggio insieme proprio in chiesa, dove agli inizi di novembre don Donato Panna ha celebrato le esequie di Maria fra i banchi quasi vuoti. E' stato allora che Ciccio, per la prima volta, ha varcato la soglia con l'aria mesta e il passo lento. Il parroco non ha avuto cuore di cacciarlo via. "Ho da poco perduto il mio cane, investito da un'auto - racconta il sindaco Domenico Serio - e qualche giorno fa mentre ero a passeggio con mia moglie mi sono imbattuto in Ciccio, abbiamo pensato subito di adottarlo. Quando lo abbiamo chiamato ci ha allungato la zampa, famigliare, ci siamo diretti verso casa e lungo il percorso gli si sono avvicinati il venditore di panini, il macellaio, ed altri. Mi sono insomma accorto che la gente dell'intero paese lo avevo già adottato, e non ho avuto cuore di strapparlo alla comunità. I bambini gli hanno anche trovato un posto dove dormire: Ciccio è insomma il cane di tutti".
E' di fronte all'altare della chiesa matrice che il pastore tedesco ritorna tutti i giorni all'ora della funzione, la comunità dei fedeli per i quali è diventato una presenza famigliare non ha esitato ad accoglierlo, commossa. Tributo d'amore per Maria, che prima del gesto del suo cane Ciccio, non aveva nemmeno mai avuto nemmeno un cognome.


L'altra  storia  è quella  di  Rocky e' convalescente da una insufficienza renale e il Comune di Alliste (Lecce), per allertare cittadini, ha fatto affiggere un volantino con la lista degli alimenti che sono proibiti al cane.Infatti


Rocky, raccontano alcuni giornali locali, è invece un cane randagio buongustaio: va a fare colazione al bar dove c’è sempre qualcuno che gli allunga un pezzo di cornetto, poi trascorre la giornata giocando con i passanti, all’ora di pranzo passa a far visita al macellaio, e la sera si concede pizze o gli avanzi dei ristoranti. Nulla di strano quindi che quando Rocky, conosciuto da tutti in paese, si è ammalato c’è stata una mobilitazione generale e il Comune ha fatto fronte alle spese per le sue cure, decidendo poi di non chiuderlo nel canile pubblico dove pure aveva trascorso più di due mesi di convalescenza ma di rimetterlo in libertà avvisando però i cittadini con un volantino: deve rispettare una dieta povera di proteine. Quando Rocky è stato dimesso ed è tornato ad Alliste, ad accoglierlo c’erano tutti i suoi amici, anche quelli del Comune e il cane, quando li ha visti, si è lanciato dal finestrino dell’auto, correndo verso il gruppo: una scena che è stata talmente commovente da essere immortalata e pubblicata su Youtube.


Perchè elogio la fragilità [ elogio della fragilità reprise ]

con il sottofondo di  questa bellissima canzone  (  chi se  ne  frega  s'è di  quell'antipatico di Vasco Rossi )  cantata    da una delle cantati italiane  più  brave  



Rispondo ad  alcune domande  che mi vengono fatte  sul mio post  precedente  per  quel che  riguarda  la fragilità (  ecco perchè  o messo  nel  titolo  anche reprise  ) .  In particolare  a chi mi chiede: 1)   Perché un elogio della fragilità ?   Perché un volto fragile comunica ed infonde forza perché non confida nell'arroganza , nella sicurezza di chi non sbaglia mai ,di chi non si lascia attraversare dal dubbio .Infatti 



Un volto fiducioso crea volti fiduciosi,
un volto accogliente crea volti accoglienti,
un volto buono crea volti buoni,
un volto fragile comunica e infonde forza
perche’ non confida nell’arroganza,
nella sicurezza di chi non sbaglia mai o nasconde gli errori,
di chi non si lascia attraversare dal dubbio.
Le fragilità vanno amate e custodite gelosamente.
Quelle nostre assieme a quelle degli altri


2)  a  chi mi  dice  , commentando  il  mio post  su facebook : << Ana Asia Taglioli Bello stato il tuo ! Domenica alle 22.45  >> E'  vero  ma  lottando  contro  le mie  fragilità   adesso ne  sto scoprendo quello   positivo ( vedi    la  storia    di Margherita Coletta   vedova  di Nassiriya  parte1  parte2   e  questo scritto di Vittorino Andreoli ) perchè come dice  il mio analista  per uscire  dai problemi  bisogna  passare attraverso  gli opposti  . 
Proprio mentre  scrivo  le ultime righe  mi  sono venute in mente  queste  due canzoni   che insieme alla precedente  sono  la colonna sonora  del post  d'oggi
Annie Lennox - Why

Sting - Fragile





Pagatevi anche l'aria che respirate . ticket d'ingresso nel parco giochi a Bologna

Leggendo questa  news  , mi accorgo   che  ed  è  il caso  successo  
A Bologna il paradosso diventa realtà. Un assessore propone di pagare un ticket per entrare nei parchi pubblici e per i giochi dei bambini. La valorizzazione capitalistica delle metropoli non ha alcun pudore.
Finalmente  una risposta   a quella    domanda  in cui  Molte volte ci siamo ripetuti come paradosso che prima o poi ci faranno pagare anche l'aria che respiriamo o introdurranno la tassa sulla tosse. Ma la realtà supera sempre la fantasia .  Infatti   cosa  dice sempre  il  portale  Contropiano.org  

 ecco che un assessore comunale di Bologna, anche lei un tecnico prestato alla politica, avanza la proposta adeguata. L'ispiratrice è Patrizia Gabellini, docente al Politecnico di Milano e assessora all'urbanistica della Giunta Merola. La proposta è quella di far pagare un ticket di uno o due euro per l'uso dei giochi nei parchi pubblici da parte dei bambini. “Si stiamo prendendo in considerazione l'idea di privatizzare alcuni dei giochi per bambini nei parchi pubblici, abbiamo già ricevuto alcune proposte da parte di imprenditori e, qualora andasse in porto, sarebbe previstoun ticket di 1 o due euro, dipende...” dice l'assessora Gabellini (nomen omen viene voglia di dire) al Corriere della Sera. Ma si sa che il modello emiliano del XXI Secolo ha sempre qualche correttivo per le opzioni più brutali. Tra le ipotesi per edulcorare questo orrore economico e sociale, ci sono anche altre strade come “l'autogestione da parte dei genitori o forme di sponsorizzazione”. 
La motivazione come al solito è economica: il Comune spende quasi 800mila euro l'anno per la manutenzione di 128 parchi pubblici e quasi 1.300 tra scivoli, piccole giostre e casette dei sette nani. Quindi pagatevi l'aria “pulita” e i giochi dei vostri bambini.
Le innumerevoli imposte, tasse e balzelli già esistenti, e quelle in arrivo, non bastano più per assicurare il patto tra cittadini e istituzioni: tasse in cambio di servizi. Adesso oltre alle tasse occorre pagarsi anche tutti i servizi. E' la rottura unilaterale di un patto da parte dello Stato e delle amministrazione locali e la cosa non dovrebbe rimanere senza conseguenze.Il paradosso bolognese non deve però sorprendere oltre un certo limite. Da tempo infatti segnaliamo che la lotta per lo spazio e il tempo nelle metropoli è un motivo di conflitto strategico tra la logica della valorizzazione capitalistica e il diritto alla città. Negli agglomerati urbani lo spazio è sempre meno, perchè uno spazio vuoto non messo a valore viene considerato dai “prenditori” uno spreco. Non solo ma diventando lo spazio vuoto (tali vengono considerate le aree verdi) un bene sempre più scarso, è dis-econonomico che sia gratuito e dunque la sua fruizione deve essere messa a pagamento. Un esempio lampante sono le strisce blu che disegnano le strade. E' sufficiente cambiare il colore delle strisce affinchè quello spazio vuoto debba essere pagato per parcheggiare. Coerentemente a questa logica non potevamo che aspettarci di dover pagare anche il verde pubblico e i giochi per i bambini. Anche l'aria resa un po' più respirabile dagli alberi o un tempo di vita sottratto alla giornata lavorativa sociale (sempre più lunga) come quello che magari uno dedica ai propri bambini per portarli a giocare in un parco, diventano uno sperpero nella logica del capitale. Se non possono estorcere valore direttamente sul lavoro, ti fanno pagare tutto il resto, incluso il verde pubblico, lo spazio vuoto, il tempo sottratto alla produzione sociale.
C'è materia per discuterne e mobilitarsi, ma soprattutto c'è materia per una rivoluzione, vera però.

15.1.13

a volte con la musica le paranoie scompaiono e la strada fatta \intrapesa trova conferma

Dopo   un anno   su blog  , mi  è venuta   la paranoia  di chiudere il blog    , visto  che   a differenza  del vecchio splinder    ,  nessuno\a  (  a parte  la  grande Daniela  )   degli invitati  scrive  (  anche se  copia  e  incolla op  con il richiamo al loro  blog  )  o  non commenta ma legge  e basta  . Ma poi  dopo aver  ascoltato sia il disco di  De  Gregori  sulla  strada   e questa  canzone   degli Arangara (  di cui  ho trovato il video  sul  gruppo facebookiano  radio  faber )




ho deciso   di  continua  a  scrivere , a proporre  storie  ,  episodi , ecc  . E   se    

  (....)  avessi previsto tutto questo, 
dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
 mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, 
poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
(  francesco  Guccini  l'avvelenata )