Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
30.9.05
Senza titolo 837
"Un amore ametà è un amore mal vissuto, ma ha l'irresistible fascino delle cose incomplete"
Pura farina doppio zero del mio sacco.
Senza titolo 835
Ultimo giorno di settembre.
E non so perché tendo a precisarlo.
Ieri sera mi sono buttata in una cosa che non pensavo avrei mai fatto… e non pensavo che mi sarei divertita tanto.
Tornando mi sono ritrovata ancora con sex&city.. mi sto appassionando sempre di più e come sempre raccolgo frasi.
“Fino a che punto una critica costruttiva può essere distruttiva?”
“Dire Ti amo è facile è quello che viene dopo che è difficile”
Quanto è vero tutto ciò.. ecco perché alcune frasi non mi sono indifferenti, e mi balzano all’orecchio in maniera più acuta e mi si imprimono nella mente.
Senza titolo 834
molto spesso le catene possono essere utili e dimpatiche come questa che riporto quioi trata dal ng free.it.cazzeggio .
infatti essa mi utile per sfogarmi contro la burocrazia che per un sempplice documento deve passare attraverso scarica barili vari oppure : i : << non spetta amme , c'è una persona incaricata per questo ... ecc >>
Tutti i giorni, molto presto, arrivava in ufficio la Formica produttiva e felice. Lì trascorreva i suoi giorni, lavorando e canticchiando una vecchia canzone d'amore. Era produttiva e felice ma, ahimè, non era supervisionata. Il Calabrone, gestore generale, considerò la cosa impossibile e creò il posto di supervisore, per il quale assunsero uno Scarafaggio con molta esperienza. La prima preoccupazione dello Scarafaggio fu standardizzare l'ora di entrata e di uscita e preparò pure dei bellissimi report. Ben presto fu necessaria una segretaria per aiutare a preparare i report, e quindi assunsero una Ragnetta, che organizzò gli archivi e si occupò del telefono. E intanto la formica produttiva e felice lavorava e lavorava... Il Calabrone, gestore generale, era incantato dai report dello Scarafaggio supervisore, e cosi finì col chiedere anche quadri comparativi e grafici, indicatori di gestione ed analisi delle tendenze. Fu quindi necessario assumere una Mosca aiutante del supervisore e fu necessario un nuovo computer con stampante a colori. Ben presto la Formica produttiva e felice smise di canticchiare le sue melodie e cominciò a lamentarsi di tutto il movimento di carte che c'era da fare. Il Calabrone, gestore generale, pertanto, concluse che era il momento di adottare delle misure: crearono la posizione di gestore dell'area dove lavorava la Formica produttiva e felice. L'incarico fu dato ad una Cicala, che mise la moquette nel suo ufficio e fece comprare una poltrona speciale. Il nuovo gestore di area - è chiaro - ebbe bisogno di un nuovo computer e quando si ha più di un computer è necessaria una Intranet. Il nuovo gestore ben presto ebbe bisogno di un assistente (Remora, già suo aiutante nell'impresa precedente), che l'aiutasse a preparare il piano strategico e il budget per l'area dove lavorava la
Formica produttiva e felice. La Formica non canticchiava più ed ogni giorno si faceva più irascibile. "Dovremo commissionare uno studio sull'ambiente
lavorativo, un giorno di questi", disse la Cicala. Ma un giorno il gestore generale, al rivedere le cifre, si rese conto che l'unità, nella quale lavorava la Formica produttiva e felice, non rendeva più tanto. E cosi contattò il Gufo, PRESTIGIOSO CONSULENTE, perché facesse il punto della situazione. Il Gufo rimase tre mesi negli uffici ed emise un cervellotico report di vari volumi e di vari milioni di euro, che concludeva: "C'e troppa gente in questo ufficio." E così il gestore generale seguì il consiglio del consulentee licenziò la Formica incazzata, che prima era felice.
la MORALE ( che hoverificato sulla mia pelle , quanto sono andato a fare per lavoro un documento m ) ivi ripotata è questa qui , poi se qualcuno\a altra di voi ne dovesse avere un'altra ben vnga .
Non ti venga mai in mente di essere una Formica produttiva e felice. E' preferibile essere inutile e incompetente. Gli incompetenti non hanno bisogno di supervisori, tutti lo sanno. Se, nonostante tutto, sei produttivo, non dimostrare mai che sei felice. Non te lo perdoneranno. Inventati ogni tanto qualche disgrazia, cosa che genera compassione. Però, se nonostante tutto, ti impegni ad essere una Formica produttiva e felice,mettiti in proprio, almeno non vivranno sulle tuespalle calabroni, scarafaggi, ragnetti, mosche,cicale,remore e gufi.
Senza titolo 833
Io, Abu 'Inan, re della dinastia dei merinide, valoroso guerriero e brillante sapiente, non disdegnavo le donne, come si addice a ogni credente che si rispetti. Il destino permise, che io mi lasciassi conquistare da una cortigiana di facili costumi.
Tutto avvenne, durante una di quelle feste danzanti che non terminano mai prima dello spuntar dell'alba e dove la poesia e la musica andaluse rivaleggiavano con la scienza e l'erudizione più sfrenate, per il mio unico sollazzo di regnante annoiato. Le era stata assoldata dal mio vizir per intrattenere gli ospiti e, non appena la vii, le chiesi (anzi, le ordinai) di sposarmi.
Tutti i presenti si trovarono d'accordo nel censurare un'unione così scandalosa che avrebbe costituito una vera e propria violazione di atavici costumi. Per non parlare dei pettegolezzi e delle maldicenze che presero a ronzarmi attorno come mosche fastidiose su un piatto di mandorle e miele. Le nozze furono comunque celebrate.
All'atto del mio matrimonio, diedi disposizione di costruire una scuola coranica su di un terreno che, fino al giorno prima, aveva ospitato nientemeno che una discarica pubblica, piena di indescrivibili e maleodoranti sozzure. Attinsi senza remore alle casse del regno e mi adoperai affinchè, una volta acquistati i materiali migliori, venissero incaricati all'uopo gli artigiani più noti di tutto il Maghreb. In un breve volgere di tempo, la costruzione della più raffinata madrasa di Fes fu portata a compimento, nella generale soddisfazione.
Il giorno dell'inaugurazione del nuovo edificio sacro, espressi il desiderio che alla cerimonia prendessero parte tutti gli imam e tutti i religiosi della città. Dopo la preghiera di rito e le solite formule, chiesi a loro apertamente se l'opera in questione fosse conforme o meno alla legge. I sapienti inturbantati risposero all'unisono in modo affermativo.
Al che osservai:
"Nello stesso modo che una discarica è diventata un luogo di culto, non vedo perchè una donna di piacere non possa diventare la moglie del sultano"
Ecco come, secondo la leggenda, io, Abu 'Inan, il merinide, riuscii a zittire le malelingue e come da un amore scandaloso, trassi motivo per rendere omaggio al Signore dei mondi, l'Eterno, non senza dare prova di astuzia e insieme di commiserazione per il pregiudizio umano
Angelo Iacovella
29.9.05
Senza titolo 832
Molti mi dicono che sto affrontando la cosa in un modo straordinario, molti mi dicono di invidiarmi a vedermi così, a saper razionalizzare tutto ciò che è successo e guardare avanti… alcune mi hanno detto “vorrei essere come te”
Ne siete proprio sicuri?
La verità a volte non è quella che si vede.
“Niente spaventa come ciò che non si conosce” (Arcobaleno by Banana Yoshimoto)
La mia moleskine a sera viene sfogliata, riletta, scritta… sta finendo… e mi spiace tanto, ma ho voglia di scrivere.
Senza titolo 831
In America si è rianimato, anche in termini grotteschi, il dibattito sulla Teoria dell'Evoluzione, o meglio, mascherato in termini biologici, su due interpretazioni antitetiche del Reale: Causalità versus Finalismo.
Non riviviamo null'altro che le discussioni più o meno profonde o fondate, che accompagnano l'Occidente dai tempi in cui gli Ateniesi passeggiavano per l'Agorà
Vi è un dato: il mutare della Vita nel Tempo. Una rappresentazione: una Teoria, che con alcuni limiti e punti oscuri, permette una descrizione efficiente, semplice, robusta e non contraddittoria del Reale. Che soddisfa le condizioni di verificabilità e, con i modelli ecologici sviluppati dal computer, di simulabilità, versione debole della replicabilità.
E poi vi sono le interpretazioni, il creare simboli ed analogie. Per i sostenitori del Disegno Intelligente, l'utopia rinascimentale, condivisa da principio antropico, che l'Uomo sia fulcro e centro dell'Universo. Dell'armonia tra Microcosmo e Macrocosmo.
Dinanzi a questo, alzano le spalle gli evoluzionisti tradizionali. Eppure esaminiamo la descrizione che danno del divenire dell'Animale Uomo.
Un eroe (il misterioso antenato scimmiesco) che si allontana dall'eden (la foresta), che deve combattere le avversità (la savana, i predatori, la glaciazione), che trova o riceve un dono (la deambulazione, bipede, il linguaggio, gli utensili, l'intelligenza a seconda del paleoantropologo) e con questo trionfa (si trasforma in un consulente perditempo, blogger e un poco reazionario).
Null'altro delle strutture mitiche descritte da Propp nella Morfologia della Fiaba. E Gould, che ironizzava su tale approccio non fa altro che tradurre il politicamente corretto, con la rinuncia del concetto di competizione e feedback tra ambiente e specie a favore di quello del Fato, in termini biologici. Al posto della linearità del Tempo, la sua ciclicità, basata sull'alternarsi di catastrofi.
Causalità versus Finalismo non è che un'antinomia di tipo kantiano. A favore dell'una o dell'altra alternativa è possibile addurre argomenti logicamente cogenti , cioè privi di contraddizione interna: ma ciò dipende esclusivamente dal fatto che il concetto di mondo , cui si applicano le diverse argomentazioni e contro argomentazioni, cade al di fuori di ogni esperienza possibile.
Prediligere un'interpretazione della Natura rispetto all'altra non è un atto di Ragione, ma di Volontà e Fede.
28.9.05
Senza titolo 829
Ieri pomeriggio con Anna, biennale, non importa cosa si fa, lei mi mette allegria e mi fa stare bene.
“Vorresti sempre che la tua vita fosse così, fatta di viaggi e un po’ di soldi”
Parole di mamma. Un po’ vere.
E a ben pensarci incomincio a mirare ragazzi, o anche uomini ricchi, così da poter essere sempre in viaggio, e poi lo za-za-tsù di cui tanto si è parlato in sex&city dove lo metto?
E anche se volessi non riuscire mai ad essere una ragazza venale lo za-za-tsù per me è troppo importante!
Senza titolo 828
Quando un mio amico mi ha segnalato l'attività di Duechiacchieregratis, mi è venuto da sorridere. O meglio mi è parsa strana ed irreale. Forse perchè mi sono venute in mente le vignette dei Peanuts, con Lucy Van Pelt e Charlie Brown.
O semplicemente perchè vissuto in un ambiente che ritiene lo spettegolare, il narrare storie, lo scambiarsi confidenze, l'aprir bocca per darci fiato, attività primarie dell'Uomo, pari al mangiare, al bere e al dormire.
Poi ci ho riflettuto un attimo. Il mio blog è un contenitore di chiacchiere svagate. Anch'io non faccio che cercare persone con cui parlare, utilizzando la rete, piuttosto che la strada.
E Splinder mi ha ospitato. Perciò, se potete e volete, aderite all'associazione. Oppure se vedete i suoi banchetti, fermatevi a ciacolare
Senza titolo 827
Due vecchi amici si incontrano, per chiacchierare su divergenze di opinioni che li perseguitano da anni. Passano un pomeriggio a discutere del più e del meno. Poi l'uno invita a cena l'altro. Semplici scene di vita quotidiana, senonchè uno fa Ratzinger, l'altro Küng.
Il Servo dei Servi di Dio ed il più noto dei teologi ribelli. A quanto pare, il loro incontro non ha riguardato la Dottrina della Fede, ma la Filosofia: due problemi cari ad entrambi gli intellettuali: la possibilità di definire nella Postmodernità un Pensiero Forte, che funga da guida per l'Etica e la coesistenza tra Fede e Ragione. Temi di discussione direttamente ereditati dalla Scolastica medievale.
Ammiro Küng. Per il suo continuo arrovellarsi sulla sfida di Dio. Per il coraggio morale e la coerenza con cui porta avanti le sue opinioni. Ma non condivido le sue idee, che, se il termine non fosse passato di moda, definirei eretiche.
Il problema non è nella sua negazione della Cristologia o nella polemica contro il Primato di Pietro. E' nell'assunto di fondo.
Il Cristianesimo è qualcosa di più di una teoria assiomatica sull'Etica e sul Mondo. E' Amore, non Ragione. E' la sfida della Carità al Male ed all'Indifferenza, della Speranza al Nulla.
Küng rifiuta questo. Ciò lo rende un saggio, non un santo
27.9.05
vabbè...
SCRIVO PER LA PRIMA VOLTA SU QUESTO BLOG IN RITARDo estremo PERCHE' IL MIO PC HA RIPRESO A CAMMINARE SOLO OGGI DOPO TANTO E TANTO TEMPO.....COSA DIRVI !? UN CONSIGLIO ,SE VI PIACE LO STONER ROCK O IL ROCK TOSTO E SPORKO IN GENERE APRITE GLI OCCHI E SGRANATE LE VOSTRE ORECCHIE,DA POCO E' USCITO L'ULTIMO CAPOLAVORO DI "BRANT BJORK" (NON LA CANTANTE FATINA MI RACCOMANDO ,BELLA ANCHE QUELLA MA ALTRA DIMENSIONE) ,FIGURA LEGGENDARIA DEL DESERT ROCK (KYUSS ,FU MANCHU ,MONDO GENERATOR) ,ARRIVA CON UN DOPPIO DISCO MOSTRUOSAMENTE BELLO ,PSICHEDELICO DESERT PUNK ROCK'N 'ROLL...........NON PERDETELO SE POTETE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! hell
Senza titolo 826
a chi mi dice , ed in parte non ha tutti i torti , che sono legato al passato e sono nostalgico rispondo con questo articolo ( scusate il cut\ past ma è un periodo incasinato per fare delle ricerchè e scrivere io i post ) ttratto dalla nuova sardegna del 27\5\2005 e la foto che ci hanno fatto il 26\09\2005 ala fine dela presentazioone
Julian Cope, l’ex punk scozzese che studia i templi nuragici Incontro a Tempio con il musicista e ora anche scrittore di libri sui megaliti sparsi in tutta Europa
GIULIA BARDANZELLU
«I nuraghi? È evidente che avessero scopi difensivi, così come lo è per costruzioni simili presenti in Scozia. Le tombe dei giganti sprigionano energia positiva? E’ probabile che questa forza la emanassero i luoghi in cui sono sorti. La Sardegna era Atlantide? Non so, mi fido degli storici greci e nei loro scritti ne sarebbe rimasta memoria». Palazzo Pes Villamarina, «Incontro con l’autore», iniziativa organizzata dalla Libreria Max 88 di Massimo Dessena. A rispondere ai quesiti incalzanti di un pubblico attento non è un accademico ma il “cantautore sciamanico”, “rocker visionario”, “cantastorie apocalittico”, Julian Cope.L’ex frontman dei Teardrop Explodes, band post-punk cresciuta con le suggestioni new wave di fine anni Settanta, è in Sardegna per raccogliere materiale per la sua prossima pubblicazione, una monografia sulle tombe dei giganti presenti nell’isola. Già autore di «Megalithic European», volume dedicato alle culture preistoriche europee, il musicista e scrittore di Tamworth ha voluto chiarire subito perché, da oltre 15 anni, si interessa alle culture preistoriche: «È importante studiare i primi templi stabili perché siamo in uno stato di permanente divenire. L’unico modo per guardare al futuro è rivolgersi al passato, dove è possibile riscontrare un medesimo modo di vedere le cose, le ossessioni, e le stesse paure che ci appartengono». La copertina di «Megalithic European» reca l’immagine del portale della Tomba dei giganti di Su monte e’ s’ape, complesso megalitico vicino Olbia, e non a caso è stato scelto un monumento sardo: «A mio parere la Sardegna è stato il vero crocevia delle culture del mediterraneo, punto d’incontro tra nord e sud Europa. Quest’isola è un mistero perché ci sono zone ancora difficili da raggiungere a strutture che forse attendono di essere visitate e studiate».
Difficile, nonostante gli occhiali scuri, il giubbotto in pelle e il cappello da cowboy, fargli svestire i panni dello studioso per parlare di musica, della sua carriera da solista dopo lo scioglimento dei Teardrop nel 1982, e dell’ultimo progetto dopo diversi anni di silenzio, «Citizen Cain’d», album in cui la teoria del “futuretro” di Cope si dispiega abilmente nei riferimenti agli Stooges di Iggy Pop e a gran parte delle atmosfere musicali di metà anni Settanta: «La storia del rock è troppo ricca, forte e indiscutibile per non andarci a cercare riferimenti da utilizzare oggi. Ho smesso quando ero all’apice per salvarmi - osserva - ma anche perché, per essere scientifico e credibile, dovevo essere persistente nei miei studi». Le domande sulla storia della Sardegna, sulle teorie di Sergio Frau (che confessa di non conoscere) e sul megalitismo europeo, si alternano a quelle sulla sua idea del panorama musicale e sulla visione “sciamanica” del musicista che guarda al passato. Così i rocker diventano le divinità dei templi, prima osannate, poi spazzate via e sostituite da altre, e gli antichi sono definiti dei Mozart, per metafora musicale, e “modaioli”, per l’ossessività delle rappresentazioni ricorrenti nelle pietre delle tombe. C’è davvero tutto e tutto combacia nel mondo di Cope, che ama l’american dum metal e lo speed metal giapponese perché gli piace «la musica utile e senza teorizzazioni borghesi» e che, da studioso, confessa di essere stato accolto benissimo dal mondo accademico inglese «soprattutto dai ricercatori più anziani, che sono felici che qualcuno si avvicini all’argomento per reale interesse piuttosto che per la pubblicazione di un libro fine a se stessa». Alla fine dell’incontro, tra autografi e strette di mano, qualcuno gli passa dei biglietti con i nomi di alcuni siti sardi da inserire nella sua prossima pubblicazione che, a giudicare dalla serietà con cui affronta l’argomento, lo vedrà impegnato ancora per molti anni. «Ho tutto il tempo del mondo”, si legge a conclusione della sua autobiografia «Head-on/Repossessed».
Perchè no ai PACS?
Non riesco a capire perché l’introduzione dei PACS dovrebbe portare alla disgregazione della famiglia, nel senso comune come noi lo conosciamo. Dal mio punto di vista, sarebbe un dotare di diritti e doveri quei personaggi che per anni ne sono stati sprovvisti e che hanno vissuto ai margini della società del diritto. Mi sorprende questa levata di scudi di Cardinali ed altri alti prelati della chiesa…siamo sicuri che le cause della debolezza delle famiglie non siano altre? Cerchiamo sempre di creare degli spettri per non vedere ciò che in realtà è il problema. Io sono un cristiano, cattolico e non praticante…ma mi lascio sorprendere da questa chiesa militante e politica, che indirizza le persone verso alcune forme di discriminazione e cercando di proteggere alcune caste di potere, che al giorno d’oggi, sembrano ormai superate e decadute. Non si può non riconoscere le coppie di fatto e le coppie omosessuali, sempre che siano fondate e formate su una base di amore reciproco, per difendere un unione familiare ormai in crisi. E non penso che si possa dare la colpa, di questa supposta crisi, a chi ha un interesse sessuale diverso o, a chi, non crede nell’istituzione del matrimonio. Notevole è la diminuzione dei matrimoni e delle vocazioni…perché secondo voi? Sarà che ci troviamo di fronte ad una chiesa chiusa in un proprio recinto storico, e non ancora pronta a gestire la modernità e il mondo nelle sue sfaccettature. Non si può, ancora oggi, rifiutarsi di dare l’eucaristia ai divorziati! Sembra che uno divorzi solo perché non aveva altro da fare o voleva provare una forte emozione…e non magari perché dopo una vita di maltrattamenti o, semplicemente accortasi che non c’era più amore, abbia deciso di interrompere il proprio cammino insieme.
D’altronde, lo Stato, nella sua laicità, non dovrebbe preservare e difendere quelle coppie che decidono di non sposarsi ma, di vivere lo stesso una vita insieme? Poi la chiesa può non comprendere e cercare di convincere la gente a sposarsi, ma trovo errato far pressione sui cittadini su cosa sia giusto o sbagliato che il governo legiferi.
Se Dio è amore e protegge chi decide di amare, che differenza c’è tra l’amore tra un uomo e una donna e quello di due uomini o due donne?
Non lo so…quello che succede in questi giorni mi sorprende e dispiace, ma sarò sempre più convinto, da eterosessuale che intende sposarsi nel suo futuro, che i PACS debbano essere introdotti in uno stato di diritto e senza discriminazioni, come dovrebbe essere l’Italia.
Un abbraccio a tutti…
By Lapò
Senza titolo 824
A volte vorrei soffrire di amnesie. Dimenticare Belfast. Il mio cuore di tenebra. Il cancro che ha divorato la mia anima.
Perderei dolori, rimorsi, ombre. Ma sarei più povero, privo di sogni e speranze. E cosi oltre che a ricordare, come drogato mi costringo a leggere notizie su quella folle città.
A volte pessime che mi inducono alla disperazione. Altre gioiose, che mi fanno sperare nella luce oltre l'abisso., come quella che ho letto oggi. L'ex generale canadese de Chastelain, capo degli osservatori internazionali, ha annunciato che l'IRA ha distrutto totalmente il suo arsenale, dopo undici anni di cessate il fuoco.
E cos' agli slogan sulla fine della lotta armata seguono i fatti
Indipendentisti di iRS hanno incontrato il Presidente Renato Soru
Dalla Newsletter di iRS - indipendèntzia Repùbrica de Sardigna: Comunicato stampa: Incontro fra i dirigenti nazionali di iRS e il Presidente della Regione Sardegna Renato Soru. Cagliari, dalle ore 14 alle ore 15, sede di Viale Trento, 69. Per iRS erano presenti: Gavino Sale, Franciscu Sedda, Frantziscu Sanna, Juanneddu Sedda, Franciscu Pala.
Cagliari, 26 settembre 2005
In un'ora di intensa discussione i rappresentati del movimento indipendentista iRS e il Presidente della Regione Sardegna Renato Soru hanno discusso dello stato della nostra terra e del rapporto fra Sardegna e Stato italiano. L'occasione specifica dell'incontro sono i nuovi preoccupanti scenari riguardanti il tema delle servitù militari italiane e statunitensi in Sardegna.
Il Presidente della Regione ha aggiornato i rappresentati di iRS sulla situazione in corso e ha ribadito il suo intento a utilizzare gli strumenti in suo possesso per esercitare pressione sullo Stato e le sue decisioni, confermando però paradossalmente la sua "totale fedeltà allo Stato italiano e alla sua Costituzione". Davanti alle contro-argomentazioni degli indipendentisti Renato Soru ha dovuto tuttavia ammettere l'effettiva mancanza di strumenti sostanziali da parte della Regione autonoma per poter contrastare e rigettare le decisioni definitive dello Stato italiano. Gli strumenti formali a disposizione dell'autonomia consentono infatti solo un rinvio e un guadagno di tempo ma devono inchinarsi davanti alle scelte ultime del consiglio dei ministri italiano. A questo proposito i rappresentati di iRS hanno ricordato al Presidente Soru la più chiara prova di tale assoluta mancanza di sovranità e potere di autodeterminazione: l'articolo 50, comma 2, dello Statuto di Autonomia della Regione Sardegna prevede che lo Stato possa rimuovere il presidente sardo se compie atti che possono ledere "l'interesse nazionale" italiano.
Renato Soru, mettendo a conoscenza degli indipendentisti nuove informazioni maturate a livello formale e informale, ha attestato che ci si trova in Sardegna in una delicatissima fase di transizione che può portare a esiti alternativi e contrastanti, fra possibilità di smantellamento o il rischio di presenza massive e irreversibili. Tutto ciò, dal punto di vista di iRS, apre alla possibilità e alla necessità di decise forme di intervento che aumentando l'intensità della pressione sullo Stato e sulla marina militare statunitense portino finalmente ad una smilitarizzazione del territorio nazionale sardo. Si tratta per iRS di forme di intervento radicali e nonviolente: le prassi e il ruolo politico che il nostro movimento indipendentista incarna ed esprime fin dalla sua nascita.
Sia iRS che Renato Soru hanno convenuto sulla necessità urgente di una "presa di coscienza" da parte delle collettività locali e della Sardegna intiera nel senso di una volontà di riappropriazione dei sardi sul proprio territorio.
L'atmosfera di franco confronto venutasi a creare durante l'incontro ha dato modo ai rappresentanti di iRS e a Renato Soru di superare il tema delle servitù militari per aprirsi ad una discussione più generale sui modi per rielaborare e rilanciare l'identità del popolo sardo a livello simbolico ed economico. Il dialogo, pur nella differenza fondamentale fra una prospettiva indipendentista e una autonomista, è stato un momento di reciproco aggiornamento sui progetti che le due parti intendono portare avanti. iRS in particolare ha potuto constatare un interesse del presidente Renato Soru per alcune iniziative tese a definire e manifestare con maggiore chiarezza lo status di Nazione della Sardegna.
Le parti si sono dunque lasciate in un clima cordiale, nutrito di rispetto ma anche di notevoli distanze, aperto a futuri sviluppi.
Ofìtziu de Imprenta de iRS
indipendèntzia Repùbrica de Sardigna
Cagliari, 26 settembre 2005
In un'ora di intensa discussione i rappresentati del movimento indipendentista iRS e il Presidente della Regione Sardegna Renato Soru hanno discusso dello stato della nostra terra e del rapporto fra Sardegna e Stato italiano. L'occasione specifica dell'incontro sono i nuovi preoccupanti scenari riguardanti il tema delle servitù militari italiane e statunitensi in Sardegna.
Il Presidente della Regione ha aggiornato i rappresentati di iRS sulla situazione in corso e ha ribadito il suo intento a utilizzare gli strumenti in suo possesso per esercitare pressione sullo Stato e le sue decisioni, confermando però paradossalmente la sua "totale fedeltà allo Stato italiano e alla sua Costituzione". Davanti alle contro-argomentazioni degli indipendentisti Renato Soru ha dovuto tuttavia ammettere l'effettiva mancanza di strumenti sostanziali da parte della Regione autonoma per poter contrastare e rigettare le decisioni definitive dello Stato italiano. Gli strumenti formali a disposizione dell'autonomia consentono infatti solo un rinvio e un guadagno di tempo ma devono inchinarsi davanti alle scelte ultime del consiglio dei ministri italiano. A questo proposito i rappresentati di iRS hanno ricordato al Presidente Soru la più chiara prova di tale assoluta mancanza di sovranità e potere di autodeterminazione: l'articolo 50, comma 2, dello Statuto di Autonomia della Regione Sardegna prevede che lo Stato possa rimuovere il presidente sardo se compie atti che possono ledere "l'interesse nazionale" italiano.
Renato Soru, mettendo a conoscenza degli indipendentisti nuove informazioni maturate a livello formale e informale, ha attestato che ci si trova in Sardegna in una delicatissima fase di transizione che può portare a esiti alternativi e contrastanti, fra possibilità di smantellamento o il rischio di presenza massive e irreversibili. Tutto ciò, dal punto di vista di iRS, apre alla possibilità e alla necessità di decise forme di intervento che aumentando l'intensità della pressione sullo Stato e sulla marina militare statunitense portino finalmente ad una smilitarizzazione del territorio nazionale sardo. Si tratta per iRS di forme di intervento radicali e nonviolente: le prassi e il ruolo politico che il nostro movimento indipendentista incarna ed esprime fin dalla sua nascita.
Sia iRS che Renato Soru hanno convenuto sulla necessità urgente di una "presa di coscienza" da parte delle collettività locali e della Sardegna intiera nel senso di una volontà di riappropriazione dei sardi sul proprio territorio.
L'atmosfera di franco confronto venutasi a creare durante l'incontro ha dato modo ai rappresentanti di iRS e a Renato Soru di superare il tema delle servitù militari per aprirsi ad una discussione più generale sui modi per rielaborare e rilanciare l'identità del popolo sardo a livello simbolico ed economico. Il dialogo, pur nella differenza fondamentale fra una prospettiva indipendentista e una autonomista, è stato un momento di reciproco aggiornamento sui progetti che le due parti intendono portare avanti. iRS in particolare ha potuto constatare un interesse del presidente Renato Soru per alcune iniziative tese a definire e manifestare con maggiore chiarezza lo status di Nazione della Sardegna.
Le parti si sono dunque lasciate in un clima cordiale, nutrito di rispetto ma anche di notevoli distanze, aperto a futuri sviluppi.
Ofìtziu de Imprenta de iRS
indipendèntzia Repùbrica de Sardigna
26.9.05
Senza titolo 823
la nuova del 27\9\2005 Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
La Barbagia apre le sue «Cortes» Sino a gennaio artigianato e gastronomia in mostra a Nuoro e in 24 paesi Bitti, Oliena e Orani le prime tappe di un lungo viaggio nella tradizione e nell’antica ospitalità
«Camminare tra le case di pietra dei centri storici, assistere alle lavorazioni artigiane, assaporare prodotti tipici dai sapori genuini, scoprire i segreti di una cultura millenaria nello splendido scenario di una natura incontaminata». Romolo Pisano, presidente della Camera di Commercio di Nuoro, illustra così la filosofia alla base di «Autunno in Barbagia», la manifestazione che da alcuni anni si propone come vetrina delle zone interne dell’isola e che attrae migliaia di visitatori ad ogni sua tappa. Venticinque i centri della provincia di Nuoro, capoluogo compreso, che da settembre sino a metà gennaio propongono al pubblico un’offerta che ha nella nota ospitalità barbaricina il suo punto forte. «Autunno in Barbagia» è nata per riunire le manifestazioni dal nome «Cortes Apertas» che da diversi anni l’Aspen, l’azienda speciale della Camera di Commercio, organizza in collaborazione cone le varie amministrazioni comunali. A queste da quest’anno si aggiunge la seconda edizione di «Mastros in Santu Predu» (18-19-20 novembre), dedicata ad artisti e artigiani del quartiere più antico di Nuoro, ma anche la tradizionale Sagra della castagne e delle nocciole di Aritzo (28-29-30 ottobre), o «La montagna produce» di Desulo (dal 31 ottobre al 2 novembre). «Autunno in Barbagia» si è aperta ai primi di settembre con le «Cortes» di Bitti, Oliena (una delle più suggestive), e poi Orotelli e Orani, che si è chiusa proprio domenica scorsa. I prossimi appuntamenti sono in programma a Sarule e Ollolai (dal 30 settembre al 2 ottobre), dove si svolgeranno le «Cortes Apertas». A Tonara, il 1° e il 2 ottobre tocca invece alla sagra «Sonaggias e turrones, teruddas e taggeris». L’appuntamento successivo è a Gavoi (dal 7 al 9 ottobre) con «Ospitalità nel Cuore della Barbagia», cui segue Osidda (dal 14 al 16 ottobre) con le «Dommos Antigas». Il 15 e il 16 ottobre ci si sposta a Lollove, l’unica frazione di Nuoro, un borgo di pastori che conserva intatte, forse un caso unico nell’isola, le abitazioni tradizionali. La manifestazione ha per titolo «Vivilollove». Poi è di scena Orgosolo (21-22-23 ottobre) con «Gustos e Nuscos», e Belvì, negli stessi giorni con «Giochi e sapori in Barbagia». A Sorgono, il 22 e il 23 ottobre si svolge «Sa Innenna». Ottobre chiude con la sagra di Aritzo e le «Cortes Apertas» di Dorgali (28-29-30). Tra fine ottobre e inizio novembre Desulo ospita «La Montagna Produce», vetrina dei prodotti del Gennargentu che ogni anno richiama migliaia di visitatori. «Tappas a Mamoiada» e l’appuntamento dal 4 al 6 novembre, mentre a Ovodda (dall’11 al 13 novembre) le «Cortes Apertas» diventano «Ungrones de bidda». Un discorso a parte merita «Mastros in Santu Predu», la manifestazione che dal 18 al 20 novembre si svolge a Nuoro, dove non era mai stata realizzata una «Cortes Apertas». Due anni fa, in modo spontaneo e senza alcuna sponsorizzazione pubblica, un gruppo di artisti e artigiani del quartiere San Pietro, il nucleo storico della città, aveva dato vita a un percorso, «Le vie di San Pietro», che per un’intera giornata attirasse i visitatori nelle loro botteghe. L’iniziativa ebbe successo e l’anno dopo diventò «Mastros in San Predu», curata dall’associazione Traccas con la collaborazione dell’Aspen. Quest’anno è alla sua seconda edizione. «Autunno in Barbagia» prosegue ad Atzara (26-27 novembre), poi a Olzai (2-3-4 dicembre), Fonni (9-10-11 dicembre), Orune (17-18 dicembre), Tiana (16-17-18 dicembre), e si conclude a Teti (16-17 genanaio 2006). (p.me.)
dalla nuova sardegna del 26\9\2005
Pagina 5 - Sardegna
A Nule gli artigiani custodi della storia e dell’economia
Per il sindaco è un paese povero ma nella capitale sarda del tappeto decine di persone producono e vendono
Per il sindaco, Angelo Crabolu, ingegnere, capo di una giunta di centro destra, «Nule è un paese povero». Può darsi che abbia ragione perché tra Barbagia e Goceano sono poche - o del tutto inesistenti - le isole di vero benessere economico (e sociale). Però in questo paese di granito e molti gerani sui balconi, ai piedi del castello «Santu Lesèi» (Sant’Eliseo), in un territorio dominato da quaranta siti archeologici, non ci sono possessori di panfili e di jet ma un patrimonio belante di ventimila pecore che però rappresentano una cifra superiore ai due milioni di euro. Tra i 1550 abitanti (meno di 400 i nuclei familiari) non ci sono gioiellieri né industriali, ma di questi ultimi è tutta la Sardegna a non poter tracciare identikit.
In quest’altra capitale sarda del tappeto - tra boschi, pascoli, sorgenti e rocce d’incanto - diverse decine di artigiani producono bene e vendono. Non c’è casa senza telaio, con o senza partita Iva. Ma soprattutto, c’è un’azienda, la «Tessile Crabòlu» che è riuscita nel miracolo di rivitalizzare un capannone quasi a mille metri sul livello del mare, nell’altipiano che porta a Bitti, zona archeologica di «Romanzesu». Per raggranellare miliardi a gogò dalla Regione era sorto alla fine degli anni Settanta, quando qualcuno - non ancora scottato dai cloni dei Nino Rovelli e brigate varie - credeva che bastasse un anonimo signore della Brianza a creare sviluppo tra i nuraghi. Nacque la Betatex, ci avrebbero dovuto lavorare cento ragazze soprattutto di Bitti ma erano state solennemente buggerate. Imprenditori da codice penale. Volevano lavorare nell’altipiano di San Giovanni la lana che arrivava addirittura dal Camerun. Fu un fallimento totale. Fino a quando sono emersi alcuni capitani coraggiosi locali. Cognome doc, Crabolu, che più sardo e bucolico non si può. I Crabolu di Nule acquistano lo stabilimento con i macchinari semimarci e arrugginiti. E gli ridanno vita. Sono loro a realizzare il sogno industriale, di trasformazione su larga scala dei prodotti locali. Creando l’unica azienda che utilizza la lana sarda, quella delle tosature delle pecore, raccolta in tutta la Sardegma, dal Sulcis alla Gallura. E da qui la lana esce in tappeti con lavorazione di pregio. Tra i clienti Porto Raphael di Perugia e altri bei nomi del bon ton tessile italiano e degli States. Un miracolo. Perché oggi a San Giovanni trovate montagne di sacchi di lana sarda che qui viene selezionata, pulita, filata in matasse o in rocche. Ci lavorano 18 persone di Nule e Bitti. Con professioni e macchine che ricordano la prima fase della rivoluzione industriale inglese. Ci sono i tessitori: Giovanni Pietro e Giuseppe Manca, Gianfranco Mellino, Davide Cancellu e Luca Sechi. Con loro i cardatori: Antonio Mellino (noto «Dentone») e Giuseppe Cossu. I filatori sono Mario e Giuseppe Manca, Antonello Bella e Mario Farre. Angelo Scanu, sassarese, è ritorcitore, prepara le rocche che poi vanno a finire sui telai. Biagio Masala è aspatore, segue alle macchine il confezionamento delle matasse. E poi il terzetto dei roccatori con Andrea Coratza, Gianfranco Mellino e Angelo Scanu. Macchinari computerizzati, quasi tutti nuovi. Se a San Giovanni si lavorano le lane (tra i 15 e i 18 mila quintali), in paese ci sono i laboratori. In mani femminili naturalmente. Qui vengono rifiniti i tappeti in cotone e in lana, tovaglie, tende, centrini, copriletto, tutto quanto è necessario e tutto quanto i clienti richiedono. Col lavoro manuale e creativo di Maria Antonietta Zoroddu (“madre di due figlie disoccupate”), Lucia Masala (altre due figlie, ancora a scuola), Maria Rita Manca e Manuela Mellinu. Due lavorano part time: Antonio Dessena e Simone Zoroddu. Il fatturato? Il 4 per cento in Sardegna, il resto tra Italia e mondo. Tutto avviene a Nule paese da export dove la lavorazione del tappeto tradizionale è nel dna di ogni ragazza che nasce sotto Punta Ameddaris. Continua a essere una grande tessitrice la madre dei Crabolu, Pietrina Cocco, 76 anni che aveva imparato “da zia Gavina”. C’è anche un decisivo innesto continentale. Il marito di Pietrina è Benedetto Crabolu, noto Initeddu, pastore di pecore nella solitudine delle campagne di Taspìle. Con la seconda guerra mondiale finisce in Grecia, sta per essere deportato in un campo di concentramento dei tedeschi, riesce a scappare dal treno in compagnia del suo tenente, bellunese. Initeddu resta quasi alla macchia perché qui, in Alta Italia, i tedeschi non perdonano. Fino a quando il tenente riesce a trovargli un lavoro clandestino in una filanda di Belluno. Initeddu vede i processi di lavorazione e giura che appena rientrato in Sardegna creerà a Nule un’azienda simile. Detto fatto. Initeddu e Pietrina si sposano il 22 agosto del 1953. Nel’64 nasce il primo laboratorio con personale di famiglia. «Ma facevamo solo la filatura», ricorda la signora Pietrina. La svolta è degli anni Ottanta. La Betatex va in malora. Subentrano i figli di Initeddu. Vanno in giro per fiere in Italia e all’estero, vanno a vedere aziende tessili in Italia e all’estero fino a quando la «Tessile Crabolu» decolla. Festa grande a San Giovanni. Dove oggi Giuseppe Luigi Crabolu, 47 anni, è presidente e amministratore unico con i fratelli soci: Biagio di 45 anni, direttore commerciale e Angelo, 41 anni (sindaco del paese). I punti di forza ?
«Usare prodotti locali, sicuri, facciamo noi la raccolta ovile per ovile. Abbiamo tecnici di alto livello, veramente professionali e affiatati, fanno gioco di squadra. Rispettiamo la tradizione facendo un prodotto sicuramente industriale ma di alta qualità. E la clientela è affezionata», dice Biagio. E i punti di debolezza? «Quelli di tutte le zone interne della Sardegna: la difficoltà dei trasporti, l’alto costo dell’energia, l’Adsl è un miraggio. Ma ci misuriamo con negozi che apprezzano la qualità: che è la nostra forza». Tappeti industriali e tappeti tradizionali. Le tessitrici attive sono oltre cinquanta ma quelle in regola con le leggi sono appena cinque: la cooperativa Madonna del Rimedio, collegata all’Isola che qui ha creato un buon nucleo di tessitrici rispettose della tradizione senza tralasciare gli effetti positivi delle nuove tecnologie. Ci sono Giovanna Chessa e Giovanna Maria Campus che propongono pezzi di pregio, hanno una clientela scelta, raffinata. Ghitta Dore ha una bella casa a «Su tronu» dove mostra tutti i suoi lavori con i colori caldi del tappeto di Nule. Ha una bottega museo Pina Crasta, ha l’arte e il commercio nel sangue, sulla porta d’ingresso trovate il suo nome in ceramica e in ceramica c’è anche il numero di telefono di casa e il cellulare. Lavora spesso con le sorelle Maria e Lucia. Di lei parlano le riviste specializzate. «Nei miei tappeti - dice - ci sono i miei sogni, i miei desideri, tutti i desideri, e li realizzo con la tecnica delle dita storte, sos poddighes trotos». Su Traveller le hanno fatto raccontare la tecnica di s’ambisue, la sanguisuga, «una sorta di patchwork di grande effetto cromatico». Da Pina Crasta ieri c’erano molti turisti. Decisamente incantati Giovanni Grieco di Rionero in Volture (Basilicata) dipendente di un’azienda telefonica e Saturnino Norcini, bancario genovese. Arrivavano dalle Terme di Benetutti in compagnia di due amici sardi, Lorenzo de Martin di Villagrande e Franco Loddo di Muravera.
Ma non di soli tappeti vive Nule. L’artigianato garantisce reddito a diverse famiglie. Eugenio Bitti e il figlio Giampiero mandano avanti una bottega da falegnami e il lavoro, come capita ovunque a tutti i bravi «maestri del legno», non manca. Antonello Mellino si ingegna con creazioni in ferro battuto, Antonio Giuseppe Manca si industria con l’alluminio. Tre le imprese edili con Francesco Cocco, Giuseppe Manca e Marco Pintori. Due calzolai moderni, Giuseppe Dore e Franco Campus con clientela affezionata sparsa in tutta la Sardegna. Giuseppina Leoni ha un calzificio che sforna calze in lana sarda per pastori, per trekking, per cacciatori. E c’è una piccola azienda, la «M.N», Manifattura Nulese, dove dal polipropilene si produce «filo tecnico», cioè filo per corde, cinture di sicurezza per le macchine e per mille altri usi. La materia prima si poteva comprare a Ottana, adesso giunge da Oltretirreno. Il titolare è Giovanni Crabolu.
Anche l’agroalimentare comincia a ritagliarsi fette e nicchie di mercato ancora modeste ma promettenti. Tre i panifici mandati avanti da Francesco Mellino, Alfredo Mellino e Mario Mela con i fratelli. Due i negozi di pasta alimentare fresca (Marina Coloru e Silvana Zoroddu) e altri due di dolci tipici (Angelo Mellino e Maria Luisa Cocco). Da un anno è attivo il «Consorzio del formaggio dell’altipiano di Nule» per produrre un pecorino che è già riconosciuto «prodotto tipico» ora in attesa del Dop, denominazione di origine protetta. È un formaggio assolutamente eccellente, ottimo sapore, buona la pasta, bello l’aspetto. Sono già attivi quattro laboratori artigianali di trasformazione, non sono minicaseifici ma vere e proprie aziende che seguono metodi tradizionali di lavorazione proprio per conservare una tipicità che non deve andare dispersa. Questo consorzio (presidente Giuseppe Crabolu) coinvolge un po’ tutto il paese, dai Manca (Giuseppe, Rosalia, Andrea) a Maria Maddalena Mellino, Antonio Dettori, Giuseppe Dessena, Antonio Dore e Piero Mulas. È una attività che può prosperare soprattutto se alla bontà del prodotto si affiancherà un sistema agile ed efficiente di commercializzazione. Le pecore sono poco più di ventimila, un numero sufficiente per consentire agganci anche con la grande distribuzione specializzata. «Ma va spezzato l’isolamento della campagna, sono necessarie strade di penetrazione agraria agevoli», dice l’assessore all’Agricoltura Salvatore Mellino. Hanno da fare anche gli altri assessori. Ornella Manca, ragioniera in cerca di lavoro, ha la responsabilità del Bilancio, Giuseppe Luigi Mellino - dipendente del ministero di Giustizia - la delega per i servizi sociali, Raimondo Satta - ingegnere - è ai servizi generali. C’è tanto «sommerso». Ma Nule potrebbe produrre molto di più se anche le altre istituzioni capissero quali e quante sono le risorse dei paesi della Sardegna di dentro, dei paesi - dice il sindaco - «senza santi in paradiso». Perché Nule «è parte del Goceano ma ai suoi margini, è parte del Monte Acuto ma - ha scritto Giovanni Michele Cossu - ai margini del Monte Acuto, non fa parte della Barbagia ma confina con essa, tanto vicina da averne subìto gli influssi». Le carte da giocare non mancano. L’economia del tappeto confezionato casa per casa, quella dei prodotti alimentari, l’artigianato avrebbero maggiore fatturato se esistesse una calamita che sapesse attirare più visitatori. Forse bisogna specializzarsi di più, rischiare di più. Qualche esempio positivo Nule lo ha dato. Sono attesi gli emulatori.
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Un tesoro di tessuti e ricami nella mostra di Casa Garau
Per due settimane a Thiesi, nell’antica abitazione al centro del paese, in esposizione indumenti e abiti di gala risalenti al periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento
THIESI. Se l’abito non fa il monaco, certamente è uno specchio rivelatore - e neppure troppo segreto - dei percorsi storico-culturali di una comunità distinta fra molte come quella di Thiesi. Per due settimane la casa Garau - un palazzotto nobiliare del centro storico, edificato quattro secoli fa in quella che attualmente si chiama via Vittorio Emanuele, rione «Sos Cavaglieris» - ha ospitato una mostra di indumenti e abiti di gala thiesini risalenti a un periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. All’interno di questa casa antica «tutto sembra paralizzato - hanno scritto gli organizzatori della Pro Loco nella presentazione -, senza dimensione temporale, come se la maga cattiva abbia disteso il velo del sonno su tutto». La maga buona, invece, è Giovanna Chesseddu, un’insegnante di lettere dagli occhi chiari e dall’eloquenza naturale, che le si esalta ancora di più quando parla in sardo, per l’uso straordinario che riesce a far della lingua resistenziale: limbazu lichitu, parlata di estrema eleganza. Con Salvatore Ferrandu e Stefano Ruiu, Giovanna è l’anima dell’iniziativa messa in moto dalla Pro Loco.Negli anni Sessanta i proprietari hanno abbandonato Thiesi», ricorda Ferrandu, ex-sindaco del paese oltre che insegnante e animatore dei maggiori eventi culturali. «Ma la figlia ritorna sempre, da noi, e si prende cura della casa. Teresina Garau ci ha dato la possibilità di esporre e ha esposto anche lei. Guarda che roba! Ha conservato perfino le scatole dei magazzini Printemps di Parigi. Qui c’è un tesoro. Fra un anno si potrà aprire per far visitare anche la casa, con i mobili, l’arredamento». Il professor Ferrandu conosce tutto a menadito: «Questi pezzi sono del 1900: una mantella-scialle, corsetti con il vitino cosiddetto da vespa, ornamenti vari tipo le piume da inserire nei cappellini, borse, borsette e borsellini. Ogni pezzo va esposto con grazia. Quest’altro è un prendisole del 1800.Teresina è la depositaria di tutti i ricordi familiari, dunque della nostra comunità intera». Anche Giovanna-maga-buona si è documentata alla perfezione: «Questa è una cuffia della belle époque», inizia a mostrare. «Ed ecco sas bértulas, le bisacce con l’albero della vita, lo stesso disegno che ritroviamo poi nelle camicie. La mostra racconta l’abbigliamento a Thiesi, tutto: il feriale e il festivo. Eravamo partiti dall’idea del solo vestire quotidiano, ma il materiale era poco. Abbiamo fatto venire qui Gian Mario Demartis, etnografo della Sovrintendenza, per evitare de nàrrere calchi machine, di dire sciocchezze. Soprattutto per le datazioni. Questi coritos, giubbonetti, come li chiama l’Angius, hanno gli stessi disegni delle bisacce e delle camicie che puoi vedere esposte, una simbologia comune: figurava praticamente in tutti i capi». In sardo logudorese la camicia maschile si chiama bentone e il sostantivo è di genere maschile, per l’appunto. Ite sun custos bentones, Juanna? «Queste camicie», risponde la professoressa, «sono un rifacimento di quelle più antiche, senza colletto». Nel periodo spagnolo - aggiunge Salvatore Ferrandu - «questa tipologia ha preso piede, come camicia più importante, la Sardegna aveva il simbolo protettivo dell’albero della vita: non contava solo la bellezza dell’indumento, ma l’albero serviva anche a proteggere chi lo indossava. Simboli apotropaici, come dicono i dotti». Vengono poi le gonne, che a Thiesi si chiamano bunneddas quando sono di fattura ordinaria e tùnigas quando si tratta di pezzi importanti. Spiega Giovanna Chesseddu: «Questa è la gonna gialla d’orbace, per il lutto». Come, un lutto tinto di giallo? «Sì, alla fine dell’Ottocento il lutto esterno era di quel colore», precisa. «Il fazzoletto-copricapo, su mucaloru, nel lutto serviva anche a nascondere il volto. Ma non c’era la civetteria del nodo, il fazzoletto veniva tenuto insieme da una spilla che nascondeva anche il petto. Sa tùniga groga era poverissima, molto adatta per esternare il dolore dal momento che non ostentava nulla. Quest’altra era una gonna di gala, forse. C’è un abito di una donna ricca del 1880. Lo studioso Gian Mario Mario Demartis, che se ne intende, dice che tutta questa ricchezza non si ritrova in altri centri. Roba antica e moderna e abbigliamento di transizione. Nel primo decennio del secolo scorso abbiamo scialli alla veneziana e scialli ottocenteschi, perché qui c’era gente che vestiva all’antica e contemporaneamente altra gente che vestiva a sa tzivile, secondo criteri moderni».
Incorniciata su una parete, una foto di Don Enrico, «il capostipite dei Garau che un bel giorno vendette tutti i suoi possedimenti ad Arbus e comprò a Thiesi: terre e case dai feudatari», come racconta Salvatore Ferrandu. Si gira per le sale. Giovanna Chesseddu mostra su gabaneddu frunidu, il pastrano d’orbace ricamato in nero e foderato perché doveva essere comodo. Qui di ricostruito non c’è quasi nulla. Queste sono gonne di una che è morta al suo terzo o quarto parto, nel 1898: le sue gonne mostrano elementi di transizione come il ricamo a punto raso, importato a Thiesi dalle suore».
Si possono ammirare altri coritos, di fidanzate vicine alle nozze. «Ce n’è uno - spiega ancora Giovanna Chesseddu - usato dalla moglie del poeta improvvisatore Andria Nìnniri il giorno del matrimonio. Non è vero che il costume fosse uguale, le varianti dipendevano, sì, dalle possibilità economiche, ma anche dall’abilità nel ricamo di questa o quella donna thiesina». Su una sovracoperta da letto matrimoniale (sa fàuna) in lino tessuto al telaio c’è una scritta: «Viva Gesù Nostro Amore e Maria Nostra Speranza dopo Gesù, donna Giovanna Livesi nata Gutierrez anno Domini 1764». La parola nata «è scritta con due t», osserva un visitatore. Un altro risponde: «No ti nd’ispantes, non meravigliarti: ancora oggi ci sono personaggi importanti, anche se non nobili, che con l’italiano hanno parecchie difficoltà». E fa il nome di un notissimo uomo politico. Chissà chi lo sa, avrebbe detto Febo Conti. Un’altra sovracoperta in lino reca la data del 1883, più avanti si può ammirare un reggiseno da giovinetta nubile, ma già predisposto - da un apposito bottone anteriore - per il tempo tempodell’allattamento. «Vivo bene questo impegno - confida Giovanna -. Ci siamo stancati, abbiamo anche litigato, ma ci serviva fare uscire queste perle dalle casse, far conoscere alla gente ciò che aveva in casa. Personalmente, è un piacere, oltre che un dovere nei confronti del paese. Anche noi abbiamo diritto al bello. Il costume di Thiesi non è quello che presentano i gruppi folk, tutti precisini ma sempre identici a sé stessi». Parla Stefano Ruiu, che ha il doppio impegno della mostra e della tesi di laurea in filologia romanza sui poeti di Thiesi: «Una bella esperienza - dice - anche se mi dispiace non aver potuto dedicarle tutto il tempo che avrei voluto, ma grazie a Giovanna e anche a Salvatore...». Dal fondo della sala una voce lo interrompe: «Come, anche? Salvatore può essere tutto, fuorché un’anche. Vogliamo scherzare»? Il Salvatore in questione è Ferrandu, che interviene: «Loro due, Giovanna e Stefano, erano già in sintonia, io sono entrato dopo». L’onore dei grandi è l’umiltà.
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Il fascino dell’abito di gala
La descrizione dell’abate Vittorio Angius nel 1846
THIESI. Quel cronista memorabile che risponde al nome dell’abate Vittorio Angius nell’anno di grazia 1846 scriveva così del costume di Thiesi: «Le donne del popolo seguono l’antica moda e amano il colore giallo nella gonnella di panno (sa tùniga groga), dal quale sono nei paesi vicini riconosciute fanciulle o donne di Thiesi. Il petto copresi in parte da un busto di velluto o di altra stoffa di color arbitrario e un giubbonetto (su coritu) con le maniche, nell’inverno». Questo nell’ordinaria amministrazione dell’uso. Per le solennità, ovviamente, il discorso cambia e l’abate-cronista-storico lo documenta perfino nei dettagli. «Quando sono in gala - distingue il curatore del dizionario del Casalis - allora le gonnelle gialle cedono a quelle di scarlatto (sas tùnigas rujas) - il busto di velluto a quello di broccato in oro od in argento; lo scarlatto serve anche di giubbone, nelle cui maniche pendono e suonano sei od otto grossi bottoni sferici di filigrana d’argento o d’oro con molti anelli, bei pendini pendinie collane di corallo incastrate nell’oro o nell’argento che si posano sul mezzo petto nudo, sopra i bottoni d’oro o d’argento, che chiudono la camicia ricamata sulle mammelle».Ausonio Spano, in una poesia intitolata «Sa thiesina» ricorda Giovanna Chesseddu, dice che le nostre antenate avevano scoperto assai presto sas artes de sas signorinas, le arti delle damigelle. Arriva l’ora dei primi bilanci. La mostra ha raggiunto quota mille e trecento presenze documentate dalle firme nel registro apposito. Ma si calcola che un numero di visitatori oscillante tra il quindici e il venti per cento non abbia firmato. «Noi siamo contenti, la gente è addirittura meravigliata», commenta ancora Giovanna. «Chi conosceva queste cose ha avuto modo di ricordarle e di rifletterci sopra, chi non le conosceva ha imparato qualcosa di nuovo». Le fa eco Stefano Ruju: «La collaborazione dei nostri compaesani è stata buona. La popolazione ha risposto molto bene: quando la gente vede un interessamento vero e capisce che tutto questo può servire alla comunità collabora volentieri. All’inizio, magari, c’è stata una qualche titubanza, poi abbiamo avuto una risposta piena». Ma il bello - o il brutto, a seconda dei punti di vista - deve ancora venire.
Annuncia Giovanna Chesseddu: «Occorrerà documentare tutto questo fervore di iniziative con una pubblicazione che rimanga negli anni a testimoniare un patrimonio di valore fuori dal comune. Speriamo di essere all’altezza». Intanto, sempre per iniziativa della Pro Loco e del suo presidente Juanne Uneddu, sta per essere pubblicata una raccolta di versi di Juanne Antoni Cossu, poeta thiesino vissuto tra il 1897 e il 1972, dal titolo «Chentu poesias», con contributi di Salvatore Tola, Tonino Rubattu, Stefano Ruju, Giovanna Chesseddu e Angela Cossu, la figlia del poeta. E non sarà sicuramente dimenticato un altro artista di virtù elevata, il grande cantore estemporaneo Antoni Piredda, nato a Thiesi nel 1905 e morto a Sassari nel 1984.Tiu Piredda è stato uno degli estemporanei di maggior talento nella storia della poesia cantata in piazza, protagonista di ardite battaglie in versi con i più famosi cantadores logudoresi: Barore Tucone, Barore Sassu, Remundu Piras e Peppe Sozu in testa. Un onore che il paese renderà volentieri a chi ha fatto conoscere il nome di Thiesi nei più lontani villaggi della montagna sarda: un guerriero sui palchi, una persona amabile fuori dagli agoni poetici, un uomo vero.
Senza titolo 822
era da quasi un anno da quando ho letto giro di boa di Cammileri ( ne hanno dato la versione televisiva . la scorsa settimana ) che non leggevo un libro di notevole fattura ed interessante . La stortia \ la vicenda narrata è un percorso che coinvolge la memoria individuale e collettiva dela nostra storia recente , Stefano Tassinari , racconta un uomo a guardare negli occhi il suo passato ( a fare un auutocritica \ una revisone ) , e in insieme lo scontro due generazioni che interpretano con uguale passione , ma da prospettive diverse , le sfide dell'impegno. politico .
Un libro che fà piazza pulita << [....] in un clima di pacificazione >> --- per usare le parole stesse del protagonista del romanzo in questione --- << di azzerramento della memoria collettiva [......] >> di revisionismi di comodo e dell'uso dela storia del 1900 ( degli anni 70-80 in questo caso ) e quindio un uso struimentale delal storia . Ma soprattutto mette in guardia contro un uso ( vedere le trasmissioni tv che parlano di storia , ovviamente senza generalizzare ) che che fanno vedere di quel periodo solo l'aspetto negativo ovvero la violenza e tacendo o facendo passare in secondo piano le conquiste socali e culturale apportate da quel periodo , Mettendo sullo stesso piano la violenza dell'estremna sinistra copn quella dell'estrema destra .Infatti << [...] se un evento >> --- sempre secondo il protagosnista del romanzo --- << lo si toglie dal contesto storico in cui è maturato si finisce per attribuirgli un significato differente e di sicuro giudicarlo con un altro metro di misura [---] >> . La stessa cosa sta avvenendo anche per gli episodi ( serie di vendette private e processi sommari ) avvenuti dopo la resistenza , stumentalizzati ( e non studiatoi e analizzati nel loro contesto storico e socilae ) da chi vuole gettare fango ( metaforicamente parlando ) sull'ìintera lotta di liberazione nazionale ; è chiaro che se si guarda solo il fatto in sè la fucilazione in tempo di pace senza processo o con un processo sommario , ci appare un atto di crudeltà . La stessa cosa avviene oggi per i fatti del periodo storico degli anni 60-80 di cui di quella stagione affiorano ( salvo rare eccezioni ) solo immagini non siano contestualizzate drammatiche i corpi stesi per terra , il pianto dei parenti la rabbia degli amici . Di tutto il resto , ovvero le cause che potrebbero spiegare le cause , i motivi e come na si passo alla lotta armata e il passaggio dalla semplice illegalità alla lotta armata ( o terrorimo come lo chiamano alcuni revisionisti di ambe le parti ) fosse inevitabile o era molto labile non c'è più ( salvo eccezioni ) traccia nei reportage tv e giornalistici di questo periodo . Ritornando al romanzo devo dire che è stata un 'ottima l'idea d'inserire una poesia ( che dura ben 7 pagine ) all'interno di un romanzo in prosa ma evito per evirtare di svelare particolari importanti e forse anche il finale . Hanno ragione ( e me ne sono reso conto quando ho assistito ala presentazione del libro fatta due settimane fà nel mio pese ,ne trovate qui a sinistra uan foto scattata da me medesimo ) : Massimo Carlotto : << dopo aver letto i romanzi di tassinarti siu ha voglia di di pensare e di discutere di memoria e di utopia >> ; Pent Sergio la stampa tuttolibri :<< stefano tassinari è un vero intellettuale di genuina coerenza in grado di ridisegnare sempre le proprie convenzioni >> ho imparato , anzi approfondito meglio quel periodo storico , più con questo romanzo che con i libri di memorie e d interviste di ex brigatisti ( pentiti , dissociati , non pentiti oppure coloro che rimettono indiscussione quella scelota ma senza svendersi come renato curcio ) . Ha una prosa poetica che ricorda l'incedere di certe canzoni di lolli e di tondelli .
colonna sonora ( per i testi potete consultare il bellissimo portale musicale www.ildeposito.org più volte nbei collegamenti ipertestuali di questo blog )
amore ribelle ( pietro gori )
caccia alle streghe ( alfredo Bandelli )
o cara moglie ( ivan della mea )
la rossa provvidenza \ le basi americane ( rudi assuntino )
vizi privati pubbliche virtu e contessa ( di P. Pietrageli )
- l'internazionale di fortini ( ivan della mea )
- se non li conoscete ( fausto amodei )
Senza titolo 821
Secondo voi il regista Moore è un cazzaro oppure un solo fazioso ? attendo le vostre risposte prima riportare qui la mia impressione \ risposta
Adesso la news che stà alla base di questo sondaggio
Moore (s)confessato Le teorie sostenute nel film “Fahrenheit 9/11” non sono una verità accertata, ma solo un punto di vista di parte. Lo ha "strappato" al regista il giovane blogger Cooney Maloney
Tratto da: Otimaster
Il mondo dei blog segna un nuovo successo, il giovane Cooney Maloney blogger per passione, regista di professione e conservatore per convinzione, è riuscito a far confessare a Michael Moore che le teorie sostenute nel film “Fahrenheit 9/11” non sono una verità accertata, ma solo un punto di vista di parte. Il modo in cui lo ha fatto è il migliore che ci si potesse immaginare: realizzando un film nello stile di Moore, ma contro lo stesso Moore. Nel corso del cortometraggio Moore messo alle strette è costretto a confessare di aver sostenuto una verità di comodo per i democratici, oltre alla rivelazione abbastanza scontata dell’inaffidabilità delle sue teorie, si apprende anche la succosa notizia che, il direttore della Miramax che produce e distribuisce i suoi film (oltre a quelli di Benigni tanto amato dalla nostra sinistra) è un noto sostenitore dei democratici. Il film è scaricabile nel blog di Maloney Brain-Terminal.com. The world of the blog marks a new happening, Cooney Maloney blogger for passion, director of profession and conservative for conviction, is successful make to confess Michael Moore who the theories supported in the film "Fahrenheit 9/11" are not one assessed truth, but only a point of view of part. The way in which he has made it is the best one than could be imagined to us: realizing a film in the style of Moore, but against the same Moore. In the course of the film, Moore is forced to confess to have supported one comfortable truth for the democratics, beyond to the detection enough of its lies, the news is learned also that, the director of the Miramax that produces and distributes your films (beyond those of Roberto Benigni a lot loved from our left) is a famous supporter of the democratics. The film is releasable in the blog of Maloney Brain-Terminal.com.
IL MASTER
Senza titolo 820
Penso che la vita sia fatta di ARRIVI-PARTENZE-RITORNI.
Che non si debba escludere che ognuna di queste cose possa accadere da un momento all’latro.
Basta solo lasciarsi andare e non essere troppo categorici nelle cose..
Chissà…
Intanto mi sento diversa…
Ascoltare all’una di notte il pianto di un’amica ed essere ringraziate dopo, fa stare bene.. perché sai che oltre a ciò che stai provando puoi comunque dare te stessa…
Fa male ancora un po’…
Senza titolo 819
Mini antologia Poetica a cura di Giuseppe Martella fascia mia Espressione.
Componimento in versi "adrenalico" con sue fattezze chiede Amore.
Cogliete Nenia da memorizzare.
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Sei statica sotto lacrime di Dio, Sei al cimitero delle statue viventi. Torni indietro e acchiappi farfalle
Pestate a terra, Rese cieche da tue Forcine. Non sei Viva, Non sei Morta! Tu pedini Rottura, Tu voli in cielo Disimparandomi. Tu sei Morta annullandoti Nell’Atomico Vuoto.
25.9.05
Senza titolo 818
Come si sta bene in un locale piccolo, affollato, bello e con della buona musica, con un amico, con due sangrie e a raccontare tutto nei minimi particolari il tutto…
Si, ottimo/fantastico…
23.9.05
Senza titolo 817
La tesi espressanel post precedente si è rafforzata leggendo questo articolo che ripoorto sotto dello pseudo scoop delle Iene ( l'archivio delle puntate ) di una che fin'ora era per me una trasmissione mito in quanto una delle elle poche perle almeno fino a questo fatto , in buona o in malafede , oppure caduta d'ingenuità e di pressapochismo da gente sempre preparata e seria come erano loro e che c'erano nel merdaio ehm pollaio della tv ormai in in decadenza come dice quest post tratto sempre da it.media.tv << Secondo te sputtanare un povero imbecille che ci prova con un'altra imbecille è stile? Questo è uno scoop? E' forse uno scoop fare vedere Kate Moss che sniffa? E' forse stile puntare sulle debolezze altrui per fare sentire migliori chi sta dall'altra parte dello schermo? Che comincino a fare inchieste più serie che riguardino temi importanti.In genere utilizzare la televisione come manganello mediatico è male.. Restando sempre nell'ambito dell'ultimo episodio se la signorina in questione è stata molestata doveva recarsi dalle forze dell'ordine e fare mettere da loro le microspie, non rivolgersi alle iene.Mettere alla berlina i vizi di un babbeo ed esporlo al pubblico ludibrio lasciando capire chi sia è di cattivo stile.Scusa se non apprrezzo, ma sono sicuro che non è colpa della mia mancanza di stile.La brutta abitudine è stata negli seguita da striscia la notizia, additare i colpevoli e dare la sensazione al pubblico da casa di poterli giudicare: ahh che botta di autostima...Un consiglio a chi piace leggere leggete 1984 di Orwell. Costui è stato un profeta...>>) . Ora chiedo scusa a chi di voio odia il cut \padt ma (ovviamente le frasi in neretto sono delle mie considerazioni aggiunte ,mentre le altre dell autore\attrice del blog thafamily.splinder.com da cui ho preso la news , uno.--- almeno secondo me --- dei blog più interessanti degli utenti di it.media.tv ) sono talmente schifato e disgustato anche se in teoria non dovrei perchè è un fenomeno ,da quel che mi raccontano , o da quel che si vede vero o falso che sia a striscia la notizia ( che come le iene continuerò a seguire criticamente e non più acriticamente come prima ormai ) talmente frequente anzi frequentissimo , da non riuscire a raccontare bene il fatto senza dovermi impapinare
Le iene e l'insabbiamento
Riporto pari pari un post di XaXa su it.media.tv. Date una lettura e traete le vostre conclusioni."Certo la storia del presentatore che adesca la gallinella è una storia che fa riflettere anche se non c'è niente di nuovo sotto il sole è sempre stato cosi nel mondo dello spettacolo . Ma quello che mi impensierisce di più sono le operazioni degne da servizi segreti e da gladio che accadono quando qualcuno svela gli altarini della tv.Come accadde con "affari tuoi" quando saltarono fuori le informazioni sui concorrenti-attori. Alcuni siti furono oscurati in poche ore. Rapidità che sconcerta.La nostra gallinella è una ragazza che lavorava (o lavora ?) per un network sexy ( o porno ? ) chiamato "coseosè". Il lavoro è documentato ( e sarà possibile trovarlo finchè non lo oscureranno come hanno fatto con il NewsGroups it.discussioni.insabbiamenti o hanno pià volte tentato di fare con indymedia o altri siti scomodi e fastidiosi ) sul sito bellissimo www.angelfire.com per chi volesse l'articolo lo trova qui (ci sono foto della tipa con tette all'aria ho messo quella più decente , cioè la meno volgare per non urtare la sensibilità\ il pudore di chi dovesse leggere questo post ma chi volesse procurarsene qualcuna puo seguire i link di questo post sempre di it.media.tv ) La ragazza non è quello che si dice "uno stinco di santo" ed è facile tirare le somme: se una fa servizi osè, magari con tanto di numero di telefono E' NORMALE che qualcuno ci prova.Stà di fatto che anche il sito già citato prima è chiuso. Un altro sito che dava informazioni (e pubblicava una foto) è chiuso.Chiuso uso pure il forum sul sito delle iene. Peccato, per loro, che con google e altri portali simili nella maggior parte dei casi si trova ancora qualcosa sulla cache.Però l'insabbiamento è evidente, cosa che uno come ero io un tempo ( che si costruisce dei miti e idoli sapendo che essi vengono distrutti da realtà e non è capace di mettere e mettersi indiscussione ) non si aspetterebbe da chi dice di battersi contro i furbi e i mascalzoni.Immaginiamoci, allora, che cosa si muove quando succedono cose ben più gravidi un tentativo di "corruzione"... P.S. Ciò non toglie che il presunto ( perchè se avete visto la puntata delle iene è a viso coperto e la voce è truccata \ modificata ) signor Goria (come pare oramai assodato da giornali non solo quelli di pettegolezzi \ pattumiera e discussioni in usenet in particolare dal newsgroups pià volte sopracitato in questo post ) si è comportato da classico "ommemmerda".o maniaco sempre che sia vero, aspettiamo la fine delle indagini preliminari e poi eventualmente del processo visto che un giudice ha aperto un inchiesta prima di dare una condanna definitiva o eventualmente una toitale assoluzione ; per ilmomentyo secondo me si tratta di una combina \ qualcosa di orgsanizzato fra lei e le iene a danno di Goria ( o vice versa ) per farsi pubblicità per rimanere a galla senza andare a fare i reality e comaprire in tv --tg compresi o sui giornali quotidiani e settimanali non solo di gossip( che fino al riflusso degli anni 1980 erano seri e dimnostravano una certà serietà ora sempre più rara facendo diventare anzi trasformando il petegolezo \ gossip da fatto di costume è diventato routine perdendo quella trasgressione che aveva fino agli anni 70-80 ) una categoria d'individui presenti , da quel che mi racconta il mio amico lucio salis e la nipote di un'amica di famiglia maria serena patriartca che scrive di gossip e mondanità sul messaggero o come si può notare dalla mezza fogna di www.dagospia.com in notevole quantità nel mondo dello spettaccolo e dei vip o pseudo vip
Senza titolo 816
Salvandomi i dati prima di riformattare ho trovato questa "chiaccherata " fatta sulla chat di testedatagliare.it ( se non ricordo male in quanto ho riformattato il pc e persop la cronologia ) sonia ragazza\o , in quanto dietro ad un nik femminile si può nascondere ( mi è capitato più volte ) un LUi . Dialogando in pvt ( in privato ) mi mi ha detto : << ho trovato il tuo blog sul parlatoio [ specie di bacheca ] me mi è piaciuto un casino molto bello , complimenti] uno zibaldone a 360 grAadi , molto eterogeneo , ma il tuo inno [ che prima o poi rimettero in quanto è andatoi perso quando ho cambiato template ] è troppo pessimista , anzi se non ti offendi da sfigato . A cosa è dovuta la tua scelta >>. io gli ho risposto in maniera ovvia e scontata ( innervosito dale continue mail che mi fanno domande la cui risposta è già presente nei post del blog o nelle faq che trovate allegate al mio profilo di splinder ) di consultare le faq >>, e lei giustamente << ma cos' è una risposta standard >> e io gli ho fatto capire che era per lo stress di cui parlavo prima e lei di rimando a : << ma è un testo incomprensibile , almeno per me , non ci ho capito niente potrsti esere più chiaro >> Io sono andato a rivedere le faq è mi accorgo che ha ragione . Poi stavo ritornando nella chat per segnalarle dove è spiegata , forse meglio , dell post delle faq tale sua domanda e mandarli l'url di un post del blog ( che qu riporto .) quando uscita dalla chat . Quindi i ecco che il post d'oggi vuole rispondere non solo a questa persona a chi non capisce o non vuole fare lo sforzo di capire ed analizzare il blog , del perchè della scelta di quest'inno che trova qui su sito di quella che fu una delle riviste pià importanti del movimentoi degli anni 70-80 e che ormai è quasi morta anche se gli salvo qualche rinascita di tanto in tanto ma che lo spirito contina ad influenzare la cultura attuale in particolare quella degli ex Csoa ( ora tufrantumatosi in vari gruppi e gruppuscoli in particolare le tute bianche e\o i dissobienti ) . Ora visto che ci sono ne approfitto per rispondere anche a quelli\e ( non solo amici\che e cdv ) sia reali che virtuali e che leggono il mio blog , soprattutto con le recenti modifiche del blog con delle aggiunte su su di me mi chiedono stupefatti del perchè non ho un attore\attrice cantante preferita . Io non ho nessuno\a perchè non mi piace essere branco ( leggere jack frusciante è uscito dal branco di Enrico Brizzi per capire cosa intendo ) ma per parafrasare la canzone "come stai " di vasco rossi che suona la radio mentre sto scrivendo questo post ed anche un pubblicità e suoneria per cellulari ( ormai diventata routidine o tormentone è quindi merce ) distinguermi dall'uomo comune qui ii testo . Per spiegarmi meglio riporto dal mio archivio privato questo pensiero : (....) gli unici miti \ idoli che tradiscono mai sono gli sfigati o i perdenti ovvrro quelli che lottano contro i mulini a vento come per esempio Enzo Vendrame , Stefano Tassinari i giudici di quello che era la vera antimafia gestita da Falcone e Borsellino , il pool di mani pulite , ecc ) in internet , che sono a 360° gradi come quelli che scrivono nel tuo blog e hai linkato (...) .Esso è stato scritto , mentre ascoltavo , scrivendo in rete o navigando ( ora non ricordo ) la pluricitata su questo blog . in viaggio degli ex Csi di cui ripoporto alcuni versi : << Consumano la terra in percorsi obbligati i cani alla catena\Disposti a decollarsi per un passo inerte più in là\Coprono spazi ottusi gli idoli\Clonano miliziani dai ritmi cadenzati >> qui il testo .Tale pensiero è scritto dopo aver conosciuto , non faccio nomi , un uomo dal vivo un uomo di spettacolo , dopo aver letto intensamente e avvincentemente l'ultimo libro di Sergio Tassinari l'amore degli insorti ( ne qui a destra la foto ) --- distraendomi dasllo studio per l'esame di latino e di cui prima a poi farò una recensione --- ma soprattutto dopo aver letto quanto scrive www.censurati.it su quei giudici che certi professionisti dell'antimafia ( giornalisti e politici ) elogiavano come la primavera di parlermo ( dopo le stragi di capaci e via d'amelio ) :<< Michele Prestipino ha fatto un eccellente lavoro nel caso delle talpe in procura, ha inchiodato i colpevoli delle fughe di notizie, perché lui, il PM, aveva dei testi di tutto rispetto: il capitano ultimo. Come non prendere come teste la persona che ha dato un duro colpo alla mafia catturando il massimo rappresentante di Cosa Nostra ? Il processo contro le talpe in procura si è tenuto il 7 giugno. Il giorno prima, 6 giugno, sempre lui, Prestipino, stava cercando di inchiodare il suo stesso teste in un processo che lo vede come imputato di favoreggiamento a cosa nostra. E questo è Prestipino. Ma passiamo ad Ingroia, adesso. Forse non lo sapeva, il PM, che la persona a cui ha fatto ristrutturare la sua casa era uno dei prestanome di Provenzano. E forse non sapeva neanche che il suo braccio destro era una delle talpe della mafia in procura.Magari non era davvero al corrente… ma con il lavoro che fa, insomma ( continua qui ) >> .E gli esempi potrebbero continuare ecco perchè guardo poca tv e molti dvd e odioo i reality , i quiz , e altri programmi ( salvo zeling , camera caffè ,mai dire goal , la squadra e poche altre trasmissioni tv ) . Non sò più cjhe altro dire se non concludere paarafrasando un'altra famosa canzone che segnava il passaggio dalla prima repubbòllica a Berlusconio dicenso sta a voi decidere se con il mio blog io sto dalla parte di chi ruba nei super mercati o gli ha costruiti rubando >> qui per il testo e l'autore con questo e tutto alla prossima gente ovunque voi siate
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