A Cala Reale oltre 39 mila reperti sul fondale in un sito unico nel Mediterraneo Il museo sottomarino, quando la cultura è anche una risorsa per il turismo .
Con maschera e boccaglio a vedere le anfore romane
di Anna Sanna
ASINARA Un museo sottomarino a soli sette metri di profondità, unico nel Mediterraneo. Basta fare il bagno e immergersi con maschera e boccaglio per intravedere tra le acque trasparenti una fotografia vecchia più di 1500 anni: sul fondale marino si stende un letto di anfore di epoca romana che contenevano garum, la salsa molto apprezzata dai Romani, e pesce sotto sale prodotto nei porti della penisola Iberica. È quel che resta del carico di una nave che tra il IV e il V secolo d.C. percorreva la rotta tra l'antica Lusitania (l'attuale Portogallo) e Roma, naufragata tra gli scogli e le secche di Cala Reale, all'Asinara.
Più di 39mila frammenti distribuiti su una superficie di 25 metri per 25. Uno spettacolo straordinario che negli ultimi due mesi tantissime persone hanno potuto ammirare immergendosi sotto la guida di diving specializzati o restando sulla barca, scrutando il mare con un batiscopio. Il sito è stato aperto ai visitatori dal 13 luglio scorso fino a oggi. Un esperimento partito l’anno scorso quando nel solo mese di agosto oltre seicento persone hanno visto da vicino anfore e frammenti grazie alla collaborazione tra l'amministrazione comunale di Porto Torres, la Soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e Nuoro, l'Ente Parco Nazionale dell'Asinara e il Cala d'Oliva Diving Center coadiuvato per le operazioni di immersione dall’Asinara diving centre e I Sette Mari. «Il sito è stato aperto ai visitatori per due mesi, uno in più rispetto al 2012, e soprattutto ad agosto ci sono state tante visite, proprio come lo scorso anno - dice Alessandro Masala, del Cala D’Oliva Diving Center - sono venuti turisti di tutti i tipi, dal professionista all’appassionato di archeologia, sono venuti bambini e anziani perché è davvero accessibile a tutti, si vede benissimo anche in snorkeling o dalla barca con il batiscopio. C’è chi è voluto tornare per rivederlo. In ogni caso, chiunque abbia visto la distesa di anfore è rimasto colpito profondamente perché il colpo d’occhio è magnifico». «Il carico davanti al molo di Cala Reale è davvero particolare per la quantità di reperti conservati e di anfore trasportate, circa duemila - spiega Gabriella Gasperetti, della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Sassari e Nuoro, che ha diretto lo scavo del sito subacqueo - della nave non resta niente, al massimo qualche chiodo ancora infisso in parti di fasciame». L'Asinara era nota agli antichi come Herculis Insula, l'Isola di Ercole, legata al mito dell'eroe e alle sue fatiche, e costituiva una tappa importantissima nelle rotte del Mediterraneo. In età romana il Golfo dell'Asinara vede lo sviluppo di Turris Libissonis, l'odierna Porto Torres, il principale porto romano sulle coste settentrionali della Sardegna. «Costituiva il primo riparo per chi dalla Spagna passate le Baleari risaliva le coste occidentali - continua Gabriella Gasperetti - nelle acque dell'Asinara sono presenti sei relitti fino alla tarda età imperiale tra 200 e 830 metri di profondità, di cui sono stati recuperati alcuni campioni. Ci sono molte più cose di quelle che sappiamo: la ricerca subacquea fino a qualche anno fa aveva tanti limiti, i sistemi di rilevamento odierni sono più accurati». Il sito di Cala Reale, noto agli studiosi dagli anni Novanta, nel 2009 è stato spostato dalla Soprintendenza di duecento metri rispetto al punto reale del naufragio, per tutelare i reperti dalle manovre di approdo del traghetto che collega Porto Torres e l'Asinara. La nuova sistemazione riproduce fedelmente il modo in cui i materiali si erano rovesciati durante il naufragio. «In Sardegna esistono parecchi siti sottomarini a Mal di Ventre, a Tavolara, i relitti dell'Arcipelago della Maddalena - dice Gabriella Gasperetti - i reperti più intatti sono quelli a profondità maggiore, difficili da visitare, mentre quelli a bassa profondità vengono spesso dispersi dalla forti mareggiate o non sono visibili per le condizioni del fondale. Al contrario, nel sito di Cala Reale ci sono delle condizioni che consentono di mantenerlo intatto, nonostante sia a soli sette metri di profondità». Le anfore sono un’altra attrattiva che si aggiunge alle bellezze naturalistiche dell’isola. «Un’offerta resa possibile grazie alla non scontata collaborazione tra Enti diversi - ci tiene a sottolinare Pierpaolo Congiatu, direttore del Parco dell’Asinara - inoltre, nel corso della sperimentazione l’anno scorso abbiamo accolto bambini delle scuole e ragazzi con disabilità motoria». La tutela dei reperti durante i mesi di apertura al pubblico è stata garantita dai soci del diving centre, dai vigili urbani di Porto Torres, e dalle guardie zoofile del parco. Intanto, dai colli delle anfore spuntano in continuazione pesci di ogni specie che hanno scelto come tane i frammenti adagiati sul fondale, in un suggestivo incontro tra storia e natura.
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