31.12.23

Ricorre al Tar dopo la bocciatura in prima elementare, sentenza dopo 13 anni ma lui ha finito gli studi

concludiamo  questo  2023     coin  una  storia  tragico   comica   .  sul nostro  sistema  giudiziatrio italiano   e  su  cause  inutili  che  lo ingolfano   

A mio avviso i genitori del bambino la cui vicenda è riportata sotto hanno sprecato tempo ed soldi oltre ad aver intasato il tribunale e far pagare al contribuente il loro risarcimento . In un paese serio dovrebbero oltre a migliore la giustizia ( 13 anni per una sentenza !!! ) si dovrebbe punire o impedire che si facciano cause inutili . Anch'io ho avuto dei problemi simili , anche se non sono stato bocciato , ma sempre rimandato , ma mica ho fatto ricorso a tribunali , sono andato aventi lo stesso fino ( anche se ci ho messo più anni anzichè laurearmi dopo 4 anni di corso anni o al massimo 5\6 mi sono laureato dopo 15 anni ) alla laurea .

da   the  socialpost  del  31\12\2023




Vicenda incredibile a Civitanova Marche, in provincia di Macerata. I genitori di un bambino di 7 anni avevano fatto ricorso al Tar per la bocciatura del figlio in prima elementare: anno scolastico 2009-2010. Il bambino intanto prosegue gli studi, accolto con riserva in seconda elementare. La sentenza arriva, sì, ma pochi giorni fa, ben tredici anni dopo il ricorso. Il giovane, intanto, ha vent’anni ed è andato avanti negli studi, diplomandosi senza mai essere bocciato di nuovo.



“Aveva subito un pesante iter sanitario”

Il ricorso dei genitori riguardava la forte discrepanza tra i voti del bambino nel primo quadrimestre e quelli del secondo. Nel primo quadrimestre, infatti, il bambino aveva 7 in tutte le materie e 6 in condotta. A fine anno scolastico, aveva subìto 13 giorni di sospensione e la valutazione riportava diversi 5 e la bocciatura. I genitori fecero presente che il bambino aveva vissuto sin dalla nascita un pesante iter sanitario per problemi di salute congeniti.
Il Tar ha dunque accolto la richiesta e con un’ordinanza del 21 luglio 2010 sospende la non ammissione dell’alunno alla classe successiva con la seguente motivazione: “emergendo prima facie un’evidente ed ingiustificata discrasia fra la valutazione del primo e quella del secondo quadrimestre”.
Il Tribunale Amministrativo, con sentenza n. 910/2023, mette la parola fine alla vicenda e dichiara cessata la materia del contendere stante l’avvenuta conclusione del percorso scolastico dello studente, con onere per il Ministero dell’Istruzione di rifondere ai ricorrenti l’importo delle spese di cancelleria sostenute per incardinare il procedimento nell’anno 2010, a cui sono stati costretti per consentire il regolare percorso di studi ad un alunno di sette anni.

Una mia riflessione sull'anno che si conclude e un augurio per il 2024 di Cristian Porcino alias filosofo_impertinente

   sembra   che  il   collega  Cristian Porcino  con  questa  sua   sagace  ed  intensa    riflessione    abbia  fatto   quello  che  un  tempo si  chiamava  versione  in prosa    della  canzone    l'anno  che  verrà \  caro  amico     del  compianto  Lucio Dalla . 





Una  bellissima  riflessione  non retorica  rispetto  ai classici  auguri  di  fine  d'anno  . auguri luminosi e saggi Cristian... Condivido ogni singola riflessione... Spero  anch'io    come dice franceschina_1984 

<<  [...] di essere stata, nel tuo cammino, anche io una piccola ✨luce... E mi piace ricambiare gli auguri con questa affermazione preziose che Lama Michel Rinpoche spesso ci propone durante i suoi insegnamenti:Obiettivo alto, aspettativa bassa e sforzo costante. Che possa essere un anno privo di interferenze o comunque un anno in cui, se si presenteranno interferenze e difficoltà, la nostra forza interiore sia in grado di fronteggiarle trovando soluzioni positive e non impantanandoci nei problemi. Che possiamo trovare la luce dentro ogni singolo giorno, che possiamo ridirezionarci laddove perdiamo la strada. Una abbraccio sincero  >>

Grazie  Cristian  .  

30.12.23

l'intelligenza artificiale sostituirà l'uomo ? dipende da noi e da come la useremo Non giudichiamo ciò che non conosciamo, ma cerchiamo di comprenderlo!

i video sotto riportati di @kiko.co video emozionali e @storyimpactitalia
Hanno  ragione   i curatori di questo gruppo    perchè  L'uomo non potrà essere sostituito dall'intelligenza artificiale, potrà essere solo un utile strumento, ma gli esseri umani avranno sempre qualcosa che una macchina non avrà. 

 

Un’anima empatica, emotiva e sensibile, una coscienza che evolve continuamente acquisendo nuove consapevolezze. Questo è il vero progresso. Il mondo cambia, e con esso cambiano le opportunità !



Infatti   come  suggerisce   quest'altro video emozionale  di    story impact  






Non giudichiamo ciò che non conosciamo, ma cerchiamo di comprenderlo !Tante volte, davanti a nuove opportunità lavorative, soprattutto se legate al mondo digitale e tecnologico, tendiamo a chiuderci in noi stessi, a sminuire il valore di questi lavori perché non li comprendiamo appieno. Eppure, ciò che è nuovo non è necessariamente peggiore o meno significativo di ciò che è tradizionale o conosciuto. Siamo stati troppo abituati a giudicare la validità di un lavoro sulla base di quanto sia tangibile o fisico, dimenticandoci che la produzione intellettuale, creativa e innovativa ha altrettanto valore.Prendiamo, ad esempio, l'Intelligenza Artificiale. Questa meravigliosa innovazione tecnologica, un tempo impensabile, sta ora rivoluzionando il mondo in modi che non avremmo mai potuto immaginare. Chi lavora in questo campo non costruisce ponti o edifici fisici, ma crea soluzioni intelligenti, automazioni e sistemi capaci di apprendere e migliorare. Non dovremmo forse considerare anche questo un lavoro valido, forse addirittura fondamentale per il progresso della nostra società?Quindi l'importante è che non dobbiamo aver paura di confrontarci con l'ignoto. Piuttosto, dovremmo accogliere le opinioni di coloro che lo capiscono meglio, che ci possano guidare a capire e adattarci a questo mondo in continua evoluzione. Dobbiamo tenere gli occhi e la mente aperti, riconoscendo che anche il lavoro svolto al computer è un lavoro valido, degno di rispetto e di apprezzamento ma non per questo deve sostituire ed annulare anzi sostituire completamente quello umano.Bisogna   cercare   un  via  di mezzo  ed  integrare  i duesistemi    come ho fato io in alcuni post  e  come dimostra   l'articolo    da me citato  qui   di emiliano  morrone 

DIARIO DI BORDO N°26 ANNO I il femminicidio di giulia chettin non è stato inutile .. replica a , la senatrice Lavinia Mennuni. Ha dichiarato che per le donne diventare madri dev’essere la prima aspirazione.,

da  https://www.thesocialpost.it/  del  30/12/2023 18:28


Una recente scoperta ha aggiunto una nuova dimensione al tragico caso di Giulia Cecchettin, la giovane donna tragicamente assassinata. Andrea Camerotto, zio di Giulia, ha trovato una lettera scritta da un ragazzo di nome Filippo, presso la tomba di Giulia. La lettera, condivisa sui social media da Camerotto, inizia con delle scuse, rivelando una coincidenza inquietante: Filippo condivide il nome con l’assassino di Giulia.
In questa lettera di due pagine, Filippo si rivolge direttamente a Giulia, esprimendo i suoi pensieri e le sue riflessioni. Confessa di aver sentito parlare di Giulia per la prima volta in televisione e di come, contemporaneamente, stava vivendo una situazione personale con la sua ex-ragazza. Questa coincidenza lo ha spinto a una profonda introspezione.Filippo parla della sua capacità di gestire le emozioni e i suoi comportamenti, confrontandosi con il modo in cui gli amici e i conoscenti di Turetta, l’assassino di Giulia, descrivevano il suo comportamento ossessivo nei confronti di Giulia. Riflette sulla sottile linea che separa le azioni innocue da quelle pericolose, ammettendo di sentirsi arrabbiato e dispiaciuto per gli uomini che rovinano la vita delle donne. Si chiede quanto lui stesso possa essere diverso da questi uomini.Filippo, un giovane del vicinato, conclude la sua lettera continuando a scusarsi con Giulia, non solo a nome proprio ma a nome di tutti, per ciò che considera un fallimento collettivo. Esprime ammirazione per la famiglia di Giulia, le cui parole hanno ispirato molte persone a riflettere su questioni fino ad allora sconosciute.

  dalla  pagina  Il Tulipano - Il Web Magazine Indipendente   a  cui  partecipo  

LAVINIA CARA,
le racconto una storia.
Quando ero ragazzina e impiegavo le mie giornate sui libri per laurearmi mia mamma e persino mia nonna mi guardavano con orgoglio e mi dicevano “Studia, studia…studia per la tua libertà e la tua indipendenza, così se domani volessi comprarti un rossetto non dovrai chiedere i soldi a tuo marito…” Mia mamma e mia nonna di figli ne hanno avuti 3 ciascuna e hanno interpretato il loro ruolo di madri alla perfezione. Mia nonna è rimasta vedova giovanissima e se l’è cavata meravigliosamente. Mia mamma ci ha cresciute, me e le mie sorelle, lavorando e facendo la mamma alla perfezione. Per loro essere madri è stata una missione. Ma non hanno mai dimenticato l’importanza della libertà e dell’indipendenza.Perché loro tante mamme vittime dei mariti e della sudditanza economica le hanno viste dal vivo, Lavinia cara. Hanno visto donne far la cresta sulla spesa per poter disporre di qualche spicciolo senza render conto al marito. Hanno visto mamme spaccarsi la schiena a far pulizie presso terzi di nascosto dal marito durante le ore di lavoro del coniuge, pur di raccattare qualche soldo da metter via per i figli, per il loro futuro.Hanno visto donne consumate dalla fatica e dal dolore di dover sempre abbassare la testa ma sempre incredibilmente fiere e dignitose.Mia nonna e mia mamma non hanno mai detto a me o alle mie sorelle di considerare come massima aspirazione per una donna quella di far figli.Perché, spiace dirlo ma è così, mia nonna e mia mamma sono nate molti decenni prima di lei ma sono molto ma molto più giovani di lei.Per loro una donna è una persona, non una fattrice.E aggiungo, per quel che conta.Io figli non ne ho avuti ma lei non sa perché.E come me milioni di donne non abbiamo figli e lei non sa perchè.Ma nessuno l’autorizza a pensare che non sia o non sia stata la nostra aspirazione.Impari a dosare le parole, senatrice cara.Impari a rispettare chi ascolta o legge le sue esternazioni.Impari a parlare di temi così delicati come il calo delle nascite secondo il suo ruolo, che non è certo quello di dire alle mamme cosa devono insegnare alle loro figlie.Si impegni piuttosto a ricercare soluzioni per assicurare quanti più diritti possibili alle donne.Che siano mamme o no.E, già che ci sono, le ricordo che in Italia le cure per avere una gravidanza per le donne che non ci riescono sono costosissime e solo in piccolissima parte a carico del servizio sanitario nazionale.Non lo sapeva forse…ebbene, glielo dico io.Cominci da qui magari.E tenga per sé i suoi inopportuni predicozzi sulle aspirazioni che dovrebbero avere le diciottenni.Che non è che tutti siamo stati fortunati come lei, Lavinia cara…Cordialità (giusto quanto basta)
Antonella Pavasili
Nella foto, presa dal web, la senatrice Lavinia Mennuni.
Ha dichiarato che per le donne diventare madri dev’essere la prima aspirazione.
E amen…

mai 4 di copertina è cosi galeotta e veritiera . Madaleine Miller la canzone di Achille


 Lo  so     che    si  dovrebbe    e  sarebbe  più  giusto  aspettare   a  leggere  tutto il libro, per recensirlo    cioè   poter definirlo valido   o meno  . Ma se  una persona  -- come suggeriva Nicola Tanda  il mio  compianto  prof    universitario di letteratura   italiana  --  ha    gli  strumenti  critici o  s'informa  cioè  legge la  trama oppure   sente   dal  vivo l'autore ad  una  presentazione    della  sua opera  , lo sente  o legge  su  media  ,  o ha  la fortuna     ad intervistarlo  per  il suo sito  \  blog  ,  ecc  dovrebbe   essere  in  grado   gia   dalla  quarta  di copertina  o da primi  capitoli  farsi  al  90 %   un idea  in merito a  ciò  che  s'appresta   a  leggere  o regalare  \  farsi regalare 
Io  ho  appena     iniziato    a leggere  i primi  due  capitoli  fin ora   ( trovate  a sinostra la foto dell'autrice e sotto la  copertina      )  di  La  canzone  di  achille  di  madeline   Miller , dopo averne sentito parlare e letto la quarta di coperina
Mi sta già , dalle recensioni , speciali di giornali , ricerchè web , ecc prendendo ed spronando ad andare avanti nella lettura Infatti mi sono  ritornati   alla mente  e ho niziato un viaggio pindarico alla mia infanzia ed giovinezza cioè agli studi scuola media  con racconti Omerici (  Illiade   e Odissea  )  e Liceali \ universitari l'Eneide  di Virgilio . Ma  soprattutto  la bellissima e toccante canzone : Eurialo e Niso  di Massimo Bubola  - Gang e    la recente lettura i qualche anno fa ( 2017 se no ricordo male ) del fumetto Bonelliano il sangue dei mortali --- copertina sotto al centro --- ovvero il n° 58 pe essere più precisi della collana Le Storie Bonelli, racconta le vicende della guerra di Troia da un punto di vista attualizzante e abbastanza originale.  <<   Niente “riassunto esaustivo”, ovviamente, ma una chiave interessante che giustifica pienamente l’operazione di rilettura. ......    continua  sull'articolo     :  Una rilettura pacifista (e fantasy) della guerra di Troia: 'Il sangue dei mortali'    di Fumettologica  >>

Il lavoro è firmato da Giancarlo Marzano, sceneggiatore di Dylan Dog dal 2004, per i disegni di Tommaso Bianchi, al suo esordio presso la casa editrice di Via Buonarroti.
Infatti  mi  sa  che     dovrò  fare  come      suggerisce appunto la  4  di copertina   del libro citato     regalato   da  zio per  natrale    a  mia  madre  


Dimenticate Troia, gli scenari di guerra, i duelli, il sangue, la morte. Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, prima amici, poi amanti e infine anche compagni d'armi – due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride.

 

 concludo   lasciandovi alla versione  audio    il  primo  capitolo  nella  bellissima  interpretazione   del curatore    deo  canale   youtube Storia&Storie!  dove  se  volete    trovate   gli altri  capitoli   dell'opera   in questione  

 



scusate  la  brevità ,  ma  scapppo   la lettura    del  3  capitolo  m'attende  


29.12.23

credere o non nelle persone ?

canzone  suggerite  

Caro amico\ l'anno che  verrà  -Lucio dalla
il  vagabondo    stanco  - Mcr
Non so a chi credere - Biagio Antonacci 

  Grazie   alle  storie   di  Mario   Calabresi    e  di Emiliano Morrone  (  vedere post  sotto  )   che riesco ad  andare  avanti  ed  a


ed alcuni #fidaticontatti riesco ad andare avanti ed a lasciarmi alle spalle quelli che credevo , #compagnidiviaggio ed invece si sono rilevati #infidi ed #egocentrici . come mi successo recentemente con delle persone con cui ho avuto incomprensioni ed anziche provare a risolverle accusano dando la reponsabilità di ciò solo a me e non anche loro




Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "Feltrinelli Editore FRED UHLMAN L'amico ritrovato ECONOMICA S Il fatto è che non sopporto l'idea di ferirti. Eppure non credo di essere l'unico responsabile; non è facile essere all'altezza del tuo concetto di amicizia!"


  Ecco che   

da    altre storie   newsletters  di  www.mariocalbresi.it      del  29 dicembre 2023

Questo 2023, a vederlo da qui, dai suoi ultimi giorni, sembra molto buio. Eppure, facendo un viaggio tra le foto del mio telefono, ho ritrovato momenti, incontri e storie piene di luce. La stessa che auguro a tutti noi per l’anno che inizia
È stato un anno faticoso, troppo pieno di giornate in cui le notizie ci hanno riempito di angoscia: inondazioni, persone portate via dall’acqua e dal fango, un clima che non riconosciamo e ci fa paura; donne e ragazze uccise sistematicamente da chi sosteneva di amarle; una guerra che non vuole finire a meno di mille chilometri dal nostro confine orientale; un attentato terroristico di una crudeltà e dimensioni tali che fatichiamo a comprendere e che può solo ricordare l’11 settembre; una reazione per sradicare quel terrorismo che ha smarrito subito il senso delle proporzioni non facendo distinzione tra militanti e civili, tra combattenti e bambini. Un anno in cui abbiamo convissuto con troppa rabbia. Come si può respirare? Come si può avere fiducia e recuperare un po’ di serenità?


L’arcobaleno che ho fotografato sulla spiaggia di Rimini


Ho fatto un viaggio nel mio telefono, nelle foto che ho fatto nell’ultimo anno e ho trovato la risposta: si può e si deve credere nelle persone. Tendiamo a ricordarci quelle che ci hanno fatto un torto, quelle con cui abbiamo avuto uno scontro e non cerchiamo nella memoria chi invece ha fatto la differenza in positivo.
Io la fiducia la ritrovo nelle persone che ho incontrato, nelle storie che mi hanno raccontato, nello scambio e nell’empatia che si può creare. A gennaio a Roma avevo presentato il libro (“Al volante della mia vita”) di una donna straordinaria, si chiamava Alessandra Pederzoli, aveva 48 anni, era una commercialista con la passione per il canto, raccontava la sua lunghissima lotta con un tumore raro. Fino all’ultimo (è mancata a giugno) ha coltivato la vita e le cose che amava di più. Alla fine della presentazione aveva cantato in libreria ed è uno dei ricordi più belli che mi porto dentro.

Alessandra Pederzoli


Una storia a lieto fine, uno straordinario lieto fine, è quella di Lorena e Giuseppe. Lei era una bambina destinata a morire di leucemia nel 1969, lui un giovane medico ostinato a non arrendersi. A febbraio sono andato ad incontrarli per farmi raccontare la vittoria più bella “della carriera e della vita” e di un’amicizia che dura da più di cinquant’anni. La loro storia la potete leggere qui.

Lorena Agliardi e Giuseppe Masera


A marzo, per puro caso ho conosciuto Jack, su un volo all’alba da Catania a Milano. Ha 78 anni e 13 anni fa, poco prima di andare in pensione, è rimasto vedovo. Dopo un periodo passato a pensare di non avere più nulla da fare nella vita e nessun futuro, ha deciso di cominciare a viaggiare. Quando l’ho incontrato aveva appena finito di fare un giro della Sicilia e l’Italia è stato il 69esimo Paese che ha visitato. La sua storia la potete leggere in questa newsletter.

Il selfie che ho scattato con Jack prima che il nostro aereo atterrasse


Oriano Scheggi è nato e cresciuto in mezzo alle vigne di Sangiovese, quelle con cui si produce il Brunello di Montalcino, e lavora da cinquant’anni nel podere di Pieve Santa Restituta, una tenuta che oggi è della famiglia Gaja.
Oriano ricorda che quando era bambino si facevano olio e vino: le viti erano piantate tra un filare di olivo e l’altro, poi a gennaio del 1985, in una sola notte, la temperatura scese a 12 gradi sottozero. Una terribile gelata che uccise la gran parte degli alberi e decise il passaggio dall’olio al vino in tutta la zona di Montalcino.
Con Oriano ho camminato a lungo e mi ha spiegato che le colline di Montalcino sono coperte al settanta per cento di boschi di lecci e di querce e sono un paradiso per gli animali, a partire dagli uccelli. Da secoli questo è il panorama e non si può tagliare il bosco storico per piantare le vigne.
La terra che Oriano coltiva è piena di fossili di milioni di anni fa: un paio di anni fa ha trovato due denti di squalo bianco, appartenuti a un esemplare che doveva essere lungo più di dieci metri.

Oriano Scheggi


Una cosa bellissima è tenere fede alle promesse, anche quelle piccole. Così dopo tre anni sono andato a trovare Silvana Vivoli, che manda avanti la più antica gelateria di Firenze. Avevo raccontato la sua storia durante il primo lockdown quando facevano anche cinquanta chilometri per portare un gelato a domicilio e lo servivano ai pochi clienti attraverso una buchetta medioevale nel muro. Silvana è nata nel 1967, al tempo dell’alluvione: «Allora fu un disastro, ci vollero due settimane per rimettere in piedi il negozio, ma questo ci ha insegnato a non arrenderci mai».
Il nonno di Silvana, Raffaello, aveva cominciato a fare il gelato nel 1930, ma nel quartiere di fiorentini non c’è rimasto più nessuno: «Solo mia madre e una signora di 78 anni che ogni giorno cala il cestino dalla finestra per avere il suo gelato».
Aver mantenuto la promessa ha avuto molti lati positivi, non solo osservare come fanno il gelato e perdermi nel loro laboratorio ma anche assaggiare il suo strepitoso affogato al caffè.

Silvana Vivoli e il suo affogato al caffè


Al Salone del Libro di Torino ho presentato l’ultimo lavoro di Fernando Aramburu, uno dei miei scrittori preferiti, il suo “Patria” è il libro che amo di più. Naturalmente abbiamo parlato di terrorismo basco, di come la società spagnola sta provando a chiudere quelle ferite, ma anche – ed è quello che mi è piaciuto di più – del suo processo creativo. Fernando scrive guardando un grande cactus che ha davanti alla scrivania, personificazione di chi lo leggerà, ma quando si blocca e non riesce ad andare avanti allora a salvarlo ci pensa Luna, la sua cagnolina che sta sempre sui suoi piedi. Escono a fare una passeggiata e lui ritrova il filo della scrittura.

Con Ferdinando Aramburu al Salone del Libro di Torino per presentare il suo ultimo libro: Figli della favola


Quando nel 2011 la cosiddetta “Venere di Morgantina”, una statua del V secolo avanti Cristo raffigurante una dea, tornò in Sicilia (da cui era stata trafugata) dopo un accordo tra lo Stato italiano e il J. Paul Getty Museum di Malibù, mi chiesi se aveva senso portarla nel piccolo museo archeologico di Aidone. Quest’estate sono andato nel centro della Sicilia per trovare la risposta: sì, è giusto che sia tornata a casa, ma meriterebbe di ricevere l’amore e le attenzioni che le venivano date in California.
Meriterebbe quella cura che una coppia di tedeschi, che arrivati qui per caso durante un viaggio decisero di restare a vivere, ha messo nel piccolo bar che si trova proprio di fronte al museo. Producono torte, biscotti alla cicerchia, olio, fanno delle granite strepitose e sono di una gentilezza modello.

L’interno del caffè La Piazzetta del Museo con il titolare


La storia più potente che ho raccontato quest’anno – la potete leggere qui o ascoltare in podcast - è l’incontro tra Maite Billerbeck e Rossana Ottolenghi, la prima è la nipote di un criminale di guerra nazista responsabile della strage degli ebrei del Lago Maggiore (54 uomini, donne e bambini assassinati e gettati nel lago nel settembre di ottant’anni fa), la seconda è la figlia di Becky Bear che sopravvisse alla strage. Il loro incontro a Meina è stato uno degli sforzi più intensi e potenti per tenere lontano l’oblio e per fare memoria in senso nobile e intelligente.

Maite e Rossana il 24 settembre 2023 sul lungolago di Meina


La Signora delle Comete è la mia donna dell’anno. Ho intervistato Amalia Ercoli Finzi, 86 anni, quest’estate e la sua energia e il suo esempio sono la cosa più contagiosa che ho incontrato. Prima laureata in ingegneria aeronautica in Italia, ha lottato senza sosta per farsi spazio in un mondo che era tutto maschile e non ha mai smesso di studiare e ricercare. Il suo racconto lo potete leggere qui e la sua voce ascoltarla qui e capire come andremo un giorno su Marte.

Amalia Ercoli Finzi


Altre/Storie va in vacanza e non uscirà per due settimane. Ci ritroveremo venerdì 19 gennaio. Molti auguri per un anno di serenità e di pace.


e  da 
LA LENTE DI EMILIANO

Il punto di vista sulla Calabria di un intellettuale apolide

Apollo, pieno di informazioni e privo di interessi nel territorio calabrese, risponde sulle difficoltà della regione e sulle direzioni per uscire dal confinamento in cui si trova

da vhttps://www.corrieredellacalabria.it/    Pubblicato il: 29/12/2023 – 6:53




Icaro volò vicino al sole, che ne fuse le ali di cera. È un’immagine attuale, perché la vita è breve, la Terra ha risorse limitate e il potere le spreca a dismisura. Secondo un altro mito, le Colonne d’Ercole, ubicate nello stretto di Gibilterra tra i monti Calpe e Abila, rappresenterebbero le frontiere della conoscenza. Nel XXVI canto dell’Inferno, Dante ce ne offre una descrizione filmica: l’impavido Ulisse è proprio lì, in alto mare insieme ai suoi compagni, che convince all’arrischio: a superare quella barriera, finché «un turbo» spezza la prua della loro nave, infine risucchiata dalle acque vorticose. La morte arriva come destino, punizione, avvertimento. La letteratura di ogni tempo ci spinge a ragionare, al giudizio responsabile, alla coscienza della finitezza umana. Pochi ricordano, nel citare il libro “Ventimila leghe sotto i mari”, con cui lo scrittore Jules Verne ne anticipò l’invenzione, che il sottomarino – Nautilus, nel racconto – viene inghiottito dal maelström, una specie di gorgo, davanti alle coste della Norvegia. Tuttavia, i membri dell’equipaggio si salvano in maniera rocambolesca. Allora la sorte può essere talvolta benevola, ma sempre a futura memoria. Lo psicanalista Sigmund Freud individuò in «Eros» la pulsione di vita, in «Thanatos» quella di morte. Come in “Spleen et Idéal”, di Charles Baudelaire, l’uomo sembra sempre diviso: a un bivio che richiama il dubbio davanti alle Colonne d’Ercole. Anche se la dualità terrena sarebbe apparente e dunque un inganno, secondo il maestro Juri Camisasca, che con Franco Battiato ha scritto brani cantati da tanti ma letti da pochi. Difatti, nel pezzo “Nomadi”, a proposito dell’elevazione spirituale e del distacco dalle passioni e dalla tensione degli uomini, Camisasca precisa: «Come uno straniero non sento legami di sentimento». Da qui la scelta, espressa da Battiato, di vivere «come un eremita che rinuncia a sé».

CALABRIA TERRA DI CONTRASTI

La Calabria è luogo di contrasti: l’esercito della ’ndrangheta e quello della giustizia; lo splendore della costa tirrenica e gli obbrobri di cemento lungo la Statale 18, immortalata dall’antropologo Mauro Minervino; lo Ionio favoloso della Magna Grecia e il litorale senza servizi; le acque trasparenti e i liquami sversati; le foreste rigogliose e l’isolamento cupo dell’interno; la disoccupazione e il lavoro nero; l’orgoglio identitario e la fuga di ragazzi e famiglie; il vanto per chi si afferma fuori sede e il vituperio dei talenti del posto; le utopie dei religiosi Gioacchino e Campanella e l’istinto laico di confinarle come merci Doc; le strade dissestate e i ponti metafisici verso, parafrasando Battiato, orizzonti perduti che non si scordano mai; l’ossessiva retorica sui giovani e il silenzio fisso sulle loro condizioni. Per chi vive in Calabria è perciò arduo orientarsi, mantenere l’equilibrio e non farsi trascinare dagli opposti, che ogni volta si ripropongono a prescindere dalla buona volontà dei singoli. Ed è una condizione frequente fra i giornalisti. Pertanto, oggi intervistiamo un intellettuale apolide, che per comodità chiameremo Apollo, pieno di informazioni e privo di interessi nel territorio calabrese, cui chiediamo quali sono, a suo avviso, le difficoltà della regione e le direzioni per uscire dal confinamento in cui essa si trova.  

«LA SICUREZZA DEI CALABRESI MINATA DALLA ‘NDRANGHETA»

«La Calabria, rinomata per la bellezza naturale e la propria storia, si trova – premette il nostro interlocutore – a fronteggiare una serie di sfide significative che hanno un impatto profondo sulla vita quotidiana dei suoi abitanti. Uno dei problemi più gravi di questa terra è il radicamento della ’ndrangheta, fra le organizzazioni criminali più potenti al mondo. La criminalità organizzata ha radici profonde nel tessuto sociale calabrese. Ciò mina la sicurezza, la fiducia nelle istituzioni e l’opportunità economica. La presenza della ’ndrangheta crea un clima di paura e incertezza che influenza negativamente la qualità della vita dei cittadini. Ma non è tutto. Infatti, la Calabria si scontra con gravi difficoltà amministrative che ne impediscono lo sviluppo sostenibile. La burocrazia e la corruzione hanno ostacolato la realizzazione di progetti cruciali e la gestione efficiente delle risorse pubbliche. Inoltre, la mancanza di infrastrutture adeguate, come strade e trasporti efficienti, limita l’accessibilità e la connettività, isolando alcune comunità e ostacolando lo sviluppo economico».

Si parla spesso dello stato del Servizio sanitario regionale. Qual è il suo punto di vista, in proposito?

«Il sistema sanitario calabrese affronta gravi sfide, tra cui la carenza di personale medico qualificato, la mancanza di strutture moderne e la difficoltà nell’accesso a servizi di qualità. Questi problemi mettono a rischio la salute della popolazione e aumentano la pressione sui residenti, che spesso devono affrontare lunghi tempi di attesa e percorsi di cura inefficienti».

Qual è la sua opinione riguardo alle aree interne della Calabria?

«Stanno vivendo uno spopolamento costante, con le giovani generazioni che scelgono di emigrare in cerca di opportunità altrove. Questo fenomeno è alimentato da un’economia debole, con un tasso di disoccupazione elevato e limitate prospettive di crescita. L’assenza di opportunità lavorative stimola il dominio della criminalità organizzata e crea un circolo vizioso che perpetua la fragilità economica della regione».

Qual è il rapporto fra i cittadini e la politica?

«A volte, la politica locale sembra essere orientata a mantenere lo stato delle cose, piuttosto che a implementare riforme significative. La subordinazione dei cittadini alla politica crea un ambiente in cui le voci della popolazione rischiano di essere soffocate, contribuendo alla persistenza di problemi strutturali. Questo clima spinge molti giovani e famiglie a cercare una vita migliore altrove. È un’emigrazione che indebolisce ulteriormente il tessuto sociale della Calabria».

Come costruire un futuro migliore?

«La Calabria si trova di fronte a sfide complesse e interconnesse, che richiedono un approccio integrato per affrontarle. Occorre combattere la ’ndrangheta, migliorare la governance, potenziare le infrastrutture, rafforzare il sistema sanitario e promuovere lo sviluppo economico. Sono passi fondamentali per garantire un futuro più luminoso per questa affascinante regione del sud italiano. La disorganizzazione, la disoccupazione e l’emigrazione sono in Calabria problemi centrali, che richiedono una riflessione approfondita. La regione può puntare sulle sue risorse storiche e culturali per promuovere il turismo sostenibile e creare opportunità economiche. Bisogna investire nella valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico. Ciò può attrarre visitatori e generare entrate vitali per lo sviluppo locale».

E poi?

«Va contrastata la disorganizzazione generale con una governance efficiente e trasparente. È indispensabile implementare riforme amministrative, semplificare la burocrazia e contrastare la corruzione. Ciò al fine di creare un ambiente più favorevole agli investimenti e alla crescita economica».

Come affrontare la disoccupazione?

«È un problema che richiede un approccio multilivello. È giunto il momento di diversificare l’economia, di incoraggiare l’imprenditorialità locale, di promuovere l’istruzione e la formazione professionale. Si tratta di interventi che possono contribuire a creare opportunità di lavoro e a ridurre la dipendenza da settori vulnerabili».

L’emigrazione è un vecchio problema della Calabria. Come fermarla?

«Ridurre l’emigrazione implica fornire incentivi per trattenere i talenti locali. Ciò può essere realizzato attraverso la creazione di opportunità professionali, mediante investimenti nell’istruzione e nella ricerca e con la promozione di un ambiente favorevole all’innovazione e alla creatività».

Esiste una mentalità ostativa?

«La mentalità locale dominante può influenzare significativamente lo sviluppo. È dunque essenziale alimentare una mentalità aperta al cambiamento, alla collaborazione e all’innovazione. La comunità stessa deve essere parte attiva nella definizione del proprio futuro, superando resistenze al cambiamento e promuovendo una cultura di responsabilità collettiva. In questo senso, il ruolo della classe politica è cruciale. Una classe politica impegnata, responsabile e orientata al benessere della comunità può fungere da catalizzatore per il cambiamento positivo. La trasparenza, l’accountability e la partecipazione democratica sono elementi chiave per valutare e migliorare il livello della classe politica calabrese. In sintesi, il superamento delle sfide della Calabria richiede un approccio integrato che coinvolga la valorizzazione delle sue risorse, miglioramenti infrastrutturali, un’economia diversificata, un cambiamento nella mentalità e una classe politica impegnata. Solo attraverso uno sforzo congiunto della comunità locale, delle istituzioni e degli attori economici, è possibile costruire un futuro più prospero e sostenibile per questa regione straordinaria».

Quanto, a suo avviso, è stato finora fatto, rispetto a ciò che ha suggerito per lo sviluppo della Calabria?

«Valutare gli sforzi compiuti per lo sviluppo della Calabria è complesso e può variare a seconda dei contesti e delle aree specifiche. Tuttavia, è possibile fornire alcune osservazioni generali. Sono stati fatti passi in avanti nella promozione del turismo culturale, ma ulteriori investimenti e sforzi potrebbero ampliare l’attrattività della regione. Ancora, sono state avviate riforme amministrative, ma la lotta alla corruzione e la semplificazione della burocrazia richiedono interventi continuativi per garantire un ambiente favorevole agli investimenti. Credo che siano in corso tentativi di diversificare l’economia e stimolare l’imprenditorialità, ma la disoccupazione persistente suggerisce la necessità di ulteriori iniziative e politiche mirate».

Perché, sulla base delle sue informazioni, in Calabria c’è poca collaborazione tra i vari attori locali, tra politica e società civile, tra cultura e imprese, tra pubblico e privato?

«Fattori storici e tradizioni locali possono influenzare le dinamiche sociali. Spesso, la cultura della chiusura e della diffidenza può ostacolare la collaborazione. Inoltre, problemi strutturali, penso alla corruzione e alla cattiva governance in singole realtà, possono minare la fiducia tra la popolazione e le istituzioni, creando barriere alla collaborazione. Peraltro, la mancanza di incentivi e di un ambiente favorevole può scoraggiare la collaborazione tra il settore pubblico e privato. La percezione di una mancanza di trasparenza e gli interessi personali possono alimentare la diffidenza reciproca. In alcune situazioni, poi, la competizione a fronte di risorse limitate può superare la volontà di collaborare. Questo può essere evidente tra le imprese, ma anche tra diversi livelli di governo. Se non bastasse, le visioni divergenti sullo sviluppo della regione possono ostacolare la collaborazione. Diverse parti interessate potrebbero avere obiettivi contrastanti, rendendo difficile trovare terreni comuni».

Sta facendo un’analisi di buon senso, senza puntare l’indice verso qualcuno.

«Non servirebbe l’accusa. Voglio pure sottolineare che la mancanza di coinvolgimento attivo della società civile può indebolire la voce della comunità calabrese. La partecipazione civica è fondamentale per una collaborazione efficace. Infine, ma non per ultimo, la pervasività della ’ndrangheta può intimidire la società civile, riducendo la volontà di collaborare per paura di ritorsioni».

E quindi?

«Per superare queste sfide, reputo necessario promuovere una cultura di trasparenza, responsabilità e partecipazione attiva. Tali iniziative sono utili a favorire il dialogo aperto tra i vari attori, a sviluppare una mentalità di collaborazione e ad agevolare la nascita di piattaforme per coinvolgere la società civile».

Ora possiamo svelare che l’intervista è stata rilasciata da ChatGPT, con qualche piccolissimo ritocco. Continueremo ad approfondire il tema dell’Intelligenza artificiale, che oggi ci rinvia al mito delle Colonne d’Ercole, per la conoscenza, per la responsabilità, per la vita umana. (redazione@corrierecal.it)



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