6.5.24

DIARIO DI BORDO N 49 ANNO II La classe va in gita ma senza studenti fragili, la scuola. «Scelti solo allievi che avevano la media dell'8» ., "Stampa di regime", poi candidano giornalisti ., conto Conto separato, cameriera in lacrime: «Tavolo da 40 persone e hanno voluto pagare uno alla volta quello che hanno mangiato»

 fonti   Il Gazzettino eTgcom24 del 4\5\2024

 Una gita come tante, nella vicina Milano. Ma non tutti gli alunni hanno potuto partecipare. Solo i più meritevoli e chi non aveva la media dell'8 è rimasto a scuola. È


quanto accaduto a una classe, una terza, della secondaria Italo Calvino, facente parte dell'Istituto comprensorio Niccolò Tommaseo, del centro di Torino. Gli studenti di 14 e 15 anni avevano partecipato, creando dei podcast, al progetto 'Riconnessioni'.
Gita senza fragili, cosa è successo
Come obiettivo anche quello di essere ospiti nella redazione di Radio24. Ma c'era un limite stabilito di 15 ragazzi, visto che la radio, sponsor dell'iniziativa, aveva chiesto un massimo di 45 studenti per tre scuole. Quelli della 'Calvino' sarebbero stati scelti secondo il criterio del merito, per decisione del consiglio di classe. Qualche studente non è partito, tra cui chi ha dei disturbi nell'apprendimento e disabilità, rimanendo in classe, portando avanti attività del progetto.
La denuncia dei genitori
Alcuni genitori hanno così deciso di raccontare la storia a un quotidiano torinese mentre altri, ora, solidarizzano con i docenti e hanno chiesto un'assemblea per parlare di questa vicenda, visto che non condividono l'iniziativa di rivolgersi ai media. Nell'occhio del ciclone intanto è finita, non solo la docente di lettere che coordina il progetto, ma anche la preside della Tommaseo, Lorenza Patriarca, molto conosciuta in città in quanto consigliera comunale del Partito Democratico e presidente della commissione Istruzione a Palazzo Civico. La sua scuola ha un motto: «Tutti diversi, tutti speciali, tutti insieme». L'istituto comprensorio, elementare e medie, è considerato fiore all'occhiello tra quelli cittadini.
La preside
«Da noi sono presenti 48 alunni con disabilità certificata - spiega Lorenza Patriarca - il numero degli alunni con Bes di diversa natura iscritti nelle nostre classi è di 4 volte superiore a quello degli altri istituti comprensivi a livello nazionale come risulta dalle statistiche del ministero». «La docente di lettere coinvolge i ragazzi in un'infinità di iniziative e uscite didattiche lavorando per progetti, anche in soggiorni con pernottamenti plurimi fuori città. Il consiglio di classe, nella sua autonomia, senza coinvolgere la dirigenza - sottolinea Patriarca - ha ritenuto di scegliere sulla base del merito riferito a risultati scolastici di almeno 7 e 8 e assenza di note disciplinari, impegno e interesse inclusi perché in una classe che lavora per progetti la valutazione tiene necessariamente conto della partecipazione attiva dei ragazzi». Per quanto riguarda lo studente con disabilità, Patriarca afferma che «la docente di sostegno ha valutato con il consiglio di classe che la 'gita' per lui non fosse utile e che gli avrebbe creato solo dello stress. Ma è l'unica uscita in cui lui non è stato coinvolto».




Gli esclusi Fra gli esclusi ve ne sono alcuni disgrafici e un ipovedente. Dalla scuola, sempre come riportato da "La Stampa", rispondono che il criterio scelto è stato quello del merito: in particolare sono stati scelti gli allievi che avevano la media dell'8 nel primo quadrimestre.
Il verbale del consiglio di classe "Il criterio scelto per la selezione dei 15 è quello del merito - si legge nel verbale del consiglio di classe -. I selezionati verranno comunicati direttamente dai professori". Una decisione trasmessa ai genitori tramite il diario scolastico: "Gli allievi partecipanti sono stati selezionati in base agli esiti del primo quadrimestre e alle necessità di recupero".
Il commento di Valditara: "Scelta non condivisibile" Per il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, "la scelta di non coinvolgere alunni con disabilià nella gita didattica organizzata dall'Istituto Tommaseo di Torino non è condivisibile". Valditara ha infatti ribadito che  "il merito a cui noi puntiamo non ha come riferimento la media aritmetica in pagella, ma l'impegno e la costanza nel realizzare i propri personali talenti. Se poi la scelta di ridurre a soli 15 studenti gli ammessi alla visita è stata fatta dalla struttura ospitante, credo che si potesse chiedere ed ottenere una eccezione facendo proprio riferimento alla necessità di una didattica inclusiva".
Finisce nella bufera una scuola superiore di Torino per aver selezionato gli studenti per una gita a Milano escludendo ragazzi con disturbi dell'apprendimento. Il caso riguarda l'Istituto comprensivo statale Niccolò Tommaseo, che aveva dato agli allievi 14-15enni la possibilità di partecipare al progetto "Riconnessioni", in cui gli studenti sono stati coinvolti in un podcast della redazione di Radio24. All'attività potevano però essere ammessi solo 15 studenti: ne sono stati esclusi 8 con difficoltà certificate e il criterio scelto per selezionarli è stato quello del merito. Il ministro Valditara non condivide la decisione: "Per noi il merito non è la media dei voti, ma realizzare un talento".


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  dicono che   c'è   stampa  di  regime  e  poi candidano giornalisti.  il   giornale (  qui l'articolo   ) . ovviamente    parla  solo di quelli di sinistra   ma   tace  di quelli  di destra  .   e  dicono   che   Giorgia meloni  usi la  tecnica    di   usare  il   suo  diminutivo    quando   ( vedere  articolo sotto  ) non c'è  sololei  ,  ma  questo  non  fa  , SIC  ,  notizia   Infatti  ecco  l'elenco   dei  nomignoli  e  del   giornalisti 

fonte https://www.ansa.it/sito/notizie/politica    2 maggio  2024

Elezioni europee: Nelle liste tanti soprannomi e oltre 20 giornalisti
Anche "Ultimo e Pavone". Con FdI la pronipote di Giolitti . Non c'è solo "Giorgia".

Nelle liste per le europee i soprannomi o "detti" sono una valanga: si va da Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, detta "Letizia Moratti" (FI) a Domenico Lucano detto "Mimmo" (Avs), da Alessandro Cecchi Paone detto "Cecchi" o "Pavone" (Stati Uniti d'Europa), a Sergio De Caprio detto "Capitano Ultimo" detto "Capitano" e "Ultimo" (Libertà), fino allo scrittore Nicolai Verjbitkii conosciuto come Nicolai Lilin e così segnato nelle liste Pace, Terra, Dignità. Nelle liste dei papabili per l'Europarlamento compaiono una ventina di giornalisti, in particolare nel centrosinistra.    
FdI oltre a Giorgia Meloni detta "Giorgia", schiera anche Piergiacomo Sibiano detto "Piga" e Salvatore Deidda detto "Sasso". Forza Italia e Noi Moderati candidano, tra gli altri, Antonio Cenini detto "Cenno", Francesca Salatiello detta "Fra" e - dulcis in fundo - Edmondo Tamajo, detto "Tamaio", ma anche "Di Maio", "Edy", "Edi" o ancora "Eddy". Talvolta i soprannomi privilegiano la brevità, come nel caso di Suad Omar Sheikh Esahaq, candidata da Avs e detta "Su".

Altre volte prevengono possibili errori di scrittura, come per  Giuliana Fiertler, detta "Firtler", sempre in lista con Alleanza Verdi Sinistra. Tra i candidati di Stati Uniti d'Europa, ci sono: la senatrice Raffaella Paita detta "Lella", Muharem Saljihu detto "Marco", Gerardo Stefanelli, detto "Stefano", e Alessandrina Lonardo Mastella detta "Sandra Mastella" (la moglie di Clemente). Azione di Carlo Calenda schiera, tra gli altri, Gianni Palazzolo detto "Giangiacomo", il M5s Giusy Esposito che diventa "Giusi" e Daniela Gobbo che si trasforma in "Daniela Varedo".
Nel Pd la prima a segnarsi anche con un altro nome - quello con cui è conosciuta ai più - è la segretaria, Elena Ethel Schlein detta "Elly". Oltre a lei, anche Brando Maria Benifei, "Brando" o "Bonifei", Marco Pacciotti detto "Paciotti" o "Marco" e Giuseppina Picierno detta "Pina". La Lega presenta Susanna Ceccardi detta "Susanna" o "Susi" e Claudio Borghi detto "Borghi Aquilini". 
Gran parte dei giornalisti che competono per l'Europarlamento sta nelle liste del centrosinistra. In Pace, Terra, Dignità, oltre al promotore Michele Santoro, compare il vignettista Vauro Senesi detto "Vauro", Raniero La Valle, che negli anni Sessanta fu direttore dell'Avvenire d'Italia e Fiammetta Cucurnia (ex Repubblica). Il Pd schiera la nota giornalista Lucia Annunziata, l'ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, Sandro Ruotolo, Donatella Alfonso, Teresa Bartoli e Lidia Tilotta. Nelle liste Stati Uniti d'Europa compaiono: Eric Jozsef, corrispondente di Libération, Alessandro Cecchi Paone e Marco Taradash. Con Avs ci sono diversi freelance, con Azione di Carlo Calenda la giornalista ucraina Nataliya Kudryk. Il M5s presenta Gaetano Pedullà, che per la corsa a Bruxelles ha lasciato la direzione de La Notizia. Tra i candidati di Forza Italia-Noi Moderati, compare la freelance Laura D'Incalci, in quelle della Lega il giornalista campano Luigi Barone. Anche in Fratelli d'Italia alcuni candidati hanno avuto esperienze giornalistiche, ma mai come attività primaria.    

Sfogliando le liste ci si imbatte anche in strane omonimie e  cognomi illustri. Il primo è il caso Roberto Mancini, che non è l'ex allenatore della nazionale ma un candidato di Pace, Terra, Dignità. Il secondo è quello di Giovanna Giolitti, pronipote dello statista Giovanni Giolitti, che corre con FdI. Il partito di Meloni presenta anche Vincenzo Sofo, europarlamentare passato dalla Lega a Fratelli d'Italia e sposato con Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen.









 leggendo   tale  news    mi   chiedo ma che  .....  ha  fatto  il  buon senso   e di roispetto  . Il tuo desiderio    di non pagare  in più  o   non pagare    anche cose  che  non ha  preso   non giustifica la tendenza a trattare i dipendenti con sufficienza o a rendere i loro compiti più complicati senza un valido motivo.Infatti   bastava  farsi portare un conto  dettagliato  con le singole  voci e  poi    ogni  uno mettere  i  i mpropri soldi nel  conto totale  .  semplice  no  ?  invece  



Il Mattino  5\5\2024

Conto separato, cameriera in lacrime: «Tavolo da 40 persone e hanno voluto pagare uno alla volta quello che hanno mangiato»



Le professioni che richiedono uno stretto e frequente contatto con il pubblico, in generale, generano moltissime lamentele, e lo staff dei ristoranti non fa di certo eccezione. Il rapporto con i clienti, infatti, presenta una serie di difficoltà, molte delle quali sono spesso legate a richieste particolari o alla totale mancanza di rispetto nei confronti di una persona che sta cercando di svolgere il suo lavoro.

Il fatto che il personale sia lì per rendere l'esperienza del cliente il più positiva possibile non giustifica la tendenza a trattare i dipendenti con sufficienza o a rendere i loro compiti più complicati senza un valido motivo. Proprio di questo si è lamentata Lizeth, una cameriera in un ristorante messicano: tavolo da 40 persone, e al momento di pagare il conto ognuno di loro ha voluto uno scontrino separato.
Gli scontrini separati al ristorante
Lizeth ha pubblicato un video sul suo account TikTok in cui lamenta una richiesta da parte di alcuni clienti durante il suo turno di lavoro come cameriera al ristorante e lo fa tramite una clip di appena 21 secondi in cui vediamo uscir fuori una serie di scontrini dalla macchinetta, uno dopo l'altro. Il testo chiarisce quale sia il problema: «Gruppo di 40 persone, vogliamo conti separati per favore».Poi, nella didascalia c'è uno spaccato del suo stato d'animo: «Emoji dell'occhio che trema». Il problema di questo tipo di situazioni, come spiega Lizeth, è relativo al fatto che si «spreca un sacco di tempo, tempo che si dovrebbe dedicare al servizio agli altri tavolo, che finiscono per arrabbiarsi. Poi ci sarà sempre qualcuno che fa i capricci e dice che non ha ordinato quell'antipasto o quella bibita» Gli utenti hanno commentato ed espresso il proprio supporto e comprensione: «Posso capire 5 o 10, ma 40? Mi sarei messa a piangere», scrive qualcuno, e lei risponde «Infatti ho pianto, un pochino». Poi, c'è chi fa presente che si tratta di un atteggiamento irrispettoso perché avrebbero potuto pagare in gruppi o tutti insieme e poi passarsi i soldi tramite Venmo o altre app. Diversi utenti, anche loro camerieri, hanno raccontato esperienze simili: «Odio sempre quando vogliono i conti separati, ma è ancora peggio quando mi succede e i bambini sono seduti a un altro tavolo quindi devo capire anche chi è chi ».

5.5.24

nona sinfonia \ inno alla gioia di Bethoveen 200 anni e non sentirli un pezzo immortale della musica

Leggi anche
https://www.linkiesta.it/2024/05/beethoven-nona-sinfonia-bicentenario/ (Gioia infinitaLa Nona sinfonia di Beethoven è sempre attuale, anche dopo duecento anni )


Pagina del manoscritto originale della sinfonia


Oggi     voglio    ricordare , come   solito  in anticipo  ,  i    1 200    dalla  prima esecuzione  della  9 sifonia di Betrhovven meglio     conosciuta      come  inno alla  gioia   . Infatti  La sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125, anche nota come Sinfonia corale, è l'ultima sinfonia di Ludwig van Beethoven. Fu eseguita per la prima volta  7 maggio 1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna, con il contralto Caroline Unger e il tenore Anton Haizinger. Ai primi tre movimenti puramente sinfonici ne segue un quarto che include il coro sui versi dell'ode Alla gioia di Friedrich Schiller.È una delle opere più note ed eseguite di tutto il repertorio classico ed è considerata uno dei più grandi capolavori della storia della musica, anche in quanto simbolo universale di unità e fratellanza tra gli uomini, oltre ad essere ritenuta da molti musicologi il capolavoro di Beethoven.[È stata inoltre per lungo tempo la maggiore composizione sinfonica con voci.
Il tema del finale, riadattato da Herbert von Karajan, è stato adottato nel 1972 come Inno europeo. Nel 2001 spartito e testo sono stati dichiarati dall'UNESCO Memoria del mondo attribuita alla Germania.
Lo  faccio  ,  chiedo  scusa  a  chi  mi segue  fin dalle origin del blog  e  sui  soicial  se mi ripeto  , con  questo  che  è   il più bello, emozionante e stupefacente Flash Mob dell'Inno alla gioia di Ludwig van Beethoven, tutto ha inizio da un piccola ragazza. “


Nessuno può fischiettare una sinfonia. Ci vuole un’intera orchestra per riprodurre  anche     gli ultimi movimenti   come  dimostra il secondo video 




Comunque  nessuno    di noi    , sottoscritto   compreso , può  fatre  a   meno  fischiettatre    gli  ultimi  due  movimenti    tanto  son  trascinanti  .   Sopratutto perchè  è   esso  è uno dei  miei  primi brani  musicali che   ho ascoltato   e    con  cui  ho inziato   il mio   viaggio  nella  musica  . 

4.5.24

DIARIO DI BORDO N 48 ANNO II Salvò neonato abbandonato, poliziotto lo ritrova 24 anni dopo come collega: «Sei Gesù Bambino?» ed altre storie e fatti della settimana

 Una storia strappalacrime, in grado di far riflettere sulla potenza del destino, quella che ha coinvolto un poliziotto americano che 24 anni fa ha soccorso un bambino appena nato abbandonato in uno scatolone. Le vite di queste due persone hanno poi preso binari differenti: l'agente è andato in pensione e il piccolo è stato adottato ed è cresciuto in una famiglia felice
Oggi, finalmente, i due si sono rincontrati in una maniera piuttosto sorprendente. “Gesù Bambino” (così è stato ribattezzato il neonato) è entrato in Polizia ed è stato riconosciuto da un collega di Gene Eyster, il poliziotto che in quel freddo inverno del 2000 gli ha salvato la vita. La telefonata ricevuta lo ha lasciato senza parole: «Mi ha chiamato l'agente Josh Morgan e mi ha detto che stava con un giovane di nome Matthew Hegedus-Stewart. Poi mi fa: non ci crederai, ma Gesù Bambino è seduto accanto a me in questo momento. È la mia nuova recluta».
In una fredda notte di dicembre del 2000, tre giorni prima di Natale, un neonato è stato abbandonato in una scatola di cartone nel corridoio di un condominio a South Bend, Indiana. Avvolto soltanto tra delle coperte e una camicia di flanella, la sua vita iniziava con un gesto tanto disperato che avrebbe potuto compromettere la sua intera esistenza. Allertato da alcuni ragazzi, il primo a intervenire è stato il tenente di polizia Gene Eyster. Il piccolo fu portato subito in ospedale, dove il poliziotto gli regalò un orsacchiotto, un gesto di conforto in una situazione così difficile. Eyster lo ha soprannominato "Gesù Bambino", una scelta dettata dalla vicinanza al Natale e dalla suggestiva immagine del bambino lasciato in una scatola che ricordava la mangiatoia di Betlemme. Dopo essere stato affidato a una famiglia adottiva amorevole, il piccolo è cresciuto senza conoscere molte delle circostanze straordinarie del suo ritrovamento. Nel frattempo gli anni sono trascorsi e il tenente Eyster è andato in pensione nel 2019, portando con sé il ricordo di quella notte e la curiosità per il destino di quel bambino.Dopo 23 anni, il destino ha riunito i due in un modo che nessuno avrebbe potuto prevedere. Un giorno, Eyster ha ricevuto una chiamata dall'ex collega Josh Morgan che lo ha lasciato senza parole. Ha scoperto, infatti, che Gesù Bambino, ora identificato come Matthew Hegedus-Stewart, non solo è vivo e in salute, ma sta lavorando come agente di polizia nello stesso quartiere in cui è stato ritrovato. Questa rivelazione è avvenuta dopo che Hegedus-Stewart e Morgan erano intervenuti in una chiamata nella stessa zona degli appartamenti dove Matthew era stato abbandonato. Matthew ha raccontato la sua storia personale al collega che quindi è riuscito a ricostruire tutto. C'è poi stato un toccante incontro tra Hegedus-Stewart e Eyster, reso ancora più emozionante dal fatto che l'ex poliziotto aveva recentemente perso suo figlio Nicholas. Vedere in Matthew certi comportamenti che gli ricordavano il “suo ragazzo” ha reso la situazione estremamente suggestiva



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Produttrice di contenuti per adulti scopre che il suo ex professore è diventato uno dei suoi follower 

La produttrice di contenuti per adulti Alicia Davis ha rivelato che il suo ex insegnante delle
scuole superiori è diventato un sottoscrittore del suo profilo, cosa che l’ha fatta sentire a disagio nel venire a saperlo.
Alicia, 31 anni, un tempo lavorava come agente penitenziaria in Australia, ma ha deciso di abbandonare la sua carriera per avere più tempo libero e libertà finanziaria. Tuttavia, questa decisione ha portato con sé sfide inaspettate, come trovare il suo ex insegnante tra i sottoscrittori dei suoi contenuti online.


In un’intervista al Daily Star, Alicia ha detto di non aver inizialmente creduto quando il suo ex insegnante le ha inviato un messaggio, affermando di essere chi era, ma dopo che ha confermato il nome della sua vecchia scuola, ha capito che era vero.
“Ho scoperto che era lì da più di un anno e aveva davvero speso soldi per acquistare contenuti. Mi sono sentita un po’ a disagio sapendo che una volta ero stata la sua studentessa e ora sta guardando i miei video provocatori. È un po’ sbagliato, vero?! […] Momenti come questi sicuramente ti fanno ricordare che letteralmente chiunque può seguirti.”
Alicia ha anche menzionato che, anche se ritiene sia ‘moralmente sbagliato’, l’insegnante non ha mai cercato di avere conversazioni più intime con lei, limitandosi a essere un osservatore.
Inoltre, Davis riconosce che la natura del suo lavoro comporta un certo livello di esposizione, ma sottolinea l’importanza di mantenere la propria privacy e sicurezza e condividere solo informazioni che la mettano a proprio agio. Questo contenuto è stato creato con l’assistenza dell’IA e revisionato dal team editoriale.

Burioni contro Susanna Tamaro


Per capire la modalità di “dialogo” propria di questi tempi e dei social, basta leggere la reazione di Roberto Burioni ad un articolo di Susanna Tamaro,che criticava la gestione del Covid. Burioni, come accade spesso in questo genere di avvenimenti, non risponde su nessun punto sollevato dalla Tamaro, semplicemente la critica e si chiede come mai il Corriere l'abbia ospitata. Assenza di dialogo, cancellazione. È morta la dialettica e senza dialettica il pensiero muore.

La fine di TikTok?

E così torna nell'aria la chiusura di Tik Tok in molti paesi. Dopo India e Stati Uniti anche l'Unione Europea sembra andare in questa direzione.  «Per capirne la semplice motivazione, secondo  zla  rassegna  de  ILGIORNALE , basterebbe andare in un'università americana, dove migliaia studenti manifestano contro una guerra che non conoscono, per un'opinione che si sono fatti semplicemente “scrollando” i video di TikTok.»Ora  è   Vero   che Sono armi potenti, questi social network, e chi li controlla ha un potere davvero grande, ma ridurre  le  massiccie  manfestazioni Usa    (e  non solo )    ai social  e  alla  scarsa  conoscenza  ,  mi sembra  fazioso    ed riduttivo  



L'intelligenza artificiale non dominerà il mondo

Da quando è esploso il fenomeno della cosiddetta intelligenza artificiale tutti sembrano volerne parlare. Imprenditori, teologi, influencer sembrano diventati di botto massimi esperti della materia. E nella cornice di un mondo occidentale in autodistruzione fa molto radical chic dire con sicurezza che l'intelligenza artificiale distruggerà il mondo. Il filosofo americano Barry Smith sembra zittire tutti con un'osservazione alquanto semplice: la complessità del sistema neurologico umano formatosi nel corso dell’evoluzione è impossibile da replicare. Quindi almeno per  ora    ,   visto   il  continuo  sviluppo  tecnologico  e scientifico ,   stiamo tranquilli e magari smettiamo di chiamarla “intelligenza”.

Un mondo a testa in giù

Ma di artificiale resta la modalità binaria che ci hanno installato nel cervello. In un mondo in bianco e nero è facile arrivare alla conclusione che il diverso vada semplicemente cancellato. È un po' l'atteggiamento più comune nelle manifestazioni che vediamo oggi nelle piazze: zittire l'avversario, fare in modo che non esista. Fino ad associarlo a dinamiche di morte e sparizione. Forse  secondo    i giornaloni filo meloniani  non era il caso del post di Michele Riondino con La Russa a testa in giù, che ha suscitato tante polemiche. O forse sì. Ma chiunque abbia a cuore la democrazia e la pace non può contribuire alla polarizzazione che viene da Oltreoceano perchè <<  gli Itliani sono per la tirannide  , ma temperata dal tirranicidio >> (   CapoCrazia di Michele Ainis -La  nave di Tesseo  ) 



Brava, Barbara Alberti

Chi sembra aver capito l'inganno della nuova ideologia che si è impadronita di tutte le altre è Barbara Alberti. Intervistata recentemente da Gente sul suo libro “Tremate, tremate, le streghe son tornate”, ha criticato da femminista le derive femministe e parlando della moda di correggere il linguaggio ha colto nel segno:

"BASTA CON IL LINGUAGGIO INCLUSIVO, E’ RIPUGNANTE. TORNIAMO A USARE LA PAROLA “NEGRO” - BARBARA ALBERTI ON FIRE A “GENTE”: “NON SOPPORTO QUESTA MODA DI CORREGGERE IL LINGUAGGIO: MA CORREGGERLO DA COSA? DALLA CONDIZIONE UMANA? PENSATE  ALLA DIVINA COMMEDIA TRADOTTA IN SCHWA 'NEL MEZZU DEL CAMMINU...', RIDICOLO" – "IL METOO? IL MOVIMENTO HA APERTO UN DIBATTITO POSITIVO, MA POI È DIVENTATO BIGOTTO. ESISTE UNA RESPONSABILITÀ ANCHE IN CHI ACCETTA IL RICATTO. COSA AVREBBERO DOVUTO FARE QUESTE ATTRICI? RIBELLARSI, RIDERE IN FACCIA AI PRODUTTORI, SCEGLIERE LA DIGNITÀ E NON LA CARRIERA"

 La vita è imperfetta, è

divisiva, a tratti ripugnante, non la si può edulcorare, ed è questo, anche, il suo bello


Profumo di Fassino

Se Piero Fassino ha effettivamente rubato del costoso profumo all'aeroporto oppure no lo stabiliranno le autorità giudiziarie competenti, che sono state chiamate in causa. Se esistesse un video del fattaccio, sui social diventerebbe il più virale di sempre e aprirebbe un nuovo capitolo della storia dei meme. Ma in questa tragicomica vicenda c'è qualcosa che non quadra: davvero qualcuno si meraviglia ancora della notizia, vera o presunta, di un politico che ruba ?




3.5.24

il concertone ( concerto del primo maggio a roma ) come san remo ?

  sono    d'accordo con Marzia e   con  Stefano Mannucci il fatto quotidiano  3\V\2024   .  Il   concerto  primo maggio    di roma che    fu  il  primo nel lontano  1990   sta  scadendo   sempre   più  .  


Infatti  C'era una volta il Concertone del Primo Maggio. Quello dei messaggi lanciati dal palco, quello dei gesti importanti, quello dei discorsi significativi. E c'erano una volta gli artisti "impegnati", quelli che coglievano l'occasione per imporsi, per farsi sentire. Qualcuno ci ha provato anche ieri, certo. Ma forse non come gli altri anni.

2.5.24

Dopo 55 anni identificata la “Jane Doe” di Midtown grazie al dna di una vittima del 9/11/2001: la ragazza era stata brutalmente uccisa ., e altre storie doi viaggi nel tempo

 repubblica  02 MAGGIO 2024 ALLE 09:46


di Massimo Basile

Patricia Kathleen McGlone aveva 16 anni ed era scomparsa nel 1969. Riconosciuta dopo 50 anni grazie ai test genetici su una vittima dell’11 settembre


New York - La Jane Doe di Midtown ha finalmente un nome, a più di vent’anni dal ritrovamento dello scheletro, nascosto sotto un pavimento di un edificio a Manhattan: si chiamava Patricia Kathleen McGlone, era una ragazza di 16 anni scomparsa nel 1969 e di cui nessuno aveva saputo più niente. Il corpo, in posizione fetale, legato con un filo elettrico, era stato trovato nel 2003 dagli operai di una ditta di costruzione, che stavano demolendo un pavimento in vista dell’abbattimento di tutto l’edificio.Quello era stato il momento in cui era nata la storia di Jane Doe, l’equivalente di “signora Bianchi”, la sconosciuta vittima di un crimine. Per darle un’identità è stata decisiva la prova del dna su una delle vittime dell’attacco terroristico alle Torri gemelle, l’11 settembre del 2001. I dati genetici sono combaciati e il quadro investigativo si è chiuso. A risolvere parte di questo "cold case" durato 55 anni è stato il detective Ryan Glas, del dipartimento della polizia di New York.
È una storia comprensibile solo rimandando all’indietro il nastro. Ventuno anni fa gli operai stavano prendendo a martellate un pavimento di un vecchio edificio in demolizione, quando a un certo punto era rotolata la parte superiore di un cranio. I muratori avevano trovato il resto dello scheletro di quella che era apparsa subito una giovane donna. Il corpo era stato avvolto in un tappeto e immerso nel cemento. L’autopsia aveva stabilito che la ragazza era stata strangolata. Uniche indicazioni sulla possibile identità: un anello d’oro con incise le iniziali “PMCG”, una moneta da dieci centesimi del 1969 e un soldatino giocattolo di colore verde.
La vittima era stata soprannominata “Midtown Jane Doe”, la signora Bianchi di Midtown, la zona centrale di Manhattan, dove era l’edificio, nella zona di Hell’s Kitchen. Tra il 1964 e il ’69 la palazzina era un popolare nightclub chiamato Steve Paul’s The Scene, dove si erano esibiti molti gruppi rock, i Doors e Jimi Hendrix. Per quattordici anni quel corpo era rimasto senza nome, fino a quando il caso non era stato riaperto nel 2017, grazie ai progressi nella tecnica del dna. Jane Doe aveva ripreso il suo vero nome: Patricia McGlone. Era nata nell’aprile del 1953, ma poiché i suoi genitori erano morti e lei non aveva fratelli o sorelle, era stato necessario fare ricerche per trovare altri parenti, da cui prelevare il dna per la comparazione e la conferma definitiva.
Il figlio di un cugino della vittima aveva raccontato al detective Glas che la madre, ormai scomparsa, si era sottoposta a un tampone dna per accertare se i resti di una donna morta nel crollo delle Torri gemelle fosse stata la sorella. Il raffronto dei dati ha confermato l’identità di Patricia, studentessa in un istituto cattolico, descritta come una che scappava spesso da scuola e viveva sempre sul filo, fino a quando non aveva trovato chi aveva messo fine alla sua vita. La polizia non ha trovato denunce riguardo la sua scomparsa, avvenuta cinquantacinque anni fa. Come fosse finita nelle mani di uno, o più criminali, è qualcosa che probabilmente non sapremo mai.


......

 nuova sardegna  30\4\2024

Il viaggio nei segreti dei nostri avi con l’albero genealogico sardo

di Luigi Soriga

La pagina Facebook fondata da due amiche di Capoterra: Elisa Melis e Valentina Vincis




Sassari Arrampicarsi indietro nei secoli, ramo dopo ramo, sull’albero del proprio passato. E provare a risalire sempre più indietro, partendo dal racconto di un nonno, per riesumare poi dentro le pagine impolverate che profumano di carta consuta, i misteri della propria famiglia. Insomma, scoprire quanti incroci, quante infinite casualità, quanti capricci del destino ci sono voluti per venire al mondo, ed essere l’ultima foglia.
Elisa Melis, 29 anni, ingegnera di Capoterra, è rimasta affascinata dalla genealogia, così per caso: «Mia nonna paterna ha avuto un’infanzia difficile. I genitori sono morti giovani, e non ha mai conosciuto i suoi nonni. Il filo della mia famiglia era spezzato, e io ho sempre avuto il desiderio di capire le mie origini. Così ho cominciato ad indagare, e ha provare quell’enorme emozione che la scoperta del proprio passato regala a ogni persona. Scartabellando gli archivi del cimitero ho individuato anche le tombe dei miei bisnonni: erano sepolti entrambi a Cagliari. E un giorno ho preso per mano mia nonna, che nel frattempo si era ammalata di demenza senile, e l’ho portata in quel cimitero. Lei, nonostante non fosse quasi mai lucida, quel giorno si è commossa, ha accarezzato e baciato la tomba di quei nonni che non aveva mai avuto la fortuna di abbracciare».
Elisa racconta questa esperienza alla sua amica Valentina Vincis, 29 anni, anche lei di Capoterra, laureata in medicina, anche lei con la fissa di riavvolgere il proprio nastro e navigare indietro tra le generazioni. È una folgorazione.
Il gruppo Fb Insieme decidono di creare qualcosa che in Sardegna non esisteva ancora. Così il 16 settembre 2018 fondano il gruppo Facebook “Albero Genealogico Sardegna”, e in un solo giorno collezionano 200 iscritti. Ora i membri sono arrivati a 1800, e ogni settimana il numero cresce di circa 60 nuove adesioni. «Il nostro intento – spiega Valentina – era quello di creare una comunità dove ciascuno potesse aiutare l’altro nella ricerca dei propri avi. Ed è sorprendente vedere quanto le persone siano collaborative tra loro. Basta che uno scriva un post, e subito c’è chi è pronto a dare una mano». Tipo: «La mia famiglia è di Sassari ma ho scoperto di avere un parente a Cagliari. Qualcuno potrebbe andare all’archivio storico di Cagliari e controllare questi dati?». E ancora: «La grafia di un documento scritto a mano è difficile da leggere. Qualcuno è in grado di decifrarla?».
Le scoperte Valentina, proprio aiutando una iscritta a ricostruire la sua storia, fa una scoperta inaspettata: «Lei è nata e vive tuttora in Emilia Romagna, ma facendo le ricerche i nostri rami si sono incrociati. Così, nel modo più casuale, ho ritrovato una parente che non sapevo di avere, perché i nostri bisnonni erano fratelli». Proprio due giorni fa, Elisa e Valentina, hanno pubblicato un post con il quale invitano i membri a condividere le scoperte più incredibili capitate nei loro viaggi a ritroso nel tempo.
Le curiosità Leggere gli oltre cento commenti fa capire quante sorprese possa riservare la genealogia. Ecco solo qualche esempio: «Mi è capitato matrimonio tra zia e nipote con dispensa, accusa di omicidio del neo sposo il giorno delle sue pubblicazioni di nozze, quadrisnonno con 5 mogli, le prime due erano sorelle di un altro mio trisnonno».
«Le notizie più interessanti trovate con i fogli matricolari, più di un parente partecipò alla prima guerra mondiale e uno di questi fu tra le vittime dell'affondamento del piroscafo Tripoli, per cui ricevette una onorificenza, ahimè da morto».
«Un fratellino di mia nonna morto subito dopo la nascita di cui non avevamo mai saputo nulla. Una bisnonna di mia nonna nobile. Un antenato che a fine '700 uccise un uomo a Gergei».
«Tra i miei antenati Onnis-Garau....un Garau era un inquisitore spagnolo approdato in Sardegna a Iglesias».
«Mio bisavolo aveva figli con altre donne ...».
«Ho scoperto che i miei bisnonni materni erano cugini di primo grado...»
«Dopo anni scopro che tre zii sono morti a Cagliari a causa dei bombardamenti del 43...nessuno in famiglia ne sapeva nulla...».
E questi sono solo dei piccoli esempi di quanti incastri occorrano per comporre il puzzle dell’umanità. Ma bisogna avere la pazienza di mettere la propria storia in rewind.


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SardiniaPost Magazine

“Dall’Africa alla Sardegna in 70mila anni. Il mio DNA vi racconta il viaggio”



Un viaggio di 70mila anni dall’Africa Orientale alla Sardegna. E’ lo straordinario reportage che apre il nuovo numero di SardiniaPost Magazine da oggi in edicola. 

Foto di Valentino Congia. Trucco realizzato da Magda Pintus. Il costume il Quartucciu è stato messo a disposizione dalla signora Rina Daga


L’autrice, Daniela Pani, attraverso un test del DNA realizzato in un laboratorio di Houston, ha ricostruito il suo “albero genealogico remoto”. A partire dalla “paleo-nonna” africana che viveva ai piedi dei Monti Semien, dove nasce il leggendario Nilo Azzurro. Un viaggio che racconta la colonizzazione del mondo da parte dell’umanità. E che ci spiega, attraverso il racconto del DNA di uno di noi, la storia di tutti.
Siamo partiti dall’Africa e abbiamo vissuto là per decine di migliaia di anni. Fino a quando gli effetti climatici delle glaciazioni hanno aperto corridoi verdi nel deserto – quello che oggi chiamiamo deserto del Sahara – che ci hanno consentito di spostarci verso Nord, raggiungere l’Asia e poi proseguire il nostro cammino verso ogni angolo della Terra.
La cronaca nera ci ha fatto sapere che il DNA è come un’impronta digitale, ma non ci ha detto che le “impronte digitali” del DNA – tutte diverse tra loro – hanno dei tratti caratteristici che accomunano ancora oggi le persone che vivono in un certo territorio. E’ questa localizzazione a consentire di mettere in relazione il DNA di un individuo con quello delle persone che vivono nel mondo e di ricostruire il percorso dei suoi avi.
Daniela Pani ci racconta che una sua “paleo-nonna”, una nipote di quella africana, 40mila anni fa viveva nell’attuale Medio Oriente dove incontrò l’uomo di Neanderthal. E ci spiega che quell’incontro fu molto intenso. Tanto che, nel suo DNA (come in quello della maggior parte di noi) è ancora individuabile una certa percentuale del DNA di quel tipo umano che poi si estinse. Passarono ancora molti anni (circa 20mila) e le nipotine di quella “paleo-nonna” asiatica raggiunsero il Sud della Francia, l’attuale Costa Azzurra e finalmente, circa 6mila anni prima di Cristo, si decisero a raggiungere quell’isola che, un giorno, sarebbe stata chiamata Sardegna.
Un reportage scientifico che si legge come un racconto. Una storia assieme molto complessa e molto semplice che ci dice che apparteniamo tutti a una sola razza, la razza umana. Per sintetizzarlo (e per rendere un omaggio affettuoso e scherzoso alle nostre nonne africane) con l’aiuto di un po’ di trucco, l’autrice ne ha preso simbolicamente le sembianze. E ha indossato, sulla pelle scura, un tipico costume tradizionale sardo. Un’idea nata – come spiega l’editoriale che apre questo numero – all’inizio dello scorso gennaio con Pinuccio Sciola che, ascoltando tra i primi il racconto di questo test del DNA, restò molto colpito dalla perfetta coincidenza tra quel lunghissimo viaggio e quello che tutti i giorni viene affrontato da migliaia di bambini, di donne e di uomini che partono dall’Africa per raggiungere l’Europa.
Daniela Pani, esploratrice geografica e speleologa, ricercatrice per la National Geographics, nel raccontare il suo DNA racconta anche quello della maggior parte dei Sardi (formiamo infatti uno di quei gruppi che, messi in relazione tra loro, consentono di ricostruire le tappe del percorso dell’umanità) e ci fa scoprire che, proprio come la sua “paleo-nonna” asiatica, anche quella che per prima mese piede in Sardegna trovò qualcuno che c’era già prima di lei.
Passò qualche altri millennio, imparammo a organizzarci sempre meglio. A costruire villaggi. Cominciammo a mettere enormi pietre una sopra l’altra. Costruimmo i nuraghi. Ma questa, rispetto al viaggio che raccontiamo, è quasi storia di oggi.

ha ragione Ascanio Celestini: «Oggi la rivoluzione è al contrario: dobbiamo lottare per difendere i diritti»

  da  la  nuova  sardegna  del  1\5\2024  



 Ascanio Celestini porta il suo presepe nell’isola. La Sardegna farà da sfondo a “Rumba”, ovvero “L'asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato”. La favola moderna, poetica e surreale che si ispira al Santo di Assisi arriva sotto le insegne del Cedac: martedì 7 maggio al Teatro Bocheteatro di Nuoro, mercoledì 8 al Teatro Costantino di Macomer, giovedì 9 al Comunale di Sanluri e venerdì 10 al Teatro Centrale di Carbonia.


Che presepe è Rumba?

«Lo spettacolo è la terza parte di una trilogia iniziata dieci anni fa con “Laika” e proseguita con “Pueblo”. Il luogo in cui si svolgono queste storie è il parcheggio di un supermercato. Attorno ci sono un condominio, un bar, un magazzino della logistica. E i personaggi che vivono in questa periferia sono i condomini, la prostituta romena, la cassiera, il barbone. Personaggi di cui si parla nelle pagine di cronaca solo quando succede qualcosa di scandaloso, ma dimenticandoci che queste persone solo la maggioranza. Le eccezioni sono la Tour Eiffel e il Colosseo, per il resto le periferie delle città si somigliano tutte. Questo spettacolo lo portiamo anche in Francia e in Svezia senza sostanzialmente cambiare niente».

Perché nello spettacolo messo su nel parcheggio ha voluto rappresentare San Francesco?

«Perché è un personaggio molto curioso. E lo dico da ateo materialista. Non è corretto tirare fuori San Francesco dal contesto religioso: era un uomo del Medioevo e come tutti gli uomini del Medioevo era un cristiano convinto. Ma è un cristiano che svuotato di tutta la sua fede resta un uomo straordinario. Basta pensare il fatto che smette di usare la parola padre. C’è solo il Padre nostro, gli altri sono tutti fratelli e sorelle, anche fratello fuoco e sorella morte. In questo c’è una visione fatta non più di padri e figli, padroni e sottomessi. C’è solo uno che sta al di sopra degli altri, ed è Dio. Ma anche togliendo Dio per chi non è credente, resta una visione rivoluzionaria della società».

La Chiesa di Francesco è sulla via di San Francesco?

«È chiaro che il capo della Chiesa sta comunque al vertice di una struttura che somiglia molto a una multinazionale e come una multinazionale sovranazionale è presente in tutto il mondo. Ma c’è da dire che con Bergoglio l’attenzione di una parte della Chiesa verso gli ultimi è più evidente. Anche perché tutti gli altri poteri si sono disinteressati a quella parte di mondo che vive in condizione di subalternità. Il Papa è il primo che ha parlato di guerra mondiale a pezzi, di ambiente, l’unico che dice parole vagamente di pace. Anche se il suo potere sembra molto limitato è uno dei pochissimi leader mondiali che esprime posizioni di disappunto verso la guerra».

I poveri, i deboli, i fragili non hanno voce. C’è chi dà la colpa all’assenza della sinistra.

«La sinistra la troviamo nei Parlamenti. È l’ideologia che sta alla base che è stata messa in secondo piano. Il marxismo era quella visione del mondo che mette in primo piano la lotta tra classi sociali e non tra nazioni. Oggi sembra scontato che i buoni siano entro il nostro confine, gli altri fuori. Sembrava ci fossimo emancipati da questa visione barbara. Per un centinaio di anni ci eravamo illusi che il conflitto vero fosse tra sfruttati e sfruttatori. La guerra è tornata a essere quella di cento anni fa».

Vede un novello Francesco?

«Oggi ci troviamo in un momento di grande riflusso. Se negli anni ’60 e ’70 si lottava per avere i diritti, oggi dobbiamo lottare per non farceli portare via. Quando dico che il fascismo è pericoloso non mi riferisco solo a quello finito il 25 aprile 1945, ma anche alla stagione delle bombe, alla P2. Contro quel fascismo lì si è lottato negli anni ’60 e ’70, le bombe vennero messe per fermare i cambiamenti. Oggi facciamo una battaglia al contrario per cercare di conservare quello che abbiamo ottenuto. Non abbiamo leader rivoluzionari perché la rivoluzione non è da fare ma da difendere».ia Economi

i 70 anni della marcinelle italiana 4 maggio 1954 -4 mggio 2024 Ribolla ( Grossetto )

 Ieri    facendo zapping  tra   la puntata     in viaggio  con barbero su la  7   e  il  concerto     su  rai  3   ho  scoperto   una   storia  poco  nota      riguardante  tali tematiche  . Essa  è  la  tragedia    avvenuta   nel   lontano 1954   a  Ribolla  una frazione del comune italiano di Roccastrada, nella provincia di Grosseto, in Toscana


fonte 
Ribolla - Wikipedia  e ribollastory.net ( in articolare  le  due  parti : http://www.ribollastory.net/tragedia.htmlhttp://www.ribollastory.net/tragedia3.html  )

La miniera di Ribolla fu attiva per più di un secolo, arrivando ad un picco produttivo di 270.000 tonnellate annue di carbone nel corso della seconda guerra mondiale.

Funerale delle vittime: bare di alcuni minatori ricoperte con bandiera tricolore e elmetto di lavoro

Ribolla, dagli anni trenta alla metà del Novecento, divenne un villaggio minerario della Montecatini. La miniera fu teatro, il 4 maggio 1954, della più grave tragedia mineraria italiana del secondo dopoguerra . Un'esplosione di gas, il grisù accumulatosi per la scarsa ventilazione in una galleria a 260 metri di profondità, che non permetteva un efficace ricambio dell'aria presente, provocò la morte di 43 persone nella sezione "Camorra Sud" della miniera di lignite. L'onda d'urto percorse le varie gallerie provocando una nube di polvere che rese difficoltosa la respirazione ai minatori anche degli altri reparti. I primi soccorsi furono poco incisivi a causa della mancanza delle maschere antigas. I funerali mobilitarono 50 000 persone. Le famiglie, che dovettero costituirsi parte civile accettarono le offerte in denaro della Montecatini e il processo si concluse con l'assoluzione di tutti gli imputati e il disastro fu archiviato come "mera fatalità". A seguito del disastro la direzione della Montecatini decise la chiusura della miniera, la cui smobilitazione richiese ben cinque anni.Di quell'episodio rimangono alcuni resti della miniera e il Monumento al minatore di Vittorio Basaglia. La vicenda è estesamente raccontata da Luciano Bianciardi e Carlo Cassola ne I minatori della Maremma, pubblicato nel 1956 dall'editore Laterza, e richiamata nel romanzo di Bianciardi La vita agra (e quindi nel film di Carlo Lizzani, tratto dal romanzo omonimo )

1.5.24

ll bue che dice cornuto all'asino il caso lucarelli per il post contro la Ceccardi

 E' bagarre via social tra l'europarlamentare della Lega ed ex sindaco di Cascina Susanna Ceccardi, candidata alle elezioni europee di giugno, e la giornalista Selvaggia Lucarelli per i manifesti postati dalla Ceccardi in vista del prossimo appuntamento elettorale.Ecco  la  cronaca  di pisatoday.it

 Prima ha invitato gli elettori a scegliere tra lei e Ilaria Salis,  l'attivista, arrestata in Ungheria con l'accusa di aver partecipato all'aggressione di due militanti neonazisti, candidata alle Europee nella lista Alleanza Verdi-Sinistra
Poi Ceccardi ha 'rincarato la dose' postando un altro manifesto dove chiedeva agli elettori se preferissero lei o Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico.
E' scattato così l'intervento della giornalista Selvaggia Lucarelli: "Tra bodyshaming, meme, slogan da boomer, frasi fesse sui disabili e islamofobia la campagna della Lega sembra una vecchia pagina di sesso droga e pastorizia. Susanna Ceccardi che poi si sente Miss Toscana mi fa morire" scrive su Instagram.
Non si lascia attendere troppo la replica di Ceccardi che pubblica un nuovo manifesto social dove chiede quale giornalista scegliereste tra Oriana Fallaci e Selvaggia Lucarelli: "Selvaggia di nome e di fatto! Da grande commentatrice e analista, voleva presumere che la grafica comparativa tra me e la Salis e tra me e la Schlein riguardasse l’aspetto fisico - scrive Ceccardi - cosa c’entra il body shaming e cosa c’entra l’aspetto fisico? Io sono l’opposto di Ilaria Salis perché in 20 anni di politica non ho mai oltraggiato un pubblico ufficiale in una manifestazione e non sono mai stata indagata per tentato omicidio. Quanto a Elly Schlein, sono politicamente al suo opposto. In compenso, nel tentativo di farmi del vero body shaming, la Lucarelli sta pubblicando le foto della mia ultima settimana di gravidanza, risalente a 5 anni fa. Avevo preso 25 kg ed è stato il momento più bello della mia vita! Quindi non mi scalfisce. Anzi beccati questa  ... 

Ora   ,  forse  sarò  boomer    essendo   nato  e  cresciuto   culturalmente  a cavallo  tra  gli anni  70\80  , ma  ciò  non mi piace   .  Infatti  non  è modo   d'affrontare   e criticare  l'idiozia politica    con altre idiozie    ti abbassi al suo  stesso livello    e poi  rischi    di passare  come dimostra  l'articlo  riportato  sotto  tu  per    "  violento  "   ed accusato  di fare   come lei   bodyshaming". 



da  ilgiornale  del  1\5\2024

  
                                                            © Fornito da Il Giornale

La polemica del primo maggio è servita. Selvaggia Lucarelli, nota opinionista tv, ha deciso di attaccare Susanna Ceccardi. Del resto, l'europarlamentare della Lega, uscente e ricandidata nella circoscrizione del Centro, ha deciso d'impostare il proprio percorso elettorale, ricordando a tutti chi siano i paladini della sinistra. Nasce così la campagna "o me" "o lei". L’esponente del Carroccio pubblica sui social manifesti che non hanno bisogno di troppe interpretazioni. Ceccardi chiede agli utenti se vogliano votare per lei o per Ilaria Salis, candidata di Avs al Parlamento europeo, detenuta in Ungheria per i fatti compiuti dalla "Banda del martello", cittadina italiana in attesa di giudizio. Identità o massimalismo di sinistra: questa la scelta che l’europarlamentare invita a compiere. E sempre la leghista, magari vedendo come l'idea dei manifesti performasse bene, domanda agli elettori se preferiscano lei o Elly Schlein, segretaria dem. Puro marketing elettorale che tende a rimarcare le differenze ideologiche. Quelli bravi direbbero "incentivare la polarizzazione". Comunque, Selvaggia Lucarelli si scatena. E critica sia la Ceccardi sia la Lega via social. "Tra bodyshaming, meme, slogan da boomer, frasi fesse sui disabili e islamofobia la campagna della Lega sembra una vecchia pagina di Sesso droga e pastorizia", scrive l’opinionista. "Susanna Ceccardi che si sente Miss Toscana mi fa morire", aggiunge. Poi la polemica continua. Ceccardi, sulla scia dei precedenti, pubblica un altro manifesto. Questa volta la scelta presentata è tra Oriana Fallaci e Selvaggia Lucarelli, che però non molla la presa. Tra le storie Instagram, spuntano foto della leghista in stato interessante. Immagini di tempo fa. "Smettetela di fare i bulli adesso e lasciate in pace la pikkola Susi che è molto concentrata sui problemi veri degli italiani: reperire foto da cesse di avversarie politiche". Prima ancora, ripostando il manifesto Ceccardi-Schlein, Lucarelli annota: "Se ti piacciono quelle che pensano di essere fighe nonostante tutto vota Lega". Chi fa bodyshaming? Susanna Ceccardi replica alla Lucarelli dalle pagine del Giornale. "La contrapposizione tra me da un lato e Ilaria Salis ed Elly Schlein dall’altro ha chiaramente motivazioni politiche", esordice. "Per quanto riguarda la Salis, io sono fiera di rappresentare le istanze dei tantissimi cittadini di buon senso che chiedono legalità, sicurezza, rispetto delle regole democratiche. Tutto il contrario di una persona candidata al Parlamento europeo nel tentativo di ottenere un salvacondotto, qualora fosse condannata. Io sono incensurata mentre la Salis è a processo accusata di reati gravi e ha già avuto condanne per altri episodi assai discutibili, avvenuti in passato". In sintesi: il bodyshaming non c'entra niente. Si tratta di differenze politiche, semmai. E vale tanto per la Salis quanto per Schlein. Poi la leghista risponde in via diretta a Lucarelli: "La polemica social sul bodyshaming con Selvaggia Lucarelli mi fa sorridere. Nel post in cui mi contrappongo alla Schlein, ho preso la foto ufficiale che compare sul profilo youtube della segretaria del Pd. La Lucarelli mi ha accusata di fare bodyshaming. Quindi la Schlein avrebbe fatto bodyshaming a se stessa, sul proprio profilo Fb?". Poi l’offensiva all’opinionista tv: "In compenso, la stessa Lucarelli ha poi postato una serie di foto in cui, lei sì, mi fa bodyshaming. Tra queste foto, ce n’è una, in particolare, in cui sono in sovrappeso. E lo sa perchè? Perchè ero al nono mese di gravidanza: è stato il periodo più bello della mia vita e ne vado fiera!".

La campagna elettorale per le elezioni Europee è all’inizio. Le liste dei candidati sono state presentate tra ieri e oggi. La polarizzazione, invece purtroppo  , è diventata da tempo semre  di  più   una costante della politica italiana.

per evitare chiamate indesiderate o messaggi molesti su whatsapp usate due schede una pubblica ed una privata

  questo post     di  Aranzulla     conferma    il consiglio      che  davo    in un post   (  cercatevelo  nell'archiviuo  dell'ann...