29.10.21

riflessioni a tiepido sulla cassazione del decretto zan

 in sottofondo 
Simonetta Spiri, Greta Manuzi, Verdiana Zangaro, Roberta Pompa - L'amore merita - Testo


 di cosa  stiamo parlando


Inizialmente     avevo lasciato   nel mare  di Facebook       queste  mie    considerazioni    

di  che  ci si stupisce   per  l'affossamento del  decreto #zan  l'italia   è  un  paese    dove  l'#omosessualità  viene  considerato  un #vizio  .  Anziché  con  una  semplice   forma  d' #amore  che merita  .

Ma poi  dopo : 1)  aver  riascoltato  con il testo    la  colonna  sonora     del post   d'oggi l'amore  merita.  Disco d'oro nel 2016 e brano contenuto nel loro primo album “4” uscito il 20 ottobre 2017..

 
2)   


Ieri sera, a “Che tempo che fa”, in poche e semplici parole comprensibili , Piero Angela ha smentito una volta per tutte la bufala dell’omosessualità contronatura.
"Oggi finalmente le coppie omosessuali hanno potuto trovare una liberazione da una repressione terribile” ha esordito.
“Spesso viene vista l’omosessualità come un rapporto fisico, contronatura. In realtà, le coppie omosessuali fanno esattamente lo stesso percorso. Attrazione, innamoramento, gelosia, tradimento, vita di coppia, i figli. Hanno sentimenti, amori, passioni. Esattamente come le coppie eterosessuali. Questo bisogna capirlo bene, perché altrimenti non si capisce questa necessità di esprimersi che hanno e che finalmente hanno conquistato”.
La lucidità, la saggezza, la cultura di questo ragazzino di 92 anni sono commoventi. Clonatelo.
3) queste riflessioni di
Riflessioni a tiepido sul DDL Zan
Riassunto dei concetti principali (per chi non ha tempo di leggere tutto, mi faccio delle domande e mi do delle risposte) 1) Perché era importante avere questa legge? Perché le leggi servono ad avere strumenti di difesa, ma anche e soprattutto, perché possono aiutare a vedere, nominare, riconoscere un fenomeno, e quindi a facilitare il cambiamento culturale. 2) Perché era importante averla nella forma, che tanto ha fatto discutere, in cui si tengono insieme diverse soggettività? Perché rendeva evidente come l’ordine di genere e il patriarcato abbiano una matrice comune. 3) Perché l’aver inserito nel ddl l’identità di genere ha coagulato il dissenso di tuttə ed è stata strumentalizzata da tantə per far fallire la legge? Perché è un concetto rivoluzionario a livello personale, politico e sociale. 4) Perché quando c’è qualcosa di così importante per cui unirsi e combattere ci si divide e si perde? Domanda sbagliata. Perché siamo ancora tuttə fascisti? Domanda giusta, la risposta si trova nel libro di Francesco Filippi che è consigliato leggere. 5) Perché è un’occasione persa, ma, seppur simbolica, è solo una battaglia? Perché è in atto una rivoluzione, inarrestabile.


Serve una legge? Tendenzialmente sarei sempre portata a rispondere di no. Lo ripeto in ogni occasione: è l’educazione culturale quella che serve. Tuttavia, come ha mostrato il caso Mac Kinnon, sappiamo ormai molto bene che una legge può servire a una rivoluzione culturale. Era il 1986 quando la Corte Suprema accolse finalmente la proposta della giurista femminista Catharine Mac Kinnon sulle le molestie sessuali sul lavoro come forma di discriminazione sessuale. Una ricerca condotta nel 1997, quindi dieci anni dopo, rilevò che il 95% delle aziende Usa aveva istituito procedure interne per la denuncia, l’accoglimento o l’ascolto e il 75% aveva introdotto programmi di formazione per spiegare i comportamenti vietati dalla legge. La precedente interdizione di comportamenti discriminatori non riusciva a vedere la discriminazione di genere fino a quando non è stata nominata.
Perché è importante avere una legge di questo tipo, quindi? Partiamo dall’analisi di alcuni dati. Senza produrre sofisticate elaborazioni, la meticolosa raccolta di dati e di informazioni contenuta nel sito
Omofobia.org
converge fondamentalmente verso una principale interpretazione: gli attacchi omotransfobici hanno una precisa e rintracciabile variabilità socio-storica-culturale. Ripercorrendo i dati in modo molto sintetico spicca che: negli ultimi anni sono diminuiti i suicidi, i luoghi pubblici sono gli spazi privilegiati per gli attacchi e la violenza aumenta quando si alimenta un più generale clima di odio.
Più nello specifico, tra il 17 maggio 2020 e il 17 maggio 2021 “solo” le aggressioni denunciate alle Forze dell’ordine (quindi per fatti penalmente rilevanti, in assenza di una specifica legge contro l’omolesbobitransfobia) sono state almeno 190 – da questi dati quindi rimangono fuori tutti i fatti non denunciati corrispondenti a 138 episodi; detto in altri termini si tratta di tre episodi ogni settimana o anche una vittima ogni due giorni.
Se si guardano gli andamenti storici si può notare che nelle estati del 2018 e 2019, le estati delle campagne di odio dei governi giallo-verdi, si registrano dei “picchi” che hanno portato a un tendenziale aumento medio (Un ipotesi potrebbe essere che lo sdoganamento della violenza produce effetti di lungo periodo?) e al ritorno di violenza omicida, che negli anni passati sembrava essere diminuita.
L’analisi più dettagliata mostra anche che è aumentato il numero di vittime di episodi non aggressivi e che è diminuito il numero dei suicidi. Sia il primo dato - denunciare anche fatti diversi dalla violenza fisica, una tendenza che risulta in crescita dal 2017, anno dell’avvio delle unioni civili - sia il secondo - il decremento del numero dei suicidi - suggeriscono che il lavoro culturale fatto in questi anni dalla comunità LGBTQI+ ha prodotto degli effetti reali. Perché il fatto che il ddl coinvolgesse anche l’identità di genere ha raccolto il dissenso di tuttə, dalla destra Dio Patria e Famiglia, a frange storiche del movimento LGBT, fino ad arrivare addirittura ad alcune soggettività appartenenti all’ampio e variegato movimento femminista o degli studi di genere? La mia ipotesi è che le identità conquistate con lotte e faticosi processi di riconoscimento siano ancoraggi difficili da lasciare andare. Se, come hanno spiegato alcuni grandi sociologi, tra gli effetti della stigmatizzazione c’è anche la soggettivazione – semplificando, l’istituzione del soggetto - e l’inversione dello stigma - il processo attraverso il quale una determinata identità fino a quel momento nascosta, o fonte di vergogna, si assume e indossa con orgoglio- è possibile che chi ha tanto faticato per divenire soggetto e rivendicare con orgoglio l’etichetta o lo stigma che ha accompagnato il proprio percorso identitario faccia poi fatica a liberarsene? Sì, ma non c’è solo questo, il genere è un sostegno identitario che per alcune categorie o in alcune fasi diventa anche rifugio, poiché, appreso in modo precoce attraverso la socializzazione, diventa così parte delle fondamenta del sé da far temere gli sconfinamenti o la fluidità dei confini. È questa paura che riesce ad intercettare il movimento Dio Patria Famiglia, richiamando – interessante qui sarebbe usare “facendo reagire” per enfatizzare la relazione con il concetto di “reazionario” - anche altri dispositivi che albergano dentro di noi (per una comprensione articolata di questo fenomeno si devono leggere gli scritti di Massimo Prearo, altrimenti su questo ultimo punto basta anche leggere il libro di Francesco Filippi “Ma perché siamo ancora fascisti?”).Il fatto che l’ordine di genere sia alla base della struttura sociale - e per questo sia importante decostruirlo e disvelarlo - è testimoniato anche dal fatto che oggi in quello che è il più diffuso manuale di sociologia le teorie femministe e queer sono annoverate tra le principali teorie sociologiche (insieme al funzionalismo, al conflitto, all’interazionismo simbolico, per capirci) e che, nel medesimo testo, la disuguaglianza sia affrontata in chiave intersezionale. In questo momento intere coorti di studenti di sociologia stanno formandosi con queste chiavi interpretative. A livello di esperienza personale posso dire che da quando abbiamo ottenuto l’insegnamento di “introduzione agli studi di genere” ogni anno le iscrizioni di studenti che lo scelgono sono aumentate a livello esponenziale; sono studenti provenienti da servizio sociale, giurisprudenza, psicologia, filosofia, scienze dell’educazione e formazione primaria. Quest’anno le tesi che ho seguito sui temi inerenti l'ordine di genere sono state 19. Nel giro di qualche anno questa generazione di studenti sarà attiva nella società. Concludo con un aneddoto. Questo semestre nella prima lezione del corso di sociologia, svolto purtroppo ancora di dad, un ragazzo ha chiesto la parola alzando la mano. Io per dargliela l’ho appellato con il nome femminile che risultava dal suo account. Lui ha acceso la telecamera e davanti a 236 persone connesse ha detto di chiamarsi in un altro modo, con un nome maschile che non risultava perché che era in attesa del riconoscimento della carriera alias. Io mi sono disperata per il mio errore, ma lui mi ha detto che non c’era problema, intanto era stata un’occasione per dirlo. A quel punto altre persone hanno acceso la telecamera e, dopo aver espresso l’ammirazione per il suo gesto, si sono dichiarate non binarie. Il primo giorno di corso, il primo semestre del primo anno, davanti a centinaia di sconosciutə. [...] mi pare chiaro che cosa succederà nei prossimi anni, anzi ciò che già sta accadendo.

Infatti mentre finisco di fare copia ed incola del post di Luisa Sagi leggo queste due bellissime notizie



In 10.000 sono scesi in piazza, torce in mano, per il Ddl Zan, per urlare la propria rabbia, per i diritti di tutte e tutti, nessuno escluso.



Un popolo c’è
La più bella risposta possibile, partecipata, pacifica, di piazza, popolare senza essere populista, allo scempio a cui abbiamo assistito ieri in Parlamento. Questa è l’Italia che vogliamo vedere, e prima o dopo sarà degnamente rappresentata anche dove davvero conta. È solo questione di tempo.


Ddl Zan, Elio Vito (FI): "Governo on può essere neutrale, intervenga Draghi con un decreto"
Elio Vito, deputato di Forza Italia (ansa)
L'ex ministro dei Rapporti con il Parlamento si è dimesso da tutti gli incarichi in Forza Italia perchè contesta la linea seguita dal partito: "Tradita la vocazione europeista". "Il premier può estendere la legge Mancino ai reati d'odio a sfondo sessuale e di genere"

Nessun commento:

LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...