4.1.21

La farfalla della gentilezza la storia di Pierantonio Costa, imprenditore di successo e console onorario in Ruanda. Noto anche come lo Schindler italiano.

 da  https://www.facebook.com/sandra.dimuzio


”Ho solo risposto alla mia coscienza. Quello che va fatto lo si deve fare”.
Queste le parole di Pierantonio Costa, imprenditore di successo e console onorario in Ruanda. Noto anche come lo Schindler italiano.
Pierantonio Costa si trovava in Ruanda in quei tre mesi agghiaccianti, dal 6 aprile al 21 luglio 1994, quando il buio della ragione scatenò un mostruoso genocidio. In quei tre mesi furono sterminate un milione di persone, soprattutto Tutsi, ma anche alcuni Hutu che non avevano voluto piegarsi a quell’odio interetnico tanto artificioso quanto aberrante.
Pierantonio Costa sarebbe potuto tornare immediatamente in Italia per mettersi al sicuro insieme alla sua famiglia. Invece rimase in Ruanda, che ormai da trent’anni era casa sua.
Nelle prime ore del massacro fece la cosa più immediata: rimediò delle bandiere italiane (cucite dalla moglie Mariann) da appendere sulle case delle persone che secondo lui erano maggiormente in pericolo. Un primo tentativo per provare a salvare vite umane mentre dilagava l’apocalisse.
Non sarebbe bastato, quindi contribuì a organizzare l’evacuazione degli italiani e di altri stranieri, portandoli con convogli umanitari nel vicino Burundi ma poi non rimase lì. Tornò immediatamente in mezzo all’inferno per aiutare le persone a fuggire. Poteva contare sulla sua posizione di diplomatico, sui contatti importanti e soprattutto sulla sua grande disponibilità economica. D’altronde lui in Ruanda ci era arrivato come imprenditore ed era diventato molto ricco: decise quindi di utilizzare i suoi soldi per comprare visti e lasciapassare, corrompere funzionari, pagare i soldati ai posti di blocco, per far approvare le sue ormai celebri liste (false) di persone da mettere sotto la protezione del governo italiano in Burundi. Li portava lui personalmente.
Ogni viaggio voleva dire la salvezza per un gruppo di persone, ogni viaggio vite umane salvate. In un’occasione riuscì a procurarsi tre autobus che riempì fino all’inverosimile di bambini. 375 bambini di un orfanotrofio che lui portò in Burundi, salvandoli da morte certa.
Questo perché durante i cento giorni che sconvolsero il Ruanda, Costa non si girò dall’altra parte ma accettò di correre rischi: nel buio di quei giorni terribili ebbe il coraggio di affrontare i massacratori, di trattare con i responsabili del genocidio “per ottenere il permesso di portare fuori qualche decina di persone. Loro stavano pianificando l’eliminazione di migliaia di esseri umani. E io battagliavo per una lista di qualche decina di poveracci”.
In realtà non saranno solo qualche decina: in quelle sue liste della salvezza ci finirono quasi 2000 persone, e tutte devono a Pierantonio Costa la vita.
Nel corso di quei mesi, tra quanto pagato e quanto gli è stato depredato, ha speso circa 3 milioni di dollari, però il suo cruccio non sono mai stati i soldi, ma il rammarico di non aver potuto fare di più. Le duemila persone su quelle liste sono la dimostrazione che “In mezzo a tanta violenza e sofferenza qualcosa avevo fatto”, ma “in quei consunti fogli di carta c’erano i nomi che avevo potuto scrivere. Mancavano quelli che non avevo incontrato, che non erano riusciti a raggiungere il posto convenuto di ritrovo, quelli che non avevo la possibilità di caricare a bordo, o che avevano scelto coraggiosamente di restare, per tante diverse ragioni”.
Per il suo coraggio Pierantonio Costa, che è rimasto in Ruanda fino a pochi anni fa, è stato insignito della medaglia d’oro al valore civile, è stato candidato al Nobel della Pace nel 2011 e a Milano gli è stato dedicato un albero nel Giardino dei Giusti di tutto il mondo.
Purtroppo due giorni fa, a 81 anni, Pierantonio Costa ci ha lasciato.
Un uomo altruista di cui è giusto ricordare le gesta, in un mondo sempre più dominato dall’individualismo ed egoismo.
Un uomo che con il suo comportamento ci ha insegnato la banalità del bene.
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(Le citazioni testuali sono tutte tratte dal libro scritto dallo stesso Pierantonio Costa insieme a Luciano Scalettari, La lista del console: cento giorni, un milione di morti, Edizioni Paoline, Milano, 2004).

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