7.4.07

E’ colpa della Chiesa


E’ colpa della Chiesa

     

Maurizio Blondet

06/04/2007

 


Priscilla, la madre del ragazzo, con la foto del figlio Matteo

TORINO - Perché si è ucciso il sedicenne angariato dai compagni nella scuola di lusso per i ragazzi-bene torinesi, il Sommellier?
I giornali e i maitres à penser non hanno dubbi: è colpa della Chiesa.
I compagni tormentatori dicevano al ragazzino che era gay: colpa della Chiesa, che con la sua opposizione ai DICO ha diffuso «l’omofobia» (Sansonetti su Liberazione).
I compagni lo chiamavano «Jonathan», che a quanto pare è un personaggio gay del Grande Fratello.
Ma non è colpa di una televisione fra le più stupide e irresponsabili del pianeta, né di quella trasmissione fra le più intollerabili per idiozia, lascivia e rozzezza offerta agli adolescenti in
dosi-urto.
E’ che i tormentatori del povero «Jonathan»  sono sotto l’influsso malefico della Chiesa, ascoltano troppo i preti.
Il povero suicida era figlio di una cameriera filippina, aveva tratti da extracomunitario, e sicuramente non portava abiti griffati.
E al Sommellier vanno i figli di papà, che imparano a casa che l’unico valore della vita sono il denaro, il telefonino ultimo modello e le grandi marche.
No, cosa andate a pensare: non è razzismo e disprezzo di classe, è colpa della Chiesa.
Delle sue «condanne dell’omosessualità».
Del suo voler distinguere fra «normali» e «non-normali».
Per di più, «Jonathan» era il primo della classe, intelligente e studioso.
Intollerabile, per figli di papà che vanno in una scuola di lusso, ma dopotutto in un istituto tecnico-commerciale, in Italia ritenuto una specie di discarica dei giovani che non hanno voglia di studiare. Ma no, la colpa è della Chiesa che ha diffuso l’intolleranza verso i «diversi».




No, non è bullismo.
Quasi tutti i commentatori autorevoli negano che il bullismo sia una emergenza nazionale.
Sono monellerie, sono piccoli simpatici Giamburrasca, «Lo facevamo anche noi a scuola ai nostri tempi».
No, la colpa è della Chiesa, con quella sua campagna per la famiglia naturale.
E’ così evidente.
Non è colpa di una pubblicità onnipresente che ossessivamente valorizza il godimento di gruppo, l’obbedienza primitiva ai propri impulsi primari, l’edonismo più basso.
Non è colpa del sesso guardabile offerto da ogni copertina, da ogni manifesto e da ogni spot ai piccoli consumatori, senza nessun invito al dominio di sé.
Non è colpa di una educazione permanente al culto della rozzezza e della sopraffazione, né dell’esaltazione della volgarità premiata da grassi cachet televisivi.
Non è colpa dell’esempio dato dai politici che vanno con le veline, dal fotografo Corona con il corpo culturizzato da «tronista», del travolgente successo delle discoteche dove ogni adolescente impara che, se non è «trasgressivo», se non si droga, è un nulla rifiutato dalla banda dei coetanei. Non è colpa del conformismo nell’edonismo, imposto a menti incipienti e a coscienze immature.
La colpa è, senza dubbio, della Chiesa.


La Chiesa fondamentalista disturba i nostri ragazzi.
E’ il ritorno alla liturgia tradizionale che li rende cattivi contro i compagni.
E’ la repressione clericale contro il sesso a 12 e 16 anni.
Dunque la soluzione è facile: basta abolire la Chiesa.
Farla tacere.
Escluderla dal discorso pubblico.
Allora i giovani saranno educati e felici, faranno l’amore e non la guerra.
Così è il «dibattito» in Italia.
Così si esercita il «pensiero».

Maurizio Blondet


 


dal sito http://www.effedieffe.com/


2 commenti:

Alessandro74 ha detto...

Probabilmente, è colpa della Chiesa anche l'aggredire i down, l'insultare i professori, il mettere le mani sul sedere di un insegnante, aggredire il preside che vieta i cellulari...

Che poi i nostri giovani bevano come spugne, che la droga sintetica riempia le discoteche, che i nostri fiumi siano ricolmi di cocaina, non conta.

compagnidiviaggio ha detto...

pur essendo lontano dalle posizioni retrograde di questo autore . Sono d'acordo in parte copn lui . perchè pur avendo colpe qui si fà della chiesa un capo espriatorio per non analizzarsi e non mettersi indiscussione