8.1.24

DIARIO DI BORDO N° 27 BIS ANNO II Chiesa Altro che coppie gay: il parroco benedice la paranza di camion del costruttore condannato per camorra ., Maria Gambarana La “staffetta” dei moti del 1821 Storia di una cospiratrice carbonara dimenticata ., ed altre storie

 




Il  duemila  e ventiquattro è appena cominciato ma nella Chiesa la battaglia anti-bergogliana dei clericali di destra continua senza pause. L’ultima trincea è quella delle benedizioni alle unioni omosessuali, poi ridimensionata dal prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede, il cardinale argentino Victor Manuel Fernández detto Tucho, in modo quasi fantozziano: “Le benedizioni devono durare poco, dieci massimo quindici secondi”.Nel frattempo, nel sud d’italia, c’è una certa Chiesa che benedice tutt’altro, in linea con la nefasta tradizione degli “inchini” di sacre statue a boss e mafiosi durante le processioni. La storia l’ ha raccontata Vincenzo Iurillo sul sito del Fatto il 5 gennaio. A Sant’agnello, paesino della costiera di Sorrento, il 30 dicembre il parroco ha benedetto una “paranza” di cinque camion di proprietà di un imprenditore edile condannato a quattro anni e mezzo (già scontati)per reati di camorra. Il sacerdote si chiama Francesco Saverio Iaccarino e ha atteso la “paranza” sul sagrato della sua chiesa, intitolata ai santi Prisco e Agnello, al termine di una sfilata a colpi di clacson dei camion. Intervistato da un quotidiano web locale, Positano News, l’imprenditore ha precisato che “siamo molto cattolici”. Il video poi è stato rimosso. Non solo. Il costruttore è di nuovo sotto inchiesta per un fatto avvenuto a fine marzo, sempre a Sant’agnello (poco più di 8mila abitanti), e denunciato in Parlamento da Federico Cafiero de Raho, l’ex procuratore nazionale antimafia oggi deputato del M5S. Questo: il pregiudicato avrebbe aggredito a pugni e calci uno storico ambientalista della zona, Claudio d’esposito del Wwf. In passato, l’ecologista aveva fatto vari esposti e denunce per alcune speculazioni edilizie del suo aggressore. Dopo il violento agguato ci fu anche una mobilitazione nell’intera penisola sorrentina.
E TRA I PROMOTORI
figurava anche un sacerdote, don Carmine Giudici, che spese pubblicamente parole profonde e intense: “La vicenda di un altro povero Cristo della nostra terra, Claudio solitario e testardo difensore di una bellezza sempre più profanata e violata, anche questa ci chiede di prendere posizione, di assumere una postura, di schierarsi senza esitazione e senza cavalcare in maniera strumentale la risonanza emotiva di un momento per poi sprofondare nuovamente in un anonimato che resta indifferente se non complice di certe devastazioni violente e selvagge”. Invece.Invece nove mesi dopo un suo confratello della confinante Sant’agnello si è reso complice dello show cittadino dell’aggressore del “povero Cristo”. Qual è allora il vero volto della Chiesa di quella terra di fronte alla violenza e alla prepotenza della camorra? Quello del parroco benedicente o quello dell’altro parroco che condanna?A dire qualcosa dovrebbe essere il vescovo locale Francesco Alfano, prelato fin troppo prudente e moderato e che in penisola sorrentina ha pure abolito de facto la tradizione antichissima dell’elezione diretta del parroco. Ché in questa storia anche il tradimento della volontà popolare ha un peso: il prete che ha benedetto i camion è infatti il primo parroco, dopo secoli, non eletto di Sant’agnello.

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Il 29 gennaio del 1827 moriva a Tromello, in Lomellina, la contessa Maria Gambarana, vedova del nobiluomo cremasco Venceslao Frecavalli. Nata a Pavia nel 1789 in un casato antico, è una delle figure più straordinarie e oggi più dimenticate del nostro Risorgimento. Nel 1921, in occasione del centenario dei moti liberali di Napoli e del Regno Sardo, Il Secolo XX, rivista milanese mensile “riccamente illustrata”, rievocò nel numero di marzo alcune donne che avevano preso parte a quelle vicende. Della contessa Maria, amica di Federico Confalonieri e di Teresa Casati Confalonieri, di Bianca Milesi, di Giuseppe Pecchio, di Metilde Viscontini Dembowski (amata da Stendhal), il periodico ricordò che “ebbe l'ardire di passare disinvolta il confine [austriaco] per portare, fra le trecce de’ capelli, una lettera d’invito con la firma di parecchi carbonari che esortavano il Piemonte a varcare il Ticino. Informata di quanto si tramava, con la scusa che possedeva beni in terra piemontese faceva la spola per recar lettere e ambasciate ai cospiratori”.

Più volte fermata, “seppe sempre con disinvoltura schermirsi e sfuggire alla polizia. Quando si vide pedinata e in pericolo di cader in trappola si travestì da uomo e su un calessino da lei stessa guidato fuggì da Milano e si mise in salvo”. Era il marzo del 1821. Il sollevamento del Piemonte profumava di primavera e di gioventù, ma non avrebbe passato la Pasqua, che cadde il 22 aprile. La signora che aveva varcato il Ticino, confine fra il Lombardo-veneto austriaco e il Regno di Sardegna, aveva poco più di trent’anni, non sapeva come sarebbe andata a finire la rivoluzione e neppure se i liberali del Piemonte sarebbero entrati in Lombardia. Pensava soltanto a portare a termine la missione.

La rivoluzione naufragò. Maria Gambarana continuò a cospirare. Fermata a Torino e tradotta in Lombardia per essere giudicata dalla polizia austriaca, fu interrogata a più riprese a Milano, ma negò tutto, evitando qualsiasi ammissione che potesse coinvolgere i suoi compagni, a differenza di quanto avevano fatto altri arrestati. Dovettero rilasciarla, mettendola però sotto sorveglianza speciale. Annotarono gli inquisitori: “...le premesse imputazioni prese tutte insieme ed avvalorate dalla considerazione che la Frecavalli era amica di Confalonieri, e che non era quello il tempo proprio per una signora a far viaggi, acquistano una forza imponente, essi però non sembrano tali da poter formare un indizio legale di reità”. Ebbe anche riflesso il “sistema negativo della Frecavalli adottato nei tre suoi esami politici”.

In un opuscolo dello storico Raimondo Morozzo della Rocca, pubblicato nel 1931 e caduto nell’oblio come Maria, si narra che la nobildonna non si risparmiò neanche quando era allo stremo delle forze, mettendo a punto con Teresa Casati Confalonieri, nel 1826, un piano per liberare il conte Federico dalla fortezza morava dello Spielberg.

Il piano fallì, Maria si spense in povertà nella tenuta di Tromello. Il giornalista Raffaele Barbiera lasciò detto di lei che “tanto spese per la preparazione dei moti del ’21, che lasciò le due proprie figlie (una delle quali bellissima) in miseria. Toccò a un parente intervenire e accogliere le povere ragazze”.


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Ricca malasanità L’odissea di un lombardo costretto a emigrare (nel privato) per una tac

FOTO ANSA
 La sede della Regione Lombardia

Noi e la sanità. E diciamolo, dunque: “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?” Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Così inveì Cicerone nella prima delle sue celebri “catilinarie”, il giorno in cui il suo avversario aveva ordinato ai propri sicari di ucciderlo. Non diversamente dovremmo rivolgerci ai pubblici poteri di questo Paese, che vent’anni fa decisero di trasformare la salute degli italiani in uno dei più grandi e impuniti campi di profitto, essendo gli altri ormai saturi o inarrivabili al genio imprenditoriale italico. Così una convenzione dopo l’altra, un’esternalizzazione dopo l’altra, un soffio di ’ndrangheta dopo l’altro, il sistema sanitario che fu nostro vanto, come l’amministrazione pubblica in Francia o l’assistenza sociale in Svezia, sta diventando un gigantesco fattore di ingiustizia sociale in un Paese sempre più vecchio e bisognoso. Dopo gli eroismi dell’anno del Covid, sono caduti i veli. Lo ha registrato il monitoraggio di Nando Pagnoncelli sulle vere urgenze degli italiani, lo ha ricordato il Presidente della Repubblica nel suo messaggio di Capodanno. Fino a quando continuerà? Fino a quando sarà possibile? Certo le regioni non sono tutte uguali. In alcune, con esempi clamorosi al Sud, il dramma della malasanità è stato quasi sempre endemico.

Epperò sentite questa. Proprio in queste settimane ho potuto seguire per interposta (e disperata) persona la vicenda di un cittadino lombardo. Ossia di un abitante della

regione più ricca d’italia e che stabilmente reclama da decenni l’assoluta “eccellenza” della propria medicina. Un sistema sanitario competitivo, dove privato e pubblico concorrono tra loro, con effetti virtuosi sulla qualità dell’offerta. Questo cittadino, residente nella provincia mantovana, dovendo affrontare con urgenza un’operazione per tumore e dovendo per questo preventivamente presentare una tac a chi avrebbe dovuto operarlo, si è sentito respingere la richiesta dal sistema pubblico, e prima (semmai possa essere una ragione) del periodo natalizio. Perché nemmeno in questi casi urgenti ci sono finestre disponibili per mesi. Il signore in questione ha allora sfoderato la santa pazienza di questi momenti (“quousque tandem?”, appunto) e ha cercato di effettuare la tac nel privato. Ma neanche questa disponibilità a pagare in proprio è bastata. Niente da fare da nessuna parte, almeno nei territori in cui, a buon senso, poteva rivolgersi. Allora è passato a un’altra regione anch’essa zeppa di eccellenze, l’emilia. Ma neanche lì il pubblico aveva finestre aperte. E neppure il privato, almeno nelle province limitrofe. Finché un posto (privato) è miracolosamente spuntato nella provincia di Ferrara. Morale: un cittadino lombardo per curarsi in una situazione di estrema urgenza ha dovuto rivolgersi al sistema (privato) di un’altra regione. È dovuto emigrare. Sottolineo: è dovuto emigrare.

Una volta era il contrario, in Lombardia ci si andava a curare. Un caso accidentale? No. Mesi fa un medico marchigiano mi ha raccontato che da un po’ di tempo nella clinica per cui lavora arrivano d’estate a farsi visitare cittadini lombardi. La ragione? Nelle Marche il posto nel privato si trova prima, e in più gli interventi (sempre nel privato) costano molto meno. La scelta estiva? È dovuta alla possibilità di ammortizzare le spese di trasferta e permanenza abbinando il viaggio a una vacanza. Turismo sanitario, appunto. Così si consumano, non tutte d’un tratto, ma un gradino dietro l’altro, le celebri eccellenze. Dietro ci sono i drammi veri di malati che non si possono curare, costretti a svenarsi, o perfino a indebitarsi. E quelli di famiglie in cui i malati sono più di uno. Perché il parlamento invece di promuovere una indagine-rappresaglia sulla sanità ai tempi del Covid, non ne promuove una vera al servizio della collettività sullo stato odierno della sanità in Italia? Ah, saperlo…




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Dazn e Lega calcio Due anni di partite interrotte? Ecco l’abbonamento triplicato

Nell’estate del 2021, quando Dazn acquistò i diritti tv del campionato di Serie A scalzando Sky come partner privilegiato della Lega del pallone, il prezzo mensile dell’abbonamento era di 29,99 euro e addirittura di 19,99 per chi si fosse abbonato alla velocità della luce sottoscrivendo il contratto entro una certa data. Pagando 29,99 euro al mese – o 19,99, appunto, sfruttando la sottoscrizione-lampo –, l’utente acquistava il diritto di vedere le 10 partite di Serie A su due dispositivi anche in luoghi differenti (ad esempio, un componente della famiglia connesso da casa e un altro connesso da un luogo diverso) con la possibilità di dare la disdetta dell’abbonamento in qualunque momento interrompendo servizio e pagamento.

Ebbene, sono passati due anni e mezzo, a primo triennio ancora in corso Dazn si è assicurata i diritti anche per i prossimi cinque campionati (fino al 2028-29) e la novità, ufficializzata da Dazn nei giorni scorsi ma di cui vi avevo già fornito un’ampia anteprima, è che da oggi, anno di (dis)grazia 2024, vedere le 10 partite di Serie

A mantenendo la possibilità, per due membri delle stessa famiglia, di farlo anche da due luoghi differenti costerà – tenetevi forte – 59,99 euro al mese: il triplo rispetto ai 19,99 euro pagati dagli abbonati con sottoscrizione-lampo, il doppio rispetto ai 29,99 euro pagati dagli abbonati-standard al primo campionato, il 2021-22. Volendo, si può anche scegliere di pagare 34,99 euro mensili ma a patto che la doppia visione contemporanea delle partite avvenga dalla stessa rete internet della propria abitazione; e se si vuole mantenere la possibilità di disdire l’abbonamento in qualunque momento, i 34,99 euro mensili – che vengono pagati anche nei mesi di giugno, luglio e agosto in cui non c’è campionato – diventano 40,99.

Ricapitolando: Dazn ha a tutti gli effetti raddoppiato e in certi casi triplicato il costo del suo servizio e lo ha fatto – con la benedizione del Palazzo del calcio – dopo due anni e mezzo di disservizi e di disagi continui rifilati agli utenti. In un Paese serio, in un movimento calcistico serio, la piattaforma in questione avrebbe offerto sconti, e tante scuse, ai suoi abbonati costretti a vedere partite puntualmente interrotte dalla rotellina del buffering.

Se a questo strozzinaggio aggiungiamo il fatto che Dazn non ha nel suo bouquet la Champions League, e cioè il torneo calcistico cui il vero appassionato di calcio non può rinunciare (e per vedere il quale deve necessariamente abbonarsi a Sky raddoppiando così la spesa per il calcio in tv), la conclusione è una sola: il Palazzo del calcio sta cercando di succhiare fino all’ultima goccia il sangue alla gente. E lo fa in questo modo brutale, senza alcun ritegno e senza alcun rispetto verso chi è pur sempre la risorsa principale del suo stesso sostentamento.

Come se non bastasse, tutto ciò avviene all’indomani della decisione del Parlamento Ue di cancellare a partire dal 2025 il geoblocking dando la possibilità a tutti i cittadini europei di abbonarsi, volendo, a piattaforme straniere – scegliendo l’abbonamento e il prezzo più convenienti – anche per assistere a eventi sportivi e partite di calcio: Serie A e Champions League comprese. Insomma, siamo alla mossa della disperazione. E se il modo per combattere la piaga della pirateria televisiva è quello di attentare alle tasche della gente con rapine legalizzate a mano armata, il calcio italiano si scava la fossa con le proprie mani. Ma come si dice: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.


DIARIO DI BORDO N °27 ANNO II .Matteo Concetti, suicida in carcere a 25 anni. La mamma: «Me l'aveva annunciato. Ammazzato dallo Stato»., In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin.,


Antonio Pio Guerra  • www.leggo.it  15 ora/e

«Mio figlio è morto per colpa loro, lo Stato l’ha ammazzato». La mamma di Matteo Concetti ci riceve fuori dall’obitorio dell’Inrca. È sera, ormai sono passate quasi ventiquattr’ore dalla morte di suo figlio. Piange ma non molla Roberta Faraglia, che da vent’anni vive a Rieti e lavora in ambito sanitario. Annuncia battaglia perché «questa è una tragedia che si poteva benissimo evitare». Se è vero che esiste un sesto senso materno, la signora Roberta aveva capito che qualcosa non andasse già la mattina di venerdì, quando ha incontrato per l’ultima volta suo figlio in una stanza di Montacuto.
Le parole choc della mamma
«A me e a suo padre ha detto: io mi impicco» racconta. Una precisa volontà manifestata anche agli agenti penitenziari. «Se mi riportate lì sotto (in isolamento, ndr) io mi ammazzo. Ho paura, non ci voglio stare» le parole pronunciate secondo sua madre. Perché Matteo soffriva anche di disturbi psichiatrici e faceva dei sogni strani. «Mi ha raccontato di aver sognato sua nonna che lo sollevava dal cappio che si era stretto intorno al collo» . Infatti Matteo voleva curarsi.
«Medicine negate»
«Con le stesse medicine che prendeva in comunità e che lo facevano star bene» dice la signora Roberta. Una possibilità che, sempre secondo lei, gli sarebbe stata negata. «Nessuno poteva prevedere un gesto di questo tipo, non essendo il detenuto di Montacuto a rischio suicidario» ha scritto il Garante dei detenuti marchigiano Giancarlo Giulianelli, ma la madre di Matteo non è dello stesso parere. «Aveva già tentato il suicidio nel 2017» ricorda. Poi punta il dito sulla sorveglianza: «Mi avevano promesso che avrebbero vigilato su di lui. L’hanno fatto?» si chiede. E annuncia battaglia. Al suo fianco c’è la squadra di Sinistra Italiana e della senatrice Ilaria Cucchi, a cui la donna si è rivolta. «Il ragazzo era incompatibile col regime carcerario. Questa storia dimostra quanto poco conti la vita umana in certi ambienti» commenta la senatrice.



In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin
the social post Pubblicato: 08/01/2024 09:35



Da un anno e otto mesi si trova in carcere per un’estorsione da 2 euro. E’ la storia di Kelvin Egubor, cittadino nigeriano di venticinque anni, recluso da venti mesi nel carcere a Poggioreale. La condanna è di cinque anni. In cella da quasi due anni per soli due euro, l’incredibile storia di Kelvin, mendicante senza fissa dimora e senza permesso di soggiorno, è difeso dall’avvocato Salvia Antonelli, che chiede la sua assoluzione e la sostituzione della custodia in carcere con gli arresti domiciliari in comunità.
L’estorsione da 2 euro
Secondo l’accusa, il 25enne avrebbe imposto ad un uomo il pagamento di due euro minacciando di danneggiare la cappotta della sua auto, per parcheggiare a Fuorigrotta tra via Campana e via Giulio Cesare. Tutto è accaduto nel novembre 2021. La vittima ha chiamato la polizia che ha denunciato Egubor.
Egubor non faceva il parcheggiatore abusivo in zona, ma il mendicante. Si arrangiava con piccoli lavoretti come le pulizie della strada. La difesa ha fatto notare che non ci sono testimoni del fatto, mentre il Garante dei detenuti campani Ciambrello all’edizione napoletana di Repubblica ricorda «l’assoluta sproporzione di pena rispetto ai fatti contestati». E cita la sentenza della Consulta del maggio scorso che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del reato di estorsione nella parte in cui non prevede una diminuzione di pena non eccedente un terzo quando il fatto «risulti di lieve entità per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo». La sesta Corte d’Appello deciderà oggi il destino del cittadino nigeriano. «Spero solo di poter uscire dal carcere e ricominciare a vivere. Ma ci crederò soltanto quando senttirò bussare alla porta della cella e una voce mi dirà: “Sei libero”», dice Egubor.




7.1.24

Filosofia dalle scuole elementari ? secondo me si ma con giudizio

 sfogliando  il sito https://www.dols.it/   ed  in  articolare  i  tag    del  sito  Filosofia pratica Archives mi  sono  imbattuto   nell'articolo sotto   proposto      di Maria  Giovanna  Farina  



Vero quanto  dice la  studiosa sarebbe  positivo introdurre  lo studio ella  filosofia  fin  dalla  scuola elementare  primaria  perchè : <<   con la viva speranza che potrà aiutarci, chiederle di sciogliere i nodi dell’anima attraverso la sua cura, una cura che diventa un prendersi cura.>> Ma   a mio  avviso ,  da semplice  profano    e   d'antiaccademico   non  c'è bisogno  di metterla  come materia     scolastica   obbligatoria   erchè  si  corre anche  il rischio    di  farla  odiare o  a rifugiarsi  nel non pensare   o non farlo  con la  propria  testa  . Lo si può anche  fare  in maniera     non accademica  \ scolastica  . Possono  , perchè  secondo me   la  filosofia  è anche   spirito critico  come  ha  evidenziato   la  serie  tv  un professore   (  con  Con:Alessandro Gassmann,Claudia Pandi  Gasman fin ora  2  stagioni  )    dove un    insegnante di filosofia di Roma [  Alessandro Gasman  ] apre la mente dei propri studenti attraverso idee poco ortodosse.
  , farlo anche  i  genitori  o gli ediucatori  (  centri  sociali   , parocchie   , ecc )  o   insegnanti   non  di filosofia  . 
A   voi   l'articolo  in questione   .



La Filosofia è una buona madre 
DA MARIA GIOVANNA FARINA ON 28/12/2023FILOSOFIA PRATICA




Possiamo rivolgerci alla filosofia come se fosse una persona reale e, con la viva speranza che potrà aiutarci, chiederle di sciogliere i nodi dell’anima attraverso la sua cura, una cura che diventa un prendersi cura.
L’incontro con la Filosofia dovrebbe avvenire il più precocemente possibile, i primi passi in questa affascinante materia si possono già muovere alle elementari quando è più naturale familiarizzare con la culla originaria di tutte le scienze. Solo lei, come una “buona madre”, è in grado di tenerle unite nel grande albero della conoscenza. L’idea dell’albero l’ho “rubata” al filosofo e matematico del ‘600 René Descartes (Renato Cartesio) al quale dobbiamo l’acuta rappresentazione del conoscere come un grande albero in cui la filosofia è il tronco mentre le altre scienze sono i suoi rami. Il tronco-madre genera i rami-scienze permettendo loro di evolversi e di rinnovarsi producendo sempre nuove foglie, tenendo presente che senza il tronco ciò non sarebbe realizzabile. Eppure la “buona madre” dopo aver ramificato e dato alla luce il sapere rimane sconosciuta per molti anni proprio nel periodo cruciale della formazione quando il suo aiuto sarebbe prezioso. A scuola tutte le discipline si apprendono a piccoli passi: per giungere all’algebra si parte dall’aritmetica, per cimentarsi nella scrittura di un tema si inizia dall’alfabeto e per studiare Socrate da dove si è partiti? Manca l’iniziazione. E pensare che, già tre secoli prima di Cristo nella Lettera a Meneceo, Epicuro invitava ad un precoce studio: “Il giovane non deve aspettare ad occuparsi di filosofia e il vecchio non deve stancarsi di farlo. Poiché nessuno è mai troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell’anima”. Essere filosofi è una forma mentale, un modo di essere già riconoscibile nell’infanzia e scoprirne le prime avvisaglie è un compito importante da saper svelare, da portare alla luce come un dono prezioso della vita.
I bambini sono predisposti a questo tipo di argomentazione e la loro capacità di giungere alle cose con spontaneità, senza lasciarsi irretire da vuote speculazioni, dovrebbe essere alimentata precocemente. Ogni adulto interessato alla loro crescita armonica può assumersi questo compito e, attraverso iprimi passi, acquisire i semi da deporre. Più i semi saranno ricchi di amore per il sapere (filosofia significa amore per la sapienza) più saranno adatti a far nascere una conoscenza che va in tante diverse direzioni. La Filosofia con il suo dar-da-pensare può aprire la mente alle più disparate realtà insegnando a guardare oltre il proprio limitato punto di osservazione. Con questo auspicio, auguro a tutte le lettrici e ai lettori di Dol’s magazine un buon e filosofico 2024.



5.1.24

incominciamo bene . anno nuovo problemi vecchi . i femminicidi e laviolenza sulle done continua


L’ha prima strattonata, poi afferrata e trascinata per i capelli, lanciata a terra e, una volta lì, colpita con un pugno in faccia,
Un’aggressione di questa violenza è gravissima per qualsiasi donna, ma lo è ancora di più se si pensa che Anna Procida è un’infermiera, al pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare, e la sua unica “colpa” è quella di aver invitato i parenti di un paziente ad accomodarsi in sala d’attesa.
È stato sufficiente quel semplice invito a scatenare la furia di uno di loro, che le ha lasciato naso e labbra spaccati e un dente rotto.
In un solo episodio ci sono due delle violenze più intollerabili e diffuse: quelle nei confronti del personale medico-sanitario, costretto spesso a lavorare in trincea, sottoposto ad aggressioni verbali e fisiche quotidiane, spesso senza la minima protezione.
Ma anche, come ha ricordato la stessa Procida, nei confronti delle donne.
“Non solo non si è fermato davanti a una donna” ha detto al Corriere del Mezzogiorno, “mi ha pestato proprio perché donna”.
Piena solidarietà ad Anna Procida e a tutti i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari in prima linea. Non serve chiamarli “eroi”, per poi abbandonarli a loro stessi.

L’influencer Emily Pellegrini è davvero frutto dell’intelligenza artificiale? Tanti dubbi


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Dal punto di vista tecnico ad oggi non ci sono software in grado di generare video con così tanto dettaglio; probabilmente si tratta di video reali modificati con AI.

A cura di Andrea Moccia

È impressionante quanto Emily Pellegrini, la presunta finta modella creata con l'intelligenza artificiale, sia naturale nei movimenti e nelle espressioni all'interno dei video presenti sul suo profilo Instagram.

Talmente naturale che viene il dubbio che sia davvero generata con l'AI. Le foto presenti sul suo profilo possono tecnicamente essere prodotte con l'intelligenza artificiale (infatti in gran parte sembrano finte o fortemente ritoccate), ma i grossi dubbi sono relativi ai video. Siamo davanti a un dettaglio tecnico talmente elevato che è praticamente indistinguibile dalla realtà anche per un esperto videomaker o ingegnere AI.In questo momento storico è importante porci domande e leggere certe informazioni con spirito critico; le domande che sorgono al momento sono:

  • Cosa di quei video è stato generato con AI? I video per intero o sono stati girati realmente e poi modificati parzialmente?
  • Con quale software sono stati prodotti i video?
  • Quali sono le fonti di questa notizia? Chi è il creatore?

Sembra che la prima notizia relativa a Emily Pellegrini sia stata pubblicata il 1 gennaio 2024 in un articolo del Daily Mail, giornale britannico, ma senza alcuna informazione relativa ai software utilizzati, né all'identità del creatore. Quel che è certo, a questo punto, è che oggi una persona reale potrebbe potenzialmente spacciarsi per un prodotto AI senza che nessuno o quasi abbia modo di smentirlo.In ogni caso, che Emily Pellegrini sia reale o meno, il problema rimane: se fosse reale, sarebbe una nuova trovata diabolica per provare a raggiungere una certa notorietà.Se invece i video fossero totalmente generati con AI, rischieremmo di non scindere più realtà e finzione.


A mio parere, meglio dubitare in modo critico che diffondere la notizia basandosi su un articolo di un giornale britannico che al momento non dimostra nulla con prove e fatti. Per ora Non cambia molto se alla base ci sia una figura reale, l’effetto è sempre lo stesso  Certi  è  solo una questione "tecnica". Ma  se   si  va a visionare i video sulla sua pagina Instagram, si fatica a credere che non sia reale.E' vero  che  Non pensavo fossimo arrivati a questo punto  anche  s e siamo solo all'inizio  perchè pe r fare  una  coisa  del genere    c'è   ancora  l'uomo    dietro visto che  fare la cosa devono almeno che uno non inventi tutto avere una foto o una descrizione.  Ma se     continua  cosi   In futuro temo non saremo in grado di distinguere il reale dal virtuale.

Dieta dopo le feste? Una mia riflessione in merito di Ctristian porcino alias filosofo impertinente



Filosofo imertinente alias Cristian Porcino ha ragione . è' per questo che quest'anno non ho fatto per il nostro  blog ( ed le    appendici social ) la classica guida divsopravvivenza alle festività natalizie  che  ho tenuto per  ben  4\5  anni  . In particolare quella sulle diete pre o post natale o su come evitare le abbuffate .

3.1.24

La bicicletta è comunità e condivisione la storia di Davide Ferrario

Suggerimenti    musico  \ letterari 
https://bicimtbebike.com/2021/08/02/canzoni-bicicletta/
Musica per andare in bici: 10 canzoni consigliate da 10 artisti indie 

Inizialmente ,  forse   perchè ispirato    al  libro   e  film  diari della  motocicletta      e  alle canzoni  :    1) VESPA 50 SPECIAL- LUNAPOP.wmv ., 2 ) motocicletta - lucio battisti  ed  alla  famosa  una  vespa    soprattutto  quella  della   pubblicità fine anni   fine  anni  80   : <<  una vespa ed uncasco  è via  >> credevo che    che  solo  la moto  fosse  un  mezzo di libertà  nonostante     esistessero anche  testimonianze inverse   . Tesi   che  iniziai    a mettere  indisciussione  con  la  canzone   tratta  da una storiua  reale   iul bandito  ed il campione  e  ora  confermata  rima  dalla  storia  di alfonsina strada   rappresentata   da questo monologo teatrale    di Miche  Vargiu     da    mwe recensito  qui in : << chi lo ha detto che il teatro dev'essere solo al chiuso ? l'esecuzione dell'opera : a perdifiato la storia di alfonsina strada la prima donna che corse il giro d'italia di michele vargiu >> 

  conclusasi     da     questa  storia   di Davide  Ferrario  

Per chi   volesse   sapere  chi è Davide Ferrario potete visitare la sua pagina Instagram
@davideferrario.wav e rivedere  qua  sotto  la sua intervista per le Storie di BIKE per cui  è  
Già stato ospite di Bike Channel per Le Storie di BIKE, Davide Ferrario è un musicista e producer con la passione della bicicletta. Con questo articolo inizia la sua collaborazione con BIKE.
È curioso che, quando ci si appassiona a qualcosa, si iniziano a notare un sacco di cose che prima sembrava non ci fossero. Eppure sono sempre state lì, non viste, e all’improvviso non capiamo come non ci avessimo fatto caso prima. Ti compri un paio di scarpe nuove, un telefono, inizi ad ascoltare un genere musicale che non avevi mai considerato e ti accorgi che attorno a te c’è pure un sacco di gente che ha avuto la stessa idea.


Sebbene questo tipo di esperienza provochi una sottile delusione all’ego, che forse credeva di essere molto più originale e unico di così, entrare in contatto con una comunità è probabilmente la vera natura dell’essere umano. E, va detto, sentirsi parte di una societas è molto più stimolante che occuparsi della propria anima da soli.
Qualche anno fa ho iniziato a fare un po’ di sport. Un po’ per tenermi in forma, un po’ per dimostrare a me stesso qualche capacità fisica, un po’ perché se fai il musicista avere del fiato in più sul palco fa sempre piacere

   
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Li vedevo i ciclisti, nella mia antisportiva vita precedente, e pensavo che mai avrei voluto essere
così, fino a quando accadde per puro caso un’epifania: la riscoperta dell’andare in bicicletta. Da quel giorno non l’ho più lasciata, la mia gravel.
Ho cominciato a vivere in simbiosi con l’idea della bici, la gente ha iniziato a riferirsi a me come ad un ciclista amatoriale, gli amici al bar hanno iniziato a dire: “vabbè, ma questo fa centinaia di chilometri” e anche io ho iniziato a pensare alle vacanze in funzione delle ciclabili.
Insomma, la mia vita, come è successo a molti dopo la forzata reclusione pandemica, improvvisamente è cambiata. Per molte città, inoltre, europee e non solo, la bicicletta rappresenta il mezzo principe con cui spostarsi. Consente di muoversi con agilità in contesti dove l’automobile sta diventando sempre più ostica. Grandi città come Milano e Roma, ad esempio, impongono limiti sempre più rigidi e, senza voler entrare nella consueta polemica che ne valuti la correttezza, è necessario e inevitabile un adattamento del cittadino.
Di tutto questo e molto altro ancora, Ferrario, ci racconterà qui, su Bikechannel.it, offrendo ai nostri lettori il suo punto di vista di artista e professionista della musica… e “a pedali”. Una passione, quella per la bici, la gravel in particolare, che, come ci ha detto, lo porta a condividere in questo spazio, le sue esperienze e quelle delle tante persone che per lavoro e piacere ha l’occasione di incontrare

spesso le recensioni apriori confermano ciò che si apprende dalla lettura di un opera . il caso della canzone di achille di Madeline Miller

   canzone   suggerita
Eurialo e  Niso - massimo Bubbola  Live
Canzone  -Lucio  Dalla



Dopo aver dato nel post : precedente  : << mai 4 di copertina è cosi veritiera . Madaleine Miller la canzone di Achille >> un giudizio provvisorio con lettura in corso del libro La  canzone  di Achille ora  posso dare una recensione e posso affermare che coloro  dicono che la cultura classica è passata di moda e  sia   solo   roba  vecchia  , non ha letto un’opera di Madeline Miller. 
Inizialmente   ebbi qualche  titubanza  a leggerlo   perchè   , anche  se  non  disdegno le storie  d'amore ,  i  romanzi  rosa  (  etero o  gay  non  sono il mio genere  ) , credevo    fosse  un  operazione commerciale  o  come lo definiscono   alcune stroncature    uno stucchevole romanzetto rosa tipo Harmony., un opera  di cui oltretutto il finale è noto  almeno per chi  ha studiato o letto  i  racconto omerici   o i  romanzi  storici  ambientati nel mondo   Greco  \  Ellenistico  . Tanto  che   alcuni stroncature   non hanno nè capito  il motivo    del  successo  nè l'originalità pur  innestandosi  sull'Illiade stessa   di cui affermano  che  essa  è una  copia  . Un lbro    che  ha  creato  due  opposti schieramenti    : 

  
da  un dibattito   sulla  pagina  facebook ILlibraio

 
***<< Questi libri sono pericolosissimi !!!! Prendono spunto o copiano da personaggi della letteratura greca e li stravolgono completamente. Risultato: si confonderanno le figure e si penserà che Achille era un omaccione romantico invece della "bestia crudele" che era il suo personaggio (così definito da omero nell'iliade).
L'autrice ha puntato su nomi famosi per confondere le masse, forse aveva paura di non vendere se avesse scritto le stesse storie senza rifarsi a personaggi tanto famosi. ... Per me questi libri sono carta straccia. Non perchè siano scritti male, ma per il subdolo tentativo di stravolgere i capolavori altrui a fini commerciali e propagandistici è pericoloso perchè i ragazzi invece di leggere gian battista vico, il più grande omerista italiano, leggono questo romanzetto e pensano che il personaggio di omero sia così davvero.>>                                   **** << Visto che anche ai ragazzi piace, si potrebbe usarlo nelle scuole, per un confronto con l’Achille classico. la rilettura del mito nella contemporaneita.il mito greco racconta i sentimenti che attanagliano la natura umana . nel libro non è tratteggiato come un omaccione romantico, spiega magari il perché diventa una bestia crudele. Sono comunque libri che attingono a lle fonti e non creati in toto di fantasia io non farei una critica così negativa >>                                                      ****<<Io credo che chi ha studiato e amato la letteratura greca non possa fare altro che rabbrividire di fronte a questi testi.>>                                  ****<< *****   io ho studiato letteratura greca, tanto. E li ho apprezzati tantissimo. Sono una rinarrazione, MOLTO informata, fatta nel XXI secolo per persone del XXI secolo, secondo i gusti e i mezzi narrativi del XXI secolo.Senza nulla togliere alla bellezza di Omero, senza nulla togliere a tutte le interpretazioni e rinarrazioni classiche, tardoantiche, moderne ecc., di molte delle quali la nostra percezione dei poemi omerici è direttamente figli>>


Fattori     questi      che    allo stesso tempo m'incuriosivano . Soprattuttto  il  fatto che   : 1)   il  titolo    canzone  che  mi portava  a credere     visto  che   esso  da quel   ricordo dai miei  studi  liceali  ed  universitrari   è un genere  letterario in versi   cioè  in poesia   che   si    fosse  di  nuovo  dacvanti ad  un opera  poetica   mentre   l'opera  dela  Miller   è  in prosa  .,  2)   il fatto che     il   libro  abbia dovuto aspettare   quasi  due  anni  per  avere  successo   e   sia    passato inizialmente quasi    sotto silenzio  perchè confuso   fra  i  tanti  libri      di  romanzi    storici  soprattutto sulla  Grecia  e     Roma     in particolare quelli   di Valerio   massimo manfredi   e   al genere   Fantasy storico  tornata nelle classifiche di vendita grazie al fenomeno "booktoker". In particolare    la tiktoker "@labibliotecadidafne".  
 Ma  non   sapendo  cosa  leggere    per evadere  dalla   caramellosa    atmosfera  natalizia    di cui  ho  parlato   l'anno scorso    mi  ha  fatto   vincere le   titubanze   . Infatti er  avere  un quadro a  360    gradi   dopo aver letto  sia critiche  , stroncatire  ,  sia recensioni  positive  ,ho  iniziato  la  lettura  , come  già   detto  nel post  precedentemente   ,  leggendo  la   4  di copertina  .
Ora  sebbene tutti ormai conosciamo  direttamente le  opere di Omero   (  per averla  studiata  a   scuola  o  perchè  ----  come nel mio caso  ----  i  nonni  o i  genitori  ti  la  raccontavano  anche   se   un  po'  edulcorata  per la  tuà  eta   per  distrarti  dala  tv   o  farti  andare  a  dormire  )   o indirettamente  ( per  averne parlare   sommariamente   dai media  o  da  qualcuno  )  la storia di Achille e  patocrolo  in questo  caso  , sentirla raccontata dal punto di vista di Patroclo la rende innovativa e apre uno spiraglio anche sulla vita di quest'ultimo  che  nella  tradizione   classica  ha un ruolo marginale  \  secondario  . Ciò 
la rende innovativa e apre uno spiraglio anche sulla vita di quest'ultimo e  sulll'intera  opera  .
La scrittura è scorrevole e dolcissima, poetica, accurata e pervasa da una sensualità che non scade mai nel volgare o nello stucchevole , invogliando e avvolgendoti nella lettura Anche se secondo alcuni \e , come i la recensione qua sotto ( fino al minuto 6.15 ) l'alternatrsi tra passato e presente snatura il libro ed la lettura e genera delle incongrueze rendendolo illegibile

Mah .  Secondo me    e  la  maggior  parte  delle recensioni che ho letto   , la scrittura è scorrevole e dolcissima, ti invita a leggere come una coccola.La narrazione è una carezza, la Miller è riuscita a rendere ancor più appassionante e delicato il poema epico più famoso . Ma  soprattuttp c'è una  rielaborazione  delle  vicende     della   guerra   di Toia  .  Per gli amanti dei classici greci, farà storcere il naso. Ma per gli amanti della lettura sarà un libro da leggere e rileggere in diverse fai della propria vita. Sarà per  questo che     in alcune  recensioni   alcuni   dicono    che è impossibile staccarsi da questo libro <<  letto tutto di un fiato in tre sere. >>  In effetti   esso l'autrice   ha  un  Linguaggio forbito, ma piacevole. Molto scrupolosa e attendibile la ricostruzione proposta di alcune fasi della storia di achille e patroclo. Un inno contro l'omofobia e il machismo malato della società, un eroe spietato e allo stesso tempo gentile (Achille) che torna umano con la penna sapiente di Miller. Un antieroe straordinario e catalizzatore (patroclo) che diviene l'io narrante, sincero e vivido.Infatti   atroclo, l'Io narrante di questo romanzo, racconta la vita e le gesta dell'eroe Achille presentandolo a tratti delicato e protettivo ed a tratti narcisista e crudele... l'aristos achaion come giustamente non l'abbiamo mai visto nella narrativa classica. Con un "tocco da maestro" la Miller cala il lettore in un mondo sospeso tra volontà degli uomini e volere degli dei e... con la sua accattivante scrittura tiene incollati fino all'ultima pagina.
Decisamente un libro ben riuscito anche per i non appassionati del genere. Siamo   quindi  davanti ad  un originale quanto riuscitissimo retrotelling inerente l'epica guerra di Troia. Impossibile catalogare univocamente l'opera della Miller. Infatti la storia racchiude un perfetto mix di avventura, romance e formazione (in pieno genere young adult). La celeberrima guerra tra Achei e Troiani viene rivisitata, a tratti reinventata, nonché vissuta, dalla prospettiva di Patroclo, trattando una moltitudine di vicende. Nucleo pulsante del romanzo rimane l'amore che lega i due protagonisti, così diversi tra loro seppur affini e complementari. << La canzone di Achille", per poter essere appieno goduta nella propria interezza, presuppone una discreta conoscenza della mitologia greca, ma la storia appare talmente ben scritta, emozionante e coinvolgente, che mi sento di consigliarla a tutti. Ammetto che in principio ero abbastanza scettico sul reale valore del testo, poiché temevo potesse trattarsi poco più di una storia trash, ben pubblicizzata quanto scarna di contenuti, ma son bastate poche pagine per ricredermi accanendomi subito alle vicende del protagonista, per il quale si prova da subito una profonda empatia e per cui risulta impossibile non fare il tifo. La narrazione è serrata, lo stile elegante e dettagliato con un'ottima ricostruzione ambientale epico-storica e svariati personaggi grandiosamente caratterizzati. Un'opera profonda, coraggiosa ed appassionante, narrata da una penna sublime.>> (  da  una rensione  sul web   ). 
 Confermo  come  la  recensione  appena  citata  che  questo tipo di  narrazione è una carezza, l'aiutrice   è riuscita a rendere ancor più appassionante e delicato il poema epico più famoso    rendendolo a  differenza del modello   classico   in prosa   anzichè  in poesia 
 E  ciò  per gli amanti , soprattutto  i  pignoli puristi ,dei classici greci, farà storcere il naso. Ma per gli amanti della lettura a  360 gradi   soprattutto  chi  è  cresciuto   vedendo  le  opere  omeriche   trasfigurate      nei diversi  linguaggi   letterati ed  artistici (  cinema , tv  , fumetti  )  è un libro da leggere e rileggere in diverse fasi della propria vita. Un  Linguaggio forbito, tanto  da  dover  ricorre  spesso  al  vocabolario  e a   chiedere il  significato di alcuni termini   a mia  madre   ex prof  di lettere ,  ma piacevole. Molto scrupolosa e attendibile la ricostruzione proposta di alcune fasi della storia di achille e patroclo.
Un inno contro l'omofobia e il machismo malato  della società, un eroe spietato e allo stesso tempo gentile (Achille) che torna umano con la penna sapiente di Miller. Un antieroe straordinario e catalizzatore (patroclo) che diviene l'io narrante, sincero e vivido. Anche se si tratta di una rielaborazione dei classici l'opera della M s'innesta sulla tradizione classica , infatti la recensionme citata nele righe precedenti , dimostra o ignora che anche Nell'oddisea c'è un racconto indiretto , in quanto Odisseo narra ad Alcinoo e alla sua corte tutte le sue peripezie e le sue avventure per mare allo scopo di giungere in patria. Gli "Apologhi presso Alcinoo", quindi, costituiscono un'analessi, un salto indietro nel tempo in cui vengono narrati i fatti precedentemente accaduti. Infatti Patroclo, l'Io narrante di questo romanzo, racconta la vita e le gesta dell'eroe Achille presentandolo a tratti delicato e protettivo ed a tratti narcisista e crudele... l'aristos achaion come giustamente non l'abbiamo mai visto nella narrativa classica. Con un "tocco da maestro" la Miller cala il lettore in un mondo sospeso tra volontà degli uomini e volere degli dei e... con la sua accattivante scrittura tiene incollati fino all'ultima pagina. Decisamente un libro ben riuscito anche per i non appassionati del genere . Infatti    esso  è    ha   avuto  il merito    , non dimentichiamolo   che   è  grazie  a  tik  tok   che   è stato  riscoperto  ,  e  ha  portato siua   le  nuove  generazioni   che   poco  e  niente  sanno    di Omero     alla lettura   .  Un originale quanto riuscitissimo retrotelling inerente l'epica guerra di Troia. Impossibile catalogare univocamente l'opera della Miller. La storia racchiude un perfetto mix di   amore  \ romanzo  rosa  . avventura, romance e formazione (in pieno genere young adult). La celeberrima guerra tra Achei e Troiani viene rivisitata, a tratti reinventata, nonché vissuta, dalla prospettiva di Patroclo, trattando una moltitudine di vicende. Ecco quindi  l'accusa  , di  fondamento  di alcune  incogruenze  (    vedere  url    righe  precedenti ) ma  che  non tolgono nullla al  romanzo  in se   .  Infatti    Nucleo pulsante del romanzo rimane l'amore che lega i due protagonisti, così diversi tra loro seppur affini e complementari. "La canzone di Achille", per poter essere appieno goduta nella propria interezza, presuppone una discreta conoscenza della mitologia greca (  meno male   che   c'è    una  sorta    d'indice     sulle  storie   degli Dei  e   dei personaggi   )  , ma la storia appare, lo ripeto  ,  talmente ben scritta, emozionante e coinvolgente, che mi sento di consigliarla a tutti. E pensare  che  ero partito   abbastanza scettico sul reale valore del testo, poiché temevo potesse trattarsi poco più di una storia trash  o  dozzinale  , ben pubblicizzata   bnei  salotti    mediatici    e   nelle  agine  culturali   ,quanto scarna di contenuti, ma son bastati   --- oltre  alla   4  di  copertinma ----  l'incipit      del  primo    capitolo   e   le  poche pagine  del  secondo   per ricredermi accanendomi subito alle vicende del protagonista, per il quale si prova da subito una profonda empatia e per cui risulta impossibile non fare il tifo. La narrazione è serrata, lo stile elegante e dettagliato con un'ottima ricostruzione ambientale epico-storica e svariati personaggi grandiosamente caratterizzati. Un'opera profonda, coraggiosa ed appassionante, narrata da una penna ,  che  la    maggior parte     delle recensionmi  e  dei lettori  ,   definisce   sublime . 

 La  canzone di Acille  , insieme  agli altri  due  romanzi   : 1)  ., 2) Galatea  , sempre  della  Miller    sono   



la dimostrazione vivente che la passione per il mondo antico è più viva che mai.

P.s
non sono riuscito a fare come suggerito nella quarta di copertina . anzi il contrario , mi sto rileggendo le parti dell'Illiade in cui si parla di Achille e di Patrocolo

1.1.24

Quale anno nuovo? di Carlo Bellisai

Dopo la riflessione   dell'amico Cristian Porcino eccone  un  altra  altrettanto profonda   e  sìdi spessore     . Si tratta       di  quella   di  

 

Carlo Bellisai
Sono nato e vivo in Sardegna. Da oltre trent’anni lavoro come maestro di scuola elementare. Dagli anni Novanta dello scorso secolo mi occupo di nonviolenza e di gestione costruttiva dei conflitti. Faccio parte del Movimento Nonviolento, col ruolo di portavoce del centro territoriale sardo, oltre che membro del Comitato di Coordinamento. Ho pubblicato: “Animalandia” (filastrocche per far ridere e riflettere su temi importanti) Punto di Fuga Editrice 2008 – esaurito; “Non so come sia da voi ma da noi è così” (un percorso didattico per gli alunni dagli 8 ai 12 anni, ispirato al metodo dell’equivalenza di Pat Patfoort), Infinito Edizioni 2017; “Sulle rive di un mare di plastica” (un libro di racconti, per grandi e piccoli, sui temi dell’ambiente e dei rifiuti), Edizioni La città degli dei 2018.


A rigor di logica, non si vede motivo per cui il nuovo anno non debba essere che la continuazione del vecchio. Tuttavia, milioni di differenti motivi irrazionali ci spingono a voler chiudere la porta dell’anno andato, per archiviare magicamente quanto ha portato in termini di dolore, orrore, violenza; altrettanto magicamente ci piace adoperarci all’immaginazione di un anno migliore, con tanto di propositi personali.Non mi sottrarrò comunque a questo rito collettivo, non foss’altro perché potrebbe rivelarsi una delle ultime occasioni, prima che l’intelligenza artificiale trasformi i nostri sentimenti in algoritmi.Quest’altro vecchio anno finisce, ma non è davvero probabile che con esso abbiano fine i sempre più gravi problemi di un pianeta che ci si ostina a trattare come una torta da divorare.Addio all’anno più caldo di sempre, come temperature medie stagionali, che accende un pensierino anche ai più “spensierati” circa il problema del surriscaldamento globale e delle catastrofi climatiche. Ma questa evidenza non basta a fermare i potentati delle energie fossili, che decidono sì di dare un limite al petrolio, ma addirittura nel 2050! Il che significa oltre un quarto di secolo ancora con il carbone, il petrolio, il gas e le altre fonti altamente inquinanti. Semplicemente, assolutamente catastrofico.Addio ad un anno di guerre. A quella in Ucraina e a quelle nell’Africa sub-sahariana, s’è aggiunta la deflagrazione violenta di una guerra che dura da almeno settantacinque anni, il conflitto fra Israele e i palestinesi. Ci dicono che Israele si scrive maiuscolo, perché è uno Stato, i palestinesi minuscolo perché solo un popolo. Siamo davanti ad una strage continua di civili inermi, sotto le bombe, per la fame e gli stenti: un crimine contro l’umanità, di cui Netanyahu e Israele sono i principali responsabili. Le popolazioni nel mondo chiedono la fine del massacro, ma gli Stati Uniti mettono il veto all’ONU: corresponsabili. Pietanza condita con sanguinolenti e ricchi fatturati per le industrie di armamenti.Addio ad un anno in cui tanti uomini possessivi e violenti hanno molestata, perseguitata, picchiata, stuprata, umiliata, uccisa, quella che consideravano la propria proprietà: la “loro” donna. Mettendo così in evidenza non solo il retaggio della società patriarcale, con i suoi ruoli rigidi e i suoi vecchi stereotipi, ma anche la più semplice incapacità d’amare. La violenza familiare è innanzi tutto violenza contro i bambini, diretta, o assistita, vista, subita nell’impotenza a reagire.Addio ad un anno che ha portato tante vittime, nei naufragi di migranti nel Mediterraneo, che ha visto incrementata l’indifferenza, ma anche la xenofobia e il razzismo. Il sistema italiano di accoglienza dei naufraghi appare sempre più simile a quello carcerario. Continua a mancare una visione reale del problema, che è globale: le migrazioni possono riequilibrare la discrepanza di popolazione in Europa fra pochi giovani e molti anziani, portando nuovi cittadini e lavoratori nel ciclo economico e contributivo. Le migrazioni potrebbero essere gestite con intelligenza e con il rispetto dei diritti umani. Ma così non avviene.Ho solo citato quattro evidenze nel calendario del 2023 che ci apprestiamo a buttare. Non mi sono soffermato su tanti altri gravi problemi, spesso connessi ai precedenti: l’enorme sperequazione economica, lo sfruttamento sul lavoro, le violenze sui minori, la corruzione, la “cultura” maschilista e militaresca, l’emarginazione dei disabili, degli anziani, dei senza dimora, dei nomadi, la deforestazione, la depredazione sistematica degli altri animali e della flora…Nel passare agli auspici per l’anno 2024, la mente vacilla, la penna trema. Tanto sembra lontana oggi la fine delle guerre in corso! Se ne paventa semmai il rischio di allargamento. Così come sembra distante anni luce una vera riconversione ecologica.Provare allora con auspici più limitati, desideri più piccoli?Ma certo: provare a superare il conflitto con una collega sul lavoro, o con un compagno nelle lotte sociali, dedicare più tempo alla compagna, o compagno, ai figli, ai nipoti, diffondere ovunque sia possibile una cultura nonviolenta, a partire dai bambini e i ragazzi, tentare di mettere insieme in Sardegna un coordinamento per la pace ed il disarmo…So bene che saranno difficili da realizzare anche i piccoli propositi, perché viviamo in una società umana basata sul sistema Maggiore-minore e non sull’equivalenza fra le persone. Occorrerebbe uscire dallo schema violento, ricercare il rapporto paritario e il confronto, trasformare il conflitto in dialogo.Le armi, che al dialogo mai sono servite, dovrebbero essere eliminate e mai più prodotte. Buon 2024 e scusate l’utopia. Ma, come diceva Luther King, non bisogna mai spegnere la luce delle nostre idee.