Il respiro di Gina



Gina Galeotti Bianchi... Mi sono già occupata di lei, ma è come il primo amore: rimane incisa nella memoria. Porto il suo nome ovunque, nelle scuole, nelle piazze, nelle vie, negli angoli: ecco, soprattutto lì, in angoli e scuole. Gina è la Resistenza quotidiana. Il suo respiro, a Niguarda dov'è caduta esattamente 67 anni fa, mi par di toccarlo. Ha un tepore bianco, di nido, di sole. Gina rappresentava la Milano dei cortili e dei rioni, eppure lei, impiegata, in quell'epoca rurale e feroce era un'eccezione. Una donna diversa. Resta di lei il sorriso raggiante, appena rivolto in alto, ma al tempo stesso ben saldo alla terra. Una terra promessa che Gina voleva raggiungere già qui, adesso. Gina era un prolungamento, usciva da sé. "Quando nascerà il bambino, non ci sarà più il fascismo" furono le sue ultime parole. Era incinta di otto mesi, quando fu colpita da una raffica di mitra dei tedeschi in fuga. Il bambino che portava in grembo non sarebbe mai nato. Ma proprio in quel momento Gina diventava madre di tutti, e quel bimbo interrotto il simbolo del perpetuo cammino, delle faticose generazioni in silente costruzione del riscatto. Ecco perché il respiro di Gina si espande e diventa storia collettiva, e non lo si può separare dalle ringhiere, dai fogli clandestini, dai mercati. C'è dappertutto, e dappertutto, anche nelle periferie della storia, può nascere solidarietà, futuro. E' ancora, e per sempre, familiare a noi, una cara immagine da comodino, non un ritratto ieratico e lontano. E ci comunica, ogni giorno, ogni ora: sono qui, c'è speranza.


Commenti

Giuseppe Scano ha detto…
http://www.anpi.it/donne-e-uomini/gina-galeotti-bianchi/
nheit ha detto…
sì nelle periferie della storia, può nascere solidarietà e futuro e democrazia- porto il post da me.grazie Beppe

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