12.7.07

Piccolo excursus su potere, comando ed egemonia

In una società capitalistica complessa si integrano relazioni di potere palesi e forme quotidiane di esercizio di micropoteri, presenti dappertutto e a tutti i livelli della società.

Esse dipendono l'una dall'altra e si stabilizzano reciprocamente.
Il potere non funziona solo attraverso la coercizione, ma anche attraverso offerte di identificazione: in una cultura del dominio in cui i conflitti sociali vengono regolati soprattutto attraverso gerarchizzazioni, e di conseguenza appaiono risolvibili solo in questo modo, (quasi) tutti gli individui collaborano al mantenimento dei rapporti, cercando di costruire la propria posizione in contrapposizione a quanti si trovano in una condizione peggiore della loro.
Non solo i conflitti tra classi, ma anche le gerarchie etniche e la disparità uomo-donna funzionano (sebbene in modo diverso) secondo i principi della sottomissione e dell'autocollocazione nell'ambito sociale prestabilito.
Un esempio è l'autoetnicizzazione come conseguenza delle definizioni sociali. E' vero che essa può avere un potenziale rivoluzionario, perché proprio gli stessi gruppi che vengono definiti dall'esterno in base a stereotipi e pregiudizi, rivendicano poi una propria identità e autodeterminazione...
Ma allo stesso tempo l'etnicizzazione può agire come stabilizzatore sociale, poiché le stesse definizioni che giustificano l'oppressione, non fanno che riprodursi mediante l'assunzione del modello di identificazione razziale offerto dal potere.

Il modo in cui, nelle società borghesi avanzate, viene esercitato e mantenuto il comando senza bisogno di esercitare una violenza diretta, può essere illustrato col concetto di "egemonia" elaborato da Antonio Gramsci.
Il dominio della classe borghese non si basa solamente sul suo accesso ai mezzi di produzione, ma si produce e riproduce a livello della sovrastruttura dell'ideologia.
E' tuttavia inutile andare in cerca di una precisa "ideologia dominante" coercitiva, poiché la classe borghese stipula continuamente patti con le altre classi e con gli altri gruppi.
In tal modo vengono integrati nell'ordine capitalistico dominante elementi di numerose altre ideologie.
Il consenso che ne deriva rende complici dominante e dominato sul terreno delle idee e delle rappresentazioni.
Tale consenso non è privo di contraddizioni: esso associa elementi eterogenei e non sincronici, e permette anche conflitti.
Il modo in cui tali conflitti vengono "naturalmente" definiti è però definito dalla borghesia, in base a parametri sociali prestabiliti.
Nella capacità di inserire nell'ordine della società borghese anche contraddizioni sociali e culturali, si manifesta quella che Gramsci chiama egemonia della classe dominante.

L'egemonia non si produce solo a livello verbale-discorsivo, ma anche nel modo in cui le norme sociali (borghesi) determinano la vita quotidiana degli uomini : essa nasce dall'imposizione e dall'applicazione di norme di relazione, simboli e modi di comunicazione; essa nasce dal campo della grammatica culturale. Le forme culturali sono così elementi determinanti della riproduzione dei rapporti sociali di dominio, esse sono, per la loro entità, almeno altrettanto importanti delle istituzioni dell'apparato statale.

(Fonte: Handbuch der Kommunikationsguerilla)

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