


Elio Rindone
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
Disegno di franca bassi: "Scatola di ricordi"
"La bambolina"
In un paese lontano...lontano viveva una fanciulla di nome Prisca. La sua tristezza era ormai conosciuta da tutti nel villaggio, ma tutti le volevano bene. Aveva sempre una carezza, una parola buona per tutti, ma Prisca non riusciva a comprende perché sul suo bel volto non appariva mai un sorriso, eppure lei dentro era felice. Spesso si fermava dietro il trullo per odorare il profumo degli alberi di bergamotto e quando il sole tramontava si fermava per sentire il respiro della terra. Udiva le voce degli anziani che avevano faticato per lasciare quello spettacolo. Lo chiamavano "il giardino di Principessa".
Prisca aveva sentito tanti racconti di fate e folletti e sapeva che le radici di tali racconti affondavano in una terra lontana: la Tuscia. Nella terra rossa, l'antica terra dei Messapi, Principessa era venuta in un periodo della sua vita e si era fermata. Ormai gli anni erano passati veloci, gli oggetti dispersi. Di Principessa restava solo il giardino profumato, recintato da muretti a secco, posto alle spalle dell'antico trullo.
Spesso Prisca sognava, una bella fanciulla dai capelli color del sole, nel sogno le sorrideva e la prendeva per mano, poi insieme sedute sotto un antico albero di "fragno" aspettavano il calar del sole. Prisca giocherellava sempre con la sua mano e nel sogno la guardava piena di terra. La bella donna le sorrideva e le diceva di cercare una scatola nascosta nella terra rossa. Al risveglio la fanciulla si chiedeva se veramente doveva cercare una scatola nascosta nel terreno o doveva lasciare i suoi sogni e continuare la solita vita.
Un giorno dell'anno 2218, quando la primavera incominciava a scaldare la terra, improvvisamente il cielo si fece notte. Un fulmine spaccò in due l'antico fragno. Prisca pianse per giorni per la morte del bell'albero, accaduta in quella notte di tempesta. Anche l'antico albero si era arreso, restavano solo rami bruciacchiati e ancora alcune ghiande grandi come ambre. Una mattina, alle prime luci dell'alba, uomini armati di lance infuocate, finirono di abbattere l'antico albero. Prisca non capiva perché anche il tronco doveva finire in quel modo crudele. Solo una grossa voragine restava a ricordo del suo amico albero. Era così grande che una casa vi entrava dentro. A cosa serviva piangere? Ormai il suo bell'albero non c'èra più, restava intorno solo il profumo di bergamotto, che lei amava tanto. A Prisca piaceva alzarsi presto, prima che quelle macchine infernali iniziassero a sollevare la terra e che uomini armati di spade infuocate, iniziassero a tagliare i teneri rami. Non le piaceva affatto, si sentiva ferita nel profondo. Era estranea a quel mondo spesso crudele. A lei piaceva accarezzare con le sue mani i tronchi. Sentiva che dentro c'era la vita. Silenziosa girava intorno alla grande buca in parte illuminata dai primi raggi di sole. Vide qualcosa nel terreno che risplendeva. Prisca si chinò, scostò con la mano lo strato di terra che ricopriva l'oggetto e apparve una grande scatola di metallo. Ecco! Nella sua mente il ricordo del sogno... Seduta su una pietra, iniziò ad accarezzare il coperchio. Intimorita non sapeva se aprirlo oppure rimettere la scatola sotto uno strato di terra, senza svelare a nessuno il ritrovamento. Non ebbe il coraggio di aprirla e la nascose sotto il suo giaciglio. Di notte controllò più volte che la scatola fosse ancora al suo posto. Si addormentò e anche quella notte il sogno le venne d'aiuto. La stessa donna sorridente la prendeva per mano, le faceva un cenno e le diceva: "Prisca, ormai hai trovato la scatola puoi aprirla, ma la devi anche proteggere". La voce gentile smise di parlare, poi riprese come se la sua voce fosse un canto: "Prisca, dentro ci sono degli oggetti a me molto cari, li ho portati sempre con me. Semplici monili. Non sono d'oro, ma per me sono stati molto importanti". Il sogno continuò fino all'alba, quando le macchine avevano già ultimato la chiusura della grande voragine nel terreno. Uno sguardo veloce sotto il suo giaciglio per accertarsi che la scatola fosse ancora lì. Prisca, rimasta sola, si nascose in una camera dove c'erano vecchie cianfrusaglie, alzò delicatamente il coperchio e diede un rapido sguardo. Un profumo noto entrò nelle sue narici. Le sembrò di riconoscere il profumo del bergamotto. Una strana fibula di bronzo, una pallina colorata con disegni in azzurro ed una scritta: "Regnat Amor". Una collana con sfere colorate, ancora una collana con un uno strano pendaglio grigio, un vecchio lume rotto, una piccolissima bambolina dai capelli color del sole e tanti fogli scritti ordinati con le pagine numerate. Prisca iniziò a leggere quei fogli. Incuriosita accarezzò la piccola bambolina e sentì che dal suo stomaco saliva verso il volto uno strano solletico. Le labbra iniziarono a tremare. Prisca, scossa da un gesto repentino, alzò il suo avambraccio e, con la manica del suo vestito, spolverò un vecchio specchio, guardò dentro fino a trovare l'immagine e il suo viso s'illuminò di uno splendido sorriso. Era la prima volta che vedeva un sorriso sul suo volto. Incuriosita e felice continuava a guardare, voleva capire il significato di quegli strani oggetti e cosa volessero raccontare. Iniziò a leggere il primo foglio: “Quando troverai questa scatola, questo foglio ti svelerà cosa hanno significato per me questi oggetti. Sono una tua antenata. Il mio nome è Franca detta "Principessa". La scatola è appartenuta a mia madre Olga. Ci conservava i suoi sogni, i suoi ricordi di moglie, di madre felice. La piccola bambolina, la trovai in un vecchia casa nell'antica terra dei Sabini, dove avevo un casale dell'anno 1845. Una mia vicina, un'anziana donna, me la donò. Era priva di capelli. Tagliai una mia ciocca e le feci la parrucca. Con merletti antichi la vestii. Era povera e sola e nella mia casa trovò la sua nuova vita, il suo splendore. La fibula di bronzo a forma di chiocciola è appartenuta all’antico popolo dei Romani. Trovata sempre nel terreno vicino al casale, la tenevo sempre con me. Mi piaceva portare una fibula antica e spesso mi chiedevo chissà quale tunica fermava. La collana di sfere colorate era composta dai frutti essiccati della pianta del chinotto e del bergamotto. Mi piaceva quando la indossavo. Le sfere sprigionavano ancora quel profumo che io ho amato tanto. Ecco perché ho piantato moltissimi alberi di bergamotto in questa terra. Sai le nostre radici affondano nell'antica Tuscia e questo lume era di mia nonna Elisabetta. Mi dispiace che si sia rotto, ma l'ho conservato ancora per te. Quando lo prenderai in mano potrai vedere ancora la luce che manda. La collana con il pendaglio grigio è una sfera "Etrusca" trovata nel terreno. Come vedi sono oggetti molto antichi. Si tratta delle nostre radici. Bastano pochi oggetti per darti la sicurezza, non servono grandi tesori. Serve sapere che tutti abbiamo delle profonde radici, molto lontane. Sii fiera di te. Ama le piccole cose, ama e difendi la natura e ti sarà amica come lo è stata per me. Questi miei fogli sono storie vere. Leggile e raccontale quando incontri un bambino triste. Dagli un po' del tuo amore, una carezza. Non servono grandi doni, ma solo amore. Conserva con te questa mia scatola di ricordi. Mettici qualcosa di tuo e lasciala a una tua discendente, sempre se pensi che comprenda e la meriti. Altrimenti trova un bell'albero e nascondila bene. Un giorno qualcuno la troverà e saprà di noi". Franca Bassi
Ciao Massimo...
Addio mio mare
lascio la bici
smetto di lavorare
e vado a riposare.
Tra poco ti vedrò
da un'altro mare
é azzurro come te.
franca bassi
Eravamo vicini, io ed te
come su un binario, avanzavamo
sognavamo su due mondi
senza mai confonderci.
Eravamo felici in certi momenti
eravamo storditi dall'amore
sordi di noi, invisibili ora.
Ti sfioravo nel tuo fare
ascoltandoti per ore
soffrendo per un dolore
un amore finito, solo.
Lentamente deformati
ingialliti dal sole
sfilacciati dal tempo
logorati all'anima
amore addio.
Artemisia Gentileschi è una starordinaria pittrice del seicento che giustamente figura, per la sua sagace e forbita "pennellata" tra le allieve di scuola Caravaggesca. I suoi quadri, una grande produzione artistica di grande pregio, raccontano attraverso le storie bibliche e profane la sua vita di giovane donna che vive un ambiente maschile e che ne viene travolta in tutti i sensi. Bene e Male sono trattati e figurati con gli occhi di chi è stata tradita dalla vita e ha dovuto subire l'oltraggio più blasfemo e turpe per una donna. Il quadro che più rappresenta questa sua voglia di rivincita è per chi vi scrive, senza dubbio, Giuditta e Oloferne, che colpisce per l'elevata dose di violenza che lo contraddistingue, per l'immediatezza dei soggetti raffigurati, per il gusto teatrale tipicamente barocco e per la sapienza con la quale vengono impiegati i colori, una sapienza già messa in evidenza da Roberto Longhi in un suo famoso saggio del 1916, Gentileschi padre e figlia. La freddezza e l'impassibilità di Giuditta, il suo sforzo nel tenere ferma la testa di Oloferne, il generale che a sua volta tenta di respingere la serva che aiuta la protagonista a decapitare il nemico; il tema era già stato affrontato, con la stessa veemenza, da Caravaggio, ma la tela proposta da Artemisia Gentileschi assume anche una connotazione autobiografica. In questa tela c'è la pittrice che ha subito una violenza e che non paga della Giustizia Umana vuole che il suo stupratore, un amico di famiglia che approfitta dell'ambiente comune di lavoro per dar sfogo alla sua voglia di animale senza "padrone", abbia una punizione che la purifichi e le ridia la sua giovinezza violata. Non vuole sporcarsi del sangue del gigantesco OLOFERNE ( dal libro di Giuditta Antico testamento- Oloferne è il generale mandato da Nabucoidonosor, Re degli Assiri, per sottomettere i ribelli Giudei e trova morte per mano dell'eroina giudea, già provata dal dolore per la morte del marito, ma pronta a sacrificarsi per la salvezza del suo popolo; Giditta ( in ebraico La Giudea) dopo aver fatto ubriacare di lei e di vino il generale, gli sottrae la scimitarra e invocando Dio con due colpi netti gli taglia la testa e getta lo scompiglio nel campo avversario che viene ad essere privato del suo condottiero...) Caravaggio aveva ritratto Giuditta raccontando di lei il suo ribrezzo e la necessità dell'atto brutale, le ha posto vicino una vecchia serva, la saggezza che suggerisce l'atto, e un Oloferne decisamente meno giovane e bello di quello ritratto da Artemisia. La pittrice, invece, ritrae un gigantesco Oloferne, giovane e bello, quasi bello animalescamente, e la serva diventa una giovane complice della Giustizia che lei cerca per se, ma non solo per se. La cerca per tutte le donne che devono nascondersi dietro gli uomini piuttosto che avere i mezzi per competere ad armi pari. E' una forma di Femminismo ante litteram!
Ugo Arioti
Potrei camminare sulle pietre ardenti
per distrarre il mio spirito bollente,
o
dormire su un letto di chiodi, senza mai svegliarmi,
– uno, fisso, mi sta lacerando la fronte.
Ma non posso camminare sull’acqua;
nel frattempo una semplice pozzanghera
si è trasformata in un oceano d’incomprensione.
Non sono Il Cristo.
Sono Una… quella, della costola
una sua versione.
Natalia Bondarenko 24.05.2009
Prodotto dalla Nordisk Film, uscito in Svezia a Marzo del 2009
SCRITTO e SCENEGGIATO Da: Nikolaj Arcel e Rasmus Heisterberg,
DIRETTO Dal regista: Niels Arden Oplev
TRATTO DAL ROMANZO: Del giornalista e scrittore Svedese, Stieg Larsson, “Gli Uomini che odiano Le Donne” è il primo della trilogia Millennium, divenuto un best sellers dopo la morte dell’autore.
Cast principale: Michael Nyqvist, Noomi Norén (nei panni, rispettivamente, del giornalista Mikael Blomkvist e della hacker Lisbeth Salander), Peter Haber e Lena Endre.
Viviamo in un mondo che guarda più all'apparenza, alla voce più forte, al gridatore di maggior fama, nessuno bada alla sostanza e ai valori che sottendono ogni nostro gesto. La parola in libertà, dicono, ma è un inganno. Troppe parole e slogan e atti dimostrativi nascondono il vuoto di pensiero e azioni eticamente corrette e oneste intellettualmente. Così succede che tutto diventi "ludos" e ogni cosa umana viene sovrapposta continuamente alle altre e in summitate il grido più forte che copre ogni opposizione senza vergogna e senza correttezza, senza ideali senza morale, puro grido di POTERE. Oggi la politica in Italia non è più il luogo delle scelte, ma sempre più il teatrino della vanagloria che serve solo a creare un popolo di tifosi ignoranti intorno a chi ha i mezzi e le possibilità di coprire con la sua voce la voce degli altri e con la sua forza, creata sull'inganno mediatico, il suo destino politico. Così passa la logica mafiosa del più forte, quasi un ritorno alle caverne, alla preistoria! Allora la crisi, il degrado, la mancanza di sicurezza o di solidarietà sociale diventano una sfrangiatura brutta e inutile che nessuno vuole vedere. Allora i genitori inculcano ai figli la regola della forma e i ragazzi vogliono e pretendono senza confronto, senza un dialogo vero. Tutto quello che è sgradevole viene eliminato, sottaciuto, scanzato, fino al giorno che la malasorte non tocca qualcuno di questi "scaramantici falsari tifosi del potere" che osannano il modello televisivo del CORTILE MEDIATICO e della lotta tra ragazzi per stabilire chi è più bravo, più bello, più FORMALMENTE ACCETTABILE DAI SELEZIONATORI DEL TEATRO POPOLARE DEMAGOGICO DEL BASTONE DI COMANDO. L'etica? la Democrazia? La solidarietà? la Giustizia? Il valore umano? Purtroppo in questa italietta felix non sono altro che merci da vendere o da usare per perpetuare un campionato del POTERE che si preoccupa solo di se stesso e della sua immagine "forte". Così siamo dinuovo alle porte del FASCISMO, ma di un fascismo più pericoloso perchè travestito, con l'inganno mediatico, da volgare populismo masmediatico! Un populismo che si identifica con un solo uomo, pensate un pò! Allora, scusate se indulgo in un ottimistico pensiero colorato di vera ITALIA, spero che il mondo cattolico, quello sinceramente legato a Don Sturzo e ai suoi valori e il mondo socialista e democratico si sveglino in tempo, prima di dover tornare alla clandestinità e alla lotta PARTIGIANA, che qualche utile idiota, oggi solo per vendere libri, non vuole accettare per quello che è stata e non per i piccoli episodi di disturbo che si possono trovare in qualsiasi "Mondo"!
WiWa l'ITALIA e WiWa la LIBERTA' contro tutte le mafie e tutti i fascismi e le dittature
Ugo Arioti
Una storia dalla quale I calciatori professionisti dovrebbero imparare dai ragazzini. da https://www.sportmediaset.mediaset.it/ Rigore ine...