25.8.13

La pasoliniana morte di Pier Paolo DI MATTEO TASSINARI

 Sulle  note  di quel  matto sono io  dei Mnegramarò



 Ho letto   il commento  a    questo mio post  sulla mia  bacheca fb

 Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.

Pier Paolo Pasolini

 dell'amico  ed nostro    utente Matteo Tassinari http://mattax-mattax.blogspot.it/


Come in un suo libro

di Matteo Tassinari

La morte di Pier Paolo Pasolini, di cui il 2 novembre ricorrerà la 37esima celebrazione (immagino senza particolari entusiasmi) è una morte molto pasoliniana, un romanzo scritto da lui stesso. Normale, piccolo borghese, era il quartiere dove abitava, così come la sua casa, con i centrini sotto i vasi di fiori, i ninnoli, i comodini e tutto quanto. Una casa piccolo borghese. Non aveva, Pasolini, a differenza di tanti altri intellettuali italiani (parlo di quelli di allora, s’intende, oggi è una razza estinta), la conversazione spumeggiante, il linguaggio pirotecnico, la citazione seducente, ma il modo di parlare piano, pacato, rettilineo, modesto di chi è consapevole della propria cultura e perciò non la esibisce perché ne capisce la vanitosa inutilità. E in questa atmosfera anche le cose che diceva, le stesse che scritte suscitavano scandalo, irritavano o entusiasmavano, parevano cose normali, elementari e quasi banali, per lui. I gesti erano misurati, tranquilli, ma micidiali, quanto meno inusuali per l'élite intellettuale del periodo. Divorava la sua esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? "Lo ignoro. Sono scandaloso. Lo sono nella misura in cui tendo una corda, anzi un cordone ombelicale, tra il sacro e il profano".


*Vittima ideale*

Se incontravi quel volto non lo dimenticavi, uno sguardo profondamente segnato, ruvido, un Cristo. Ma un Cristo diverso da quello terribile e putrefatto di Matias Grünewald o, tanto meno, dal Cristo oleografico dell’iconografia cattolica. Insomma, anch’esso, un Cristo molto normale, un Cristo piccolo borghese. Pasolini non aveva, nei gesti, nel parlare, nel modo di porgersi, nulla della “checca”. Era anzi piuttosto virile. La scena cambiava ogni qual volta era con la mamma e quest’uomo, l'intellettuale furioso s'infantilizzava, per sdilinguarsi in bacini e bacetti, in puci-puci imbarazzanti con la persona da lui più amata certamente. La Chiesa l'ha maledetto, mettendo l'omosessualità tra "i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio". Il padre si vergognava di lui, ma ritagliava tutti i suoi articoli. A Casarsa, Pasolini è sepolto insieme alla madre, in una tomba doppia, una tomba matrimoniale. Il padre sta da solo, distante. La psicanalisi non l'ha aiutato (è andato in analisi da Cesare Musatti, ma dopo sette-otto sedute s'è ritirato). Queste sono le nostre colpe. Non l'abbiamo capito. Cerchiamo di capirlo adesso, e accettiamolo per quel che è stato. La sua scrittura grande era e grande resta. La sua vita è finita com'è finita. Non illudiamoci: la passione non ottiene mai perdono fra gli umani.

Pier Paolo Pasolini e la signora maestra Susanna Colussi, sua madre

Un delitto senza fine
"Forse qualche lettore troverà che dico cose banali. Ma chi è scandalizzato è sempre banale. E io sono scandalizzato. Resta da vedere se, come tutti coloro che si scandalizzano (la banalità del loro linguaggio lo dimostra), ho torto, oppure se ci sono delle ragioni speciali che giustificano il mio scandalo. Il vero scandalo di questi scritti è nella loro severità. Essi toccano fatti che coinvolgono, in modo patente o oscuro, la vita e la coscienza di milioni di uomini. Sono duri, aspri, "scandalosi" argomenti che Pasolini affronta senza indulgenza, senza approssimazioni. Il lettore degno della "scandalosa ricerca" trova qui degli scritti di "attualità" certo non effimeri, in cui si cerca di decifrare la fisionomia degli anni a venire. La tragica morte dello scrittore e le reazioni che ne sono seguite rivelano la terribile qualità profetica, il sicuro presagio nascosti in questo libro".                     (Pier Paolo Pasolini)

*"Il cuore te lo spaccano una sola volta,

poi sono solo graffi che non senti più" P.P.P.*

Ogni tanto si avvicinavano dei ragazzi, le classiche “marchette”, e si scambiava due chiacchiere in modo molto pulito. Uno di questi lo avrebbe fatto uccidere. L’intellighentia di sinistra italiana, nella sua ipocrisia, non ha mai accettato che Pasolini fosse morto, com'é morto. Come minimo doveva essere stato un complotto dei fascisti, fantasticheria cui diede voce per prima Oriana Fallaci che aveva orecchiato qualcosa dal parrucchiere. E invece andò proprio così. “Pino la rana” si ribellò ad una richiesta sessuale particolarmente umiliante di Pier Paolo e contando sui suoi diciassette anni, nonostante Pasolini fosse ancora un uomo atletico (giocava a calcio, che gli piaceva moltissimo) lo ha ammazzato. Così come questa intellighenzia non ha mai capito che il fondo oscuro di Pasolini era proprio l’humus necessario al suo essere artista e, soprattutto, un grande, un grandissimo intellettuale. “L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero. Perché questo è l'ordine che egli inconsciamente ha ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di non sentirsi diverso. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L'uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una falsa uguaglianza ricevuta in regalo. La diversità è una grande ricchezza”, scriveva Pasolini nel 1974 sulla prima pagina del Corriere, come non si possono accantonare le seguenti sue parole: "Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano – cosa comune a tutti gli uomini – io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente".

                                                                                  *Adescamento*

Ma non si può trattare, in poche righe, l’opera di Pier Paolo Pasolini. E' possibile invece ricordare una frase che scrisse nel 1962 inserita ne “Le belle bandiere”"Noi ci troviamo alle origini di quella che sarà la più brutta epoca della storia dell’uomo: l’epoca dell’alienazione individuale e sociale. Questo per un fiorire estremo della tecnologia che sperpera ogni tradizione culturale. La corruzione sarà il male politico da difendersi". Parole dette 50 anni fa. Torna compulsivo il dubbio: la P2 è responsabile, o complice, del delitto Pasolini? Pino Pelosi, l'allora ragazzino accusato dell'omicidio, lo scorso anno dichiarò, come riportato nel libro: "Profondo Nero", che i responsabili della morte di Pasolini erano cinque uomini arrivati sul posto, come d'accordo, con una moto e una Fiat targata Catania. Tra loro due frequentatori della sezione del Msi del Tiburtino, Franco e Giuseppe Borsellino. Mentre lo picchiavano a morte gridavano: "Sporco comunista! Frocio, ecco quel che ti meriti" e botte fino a sfinirlo, sfigurarlo per poi passarci sopra il corpo tramortito con la macchina.



Icorpo massacrato di Pasolini

Famose le parole di Pelosi agli atti: "Se tu uccidi qualcuno in quel modo, o sei pazzo o hai una motivazione forte. Siccome questi assassini sono riusciti a sfuggire alla giustizia per trent'anni, pazzi non sono certamente. Quindi avevano una ragione, una ragione importante per fare quello che hanno fatto". In breve, chi l'ha ucciso, sa bene quando l'ha voluto e come. La lotta sul corpo di Pasolini ebbe varie fasi e si svolse in vari posti, accanto all'auto, a trenta metri, a settanta metri, a dieci. Nel primo posto fu trovato un anello di Pelosi. Lui lo riconobbe. Con la prima versione gli è stato sfilato nella colluttazione. Con la seconda versione, non riesce a dire perché gli sia caduto lì. Nel secondo posto Pasolini si fermò, si sfilò una maglietta, si asciugò il sangue. Poi arrivò il branco nascosto dietro Alfette in borghese ma appartenenti ai Servizi. A questo punto è interessante evidenziare la ferocia sanguinosa con cui gli assassini hanno massacrato Pasolini. Come se fosse un punto non casuale ma voluto, come a scorticare una razza una categoria: gli omosessuali. Direi che i tempi sono cambiati in meglio rispetto agli anni '70, ma sono ancora tantissimi gli omofobi che per motivi religiosi, politici, culturale calpestano i diritti di persone che non chiedono nulla se non di assomigliare a ciò che sentono dentro. Purtroppo c'è gente, ancora, che vuole cambiarti, che vuole decidere lei come devi comportarti. Per dire che la lotta per la salvaguardia dei diritti degli omosessuali è ancora sulle cime tempestose, e non pochi sono i segnali inquietanti che giungono da tutte le parti del mondo, anche da dove addirittura ti uccidono se dimostri tendenze "diverse" dal gregge.

Il corpo di Pier Paolo Pasolini, la mattina del 2 novembre 1975 ad Osta

Bombardamento ideologico televisivo
"Il bombardamento ideologico televisivo non è esplicito. esso è tutto nelle cose, tutto indiretto. Mai come oggi, un modello di vita ha potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione. Il tipo di uomo e di donna che conta, è moderno, è da imitare, e da realizzare. Non è descritto, raccontato nella sua verità. E' decantato o rappresentato, alterato, plastificato". Da "Il bombardamento ideologico televisivo".                       (P.P.P.)                                                           

"Una storia sbagliata"
"Una Storia Sbagliata" di Fabrizio De André
Se "Petrolio" fosse stato pubblicato, Pasolini forse sarebbe ancora vivo. Com'è vero che se Roberto Saviano non fosse riuscito a pubblicare "Gomorra", ora, probabilmente, sarebbe morto
 Epoca alienante per i mal disposti

Pasolini stava lavorando a un romanzo-denuncia, "Petrolio", rimasto incompiuto e pubblicato postumo, quello che può a tutti gli effetti essere considerato il suo vero “romanzo delle stragi, in cui alludeva all'attentato a Enrico Mattei, presidente dell'Eni. E forse è proprio in Petrolio che si trova la chiave della morte del suo autore, legata a un altro mistero italiano: la “strana” morte diEnrico MatteiPasolini era venuto in possesso di informazioni scottanti, riguardanti il coinvolgimento di Eugenio Cefis nel caso MatteiPasolini scrive che Eugenio Cefis, citato con il nome di fantasia di Troya, diventa a sua volta presidente dell'Eni e questo "implica la soppressione del suo predecessore". Cefis, secondo il Sismi, è il fondatore della P2. Alla sua fuga dall'Italia, nel 1977, il suo posto fu preso da Licio Gelli.Cefis, secondo Pasolini, teorizzava un golpe bianco, senza l'uso dei militari e della violenza, attraverso il controllo dei mezzi di informazione, come descritto in seguito nel "Piano di rinascita democratica" di Gelli. Per Pasolini, il delitto Mattei è il primo di una lunga serie di stragi di Stato.
"Io ti ricordo, Narciso, avevi il colore | della sera, quando le campane | suonano a morto"                   PPP
Una tesi sostenuta persino da Amintore Fanfani: "forse l'abbattimento dell'aereo di Mattei, più di vent'anni fa, è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese, il primo atto della piaga che ci perseguita". In "Petrolio" descrive la storia del colosso industriale Eni ed in particolare quella del suo presidente Eugenio Cefis. Lo fa con un espediente letterario: il personaggio inventato di Troya, ricalcato sulla figura di Cefis."L'intellettuale - ha scritto Pasolini -deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento". Più semplicemente, se "Petrolio" fosse stato pubblicato, forsePasolini sarebbe ancora vivo. Come se Saviano non fosse riuscito a pubblicare "Gomorra", sarebbe già morto. 
Sul set di Uccellacci e uccellini, 1966, con Totò
Frocio comunista? Cefis!
A questo puntoseguendo tale ragionamento, ci dovremmo chiedere perché un gruppo di picchiatori della malavita romana uccide un poeta? Allo stato dei fatti ci sono due ipotesi ritenute tra le più fondate. La prima è che Pasolini sia morto così perché è così che si moriva allora. Quelli sono gli anni '70, gli anni di piombo e gli anni della "violenza diffusa" e "trasversale". Sono gli anni in cui si ammazza le gente per quello che è, perché è diversa, politicamente e culturalmente. Ci sta che un gruppo di persone, spontaneamente o spinte da qualcuno che sta più in alto e coltiva una sua relativa "strategia della tensione", si organizzi per dare una lezione a quel "frocio comunista", come Pino Pelosi oggi solo racconta di aver sentito durante il massacro di Pier Paolo Pasolini. E dare una lezione può anche essere sinonimo di ammazzare, come era successo soltanto pochi mesi prima a Sergio Ramelli, militante dell'Msi ucciso da estremisti di sinistra a Roma, o ad Alberto Brasili, simpatizzante di sinistra ucciso da estremisti di destra a Milano, e come sarebbe successo anche dopo quel 2 novembre. La seconda ipotesi, invece, ha a che fare col lavoro di Pasolini, col suo essere lo scrittore di quel "Io so." di pochi ma potenti e pronti a tutto che vuole raccontare la misteriosa, confusa e drammatica storia del nostro Paese. Pier Paolo Pasolini lo stava facendo con un romanzo molto moderno, rimasto incompiuto che si chiama "Petrolio". In quel romanzo ci sarebbe un capitolo importante che parlerebbe dei risvolti politici e criminali che girerebbero attorno all'Eni e al suo direttore Cefis e al suo predecessore Enrico Mattei, ucciso com'è stato poi provato in seguito.
Un oceano di occhi, veleni, depistaggi, diffamazioni, prevaricazioni
Cos’è questo golpe? Io so
Pasolini, nel famoso editoriale apparso sul Corriere della Sera “Cos’è questo golpe? Io so”, diceva che l’intellettuale deve avere il coraggio della verità. Deve saper dire la verità. È ancora possibile parlare di verità, alla quale si può aggiungere la giustizia) senza cadere nel dogmatismo? Un esempio per capire il suo anticonformismo dalle maglie larga d'umanità. Oriana Fallaci lo intervistò per l’Europeo, in quella che resta una straordinaria testimonianza del modo d’essere di Pasolini, il suo cercare l’umanità dove il senso comune rifugge e resta, all’artista, l’inesauribile voglia di capire, sapere, conoscere."La notte scappa agli inviti e se ne va solo nelle strade più cupe di Harlem, di Greenwich Village, di Brooklyn, oppure al porto, nei bar dove non entra nemmeno la polizia, cercando l’America sporca infelice violenta che si addice ai suoi problemi, i suoi gusti, e all’albergo in Manhattan torno che è l’alba: con le palpebre gonfie, il corpo indolenzito dalla sorpresa d’essere vivo. A volte penso che se non smetto me la trovo una pallottola in cuore o la gola tagliata". Ma è pazzo a girare così per New York, scriveva la Fallaci e Pasolini replicava con una dichiarazione d’amore per la città: Vorrei aver 18anni per vivere tutta una vita quaggiù".


 Lo scritto "Corsaro" che scelse la sua fine
Quale sia in assoluto la verità nessuno lo sa a parte quelli che credono in Dio. L’intellettuale deve dire onestamente quello che pensa e non è detto che sia in assoluto giusto, a prescindere da qualsiasi legame di tipo partitico o, se vogliamo, per usare l’espressione che ha usato lei, feudale. Pasolini è un ottimo esempio, nel senso che diceva quello che pensava. Non è detto che tutto quello che pensava Pasolini fosse giusto, ma era il punto di partenza che era giusto e onesto. L’intellettuale, ma anche il giornalista, non dovrebbe essere legato a gruppi di potere, altrimenti non fa più il giornalista o l’intellettuale. Ad esempio un giornalista dell’Unità degli anni ’50, lì giustamente poiché dichiarato, non faceva il giornalista, ma il propagandista.
Cos'è questo golpe? Io so. 


di Pier Paolo Pasolini
dal Corriere della Sera, 14 novembre 1974
                                 *Io so*
Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine deicolonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) unacrociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastrodel referendum. 

                   Brescia, Bologna, Italicus: regia occulta
Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano) o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari. 
Il corpo di Pasolini ritrovato dopo il massacro a Ostia. Una notte sbagliata.
 La tensione di Pasolini


Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi. Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.


"Il coraggio intellettuale della verità e la politica
sono cose inconciliabili in Italia"

La poetica di Pasolini è la realtà in cui viveva, tanto che alcuni l’hanno definito “poeta civile e moralista”. Ma sono “prediche” che piacciono, queste di Pasolini, perché con la sua schiettezza esce dagli schemi, presentandoci quasi un diario politico, culturale, cronachistico e letterario dell’epoca, che vale la pena leggere anche nei nostri giorni. egotismo, non v'è orizzonte, alcuna prospettica. Così, quello che ha fatto Pasolini in quegli anni è grande giornalismo, altro che Montanelli. Un giornalista racconta quel che succede, lo osserva e lo comprende. E Pasolini capiva, intuiva e scriveva, buttando poesia e letteratura nella cronaca e nel racconto. L’autore ha cioè interpretato a suo modo una forma di giornalismo culturale che all’epoca era poco in voga, ma di cui anche oggi avremmo un disperato bisogno: per capire, interpretare e avere il coraggio di mescolare la realtà alla poesia.Nessuno è più disposto a gridare che il Re è nudo. Nessuno è più capace di denunciare nulla. Un'abulia totale come nella "Domenica delle palme" di De André, dove le cicale parlano al nostro posto, incapaci di reagire ad ogni vessazione sociale, culturale e politica. Vedo persone col naso all'insù, ammirare le stelle, fregandosene del marcio su cui camminiamo e indifferenti al rumore di questo motore, gonfi di pregiudizi deteriorati appartenenti ad una società collassata. Tra mele marce, c'è poca scelta. 
Pasolini sulla tomba di Antonio Gramsci

*Infine*
Cosa vedeva Pasolini che gli altri intellettuali non vedevano? Cosa sapeva che numerosi portaborse sapevano ma non dicevano? Vede trame stragiste, servizi segreti deviati, corruzione politica, misfatti compiuti e perpetuati dalla legge. Vede la mutazione antropologica della classe dominante riverberarsi nel linguaggio narcotizzante della televisione e nell’immutata logica del nuovo Potere che ha portato alla cattiva società dei ceti immobili, del finto sviluppo senza vero progresso, delle diseguaglianze senza ascensore sociale, "in un Paese orribilmente sporco e privo di mobilità, stagnante". Vedeva l'Italia di oggi.
Monumento, ripulito, a Pasolini nel piazzale dov'è stato ucciso ad Ostia

24.8.13

la vita

Nulla é più lo stesso quando il mondo reale irrompe nella piccola finzione quotidiana, fatta di azioni e parole ripetute solo per abitudine, pigrizia o noia, di comodi, banali e rassicuranti pensieri spacciati per solide convinzioni, per ideali assoluti o fedi incrollabili.
Arriva il mondo reale, quello vero, magari via mare ed assume la forma di un barcone di legno fradicio che si schianta su uno scoglio a pochi passi dalla riva.
Sopra ci sono anime perse, esseri umani di ogni età che portano come pesante bagaglio la guerra, la fame, la disperazione, la voglia di sopravvivere al mondo reale, quello vero, che sta cercando di eliminarli. Perché il mondo reale non è come la televisione in prima serata: è spietato ed ha bisogno continuo di vite da divorare.
E loro non vogliono essere inghiottiti nel nulla, come nessun essere vivente sulla faccia della terra d'altronde.
E quando la realtà arriva non c'è finzione o parola vuota che tenga.
Non esiste nazione o razza, religione o ragione di stato, non c'è pregiudizio o ignoranza che conti.
Tutto il castello di menzogne e di falsi ideali crolla sotto il peso della realtà che è arrivata all'improvviso nel bel mezzo della vacanza estiva.
Che poi tu nel mondo della finzione abbia deciso di essere razzista o altruista, ateo o credente, cattivo o buono, meschino o generoso, conta poco.
La realtà è arrivata e finalmente la conosci.
La grande finzione è finita e non puoi far altro che prendere per mano quei disperati, portarli a riva e ringraziarli per averti salvato la vita.

23.8.13

riflessioni estive [ ricerca di fresco \ silenzio o casino quando si è in vacanza ? ]

Cercando ispirazione   per  riuscire  la  mia estate ho trovato questi   due post  dei vari  blog  (  paperopoli e topolinia  )  su  www.topolino.it . Alla faccia,metaforicamente parlando    di chi dice  che  il fumetto è solo  lettura  \  letteratura frivola ed  d'evasione . 
il primo  è   del  2 agosto 2013  e descrive  la  mia situazione  :  1) in azienda   dove , quando innaffio   sia  le piante  , sia  l'orto ed  il frutto per  produzione propria  \  autoconsumo   di verdure  , per  fare  come  Dinamite  Bla  . 2)  a  casa dove mamma  fa  ai fornelli le  marmellate  ( fichi  ed altra  frutta  di stagione  )  da  mettere poi nel congelatore  . 

Si bolle!
Anche sul Cocuzzolo siamo perseguitati da giorni da un caldo appiccicoso che toglie il fiato. Un’afa terribile. Quando proprio non ne posso più, riempio di acqua gelata la tinozza del bucato e mi ci ficco dentro. Ah, che refrigerio! Altro momento di freschezza è quando innaffio l’orto. Con il tubo di gomma, fra un filare di melanzane e l’altro, sparo una bella pioggerellina tipo doccia e mi sento subito meglio. Anche Fido Joe soffre il caldo e quando esco dalla tinozza io, ci si ficca dentro lui con un bel tuffo e metà dell’acqua schizza fuori per tutto il pavimento della cucina e un po’ finisce anche nella pentola della zuppa che sta cuocendo, insomma un grande spasso.Dato che il caldo è bestiale, che cosa hanno pensato di fare Firmina e l’altra scriteriata di Valkyria? La cosa più appropriata, ovviamente: cuocere la marmellata. Ecco enormi pentoloni di rame roventi in cui sobbolle ogni genere di confettura: ribes, lamponi, mirtilli, ma anche pomodori verdi e fichi, e poi la più bollente e collosa di tutte, la famosa confettura di popone di casa Bla, una vera specialità.Le pentole producono il calore di venti stufe di ghisa caricate a legna di quercia; fumano come vulcani e sembrano sempre sul punto di esplodere da un momento all’altro. E si gronda come fontane, armati di fazzoletti giganti. La mistura emette sputacchi a duemila gradi in tutte le direzioni e la casa sembra un forno.“Avremo marmellate squisite per il prossimo inverno” trilla Firmina euforica “penso già alle crostate che potrò preparare!”. Che fortuna. Io ho già avvertito tutti: per protesta non uscirò dalla mia tinozza finchè tutta la produzione non sarà finita e i barattoli in bell’ordine in dispesa.

il secondo  è  del  19 agosto 2013  ricalca  le mie stesse  domande   che

CHIUNQUE SIA STATO \ UN CASO DI RAZZISMO

la  nostra  utente e mia  amica  di facebook  Daniela Tuscano  non riuscendo    ad entrare  nel mio  \  nostro   blog con i tablet    mi ha  chiesto   di pubblicare    questi due   post    . Il primo   riguarda  la situazione  in Egitto
In essi  s   , come in tutti  i suoi scritti , sa esprimere quello che sento da tempo e che non riuscivo a descrivere a parole !!!

                             CHIUNQUE SIA STATO


Non voglio nemmeno sapere se si tratti di immagini vecchie di mesi e diffuse ad arte in questi giorni, per suscitare scandalo e raccapriccio (e preparare l'opinione pubblica a un intervento militare da parte del "democratico" Occidente). Non m'importa conoscere gli autori della strage. Sono stati i ribelli islamisti, affermano alcuni esperti. No, replicano altrettanti esperti, è opera del regime di Assad, quel regime "criminale" che però la Russia continua a proteggere e con cui europei e statunitensi hanno intrattenuto cordiali rapporti fino a pochissimo tempo fa (com'è avvenuto per Mubarak, appena scarcerato). 
Chiunque sia stato, è stato. Perché una cosa sembra sicura: le foto dei fanciulli, morti per asfissia dopo un attacco chimico, sono autentiche.
Questo è l'inferno, urlano i giornali. Non lo è. I bambini non evocano mai l'inferno. I bambini sono sempre paradiso. La morte dei bambini, che assillava Dostoevskij fino a fargli dubitare dell'esistenza di Dio, indica invece solo la nostra sconfitta. La morte dei bambini è la morte di Dio; ma anche il suo giudizio. Un giudizio definitivo e spietato, da Cappella Sistina.
I bimbi allineati in sudari bianchi o esanimi nelle braccia degli adulti hanno volti splendidi e statuari. Le palpebre chiuse emanano una luce pasquale, molto più vivida degli occhi solcati da fugaci passioni.
È la loro inanimata gravezza. La bellezza insopportabile e ormai rappresa che ora ci accusa. 
L'orrore, l'inferno è avvenuto prima. Quando quei volti si sono scompostamente contratti. Quando hanno agonizzato nella disperata ricerca d'uno scampolo d'aria, con in gola un incredulo perché. I bambini si fidano, non possono percepire il tradimento degli adulti: loro padri, madri, fratelli e origine. Se gli adulti li tradiscono, ne sono annientati.
I bambini su cui è piovuto il male del mondo o hanno esperito un volo mistico lasciano il sorriso ma non la serenità. I loro visi riaffiorano nivei nell'innocenza ideale, tanto più rigorosa quanto più inerme. S'invera in essi il monito "Sarete giudicati dall'amore". 
L'amore è esigente e non tollera giustificazioni. È luce che abbaglia analisi meschine, vacue strategie, ignavia d'un consesso mondiale incapace di trovare soluzioni accettabili per interi popoli, da decenni in lotta fra loro. Un'ignoranza voluta, quindi doppiamente colpevole. Più che fredda, tiepida: che è molto peggio. Manca il fuoco, la carne viva attraverso cui l'amore terreno si raffina e diviene carità. 
I bambini siriani sono morti per tiepidezza, per mancanza di carità. Che sono l'altro volto, altrettanto disumano, della violenza. È mancato, a quei bambini, uno sguardo femminile nel senso inteso da Edith Stein: nei calcoli politici "vi è sempre il pericolo di decidere a tavolino, di combinare i paragrafi più perfetti, senza tener davanti agli occhi i rapporti concreti e le conseguenze pratiche. La femminilità si oppone a questo atteggiamento astratto, è suo intimo bisogno valutare l'elemento concreto, umano: può perciò fungere da correttivo. L'oggetto, che per il politico spesso sta al primo posto e spesso detta legge, è l'interesse del partito. Ma nell'attività legislativa questo suo atteggiamento può condurlo alla più grave mancanza di oggettività".
Oggi ci si arrovella su quelle morti, a chi giovano, chi ne è responsabile, che certo merita la più severa punizione, ma senza dimenticare l'umano. Sono bambini, non pretesti né strumenti. L'ultima bestemmia sarebbe usare quei volti trasfigurati per scatenare l'ennesima guerra d'interessi e sfruttamento. Quei volti non chiedono vendetta. Quei volti c'inchiodano alle nostre responsabilità, proprio quando esprimono - ed esigono - una pace perenne e definitiva. 

© Daniela Tuscano

                                                 UN CASO DI RAZZISMO
Ottantasei anni fa venivano giustiziati sulla sedia elettrica, da innocenti, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Già la parola fa rabbrividire, al punto che alcuni ne esigono la cancellazione dal vocabolario. Giustiziare il verbo giustiziare, insomma, non sarebbe una brutta idea, specie se, come in questo e in
(Nella foto, Riccardo Cucciolla e Gian Maria Volonte' in "Sacco e Vanzetti" del 1971
molti altri casi, si accompagna al suo contrario, cioè l'innocenza dei condannati.
La storia dei due anarchici italiani la conoscono tutti, grazie anche al potente film di Montaldo magistralmente interpretato da Gian Maria Volonte' e Riccardo Cucciolla. Un j'accuse in piena regola, che ci restituisce intatto il clima incanaglito e spietato di quei tempi. Un ritratto per così dire chirurgico e, riconosciamolo, lombrosiano dei protagonisti dell'atroce storia. Gli italiani (noi italiani) nei panni dei diversi, il nordico Vanzetti e il meridionale Sacco accomunati dalla stessa sorte di "negri bianchi" come venivamo amabilmente considerati. I compatrioti con quell'aria mutila, gli occhi sempre un po' strabici, scuri come ossidiana, quasi alla ricerca dell'aria da respirare, che in questo caso erano, tanto per cambiare, le parole: lessico storpiato e inafferrabile, che essi non capivano mai del tutto e che temevano in quanto strumento del potere. I più lombrosiani non erano tuttavia loro, ma gli accusatori wasp: in primis il giudice Tayler, il cui razzismo ostentato e, addirittura, vantato portò alla creazione d'un nuovo verbo, "taierizzare", divenuto sinonimo di modo prevenuto e iniquo d'esercitare la magistratura. Non era da meno il pubblico ministero, quel Katzman la cui arringa accusatoria è stata resa con lucida puntualità da Montaldo: Sacco e Vanzetti dovevano essere condannati perché anarchici, perché terroristi, ma soprattutto perché nemici di quella civiltà superiore e avanzata in cui si erano inseriti come corpo alieno e infetto; figli di sponde estranee, imbarcatisi a milioni su natanti di fortuna e accolti dal paese ricco e prospero. Certo, si potevano comprendere i disagi, ma che questi estranei tramassero pure contro la civiltà superiore, no. Sacco e Vanzetti erano "contro la nostra democrazia", cioè l'unica e l'autentica. Nell'indegna requisitoria del Katzman si avverte l'eco di quella "Relazione sugli italiani" redatta dall'Ispettorato all'Immigrazione pochi anni prima (1912): "Generalmente sono di piccola statura, di pelle scura, non amano l'acqua e molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane; si costruiscono baracche di legno nelle periferie delle città dove vivono gli uni vicino agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti, fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra loro. Dicono che sono dediti al furto e che ostacolati diventano violenti; i nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma soprattutto non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere con espedienti o addirittura attività criminali".
Questi sub-umani, anzi, questi insetti, erano odiati e temuti.
Sacco e Vanzetti furono uccisi dal pregiudizio, dall'umiliazione cui vennero sottoposti al processo, dove li costrinsero a indossare scure coppole sotto lo sguardo divertito e sanguinario degli yankees ansiosi di vendicarsi. Erano carne da macello. La politica, l'anarchia? Per i due l'anarchia era un ideale serio. Senza potere, senza violenza. Ma la politica non era che un pretesto. L'anarchia "democratica" di Sacco e Vanzetti aveva il torto di non identificarsi col consumismo capitalista. Gli eroi di Sacco e Vanzetti non si chiamavano Rockefeller ma erano gli anonimi operai distrutti da venti ore di lavoro. Proponevano una visione "altra", inaccettabile e da respingere per il totem del liberalismo. Non volevano "quella" democrazia perché ne desideravano di più. Non accettavano la colonizzazione culturale del paese ospite. Li si accusò anche d'ingratitudine e a prima vista poteva trattarsi d'un'imputazione sensata. Italiani, greci, spagnoli, portoghesi, slavi - come snocciolava con evidente disprezzo il procuratore Katzman - provenivano da nazioni prive di libertà, spesso dittatoriali (era anche il nostro caso) e, una volta giunti nel "paese di Bengodi", pretendevano d'imporre i loro costumi, le loro strampalate, misteriose, selvagge abitudini. Quale scempio!
Sì, la democrazia italiana era meno evoluta, o meglio, non esisteva affatto, ma gli italiani non rappresentavano un monolito. Sacco e Vanzetti ne erano un esempio e offrivano un'alternativa ai modelli imperanti del totalitarismo, dal quale provenivano, e dal liberalismo, nel quale si trovavano a vivere.
Non occorre un grande intuito per notare che le descrizioni suesposte combaciano in maniera impressionante con la nostra percezione degli immigrati attuali.
Non avevamo problemi, il che sarebbe stato del tutto comprensibile. I problemi esistevano,così come oggi esistono tra noi e i fuggitivi della sponda sud del Mediterraneo. No. Noi eravamo il problema. Quando le persone sono solo problemi, e non anche risorse, è già avvenuta la disumanizzazione. Se questi sono i cardini la democrazia liberale, Sacco e Vanzetti fecero bene a rifiutarli perché tale democrazia non escludeva lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, non eliminava le discriminazioni, non negava il razzismo, anzi lo alimentava soprattutto in periodi di crisi. Allora come oggi.
I nostri connazionali vennero riabilitati solo nel 1977 e, a distanza di quasi un secolo, testimoniano una delle pagine più nere d'un odio "perbene" e quindi più insidioso e durevole. La loro vicenda suscita ancora profonda indignazione. Sacco e Vanzetti ci fanno davvero capire cosa significhi essere aborriti per il solo fatto di vivere, perché non si è previsti né utili al sistema. E il sistema elimina, inflessibilmente e legalmente. In perfetta coscienza. Come recita la battuta finale della pellicola montaldiana: "Come vuole la legge, io ti dichiaro morto".

© Daniela Tuscano
)

Sant'Antioco, al mare con la volpe Coccole e cibo da parte dei turisti


 da  l'unione  sarda  online del  23\8\2013


Si chiama Pina ed è una volpe

 la migliore amica dei bagnanti della spiaggia di Portixeddu, Sant'Antioco.
Anche quest'estate, come ogni sera, "Pina la volpina" scende in spiaggia per farsi coccolare e cibare dalle mani dei turisti.
Ha cominciato a farlo la scorsa estate e in breve tempo è diventata la mascotte della spiaggia. All'imbrunire in tanti, persino intere famiglie, aspettavano l'apparizione della volpe per sfamarla o porgerle una ciotola d'acqua.
Finita l'estate, scomparsi i turisti, a portarle ogni sera del cibo sono alcuni giovani del paese.

22.8.13

lo so che non bisognerebbe ritornare ma ..

                   
  .....a  volte   : A ) le  news  incomplete su un determinato fatto   ,. B)   le  risposte ed  i chiarimenti   ai   fans  di  un autore  da  te " maltrattato" , C )   le  nuove  sensazioni   che  provi   e  che riesci ad  immortalare  con le tue  foto  in un  paesaggio   uno degli ultimi  ( se non addirittura   l'ultimo  )    rimasto  immune dalle brutture  edilizie   e speculative  per  creare  ricchezza fallace  e  per pochi  ti  costringono a farlo     .
Da  dove  iniziare  ?   facciamo come si faceva  da bambini  con la nota  filastrocca

"Ambarabà ciccì coccò
tre civette sul comò
che facevano l'amore
con la figlia del dottore
il dottore si ammalò
ambarabà ciccì coccò!"

iniziamo   dal  punto C .  che non altro l'aggiornamento fotografico  (  con delle mie foto scattate   da me medesimo   sulla strada  Bosa-Alghero  , di ritorno  da TresNuraghes - qui maggiori news - il   18\8\2013   )  di due  miei post precedenti   1 2  che  parlano   di questo  problema 
  le altre   scattate  da me  e   dal mio " vecchio  "  in una posizione  diversa dalla mia   le trovate  sul mio album online  di flicker  (  vi rammento   qui  l'url )














il Post   B
 invece  sono la presunta    fine  (   visto  che lui continua  nonostante  le dimissioni  - qui il testo integrale  del  comunicato - a  :  ripetere "Il mio è stato un errore di comunicazione - spiega - che ha causato un grosso equivoco, strumentalizzato". A  scusarsi pubblicamente   , quando farebbe meglio a farlo in silenzio e lontano dal clamore mediatico  in modo  da essere più sincero e credibile  . "Domani contatterò il Ministro Kyenge e le associazioni che si occupano della lotta al femminicidio e contro la violenza sulle donne. Contatterò pure l'ambasciata per consegnare una lettera privata e personale da inviare alla signora Isinbayeva". )  delle  polemiche create  dalla becera  dichiarazione  dell'ormai  ex dirigente del Pd Sardo, ritorna sulla della  vicenda che nei  giorni scorsi lo ha  visto protagonista      )  delle  polemiche ( cosa  rara  in italia  in un politico   )     vedere per chi lo  ha  perso  post precedente


IL post  A  (   il post  incriminato   : http://tinyurl.com/q6y69j5  )

Oltre  a  email  (    cestinate   la maggior  parte  )    Di  fans  maleducati  e fanatici    che  non accettano  le  critiche   e che  rispondono ( sia  che  siano  strumentali o  costruttive  ) con insulti  ed offese   , ho avuto  una   discussione  avuta con dei miei   amici   di  cui  il primo  insegnante  di chitarra   sulla famosa  querelle   suscitata  dall'infelice  ed  ignorante  battuta  d'allevi  .
Iniziamo dalla discussione   con gli amici  :
1) premetto  musicalmente  non mi piace  giovanni allevi è un po' mediocre e spaccia per  classica  un genere   che non ha  niente  a che  vedere  con la classica .A volte   è troppo vanitoso  ed si loda troppo , dandosi troppe  arie  . Ma  qui  spezzo una lancia  a  suo fare  perchè : a ) il mondo del conservatorio  è troppo chiuso alle sperimentazioni e  contaminazioni  ed spesso le  sue  critiche   sono attacchi  . b)  la  sua  era una battuta  decontestualizzata  ed estrapolata  dai media
2) come tu  hai  quasi tutti  (   tranne gli ultimi   3  cioè   :   Alien, Secret Love , Sunrise   ) i  suoi  cd  e  poi   sputi nel piatto dove mangi ?


 Inizio dall'ultima  discussione cosi mi viene meglio a rispondere  anche alla prima . Io Non sto  spuntando nel piatto dove  mangio  , perchè  per poter  criticare  (  o cambiare idea  )   o apprezzare  qualcuno o qualcosa    , devi per  forza  (  in tutte le  cose non  solo le arti è cosi  o almeno dovrebbe esserlo   ancora  oggi   )   ascoltarlo  o leggerlo    . Almeno   che   tu  non decida  di basare le  tue scelte  \ il tuo  giudizio positivo  o negativo che sia   solo  ed   esclusivamente   o  sulle  critiche  o sui  consigli   degli altri  e non perchè lo hai scelto tu  .
 Ho iniziato  ad ascoltarlo  fin dall'album  ,non ricordo se me lo avevano o regalato o  comprato , No concept  .  Bello ed  interessante.  Poi  incuriosito   sia dal suo modo di suonare   sia dal  fatto   che Jovanotti  gli avesse  chiesto d'accompagnare  i suoi concerti  . Ma  già  dal  terzo album   i pezzi più belli e poetici    iniziano a  diminuire  ed  aumentare  quelli    più ripetitivi , monotoni , banali   . Ma  non sapendo resistere  ai tormentoni  mediatici \  culturali  , ma  soprattutto   per  un mio  diffetto  di  comprare  sempre  tutto   e  di voler  , anche  nei fumetti è cosi  , continuare  una serie      ho comprato  \  scaricato  gli altri  , rendendomi conto   , salvo  alcuni pezzi   della ripetitività  e  della monotonia  . Poi  sono riuscito   visto   le sue reazioni alle critiche e stroncature  ( alcune motivate   e non dettate  da  gelosia  ed  invidia  )   sia  dei dinosauri  della cultura e del  conservatorio   ,  ho smessi di  comprarlo   In lui critico  , il  suo   voler essere  sulla  cresta dell'onda   a tutti i costi , e di  dire  qualunque  fesserie   pur  di far  parlare  di se  , la mancanza  di umiltà e  di modestia  rispetto  ad  Ludovico Einaudi   .
 Ma  soprattutto  dell'ignoranza   e della banalità  o presunta  tale   i pareri sono discordi  visto    che a tratti  si  è dimostrato colto   a   tratti  ignorante   come  nell'ultima  sua  uscita   nel  paragonare   Bethoveen a  Jovanotti ) perchè  anche  per fare  battute  e  spiegare  ad un pubblico  digiuno   di  cultura  non  omologata  e banalizzata  (  vedi  trasmissioni  come  amici e  simili  )  sia per  fare  notizia  e  farsi pubblicità e  far  si che  tutti parlano di lui  rimanere  insomma   sulla cresta dell'onda  , sia  per    tentare ,  sdrammatizzando  un discorso serio  e avvicinando  pubblico  giovanile
per  non rimanere relegato  agli  specialisti   cioè  come dice lui   : << bisogna trovare il coraggio di prendere le distanze perché è nostro dovere creare e sognare una nuova musica che racconti il nostro tempo.>>   , ci vuole  un po'  di cultura   e  di buonsenso   E  vero quello  che  dice    e  che  dicono l'email  che  ho ricevuto ed  i mie amici   ed concordo quello che dice  ma  un rinnovamento   e rielaborazione  dei classici deve avvenire  senza snaturarli    troppo  ,  cioè rinnovare  o all'interno della tradizone o anche all'esterno d'essa , ma  aggiungendovi pezzi   \  interpretazioni  propri  come fa  la  pianista  nel  finale  di questo  stupendo  film




  e  non facendone  una marmellata   prendendo  un pezzo da  uno  o  un pezzo  da  un altro  .  Dando  materiale  alle  critiche  che  gli vengono rivolte  . Infatti   Ha  ragione questo video  specie   negli ultimi minuti   Ora  voi  direte , e  qui  mi rivolgo  anche  al mio primo amico   ma Allevi   ha  smentito  con un comunicato ufficiale   sul  suo  sito . Vero ma  è una  semitita   che non ( almeno per me  )  convice  perchè  se   la  sua  frase  è stata  estrapolata  da una discussione molto più ampia  ,  perchè non riporta  l'intero discorso tenuto  a  Giffoni festival   ? .  Ha  ragione   il mio amico  musicista  , che come  Nazzareno caruso  in un articolo qualche tempo fa  su panorama   ,  dice   che  Allevi  subisce  gli attacchi  , a  volte  gratuiti  della casta i disonauri



.
E come   me  pensa che  quella  d'allevi non musica  classica  .  Infatti  : <<

(....)
                      Critica
Allevi si autodefinisce compositore di musica classica contemporanea. Nonostante il successo mediatico e commerciale, Allevi ha ricevuto giudizi negativi[1][22][23][24], soprattutto da esponenti della musica classica, tra cui Uto Ughi[25][26]. In particolare, ha suscitato polemiche la decisione del Senato di far dirigere ad Allevi il concerto di Natale. Molti degli addetti ai lavori infatti sostengono che il successo di Allevi sia il prodotto di un'abile operazione di marketing e non di una reale capacità di innovazione musicale che lo stesso compositore rivendica. Il pianista, dal canto suo, considera le critiche a lui rivolte come delle offese personali, astratte e non contestualizzate[27][28].
Un artista classico che ha espresso giudizi favorevoli ad Allevi e al suo successo è stato il pianista Nazzareno Carusi[29].
Come detto, le opinioni di altri artisti e critici sul suo lavoro sono discordanti. Il musicologo Stefano Biosa sostiene sia una musica minimalista, «edulcorata e accattivante», che «in parte si rifà, semplificata, a certe atmosfere del Keith Jarrett anni settanta, a Michael Nyman e altri compositori minimalisti».[24] Il critico musicale Alberto Barbadoro ritiene la sua musica di matrice pop «banale, scontata» perché senza «alcuna ricerca», e che si possa collocare come «musica d'intrattenimento tipo Schlaks, Clayderman».[24] Per il pianista Ramin Bahrami, Allevi «punta su melodie orecchiabili e si spaccia come il profeta della classica».[23] Tino Cennamo, dirigente Ricordi, sarebbe disposto a contrattualizzarlo: «Nel filone della musica moderna, tra la contemporanea e la pop, un genere molto in voga nei paesi anglosassoni. Dopo Einaudi, rappresenta il nuovo fenomeno della musica italiana».[23]  

da  http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Allevi
   >>
ma  pop  moderno . .
 Quindi ., come  potete notare  ,  le mie critiche ad  allevi sono soltanto  al suo modo  di fare  musica  che  può  piacere  o non piacere  ( a me non piace  granchè ) o    alla sua persona  , ma  al  suo modo , quasi spocchioso  ed  egocentrico   di comportarsi   e  alle sue  manie  di protagonismo  .

dinosauri





17.8.13

razzismo sempre più diffuso in italia ? anche in sardegna l'onda nera del razzismo si sta diffondendo ?

E'  gia il secondo caso   dopo quello di Alghero di due  \ tre  settimane fa  . A voglia che noi continuiamo a dire che non siamo razzisti .......ma il verme del nord sta contagiando anche noi del sud, paese  fin'ora  ospitale  come dimostra il caso della sicilia  qualche  giorno  fa  dove   i bagnanti hanno aiutato  gli immigrati a  sbarcare  e non ha  usato   motivazioni  in parte vere  e  in parte  ingigantite   del tipo  : << sono   troppi ,  sono invadenti  , non pagano le tasse  , non rilasciano scontrini \  ricevute  , vendono  roba  contraffatta  , ecc  >> 



 avevano ragione i Mcr  in una canzone di qualche tempo  fa  



 unione  sarda   online del Sabato 17 agosto 2013 07:53

"Vattene sporco negro"
Denunciati cinque giovani
UN AMBULANTE SENEGALESE IN SPIAGGIA


Nella spiaggia di Coe Quaddus, a Sant'Antioco, cinque studenti hanno insultato un senegalese che da 20 anni vive nel Sulcis. I ragazzi, tutti cagliaritani, sono stati denunciati.
Hanno minacciato e insultato con frasi a sfondo razziale un ambulante senegalese di 60 anni, ma da
20 residente a Carbonia, e sono stati denunciati dai carabinieri di Sant'Antioco. Si tratta di cinque studenti cagliaritani di età compresa tra i 20 e i 25 anni, che ora devono rispondere di minacce e ingiuria aggravata dalla discriminazione e dall'odio razziale. Secondo la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Carbonia il fatto è avvenuto nei giorni scorsi nella spiaggia di Coe Quaddus, a Sant'Antioco, nella costa sud occidentale della Sardegna: i cinque si sono avvicinati alla bancarella e senza apparente motivo, dopo aver buttato per terra la mercanzia dell'ambulante, l'avrebbero aggredito verbalmente invitandolo in malo modo ad andarsene. In soccorso dell'ambulante sono intervenute alcune persone che hanno fatto allontanare i giovani, che sono stati identificati oggi dai carabinieri.



Un altro suicida, ma non era gay e non merita le prime pagine



fra le tante fesserie e storture che scrive questo portale finalmente ne dice una giusta anche se detta in modo quasi razzista e omofobo e  parla  alla pancia della gente


da http://www.qelsi.it/2013/
14 agosto, 2013 | Permalink | Archiviato in: Giustizia e Società


Un muratore di 52 anni si è ucciso in una vallata del Piemonte. Non era gay, dunque nessuna prima
pagina dei quotidiani. Non è stato ucciso da un’amante. Dunque nessuna informazione televisiva. Non era un immigrato in arrivo dalla Libia. Dunque nessuna solidarietà da ministri o presidente della Camera, nessuna preghiera del Papa. Ha lasciato un biglietto in cui ha spiegato che non ce la faceva più economicamente. Dunque da non far sapere in giro. Perché i media son tutti impegnati a raccontare che l’Europa è uscita dalla recessione, che tutto va bene purché il governo resti in carica.
Giorgio Napolitano assicura che aprire una crisi politica sarebbe fatale. Per il muratore piemontese è stato fatale questo governo, è stato fatale il governo di Monti e Fornero. D’altronde, mentre i politici del Pd spiegano che l’Imu deve essere pagata, chi non ha i soldi per pagarla si uccide. Nel disinteresse delle feste di partito, degli spin doctor che si occupano dei candidati da promuovere come fossero saponette o detersivi. Al muratore suicida non importava nulla delle rinunce del governo Alfetta ad un aereo tra la flotta di cui dispongono ministri e soci. Al muratore interessava un lavoro che consentisse di vivere. Ma il lavoro non c’è anche se gli analisti di servizio assicurano che la recessione è finita. Aggiungendo che, comunque, la disoccupazione aumenterà. E l’Imu non aiuterà certo i muratori, perché i costi delle tasse vengono sottratti non solo alla costruzione di nuovi edifici, ma anche alla manutenzione. Se i soldi non ci sono, i lavori si procrastinano. Ma Monti, il maggior responsabile del disastro, insiste che bisogna pagare. E se non si può pagare, si devono vendere gli immobili. Finendo in mezzo ad una strada, ma è Monti che ce lo chiede. I cartelli di vendita, appesi ovunque, portano ad una ridistribuzione del patrimonio immobiliare italiano. Nel silenzio assordante dei media. Perché a comprare, a prezzi di saldo, non sono i nuovi ricchi, i ceti emergenti, in una ridistribuzione sociale. No, a comprare sono le società degli speculatori. Sono quelli che i soldi ce li avevano già e che ora si possono arricchire speculando sulle difficoltà del ceto medio che si impoverisce. Sono loro i grandi sostenitori dei Monti, degli Alfetta.

quando la sinistra fa la stessa politica della destra di Gianluigi Piras, membro della segreteria regionale del Partito democratico, esponente dell’ala del Pd che fa capo a Pippo Civati e consigliere comunale a Jerzu.

Leggo , ormai non stupendomi più di niente , in un clima politico \ culturale italiano , dove anche i progressisti fanno dichiarazioni di una volgarità simile a quella di certa. destra le dichiarazioni e le risposte polemiche    di Gianluigi Piras, membro della segreteria regionale del Partito democratico, esponente dell’ala del Pd che fa capo a Pippo Civati e consigliere comunale aJerzu.

“Isinbayeva stuprata in piazza”. Bufera sul civatiano Piras
Articolo pubblicato il 17 agosto 2013




“Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono”. Il post compare ieri sera su una pagina Facebook. Ma non è quella di Mario Borghezio o di un naziskin. E’ quella di Gianluigi Piras, membro della segreteria regionale del Partito democratico, esponente dell’ala del Pd che fa capo a Pippo Civati e consigliere comunale a jerzu.
L’augurio di stupro in piazza all’atleta russa che ha preso posizione a favore della legge anti-gay voluta da Putin, non poteva passare inosservato. Anche perché campeggia in una pagina che ha come icona una foto del ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge e il logo civatiano”Viva la Libertà”. Cosa sia saltato in mente a Gianluigi Piras – che è laureato in legge - non è chiaro.
Di certo, subito dopo la pubblicazione del post, si è scatenata l’indignazione di decine di amici, lettori, militanti del Pd che hanno subito esortato Piras a cancellare il tutto e a scusarsi. Ma, almeno nella fase iniziale della polemica, l’autore dell’incitamento allo stupro non accoglie l’invito. Anzi: ha replicato in modo aggressivo, tacciando i critici di essere incapaci di cogliere un evidente “paradosso”.
A Salvatore Sasso Deidda, che gli chiede con tono addolorato ma amichevole di cancellare il post, Piras (  foto  a  destra  )
per esempio replica: “Salvatore ma cosa stai dicendo? Gravissimi sono i massacri che stanno succedendo in Russia, gravissimo è non condannare quanto sta accadendo, gravissimo è essere orgogliosi di essere fascisti quale tu sei: anzi, nel caso il fascismo sia manifestato con evidenza si chiama apologia ed è un reato. Costituzionale per altro. Non cancello nulla. Ho già spiegato che è un paradosso. Studiare please”.
I toni del confronto si alzano, diventano molto violenti. Gianluigi Piras non demorde. Tenta di spostare il discorso sulle persecuzioni anti-gay. E insiste sul concetto di ‘paradosso’. Scrive Ileana Magno: “Poverino sei stato frainteso. Nessuno ti capisce. Stesse scuse accampate da chi stupra le donne. Ricordati che se lo giustifichi manca poco che lo fai”. E Piras: “Attenta a ciò che scrivi perché potrei querelarti. Se poi sei una ignorante fascista di merda che non capisce cosa sia un paradosso e che continua a commentate con indifferenza rispetto a quanto abbondantemente chiarito non è colpa mia. Sparisci per favore”.
Interviene anche Francesca Barracciu, vicesegretaria regionale, europarlamentare e candidata alle primarie: “Le affermazioni dell’atleta russa sono disgustose e inaccettabili ma il tuo post lo e’ altrettanto Gianluigi. Con la differenza che tu ti pregi di essere un democratico italiano. ti invito pertanto a cancellare immediatamente questo terribile post e a chiedere pubblicamente scusa”.
Gianluigi Piras adesso tace. Intanto continuano a fioccare i commenti, alcuni davvero curiosi. Scrive Marco Piras: “Sei un disonore per tutti i Piras e non della Sardegna”.
Francesca Barracciu, interviene di nuovo. questa volta in modo perentorio: “Gianluigi ribadisco, cancella e chiedi scusa o domani mattina prendo carta e penna per chiedere la tua espulsione dal Pd”. Il commento raccogli subito 21 ‘mi piace’. Segue un’autentica grandinata di altri commenti indignati. L’argomento del ‘paradosso’ viene ridicolizzato. E Piras continua a tacere.
Si fa nuovamente vivo con un nuovo post, che compare dopo la mezzanotte: “Da diverse ore mi trovo in una zona senza connessione web. Domattina chiarirò quello che evidentemente è un grosso equivoco. E farò dovute comunicazioni. Per ora mi scuso per una frase che, a prescindere dalle mie motivazioni e dagli opportuni chiarimenti, prendo atto sia stata evidentemente recepita come violenta e inaudita”.
Caso chiuso? Difficile. Le scuse tardive scatenano una nuova ondata di commenti durissimi. Scrive Alessandro Monti: “Inutile cercare blande scuse e minimizzare su quanto detto, con ciò che hai scritto ti sei pubblicamente dichiarato un ignorante e questo nuovo status ti rende solo patetico e vigliacco. Dolores Valandro per una frase analoga a questa è stata espulsa dal suo partito (Lega Nord) ed è attualmente sotto processo. Vedremo se anche il Pd avrà il buonsenso di defenestrarti come meriteresti”.

Le  uniche  cose   che riesco  a dire   che  non sia stato detto   da quelle poche  menti più o meno lucide   che  si sono indignate  davanti a tale discorso    del pd è  che  cosi  non andremo  da nessuna  parte e   l'italia  rimarrà  il solito paese  arretrato culturalmente ( scritto volutamente  con i  minuscola  ) . Cosa   aspettano un altro   discorso simile  


 anche  se  non credo che mai arriverà visto che  : << (..)  il Pd non ha più cantori, e quelli che c’erano se ne sono andati delusi, come De Gregori; il ricorso al cantante creato da Maria De Filippi – una delle regine della medietà berlusconiana – conferma inesorabilmente che l’egemonia culturale della sinistra è definitivamente tramontata. (...)   dal blog  di concetto vecchio    su repuublica online    di qualche  giorno fa    )   che  insegni  a criticare  ma  con rispetto  che la pensa diversamente  

15.8.13

Sclerosi multipla, studio canadese: "Nessuna terapia da metodo Zamboni" . studio fatto male o sabotaggio ?

ieri  notte   tornato dal concerto di  time  jazz  , mi sono messo  a  sminchionare  cazzeggiare  in rete   e  sul sito di repubblica  ho trovato    questo articolo


Sclerosi multipla, studio canadese: "Nessuna terapia da metodo Zamboni" Le conclusioni sembrano sfatare la dibattuta teoria dell'angiologo dell'università di Ferrara. Proprio in Canada le sue teorie portarono il governo a finanziare una sperimentazione


ROMA - Non c'è alcuna evidenza che un ridotto flusso di sangue nelle vene del collo, o una loro ostruzione, sia uno dei meccanismi coinvolti nella sclerosi multipla. Uno studio canadese, pubblicato online sulla rivista "Plos One", sembra sfatare la dibattuta teoria dell'angiologo dell'università di Ferrara, Paolo Zamboni, che ha suggerito un legame tra la malattia neurodegenerativa e la Ccsvi (insufficienza venosa cerebrospinale cronica), indicando dunque la possibile efficacia anti-sclerosi dell'applicazione di uno stent venoso per 'riaprire' il vaso bloccato. Lo studio, condotto da un gruppo della McMaster University, non ha rilevato evidenze di anomalie nelle vene giugulare interna, nelle vene vertebrali o nelle vene cerebrali profonde di 100 pazienti con sclerosi multipla, confrontati con 100 individui sani del gruppo di controllo. In sintesi, le conclusioni della ricerca smentiscono la possibilità che una terapia di 'liberazione' delle vene possa contrastare la sclerosi multipla. Proprio in Canada le teorie dell'angiologo italiano alimentarono forti pressioni che, nel 2011, portarono il governo del Paese a finanziare una sperimentazione clinica sulla cura Zamboni. Già l'anno scorso, però, dopo i risultati di uno studio nella provincia di Terranova e Labrador, il governo aveva annunciato che non si sarebbe fatto carico delle spese per il trattamento. "Questo è il primo studio canadese a fornire evidenze contrarie al coinvolgimento della Ccsvi nella sclerosi multipla", commenta il ricercatore principale del lavoro, Ian Rodger, professore emerito di medicina alla Michael G. DeGroote School of Medicine. Tutti i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a indagini a ultrasuoni delle vene cerebrali profonde e delle vene del collo, come pure a risonanza magnetica per immagini delle vene del collo e del cervello. Ciascun partecipante ha ricevuto entrambe le analisi nello stesso giorno. Il team di ricerca comprendeva un radiologo e due tecnici che avevano seguito un periodo di training sulla tecnica Zamboni presso il Dipartimento di chirurgia vascolare dell'Università di Ferrara.
Pensavo , visto che  gli studi  Usa  e Americani  sono  più efficienti di noi  , Zamboni ha  fallito o    suo metodo   non è stato applicato correttamente  .
Ho  inviato   l'articolo  a  due miei amici  che lottano tutti i  giorni  contro  tale malattia   Ecco le loro risposte   che  hanno confermato   .
La prima viene da Stefania Ajò Melis Ma anche se fosse vero....come mai i MIEI MIGLIORAMENTI EVIDENTI?¿....QUINDI qualcuno NON VEDE LA VERITÀ. ..EVIDENTE.
qui  sotto la sua  drammatica  testimonianza





la  seconda  da  matteo pisanu che  ha riportato  questo areticolo   di  http://www.ctvnews.ca/



No evidence of vein blockages in MS patients, Canadian study says
Do opening blocked veins help with MS symptoms? Avis Favaro on the findings of a Canadian study into the liberation treatment.
Lead researcher Ian Rodger discusses the study on Chronic Cerebral Spinal Venous Insufficiency's impact onmultiple sclerosis.
Dr. Anthony Traboulsee discusses how ultrasound results could be unpredictable when looking at veins in the neck.

Andrea Janus, CTVNews.ca
Published Wednesday, August 14, 2013 4:54PM EDT
Last Updated Wednesday, August 14, 2013 7:40PM EDT

Canadian researchers say they have found no evidence that restricted blood flow in the veins of the head and neck is linked to the development of multiple sclerosis. The researchers say their findings debunk a controversial theory that suggests vein blockages are responsible for MS symptoms, but critics say the researchers used outmoded techniques to detect the condition.
In a study published online Wednesday in the journal PLOS ONE, researchers from McMaster University in Ontario say they failed to find any blockages in the internal jugular, vertebral or deep cerebral veins in 99 of 100 patients with MS, compared with 100 subjects with no history of the disease.
For the study, the researchers conducted ultrasounds and MRIs on the head and neck veins of all study subjects to look for evidence of chronic cerebrospinal venous insufficiency (CCSVI), essentially blockages in the head and neck veins that prevent blood from properly draining from the brain.It is Italian researcher Dr. Paolo Zamboni who first suggested that CCSVI is linked to MS, and he reported that patients’ symptoms were alleviated after undergoing angioplasty to clear the blockages, a treatment that has become known as the “liberation therapy.”The Ontario researchers say that this is the first Canadian study to find “compelling evidence” that CCSVI is not involved in MS.“There will be those who will still want to believe that CCSVI is a real phenomenon, but the reality is that most of the European studies are negative to the theory of CCSVI,” lead researcher Ian Rodger, professor emeritus in the Michael G. DeGroote School of Medicine at McMaster, told CTV News.“Our study bolsters that.”Rodger said doctors who are performing angioplasty on patients “have to be very confident that you are seeing blocked veins, and we, with our study, do not.”Rodger noted that the ultrasound technician involved in his study spent a week training with Zamboni in Italy.Critics of the study, however, say the tests for CCSVI were conducted in 2010, a year before the testing protocol was updated.Researchers who are also conducting studies on CCSVI and its role in MS say ultrasound is no longer the standard for testing, and the MRI scans were not conducted on the part of the neck most associated with blockages.“Any study that is solely based on these techniques will be of limited value to the MS community,” Dr. Anthony Traboulsee of the University of British Columbia told CTV News.Traboulsee has been part of a study, awaiting publication, on the prevalence of CCSVI using ultrasound, MRI and venogram, a scan conducted inside the veins using dye. His technicians found vein flow abnormalities in 60 per cent of those with MS, a very different result than the Hamilton study.Traboulsee and his team are now conducting a clinical trial to diagnose and treat patients in a study that will compare patients who receive angioplasty to open any blocked veins and those who receive a placebo treatment. It is a collaborative effort of the Canadian Institutes of Health Research, the MS Society of Canada and the provinces of B.C. and Quebec.The findings from the Ontario team will not halt his study, he said, which includes both ultrasound and venograms to test for blockages. Traboulsee reports that 60 per cent of MS patients in his study show evidence of CCSVI using ultrasound and venograms.Traboulsee said the Ontario study is “well-designed,” but is “so out of keeping with everybody else’s work, it tells me it’s not a problem with the researchers, it’s a problem with the ultrasound.”Traboulsee says venograms – angriograms conducted inside the veins – are the best way to detect blockages or other blood-flow problems.An Italian study also released Wednesday that was evaluating the feasibility and safety of the angioplasty procedure found blockages in 98 per cent of the 1,200 study subjects using ultrasound with venograms.The lead author of that study, Dr. Tommaso Lupattelli, said the Ontario study may have failed to find CCSVI in MS patients because the technicians only trained on the ultrasound technique for one week. His technicians trained for one year.“I can’t judge what my colleagues have done,” Lupattelli told CTV. “I can just say that if they can’t find CCSVI in patients with multiple sclerosis it’s probably due to the fact that they don’t have a very good learning curve.”Zamboni, who was not involved in either study, said Wednesday that the Ontario group, “did not follow the recommended protocol” for ultrasound.“In my opinion, there are several technical short-comings,” he said.Rodger defended his team’s work, saying that 2010 testing protocols are “fair and objective.”“We are very confident of the measurements we made,” he said. “I would be confident that what we have done is correct.”
High rates of MS in Canada
Multiple sclerosis is a neurological disease that can cause impaired vision, hearing and speech, extreme fatigue and paralysis. The MS Society of Canada says the disease is most often diagnosed between the ages of 15 and 40, and women are three times as likely to develop the disease as men.Canada has one of the highest MS rates in the world. There is no known cause of the disease.Four years ago, Zamboni proposed that CCSVI might play a role in the development of MS, and that symptoms could be alleviated by using balloon angioplasty to open up the neck veins.The angioplasty procedure is not offered in Canada. However, patients from Canada and around the world have flocked to clinics in countries such as India, Poland and Mexico that offer the treatment.Zamboni’s research sparked several studies around the world, and the results have been mixed.In March, a small clinical trial of 30 MS patients at the University of Buffalo found that while the angioplasty procedure is safe, it did not alleviate symptoms, halt disease progression or otherwise improve quality of life.MRI scans also showed an increase in brain lesions in patients who had the procedure.The researchers suggested, however, that a study that includes a much larger cohort of patients is required to definitely prove their findings. They also said that their findings did not prove that CCSVI does not play a role in MS.Also last year, an observational study of residents of Newfoundland and Labrador who travelled abroad for the procedure found it led to no measurable benefit.With a report from CTV’s medical specialist Avis Favaro and producer Elizabeth St. Philip

Read more: http://tinyurl.com/mck2go8

"W Turetta" nei bagni di un liceo a Barletta, proteste degli studenti Manifestazione da parte degli alunni: "Scritta abominevole".

Ricevo email e commenti ( meno male che ho messo la moderazione 😢☠🤬🙉🐵🙊✍🏼🙄 ) in cui alcuni si lamentano perchè dedico troppo...