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Visualizzazione dei post con l'etichetta violenza

la resa

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Dunque no, niente razzismo, niente fanatismo religioso, solo una parente rompigliona, come se questo bastasse a ingentilire dei corpi straziati, come se il sangue sparso fosse meno rosso e le lacrime consolatorie. Sapere che l'uccisore non ha urlato "Allahu akbar" ma, forse, "solo" qualche bestemmia - pare fosse satanista - ci rassicura? Venire a conoscenza che era stato congedato dall'esercito con disonore per violenze gravi su moglie e figlio tranquillizza le nostre coscienze? Aver contezza che a un individuo simile fosse consentito tenere in casa un arsenale, anzi, come s'è subito affrettato a precisare il presidente Trump, che "tutto quanto non è collegato al commercio d'armi", ci conforta ? Se continuiamo a reputare bagattelle la morale del pistolero, la paranoia machista, l'oblio di Dio e, di conseguenza, l'obnubilamento dell'umano; se rifiutiamo di considerarle, anch'esse, manifestazioni di que

Italiani per bene e lezioni di civiltà il caso del trattamento del venditore cingalese

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in sottofondo   questa  famosa   cover  itraliana  di  della famosa   Like  rolling stone   di Bob Dylan  (...)   Tu volevi chiudere tutti i diversi fuori su questo hai investito tutte le energie e i tuoi averi ricordo il tuo concetto di straniero dicevi questo non è il posto loro son maleducati sporchi ci portan via lavoro. Difendevi la tua ottusità come un tesoro quello il tuo sentiero che non ti ha portato a sentire che il terreno su cui ogni giorno camminiamo noi non lo possediamo lo occupiamo e non è italiano africano è un dono che è stato fatto ad ogni essere umano i confini le barriere le bandiere sono giunti dopo aiutando l'odio la guerra e il razzismo a fare il loro gioco dimmi come ti senti ora che non ci sono più confini e le frontiere sono aperte e che hai dovuto appendere al chiodo la tua camicia verde la bandiera più non serve ora che hai speso tutto e sei ridotta all'elemosina finalmente sai che non c'è colori razza ma solo anima ora tu sei l'emargin

effetti collaterali dell'identità chiusa.Pavia, 16enne tolta alla famiglia che la frustava: "Mi picchiano perché voglio vivere all'occidentale"

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hanno fatto bene , ci vuole solerzia è determinazione per abusi sui minorti indipendentemente dalla religione \ fede e della nazionalità della persona leggi anche http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/04/05/news/pavia_tolta_alla_famiglia_che_la_frustava-162232547/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P3-S1.4-T2 Pavia, 16enne tolta alla famiglia che la frustava: "Mi picchiano perché voglio vivere all'occidentale" La giovane marocchina dopo essere finita in ospedale per le percosse ha denunciato i genitori e il fratello, che ora sono indagati per maltrattamenti e lesioni. Il tribunale dei Minori ha giudicato attendibile il suo racconto. Il procuratore capo: "E' una questione culturale"   repubblica  05 aprile 2017 Il tribunale dei Minori di Milano ha deciso di togliere temporaneamente alla famiglia una ragazza marocchina di quasi 16 anni - li compirà a breve - e di affidarla ad una comunità per i maltrattamenti che, a suo dire, subiva dai fa

testamento © Daniela Tuscano

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Le guardi e non hai scampo, non sono dipinti, sono profezie realizzate, la Chyniere che si squarcia come una Madonna nera e poi sviene in chiesa, annullata in un urlo munchiano, e la povera crista nera di botte, la sindone del femminicidio, la Federica spolpata, anch'essa con un grido ultimo, digrignato per l'eternità. La prima ha perso un amore, gliel'ha strappato via l'infame furia del razzismo, la seconda ha perso per amore, per un'altra infame furia dalla stessa radice. Signori, questo è l'odio. L'odio per il diverso, l'odio per la donna, anch'essa diversa, anch'essa da punire. Emmanuel, il marito di Chinyere, è stato trucidato semplicemente perché era lui, perché era nero, perché occupava lo stesso suolo, respirava la stessa aria del suo assassino. Perché aveva una moglie che non ha tollerato di sentirsi chiamare scimmia, perché non lo voleva lui, perché la dignità non ha prezzo, perché curvarsi non si può e non si deve più. Fr

arancia meccanica di matteo tassinari

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A rancia meccanica I l film "Arancia meccanica" è stato, è, e rimarrà, sempre una fonte inesauribile   di  contraddizioni         di Matteo Tassinari N onostante molti critici l'abbiano letto come la più lucida analisi in forma di film sulla violenza e sull'aggressività dell'essere umano - quindi, non certo come un'opera a favore della violenza. Qualche anno fa lo stesso Stanley Kubrick decise di ritirarlo dalla circolazione in Gran Bretagna, impressionato dai fenomeni di imitazione che suscitava, effettivamente furono numerosi. P ersino in Italia una gang di malviventi romani, ribattezzata "banda dell'" Arancia meccanica ", e curiosamente su di loro è appena uscito un film, “ L'odore della notte ” di Claudio Caligari. Oggi, a distanza di oltre 25 anni dalla sua uscita, la contraddizione più curiosa a proposito di "Arancia meccanica" riguarda la sua modernità. Girato all'inizio degli anni '

differenza tra orfani e lady mafia

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Un mio amico   , lettore  del nostro  blog  ,  mi ha  chiesto    dopo aver  letto i  post  su  ladymafia  : <<  come   prendi  orfani e  lo giudichi bellissimo  nonstante la  violenza  , prendi lady mafia e lo stronchi   senza  neppure  un appello \  seconda  possibilità    dopo  neppure  un numero .  Come mai  ?.    >> Sono due  oltre   a essere  due  generi   diversi  .  distopico   Orfani    Noir  -  hard  boiled    Lady mafia  . Inoltre   , come  certamente  saprai  , a  differenziali  è il  tipo   di trama   e  il  modo  con  cui  sono disegnati   Orfani   Ne   ho anche  parlato   in questi due post   http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2014/03/orfani-nuove-rilevazioni-occhio-sp oiler.html  http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2013/10/orfani-di-roberto-recchioni-emiliano.html ottimi i disegni   almeno da  quel che ne  capisco   non avendo fatto studi d'arte ma un semplice  liceo   artistico  e  la  facolt

Claudio Scazza, dalla complicità nell’omicidio Ramelli al coinvolgimento negli esposti sui maltrattamenti a pazienti Posted: 06 Dec 2012 11:02 AM PST Tra i dieci condannati in via definitiva per l’omicidio di Sergio Ramelli c’era anche l’attuale vice-primario presso il reparto Psichiatria 3 dell’ospedale Niguarda Ca’ Grande di Milano: Claudio Scazza. Il 16 maggio 1987, dodici anni dopo la morte di Sergio Ramelli, Scazza è stato condannato in primo grado a 11 anni per omicidio preterintenzionale. In aula esibiva un elegante loden verde, era immobile e silenzioso: i tempi del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia e delle Hazet 36 sembravano già lontani, dimenticati. In appello, il 2 marzo 1989, l’accusa è stata mutata in omicidio volontario, ma la pena ridotta in virtù del riconoscimento dell’attenuante del “concorso anomalo”: 6 anni e 3 mesi. Il 22 gennaio 1990 la Cassazione ha confermato la sentenza d’Appello, chiudendo la vicenda giudiziaria sull’omicidio Ramelli. Claudio Scazza non colpì materialmente Sergio Ramelli con le Hazet 36, ma fece parte del gruppo di squadristi che aggredirono il giovane missino in quel 13 marzo 1975, causandone la morte dopo 47 giorni di agonia. Inoltre il medesimo servizio d’ordine, appena un anno dopo l’aggressione a Ramelli, si rese protagonista dell’assalto del bar di largo Porto di classe, considerato covo di “neo-fascisti”. Dopo la condanna, Claudio Scazza non tornò in carcere: riuscì ad usufruire di un condono e di pene alternative grazie alla sua “condizione sociale” e alla “ridotta pericolosità”. Scazza si è poi pentito: assieme ad altri quattro complici decise di inviare una lettera di scuse alla madre di Ramelli, offrendo e depositando presso un notaio un risarcimento di 200 milioni di lire. La donna, con grande dignità, rifiutò. Nel frattempo Claudio Scazza si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, ha poi svolto per oltre 10 anni l’attività di terapeuta familiare ad indirizzo sistemico-relazionale e da 30 anni svolge attività clinica nei servizi psichiatrici pubblici. La sua biografia professionale è ben visibile sul sito dell’Ospedale Niguarda Ca’ Grande, dove è specificato che all’interno del Dipartimento di Salute Mentale dell’azienda ospedaliera, oltre e essere il responsabile della Struttura Semplice Territoriale 3, svolge funzioni di coordinamento nel Servizio di Diagnosi e Cura. Mancano ovviamente riferimenti al suo passato da rivoluzionario di sinistra, ma viste le gesta non c’è nulla di cui gloriarsi. Il passaggio da complice dell’omicidio Ramelli a psicoterapeuta presso una struttura pubblica sarebbe passato inosservato, non fosse per alcune anomalie che riguardano proprio il Dipartimento di Salute Mentale del Niguarda. Suicidi, maltrattamenti ai pazienti, morti sospette, contenzioni fisiche, documenti mancanti e mobbing. Pazienti legati al letto in maniera disumana, una deceduta perché soffocata dal cibo che stava mangiando, altri trovati morti nel loro letto di contenzione o sul pavimento accanto al letto. Trattamenti disumani documentati in due esposti inoltrati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, il primo il 13 dicembre 2010 e il secondo il 22 marzo 2011. Ve li alleghiamo integralmente. Gli esposti si riferiscono a ricoveri avvenuti tra il 2005 e il 2011. ESPOSTO integrazione ESPOSTO Dal settembre 2010 è iniziato anche il mobbing ai danni della dottoressa Nicoletta Calchi, vicenda che si trascina da oltre 30 mesi e che è costata alla dottoressa 6 procedimenti disciplinari aziendali, di cui uno archiviato e gli altri 5 costati circa 365 giorni di sospensione lavorativa senza retribuzione; una denuncia in Procura immediatamente archiviata dalla stessa; 6 denunce all’Ordine dei Medici di Milano dalle quali la dottoressa è stata assolta dall’Ordine stesso; difficoltà economiche inimmaginabili. La dottoressa è stata abbandonata dalla Cgil a partire dal giorno stesso in cui il sindacato ha saputo della sua partecipazione alla conferenza stampa in cui veniva annunciata la presentazione in Procura del primo esposto. Una sorta di “cameratismo di sinistra”. Da luglio 2012 la dottoressa chiede di poter rientrare almeno per svolgere la sua attività in regime intramoenia, ricevendo sempre risposta negativa. La sua vicenda è documentata in due lettere, la prima scritta dalla madre di un paziente e la seconda dalla dottoressa stessa in occasione di un convegno organizzato dalla Cgil nel febbraio 2011. Lettera 1 lettera 2 Sugli esposti farà chiarezza, si spera, la Procura della Repubblica. Noi non possiamo fare a meno di ribadire che gli aspiranti medici che nel 1975 hanno spezzato una giovane vita in nome dell’odio politico sono poi diventati luminari di successo. Con qualche ombra.

 DA http://www.qelsi.it/ del 6\12\2012 Tr a i dieci condannati in via definitiva per l’omicidio di Sergio Ramelli c’era anche l’attuale vice-primario presso il reparto Psichiatria 3 dell’ospedale Niguarda Ca’ Grande di Milano: Claudio Scazza. Il 16 maggio 1987, dodici anni dopo la morte di Sergio Ramelli, Scazza è stato condannato in primo grado a 11 anni per omicidio preterintenzionale. In aula esibiva un elegante loden verde, era immobile e silenzioso: i tempi del servizio d’ordine di Avanguardia Operaia e delle Hazet 36 sembravano già lontani, dimenticati. In appello, il 2 marzo 1989, l’accusa è stata mutata in omicidio volontario, ma la pena ridotta in virtù del riconoscimento dell’attenuante del “concorso anomalo”: 6 anni e 3 mesi. Il 22 gennaio 1990 la Cassazione ha confermato la sentenza d’Appello, chiudendo la vicenda giudiziaria sull’omicidio Ramelli Claudio Scazza non colpì materialmente Sergio Ramelli con le Hazet 36, ma fece parte del gruppo di squadristi che aggredirono