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anche il silenzio fa male Stadio di Lucca: la curva vuota per non omaggiare il deportato

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E' vero che l'obbligo ricordare a tutti costi qualcosa non è giusto , ma qui : << E' una questione di rispetto per una persona di 98 anni, testimone di uno dei momenti più cupi della nostra storia". L'assessore all'Urbanistica del comune di Lucca Celestino Marchini, che ha premiato l'ex deportato Dante Unti, mentre la curva ovest dello stadio Porta Elisa "disertava" la cerimonia, esprime il giorno dopo l'accaduto il suo rammarico. Lucca, la curva "ignora" l'ex deportato e l'assessore sbotta: "Questione di rispetto, persa grande occasione"  "Una curva, quella della Lucchese non è entrata, l'altra ha continuato a sostenere la sua squadra come nulla fosse". "Abbiamo perso l'occasione di sentire una grande testimonianza", ha concluso >> da http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2017/10/30/news/ Stadio di Lucca: la curva vuota per non omaggiare il dep

Treviso Lettera arriva dopo 72 anni Prigioniero nel campo nazista scrive a casa nel 1943: il messaggio recapitato adesso

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  da   http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca  del 08 febbraio 2016 Lettera arriva dopo 72 anni Prigioniero nel campo nazista scrive a casa nel 1943: il messaggio recapitato adesso di Fabio Poloni Mario Pasin con la lettera del fratello A volte i ricordi sono istantanei, emergono verticali da passati lontanissimi. Altre volte, invece, devono trovare la loro strada tortuosa, lunghissima. Questa storia rientra nel secondo caso, senza dubbio: una lettera spedita dal prigioniero di un campo di internamento tedesco è arrivata oltre settantadue anni dal giorno in cui è stata scritta. La consegna. Mario Pasin ha 85 anni. Dev’essersi tolto e rimesso gli occhiali un paio di volte: no, non è possibile. Quella lettera, arrivata qualche giorno fa nella sua casa di Villorba, era datata 5 novembre 1943. A spedirla è stato suo fratello Ferruccio, classe 1914, catturato a Lancenigo e deportato nel campo di internamento per militari a Luckenwalde, stato federale di Brandeburgo

ANCHE UN DISEGNO PUO' DIRE PIU' DI MILLE PAROLE LA SHOAH DISEGNATA DA UNA DODICENNE LA STORIA DI HELGA WEISSOVA'

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Molti diranno   guarda  che al 27 gennaio manca  più di un mese . Ma  chi se  ne frega  e  chi lo dice  che  tali  obbrobri storici  debbano essere per  forze di cose  ricordate solo a date fisse  , il vero ricordo  è sempre  . cercando  dei link per   spiegare l'olocauto ad mia nipote  in 2  che  avevo letto trovandolo fra i mie fumetti   il numero 84  ( dottor terror  )  di  dylan dog   ho trovato su  http://www.raistoria.rai.it/   questa news con le rispettive  foto   . Poi da   http://imediabuzzy.com/  Il sito  originale  dell'articolo  ) e queste  due foto  la  prima  lei da  bambina   la seconda lei oggi  Helga Weissová è sopravvissuta all`Olocausto. Nata a Praga nel 1929, lo stesso anno di Anne Franck, all`età di 12 anni fu deportata ad Auschwitz e Mauthausen. Fu durante questo periodo che cominciò a disegnare quello che vedevano i suoi occhi di bambina. Alla fine della guerra, riuscì a tornare a Praga con la madre e ad avere, negli anni, una brillant

nei lager non solo Ebrei ma anche i rom

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Continuando co il mio  ricordare  e non celebrare  ( perchè  tali eventi  non si celebrano  ma  si ricordano  senza  retorica  )    come  affermavo nel post precedente io  non celenbro  ma ricordo il 27  gennaio    che  la  tragedia dei Lager  nazisti   non fu solo  Ebraica  . Oggi   voglio parlavi  di  un altro popolo \  etnia  che i media  concentrati   sullo sterminio ebraico   fanno passare sin secondo piano  .Quello    del popolo roma  . E lo faccio  oltre riportando  una serie  di link (  vedi voce  approfondimento  )  con   questa  testimonianza    di Hélène Rabinatt, tratta da: C. Bernadac -L'holocauste oublié, France Empire, 1979, Paris.  è  tradotta   in : Fabrizio De André - ed avevamo gli occhi troppo belli, supplemento al numero 272 della rivista anarchica "A", maggio 2001,Editrice A, Milano . Mi  scuso   con i puristi  degli spazi   e  nelle punteggiature    per gli  eventuali in  essa   e  ed per gli eventuali  errori  battitura  ma  : 1) non avendo