10.8.24

Olimpiadi, la protesta del Settebello fa infuriare Malagò: «Non condivisibile e contraria allo spirito olimpico» . Allora non bisogna protestare e subire in silenzio ? ., Claudia Mancinelli, la protesta contro i giudici e l'abbraccio con Sofia Raffaeli., Lite e mani addosso nella finale di Parigi tra canada e brasile nella finale di beach voley viene plata dall'arbitro e da un dj con la musica .,





Olimpiadi, la protesta del Settebello fa infuriare Malagò: «Non condivisibile e contraria allo spirito olimpico»  .  Allora    non bisogna  protestare    e subire  in silenzio  ? 


«Protesta non condivisibile così come non lo sono state di certo alcune decisioni arbitrali contro l’Ungheria. Lo dico da uomo delle istituzioni e da membro del Cio. Dopo di che da presidente del Coni
ricordo e aggiungo che il Coni, insieme alla Federnuoto, ha difeso il Settebello in tutti i gradi di giudizio fino al Tas, massimo organo di giustizia sportiva internazionale.Così il presidente del Coni Giovanni Malagò in una nota sulla protesta della Nazionale di pallanuoto, che poi ha concluso: «Sono dispiaciuto di questa reazione che comunque resta contraria allo spirito olimpico» Un chiaro segnale di indignazione nei confronti dell’ingiustizia che il gruppo sostiene di aver subìto nel precedente incontro rappresentata dall’espulsione di Condemi per gioco violento. Anche il Management Commitee della World Acquatics ha reputato sbagliata la scelta degli arbitri, ma il Tas ha respinto il ricorso presentato dalla Nazionale italiana. Le possibilità che quella partita possa essere rigiocata appaiono ora come ora prossime allo zero, ma a questo punto il risultato passa in secondo piano.


Così come la "beduina" di pregevole fattura con cui Lorenzo ha segnato la nona marcatura per il Settebello: la polemica per l’esito di Italia–Ungheria promette di continuare ancora a lungo. A mio  avviso  questa reazione  gli arbitri se la sono meritata: . Si sono meritati di vedere la schiena dei ragazzi del Settebello durante l'esecuzione degli inni prima di Italia- Spagna. Partita che poi gli azzurri hanno perso (11-9). Sono stati perfino educati, i nostri: lo sport ci ha educato a vedere anche di peggio. Ma il peggio ormai, e un po' troppo spesso, arriva dagli arbitri, ovvero dagli uomini che hanno potere di gestire una sfida. Fuori dagli sport di tempi e misure, son troppi i pasticci ed anche gli errori smaccatamente di parte. Vero che gli italiani si lamentano sempre e troppo, ma è anche vero che ogni tanto serve una protesta civile, al di là delle solite sviolinate sullo sport che educa e sul fatto che bisogna accettare il risultato. Poesia.
La schiena volta del Settebello, eppoi i primi quattro minuti di partita giocati in sei per accentuare la protesta, hanno riportato al match precedente con l'Ungheria: annullato un gol a Francesco Condemi, quello del 3-3, con tanto di fallo al passivo ed espulsione per quattro minuti. Tutto questo ha portato il match ad un finale favorevole agli ungheresi. Gli italiani, e non solo, avevano giudicato insopportabile un giudizio così avariato. Non sono serviti i ricorsi. Partita persa, e saluti al giro medaglie. E, allora ieri, con l'applauso del pubblico dell'Arena La Defense per Condemi e con avversari pronti a recepire il messaggio, ecco il surreale inizio partita: una squadra in vasca con 6 uomini e solo 12 a referto, l'altra in 7 ma giocando come fosse in souplesse. Quattro minuti di tal spettacolo, tanti quanti l'espulsione di Condemi nella partita precedente...
Gli spagnoli hanno atteso, poi è stata sfida vera. Da loro una lezione di sport e sportività. Mentre dai dirigenti internazionali è arrivato il ritardato contentino. Il management committee della World Aquatic (la federazione internazionale) in un report ha parlato di «partita falsata» dalle decisioni arbitrali. Insomma smentiti arbitri, delegati e Var. Dice il documento: «Non c'è stato intento malevolo nell'atto di tirare la palla da parte del sig. Condemi, la cui mano ha colpito il volto dell'avversario». Quindi nessuna sospensione. Commissione composta da un portoghese, un olandese ed un sudcoreano, e ciascuno farà le sue interpretazioni di influenza politica. Mentre puzza di bruciato l'inflessibilità nel respingere i ricorsi da parte dei giudici della federazione internazionale e del Tas. Secondo alcune interpretazioni, c'è di mezzo il difficile rapporto con Paolo Barelli, presidente della Federnuoto. E il presidente del Coni, Giovanni Malagò entra deciso: «Protesta non condivisibile così come alcune decisioni arbitrali. Lo dico da uomo delle istituzioni e da membro del Cio. Dopo di che ricordo e aggiungo che il Coni, insieme alla Federnuoto, ha difeso il Settebello fino al Tas. Sono dispiaciuto di questa reazione che comunque resta contraria allo spirito olimpico».
Meglio girare la schiena e ricominciare. Appuntamento fra quattro anni.

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Claudia Mancinelli, la protesta contro i giudici e l'abbraccio con Sofia Raffaeli: il video virale dell'allenatrice (attrice) alle Olimpiadi

Si chiama Claudia Mancinelli, da ieri è la "regina" dei social con un video bellissimo. Lei ha preso per mano Sofia Raffaeli e Milena Baldassarri dieci mesi prima delle Olimpiadi di Parigi, una missione
complicatissima da portare a termine: tra le mani aveva tutto il patrimonio azzurro che non doveva essere sperperato dopo l'addio improvviso della storica allenatrice Julieta Cantaluppi che avrebbe dovuto condurre le due ragazze fino a Parigi 2024.
Claudia Mancinelli, l'allenatrice virale
Ma Mancinelli è riuscita nel miracolo e in pochi mesi è ha portato nel palmares nazionale un bronzo olimpico, la prima medaglia individuale nella ginnastica ritmica ai Giochi nella storia dell'Italia. La nuova allenatrice è diventata virale su tutti i social per la reazione decisa avuta contro i giudici dell'all-around che avevano condizionato in negativo il punteggio di Raffaeli pregiudicandole la corsa al podio. Tanta sicurezza nel far notare l'ingiustizia e poi la camminata sicura (e ancora un po' arrabbiata) verso la sua panchina dopo aver difeso la sua giovane atleta.Tutto il peso è ricaduto sulle spalle di Mancinelli che a Fabriano è di casa. È cresciuta come ginnasta in quella stessa accademia, allenata da Kristina Ghiurova e Mirna Baldoni: nella sua esperienza come sportiva ha portato la società dalla Serie B alla Serie A1, ma poi ha deciso di lasciare il mondo dello sport per dedicarsi alla recitazione. Nella sua seconda vita professionale infatti ha lavorato come attrice in diversi film italiani, ma poi è stata chiamata dalla federazione per guidare le ragazze alle Olimpiadi nel 2023.Grazie a Sofia Raffaeli l'Italia ha portato a casa un bronzo, la prima medaglia individuale di tutta la storia nella ginnastica ritmica. Salta subito agli occhi il tenero abbraccio con Mancinelli al momento dell'annuncio dell'ultimo punteggio: l'allenatrice ha creato con lei un rapporto speciale e non si è nascosta quando c'era da lottare. È diventato virale il filmato in cui l'allenatrice si è diretta verso i giudici nell'ultima prova dell'all-around per ottenere una correzione del punteggio e costringerli a rivedere una decisione che inizialmente era stata ingiusta.L'ultimo atto dei Giochi Olimpici prima della grande gioia, la soddisfazione immensa di aver lottato per il podio nonostante le turbolenze e il fatto di aver condensato in appena dieci mesi quattro anni di duro lavoro.


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Lite e mani addosso nella finale di Parigi  tra  canada  e  brasile   nella  finale  di  beach  voley      vikene  plata  dall'arbitro e  da  un dj  con la  musica   e  l'abbbraccio  tra Nahid e Kimia «figlie dell'Iran» censurato da Teheran




per  la seguenza  fotografica  : <<   Lite e mani addosso nella finale di Parigi: le immagini >> di  (sportal.it) oppure  << Beach Volley: lite alla finale delle Olimpiadi e il deejay mette una canzone >>da  (biccy.it). iù  precisamente   Il DJ suona 'Imagine' di John Lennon  I giocatori si guardano e sorridono  La folla inizia a cantare insiemee  la  partita   , poi vinta  dal brasile  ,   riprende  . Ora  alle   Olimpiadi  c'è   anche  amicizia e ammirazione tra atleti    non  c'è solo   liti   e risse  . E' il caso di due campionesse iraniane del taekwondo che vincono una medaglia, si abbracciano assieme alle altre vincitrici e si prestano sorridenti al gioco dei selfie: sono Nahid Kiani, medaglia d’argento con i colori iraniani, Kimia Alizadeh, medaglia di bronzo, che gareggia però con la divisa bianca della Bulgaria.
Dei Giochi olimpici, la tv iraniana non ha censurato solo la cerimonia di apertura. L’immagine scandalosa (    foto   a  destra  ) che il premuroso regime di Teheran ha voluto risparmiare ai suoi cittadini è anche quella di due campionesse iraniane del taekwondo che vincono una medaglia, si abbracciano assieme alle altre vincitrici e si prestano sorridenti al gioco dei selfie: sono Nahid Kiani, medaglia d’argento con i colori iraniani, Kimia Alizadeh, medaglia di bronzo, che gareggia però con la divisa bianca della Bulgaria. La storia di Kimia Alizadeh è tipica di tante ragazze dell’Iran che vedono i loro destini segnati dall’oscurantismo del regime, ma è unica perché l’atleta nata 26 anni fa a Karaj, 30 chilometri a est di Teheran, ha partecipato a tre Olimpiadi con tre squadre diverse: Iran ai giochi di Rio nel 2016, dove Alizadeh ha conquistato la medaglia di bronzo; rifugiati nel 2021 a Tokio; Bulgaria a Parigi.
Nel 2020 Kimia Alizadeh si è proclamata «per sempre figlia dell’Iran» annunciando al tempo stesso l’addio al Paese natale perché non poteva più sopportare di essere «una dei milioni di donne oppresse». Unica medaglia olimpica femminile nella storia dell'Iran, portabandiera a Rio e vincitrice allora del bronzo nella categoria under 57 kg, ha scritto su Instagram un messaggio molto duro contro le autorità della Repubblica Islamica. «Sono una dei milioni di donne oppresse in Iran, hanno giocato con noi per anni (...). Ho indossato tutto quello che mi hanno detto di indossare», ha detto riferendosi al velo islamico, obbligatorio nei luoghi pubblici e nello sport. «E alla fine hanno dato il merito delle mie vittorie al fatto che avessi accettato di portare il velo. Nessuno di noi è importante per loro». Alizadeh ha poi criticato «l’ipocrisia, la menzogna, l’ingiustizia» del sistema politico iraniano, aggiungendo di «non volere altro al mondo che praticare il taekwondo, la sicurezza e una vita sana».
Dopo avere vissuto nei Paesi Bassi e gareggiato a Tokyo nell’allora appena nata squadra olimpica dei rifugiati, l’atleta iraniana si è trasferita poi in Bulgaria per allenarsi con l’ex campione iraniano Farzad Zolghadri. Nell’aprile scorso Alizadeh ha preso la nazionalità bulgara, a giugno ha vinto i campionati europei con i nuovi colori e qualche giorno fa ha conquistato una medaglia olimpica gareggiando per la Bulgaria ai Giochi di Parigi.

La sua ex connazionale Nahid Kiyani, vincitrice dell’argento gareggiando per l’Iran, quindi velata, durante la premiazione si è avvicinata a Kimia Alizadeh e le due ragazze sono rimaste abbracciate per sei lunghi secondi, venendo immediatamente censurate dalla tv iraniana.
Un’altra atleta che ha cambiato colori da un’Olimpiade all’altra è la velocista bielorussa Krystsina Tsimanouskaya, che dopo la sua opposizione al regime di Lukashenko e la clamorosa lite con le autorità sportive del suo Paese a Tokio 2021, a Parigi ha gareggiato per la Polonia.Alla vigilia dei 200 m, il 1° agosto 2021 Tsimanouskaya è riuscita a evitare il rimpatrio forzato nel suo Paese dopo aver criticato sui social media alcuni allenatori della sua delegazione. L'atleta contestava il fatto di partecipare alla staffetta 4x400 m, che non è la sua specialità, perché alcuni membri della squadra non avevano effettuato sufficienti test antidoping. Dopo aver ricevuto l'ordine di tornare in Bielorussia, la giovane si era rifugiata nell'ambasciata polacca a Tokyo prima di potere partire per Varsavia. Krystsina Tsimanouskaya è stata una delle oltre 2.000 personalità sportive bielorusse a firmare una lettera aperta per chiedere nuove elezioni dopo le manifestazioni e la repressione del dittatore Lukashenko.
Nell'agosto del 2023, World Athletics, la federazione internazionale dell'atletica, le ha permesso di gareggiare con i colori della Polonia ai mondiali di Budapest e anche a Parigi la velocista bielorussa ormai naturalizzata polacca ha corso per la Polonia. «Parigi era il mio obiettivo, e i sogni talvolta si avverano», ha dichiarato all'Afp durante un'intervista nel villaggio olimpico pochi giorni prima delle gare, dove ha corso nei 200 metri e nella staffetta 4x100 senza conquistare medaglie. L'atleta ha ricevuto minacce online dalla Bielorussia ed è stata scortata per mesi. La sicurezza resta una preoccupazione, e Tsimanouskaya preferisce rimanere il più possibile all'interno del Villaggio olimpico, sperando di evitare i funzionari e gli atleti bielorussi che gareggiano a Parigi in regime di neutralità, a causa del sostegno di Minsk alla Russia e all’invasione dell’Ucraina.


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Alysha Newman ha conquistato la medaglia di bronzo per il Canada nel salto con l’asta. Tuttavia, è finita nei titoli per un altro motivo.


Dopo essersi classificata al terzo posto nel salto con l’asta e diventare la prima medagliata in questo sport per il Canada in 112 anni, Newman ha festeggiato il suo successo twerking davanti al pubblico allo Stade de France di Parigi.
Il suo salto ha raggiunto un’altezza di 4,85 metri, stabilendo un record nazionale nel processo, un risultato particolarmente significativo per Newman dato che non era riuscita a qualificarsi per la finale nelle due precedenti Olimpiadi, Rio 2016 e Tokyo 2020.La sua celebrazione è iniziata ancor prima di atterrare, mentre correva estasiata prima di fermarsi per regalare al pubblico una danza. Oltre ai suoi successi sportivi, l’atleta produce anche contenuti per adulti per un sito in abbonamento.




Foto e video: Instagram @alyshanewman e X @cryptostonk2. Questo contenuto è stato creato con l’aiuto dell’IA e revisionato dal team editoriale.The post Atleta canadese vince la medaglia di bronzo e diventa virale per la celebrazione audace appeared first on Instafamosos.

9.8.24

Quarti per 20 volte: è lecito non riuscire a dire di aver vinto comunque



E' vero che ci sono quarti posti e quarti posti che hanno penalizzato la classifica del medagliere italiano . Ma sia 👍🏼❤  le dichiarazioni di Julio Velasco  (alenatore  della  squadra  femminile  di pallavolo)  l’ha fatta, anzi l’ha detta dopo la straordinaria semifinale vinta contro la Turchia.
E, non appena lo senti aprire bocca, capisci subito che stai per ascoltare qualcuno di completamente diverso per profondità, spessore, cultura, visione prospettica.

“Ci dobbiamo divertire e dobbiamo smetterla con questa storia dell’oro che manca, perché non se ne può più. Lo dico anche in difesa della squadra maschile.
Fa male alle squadre nazionali, fa male alla Federazione, fa male a tutti: è una filosofia di vita negativa.
Godiamoci il fatto che le nazionali italiani femminili, maschili, giovanili, sono sempre al primo livello e abbiamo una delle Federazioni più importanti del mondo. Guardiamo ciò che abbiamo, non sempre quello che ci manca.“
A 72 anni Velasco ha colto, in pratica, il senso di quello che un’intera generazione di atleti di vent’anni ci stanno ripetendo dall’inizio delle Olimpiadi e  che  i media   vedi le  polemiche   sullle  dichiarazioni   di cointentezza    fatte dalla  Pilato  per  il suo quarto  posto  E questo vale più di qualunque medaglia, qualunque colore sarà.


Seguiteda quelle     di 

 appoggia in pieno il discorso della nuotatrice Benedetta Pilato: Ha detto quello che avrei dovuto avere il coraggio di dire e fare anche io alla sua età. Avrei sofferto di meno e forse avrei vinto di più. Non c’è nessuna assoluzione in quelle parole. Io sono alla quarta olimpiade. 

Tesi che trovano conferma , anche  se  per  vie diverse  , da     quest articolo  del  quoti  diano  avvenire  

Chissà cosa ha pensato Domenico Acerenza quando ha picchiato la mano sul tabellone che metteva fine alla sua agonia. Cosa ha pensato quando ha realizzato che dopo aver nuotato per quasi due ore nella Senna infestata dai batteri senza fermarsi mai e senza mollare di un centimetro la scia dei migliori, la sua medaglia di bronzo è sfumata per 6 centesimi. Sei maledetti centesimi dopo 110 minuti di fatica immane, di acqua putrida in gola, di sogni e di progetti. Sì, perché anche senza essere nella testa altrui, è scontato che in dieci chilometri di fiume ci sia il tempo per riflettere. E per realizzare poi che basta un istante per azzerare tutto.Perché quarto è bello: significa che solo tre uomini al mondo sono più bravi e più veloci di te. Ma quarto, nello sport, non è come nella vita: il quarto è il primo dei non vincenti. E’ esattamente questo che ha pensato ieri sera Larissa Iapichino. Non è un’opinione, lo ha detto lei stessa. Chiaro e tondo: “Sono stata una scema…”. Quarta per pochi centimetri nella finale del salto in lungo. Possono bastare per essere duri con se stessi, perfino troppo. “Non posso essere contenta. La gara era alla mia portata - ha detto davanti ai microfoni – e sono stata scema a non approfittarne”.Difficile non comprenderla. Lo sport è un’avventura, è come leggere l’Odissea: si parte per un viaggio e si compie un tragitto, durante questo viaggio succedono le cose, c’è chi arriva alla fine più felice e c’è anche chi non riesce a farsene una ragione. O almeno non riesce a fingere che va bene così, che sarà per un’altra volta. Abbiamo applaudito Benedetta Pilato, le sue lacrime di gioia per aver sfiorato la medaglia di bronzo nei 100 rana di nuoto. Un centesimo appena, che per lei voleva dire comunque una vittoria. Brava Benedetta, così si fa. Ma non è una regola, non è giusto pensare che possa valere per tutti. E sono tanti in questa Olimpiadi. Tanti italiani, un numero mai visto prima: 20 per essere precisi.Diciannove quarti posti sinora, un record mondiale nel medagliere di chi si è fermato ai piedi del podio. Che bruciano, come quello di Nadia Battocletti che nei 5000 metri di atletica è stata addirittura medaglia di bronzo per più di un’ora, dopo la squalifica della keniota Kipyegon e prima che la giuria cambiasse idea. O come quelli di Simona Quadarella, che sono addirittura due, record dei record, quarta nonostante abbia fermato il cronometro con il record italiano sugli 800 stile libero di nuoto, e quarta anche nei 1500. E poi Massimo Stano (marcia), il canottaggio del 4 senza maschile, Alice D’Amato nell’all-around di ginnastica, Marsaglia e Tocci nei tuffi sincro da 3 metri, Cassandro nel tiro a volo, le ragazze dell’inseguimento a squadre di ciclismo su pista, ancora nei tuffi con la coppia Bertocchi-Pellacani, Alice Volpi nel fioretto, Luca Braidot nella mountain bike. E i quattro quinti posti, nel judo e nella boxe. Che di fatto, però, sono dei quarti posti perché judo e boxe assegnano due bronzi.“Perdere così fa male all’anima…”, disse una volta in un’altra Olimpiade, Petra Zublasing, posando la sua carabina. Non era il podio sfumato ad averla schiantata. Petra spiegò che quando a casa, tutti i giorni, tutto l’anno, ti alleni e fai risultati molto migliori di quelli che raccogli poi nell’occasione della tua vita, nella gara delle gare, la desolazione può essere devastante. Non sanguina l’orgoglio in questi casi. Sanguina la tua comprensione, e ti si strizza il cervello alla ricerca dei perché. L’anima che “fa male” allora dice tutto. E raccoglie un concetto, che senza aver mai fatto un’Olimpiade, nella vita tutti prima o poi abbiamo provato a tradurre. Sentirselo ricordare, alla fine, può essere una piccola vittoria

KELLY HARRINGTON fà l’addetta delle pulizie in Ospedale, questa notte è diventata leggenda nella boxe vincendo la sua seconda medaglia d’oro per l’Irlanda..,La leggenda della lotta greco-romana Mijaín López vice la sua ultima medaglia e lascia le scarpe per annunciare il suo ritiro ., Letsile Tebogo ha appena vinto i 200 metri alle Olimpiadi sconfiggendo i colossi americani ., Come diventano le medaglie delle Olimpiadi di Parigi dopo una settimana .,


KELLY HARRINGTON fà l’addetta delle pulizie in Ospedale, questa notte è diventata leggenda nella boxe vincendo la sua seconda medaglia d’oro per l’Irlanda.
Non si è mai giustificata, non hai mai cercato scuse , non ha mai parlato più di tanto, ne si è mai
piagnucolata addosso, nonostante a 34 anni per essere lì ha sacrificato parte del suo guadagno economico, parte della sua vita privata.
Ha raggiunto questo , senza nessuno stipendio statale, senza gruppi sportivi, senza nessun premio , senza avere delle corsie preferenziali .
Lavoro, sudore, sudore e lavoro!
Fù rifiutata all’età di 15 anni nella palestra St.Mary’s boxing club di Dublino , perché non allenavano ancora donne nei primi anni duemila . Insistette così tanto che alla fine il suo impegno costante la rapida crescita pugilistica , e la dedizione venne premiata dal maestro facendola entrare del club degli atleti agonisti. Ad una intervista durante la partenza per Parigi ha dichiarato , che intende tornare al suo lavoro part-time di addetta alle pulizie presso l'ospedale psichiatrico St Vincent di Dublino, indipendentemente dal risultato che otterrà alle Olimpiadi.KELLY HARRINGTON è oggi campionessa Nazionale ,Europea , campionessa del mondo, e due volte medaglia d’oro Olimpica dei pesi leggeri. Questo è l’esempio che incarna lo sport! Quello che non siamo in grado di fare noi , in Italia da anni ,per i troppi interessi e poltrone.8 atleti 0 Titoli ! 🤔 ma soprattujtto pugil fifoni che si ritirano seza neppure provare a combattere un mach e si ritirano dopo neppure 30 secondi

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La leggenda della lotta greco-romana Mijaín López Ha vinto la sua quinta medaglia d'oro alle sue quinte Olimpiadi consecutive.Poi ha lasciato le scarpe sul tappeto per annunciare il suo ritiro dallo sport.

Oro a Pechino 2008, oro a Londra 2012, oro a Rio de Janeiro 2016, oro a Tokyo 2020, oro a Parigi 2024. Lo chiamano il “colosso di Herradura”.Né Michael Phelps, né Carl Lewis, né Katie Ledecky ci sono riusciti. Ci è riuscito solo lui a pochi giorni dal suo 42esimo compleanno.
Come ha lasciato? Si è tolto le scarpe e le ha lasciate sul materasso della Champ de Mars Arena.Poi si è voltato ed è uscito.

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Letsile Tebogo ha appena vinto i 200 metri alle Olimpiadi col tempo fantascientifico di 19.45 (record africano), mettendosi dietro i fenomeni americani.Senza mai sorridere.
Poi questo atleta del Botswana, che si allena a Brescia, si è tolto le scarpe, le ha mostrate alla telecamera e sopra c’erano incise le iniziali e la data di nascita di sua madre, Seratiwa, morta di cancro a maggio a 44 anni. E.S.T. 23-12-1980.Ecco perché non sorrideva

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Come diventano le medaglie delle Olimpiadi di Parigi dopo una settimana: “Sembra siano state in guerra” Lo skater Nyjah Huston svela come è diventata la sua medaglia di bronzo vinta alle Olimpiadi di Parigi 2024 dopo una settimana: “A quanto pare la qualità non è così alta come si potrebbe pensare”

Un altro motivo una probabile polemica , come se non bastassero ( vedere post precedente ) quelle che già ci sono , è quella su come sono diventate le medaglie dopo nepppure una settimana . Lo skater Nyjah Huston




svela come è diventata la sua medaglia di bronzo vinta alle Olimpiadi di Parigi 2024 dopo una settimana: “A quanto pare la qualità non è così alta come si potrebbe pensare” Vincere una medaglia olimpica è il sogno di qualsiasi atleta professionista e chi riesce a
realizzarlo spesso espone con orgoglio il cimelio che ne certifica l'impresa. Ma, riguardo quest'ultimo punto, i medagliati delle Olimpiadi di Parigi 2024 potrebbero avere qualche problema a causa di una qualità delle medaglie che lascerebbe a desiderare. O, almeno, così pare dalla denuncia fatta dallo skater statunitense Nyjah Huston che, poco più di una settimana dopo essere salito sul podio ai Giochi parigini nella sua disciplina (alle spalle del giapponese Yuto Horigome e del suo connazionale Jagger Eaton), ha rivelato le pessime condizioni in cui versa oggi la sua medaglia di bronzo olimpica. Pochi giorni dopo il suo ritorno negli Stati Uniti, difatti, il 29enne californiano ha condiviso su Instagram un video mostrando come è diventata la medaglia vinta a Parigi senza lesinare critiche agli organizzatori della rassegna a cinque cerchi. "Bene, quindi queste medaglie olimpiche sono bellissime solo quando sono nuove di zecca. Ma dopo averla indossata per un po' con la pelle un po' sudata e aver lasciato che i miei amici la indossassero durante il weekend ecco com'è diventata", ha difatti esordito Nyjah Huston interrompendo il proprio discorso e puntando la telecamera sulla sua medaglia evidentemente deteriorata rispetto a quando gli è stata consegnata. Le scheggiature riportate sul parte bronzea della faccia in cui è impresso il logo dei Giochi di Parigi 2024 sembrano ben poca cosa riguardo alle condizioni del retro con il color bronzo danneggiato in più aree quasi a farla sembrare arrugginita.
"A quanto pare la qualità non è così alta come si potrebbe pensare. I colori sembrano rovinati. Non lo so, ma probabilmente per le medaglie olimpiche dobbiamo aumentare un po' la qualità. Sembra che la mia medaglia sia andata e tornata dalla guerra" ha difatti chiosato Nyjah Huston che, sebbene a Parigi 2024 abbia conquistato la sua prima medaglia alle Olimpiadi, è uno che di medaglie (e anche di fattura più pregiata di quella di bronzo vinta in Francia) se ne intende dato che nella sua carriera da skater ha fin qui messo in bacheca 12 ori, 4 argenti e 3 bronzi agli X Games e sei ori e 5 argenti ai Campionati del mondo. Tale post ha portato a una discussione sul mio fb



Tommaso Sal




Non penserai mica che è d oro?
Prima posizione (medaglia d'oro): Composta per la quasi totalità di argento con una purezza minima del 92,5% e placcata con almeno 6 grammi di oro puro.
Seconda posizione (medaglia d'argento): Composta di argento con una purezza minima del 92,5%.
Terza posizione (medaglia di bronzo): Composta di bronzo, una lega costituita principalmente di rame e di un altro metallo, come stagno o zinco

Giuseppe Scano
@
Tommaso Sal certo che no . ma non deve mica ridursi in quello strato appena vinta . come se fosse una medaglia di 100 fa

Clamorosa protesta Settebello: di spalle alla giuria durante l'inno, poi gioca con un uomo in meno ., Il braciere olimpico è ancora lì: e dopo? ., Ma se c'è la parità e competizioni miste , nel nuoto artistico non vengono chiamati anche gli uomini ? ., In Cina alcuni fan guardano le Olimpiadi con troppo trasporto ., gli “Holy Games” organizzati dalla parrocchia di San Giovanni Bosco


Clamorosa protesta Settebello: di spalle alla giuria durante l'inno, poi gioca con un uomo in meno © Getty e Calciomercato.com

La clamorosa e orgogliosa protesta del Settebello dopo l'ingiustizia subita negli ottavi di finale contro l'Ungheria: canta l'inno di spalle alla giuria, poi gioca con un uomo in meno.L'Italia della pallanuoto maschile affronta la Spagna nella partita per il quinto posto delle Olimpiadi di Parigi 2024, ma non dimentica e porta avanti le polemiche per il grave torto abritrale subito nella partita con l'Ungheria, l'annullamento di un gol e un'espulsione che hanno condizionato l'incontro. L'Italia ha presentato ricorso, ma è stato respinto . Prima di scendere in vasca, gli Azzurri di Alessandro Campagna hanno deciso di protestare ancora con la giuria: il Settebello ha infatti cantato l'inno di Mameli voltandosi di spalle, dimostrando il proprio disappunto. LA SPAGNA 'PARTECIPA' - Anche la Spagna ha "partecipato" alla protesta: gli iberici lasciano prendere la prima palla allo sprinter italiano Francesco Condemi, il giocatore espulso ingiustamente contro l'Ungheria. poi Campagna chiama immediatamente timeout sostituisce Condemi tra gli applausi della Defense Arena. Condemi si è quindi tolto la casacca.L'Italia ha poi giocato volontariamente con un uomo in meno, in sei, per 4 minuti restando neutrale in attacco con la Spagna che si è adeguata abbassando i ritmi. In seguito la gara è ripresa regolarmente.


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Il braciere olimpico è ancora lì: e dopo?



(Ryan Pierse/Getty Images)




Dopo quattordici giorni di Giochi olimpici il braciere, o calderone olimpico, è sempre lì, sul pallone aerostatico sopra Parigi che era stato acceso durante la cerimonia di apertura: la tradizione vuole che il fuoco olimpico continui a bruciare per tutta la durata delle competizioni e che sia messo in un posto all'aperto, visibile a tutti. In tutte le edizioni dei Giochi il braciere viene fatto diventare una specie di attrazione turistica, ma forse mai come questa volta: a Parigi per accedere all'area sotto al braciere bisogna acquistare un biglietto, ma in generale il fatto che sia in aria lo rende visibile da molte zone della città e quindi molto fotografabile, cosa che lo sta facendo apprezzare particolarmente.
Al punto che si è iniziato a discutere della possibilità di tenerlo lì anche dopo la fine dei Giochi: la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha detto che ne sarebbe felice, così come il primo ministro Gabriel Attal e il presidente Emmanuel Macron. Sarà lo stesso Macron a dover decidere eventualmente, anche se non è semplice: rispetto a tutte le edizioni precedenti dei Giochi questo calderone era stato concepito in maniera del tutto particolare, con una “fiamma ecologica” che non utilizza energia fossile, ma è fatta in realtà da una luce circondata da una sorta di vapore acqueo che dà l'idea del fuoco vivo. Non era stato pensato per resistere più a lungo delle Olimpiadi e non è chiaro se si possa fare, o quanto bisognerebbe eventualmente investire (sarà anche un sistema ecologico, ma a quanto sembra è piuttosto costoso).

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Ma  se  c'è  la  parità  e  competizioni  miste   , nel nuoto artistico    non vengono    chiamati  anche gli uomini ? 



A queste Olimpiadi per la prima volta anche gli uomini erano ammessi nel nuoto artistico (quello che fino a poco tempo fa era “sincronizzato”): nessuna nazionale ne ha convocato uno, però, nonostante ce ne fossero.Infatti Che nessuna squadra avrebbe inserito degli uomini era però in parte stato previsto, visto che in un anno e mezzo sarebbe stato complicato per molte nazionali prepararsi a un tipo di competizione così diversa dal passato. Nel podcast del Post Tienimi Parigi Giorgio Minisini ha infatti spiegato che gli esercizi sarebbero necessariamente stati diversi, visto che «otto donne nuotano in un certo modo, e per inserire un uomo all’interno della squadra non puoi semplicemente sostituirlo a una donna: bisogna costruire l’esercizio in modo diverso».
Secondo Minisini, «se il nuoto artistico vuole inserire veramente gli uomini sarebbe ideale introdurre il doppio misto», dove appunto le regole rendono obbligatoria la presenza di uomo e di una donna. Questo però significherebbe introdurre una gara nuova, che per il CIO è evidentemente più impegnativo che non cambiare semplicemente le regole a una gara già esistente, come ha fatto con le squadre.
La World Aquatics ha commentato dicendo che, pur sapendo che «sarebbe stata una sfida per gli uomini ritagliarsi uno spazio in appena 18 mesi, eravamo comunque fiduciosi che qualcuno ce l’avrebbe fatta».

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Sun Yingsha (a sinistra) e Shen Meng (a destra) salutano il pubblico dopo la finale di tennis tavolo femminile (AP Photo/Petros Giannakouris)


In Cina alcuni fan guardano le Olimpiadi con troppo trasporto :E si accaniscono online contro gli avversari, anche quando appartengono alla squadra cinese: una donna è stata arrestata per insulti eccessivi sui social  una donna è stata persino arrestata per insulti eccessivi sui social.

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La piazza della chiesa di Saint Sulpice alla periferia di Parigi, dove sono in corso gli “Holy Games” organizzati dalla parrocchia di San Giovanni Bosco




Parigi Freccette, tiro con l’arco, mini tornei di pallavolo, judo e basket. Ragazzi, genitori e adulti provenienti da tutte le parti del mondo impegnati nel conquistare la loro medaglia dell’amicizia con lo sfondo della maestosa chiesa di Saint Sulpice. Il sagrato è animato da decine di giovani, trasformato in oratorio olimpico. Nell’antistante piazza del Comune, su un mega schermo si possono seguire in diretta i momenti essenziali delle varie gare “vere” dei Giochi, purchè ci siano francesi in competizione ovviamente, con tutt’attorno un anfiteatro dove assistere a spettacoli musicali, e serate di confronto culturali. Sono gli “Holy Games” (giochi santi) che padre Xavier Ernst, salesiano, parroco di San Giovanni Bosco, parrocchia alla periferia di Parigi, ha fortemente voluto. Una festa dello sport cittadina, anche se non l’unica, sostenuta dai diversi municipi parigini con l’intento di coinvolgere i giovani. «In questo che è il 6° arrondissement, nel cuore della città dice padre Ernst- ci siamo messi in gioco, abbiamo accettato la sfida, per essere partecipi, nel crisma, ai valori del fondatore dei Salesiani San Giovanni Bosco a questa festa mondiale dello sport». Con Xavier, così lo chiamano i tanti volontari provenienti da diverse regioni della Francia con nel cuore e nelle gambe il messaggio e lo spirito delle Gmg. E che qui vogliono vivere un’Olimpiade alternativa, fatta si di sport, ma anche di incontri di preghiera, di riflessione alla luce del messaggio di don Bosco nel coinvolgere per lo più i giovani in un cammino di fraternità. Padre Xavier ricorda che dietro questo volontariato c’è l’intero ispettorato salesiano d’Oltralpe. Quando ci incontriamo sul sagrato, l’ideatore di questa festa ha appena parcheggiato in un locale in restauro della chiesa, la sua bici da corsa. Ciclismo e boxe sono i due sport che più lo attraggono. Si è appena lasciato alle spalle nel caotico traffico parigino una ventina di chilometri percorsi a velocità sostenuta, tanta è la distanza fra il Villaggio Olimpico a questo meraviglioso luogo di culto. Che con Notre Dame ancora alle prese con i lavori di restauro, è per qualche mese la chiesa madre di Francia. E dove l’arcivescovo, monsignor Laurent Ubrich, presiede le cerimonie più rappresentative. Al Villaggio Olimpico, Xavier con altri pastori di chiese cristiane, copte, protestanti, ortodosse, valdesi anima momenti di preghiera per gli atleti ma anche per i loro accompagnatori, tecnici e dirigenti nel centro religioso multifunzionale. La messa cattolica viene celebrata nella parrocchiale di Saint Ouen, a pochi passi dalla casa degli atleti. «E’ incredibile – aggiunge il prete salesiano – quanti ragazzi ai vertici della loro carriera sportiva sentano il bisogno di un confronto, di un conforto, di avere il sostegno della fede prima di quella che per tutti è una prova importante della loro vita. Questa mattina tre ragazze dell’atletica, una jamaicana, una finlandese e una australiana, hanno voluto condividere l’inizio di un nuovo giorno nella preghiera, hanno chiesto l’amicizia con Cristo. Si è parlato della tanto discussa Cerimonia d’Apertura, ci siamo addentrati nella loro vita. Tutte sono rimaste colpite dall’attenzione che la chiesa cattolica universale riserva all’Olimpiade, ma più in generale al mondo giovanile ». Come non vedere allora in questa festa di persone e bandiere, l’opportunità per far conoscere lo spirito di Don Bosco? «Qui c’è tanto bene, le sfide sono ai valori più alti, dai giovani arriva tanto di buono. Sta a noi saperlo interpretare», spiega Xavier. In questa piazza i giovani salesiani, tutti con una preparazione spirituale e pedagogica, accanto alle bancarelle con i libri e le pubblicazioni che raccontano don Bosco, fanno conoscere la grande intuizione del loro fondatore: gli oratori. Anche qui si vive la modernità di questi spazi, che in Italia ma non solo, hanno rallegrato l’estate di milioni di ragazzi che hanno frequentato i Grest grazie alla disponibilità di migliaia di animatori. Sono i volontari salesiani, multi lingue, che davanti a Saint Sulpice sanno coinvolgere tutte le sere centinaia di persone in concerti, con band multicolori che ballano, cantano, si divertono fino a tarda notte. E naturalmente pregano. Un evento che vuole coinvolgere anche le tante famiglie che non hanno potuto lasciare la città per le vacanze, e sono costretti a convivere questa caotica estate parigina. «La chiesa di Francia – dice il padre salesiano – ci ha chiesto di vivere questi Holy Games dialogando attraverso lo sport con i tanti giovani che ogni giorno incontriamo, per arrivare attraverso Cristo e il nostro fondatore a metterci al collo la medaglia della fraternità».

Un ragazzo e una mucca ci salvarono la vita . parla Enio Mancini, sopravvissuto all’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema,( 12 agoisto 1944 )








«Se non avessimo incontrato quel giovane soldato tedesco, saremmo morti tutti». Seduto al lungo tavolo della taverna di casa, gli occhiali con la montatura in corno sempre a portata di mano, Enio Mancini è impaziente: vuole raccontare ancora una volta la sua storia, ricordare, trasportarci con le sue parole a un giorno di agosto di ottant’anni fa.


Enio Mancini, sopravvissuto all’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema
                      nella sua casa a Valdicastello Carducci (© Capo Verso)


La sua storia è uno dei tanti frammenti che compone un mosaico terribile. La mattina del 12 agosto 1944 un folto gruppo di soldati tedeschi risale mulattiere impervie e piccoli sentieri sconosciuti ai più per raggiungere Sant’Anna di Stazzema, all’inizio delle Alpi Apuane, nel nord della Toscana. Una volta circondato il paesino, i nazisti danno inizio all’eliminazione sistematica di tutti gli abitanti rimasti. Un vero e proprio eccidio, una strage crudele, atroce, calcolata. Per seminare il terrore e fare terra bruciata intorno ai partigiani, i nazisti eliminano 560 persone, tra cui 130 bambini.
La vicenda di Enio, però, non è come le altre di quel terribile giorno d’agosto. Perché la famiglia Mancini, incamminata sul sentiero che la porterebbe a una morte certa, incontra un soldato tedesco. Un ragazzo, talmente giovane da sembrare appena maggiorenne, che disobbedisce agli ordini e fa una scelta diversa. La raffica che parte dal suo mitra e dovrebbe ucciderli lambisce invece le cime dei castagni, permettendo loro di fuggire.
Enio Mancini ha solo 6 anni, il 12 agosto del 1944. È un bambino, ma anche lui si accorge della fortuna capitata alla sua famiglia. Lo comprende il giorno stesso, quando torna in paese e osserva la distruzione portata dai nazisti. Vede le case dei parenti carbonizzate dalle fiamme e crivellate dai proiettili delle mitragliatrici, al loro interno cadaveri deturpati con cattiveria inaudita.

Una vecchia foto dei genitori di Enio Mancini (© Capo Verso)


Negli anni Enio ha svolto un enorme lavoro di testimonianza. Andando di scuola in scuola a raccontare la sua storia, arrivando fino in Germania. Ma ha un tarlo che non lo abbandona mai: deve la sua vita a quel ragazzo anonimo che ha sparato in aria e non ha mai scoperto chi fosse. Ha provato in ogni modo a rintracciarlo nel corso degli anni, ma non ci è mai riuscito.
Per decenni su questo eccidio si è stesa una coltre di cenere, finissima e densa, che ha impedito di poter ricordare degnamente ciò che è successo. Anche dopo la scoperta del cosiddetto “armadio della vergogna”, il cui ritrovamento ha permesso di poter finalmente processare i responsabili delle stragi nazifasciste in Italia. Sant’Anna di Stazzema rimane tuttora nella memoria collettiva di buona parte del Paese come un titolo di una pagina di giornale in un giorno qualsiasi d’estate, accompagnato da qualche fiacca riga piena di retorica.
Non è abbastanza. Non può essere abbastanza. Almeno non lo è per noi, un gruppetto di giornalisti e altri aspiranti tali di base in Toscana che si fa chiamare Capo Verso. Così un anno fa abbiamo deciso di trovare un modo per raccontare a quante più persone possibili la storia dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Abbiamo scelto di usare la forma di storytelling più antica del mondo, quella del racconto a voce, espressa in chiave moderna: è nata l’idea di realizzare un podcast.


“Cenere - Le voci dell’eccidio dimenticato di Sant’Anna di Stazzema” il podcast realizzato da Capo Verso, un gruppo di giovani giornalisti toscani, disponibile da ieri sera su tutte le piattaforme audio gratuite (© Capo Verso)


Un lavoro del genere non poteva iniziare se non nel luogo dove si è svolto l’eccidio. Il 12 agosto 2023 siamo saliti a Sant’Anna di Stazzema, per seguire le celebrazioni del 79esimo anniversario della strage. Lì abbiamo iniziato a scoprire molti dei piccoli frammenti che, messi insieme, compongono la storia della strage.
E il giorno abbiamo raccolto la prima voce del nostro progetto, a Valdicastello Carducci, un piccolo paesino che si trova direttamente sotto Sant’Anna, dove vive Enio Mancini.
Eravamo un po' titubanti mentre abbiamo varcato il cancello della sua casa. Ma subito ci ha accolto una voce dall’alto: «È arrivato un plotone d’esecuzione!», una battuta seguita da una gran risata. Ci ha ospitati nella sua taverna, una stanza piena di oggetti particolari come un piccolo busto di marmo dalla forma indefinita e una bella e imponente radio a valvole, e ha iniziato a raccontare.
Quando quel 12 agosto 1944 i tedeschi compaiono al limitare di Sant’Anna, il babbo di Enio e gli altri uomini del borgo in cui vive si rifugiano nei boschi per paura di essere rastrellati. In paese rimangono solo vecchi, donne e bambini. Persone a cui i nazisti non possono fare del male. La paura è che brucino le case con tutto quello che c’è dentro, così ci si affanna a salvare il salvabile, anche le pecore che stanno al piano terra. La mucca no, è troppo difficile spostarla.
Quando i soldati tedeschi arrivano a casa di Enio, però, succede qualcosa di strano. Nonostante ci siano solo vecchi, donne e bambini, i nazisti si fanno subito molto minacciosi: la famiglia Mancini viene messa al muro. «Davanti a noi avevano piazzato una mitragliatrice - racconta Enio - ma una vecchietta, per non spaventare noi bambini, diceva che ci avrebbero fatto una fotografia».
L’esecuzione sembra essere sul punto di avvenire quando un ufficiale ferma tutto. Le donne, i vecchi e i bambini vengono fatti incamminare in fretta e furia per il sentiero che porta verso Valdicastello, mentre i nazisti danno fuoco alla casa. Ma la famiglia Mancini dopo poco si ferma: «La mamma si era ricordata che nella stalla c’era la mucca, era la nostra dispensa, la nostra sopravvivenza, non poteva abbandonarla». Così, per la preoccupazione di non poter dare nulla da mangiare ai bambini, la mamma blocca il cammino e riesce a nascondersi con la famiglia in un piccolo anfratto della montagna, aspettando di capire se è possibile tornare indietro per salvare la mucca.
Ma a un certo punto passa una pattuglia di soldati tedeschi e li scopre: «La mamma mi aveva detto di alzare le mani, io ci rivedo un po' l’immagine del bambino ebreo del ghetto di Varsavia. Ci hanno preso ma non ci hanno ammazzati subito, ci portavano sul sentiero verso la chiesa».
I sentieri di montagna che portano a Sant’Anna sono costeggiati da grandi castagni. Così per terra si trovano tanti ricci e rovi, dolorosi per i prigionieri in cammino. Soprattutto dei bimbi come Enio, usciti di casa scalzi. «Lungo il cammino - racconta Enio – ci hanno affidato a un solo soldato: giovanissimo, sì e no diciottenne. Quando nessuno ci vedeva più, ha iniziato a parlarci in tedesco. Non lo capivamo, però ci faceva dei gesti molto precisi. “Schnell, schnell, schnell” e ci faceva segno di tornare indietro, mentre lui sparava in aria. Così ci ha salvati». Per molte settimane vissero nascosti in una grotta, terrorizzati del ritorno dei nazisti, e Enio ricorda perfettamente l’arrivo dei soldati americani.

Monumento Ossario dedicato al ricordo delle vittime della strage© Hpschaefer CC 3.0


Il suo racconto è durato più di due ore, dopo averci spiegato come la sua famiglia si è salvata, ci ha parlato dei giochi che faceva da bambino, degli incubi che ha avuto per anni e anni, degli sforzi fatti da lui e da tanti altri sopravvissuti per tenere viva la memoria dell’eccidio. È un incontro che ci ha arricchito, emozionato, ma ha anche posto tanti interrogativi a cui volevamo dare risposta.
Questa prima intervista a Enio Mancini è di fatto l’inizio del nostro viaggio. Un percorso che ci ha fatto conoscere altri superstiti come Mario Marsili e le sorelle Adele e Siria Pardini, che ci ha portato fino a Roma per ascoltare il procuratore militare Marco De Paolis, colui che ha istruito i processi e condannato i responsabili della strage. Un turbinio di voci e idee differenti che in un anno ha dato vita al nostro podcast: “Cenere - Le voci dell’eccidio dimenticato di Sant’Anna di Stazzema” che si può ascoltare da ieri su tutte le piattaforme audio gratuite.
* Luca D'Alessandro fa parte dell'agenzia Capo Verso, formata da giornalisti, grafici, web designer. Nel 2023 a Capo Verso si è affiancata una nuova realtà, Modisfera. Il podcast “Cenere – Le voci dell’eccidio dimenticato di Sant’Anna di Stazzema” è la prima produzione indipendente in questo nuovo ambito di Modisfera e curata da Capo Verso.

8.8.24

Corpi perfetti o corpi distrutti ? ., tuffo a zero punti dal trampolino da 3 metri per la statunitense Gibson




La ginnasta cinese Yihan Zhang ha fatto una brutta caduta durante la sua prova alle parallele asimmetriche (Dan Mullan/Getty Images)

Siamo abituati a pensare ai corpi di atlete e atleti come alla massima espressione di salute, soprattutto in alcuni sport, al punto che spesso ci dimentichiamo quanto in realtà possano essere acciaccati, e fin da un'età molto giovane. Per gli sport di lotta forse questo discorso stupisce meno, visto che “prendere botte” fa parte del gioco, ma ce ne sono molti altri dove di botte se ne prendono parecchie – anche se non da un'altra persona – e dove legamenti strappati, spalle lussate e caviglie slogate sono all'ordine del giorno.
Per molti atleti d'élite convivere con viti metalliche e placche di titanio nel corpo è piuttosto normale, così come aver subìto diversi interventi chirurgici prima dei trent'anni. In certi sport questa contraddizione tra l'immagine del corpo perfetto grazie allo sport e un corpo in realtà rovinato a causa dello sport è particolarmente evidente, per esempio nella ginnastica artistica: in una normale giornata di allenamento nel migliore dei casi si cade diverse volte e ci si procurano molti lividi.
Solo per fare alcuni esempi, necessariamente non esaustivi: la ginnasta italiana Manila Esposito lunedì ha vinto il suo bronzo alla trave e ha fatto la finale del corpo libero con un infortunio alla caviglia, e nessuno ne era particolarmente stupito. Ieri l'etiope Lamecha Girma, che detiene il record del mondo nei 3000 siepi, è caduto rovinosamente saltando un ostacolo durante la finale della specialità e ha perso conoscenza (ora sta bene). Qualche giorno prima un suo collega era uscito dalla sua batteria in sedia a rotelle, e senza che si fosse apparentemente infortunato in qualche modo. La ciclista di BMX colombiana Mariana Pajón, 32 anni, ha detto al New York Times di aver avuto fin qui 25 fratture, di avere 12 viti in corpo e di aver subìto 8 interventi chirurgici e innumerevoli lacerazioni di legamenti e tendini. Ma anche lui dev'essersi fatto malino.
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L'hanno presa bene
Diversamente rispetto all'Italia, in Francia la pallamano è uno sport molto popolare, e le due nazionali sono entrambe molto forti: quella maschile nelle ultime quattro edizioni delle Olimpiadi ha vinto tre ori e un argento; quella femminile ha vinto l'oro e l'argento nelle ultime due. Entrambe arrivavano a questi Giochi da ori olimpici in carica, e potete immaginare quanto i francesi ci tenessero a confermare il primato nelle Olimpiadi di casa, a Parigi.
Ieri però la nazionale maschile ha perso ai quarti di finale contro la Germania, e in un modo un po' sfortunato: a 6 secondi dalla fine la Francia stava vincendo di un gol, ma uno dei suoi giocatori, Dika Mem, ha sbagliato un passaggio facile e ha dato la palla a un avversario, che ha pareggiato. Ai supplementari poi ha vinto la Germania.

I giornali francesi, in un modo non proprio sportivo, se la sono presa moltissimo con Mem, facendo ampie analisi del suo errore: L'Équipe ha scritto la «storia di un passaggio sbagliato», Le Parisien della «incomprensibile palla persa all'origine dell'eliminazione», 20 Minutes ha fatto un approfondimento intitolato «immagine per immagine, decifriamo l'azione fatale». Persino un giornale moderato come Le Monde non si è distinto in meglio: ha scritto un articolo in cui descrive quegli errori sportivi che diventano talmente famosi da prendere il nome della persona che li ha commessi. Poi dice: «Non lo auguriamo a Dika Mem». Certo che no.

La disperazione di Dika Mem (AP Photo/Brian Inganga)




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TUFFO DA 0 PER GIBSON E CHE BOTTA 🤯🤯🤯 Inizia nel peggiore dei modi la gara di tuffi dal trampolino da 3 metri per la statunitense Gibson



«Sono nonna di quattro nipoti, ma non faccio loro nessun regalo: i giochi vengono subito buttati via. Ma ho avuto un'idea investire una somma di denaro in un conto di risparmio che consegnerà loro quando si diplomeranno.

«Quanti regali sono? Trentasei? Ma l'anno scorso erano trentasette!». A una nonna dell'Ohio (USA) deve esserle venuta in mente ques...