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12.4.08

Senza titolo 428


              
l’atmosfera sociale è quella di una città assediata… E allo stesso tempo la consapevolezza di essere in guerra, e perciò in pericolo, fa sì che il trasferimento di tutto il potere a una piccola casta sembri la naturale, inevitabile condizione di sopravvivenza.
Non importa che la guerra stia davvero avvenendo, e, poiché nessuna vittoria decisiva è possibile, non importa che la guerra stia andando male. Tutto quel che serve è che uno stato di guerra esista.

                             
George Orwell, 1984




 FA RIFLETTERE L’ANALISI DEL RICERCATORE PINO CABRAS
                      UN LIBRO ESORCIZZA LE PAURE MONDIALI



Stimolante, informato, arguto. Ma anche: militante, schierato, decisamente di parte. È il libro di Pino Cabras uno che   <<  Guarda oltre queste mura...oltre la guerra e la paura!(..)  la voce di chi ancora resiste  >> ( cit Oltre la  guerra e la paura  dei Modena city Ramblers   puo andare  qui chi vuole il testo )  Il titolo spiega già l’argomento del lavoro: Strategia per una guerra mondiale”,( copertina  a sininistra )  appena pubblicato dalla casa editrice Aisàra di Cagliari.
Quasi duecento pagine per una riflessione “sulla paura che governa gli animi in questi ultimi anni” aggiunge Cabras, “su quanto è accaduto nel mondo dall’attentato alle Torri dell’11 settembre 2001 all’assassinio di Benazhir Bhutto”, la donna leader candidata alla presidenza del Pakistan.
Una strategia occulta, quella che intravede il ricercatore cagliaritano: “Ho messo insieme i fili individuati sui media internazionali con un paio d’anni di ricerca - prosegue Cabras, cheha già pubblicato un saggio su “Balducci e Berlinguer, il principio della speranza”“La stampa “mainstream” europea e americana testimonia accuratamente di come si sia voluto creare artificialmente un clima di pauranel mondo” puntualizza. Clima di tensione che sarebbe strumentale alle guerre di conquista decise dall’amministrazione Bush.
“La paura del terrorismo - prosegue il ricercatore - è l’alibi dietro cui alcuni settori del governo Usa intendono stabilire un nuovo ordine mondiale.La demonizzazione , senza per  questo  assolverlo o giustificarlo  del dittatore Saddam Hussein è servita a giustificare le due guerre del Golfo. E oggi, con gli stessi strumenti di dieci anni fa, ci si prepara ad attaccare anche l’Iran” come  puntualizza Cabras.
La ricerca del volume non è priva di una sua acutezza. Anche se sfrutta gli stessi argomenti  già  noti  e  utilizzati dal regista Michael Moore, nei suoi popolari “docufilm”, e in fondo le stesse argomentazioni sui “persuasori occulti” dei media che quarant’anni fa aveva evidenziato il sociologo Vance Packard. Niente di nuovo, dunque,infatti  se ne  sente parlare  spesso  , in quanto viene demonizzato e  messo in ridicolo  e quindi passano  come  potesi di folli o  visionari  o dietrologici   da  parte  dei fautori  della  guerra   a senso unico al terrorismo  ovvero coloro  che  celebrano  ampollosamente  l'11  settembre o  l'11 novembre    guardando solo la pagliuzza  ( il terrorismo  fondamentalista  )   nell'occhio del  tuo vicino  ma  senza  guardare  la  trave  ( le  cause   che  l'hanno creato  e  fanno si che ancora  esiste  )  nel loro  occhio  . 
Inoltre l'autore    del libro  non demorde: “ In alcuni casi, questo progetto di dominio mondiale non ha nemmeno bisogno di giustificarsi. È evidente, sotto gli occhi di chi ha l’attenzione per poterlo vedere”    cioè che non manda il cervello in cassa integrazione  <<  prendendo per   buone le  verità della  televisione  >> e  provano <<    pure a credevi assolti  siete lo stesso coinvolti.>> (  cit  canzone del maggio  di Fabrizio  De  Andrè qui il testo della  canzone in questione  )      

Pino Cabras: “Strategie per una guerra mondiale. Dall’11 settembre al delitto Bhutto” pagine . 360  €14,50  Aìsara editrice, 2008.

info vendita e distribuzione libro:
http://www.aisara.eu/
blog  e  contatto autore:
http://pino-cabras.blogspot.com/
pinocabras@yahoo.it








Per  chi volesse  approfondire   tale  argomento  ecco una serie  di siti  pro   tesi autore  e contro  tesi autore   a voi decidere   con chi  schierarvi  ovvero  decidere se  stare  : << dalla parte  di chi  ruba nei supermercati o  gli ha costruiti rubando >> ( Francesco de Gregori )







28.3.08

Senza titolo 375





da  sito  gemello  www.censurati.it  ricevo  e pubblico  volentieri 




Abbiamo creato una Petizione [ per firmare  la petizione in questione   http://www.censurati.it/voxpeople/arciere/ oppure cliccare   vi ci porta direttamente , il banner  sotto   ] perchè stare vicini a un combattente a vittoria finita è da codardi. Un esercito di straccioni e di sognatori, non si piega con queste intimidazioni di palazzo.






Firma la petizione anche tu e  diffondila  più che puoi 



petizione


 


Ecco  il testo


estratto dell'ordinanza
"…per Ravera ci si trova di fronte a un'unica spericolata manovra compiuta una volta saggiato il terreno dal quale poteva scaturire un'operazione che AVREBBE POTUTOIN TERMINI DI IMMAGINE E DI CARRIERA".
FRUTTARE UN RICONOSCIMENTO RILEVANTE




Al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano









Tempo fa, si parlava dell'impossibile cattura del boss di Cosa Nostra. Latitante per decenni, fu affidata alla squadra di Ultimo la sua cattura.
Dopo tre mesi di estenuante lavoro e di sacrifici, l'impresa riuscì. In tanti sono stati a sollevare dubbi su Ultimo, ma nessuno ha sollevato dubbi su chi per decine di anni, non ha neanche tentato la ricerca del pericoloso latitante. Questo, si sa, è lo Stato che premia "chi non fa", e punisce "chi fa" il proprio dovere.
A distanza di 15 anni il fatto si ripete. Avviene un furto dall'entità colossale. Nessuno trova la refurtiva. Ci riesce un semplice maresciallo, che trova anche qualcosa in più di quello che era stato trafugato. Medaglia al valore? Negativo! Una meritata punizione. Arrestato per aver "tentato un'estorsione". Nessuno ha voluto ascoltare le dichiarazioni del maresciallo, che non aspettava altro che essere ascoltato da un pm. Si è preferito passare direttamente al rinvio a giudizio. Così come è avvenuto per UItimo, adesso è il suo turno. In tanti ci chiediamo come mai in privato non è stato possibile spiegare come sono andate le cose (anche perchè nulla è stato fatto senza il consenso della Procura).
Ci chiediamo se sia di utilità a Cosa Nostra, più che a un tribunale italiano, sapere il modus operandi di questi uomini, che uno per uno sono stati puniti, umiliati, processati. Se dubbi vi sono stati, sarebbe bastato ricevere il maresciallo Ravera (nome ormai pubblico) e ascoltare le sue spiegazioni, più che rendere note le tecniche investigative.
Pensiamo che questa operazione voglia essere un deterrente verso le persone che combattono contro la criminalità organizzata.
La chiarezza e la trasparenza ci sarebbero state comunque, senza portare in tribunale e di dominio "pubblico a TUTTI" le tecniche investigative usate, oltre che le generalità di chi ha combattuto Cosa Nostra in modo serio e non per apparire in talk show, ma per dovere morale.
Chiediamo che al più presto venga fatta luce sull'accaduto, con la certezza assoluta della totale estraneità dei fatti di cui è accusato "Arciere", ma chiediamo anche che si cominci a indagare su chi sta facendo un favore a Cosa Nostra con queste operazioni punitive, atte solo a mettere un mirino intorno alle persone che hanno contribuito alla cattura di Riina.



Distinti saluti




Gruppo del  Capitano Ultimo
 hanno  già aderito  all'appello 



8.3.08

Senza titolo 300


 Italia  d'oro Pierangelo Bertoli  San remo1992


Racconteranno che adesso è più facile
che la giustizia si rafforzerà
che la ragione è servire il più forte
e un calcio in culo all'umanità
Ditemi ora se tutto è mutevole
se il criminale fu chi assassinò
poi l'interesse così prepotente che conta solo chi più sterminò
Romba il potere che detta le regole
cade la voce della libertà
mentre sui conti dei lupi economici
non resta il sangue di chi pagherà
Italia d'oro frutto del lavoro cinta dall'alloro
trovati una scusa tu se lo puoi
Italia nera sotto la bandiera vecchia vivandiera te ne sbatti di noi
mangiati quel che vuoi fin quando lo potrai
tanto non paghi mai
Tutto si perde in un suono di missili
mentre altri spari risuonano già
sopra alle strade viaggiate dai deboli
la nostra guerra non si spegnerà
E torneranno a parlarci di lacrime dei risultati della povertà
delle tangenti e dei boss tutti liberi
di un'altra bomba scoppiata in città
Spero soltanto di stare tra gli uomini
che l'ignoranza non la spunterà
che smetteremo di essere complici
che cambieremo chi deciderà
Italia d'oro frutto del lavoro cinta dall'alloro
trovati una scusa tu se lo puoi
Italia nera sotto la bandiera vecchia vivandiera te ne sbatti di noi
mangiati quel che vuoi fin quando lo potrai
tanto non paghi mai
Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta



 

Da: antanz1967 La mia homepage: http://antanz1967.splinder.com Il mio profilo Contattami Blocca questo utente
Oggetto: sciopero dei blogger
Data: 8 Marzo, 2008 - 01:52




ciao lunedì 10 marzo c'è lo sciopero dei blogger guarda questo link per saperne di piu'
http://blog.libero.it/charlye1957/
se aderisci pubblicizza l'iniziativa
ciaoooooooooooo

 Aderisco  molto volentieri



Lunedi e  martedi  10 e 11  c.m  non  scrivero e non controllerò questo  blog  in quanto  insieme  a d altri siti  trovate  l'elenco sotto   adrerisco  allo sciopero del blog   per   le morti bianche 


http://blog.libero.it/charlye1957/
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http://blog.libero.it/AscoltaNapoli/
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http://blog.libero.it/ChiefBromden/
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http://blog.libero.it/estiavesta2/
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http://blog.libero.it/VOMIWORLD/
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http://blog.libero.it/LAPROVINCIA/
* http://blog.libero.it/LATINOAMERICANA/
* http://blog.libero.it/spreco/
* http://blog.libero.it/RELATIVAmente/
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http://blog.libero.it/ernestoguevara/
* http://blog.libero.it/SpaziMmensi/
* http://blog.libero.it/SICUREZZALAVORO/
* http://blog.libero.it/tumultuosamente/
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* http://blog.libero.it/demcoamb/
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http://blog.libero.it/ilgabbianoJL/
* http://blog.libero.it/brida/
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http://blog.libero.it/kendra/
* http://blog.libero.it/Iosocarmela/
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http://blog.libero.it/olimpiquenessuno 




23.12.07

intervista esclusiva parte 2 agli autori del la società sparente parte 2







Ila  mia  intervista  a  gli autori  de " la  società sparente  si  conclude  dopo l'intervista  ad  Emiliano Morrone  (  qui il testo )   ntervista allo scrittore Francesco Saverio Alessio coautore con il giornalista Emiliano Morrone del libro La società sparente, prefazione di Gianni Vattimo, Neftasia Editore, Pesaro 2007.



Chiedo umilmente scusa per il ritardo con il quale ho risposto. Nelle ultime settimane ho dovuto affrontare e risolvere molti seri problemi di "pressione ambientale".



Francesco Saverio Alessio










[...] E incrociando ancora le dimensioni tormentate della Calabria mi impegno ad inaugurare - o a restaurare - idee, fantasie, pratiche che forse a nulla e a nessuno serviranno, ma che mi sottraggono al fascino immemore dell'agnosia e infrangono un silenzio intollerabile.



Chiosa del saggio di Salvatore Inglese "L'inquieta alleanza fra psicopatologia ed antropologia (ricordi e riflessioni da un'esperienza sul campo)", tratto da I fogli di Oriss, n° 1, 1993 poi in edizione tascabile, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore 1995 - Il saggio tenta di descrivere il senso pluriverso di un itinerario conoscitivo costruito sulla pratica assistenziale svolta dal dott. Inglese in qualità di direttore del Centro di salute mentale per il territorio di San Giovanni in Fiore (allora U.S.L. 13 poi U.S.S.L. 5 - Regione Calabria) dal 1982 al 1992. Il vertice di osservazione del saggio del dott. Inglese è quello della clinica psichiatrica, ovvero il punto in cui l'individuo versa in uno stato di sofferenza radicale.






1) Il motivo che vi ha spinto a mettere per iscritto la situazione della vostra terra?






















Innanzitutto l'impulso a reagire e ribellarsi alla solitudine e alla paura prodotte dal silenzio assordante dell'omertà che costringe le persone a richiudersi in se stesse o a fuggire !
Quest'impulso prende le mosse dalla consapevolezza della propria identità culturale, politica, spirituale, un'identità conquistata a dispetto di persecuzioni e di disagi di ogni tipo. Qui parliamo di un'
autonomia conquistata con forza e determinazione in un ambiente dove non si conosce la libertà, di una volontà perseguita con costanza d'uscita dallo stato di minorità nonostante le obbligate emigrazioni, reali e virtuali, i successivi ritorni, le nuove partenze.
C'è anche il bisogno di risolvere, almeno in parte, quella curiosità inarrestabile, tipica di
colui che cerca (nella letteratura tedesca Hermann Hesse scrive: der suchende), indirizzata sia all'analisi del se, che dell'altro, che dell'ambiente. Questa analisi avviata da anni, da me e da Emiliano Morrone, con un lavoro, che direttamente o indirettamente, ha visto coinvolte non solo le nostre energie ma anche quelle di altre persone, fra gli altri Gianni Vattimo, Alfonso Maurizio Iacono, Giacomo Marramao, Derrick de Kerckhove, Michele Borrelli, Marisa Maida Caracciolo, Alan Gregg, Francesca Caputo, Angela Napoli, Claudio Pirillo, Carmelo Dotolo, don Battista Cimino, Mauro Piola, Alfredo Fedrico, Michele Lacava, Pasquale Biafora, Mauro Francesco Minervino, Federico La Sala, Alberto Martinengo, Santiago Zabala. Un infinito Grazie! Per la loro disponibilità, attenzione e competenza, molte iniziative internazionali da noi avviate come emigrati.it, campagna, iniziata nel 2003, di informazione e formazione web sull'emigrazione italiana, come il I ed il II Festival internazionale della filosofia in Sila, o come il Laboratorio di produzione culturale la Voce di Fiore, la collaborazione con la rivista Topologik, la collaborazione con la Scuola di lingue straniere Oxford Teaching, la collaborazione con l'Istituto Superiore Calabrese di Politiche Internazionali, hanno avuto esiti e sviluppi positivi nel processo di emancipazione ed internazionalizzazione della Calabria, e nella presa di coscienza di molti cittadini ed emigrati sullo stato delle cose e dell'essere nella nostra terra.
Un'altro motivo è la convinzione, anzi la fede, sia per me che per Emiliano Morrone, nell'efficacia del dialogo, nell'efficacia dell'azione positiva che segue una strategia volta alla realizzazione della pace nel mondo e del benessere di tutta l'umanità. L'emancipazione della società e il miglioramento dell'ambiente sono legati indissolubilmente alla propria rivoluzione personale; rivoluzione che si esplica anche attraverso la chiara denuncia di malefatte e malfattori. Quell'atteggiamento nella fede volta alla creazione di valore per l'umanità, un atteggiamento volitivo e storicizzato nelle azioni quotidiane che ritroviamo sia nella filosofia buddista di Nichiren Daishonin (1222/1282) nel XIII secolo in Giappone, sia, pochi decenni prima, nel messaggio cristiano dell'
utopia della giustizia di Gioacchino da Fiore (1130/1202), evocato da Gianni Vattimo nella sua particolarissima interpretazione dell'escatologia florense: [...] dell'utopia della giustizia di Gioacchino da Fiore mi ha sempre affascinato l'apertura a una possibilità.
Quando l'ambiente ti opprime richiudersi in se stessi o fuggire non rimuoverà la causa dell'oppressione; è molto meglio reagire inseguendo un'utopia. Se noi ci fossimo sottomessi nel linguaggio e nei modi già anni fà, non credo avremmo avuto molta gioia di vivere. Non credo avremmo goduto - anche senza problemi di lavoro e con un cospicuo conto in banca, frutto della nostra cessione ad altri del nostro diritto di espressione e della nostra autonomia - delle desolate lande dello spirito rappresentate in Calabria dalla tetra cultura politico-ndranghetistica.
Sotto la luce accecante e spietata del Sud, la classe dei corrotti, la nuova aristocrazia imperiale
glocalabrese, per arricchirsi indebitamente continua a produrre la trasformazione di beni e fondi pubblici, in beni e fondi del malaffare. Molti fondi pubblici sottratti, grazie a tutto un sistema di scambi e convivenze fra politici ed esponenti delle famiglie della 'ndrangheta, servono al finanziamento del traffico internazionale degli stupefacenti, delle armi, dei rifiuti tossici, a favorire manovre di riciclaggio e di esportazione di capitale. Tutto questo SISTEMA intrecciato fra la Calabria, Roma ed il mondo intero, dai paesi dell'Est al Medio Oriente, dall'Africa alla Colombia, da San Marino alla Svizzera, da politica, massoneria, 'ndrangheta, servizi segreti, magistratura omologata e vari infiltrati in posti chiave dello Stato permea in modo capillare ogni forma di economia ed ha come fine, e, contemporaneamente come punto di partenza, il controllo assoluto del voto, il controllo della libera espressione, persino il controllo del privato dei cittadini calabresi. Questo modo di condurre la cosa pubblica inesorabilmente si sta estendendo a tutto il Paese, è per questo che tutti gli italiani dovrebbero intervenire nel dibattito riguardante la Calabria.
Da questa pressione da
quarto potere sgorgano comunque numerosi i tragici appelli e le denunce di parlamentari e membri della Commissione nazionale antimafia, di magistrati, di giornalisti, di associazioni e liberi cittadini, di tutta la società civile, riguardo ad episodi e accadimenti segnati dalla mancanza assoluta del rispetto della Costituzione. Tutto questo è ipocritamente ed omertosamente misconosciuto dai rappresentanti nazionali dei partiti di destra, di sinistra e di centro (?) poichè molti di questi signori, con il controlllo matematico e mafioso dei voti al Sud si assicurano le loro poltrone a Roma da dove favoriscono gli affari del potere economico a discapito della popolazione.
Fra gli infiniti risultati negativi di un tale andamento della gestione politica ed amministrativa si manifestano: un'impoverimento generale della Calabria e del Paese, un'emigrazione inarrestabile con conseguente spreco di risorse umane, e poi: solitudine, psicopatologie, disperazione, infelicità, morte. Noi crediamo che il nostro libro possa essere da stimolo a chi ha l'urlo di rabbia nello stomaco ma non riesce a tirarlo fuori, bloccato dal tappo del silenzio e dell'omertà ambientale. Un'urlo indirizzato positivamente, strategicamente misurato, articolato in parole comprensibili a tutti gli altri, e che, con dinamiche partecipative di iniziativa popolare e democratica, possa ribaltare una situazione che è ormai diventata una tirannia di superiore ed eterna investitura divina. Da parte di una classe politica così corrotta e compromessa direttamente con la 'ndrangheta, i calabresi subiscono una vasta messe di minacce, abusi, ricatti e ingiustizie.
Il principale rammarico è la consapevolezza delle nostre antichissime e preziosissime origini, nel sangue e nella storia, nei segni somatici e in quelli artistici, nell'architettura e nella letteratura; la consapevolezza che il nostro pensiero si è sviluppato grazie all'influenza della presenza di Pitagora, di Gioacchino da Fiore, di Tommaso Campanella, Bernardino Telesio, Mattia Preti, dei segni della cultura greca, bizantina, di quella araba, di quella normanna. Quando leggo la descrizione del tempio dorico offerta da Martin Heidegger, dove addirittura il grande pensatore tedesco formula l'ipotesi che sia l'immobilità e l'assoluta astrazione del tempio a dar vita al frangersi dei flutti, allo scorrere delle nuvole, al soffio dei venti, persino alla luce del sole e della luna, visualizzo immediatamente i ruderi del Santuario di Hera Lacinia a Capo Colonna, Crotone, e immagino Heidegger con lo sguardo indirizzato verso lo stesso luogo, i suoi occhi traguardando attraverso un'infinita lontananza il lembo di terra più orientale della Magna Grecia.
Noi crediamo, io ed Emiliano Morrone, insieme agli emigrati presenti nel dibattito e nel dialogo favorito da Internet, insieme alla rete globale della quale facciamo parte, che sia possibile rimuovere il cancro di quella massoneria che cuce e ricuce i rapporti fra politica, 'ndrangheta e servizi segreti, soprattutto attraverso la conformazione di una cultura della consapevolezza della propria identità ed autonomia esplicata come contributo nello sviluppo del progresso sociale. Cultura civica e della legalità, consapevolezza della necessità del rispetto delle libertà costituzionali abitualmente calpestate in Calabria, cultura volta al riformarsi di un'identità culturale del calabrese, identità oggi disintegrata da una politica indecente di distruzione dei segni tradizionali che ci rappresentano, di assistenzialismo ad oltranza e di costrizione alla fuga di massa. C'è l'impellente e definitivo bisogno di sostituire nella ierofania del Calabrese la proiezione di quello che si può definire
"il mito della terza figura". Come è scritto nella nota n. 1 a pag. 31 de La società sparente: Caratteristica principale di tale forma di pensiero è la convinzione diffusa della necessità di un mediatore per la risoluzione di qualsiasi pratica, lecita o illecita. Il ricorso a una terza figura, in Calabria, può spiegarsi con l'assoluta dipendenza dalla politica, nonostante l'art. 51, comma 2, della legge 142/1990 abbia separato, nel governo della cosa pubblica, "poteri di indirizzo e gestione amministrativa".
Un popolo senza memoria non può decidere il proprio destino. Parte del nostro lavoro è teso verso la costruzione di un'identità da difendere e da far rispettare in contrapposizione al mito del grigio accondiscendente omertoso anonimato complice di tutte le rovine calabresi.
I libri spesso obbligano a riflettere. Li si posa sul comodino, sulla scrivania, sulla mensola del bagno, li si legge, spesso li si rilegge, ci si ricorda di loro, di quella porzione di interpretazione della realtà umana che ci hanno trasmesso. I libri, in quest'epoca di consumo delle notizie e di
naturalizzazione della corruzione politica e del dominio mafioso delle coscienze, documentano, descrivono, illustrano, illuminano, emozionano, compongono la storia. I libri offrono l'apertura a una possibilità.






2) avete ricevuto pressioni o minacce durante la pubblicazione oppure solo dopo ?





Personalmente fui già minacciato nel 1978, quando ero redattore di GNIKS. Allora le minacce si esplicarono in forti pressioni sui familiari, non solo miei, ma di tutti i redattori, in minacce di querele, e in alcune altre minacce sottili, tipicamente mafiose. GNIKS era un mensile ciclostilato di satira, politica e cultura diretto prima da Antonio Citrigno, giornalista di Cosenza, e poi, dopo le minacce, come nuovo GNIKS, da Paolo Cinanni, autore tra altri libri di Emigrazione e imperialismo, Editori Riuniti, Roma 1968, 1971, 1975, fra le fonti più influenti nell'analisi dell'emigrazione calabrese operata con il nostro libro. Cinanni, politico e uomo di cultura calabrese nato a Gerace il 25 gennaio 1916 e morto a Roma il 18 aprile del 1988, ebbe per maestro, a Torino negli anni trenta, Cesare Pavese e per compagni Ludovico Geymonat, Leone Ginzburg, Luigi Capriolo, Elvira Pajetta, Giovanni Barale. Cinanni protesse con forza la libera espressione delle persone che scrivevano per nuovo GNIKS al punto di non voler leggere le bozze ma solo il mensile stampato e già in edicola: dimostrando la massima fiducia verso un gruppo di giovani tutto sommato molto attivi e rivoluzionari, e si parla della fine degli anni settanta, cioè dell'epoca degli "anni di piombo".
Questo per dire che, a parte vari problemi insorti sin dall'inizio e poi amplificatisi per tutto il corso della collaborazione con Emiliano Morrone iniziata nell'autunno 2003 - problemi che hanno assunto la forma della desertificazione delle possibilità lavorative, di intralci burocratici di ogni tipo, di cause perse con sentenze assurde, di minacce di morte, di maldicenze e dicerie che conducono all'isolamento - avevo già un'antica esperienza delle strategie usate dalla politica, in simbiosi con il potere economico e mafioso, al fine di ottenere l'omologazione del pensiero ed il dominio delle coscienze in Calabria. Allora la risolsi con la fuga di dieci anni a Napoli, in un altro luogo segnato comunque dalla presenza della
camorra, o del sistema, come si chiama da quelle parti. L'attuale esperienza con Emiliano Morrone è più entusiasmante, perchè a differenza di allora non sono rimasto solo, poi per la diversa coscienza che in trent'anni ho avuto il tempo di cristallizzare e proteggere con determinazione, e per l'approccio meno individualistico di allora che ho con l'arte, con la letteratura, con le persone.
Dopo l'uscita del libro si stanno moltiplicando le forme e i modi delle pressioni, a volte in modo molto fantasioso, comunque di puro stampo mafioso. Nel dispregio più assoluto della Costituzione Repubblicana stiamo subendo una gravissima, totale e continuata violazione della libertà d'espressione e del diritto alla riservatezza sul privato: vignette offensive, minacce scritte e verbali, pressioni su librai e giornalai, su gestori di sale pubbliche, su dirigenti scolastici e amministrativi, richieste di sequestro del libro, pressioni su amici, su conoscenti, su sconosciuti, e poi silenzio! Silenzio riguardo a quello che stiamo vivendo da parte delle istituzioni, della rai e della tv regionale e in parte della stampa (locale). Sull'altro piatto della bilancia la solidarietà e l'appoggio del Comitato pro-De Magistris, di Ammazzateci Tutti, Giovanni e Aldo Pecora, Rete per la Calabria, Angela Napoli, Calabrialibre, Giorgio Durante, Francesco Precenzano, Gens, Rosanna Scopelliti, Sonia Alfano, Salvatore Borsellino, Gianni Vattimo, Marco Travaglio, Franco Abruzzo, Nazione Indiana, del tuo blog, caro
Giuseppe Scano, di un'infinità di giornalisti e di siti web e di altri blog, le interviste radio di GR 2, Radio News 24, Rainn, della gente comune che per strada, qui a San Giovanni in Fiore dove fra una presentazione del libro e l'altra a volte risiedo, mi ferma e mi ringrazia con emozione per avergli fornito le parole che non ha o che non è abituata ad esprimere.



3) se foste ministro dell'interno o della giustizia qual'è la cosa più urgente che fareste per tagliare i tentacoli della mafia?




Una riforma sostanziale della Giustizia, con come punti principali: la riduzione dei tempi di svolgimento dei tre gradi di giudizio con un aumento del numero di magistrati, di tribunali e delle procure; l'estensione a dieci anni, per alcuni reati, in particolare di quelli legati all'amministrazione pubblica, del periodo dopo il quale tali reati vadano in prescrizione. Già con queste due operazioni sui tempi della Giustizia molti di questi intelligentoni come li chiamo io, o furbetti, come li chiama Marco Travaglio, non si sentirebbero più assolutamente impuniti come si sentono oggi.
Poi, cultura della legalità in tutte le scuole di ogni ordine e grado; controllo rigoroso dei concorsi pubblici; cancellazione delle norme sul controllo politico della magistratura; abolizione della normativa che genera precariato e lavoro nero; leggi che portino al finanziamento di progetti per l'imprenditoria giovanile solo in base alla loro effettiva capacità produttiva; cessazione dell'assistenza a fondo perduto; introduzione di regole che impediscano l'aggiudicazione di appalti a imprese della mafia; assoluta liberalizzazione di tutti i tipi di droga, per sottrarne il mercato alla criminalità ed ai suoi complici nello Stato, per avere una misura effettiva della loro diffusione, per un controllo più ampio ed umano delle tossicodipendenze, inoltre regioni come la Calabria potrebbero svilupparsi economicamente ed emanciparsi producendo canapa, sia italiana che indiana, e tutti i loro derivati, come del resto in altri Paesi dell'Europa già accade; proibizione della candidatura a politici collusi o sospetti; re-distribuzione delle risorse economiche attraverso il sequestro di beni e patrimoni dei mafiosi e ancora tramite la riduzione immediata ad un quarto degli attuali costi della politica e l'eliminazione retroattiva delle pensioni di tutti i politici di tutte le taglie e di tutti i tempi. Non si può avere come oggi un'Italia divisa in ricchissimi e poverissimi, in casta degli intoccabili e ciandala, non c'è nessuna possibilità di emancipazione in una società di questo tipo. Spesso è una vergogna per me essere italiano; dopo l'esperienza del
fascismo, quella degli "anni di piombo" e poi quella di tangentopoli avremmo dovuto imparare qualcosa in più sulla democrazia, ma a quanto dimostrano i fatti concreti non è così, viviamo in una dittatura dell'informazione e dell'economia e quasi nessuno dei cittadini si ribella, quasi nessuno ha il coraggio di uscire dal suo stato di minorità e di dipendenza per conquistarsi l'autonomia.






7) il vostro libro che è sulla scia di “Gomorra” di Roberto Saviano, un’indagine a tutto campo sul binomio politica-’ndrangheta, una denuncia nominativa, diretta e spietata che parte dalla descrizione di logiche clientelari e anomale operazioni elettorali anche a San Giovanni in Fiore da più fastidio perchè tenete vivo il lavoro di De Magistris o perchè riporta anche se con le dovute distinzioni deontologiche quelle che sono voci?







L'origine del libro risale a quasi cinque anni fà, all'avvio della collaborazione fra me ed Emiliano Morrone, con i siti emigrati.it, emigrati.org, lavocedifiore.org, con attività culturali di vario tipo sul territorio e con l'avvio del movimento politico "Vattimo per la città"; con il nostro libro si cerca di individuare un metodo di risoluzione del problema dell'espansione del potere della criminalità organizzata ormai quasi completamente istituzionalizzata, e anche se questo metodo può essere definito utopico, al contrario indica una pratica, cioè la disciplina nel rispetto di se stessi e degli altri, che è l'unico metodo per opporsi alla paura ed al terrore imposti al cittadino dalla 'ndrangheta, dalla politica privatizzata, dalla massoneria che le collega.
In qualche modo c'è un'affinità con il libro di Saviano, e anche con le indagini di pm come Luigi De Magistris, Pier Paolo Bruni, Luigi Gratteri, che analogamente a Saviano dimostrano come la criminalità organizzata, in Calabria, in Campania, in Sicilia, non si interessa solo del traffico internazionale di stupefacenti, ma è interessata in particolar modo ad un uso privato del potere pubblico, volto a derubare le casse impinguate di soldi dell'Unione Europea per le aree depresse. La malavita è entrata in ogni angolo dell'economia. Naturalmente, loro, i massoni, politici e 'ndraghetosi, uomini di stato e uomini di chiesa, devono essere liberi di fare quello che vogliono ed è per questo che hanno bisogno di un popolo sbandato, semidisperso, privo di identità e di qualsiasi capacità aggregativa, di qualsiasi spinta imprenditoriale o creativa o poetica. Tutto questo si può combattere solo con la cultura. Cultura del sociale, del bello, del dialogo e del confronto, della preziosità delle diversità, della comune missione al miglioramento di se stessi e della società. Quindi credo che il nostro libro dia fastidio per una infinità di motivi diversi. La cosa più fastidiosa per gli ipocriti ed i corrotti resta sempre e comunque la verità, e, a giudicare dalle ripercussioni che ha provocato, evidentemente, il nostro libro dice il vero.






8) secondo voi la forma più efficace per parlare di mafia anzi mafie è quella del saggio o quella letteraria?






Secondo me non c'è una forma più efficace di un'altra se il fine che ci si propone è chiaro e l'espressione avvincente, si tratta di modalità e di forme diverse di linguaggio, di utilizzo della parola. L'importante è comunque usare le parole, magari insieme ad altre forme espressive, per arricchire i punti di vista ed così incrementare le possibilità di risoluzione del problema. Il nostro libro indica che la parola ed il discorso hanno più forza di un urlo incontrollato nello spezzare il silenzio, in quanto la parola, il discorso, sono comprensibili a molti mentre l'urlo non è comprensibile a tutti. Tra l'altro il testo ha diversi piani di lettura. Da un lato è un saggio politico, da un altro è quasi una ricerca sul campo di tipo antropologico, poi è un'inchiesta durata anni, ma è anche un'autobiografia di Francesco Saverio Alessio e di Emiliano Morrone, una descrizione vagamente poetica delle nostre battaglie per l'emancipazione della Calabria e del nostro amore per una terra completamente abbandonata alla barbarie.






9) come vedete le spinte di legalità provenienti da zone ad alta densità mafiosa come la Calabria? come mai non avviene lo stesso fenomeno in Sicilia?






La Sicilia ha dei gruppi ben organizzati e delle singole personalità molto attive nel campo della lotta alla criminalità organizzata insinuatasi nella politica attraverso la massoneria. Uno su tutti: Salvatore Borsellino. In Calabria, Aldo Pecora e "Ammazzateci tutti" hanno avuto anche una grande capacità di aggregazione ad altri movimenti, e una particolare abilità nella comunicazione e nella promozione delle manifestazioni e delle petizioni popolari. Da un po di tempo lottano contro strumentalizzazioni politiche e contro pressioni come ad esempio quelle di Giuseppe Bova, presidente del Consiglio regionale della Calabria, che ha operato tentativi di isolare in particolare Aldo Pecora. Per fortuna Aldo ha stoffa, coraggio ed intelligenza da vendere, e coinvolgendo anche altri riesce a tenere vivo il dibattito su molte problematiche provocate dal malaffare calabrese. Noi dobbiamo molto anche a loro.






10) qualcosa d'aggiungere o da rettificare o approfondire






Qualche riga sull'emigrazione e sull'Opera di Paolo Cinanni, importante autore, direttore responsabile di nuovo GNIKS che ho ricordato scrivendo più sopra riguardo la libertà di espressione e di stampa. Alcune scuole di pensiero, soprattutto contemporanee, vedono l'emigrazione come un necessario rimedio alla scarsità di risorse e come soluzione al male di una popolazione in eccesso. In definitiva come un effetto della povertà delle zone di partenza, quindi come risultato naturale del sottosviluppo. Con Emigrazione e imperialismo, Cinanni rigetta e confuta questa teoria, sostenendo e argomentando al contrario che invece è l'emigrazione il principale fattore di sottosviluppo. Questa tesi è supportata da scuole di pensiero anche diverse dal marxismo. Infatti, prima di Cinanni, sin dal secolo scorso, altri economisti avevano verificato come i maggiori tassi di sviluppo e di incremento del reddito si erano registrati in quei Paesi dove l'immigrazione di uomini già pronti al lavoro veniva sistematicamente accolta e incoraggiata. In questo libro, del 1968, nell'ambito degli studi riguardanti i fenomeni migratori, nei quali erano coinvolti (ancora oggi lo sono) milioni di persone dal Meridione verso il Nord, apparve per la prima volta la tematica del risarcimento in denaro agli emigrati. La stessa tesi è utilizzata, anche oggi, da Nicola Zitara, teorico del separatismo del Sud e sostenitore di una proposta di legge di iniziativa popolare sul diritto alla restituzione dei costi storici dell'emigrazione e la creazione di un grande banco meridionale. La tesi sostenuta da Cinanni e da Zitara è in sintesi questa: generalmente un essere umano impiega dai sedici ai diciotto anni per raggiungere l'età nella quale è pronto, anche legalmente, a fornire prestazioni lavorative. Impiegherà molti più anni se, prima di lavorare, deve percorrere una fase di studi universitari. Dal momento della nascita e fino al momento del primo guadagno, il giovane viene mantenuto dalla famiglia, dalla collettività di appartenenza (Comune, Provincia, Regione) e dallo Stato nazionale attraverso i servizi pubblici, scuola, sanità etc. La collettività che accoglie l'immigrato risparmia questi costi e riceve gratis una persona che è dotata della piena capacità di produrre ricchezza e valore nei vari settori, quindi l'immigrazione è un regalo che i paesi poveri fanno ai paesi ricchi. L'osservazione secondo cui sarà il giovane lavoratore, una volta occupato e pagato, a rifarsi dei costi sostenuti dalla sua famiglia e dalla collettività di origine, costituisce un luogo comune completamente falso. La formazione di un giovane è un costo netto e originario. La cosa è tanto vera che oggi la natalità meridionale - tradizionalmente molto elevata - è scesa sotto lo zero, in quanto il costo di allevamento dei figli supera le possibilità economiche dei potenziali genitori e dell'aggregato produttivo del Sud. In effetti, l'emigrazione senza ritorni economici in termini di rimesse, come quella contemporanea verso le città del Nord, dove un salario o uno stipendio sono appena sufficienti a sopravvivere, equivale a una castrazione economica. Le famiglie, dopo aver anticipato le risorse umane ed economiche occorrenti per dare muscoli, educazione e formazione al giovane, tra l'altro consumando per la maggior parte prodotti del Nord, con un'ulteriore perdita economica del territorio di appartenenza, non recuperano, nè in termini di produzione generale (Pil locale), nè in termini fiscali, i costi anticipati.






Una testimonianza sul campo sulla problematica del silenzio, dalla lettera ai colleghi del dott. Luigi De Magistris:



http://toghe.blogspot.com/2007/10/luigi-de-magistris-lettera-ai-colleghi.html



[...] A un certo punto, però, ho avvertito che stesse accadendo qualcosa di irreparabile e ho deciso di far comprendere che cosa stesse accadendo, non a Stoccolma, ma in Calabria.

Questa voglia di "rompere" il silenzio, oggi, nelle liste, è, però, dettata dal cuore, dalla volontà di ringraziare tutti i colleghi che mi hanno scritto, anche privatamente, delle parole molto belle. Ho provato delle emozioni enormi e forti, che mi rendono felice e mi appagano di tutte le sofferenze di questi anni. Farei torto a molti se citassi qualcuno, ma mi limito, nel ringraziare tutti quelli che mi hanno dimostrato affetto, a citare il documento della giunta dell'A.N.M. di Napoli, le missive dei colleghi che sono stati miei uditori, le mail di colleghi con i quali abbiamo anche avuto percorsi culturali molto differenti e anche "scontri".

Evidentemente si è compresa la "posta in gioco" e il "mio caso": sì sono divenuto un caso, che strano, e forse si è intuito che, nonostante tutto, non sono poi così "macroscopicamente inadeguato". Credo, infatti, di cercare di esercitare le funzioni con onestà, abnegazione, sacrificio e umiltà avendo nel cuore e nella mente la Costituzione Repubblicana in primo luogo. Incompatibile con un certo ambiente (anche giudiziario) forse sì, ma non con questa terra dalla quale non potrò mai più "staccarmi" atteso l'amore che tantissimi calabresi mi stanno manifestando.

Grazie.

Luigi







26.11.07

Per non dimenticare: 27 anni fa il terremoto in Irpinia

Per non dimenticare: 27 anni fa il terremoto in Irpinia










uno dei  video  del reportage di agendaoline


se  volesse  saperne  di più  e vedere altre foto  e  video oltre  questo link può   consultare  la sezione approfondimenti  presente  a  fine post  . Prima di iniziare  con iol  post  d'oggi vorrei  rispondere  a tutti\e  coloro che  mi rimproverano  perchè riporto   , facendo copia ed incolla    anzi   che mettere mie impressioni  oppure   anzi che mettere  come fà  Pino Scaccia  gli url dell'articlo  citato  .
!) perchè certi eventi  i ricordi  sono labili , infatti   quando è avvenuto   taloe evento  avevo appena  4  anni   e ho soo  ricordi indiretti  ( appreso da  documentari   speciali ,  ecc  cartacei e telkevisivi  per  il deccenale  o ilventennale di tale  evento )  o ricordi  dei miei genitori   e  parenti  . 2) perchè  molto spesso  , gli url dei giornali online vengono sostituiti da altri  , o dopo un  detterminato periodo vengono archiviati  diventando non più gratuiti e quindi  fruibili da tutti  ma  a pagamento  e poi non tutti i  siti per  la loro politica di copy right  permettono  di usare  l'opzione  presene in google  e in altri motori di ricerca  della copia cache . Ma  ora  basta  con  le ciancie  inutili  e veniamo ai post  vero e proprio 



23 novembre 1980


Quel tragico ventitré novembre
correndo e scherzando per le strade,
una bella giornata di festa
avvolta dentro un tiepido sole.


Pensavo fra un mese è Natale
e quanti ricordi di amici e miei cari lontani,
vola il mio pensiero tra loro
rincorrendosi con la luce, il mio cuore palpita e mi dice,
questo giorno non finisce mai.


Vai speranza corri anche tu tra loro
non chiudere mai il tramonto,
e non fermarti a guardare,
fai che la notte non insegua più il giorno
e fermi il vento che mi porta il pianto,
e le grida di aiuto di quella povera gente.

Michele Bortone


Lugano, bortmik@freesurf.ch



Sono ormai trascorsi 27 lunghi anni dal terribile sisma che il 23 novembre 1980 rase al suolo alcuni centri dell’Alta Irpinia e della Basilicata, cancellando intere famiglie
decimando e stremando le popolazioni locali. Si trattò di un immane cataclisma, le cui rovinose conseguenze non furono causate solo da elementi naturali, bensì pure da fattori di tipo storico-politico e antropico-culturale. Ricordo che nei mesi immediatamente successivi alla catastrofe, non furono pochi gli osservatori e gli analisti politici che si spinsero a formulare l’agghiacciante ipotesi di una vera e propria “strage di Stato”. La furia tellurica investì in modo traumatico e devastante le comunità di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni e Conza della Campania, i centri più gravemente danneggiati dal sisma. Ebbene, da quel funesto giorno sembra separarci un’eternità !

In tutti questi anni, le tematiche collegate al terremoto del 1980 e alla ricostruzione post-sismica sono state oggetto di validi e complessi studi, inchieste e approfondimenti, condotti e pubblicati anche su blog e siti Internet (naturalmente sono state scritte anche scempiaggini). Per cui sembrerebbe che non ci sia molto da aggiungere. Invece, credo che valga la pena di spendere qualche frase in occasione delle consuete e rituali commemorazioni, celebrate nel 27° anniversario del triste evento. Per gli abitanti dell’Alta Irpinia, in modo particolare per i cittadini di Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi e Conza della Campania (i tre Comuni più disastrati dell’area del cratere) il terremoto del 23 novembre 1980 ha costituito indubbiamente un avvenimento luttuoso, per cui quel giorno non rappresenta una data qualsiasi del calendario, ma segna un vero spartiacque storico-cronologico e antropologico-culturale. Equivalente all’11 settembre 2001 per gli Americani, oppure all’anno zero, ossia all’avvento di Gesù, per i cristiani.
L’espressione “data-spartiacque” indica anzitutto che, a partire da quel momento storico, la nostra vita quotidiana è radicalmente mutata sotto ogni profilo. La realtà delle nostre zone si è trasformata visceralmente sul versante economico e sociale, persino a livello psicologico ed esistenziale, facendoci letteralmente regredire sul piano antropologico e culturale. Il terremoto ha straziato le nostre vite, turbato le nostre emozioni e percezioni, segnando profondamente le nostre menti, i nostri stati d’animo, la sfera interiore degli affetti e dei sentimenti più intimi, perfino i nostri istinti più elementari. Il cambiamento, inteso come imbarbarimento, si è insinuato dentro di noi, negli atteggiamenti e nelle relazioni più comuni, penetrando fino in fondo alle viscere della terra. Una terra sempre più infetta e corrotta dall’inquinamento chimico-industriale, avvelenata dai rifiuti e dalle scorie d’ogni genere. Così pure l’aria e l’acqua, che un tempo erano assolutamente pure e incontaminate.Ciò che invece sembra mantenersi perennemente intatto, immutato e quasi indisturbato, è l’assetto del potere politico-clientelare che continua a ricattare i soggetti più deboli e indifesi, a condizionare la libertà di scelta delle coscienze individuali, influenzando gli orientamenti elettorali dei singoli, vale a dire di vasti strati della popolazione. Pertanto, al fine di non dimenticare l’immane tragedia collettiva che 27 anni or sono fece precipitare nel lutto più doloroso ed insanabile le comunità dell’Alta Irpinia e della Basilicata, vi propongo una suggestiva testimonianza del noto scrittore irpino Franco Arminio. Buona lettura.“Dalle mie parti siamo tutti esperti di terremoto, almeno quelli che quando venne la scossa erano adulti: ventitré novembre 1980, le sette e mezza della sera, la terra fa tremare tutto l’Appennino meridionale, l’epicentro è tra le province di Avellino, Salerno e Potenza, una decina di paesi completamente distrutti (Conza, Laviano, San Mango, Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, solo per ricordarne alcuni) altre centinaia danneggiati più o meno gravemente, tremila persone morte, schiacciate dal peso delle case rotte, adesso penso al fatto che non tutte sono morte subito, c’è chi sarà rimasto in agonia per qualche ora, chi avrà sentito i soccorritori che stavano per raggiungerlo e non ce l’hanno fatta a prendergli le mani, il terremoto dal punto di vista dei morti è una cosa fatta di travi sulla pancia, di buio, di gambe rotte, è un trovarsi nella spina della vita all’improvviso, sei con la bocca davanti alla maniglia della tua stanza, guardi un televisore spento, stavi vedendo la partita, tua moglie era in cucina che preparava la cena, giocavano la Iuventus e l’Inter, ma non sai com’è andata a finire, sai che sta finendo la tua vita e ti fa rabbia che continua quella degli altri, ombre che staranno lì a spartirsi questo curioso bottino che è il tempo che passa, tu sei stato appena riportato tra loro, non puoi sapere che stanno polemizzando sui soccorsi che non sono arrivati, è arrivato il presidente della Repubblica e ha fatto una scenata alla classe politica, quella che ignorava che il cemento della tua casa era disarmato, quella che non si è preoccupata che la casa in cui è morta tua madre era fatiscente nonostante tu vivessi nel mondo che si dice progredito, il mondo che anche nel tuo paese aveva voltato le spalle alla civiltà contadina per sistemarsi nella modernità incivile, è in nome di questa modernità che cominciarono a ricostruire la tua casa e quella degli altri, pensarono perfino che non bastavano le case, ci volevano anche le industrie, ora molte di quelle case sono chiuse come la tua cassa da morto e lo stesso è avvenuto per quelle industrie, non sai che questo fatto a un certo punto è stato utilizzato per combattere quelli che comandavano in queste zone, non sai che le persone del nord Italia che vennero qui ad aiutare furono assai deluse dal sapere di tanti sprechi (si parla di una spesa di sessantamila miliardi di lire, ma i conteggi cambiano a seconda di chi li fa) e diedero credito a un partito che nasceva per dire basta con questa storia del sud, il problema siamo noi, i soldi che facciamo col nostro lavoro non ce li deve togliere nessuno, e infatti nessuno glieli ha tolti, come nessun scandalo a noi ci ha tolto quelli che comandavano e che comandano ancora e che adesso fanno coi fondi europei quello che fecero col terremoto, pure questa è una faccenda scandalosa, ma per ora non fa notizia, manca il detonatore della tragedia, intanto pure l’ingegnere che ha costruito la tua casa caduta non è andato in galera e neppure chi l’ha ricostruita in maniera piuttosto orrenda, il terremoto per te è finito con la fine della scossa, ma per gli altri è continuato molti anni ed è stato una corsa a fare soldi, in questa corsa non c’era tempo per pensare alla bellezza dei paesi, il problema era solo allargali, allungarli e l’opera è stata compiuta con genio e vi hanno partecipato un poco tutti, dal parlamentare che ha fatto la legge per cui si potevano aggiustare anche case che non si erano rotte, all’architetto che ha disegnato con la matita della venalità, al cittadino che si è messo in fila ad attendere quello che gli spettava e se possibile anche qualcosa di più, ora tutti si lamentano, tutti a dire che si stava meglio prima del terremoto, tutti a rimpiangere un tempo in cui si era più uniti e più buoni, a me pare di averla vista questa bontà e questa unione solo fino a quando è durata la paura, fino a quando la gente ha dormito nelle macchine, fino a quando abbiamo cercato di salvarti, poi è andata un po’ come ti ho detto.” (Franco Arminio)

 fonte www.girodivite.it




P.s 


approfondimenti


3.10.07

mafia in sardegna e ultime su de magistris

 IL post  d'oggi  vuole essere  una  risposta ( lo so che dovrei lasciar  perdere  , ma esse  si  sono intensificate  dopo  che ho parlato  di de magistris  ) .
Come ho già detto in vari articoli sul forum dei compagni di strada ed  amici  ammazzateccitutti.org sia con il mio vecchio nik Ulisse sia con il nuovo ( dovuto a problemi tecnici  con il forum )  ex Ulisse  la Sardegna ed in particolare la mia zona la Gallura ( leggi Olbia-costa smeralda ) è sempre di più a rischi o infiltrazioni mafiose . infatti dalla nuova Sardegna del 9.06.07  :




<< SASSARI. «Il pericolo di contaminazione da parte delle mafie del meridione è concreto, ma è fondamentale guardare al nostro territorio: è assolutamente necessario evitare che la delinquenza organizzata della Sardegna faccia il salto di qualità».  L’invito a non abbassare la guardia arriva da Mauro Mura, procuratore della Dda, che ieri a Sassari ha partecipato al convegno sull’Utilizzo sociale e la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Un’iniziativa promossa dal dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, nell’ambito del Pon “Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia”, che punta a formare i dipendenti della pubblica amministrazione, affinchè possano indirizzare la gestione dei beni requisiti. All’incontro, moderato da Giampiero Farru, dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti, hanno preso parte il rettore dell’università, Alessandro Maida, il prefetto di Sassari Salvatore Gullotta, il responsabile del progetto, Emilia Zarrilli, il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Sassari, Claudio Lo Curto, il questore Cesare Palermi, Antonio Maruccia, magistrato consulente della Commissione parlamentare antimafia, e il sindaco di Villasimius, Salvatore Sanna.  Nell’aula magna dell’ateneo sassarese, Mauro Mura ha preso spunto dall’intervento del prefetto Gullotta, il quale ha tracciato il quadro dei beni confiscati in Sardegna. Un fenomeno ancora decisamente marginale, che riguarda principalmente alcune località di villeggiatura della costa gallurese. «Per quanto riguarda la nostra isola - ha sottolineato Mura - il quadro è piuttosto povero. Questo tema delicatissimo in Sardegna viene avvertito con minore intensità rispetto ad altre regioni. Credo che non riguardi soltanto le mafie, ma vada ricondotto in generale al problema della legalità. É proprio questo a fare sì che il tema dei beni confiscati diventi di stretta attualità anche inin questo campo, che assicura profitti molto più alti rispetto alle forme tradizionali di delinquenza. L’altro tema scottante riguarda la prostituzione, particolarmente diffusa nelle aree metropolitane di Cagliari e Sassari e in Gallura. Anche senza la mafia, queste attività illecite permettono di accumulare importanti ricchezze. Intendo dire che il riciclaggio di denaro non riguarda esclusivamente i traffici illeciti del sud Italia, ma anche i “nostri”. Per la prostituzione e la droga, però, in Sardegna non c’è ancora stato un salto di qualità, nel senso che regna ancora una certa anarchia. Così le organizzazioni sono più facilmente individuabili». Mura si è poi soffermato sui sequestri di persona: «Dagli anni Ottanta - ha ricordato - il fenomeno si è rarefatto. Quella criminalità punta ora ad azioni meno rischiose, come le rapine. Per questo stiamo cercando di creare un pool di magistrati che si occupi di censire e monitorare in maniera costante questi reati. É molto importante che all’interno della Guardia di finanza venga creato un sistema finalizzato a recepire tutti gli input che arrivano dalle varie procure ».


Andrea Sini

>>

Questo allarme è confermato oltre che dal fortissimo fenomeno e reati ( attentati , bombe , ecc ) ad esso legati dell'usura come testimonia quest'atto stenografico Seduta n. 868 del 27/2/2001 aggiornayo marzo 2001 della camera ecco l'url. IL procuratore si è soffermato sull’evoluzione che la malavita isolana ha subito nell’ultimo decennio: «Oggi a farla da padrone è il traffico di stupefacenti - ha spiegato Mauro Mura -. Nessuna zona della Sardegna è immune. Anche nelle zone dell’interno la criminalità si sta riciclando da : 1) assegnazione dell'appalto del nuovo carcere della neo provincia O(lbia)T(empio ) ad una ditta come pluri indagata per mafia come l'impregilo di ho già scritto sempre qui sul forum . 2 ) includere anche i detenuti al soggiorno obbligato e i detenuti del 41 bis . 3) il metodo con cui è statro finanziato e la velocità con cui si è deciso . Infatti   già dal 2002 come testimonia  questo articolo del settembre   di quell'anno  dell'unione sarda  sis  tava decidendo  , poi  hanno  assunto  una  accellerazione  e tra poco s'inizierà a costruire  : <<


La commissione Giustizia del Senato annuncia la costruzione di un istituto di massima sicurezza «A Tempio il carcere per i mafiosi» Il sindaco d’accordo: ospiteremo i detenuti del 41 bis

Dal nostro inviato


Tempio Mafiosi, sequestratori e boss dello spaccio di droga sottoposti al durissimo isolamento previsto dall’articolo 41 bis del regolamento di polizia penitenziaria potrebbero presto trovare ospitalità a Tempio Pausania. Presto, nel linguaggio della burocrazia ministeriale, significa entro tre anni. Ma dopo il no di Macomer, il carcere di massima sicurezza destinato ai Totò Riina, Pippo Calò e soci potrebbe nascere in Gallura, per esattezza nella frazione di Nuchis, grande bellezza ambientale e forte disponibilità dell’amministrazione ad accogliere un istituto di pena nuovo di zecca.
Il sindaco di Tempio Antonello Pintus conferma il sì della Municipalità davanti ai senatori della Commissione Giustizia impegnati da tre giorni in una visita ispettiva nelle carceri isolane partita da Buoncammino. Stamane a San Sebastiano i parlamentari chiariranno se ci sono i denari per la costruzione del nuovo carcere di Sassari. I pesanti tagli della finanziaria nazionale fanno temere che manchino i denari necessari alla chiusura del carcere della vergogna, monumento ottocentesco nel pieno centro della città.
A Tempio Pausania, invece, tutto fa pensare che il nuovo penitenziario possa diventare realtà rapidamente se non altro per il bisogno di carceri di massima sicurezza, inesistenti in Sardegna dopo lo smantellamento delle sezioni un tempo ospitate a Badu e’ carros e all’Asinara. Il sindaco conferma che «le carte sono allo studio del ministero di Grazia e giustizia, che sta mettendo a punto il progetto per un carcere da duecento posti».
Il Comune ha già stanziato i fondi per l’acquisto dei terreni, e un’azienda privata, l’Impregilo, avrebbe a disposizione cento miliardi da investire per costruire il nuovo edificio con la formula del project financing. La società ex Fiat oggi legata all’impero di Cesare Romiti anticiperebbe la spesa, ottenendo in cambio da parte dello stato un canone d’affitto per l’uso del supercarcere.
Se non scatterà questo meccanismo, sarà ben difficile costruire un nuovo edificio per un ministero cronicamente a secco, in difficoltà persino per la progettazione. «Ma l’esigenza di dare a Tempio un carcere moderno è troppo pressante perché si possa perdere ancora tempo», dice al termine della visita alla “Rotonda” il presidente della Commissione Giustizia Antonino Caruso, esponente di An.
Attorniato da ben quattro senatori eletti in Sardegna, Caruso fa l’elenco delle gravi disfunzioni di una galera nata nell’Ottocento con il solo scopo di tenere in gabbia i detenuti, compresi quelli in attesa di giudizio. Niente spazi per attività all’aperto, celle anguste e con servizi igienici praticamente «a vista», con violazione totale della privacy dei detenuti, tre per stanza, fanno della “Rotonda” una galera fuori dal tempo.
«È disumano - dice Nino Murineddu, senatore Ds di Tempio - tenere detenuti giovani, spesso in attesa di giudizio definitivo, in celle così vetuste, umide e malsane, in un carcere privo di spazi per lavoro e socialità». Pino Mulas, senatore olbiese di An, non ha dubbi: «La Rotonda va chiusa, il più presto possibile. Non esistono alternative».
Bruno Dettori, senatore sassarese della Margherita, rilancia. «Questo carcere è una vergogna per i detenuti, ma anche per i trentasei agenti, i medici, gli assistenti sociali che vi lavorano». Fra i trentasette carcerati, oltre la metà sono tossicodipendenti, molti impegnati anche in attività di recupero, ma è davvero difficile prevedere un reinserimento al termine della pena, che in sedici stanno scontando, mentre ventuno sono in attesa della sentenza definitiva. «Non è giusto, e non è utile alla società tenere questi giovani in questo stato», dice Pasqualino Federici, senatore sassarese di Forza Italia.
C’è insomma un coro di consensi, al di là degli schieramenti, a favore dell’immediata chiusura di una prigione d’altri tempi. I parlamentari fanno notare, incontrando il direttore Paolo Sanna, che i rapporti fra detenuti e guardie sembrano buoni, non esistono tensioni specifiche all’interno della “Rotonda”, ma qui dentro è davvero impossibile qualsiasi progetto di reinserimento dei condannati, giovani e giovanissimi. In particolare è difficilissimo trovare loro un lavoro, anche per la mancanza di spazi fuori dalle celle.
Non resta che la chiusura, Roma permettendo. Antonino Caruso non ama i giri di parole. «Il ministero - dice il presidente della Commissione - punta ad aprire a Tempio un carcere nel quale ospitare soprattutto detenuti soggetti alle ferree regole del 41 bis. Ma la Commissione chiederà che ci sia anche un’area destinata a chi è in attesa di giudizio, perché la città Pausania non merita questa “Rotonda”. È roba che non fa onore al nostro Paese. Ed un po’ il simbolo della situazione delle carceri della Sardegna, dove esistono anche altri problemi ma l’emergenza più drammatica è quella edilizia».
Sovraffollamento e locali fatiscenti sono una pena ulteriore per i detenuti. Meglio si sta, e soprattutto si potrebbe stare, a Mamone, casa di reclusione all’aperto fra Bitti e Lodè dove duecento e passa detenuti allevano il bestiame. «Lì ci sono grandi potenzialità per un carcere volto alla rieducazione», pensano i senatori. Ma intanto la Rotonda e San Sebastiano sono ancora in piena attività. >> Unione sarda settembre ( non ricordo la data esatta del 2002




a testimonianza  della  mia convenzione che la mafia non  è solo un fatto locale  c'è  ancheAldo Pecora  questo bellissimo articolo  di Aldo pecora (foto a destra) uno dei fondatori di ammazzatecitutti   che  spiega benissimo, perchè  vogliono  trasferire dala calabria  il  giudice  de mafgistris   :

<<

C'era una volta anzi, c'è ancora a Lamezia Terme (CZ) una società che si chiama “Why Not?” che da tempo, praticamente sin dalla sua nascita, presta i suoi lavoratori interinali alla Regione Calabria per servizi che vanno dalla sorveglianza idraulica, alla tutela del patrimonio, alla gestione del personale, di banche dati ed altri servizi informatici; questa società impiega oggi 635 dipendenti e vanta un fatturato di 12 milioni di euro. Certamente gran parte del merito di tale successo è dovuto al fatto che in pratica la Regione, seppur con decine di migliaia di dipendenti, non riesce – per così dire - a gestire neppure il proprio personale, e si affida perciò in outsourcing a “Why Not?”.
E fin qui sembra l'inizio di una storia quasi “normale”, magari una di quelle storie di piccola clientela come tante ce ne sono in Italia, ed invece c'è dell'altro, e “che” altro!Da “Why Not?” mutua oggi il nome l'inchiesta aperta alla Procura della Repubblica di Catanzaro e portata avanti dal sostituto procuratore Luigi De Magistris, perché sarebbe questa la società capo-fila di una serie di scatole cinesi finalizzate all'intercettazione di una gran parte dei finanziamenti pubblici erogati dalla Regione Calabria e dall'Unione Europea per i più disparati settori economici. E adesso comincia il bello.Durante gli interrogatori dei testimoni (anche interni a Why Not) da parte di De Magistris sono venuti fuori nomi di importanti personaggi del mondo della politica calabrese nonché dell'imprenditoria e delle forze armate di tutta Italia e così nei mesi scorsi i carabinieri hanno perquisito decine di abitazioni private per poi irrompere addirittura al Palazzo del Consiglio regionale negli uffici privati di alcuni consiglieri ed assessori regionali alla ricerca di materiale probatorio per l'inchiesta. Cioè, come se i carabinieri irrompessero negli uffici parlamentari di Montecitorio, giusto per farti comprendere la gravità della cosa.E così le persone indagate sono 19 e provenienti da tutta Italia. Tra queste anche il generale Paolo Poletti, attuale capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, l'assessore al turismo e Vicepresidente della Regione Calabria, Nicola Adamo (Ds), l'assessore regionale all'agricoltura e forestazione, Mario Pirillo (ex Margherita adesso esponente del Partito Democratico Meridionale), un consigliere regionale dei Ds, Antonio Acri, l'ex responsabile per il Sud Italia della Compagnia delle Opere, Tonino Saladino (più volte intercettato al telefono con il Guardasigilli Mastella), l'ex assessore regionale alla sanità di centrodestra, Gianfranco Luzzo ed un quarantenne di Vibo Valentia, Salvatore Domenico Galati, già collaboratore dello staff del senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Giancarlo Pittelli.Un bel minestrone di inciuci, non c'è che dire. E se vi dicessi che tra gli indagati ci sono anche il capocentro del Sismi di Padova, Massimo Stellato, ed una funzionaria del Cesis (l'ufficio di coordinamento dei servizi segreti), Brunella Bruno?Ecco che il quadro della situazione si manifesta in tutta la sua preoccupante tristezza e drammaticità.I reati contestati, a vario titolo, spaziano dalla corruzione, all'associazione a delinquere, alla violazione delle leggi sulle associazioni segrete (sic), alla truffa, al finanziamento illecito ai partiti.Addirittura si ipotizza per alcuni l'appartenenza ad una massoneria coperta (la c.d. “Loggia San Marino”), che sarebbe servita da collante per portare a termine gli affari illeciti del gruppo di potere trasversale con le dovute coperture istituzionali. Cioè, praticamente, pare si tratti di una vera e propria lobby e che questa abbia influito sulle scelte di amministrazioni pubbliche per l'utilizzo di finanziamenti e l'assegnazione di appalti.
Ovviamente inutile dire che il Vicepresidente Adamo, ad esempio, in linea con la recente linea Ds sui magistrati milanesi, si è subito detto pubblicamente vittima di un complotto contro sé, il suo partito, la sua famiglia ed il suo lavoro, accusando, seppur indirettamente, il PM dell'inchiesta di agire per conto di non si sa chi (e meno male che lo stesso De Magistris era stato inserito anni fa nel famoso elenco delle “toghe rosse” di berlusconiana memoria!).
Eccola la regione del dopo-Fortugno! Eccola la regione dove un uomo delle Istituzioni, un politico, è stato ucciso meno di due anni fa in un seggio delle Primarie, a Locri, giusto sei mesi dopo quelle elezioni regionali dove il centrosinistra, imbarcando di tutto ha raggiunto il record storico di preferenze (oltre il 62% dei consensi).
E non finisce qui. Il 20 giugno scorso, dopo la riunione della Conferenza dei capigruppo e dei presidenti di Commissione in Consiglio regionale, è stato dato mandato al presidente del Consiglio, Giuseppe Bova (Ds), di (cito testualmente) <<assumere, attraverso l'Avvocatura regionale, ogni iniziativa giudiziaria volta alla difesa dell'onorabilità dell'Assemblea>>. In poche parole i politici coinvolti nelle inchieste attraverso il compagno Bova hanno querelato i testimoni di De Magistris con i soldi dei contribuenti, bene sottolinearlo, dopo aver già querelato per fantomatiche diffamazioni anche noi di “Ammazzateci tutti” a dicembre 2006, rei di aver chiesto di non essere più strumentalizzati politicamente e sollecitato chiarimenti circa la questione del 50% - di allora – di consiglieri regionali inquisiti (dato comunque confermato successivamente anche dalla Direzione Nazionale Antimafia e dal Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ed oggi salito al 65%, con 33 consiglieri inquisiti su 49 eletti).
Di queste cose, quanti giornali e televisioni ne hanno parlato e ne parleranno?
Io sono solo uno squattrinato 21enne studente fuori sede con già due querele sulle spalle, e più di questo ultimo disperato appello non so proprio cosa fare ed a chi rivolgermi. Al Presidente della Rep
ubblica? Alla Corte Europea? Alle Nazioni Unite? A chi, a che cosa ? (....)  continua qui

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