15.6.14

il tifo non è solo ultra ma è passione ed intendità Gracious Queen e Fratelli d’Italia il tifo transgenico di una famiglia e Vengono dalla periferia della capitale amazzonica, sprofondata tra miseria e affaristi a caccia di ragazzine di 15 anni. La scuola li ha premiati col biglietto

E grazie  a  storie  come queste    che   riesco ad  avere  il calcio e  lo sport  in generale   un rapporto  d'amore  - odio

la prima  è tratta da repubblica  del 14\6\2014    
 che  dimostra  come ho scritto nella tag : <> , ma  anche passione e  gioia  .
La  seconda  ,  sempre   dalla stessa  fonte   , ma  la versione online del 15\6\2014


La storia   :  Marito siciliano, moglie inglese, tre figli e una società  che cambia: così si può soffrire e gioire allo stesso tempo  Gracious Queen  e Fratelli d’Italia il tifo transgenico della mia famiglia

Francesco Merlo 

HO  tre  figli che stanotte canteranno entrambi gli inni e canteranno pure il pasticcio del tifo transgenico,Fratelli d’Italia save our gracious Queen, un inno geneticamente
modificato che loro stessi hanno composto nel 2012. E sarà subito festa, come accendere un falò in spiaggia a mezzanotte, che è l’ora dell’identità cangiante e della confusione, l’ora del trans-tifo che, come la felicità, muterà indirizzo in contin uazione, seguendo la doppia identità di favorito e di underdog. Tifare per entrambe
le squadre in campo significa infatti gioire con chi vince e allo stesso tempo soffrire con chi perde, e sentirsi orgogliosi sia del genio italiano di Pirlinho, che stanotte
farà cantare la palla dimostrando che le vie storte del cucchiaio sono più diritte della forchetta, sia della calma potenza della Royal Navy di Rooney e Sturridge che, con la maglietta sformata e le braghe a sbrendolo,
saranno l’intelligenza dei cannoni. Nell’ormai lontano 2004, quando allo stadio cantarono entrambi gli inni, ci fu un cretino - ah! l’intelligenza dei cretini - che allegramente li fotografò perché gli pareva d’avere scovato inquei bambini un prodigio da esibizione. Il più grande, che aveva allora dieci anni, appena se ne accorse si mise a piangere e dovetti portarlo via:  aveva incontrato lo stupore (la stupidità)  del nativismo. Fu la sua prima crisi di identità.
La partita, di tollerante rugby, si giocava al Flaminio, teatro e chiesa dell’identità collettiva romana. Il risultato fu il solito  disastro: 9 a 50. Nel rugby, l’Inghilterra è la sola squadra d’Europa che l’Italia non ha mai battuto. Ebbene il trans-tifo dei miei figli vorrebbe a tutti i costi conservare  l’inviolabilità e a tutti i costi provare la
gioia della prima volta. Vi sembra possibile? E forse succederà di nuovo che, straparlando  con la televisione come tutti i tifosi del mondo, agli inglesi diranno «e  dai, non fate gli italiani». Ci è infatti toccato di vedere anche Rooney e Sturridge,
Gerrard e Lampard accartocciarsi in difesa nel gioco lento del “primo non prenderle”.Fu invece contro la Germania che agli italiani in attacco dissero «forza, fate gli inglesi ». Contro la Germania infatti il loro tifo si moltiplica. Sarà pure vero che si sono rimescolate le antropologie e sono sottosopra l’etica e l’estetica dell’Occidente,ma «always against the Germans» perché il trans-tifo non è la bugia di “vinca il migliore” e neppure la famosa doppiezza (italiana e pirandelliana), il tenersi a portata di mano una via d’uscita per vincere comunque. E non è Jekyll e Hyde né la second life virtuale. Più appropriato è forse il Tarzan di Walt Disney, la nobiltà meticcia che nel film integra l’uomo col gorilla e nel tifo integra l’hooligan con l’ultrà: due
gorilla nello stesso corpo.
Nel 2012 per esempio, agli Europei, gli azzurri vinsero ai rigori una partita che era stata molto brutta e noiosa e i miei figli esplosero quando Pirlo infilzò Hart con una delle pedate più eleganti e intelligenti della storia del calcio. Ma poi sentirono  un clic e spostarono di nuovo la passione verso nord quando la traversa offese Ashley Young e premiò Buffon: «Bloody Hell!».
Quando poi Buffon parò il rigore di Cole mia figlia si alzò gridando in italiano «siiiii» e un attimo dopo si lasciò cadere mormorando in inglese «damn! dannazione ». La doppia identità è ricchezza, certo. E tuttavia, nella babele delle razze e delle culture, scoprirsi bianco e nero, musulmano e cattolico, locale e globale, maschio e femmina, vincitore e vinto è anche la condanna dell’uomo moderno, il suo labirinto; non sempre una via d’uscita, ma anche il suo contrario, l’impossibilità di ritrovare una strada di casa e tornare a se stesso. È davvero questo il futuro dell’umanità?

La prima strofa, dunque, dell’inno dei miei figli ha il ritmo italiano di “Fratelli d’Italia” - re re mi re si si do si (pianoforte) -ma comincia con God save our gracious Queen appena un po’ strascicato e prosegue così: l’Italia s’è desta / Send her victorious / Si è cinta la testa. A questo punto la musica cambia e diventa quella inglese - sol sol la fa# sol la: Siam pronti alla morte / Long live our noble Queen / Fratelli d’Italia  (la sol fa# sol) Send her victorious,happy and glorious. E passi per la marcia che si transustanzia nel maestoso non so
che, ma “i fratelli d’Italia che mandano vittoriosa felice e gloriosa la nostra graziosa  regina” non sarebbe tollerabile né qua né là. Eppure davvero il tifo è sempre più spesso meticcio in Europa, e chissà per chi
tifano i figli dei senegalesi che vivono a Bari o i figli dei turchi di Berlino. E i figli dei quattrocentomila italiani che vivono in Francia? «Sono un uomo di mondo» diceva Totò, «ho fatto tre anni di militare a Cuneo ». Ebbene, cosa sono diventati gli uomini di mondo d’Italia? Quante sono le coppie miste, quanti figli hanno e qual è la loro educazione sentimentale di tifosi ? Vivevamo a Parigi quando portai per la prima volta mio figlio allo stadio a vedere  Francia-Giappone, un’amichevole che finì 5-0. Era troppo piccolo per naufragare dolcemente nel mare della trans nazionalità che legava assieme le famiglie della mamma inglese e del papà italiano con il lavoro in Francia, mettendogli a disposizione ben tre territori nazionali. Ma era già abbastanza grande per il “così fan tutti” e dunque amare Zidane e cercare, con la mano sul cuore, l’argilla biblica di cui è
impastato nelle strofe della Marsigliese che aveva imparato a scuola. Ebbene oggi, contro la Francia il loro tifo raddoppia perché unisce la rabbia dei Vespri di suo padre alla hybris di Waterloo di sua madre.
E infatti già nel 2002 durante le partite del mondiale di Corea quel bambino di 8 anni a Parigi andava in giro tutto vestito di “nero Buffon” - maglia e pantaloncini,calze e scarpe - e si metteva al collo un crocifisso che baciava mentre guardava le partite: «Perché così fanno i giocatori italiani,e dunque Dio è italiano e ci fa vincere ». Da lì a poco fummo eliminati dalla Corea del sud e lui si liberò della sua prima crisi mistica, ma, per colpa di quel Moreno, fu subito contagiato da un’altra tossina italiana: l’arbitro cornuto. Solo più tardi
avrebbe capito la differenza con «the Referee's a wanker, l’arbitro è un segaiolo»: le corna sono la punizione italiana per il qualcun altro che sempre ci fa perdere,mentre il sesso solitario è il destino dell’inadeguato,dello sprovveduto.
Dunque stanotte in casa mia si gioca ilselfderby, il derby con se stessi. Quand’ero ragazzo il derby per me era Catania-Palermo,sicani contro siculi, bizantini contro arabi, Magna Grecia contro fenici, Roma contro Cartagine, Sant’Agata contro Santa Rosalia. E non c’era partita che non avesse sullo sfondo un vecchio rancore, un Romolo e Remo che ritornavano, Firenze contro Torino come disputa di città capitali, Milano contro Roma ça va sans dire, rivalità arcaiche e sostanziali che nelle partite di calcio diventano scontri di (in)civiltà. E invece di nuovo stanotte mi chiederò se davvero il tifo meticcio farà dei miei figli tre portatori di tolleranza per la società di domani, o invece dei nomadi del mondo sottosopra, randagi della civiltà itinerante come gli errabondi della Rete: il futuro antico teorizzato da Attali. Personalmente subisco il fascino del doppio patriottismo timido, la bellezza di essere due popoli, il sentirsi Stato come inglesi e anarchici come italiani, le due bandiere da amare, l’eleganza fragile di Pirlinho che è  il genio che gli inglesi riconoscono come
italiano e la forza intelligente di Rooney che è il genio che gli italiani riconoscono  come inglese. Stasera l’erba secca e bruciata  di Manaus si annuncia bagnata dalla  pioggia. Forza e coraggio: Fratelli d’Italia save our gracious Queen


Vengono dalla periferia della capitale amazzonica, sprofondata tra miseria e affaristi a caccia di ragazzine di 15 anni. La scuola li ha premiati col biglietto per Italia-Inghilterra. E abbiamo viaggiato con loro Vengono dalla periferia della capitale amazzonica, sprofondata tra miseria e affaristi a caccia di ragazzine di 15 anni. La scuola li ha premiati col biglietto


CONCITA DE GREGORIO

MANAUS - Hiandra non ha dormito stanotte. Alle quattro del mattino era ancora sveglia, alle sei già pronta con la sua medaglia più bella al collo, il vestito rosa a fiori, le infradito prestate dalla vicina perché le sue, un po' rotte, ha detto non le metto, con queste non sono elegante, vado scalza. Hiandra Cecilia ha sette anni. Vive a Nova Cidade, il quartiere a Nord di Manaus dove le strade sono di terra e non hanno nome. Laggiù, si dice indicando con la mano: dopo l'albero. La madre le ha spiegato: scalza allo stadio non ti fanno entrare, metti quelle di Jakeline.
Il biglietto coi colori del pappagallo Fifa lo ha tenuto sotto il cuscino, in quelle due ore di dormiveglia. "Lo metto qui, se no Weslem me lo ruba". Weslem, 13 anni, è suo fratello: gioca all'ala, dice subito. Lei a calcio no. Lei è campionessa amazzonica di jiu jitsu, ha un mazzo di medaglie così nella baracca senza bagno in cui abita. Quando l'altro giorno dalla scuola il maestro Nonato è venuto a bussare per dirle "hai vinto un biglietto per andare allo stadio a vedere Italia-Inghilterra", Hiandra, abbiamo estratto a sorte e sei uscita tu lei non ha detto una parola, ha sorriso con le gengive vuote di denti ed è andata a nasconderlo. Come il bambino della Fabbrica di cioccolato che trova il biglietto d'oro per andare da Willy Wonka, ma lei questo naturalmente non lo sa. Hiandra non ha la televisione e al cinema non c'è stata mai. Weslem, suo fratello, quando ha saputo che non ce n'era uno anche per lui ha pianto tutto il giorno poi ha detto va bene, almeno però portami un autografo di Balotelli.Il maestro Nonato ha 1.600 alunni alle elementari della scuola Dorval Varela, unico edificio di mattoni del quartiere: classi di 45 bambini ciascuna, tre turni di lezione al giorno. Dice che è una fortuna che Hiandra sia brava nello sport, che possa ogni tanto uscire dal quartiere e vedere il mondo fuori, il nuovo stadio persino, una partita del Mondiale addirittura, perché è una bambina molto sveglia e molto bella. "A 12 anni, da noi, una bambina così ha un solo destino, purtroppo. Dobbiamo vigilare molto perché se no vengono a prenderla e la portano in centro, a battere nelle case dietro ai bar. Le famiglie cosa possono fare? Non hanno nulla, vivono della Bolsa Familia, il sussidio dello stato. Quando i figli portano a casa i soldi non domandano. I maschi spacciano maconha, l'erba amazzonica che serve a curare la malaria ma se la fumi è una droga micidiale, costa quasi nulla. Le femmine si prostituiscono con i ricchi che arrivano dall'Europa due mesi all'anno per curare i loro interessi nella Zona Franca". Nella zona franca di Manaus non si pagano tasse, investire conviene.
Mentre Hiandra veglia sul suo biglietto sotto il cuscino stasera, al

13.6.14

Etichette di inventario attaccate su un quadro di Giuseppe Biasi. L'opera è esposta al museo Tribu di Nuoro.

  visto che  si dico  tanti  bla   ... bla  ... sulla  riforma  dell'amministrazione  pubblica perchè non mettere  un articolo , mandare  via  a ....   o  a  pulire  cessi    chi fa  simili cose

.




 per  approfondire 

  unione  sarda  online  Venerdì 13 giugno 2014 13:53

Per catalogare il quadro di Giuseppe Biasi qualche "solerte" impiegato regionale piazzava l'etichetta  direttamente sulla tela. Si è scoperto in questi giorni a Nuoro, in occasione di una mostra sull'opera del maestro sassarese.

da www.capitoliumart.it
direttamente sulla tela. Si è scoperto in questi giorni a Nuoro, in occasione di una mostra sull'opera del maestro sassarese.
Fogli adesivi sull'opera ''Costume di orgosolo'', dell'artista sassarese. Sopra le pennellate, la colla. Non c'è la mano dell'artista ma - è probabile - quella maldestra di un funzionario pubblico. È evidente che di tratta dei 
da http://247.libero.it/focus/
numeri d'inventario di una delle opere che arrivano dalla collezione della Regione, esposte a Sassari nel 2008 e poi finite in un deposito. Negli anni Cinquanta, la prima, poi negli anni Settanta e ancora, qualche anno fa.
Ecco la spiegazione, si tratta di una doppia opera: sul fronte ''Studio di una ragazza con bimbo'', degli anni '30, da catalogarla con un adesivo sul retro, come si fa in genere. Peccato che dietro ci sia lo studio di un grembiule di Orgosolo, di diritto un'opera d'arte, un bene pubblico.
E così, ora, attualmente visibile, tra le 200 opere che c'è la vera attrazione, o almeno il quadro più curioso: il lavoro del maestro oltraggiato dalla mano del dipendente pubblico

Potevano però    proporre quel qu

adro senza l'etichette . Ecco l'unica nota d'una interessante mostra .

Un ottima mostra come dice questo Servizio di Gianfranco Locci per Nova Tv sulle mostre "GIUSEPPE BIASI. La collezione della Regione Sardegna" e "SEUNA LAB. Un laboratorio sociale dei linguaggi contemporanei" con intervento dell'arch. Antonello Cuccu





e questo della redazione 5 Stelle Sardegna



12.6.14

chi lo dice che i musei antropologici \ degli antenati debbano per forza annoiare IL MUSEO DELL'ACCABBADORA di LURAS

   chi lo dice   che i  musei antropologici  \  degli antenati   debbano  per  forza  annoiare  ed essere meta  di
dal   terzo url  riporto  sotto  
nostalgici del tempo   che  fu   si ricrederà vedendo questo museo . n cui si parla oltre che della vita contadina in Gallura , di quello"S'Accabadora". Questa figura, che negli ultimi anni è ricomparsa nella memoria del popolo sardo in concomitanza con i fatti di cronaca legati all'eutanasia, svolgeva un compito difficile e delicato: quello di porre fine alle sofferenze e alla lunga agonia dei malati in fase terminale. Osteggiata dalla chiesa e dalla gran parte delle persone religiose, era, in realtà, protetta con il silenzio e pochi conoscevano la sua identità e i suoi modi di agire. Questa copertura è stata così efficace che, ad oggi, esistono studiosi che pensano che i racconti che fanno riferimento a S'Accabadora, non siano altro che leggende mitiche o che al massimo facciano riferimento a una figura che agiva in un antico passato. In realtà numerosi sono i viaggiatori e gli studiosi stranieri, giunti in Sardegna nei secoli, che fanno riferimento a questa figura.Questa intervista prova che in realtà, una figura di tal genere è esistita almeno fino agli anni Quaranta del secolo scorso.

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COME TI VENDO UN PO' DI CULTURA ISOLANA: IL MUSEO DELL'ACCABBADORA

scritto da: Matilde Gianfico12 Giugno 2014

MUSEI
I musei etnografici annoiano, da morire. E se la morte è causata da asfissia cerebrale per voce di racconti soporiferi su cosa facevano i nostri avi nelle lunghe giornate di lavoro per vivere e sopravvivere, non è difficile immaginare che questi luoghi di cultura, così come sono gestiti, celebreranno sempre e solo se stessi e saranno tanto più inefficaci quanto più vasta è l’eco prodotta da stanze vuote e inanimate da visitatori.Ma, se la morte arriva per mano di una donna che con un colpo secco di martelletto mette fine alle pene di un moribondo, l’interesse per quei racconti della tradizione isolana cresce e i visitatori di un museo aumentano.Succede a Luras,

un piccolo borgo con meno di tremila anime, nella pancia dei monti del Limbara. Negli ultimi tempi il paese, che dagli anni ‘90 ospita un museo etnografico privato, è diventato meta di turisti, talvolta per caso, distrattamente interessati alla storia della forme di vita sociale e culturale della Gallura, e spinti invece dalla curiosità di conoscere una figura femminile, un po' madre un po' matrigna, nota in Sardegna col nome di accabadora, la donna che, da voci popolari e scarse fonti scritte, praticava l’eutanasia sul finire dell’ottocento.All’interno di un antico palazzo granitico, hanno trovato una sistemazione utensili, arnesi, reperti, accrocchi e testimonianze dell’antica civiltà gallurese, raccolte fin dall’adolescenza da Pier Giacomo Pala, proprietario del museo Galluras .



Cosa offre di diverso il museo di Luras rispetto alle altre sette esposizioni regionali di tradizioni popolari tutte concentrate nella stessa provincia, è il racconto di una storia, che gli altri non hanno. Quella dell’accabadora, e del ritrovamento fortuito e fortunoso di un martello di legno, su mazzoccu, col quale pare, la donna infliggesse il colpo di grazia sul capo al malato sofferente e in fin di vita.Le storie bisogna anche saperle raccontare, e Pier Giacomo Pala importando la tecnica dello storytelling diffuso nel marketing 2.0, rapisce e coinvolge i visitatori lasciandogli impugnare l’arma del delitto. La ricostruzione di questo spaccato di cultura sarda silenziosa e omertosa, svela a credenti e miscredenti il mistero truce dell’ultima esecuzione, pare avvenuta nel 2003 in un paese vicino a Bosa, per metter fine alle sofferenze di un malato terminale di cancro. Che la figura di questa donna un po' misteriosa e un po' macabra sarebbe stata un'attrazione per il pubblico, Pala ci aveva pensato prima ancora che all’ufficio marketing dell’Einaudi, decidessero di cambiare in Accabadora (in sostituzione del prescelto L’Ultima madre) il titolo del romanzo di Michela Murgia, per spingere le vendite.
Bella intuizione, buona la scenografia, stimolante il racconto, ma come ci arrivano i turisti a Luras?Il viaggio inizia dal web con prima tappa sul portale: un sito fai da te, con una semplice ed efficace architettura delle informazioni; un’attenzione per i testi scritti, le fotografie suggestive e una call to action (l’invito a compiere un’azione) in buona evidenza, sollecita l’acquisto del libro finanziato interamente dal proprietario.Indispensabile e visibile nella home page il widget del tour operator più influente della rete, Trip Advisor, la sacra bibbia del turista. Una recensione positiva su questo portale di viaggi ha l’effetto del moltiplicatore keynesiano (senza lasciarsi ingannare da profili fake e dichiarazioni pilotate).Un cospicuo numero di visitatori arriva al museo proprio attraverso questo canale e grazie ad una buona presenza del sito del museo sui motori di ricerca, blog e portali istituzionali; altri turisti invece sono naufraghi in un’isola muta, avversa alle segnaletica stradale e informativa, e come pecorelle smarrite arrivano a Luras, un borgo delizioso ma sconosciuto.Terzo fattore di
successo per staccare un biglietto di ingresso di un museo delle tradizioni popolari in un piccolo centro della Sardegna, è la passione profusa dal proprietario, direttore e guida del museo, esperto conoscitore della donna accabadora, Pier Giacomo Pala che, realizzando il suo sogno con un investimento di capitale interamente personale, ha anche inventato il proprio lavoro.Nello scorso anno Pala ha registrato cinquemila presenze per un costo del biglietto pari a 5 euro a persona, seguendo inconsapevolmente una elementare e rudimentale strategia di marketing culturale: posizionandosi sul mercato dei musei etnografici con una storia interessante e misteriosa che i diretti concorrenti non possiedono, la racconta con passione e una vena di fantasia e fa quel tanto che può di pubblicità, seguendo le tendenze più diffuse in materia di comunicazione digitale. E siamo semplicemente a Luras.

 Sempe sul  museo   eccovi altre news     tratte  da

8.6.14

le donne sono tutte puttane ?

N..B
Ovviamente    dal titolo sono sarcastico  perchè  non bisogna generalizzare  e dipende  da situazioni  a  situazioni    come spiega  benissimo  questo   fumetto




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leggendo  questa  storia   sotto e  gli articoli proposti negli url  sopra mi chiedo  come  da  titolo , ma le donne sono tutte  puttane  ?



Una laurea sudata e guadagnata con il proprio lavoro: Rachel Swimmer, californiana, ha realizzato il suo desiderio ed ha ottenuto il prestigioso titolo presso la UCLA di Los Angeles. La donna, nome d'arte Tasha Reign, però ha pagato i suoi studi facendo film porno. Rachel, ora 25enne, ha usato i proventi del porno per pagare i corsi; un fenomeno è sempre più diffuso nei campus americani e che riaccende il dibattito femminista. Rachel non si vergogna del suo mestiere e ricorda come dopo il reality di MTV Laguna Beach ha scelto una via sicuramente estrema ma altrettanto sicuramente redditizia per restare nello show business, guadagnare, laurearsi.

storie di animali : il cane salvato dall'eutanasia con una toilettatura e una volpe in giardino


la prima  è tratto  da leggo.it 


Ha passato tanto tempo in strada, così tanto che il suo pelo di meticcio era diventato più simile a quello di un barboncino poco curato. Poi Charlie è stato raccolto dai volontari e portato al canile di Los Angeles, la città dove è stato trovato, e li ha atteso di essere adottato. Ma il suo aspetto malaticcio non ha attratto alcun padrone, e secondo le leggi della città degli angeli, se un cane non viene adottato dopo 40 giorni di canile, allora non resta altra strada che l'eutanasia. Per fortuna, prima di sopprimerlo, è stata giocata l'ultima carta: una seduta dalla migliore "Parrucchiera" di Beverly Hills che ha tagliato il pelo di Charlie fino a farlo diventare un cane nuovo. Risultato: dopo due giorni il randagio ha trovato casa.

Sotto    dopo la pubblicità  il video


 la  seconda  tratta  dal mio canale  di youtube  
  invece  è un video  da me  girato   in una  casa  al mare di parenti  


P.s  non avedo voglia di ricaricarlo ( e  lasciare accesso il pc per   altre  2 ore  , ho lasciato la  dictura  errata  in realtà  la località Gallurese  si chiama Porto Bello di Galllura  

A 8 ANNI PROMETTE: "PAPÀ, TI REGALERÒ L'AUTO DEI TUOI SOGNI". E MANTIENE LA PROMESSA -

alcuni di voi i mi chiedono  , ma  come non ci aprli più  di te  , ma racconti solo storie , alcune discutibili altre belle   ed interessanti  .

Ora  , non li biasimo  , ma  non riesco  a  trovare il coraggio  d'aprirmi direttamente   e preferisco  farlo  in maniera  indiretta raccontando appunto    storie  ed  aneddoti  .
Eventi e  fatti   che  trovo  in rete  o  sui  giornali spazzatura ( per  usare un  eufemismo )   come li chiamano i miei  o  frivoli   come li chiamo io ,  o  usate a  differenza  di me     dai media  embed  per  distrarre   da news  importanti  o  quando non hanno altre  news o per  alcuni sono insignificanti  ( ecco perchè  i tag  , incredibile ma vero , bellezza  ai margini , storie , le storie , ecc  )

Dopo   questa   risposta  . ecco una   , stavolta   contenente  in maniera diretta   , cosi  i "  fautori  "  di  tale richiesta  saranno soddisfatti  ,  un mio dubbio interiore  . Proprio  come la  storia  , la  più bella

 per  il  numero speciale dedicato agli 80 anni di Paperino


"come possiamo distinguere i ricordi dai sogni se esistono entrambi soltanto nella nostra mente?

 un sunto per chi non volesse leggersi tuitta la storia  



la storia
  da  www.leggo.it  

Sabato 7 Giugno 2014
WHASHINGTON - Aveva solo otto anni quando promise al suo papà che avrebbe realizzato per lui uno dei sogni della sua vita: gli avrebbe regalato per il suo 57eseimo compleanno una
Chevrolet del 1957. Quel bambino è stato di parola, e la sua promessa è diventata realtà: Michael King è riuscito davvero a parcheggiare una Bel Air azzurra nel garage di casa. "Mio padre - ha raccontato nella spiegazione che accompagna su Youtube il video del momento della consegna del regalo - ha sempre sognato di avere una Bel Air del 1957, ma è cresciuto in una famiglia povera con sette bambini". Il video è stato postato il primo giugno, ma ha commosso tantissime persone."Mio padre non pensava che avrebbe mai realizzato il suo sogno, ma ne parlava in continuazione", ha scritto il figlio modello. "non ho mai dimenticato la promessa che ho fatto a otto anni".

chi lo ha detto che gli invalidi non posso creare ? senza mani e suona il pianoforte . la disabilità NON E' UN MONDO A PARTE, MA UNA PARTE DEL MONDO!.....



 datemi pure  della mammoletta   del piagnone , ecc  . Ma  falso o  vero che sia  questo video  , io  non riesco  a  non  piangere   e a  commuovermi   oltre  che  a  trovare   una motivazione  ad  andare  avanti  nella  vita.


Infatti  : << Quando vediamo una difficoltà nella vita magari ci arrendiamo subito, non è il caso di questo ragazzo che nonostante la disabilità suona meravigliosamente il pianoforte! Grande!! >>(  dall'introduzione del  video  sopra  riportato di  www.situazionivirali.com )



Infatti  ancheconi piedi  si  può fare     la maggior  parte  delle    cose . video preso    da  facebook  



Michele Romeo, prof di matematica e fisica in classe con gonna e tacchi : “Vivo come mi sento”


cazzeggiando in rete ho letto , non ricordo la fonte  questo articolo interessante   . Chi la trova me la può segnalare , e se ciò dovesse essere coperto da copy right resto a disposizione per una rimozione o altro 

potrebbero esservi utili









“Sono androgino, in me convivono aspetti femminili e maschili”. Così ha dichiarato al Piccolo di Trieste Michele Romeo, prof di matematica e fisica che si presenta agli alunni vestito da donna. La sua è una scelta precisa: “La gente deve conoscere, imparare. Spero serva anche a tutte quelle persone che vivono di nascosto e con sofferenza una situazione simile alla mia”.“Amavo indossare gli abiti e le scarpe di mia madre e mi piaceva guardarmi allo specchio, non avevo tanto un problema con me stesso quanto di confronto con gli altri”. Vive a Trieste da circa quattro anni, ma si è laureato a Lecce. A dicembre 2013 si è sposato con una donna con cui stava da 17 anni, e della quale dice “E’ la mia compagna di vita, di lei sono innamoratissima”.

Irlanda sotto shock, fossa comune di bimbi illegittimi gestita da suore


da www.qelsi.it   un portale  della destra più becera  ed  estrema  , di cui non condivido se  non il 2 % ,  ho  trovato  cosa  rara  in un blog  che alimenta  il mal di pancia della gente  ed  è   carico  d'odio
questo  articolo   sui crimini dela chiesa cattolica  in Irlanda    di  cui avervo  già parlato   in questo post

Quello che per tutti era “l’ultimo terribile segreto dell’Irlanda cattolica” ora è diventata una drammatica realtà: scoperta una fossa comune che potrebbe contenere fino a 800 corpi di bimbi vicino alla ex casa gestita da un gruppo di suore a Tuam. Qui vivevano tra il 1925 e il 1961 le madri non sposate e i loro figli considerati illegittimi. Secondo il britannico Daily Mail, molti dei piccoli sarebbero morti per malattia e malnutrizione nel più totale abbandono.


Nel sito si potrebbe ora iniziare a scavare dopo che un familiare di uno dei bimbi che sarebbero stati seppelliti nella fossa comune lo ha denunciato come persona scomparsa. Le autorità di Dublino potrebbero inoltre aprire un’inchiesta sulla vicenda mentre la chiesa cattolica discute la costruzione di un monumento per ricordare i bimbi sepolti.
Migliaia di donne e bimbi passati nella “Casa” – La Casa è stata chiusa e distrutta da decenni, ma solo ora si sta facendo finalmente luce sulla sua storia. Si calcola che migliaia di donne coi loro figli siano passate negli anni da lì. Era infatti il loro unico modo per sopravvivere in una società che le odiava e le isolava, solo perché erano diventate madri al di fuori del matrimonio. Le suore non erano di certo comprensive. Le “ospiti” facevano i lavori più umili in una condizione di servitù, mentre i lori figli, come risulta anche da un’ispezione condotta nel centro durante gli anni Quaranta, erano malnutriti ed emaciati, soggetti a tutti i tipi di malattie. Molte donne riuscivano poi ad andarsene da quel luogo e a rifarsi una vita.
Centinaia di bambini non sono sopravvissuti – Circa 300 morti vennero registrate solo fra il 1943 e il 1946, uno dei periodi più terribili per la Casa. “Le ossa sono ancora lì”, ha detto una storica locale, Catherine Corless, che ha scoperto i fondamentali documenti sulla fossa comune. Anche i locali non risparmiarono il loro odio per quelli che venivano chiamati “i bambini della Casa”. I piccoli venivano segregati perfino dai coetanei, additati come diversi, maltrattati nella totale indifferenza. I sopravvissuti hanno continuato ad avere terribili incubi su quegli anni in cui vivevano in balia di una società crudele.

UN TEMPO di © Daniela Tuscano





Vi fu un tempo
in cui fummo amici.
Vi fu un tempo
in cui viver felici.
Tempo caldo
di rose al sole,
tempo d'austro
e senza dolore.
Sfogliavano giorni
di beata incertezza,
pareti d'aria
in gaia sperdutezza.
Ora è remoto
quel tempo senza tempo,
landa di mano
oblio di vento.

7.6.14

conferma dei film Magdalene e di Philomena IRLANDA, TROVATA UNA FOSSA COMUNE DI BIMBI VICINO A UNA CASA DI SUORE

i film  , ne  ho parlato in questo blog  sia  quando si chiamava  cdv.splinder.com    sia  quando ha  cambiato  ( quello attuale  )  nome   di

Qualche mese fa il film Philomena 

aveva raccontato una terribile storia (vera) di figli sottratti  e  dati  in adozione ( quando andava bene )  o  maltrattati in un istituto di suore in Irlanda. Ora arriva un'altra vicenda che lascia sgomenti. Una fossa comune che potrebbe contenere fino a 800 corpi di bimbi è stata localizzata vicino alla ex casa gestita da un gruppo di suore a Tuam, Irlanda nord occidentale, in cui venivano ospitati tra il 1925 e il 1961 le madri non sposate e i loro figli considerati illegittimi. Secondo il britannico Daily Mail, molti dei piccoli sarebbero morti per malattia e malnutrizione nel più totale abbandono, e i loro corpi vennero gettati all'interno di un serbatoio di cemento. Nel sito si potrebbe ora iniziare a scavare dopo che un familiare di uno dei bimbi che sarebbero stati seppelliti nella fossa comune lo ha denunciato come persona scomparsa. Le autorità di Dublino potrebbero inoltre aprire un' inchiesta sulla vicenda mentre la chiesa cattolica discute la costruzione di un monumento per ricordare i bimbi sepolti. Come è emerso da un' ispezione condotta nel centro durante gli anni Quaranta, i piccoli erano malnutriti ed emaciati. Circa 300 morti vennero registrate fra il 1943 e il 1946.

Infatti è news  di questi  giorni  

http://www.rainews.it/
  Irlanda 04 giugno 2014

Seppelliti senza nome nel cortile attorno a una struttura di accoglienza per ragazze madri, gestita da suore cattoliche tra il 1925 e il 1961 a Tuam, nella contea di Galway in Irlanda. Sarebbero morti di fame e di malattia quasi 800 bambini, 796 per l’esattezza, e i loro corpi senza vita nascosti in un contenitore di cemento. Un contenitore talmente zeppo di ossa che gli abitanti del posto, che lo avevano scoperto nel 1975, pensavano si trattasse di vittime della grande carestia che colpì l’Irlanda negli anni 40 dell’800. Secondo le recenti scoperte però la vicenda potrebbe assumere dei contorni molto più cupi.
E’ la storica Catherine Corless ad aver portato avanti un lungo lavoro di ricerca che avrebbe condotto alla scoperta: da anni la studiosa si occupa del passato della casa St. Mary, la struttura di accoglienza per ragazze madri al centro della vicenda. Quella che era nota agli abitanti del posto semplicemente come “The House”, la casa, era destinata ad accogliere le donne rimaste incinta al di fuori del matrimonio, spesso allontanate e abbandonate dalla comunità. Un luogo di accoglienza che in molti casi potrebbe essersi trasformato in un luogo di morte, fino alla chiusura avvenuta nel 1961. Oggi il convento non esiste più, è stato demolito, ma rimane lo spazio che era fu adibito alla fossa comune.
Uno scandalo che potrebbe aggiungersi ad altre cupe vicende che hanno già colpito la Chiesa cattolica in Irlanda, come quella delle Magdalene Laundries, le case di accoglienza in cui le ragazze erano costrette a turni di lavoro massacranti. Una vicenda che ricorda la storia vera a cui è ispirato il film Philomena, del regista Stephen Frears, nominato a quattro premi Oscar. Nel film una donna anziana decide di rivelare il segreto che ha tenuto con se per tutta la vita: un figlio illegittimo, dato alla luce in un convento e poi affidato in adozione senza il suo consenso. Aiutata da un ex giornalista la donna intraprende allora un viaggio alla ricerca del figlio scomparso, fino alla macabra scoperta di un cimitero nascosto accanto al convento.
L’arcivescovo di Tuam, Michael Neary, ha dichiarato di voler incontrare i rappresentanti delle Sorelle del Buon Cuore, l’ordine religioso che si occupava della struttura: l’intento sarebbe quello di accordarsi per la realizzazione di una stele funeraria che possa elencare i nomi delle 796 piccole vittime e per la celebrazione di una messa funebre. Il governo irlandese si è per ora rifiutato di commentare l’accaduto.
Fino ad oggi sono state quattro le principali inchieste condotte dall’Irlanda per far luce sui presunti abusi avvenuti all’interno delle strutture di accoglienza gestite nel paese dalla Chiesa cattolica, l’ultima delle quali ha chiuso negli anni 90. Proprio nella Casa St. Mary, nel 1944 un’ispezione del governo aveva segnalato gravi problemi di malnutrizione tra i 261 bambini allora ospitati nella struttura, assieme a 61 mamme. Gli alti tassi di mortalità registrati citavano tra le cause maggiori malattie, deformità e nascite premature. - 

ritornare piccoli sopravvivere e continuare il sogno Subcomandante Marcos: “Smetto di esistere. Non sono malato né morto



A 20 anni dalla prima insurrezione che ha portato a conoscenza del mondo intero la lotta contro il liberismo messicano per tutelare gli indigeni del Chiapas, è proprio il suo primo soldato a segnare la fine di un’epoca. Figura misteriosa, controversa e abile nella comunicazione, è alla guida di Ezln dal 1983. E da oggi non sarà più il portavoce del movimento. "La mia immagine pubblica è diventata una distrazione. Il mio è stato un travestimento pubblicitario"






Il passamontagna sempre calato sul volto, la pipa e la lotta per gli oppressi. Il Subcomandante Marcos, leader carismatico del movimento rivoluzionario in Chiapas, però non esiste più. “È stato un travestimento pubblicitario” dice l’uomo che è diventato una icona mediatica e un manifesto vivente di tutte le minoranze schiacciate dai capitalismi. “Il Don Chisciotte sta sempre al mio fianco. È il miglior libro che conosco di teoria politica” rivelò al compianto Gabriel Garcia Marquez .
“Dichiaro che il Subcomandante Marcos smette di esistere. Non sarà più mia la voce che parlerà a nome dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale”. A 20 anni dalla prima insurrezione che ha portato a conoscenza del mondo intero la lotta contro il liberismo messicano per tutelare gli indigeni del Chiapas, è proprio il suo primo soldato a segnare la fine di un’epoca. Figura misteriosa, controversa e abile nella comunicazione, è alla guida di Ezln dal 1983. E da oggi non sarà più il portavoce del movimento. “Non sono malato e non sono morto – ha scritto Marcos in un lungo messaggio – anche se mi hanno ucciso molte volte”. Un passo indietro, che lo stesso Subcomandante, 56 anni (forse) spiega così: “La mia immagine pubblica è diventata una distrazione”, perciò è giusto che Ezln cominci “una nuova fase”. “Il mio”, ha detto durante una cerimonia in onore di Galeano, un militante zapatista ucciso all’inizio di maggio, “è stato untravestimento pubblicitario“.


“Non ci sarà nessuna vedova – ha detto il leader zapatista il cui vero nome sarebbe Rafael Sebastiàn Guillén Vicente – non ci sarà nessun funerale, niente onori, statue o musei. Nulla che possa promuovere il culto della personalità a discapito del collettivo. Questo personaggio è stato creato e ora i suoi creatori, gli zapatisti e le zapatiste, lo distruggono. Comprendere questo significa capire qualcosa di fondamentale per noi” chiosa.
Nel suo lungo discorso Marcos, secondo il governo messicano ex ricercatore universitario, ha parlato a lungo di Galeano, maestro nella Escuelita Zapatista che aveva fatto conoscere ad alcune migliaia di persone l’esperienza delle comunità autonome, ucciso il 2 maggio, colpito prima da colpi di arma da fuoco e poi finito con il machete. A lui, nei giorni successivi alla morte, il Subcomandante aveva dedicato parole affettuose ma anche cariche di rabbia nei confronti dei paramilitari che lo hanno assassinato, lasciando intendere che quella morte sarebbe stata in ogni caso un spartiacque per il movimento. Oggi l’annuncio ufficiale. Il testo della lettera con cui il simbolo di Ezln ha rinunciato al personaggio per rivestire i panni del semplice e anonimo combattente si chiude con un omaggio al compagno ucciso: “Buon viaggio – scrive Marcos – Dalle montagne del sudest messicano. Subcomandante insurgente Galeano”.

QUANDO IL RE JUAN CARLOS PRESE ORDINI DA UN SARDO

 a volte  capita  che i potenti    subiscano   e prendano ordini da  qualcuno più basso in rango di loro . ma per i media  embed    tali cose  non esistono  , A  volte  capita   che dopo 3  secoli  di dominio ( il periodo  in cui  la spagna  primo con il regno d'Aragona e  poi  con  quello Spagnolo ) sull'isola   ci possa essere  la rivincita  come racconta   

(Francesco Giorgioni)

QUANDO IL RE JUAN CARLOS PRESE ORDINI DA UN SARDO.


Primi anni settanta.
L'erede al trono di Spagna Juan Carlos trascorreva le sue vacanze estive in Costa Smeralda, all'hotel Pitrizza. Era un giovanotto bello e annoiato da una vita piena di agi.
Negli stessi anni, il capo ricevimento dell'albergo si chiamava Antonello Martini, un colosso gallurese tosto come il granito.Il suo nome lo si trovava anche nei tabellini calcistici dei quotidiani sardi, al lunedì, perché Martini era un ottimo calciatore dilettante: vestiva la maglia dell'Arzachena e frequentava i corsi da allenatore.Alla fine di ogni turno di lavoro, Martini indossava maglietta e pantaloncini e si allenava nel parco dell'albergo. Correva, si stendeva sul prato per esercitare addominali e pettorali, allungava i quadricipiti in prolungate sedute di stretching. Una nuova stagione nei campi da gioco dell'Isola lo attendeva e lui non poteva permettersi di perdere la forma.Non sapeva che qualcuno spiava la sua routine quotidiana.

Lo seppe quando, una mattina, si presentò alla portineria un giovane statuario. Era da solo e, timidamente, gli rivolse la parola.
"Dalla mia stanza seguo ogni giorno il suo allenamento. Le dispiacerebbe se venissi a correre con lei?"
A supplicare Martini era l'Infante Juan Carlos di Borbone, pochi mesi prima della sua ascesa al trono di Spagna.Naturalmente, Martini acconsentì.Ma L'Infante aveva qualcosa da aggiungere: "Sarà lei a dirigere l'allenamento, io farò tutto quel che lei ordinerà".
Per diverse settimane, il futuro monarca iberico obbedì ai comandi di Antonello Martini, portiere d'albergo e calciatore dilettante dell'Arzachena.Eseguiva ogni movimento ed esercizio, Juan Carlos, senza fiatare.E alla fine di ogni seduta ringraziava il suo personal trainer.Martini lo potete incontrare ancora oggi, ad Arzachena, magari in fila in banca o all'ufficio postale, mentre sbriga le faccende quotidiane. Chiedetegli di raccontarvi questa storia.
E lui vi dirà di quando il re di Spagna, successore di quelli che per secoli dominarono la Sardegna, senza fiatare prese ordini da un sardo.

vuoi la connnessione fai segnali di fumo . E' quello che ha fatto per avere una linea telefonica il sindaco di un piccolo paese sardo

ecco una storia  di quando  una protesta ironica   funziona  .  Una  storia  curiosa nel  mondo  delle  comunicazioni  ormai sempre  più  informatizzate



se   non si dovesse  vedere  o sio dovesse vedere  solo  spot   eccovi l'url dove  vederlo
http://www.videolina.it/video/servizi/64751/a-nughedu-dopo-i-segnali-di-fumo-squillano-i-telefonini.html


anche nella morte c'è la vita La toccante storia di Athena Ochard e del suo specchio \ diario ritrovato dopo la sua morte a 13 per un tumore alle ossa

  non ricordo se la nuova  sardegna o l'unione  sarda


La  vita   non è  solo  una famiglia  numerosa  .  come   questa  
 La matriarca che voleva farsi suora Adesso ha 91 anni e ben 126 discendenti



Peggy Koller e i suoi discendenti (foto da twitter)
A 91 anni è una delle donne più prolifiche degli Usa, con un numero record di discendenti: 126 per l'esattezza, tra figli, nipoti, pronipoti.
E con cinque altri piccoli in arrivo da parte di seconde nuore, figlie di figli e così via. La singolare storia di Peggy Koller, di Blue Bell in Pennsylvania, corredata di foto della sua 'tribù, è balzata sulle pagine di tutti i giornali Usa. E racconta che in realtà la donna da giovane voleva farsi suora. Ma, cresciuta da figlia unica, una volta sposatasi decise che i suoi figli avrebbero avuto fratelli, sorelle e un 'senso di famiglia' grande e rassicurante. Peggy abbandonò l'idea del convento nel 1942 per sposare William Koller, morto alcuni anni orsono: oggi, settanta anni dopo, la matriarca conta al suo attivo 11 figli, 56 nipoti e 59 pronipoti. I familiari la descrivono come una nonna energetica, attiva, che ancora guida l'auto a partecipa a molte delle grandi riunioni della famiglia. "Ho due imminenti party di laurea per due nipoti - ha detto ai media americani - un matrimonio in New Jesrey questa settimana settimana e mia figlia sta organizzando una festa per sua nuora che avrà un bambino. E' la mia vita e io cerco di andare a tutti questi eventi".






Ma  anche  il ritrovamento   di uno diario segreto  come     

 La toccante storia di Athena Ochard. Dopo la sua scomparsa, i genitori hanno trovato i suoi pensieri scritti dietro uno specchio della cameretta.


Ammalata di tumore, ha tenuto un diario segreto. Circa tremila parole scritte ogni giorno, se

nza che nessuno se ne accorgesse, dietro a uno specchio. I suoi genitori lo hanno trovato solo dopo la sua morte, riordinando la cameretta. Commuove il Regno Unito la storia di Athena Orchard, ragazzina di 13 anni di Leicester, da poco scomparsa a causa di un cancro alle ossa, diagnosticatole dopo uno svenimento improvviso in casa, poco prima del giorno di Natale. Pochi mesi durante i quali la fanciulla ha affidato i suoi pensieri al retro di quello specchio, dove ogni giorno vedeva il suo corpo e il suo volto farsi sempre più emaciati. Ma nonostante questo, il suo testamento è in tutto e per tutto un inno alla vita. "La felicità dipende da noi.
da  http://www.leggo.it/
Magari non sarà un lieto fine, ma ciò che conta è la storia. Ogni giorno è speciale, perciò vivilo appieno. La felicità è una direzione, non una destinazione: sii grato della vita. Sii felice, libero, credici". Queste alcune delle frasi che si leggono sul retro dello specchio ritrovato dai suoi famigliari, che hanno raccontato la vicenda al Daily Mail. "Ho iniziato a leggere ma poi mi sono dovuto fermare. Era troppo" ha dichiarato Dean Orchard, padre della ragazza (e di altri sette figli)."Non potevo crederci, ci sono migliaia di parole. E' stato toccante". "Terremo questo specchio per sempre, leggere quelle parole è come averla ancora con noi" ha aggiunto la madre Caroline.


Sempre  sullo stesso giornale  da  cui  ho  tratto la  seconda  foto


Mercoledì 4 Giugno 2014
di Enrico Chillè
LONDRA - Athena Orchard era una dodicenne molto solare, ma uncancro osseo ha spezzato la sua giovane vita. Ora, a pochi giorni dalla morte, la sua famiglia ha trovato un emozionante messaggio nascosto nel retro di uno specchio. 
«Non è stato facile leggere quel messaggio, abbiamo dovuto interrompere spesso perché non riuscivamo a trattenere le lacrime», spiegano i genitori, residenti a Leicester. Athena era la più grande di otto figli, ed alcuni passi della lettera, riportati da Metro, sono davvero toccanti: «Ogni giorno è speciale, viveteli tutti al massimo. Potrebbe capitarvi una malattia mortale come è successo a me, ma la vita è brutta solo se noi la consideriamo tale. La felicità dipende da noi stessi, è una direzione, non una destinazione. E ricordate che la vita è fatta di alti e bassi, ma gli alti senza i bassi non avrebbero senso».

Nel messaggio nascosto, la povera ragazzina aveva anche raccontato delle proprie aspirazioni personali: «Sto aspettando di incontrare l'amore, qualcuno a cui aprire il mio cuore. L'amore non è qualcuno con cui vorresti stare, ma qualcuno senza il quale non potresti vivere. La vita è un gioco per tutti, l'amore è l'unico premio»

all'estero si fa qualcosa per i disabili nelle scuole ed in italia è lasciato tutto all'improvvisazione e alla buona volontà degli insegnanti e all'intelligenza dei bambini

Cronache di ordinaria discriminazione.
[di Romina Fiore]

Arriva il fotografo per la foto di fine anno ed i bimbi vengono sistemati alla bell’e meglio per far sì che l’inquadratura abbracci tutta la classe. La maestra ha il vestitino elegante delle feste e forse è andata anche dal parrucchiere, perché sa che quell'immagine la renderà immortale nelle vite dei suoi piccoli alunni.Il bambino diversamente abile viene sistemato all’esterno. E’ un’appendice scomoda da mettere quanto più distante possibile dagli altri.La maestra non si accovaccia accanto a lui.Non invita i compagni a circondarlo in un simbolico abbraccio accogliente.Non gli dispone gli amichetti vicino.

Il piccolo, dalla sua carrozzina, sorride compiaciuto di quel momento. Ignaro di tutto o forse no.
Purtroppo non sa che la disabilità, quella vera, è di una maestra che non capisce.




I bambini  sono   più intelligenti di noi  ,  eppure  molti genitori  ed  educatori  non  capiscono  o  hanno paura   che  tali argomenti   sono  tabù e  fuorvianti   e pericolosi sotto  i   18  anni  invece  questo video  dimostra il contrario 



da http://www.retenews24.it/rtn24/multimedia/

A cura di Adriana Costanzo


Il messaggio d’amore di una bambina nei confronti del coetaneo disabile. Il video più commovente che spopola sul web. Guarda

Pubblicato 2 mesi fa |

un estratto del video 



Può la fantasia e l’amore superare le barriere del diverso? Può una bambina dare sogni e sorrisi a un suo coetaneo meno fortunato? Un messaggio di speranza racchiuso in un breve cartone che sta spopolando sul web. Un video



 che tutti dovrebbero vedere e far vedere ai propri figli   e  ai propri studenti  [ corsivo mio  ]


  cosi  come  il video  qua sotto ( discreto ed interessante  )  tratto  da questo mio precedente  post a cui rimando   nel caso  non si  vedesse


il parroco di Losson, frazione di Meolo, in provincia di Venezia, vieta il campo da calcio alla squadra femminile: «La comunità è impreparata»

    ecco una storia   di   come   che in italia ci sono sacche d'arrettramento culturale e ci vuole una bella guerriglia cont...