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5.4.09

Il 5 aprile anche Retescuole sarà in Piazza Scala



Per noi che facciamo scuola è più facile. La storia e la memoria ci sono compagne; sono arnesi del mestiere.


Conosciamo le persone che l'hanno fatta questa nostra Repubblica, gli uomini e le donne che ce l'hanno lasciata come un´eredità preziosa, sacrificando molto della propria vita negli anni belli della loro gioventù, perché allora quel che contava era fare in modo che l'incubo del fascismo e del nazismo, del razzismo e della violenza contro i deboli non pesasse sul futuro di chi sarebbe venuto dopo.



Per noi e più facile perché il nostro mestiere è educare alla cittadinanza nella scuola della Repubblica e sappiamo che la libertà di pensiero sancita dalla Costituzione trova il suo fermo limite quando sconfina nella proposta di violenza, nel vilipendio e nell'offesa contro altri esseri umani.



Per questo non comprendiamo come il Comune di Milano potrà consentire l´incontro previsto il 5 Aprile nella nostra città di formazioni neonaziste, negazioniste, xenofobe, omofobe e razziste provenienti da tutta l´Europa.



Non sappiamo a cosa stesse pensando il nostro sindaco quel 25aprile del 2006 mentre spingeva la carrozzella del "papà partigiano", ma vorremmo che almeno per mandato istituzionale, se la coerenza le difetta, si facesse oggi interprete, non certo del desiderio di una "parte", ma dei principi fondanti del nostro paese.


In ogni caso domenica 5 aprile saremo davanti a palazzo Marino. Ci saremo per senso di responsabilità , ci saremo pacificamente perché siamo cittadini e cittadine di un comune medaglia d'oro della Resistenza, perché come diceva Primo Levi «Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo».


E invitiamo tutti e tutte voi a fare altrettanto.




Quelli e quelle di Retescuole

28.2.09

Senza titolo 1311




Dal Corriere della Sera - IL CARDINALE BARRAGAN - Se Beppino Englaro ha ucciso la figlia Eluana, «è un assassino» perché «ha violato il quinto comandamento che dice di non uccidere»: è chiaro il cardinale Javier Lozano Barragan, ministro Vaticano della Salute, commentando l’accusa rivolta a Beppino Englaro di aver ammazzato la figlia. «Abbiamo un comandamento, il quinto, che dice di non uccidere - ha spiegato Barragan a margine del convegno su "Malattie rare e disabilità" promosso dall’Associazione Giuseppe Dossetti - chi uccide un innocente commette un omicidio e questo è chiaro. Se Beppino Englaro ha ammazzato la figlia allora è un omicida, se non l’ha ammazzata allora non è un omicida. Questo mi sembra totalmente chiaro».
HO SPEDITO IN EMAIL ALLA DIOCESI DI QUESTO CARDINALE QUANTO SEGUE:

Carissimo Cardinale Barragan,
lei accusa il signor Englaro di aver violato il V comandamento che dice "non uccidere"... un'accusa velata dal dubbio perché usa l'ipotetico "se" (se ha ucciso è un assassino). Vorrei solo farla riflettere sul fatto che le associazioni cattoliche provita, e lo stesso vaticano, non hanno mai alzato i toni su chi uccide ogni giorno per motivi politici e di logiche-militari: ad esempio, nessun pontefice e nessun cardinale ha mai detto esplicitamente al presidente Bush che è un ASSASSINO... invece lo si dice con disinvoltura ad Englaro. Inoltre, il "se" ipotetico possiamo totalmente toglierlo nei confronti della Chiesa Cattolica che ha spesso e volentieri violato il Quinto Comandamento, uccidendo milioni di individui nel tempo delle crociate fatte in nome del vostro Dio, nel tempo delle inquisizioni, e nel tempo in cui la Chiesa Cattolica si imponeva nell'Europa Pagana, Ellenica e Romana. Sicuramente la Chiesa ha violato il V comandamento reiterando il "reato" su milioni di individui dall'anno 0 fino, possiamo dire, all'illuminismo  !   Lancio questo messaggio provocatorio, ma storicamente reale, giusto per sottolineare un'ipocrisia e una mancanza di umanità in certe complesse e ambigue mentalità culturali, se di cultura si può parlare, allegandole una cronologia delle persecuzioni cattoliche-cristiane nel periodo storico della cattolicizzazione nell'Età pagana, risparmiandole le cronologie delle crociate medievali e delle sante inquisizioni.
Questa cronologia racconta le principali persecuzioni contro gli ellenici gentili (pagani) causate dai cristiani. È tratta dal libro di Vlasis Rasias, “La demolizione dei templi”, pubblicato in Atene da Diipetes Editiones nel 1994 e divulgata liberamente sul sito della Congregazione degli Ellenici in varie lingue. La cronologia è stata estratta in lingua spagnola e poi da me tradotta. (Tratta da - Il neopaganesimo il risveglio degli dèi, Aradia Edizioni di Francesco Faraoni )

Anno 314 - Immediatamente dopo la sua piena legalizzazione, la chiesa cristiana attacca i pagani: il concilio di Ancirra denuncia il culto della Dea Artemide.

Anno 324 - L'imperatore Costantino dichiara il cristianesimo come l'unica religione ufficiale dell'impero romano. In Didima, in Asia minore, viene saccheggiato l'oracolo del Dio Apollo e i sacerdoti pagani vengono torturati sino alla morte. I pagani vengono allontanati dal Monte Athos e sono distrutti tutti i templi greci del luogo.

Anno 326 - L'imperatore Costantino, seguendo le istruzioni di sua madre Elena, distrugge il tempio del Dio Asclepio in Aigeai, in Cilicia e molti templi della Dea Afrodite in Gerusalemme, Afaka, Mambre, Feniciea, Baalbek, ecc.

Anno 330 - L'imperatore Costantino ruba i tesori e le statue dei templi pagani della Grecia per decorare la Nuova Roma, Costantinopoli, la nuova capitale dell'impero.

Anno 335 - L'imperatore Costantino saccheggia molti templi Pagani dell’Asia Minore e della Palestina e ordina l'esecuzione per crocifissione di "tutti i maghi e indovini". Viene martirizzato il filosofo neoplatonico Sopatrus.

Anno 341 - L'imperatore Flavio Giulio Costanzo perseguita "tutti gli indovini e gli ellenici”. Molti pagani greci sono imprigionati o giustiziati.

Anno 346 - Nuove persecuzioni su larga scala contro i pagani di Costantinopoli. Viene bandito il famoso oratore Libanius, accusato di essere un “mago”.

Anno 353 - Un decreto di Costanzo ordina la pena di morte per tutti coloro che pratichino sacrifici e idolatria.

Anno 354 - Un nuovo decreto ordina la chiusura di tutti i templi pagani. Alcuni di questi sono profanati e trasformati in bordelli o sale da gioco. Sono giustiziati molti sacerdoti pagani.

Anno 354 - Un nuovo editto di Costantino ordina la distruzione dei templi pagani e l'esecuzione di tutti gli idolatri. Primi roghi di biblioteche in varie città dell'impero. Le prime fabbriche di cemento vengono costruite vicino ai templi pagani chiusi. La gran parte delle sacre architetture dei pagani vengono ridotte a calcinacci.

Anno 357 - Costantino proibisce tutti i metodi di divinazione, compresa l'astrologia.

Anno 359 - In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l’esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell’Impero.

Anno 361 fino al 363 - La tolleranza religiosa e la restaurazione dei culti pagani sono nuovamente dichiarate a Costantinopoli, il 1° dicembre 361, dall'imperatore Flavio Claudio Giuliano.

Anno 363 - Assassinio dell'imperatore Giuliano (26 giugno).

Anno 364 - L'imperatore Flavio ordina di bruciare la biblioteca di Antiochia.

Anno 364 - Un editto imperiale, dell’11 settembre, ordina la pena di morte per tutti i pagani che praticano il culto antico degli Dei ancestrali o praticano la divinazione ("sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas"). Tre decreti differenti (4 febbraio, 9 settembre, 23 dicembre) ordinano la confisca di tutte le proprietà dei templi pagani, punendo con la pena di morte tutti coloro che praticano rituali pagani, inclusi quelli fatti privatamente.

Anno 365 - Un decreto imperiale, del 17 novembre, proibisce ai funzionari pagani di comandare i soldati cristiani.

Anno 370 - L'imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell’Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l’ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell'Impero dell’est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.

Anno 372 - L'imperatore Valente ordina al governatore dell'Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere.

Anno 373 - Nuova proibizione di tutti i metodi di divinazione. Il termine "pagano" è introdotto dai cristiani per disprezzare i gentili.

Anno 375 - Si chiude il tempio del Dio Asclepio nell’Epidauro, in Grecia.

Anno 380 - Il 27 febbraio, un editto dell’imperatore Flavio Teodosio converte il cristianesimo in religione esclusiva dell’Impero Romano, proclamando: “tutte le nazioni che sono soggette alla nostra clemenza e moderazione devono continuare a praticare la religione che fu introdotta ai romani dal divino apostolo Pietro”. I non cristiani sono definiti "ripugnanti, eretici, stupidi e ciechi”. In un altro decreto Teodosio chiama "insani" tutti quelli che non credono nel Dio cristiano e proibisce discrepanze nei confronti dei dogmi della chiesa. Ambrosio, vescovo di Milano, comincia a distruggere tutti i templi della sua zona. I preti cristiani istigano e spingono il popolo a ribellarsi contro il tempio della Dea Demetra, in Eleusi e tentano di linciare i sacerdoti pagani Nestorius e Priskus. Il sacerdote pagano Nestorius mette fine ai Misteri Eleusini e annuncia la predominanza dell’oscurità mentale sopra la razza umana.

Anno 381 - Il 2 maggio, Teodosio priva di tutti i loro diritti i cristiani che tornano a praticare la religione pagana. In tutta la parte orientale dell’Impero si saccheggiano o si bruciano i templi e le biblioteche pagane. Il 21 dicembre, Teodosio proibisce anche la semplice visita ai templi ellenici. A Costantinopoli il tempio della Dea Afrodite diventa un bordello, mentre il tempio di Helios e Artemide una stalla.

Anno 382 - "Hellelu-jah", Gloria a Yawe, si impone nelle messe cristiane.

Anno 384 - L'imperatore Teodosio ordina al prefetto pretoriano Maternus Cynegius, un devoto cristiano, di cooperare con i vescovi locali e distruggere i templi dei pagani nel nord della Grecia e in Asia Minore.

Anno 385 fino al 388 - Maternus Cynegius, animato dalla sua fanatica sposa e dal vescovo (Santo) Marcellus, percorre con le sue bande tutto il paese, sequestrando e distruggendo cento templi ellenici, santuari e altari. Tra questi fu distrutto il tempio di Odessa, il Cabeireion di Imbros, il tempio di ZEUS ad Apamea, il tempio di Apollo a Dydima e tutti i templi di Palmyra. Migliaia di innocenti pagani in tutto l’Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis.

Anno 386 - L'imperatore Teodosio proibisce, il 16 giugno, il restauro dei templi pagani saccheggiati.

Anno 388 - Per volontà di Teodosio si proibiscono i dibattiti pubblici sui temi religiosi. Il vecchio oratore Libanius spedisce una famosa Epistola "Pro Templis" a Teodosio, con la speranza che quei pochi templi ellenici rimasti vengano rispettati e risparmiati.

Anno 389 fino al 390 - Si proibiscono tutte le feste che non rientrano nei calendari cristiani. Orde di eremiti fanatici, provenienti dal deserto, invadono le città del Medio Oriente e dell'Egitto distruggendo statue, altari, biblioteche, templi e linciando i pagani. Teofilo, patriarca di Alessandria, da inizio ad una dura persecuzione contro i pagani, converte il tempio di Dionisio in una chiesa cristiana, brucia il Mithraeum della città, distrugge il tempio di Zeus e schernisce i sacerdoti pagani prima di farli lapidare, mentre la popolazione cristiana profana le immagini di culto.

Anno 391 - Il 24 febbraio, un nuovo decreto di Teodosio non solo proibì la visita ai templi pagani, ma impose anche di guardare le statue deturpate. Nuove e terribili persecuzioni per tutto l’Impero. In Alessandria i pagani, liberati dal filosofo Olympius, organizzano una rivolta e dopo alcuni scontri si rinchiudono nel tempio fortificato del Dio Seraphide (il Serapeion). Dopo un violento assedio, i cristiani prendono l'edificio, lo distruggono, bruciano la sua famosa biblioteca e profanano le immagini di culto.

Anno 392 - L'8 novembre, l'imperatore Teodosio proibisce tutti i rituali non cristiani e li chiama "superstizioni dei Gentili" (gentilicia superstitio). Nuova persecuzione su grande scala contro i pagani. I Misteri di Samotracia sono proibiti e vengono assassinati i sacerdoti pagani. A Cipro il vescovo locale (San) Epifanio e (San) Tychon distruggono quasi tutti i templi dell'isola e sterminano migliaia di pagani. I misteri locali della Dea Afrodite vengono censurati. Nell’editto di Teodosio si dichiara: "quelli che non ubbidiranno al padre Epifanio non avranno diritto di vivere in quest'isola". I pagani si rivoltano contro l'imperatore e la Chiesa a Petra, Aeropolis, Rafia, Gaza, Baalbek e altre città del Medio Oriente.

Anno 393 - Si proibiscono i Giochi di Pythian, i Giochi di Aktia e i Giochi Olimpici considerati come parte dell'idolatria ellenica. I cristiani saccheggiano i templi di Olympia.

Anno 395 - Due nuovi decreti, del 22 luglio e del 7 Agosto, causano nuove persecuzioni contro i pagani. Rufinus, l'eunuco Primo ministro dell'imperatore Flavius Arcadius, dirige le sue orde di battezzati goti, guidati da Alarico, in Grecia. Animati dai monaci cristiani, i barbari saccheggiano e bruciano molte città (Dion, Delphi, Megara, Corinto, Pheneos, Argos, Nemea, Lycosoura, Sparta, Messene, Phigaleia, Olympia, ecc), massacrano o schiavizzano innumerevoli pagani ellenici e diroccano tutti i Templi. Bruciano il Santuario di Eleusi e bruciano vivi tutti i sacerdoti pagani, incluso il sacerdote Mithras Hilarius.

Anno 396 - Il 7 dicembre, un nuovo decreto dell'imperatore Arcadius ordina che il paganesimo sia trattato come atto di alto tradimento. Vengono incarcerati i pochi sacerdoti pagani rimasti.

Anno 397 - "Demoliteli!". L'imperatore Flavio Arcadius ordina la demolizione di tutti i templi pagani rimasti ancora in piedi.

Anno 398 - Il Quarto Concilio Ecclesiastico di Cartagine proibisce a tutti, inclusi i vescovi cristiani, lo studio dei libri pagani. Porfirius, vescovo di Gaza, demolisce quasi tutti i templi pagani della città, eccetto nove di loro che rimangono attivi.

Anno 399 - Con un nuovo editto, del 13 giugno, l'imperatore Flavio Arcadius ordina la distruzione immediata di tutti i templi pagani principalmente nelle zone rurali.

Anno 400 - Il vescono Nicetas distrugge l'oracolo del Dio Dionisio a Vesai e battezza tutti i pagani di quell'area.

Anno 401 - A Cartagine la popolazione cristiana lincia i pagani e distrugge templi e idoli. Anche a Gaza il vescovo locale, (Santo) Porfirio, ordina ai suoi seguaci il linciaggio dei pagani e la demolizione dei nove templi rimasti attivi in città. Il quindicesimo Concilio di Calcedonia ordina la scomunica dei cristiani che mantengono buone relazioni con i loro parenti pagani.

Anno 405 - Giovanni Crisostomo invia le sue orde di monaci vestiti di grigio e armati con mazze e bastoni di ferro a distruggere gli idoli di tutte le città della Palestina.

Anno 406 - Giovanni Crisostomo raccoglie fondi con l’aiuto delle ricche mogli cristiane per finanziare la distruzione dei templi ellenici. Ad Efeso si ordina la distruzione del famoso tempio della Dea Artemide. A Salamis, a Cipro, il “Santo” Ephiphanius e Eutychius continuano la persecuzione dei pagani e la distruzione dei loro templi e santuari.

Anno 407 - Un nuovo decreto proibisce una volta per tutte gli atti di qualsiasi culto non cristiano.

Anno 408 - L'imperatore dell'Impero occidentale Onorius e l'imperatore dell'impero d'oriente Arcadius, ordinano che tutte le sculture dei templi pagani siano distrutte o confiscate, proibendo anche il possesso privato di qualsiasi scultura pagana. I vescovi locali dirigono nuove e dure persecuzioni contro i pagani e si ardono al rogo i loro libri. Si perseguitano anche i giudici che mostrano pietà per i pagani. (San) Augustine massacra centinaia di protestanti pagani a Calama, in Algeria.

Anno 409 - Ancora una volta un decreto ordina che si castighi con la pena di morte chi pratica l’astrologia e ogni altro metodo divinatorio.

Anno 415 - Ad Alessandria la popolazione cristiana, animata dal vescovo Cirillo, a pochi giorni dalla pasqua giudaico-cristiana, attacca e martirizza, tagliandone il corpo a pezzi, la famosa e bella Filosofa Hypatia (Ipazia di Alessandria). I pezzi del suo corpo, portati per le vie di Alessandria dai cristiani della città, vengono bruciati insieme ai suoi libri nella piazza chiamata Cynaron. Il 30 agosto cominciano nuove persecuzioni contro tutti i sacerdoti pagani del nord Africa, che finiscono crocifissi o bruciati vivi.

Anno 416 - L'Inquisitore Hypatius, chiamato “La spada di Dio”, stermina gli ultimi pagani di Bithynia. A Costantinopoli, il 7 dicembre, vengono dimessi tutti gli ufficiali dell'esercito, gli impiegati pubblici e i giudici non cristiani.

Anno 423 - L'imperatore Teodosio II dichiara, l’8 giugno, che la religione dei pagani non è altro che “il culto del demonio” e ordina che tutti coloro che insistono nel seguirla e nel praticarla vengano castigati con il carcere e la tortura.

Anno 429 - Viene saccheggiato il tempio della Dea Atene (Parthenon) sull'omonima Acropoli. Si perseguitano i pagani ateniensi.

Anno 435 - Il 14 novembre un nuovo editto dell'imperatore Teodosio II ordina la pena di morte per gli "eretici" e i pagani dell'Impero. Si proclama che l’unica religione legale è il cristianesimo.

Anno 438 - L'imperatore Teodosio II emette un nuovo decreto, il 31 gennaio, contro i pagani, considerando la loro “idolatria” causa della recente peste.

Anno 440 fino al 450 - I cristiani demoliscono tutti i monumenti, gli altari e i templi di Atene, Olympia e altre città greche.

Anno 448 - Teodosio II ordina che si brucino tutti i libri non cristiani.

Anno 450 - Vengono demoliti tutti i templi di Afrodite, città della Dea Afrodite, e si bruciano tutte le librerie della città che è rinominata Stavroupolis (Città della Croce).

Anno 451 - Un nuovo decreto dell'imperatore Teodosio II, del 4 novembre, riafferma che l’idolatria deve essere castigata con la morte.

Anno 457 fino al 491 - Persecuzioni sporadiche contro i pagani nella parte orientale dell’Impero. Tra i giustiziati ci sono il medico Jacobus e il filosofo Gessius. Vengono torturati e incarcerati Severianus, Herestios, Zosimus, Isidorus e altri. Il predicatore cristiano Conon e i suai seguaci sterminano gli ultimi pagani dell'isola Imbros, nel nord est del Mar Egeo. Sono giustiziati a Cipro gli ultimi adoratori di Zeus Lavranius.

Anno 482 fino al 488 - Vengono sterminati la maggior parte dei pagani dell’Asia minore, a causa di una disperata rivolta contro l’Imperatore e la Chiesa.

Anno 486 - Molti sacerdoti pagani che erano rimasti in clandestinità vengono scoperti, arrestati, scherniti, torturati e giustiziati ad Alessandria.

Anno 515 - Il battesimo diventa obbligatorio anche per quelli che si dichiarano già cristiani. L'imperatore di Costantinopoli, Anastasius, ordina il massacro dei pagani nella città araba di Zoara e la demolizione del tempio locale del Dio Theandrites.

Anno 528 - L'imperatore Jutprada (Giustiniano) proibisce i giochi olimpici sostituiti da quelli di Antiochia. Ordina l'esecuzione - tramite il rogo, la crocifissione o lo smembramento mediante artigli di ferro - di tutti coloro che praticano "la stregoneria, la divinazione, la magia o l’idolatria" e proibisce tutti gli insegnamenti dei pagani affermando: “…è una sofferenza davanti alle insane bestemmie degli ellenici".

Anno 529 - L'imperatore Giustiniano chiude l'Accademia di Filosofia di Atene, dove aveva insegnato Platone, e confisca le sue proprietà.

Anno 532 - L'inquisitore Ioannis Asiacus, un monaco fanatico, dirige una crociata contro i pagani dell'Asia minore.

Anno 542 - L'imperatore Giustiniano permette all'inquisitore Ioannis Asiacus di convertire i pagani di Phrygia, Caria e Lydia, nell'Asia Minore. In 35 anni, 99 chiese e 12 monasteri furono edificati sopra i resti dei templi pagani distrutti.

Anno 546 - Centinaia di pagani sono condannati a morte a Costantinopoli dall'inquisitore Ionnis Asiacus.

Anno 556 - L'imperatore Giustiniano ordina al terribile inquisitore Amantius di andare ad Antiochia per arrestare, trovare e sterminare gli ultimi pagani della città e distruggere tutte le biblioteche private.

Anno 562 - Arresti di massa, torture ed esecuzioni dei pagani ellenici ad Atene, Antiochia, Palmira e Costantinopoli.

Anno 578 fino al 582 - I cristiani torturano e crocifiggono i pagani ellenici in tutta la parte orientale dell’Impero e sterminano gli ultimi pagani di Heliopolis (Baalbek).

Anno 580 - Gli inquisitori cristiani attaccano un tempio segreto di Zeus ad Antiochia. Il Sacerdote del tempio si suicida e vengono arrestati il resto dei pagani presenti. Tutti i prigionieri, incluso il vice governatore Anatolius, sono torturati e mandati a Costantinopoli per comparire in giudizio. Là vengono condannati a morte e dati in pasto ai leoni, tuttavia nel vedere che i feroci animali non erano intenzionati ad attaccare i condannati, vennero poi crocifissi. I cadaveri furono trascinati per le strade e lasciati poi senza alcun tipo di sepoltura tra le immondizie.

Anno 583 - Nuova persecuzione contro i pagani ellenici da parte dell'Imperatore Mauricius.

Anno 590 - In tutta la zona orientale dell’Impero gli “accusatori cristiani” scoprono cospirazioni pagane. Nuove tormentate torture ed esecuzioni.

Anno 692 - Il Concilio di Costantinopoli proibisce le restanti celebrazioni pagane/dionisiache come le Calende, Brumalia, Anthesteria, etc.

Anno 804 - I pagani ellenici di Mesa Mani (Cape Tainaron, Lakonia, Grecia) resistono con successo al tentativo di Tarasius, patriarca di Costantinopoli, di convertirli al cristianesimo.

Anno 850 fino all’860 - Conversione violenta degli ultimi pagani ellenici di Mesa Mani da parte dell’armeno (San) Nikon.

Francesco Faraoni

20.2.09

Fuori dai denti

IMPORTANTE. Il seguente post è "politicamente scorretto". Ne sconsiglio pertanto la lettura ad anime candide, pretonzoli, suscettibili e deboli di stomaco.


 




La minigonna. Già detto tutto, e da tempo. In un certo senso, m'annoio anche. Massì, l'ultimo mio intervento riguardo all'emergenza stupri s'intitolava Tutto nella norma ma molte volte, in passato , mi sono occupata di quest'efferato crimine ben sapendo che non poteva essere risolto con inefficaci e ridicole ronde, naturalmente solo per le belle ragazze secondo il nostro ineffabile "Mr. President", perché le racchie non corrono alcun rischio, solo alle bonazze si mettono addosso le mani (e qualcos'altro), e in fondo, chissà, gli piace pure. Perché alla fine, sempre lì si va a parare: le femmine se la cercano, la cosiddetta violenza, questo i maschi di ogni latitudine han sempre dichiarato, insegnato e soprattutto pensato - e pensano, nei recessi più torbidi della loro psiche.

"Ora t'insegno come trattare una donna!", avrebbe ringhiato il romeno della Caffarella al ragazzino sparuto che il suo compare teneva bloccato. E giù colpi, e spinte, e sangue, e merda, su una bambina di 14 anni. Così si fa i maschi, questo vogliono le donne: lividi e bastonate, e sbreghi, e poi via, basta, chiuso, quando il divertimento è finito.

Noi volevamo soltanto rubare, si sarebbe giustificato poi. Ma, ecco, lei portava la minigonna, era bella, accidenti. Insomma una "facile". Se porta la minigonna sicuramente ci starà. La femmina perbene le botte le piglia a casa, curva, china, madre mutilata di sozzi marmocchi. La ribelle, invece, che osa amoreggiare per strada, e io lì, io costretto a sbavare senza godermela, senza spartire con gli amici quella cosa che al mio paese, cazzo!... io padrone defraudato, io che potrei, ma come osa, svergognata, merita una lezione... e so come dargliela...





Non si obietti che trattavasi di balordi. I balordi sono nient'altro che la maschera dei normali. Un maschio islamico, colto, occidentalizzato, non resiste alla richiesta di divorzio della moglie stanca delle ripetute sevizie e, di fronte alla determinazione di quest'ultima, giunge alla risoluzione di decapitare la ribalda. Altri maschi all'apice della maschilità, i Talebani del Pakistan, quelli per cui sono peccaminosi anche gli uccelli canterini (non mi sorprenderei se un giorno decidessero uno sgozzamento in massa dei canarini), hanno ripreso il potere barattato per il piatto di lenticchie del quieto vivere da un altro governante maschio. Sarà solo la voce della bambina Tuba Sahaab , la poetessa undicenne che ha pregato per l'elezione di Obama, che attende Obama per mostrargli le condizioni di vita nelle sue contrade, l'inerme e indocile arma vincente contro la virile bestialità. Ma non accorgiamocene quando sarà troppo tardi. Oriente medioevale? Ma no. Qui in Italia lo stupro è reato contro la persona dal 1996. Poco meno di dieci anni. (Parimenti: il reato d'adulterio - solo per donne, of course - è stato abolito nel 1969, e così lo jus corrigendi; il nuovo diritto di famiglia risale al 1975; il divorzio legale è stato introdotto nel 1970.) Prima i maschi soprattutto "cattolici" si erano sempre opposti a questa modifica legislativa. Per loro, la violenza sessuale era (ed è) soprattutto un affare di pudicizia e di morale, come leggere il giornalino porno di nascosto dal prete (maschio, il divino è affare di uomini, parola di Ratzinger). Nonostante tutto, ci si è arrivati. Ma tanto non serve: gli stupratori di solito non si fanno nemmeno un giorno di galera, ed escono dal carcere come eroi.Si pensa alle ronde, ma educazione, zero. In questi anni l'immagine delle donne mutuata dai media soprattutto commerciali è stata quantomeno umiliante. Un continuo florilegio di sederi, seni rifatti, donzelle che allegramente passavano da un letto all'altro del potente di turno, ex veline compiacenti tramutate in ministre, messe alla berlina dal più becero e maschilista capo del governo degli ultimi quattrocento anni. Sbugiardato il femminismo come prodotto diabolico o sfogo da isteriche insoddisfatte, si è tornati a considerare la donna roba di rubello. Intanto il maschio sempre più debole, impotente, incattivito, riprendeva a sfogarsi a modo suo, in casa, con le fidanzate, sorelle, amiche. Sotto gli occhi indifferenti dei più. Finché si è trovato il modo di canalizzare l'esasperazione di tutti nella caccia al romeno assassino. Che resta tale, come qualsiasi disperato proveniente da paesi oppressi e a loro volta stuprati, ma che tuttavia non è il vero e ultimo problema. Quel "Giù le mani dalle nostre donne" inalberato dai neofascisti italiani a Caffarella, può infatti nascondere un retrogusto sibillino: "Alla roba nostra pensiamo noi". Insomma lasciatecele smanazzare a noi, le "nostre" cose. Ci appartengono. Lotte fra ladri.



Due bestemmiatori, anzi quattro. Con l'andatura ciondolona e gaglioffa del maschio sicuro di sé, uno degli assassini di Anna Politkovskaya è uscito baldanzoso dall'aula di tribunale, farfugliando un "Ringrazio Allah" per l'assoluzione. Un altro delinquente comune dall'identico sorriso gaglioffo, tal Cesare Battisti il cui omonimo si starà, adesso, rivoltando nella tomba, implora (ma forse sermoneggia) affinché l'italico governo "mostri il suo lato cristiano" e abbia compassione di lui. Dove invece Dio non ha ancora ribrezzo a mostrarsi, vale a dire in Austria, il vescovo Wagner (un nome, una garanzia) nominato dal "Papa" a capo della diocesi di Linz è stato costretto a dimettersi per le proteste non soltanto dei fedeli, ma addirittura della Conferenza episcopale austriaca. Secondo il prelato stimatissimo da Ratzinger, Harry Potter è un libro satanico, l'uragano Katrina - che nel 2005 devastò New Orleans - una punizione divina per l'immoralità della metropoli, gli omosessuali malati da curare. Nella sua parrocchia, inoltre, alle bambine e alle femmine in generale era vietato qualsiasi servizio liturgico, compreso cantare nel coro, privilegio riservato, per lui, solo ai maschi. I maschi piacciono molto, al maschio vescovo Wagner.

Qui l'avremmo accolto con pavesate di fiori. I cattolici austriaci, che son cristiani e non pagani, senza tanti complimenti lo hanno rispedito al mittente, cioè al sig. "Papa" che, a quanto pare, crede di trattare il resto d'Europa come il giardino Italia dove detta legge come un satrapo persiano.

Do you remember Williamson? Sì, il vescovo negazionista, cioè nazista come tutti i lefebvriani, quello riammesso dal "Papa" nella Santa Chiesa dall'oggi al domani, senza un briciolo di pentimento? Il governo argentino, dove monsignore risiede, l'ha dichiarato "persona non grata" e gli ha dato dieci giorni di tempo per togliersi di torno, dopodiché lo piglierà di peso e lo sbatterà fuori del Paese a calci nel sedere. Cosa dite, il mite Ratzinger lo destinerà presto alla cattedra di Ambrogio, per la gioia di tutti i milanesi?





Urla del silenzio. Due giorni fa gli umanisti si son dati appuntamento nel capoluogo lombardo per protestare, ancora una volta, contro lo scudo spaziale . Proseguono intanto, con successo, i preparativi per la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza . Ma invano ne cercheremmo notizia su giornali e tv. Eppure ci siamo. Ci siamo ancora. Non ci avrete.




Daniela Tuscano

9.2.09

E. E.: i cattolici non sono Ratzinger, Bagnasco e Radio Maria

Proprio per il rispetto verso E. E. (come Michele Serra, non riesco nemmeno a nominarla a causa dello scempio perpetrato dalle scimmie urlatrici attorno al suo corpo) e la sua famiglia, in particolare papà Beppino che, indipendentemente dalle scelte, nessuna persona con un minimo di coscienza UMANA - e non solo cristiana - potrebbe definire "assassino", non sono mai intervenuta pubblicamente sulla sua sciagura. Tuttavia il livello d'indecenza raggiunto da certi personaggi in questi giorni è tale, e l'immagine dei cattolici fornita dai media e dalla cricca vaticana così distorta, che come credente mi sento offesa e sfregiata, e avverto l'irrinunciabile diritto-dovere di render nota a tutti la realtà.




I cattolici non sono Ratzinger, Bagnasco, la Binetti o Radio Maria. Riporto alcune dichiarazioni di autorevoli associazioni, politici e anche religiosi AUTENTICAMENTE credenti. Di ciarpame siamo stufi.


D. T.






Mons. Casale: “Eluana lasciamola morire in pace come facemmo con Giovanni Paolo II”

«Mi sento vicinissimo a papà Peppino. Quella di Eluana non è più vita, porre termine al suo calvario è un atto di misericordia».


Nel pieno della mobilitazione cattolica contro la «condanna a morte» della Englaro, l’arcivescovo Giuseppe Casale (ndr arcivescovo emerito di Foggia-Bovino) prende le distanze dall’«accanimento contro un povero corpo martoriato, tenuto artificialmente in un limbo».



Lasciar morire Eluana è carità cristiana?


«Sì. Non è tollerabile accanirsi ancora né proseguire questo ormai stucchevole can can. C’è poco da dire: l’alimentazione e l’idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta alcun beneficio può essere legittimamente interrotta. Perciò, lasciamo che Eluana termini i suoi giorni senza stare lì a infierire senza alcun esito né speranza di guarigione. Si è creato il “caso Eluana” agitando lo spettro dell’eutanasia, ma non qui si tratta di eutanasia. Alla fine anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili. Vedo quasi il gusto di accanirsi su una persona chiusa nella sua sofferenza irreversibile».


Vaticano e Cei combattono una battaglia durissima.


«Dovremmo smettere di agitarci contro i mulini a vento e chiederci se quella della Englaro sia realmente vita. Una vita senza relazioni, alimentata artificialmente non è vita. Come cattolici dovremmo interrompere tutto questo clamore e dovremmo essere più sereni affinché la sorte di Eluana possa svilupparsi naturalmente. I trattamenti medici cui è stata sottoposta non possono prolungarle una vera vita, ma solo un calvario disumano. E’ giusto lasciarla andare nella mani di Dio. Invece di fare campagne bisognerebbe accostarsi con pietà cristiana alla decisione di un padre».


Perché non è eutanasia?

 

«L’alimentazione artificiale è accanimento terapeutico, se la si interrompe Eluana muore. Rispettiamo le sue ultime volontà e non lasciamo solo quel padre che, appena si saranno spenti i riflettori di una parossistica attenzione, sarà in esclusiva compagnia del suo dolore. Io lo comprendo, prego per lui, gli sono vicino. Neanche io vorrei vivere attaccato alle macchine come Eluana, anche per me chiederei di staccare la spina. Proprio perché crediamo che la morte non abbia l’ultima parola, dobbiamo inchinarci al suo mistero, invece di nasconderci nelle dispute tecniche. Eluana non c’è più da tanto, da molto tempo prima della rimozione del sondino che simula un’esistenza definitivamente svanita».



Giacomo Galeazzi ("La Stampa", 5 febbraio 2009)





Il Quirinale ha fatto bene così tutela la Costituzione


ROMA - Oscar Luigi Scalfaro non ha dubbi: Napolitano si è mosso in modo ineccepibile. "Il comportamento del capo dello Stato mi pare assolutamente rispondente ai suoi poteri e alle norme della Costituzione. Il capo dello Stato può non firmare. A me capitò di farlo... Credo [...] che chiunque debba apporre una firma a un provvedimento abbia il diritto, vorrei dire il dovere, di controllare che ce ne siano i presupposti. Perciò condivido totalmente gli argomenti giuridici che il capo dello Stato ha espresso nella lettera al governo per dire: non fate il decreto, io non mi sento di firmarlo [...]".

 

Berlusconi ha annunciato di voler far approvare, sul caso Englaro, una legge con procedura-lampo. E' corretto, che il governo usi il Parlamento per sfidare un capo dello Stato che ha osato bocciare un decreto legge?


«Se il Parlamento è convocato, è convocato per fare una legge, che è il suo compito. Con grande serenità, dobbiamo dire che il Parlamento ha avuto tutto il tempo per intervenire. Sono 17 anni che questa povera creatura sofferente è ridotta così. Vari Parlamenti hanno avuto modo di fare una legge, ma non l' hanno fatto. Se oggi il Parlamento è in condizione di approvare una legge nel giro di qualche giorno, come ho sentito, fa il suo dovere. Chiunque si muova nell' ambito dei suoi poteri merita rispetto. Speriamo solo che sia una legge assolutamente equilibrata».


Nel caso Englaro è difficile trovare un punto d' equilibrio. Lei ne vede qualcuno?


«Non voglio dire nulla su questa vicenda. Premesso che sulla difesa della vita non c' è discussione, penso che si sia passato il limite. Taluni, in omaggio ai sacri princìpi, emettono sentenze definitive e giudizi irrevocabili. Sono cose inaccettabili. Incivili. Se qualcuno le fa in nome dei princìpi cristiani, io credo che i princìpi cristiani parlino di amore, di carità, di comprensione, di partecipazione alla sofferenza. Ma non vedo cosa c' entri con i principi cristiani un' invasione così aggressiva dello spazio di libertà di ciascuno».



Sebastiano Messina (da "Repubblica", 7 febbraio 2009, grassetti miei)




Eluana, cavallo di Troia dell’osceno potere

Di Eluana Englaro, crocifissa sul calvario del suo letto, non importa niente ad alcuno. E’ diventata un vessillo da issare nella guerra ignobile per assicurarsi una supremazia (Vaticano e Cei) o per rafforzare il proprio potere (governo). Berlusconi non è mai intervenuto sulla vicenda, eppure se ne parla da mesi in termini forti, ma si è sempre tenuto alla larga perché i sondaggi erano dalla parte della famiglia Englaro. Poi la svolta sulla via vaticana di Damasco.


Il Vaticano ha parlato, anzi ha chiesto (imposto?) un intervento e lui celere come un treno ad alta velocità è partito per la tangente affrettandosi subito a dichiarare che non bisogna scontentare la «chiesa». Per questo obiettivo funzionale al rafforzamento del suo governo e per accreditarsi come unico interlocutore della gerarchia cattolica, non ha esitato ad andare contro i sondaggi. Egli, infatti, è consapevole di sapere manipolare l’opinione pubblica. Ancora più vigliaccamente, non ha esitato a scaricare la responsabilità politica e morale sul Presidente della Repubblica, cogliendo l’occasione per buttargli addosso fango e ridicolizzare il suo ruolo di garante della costituzione, additandolo al ludibrio delle genti. O si fa come vuole lui, o annulla la costituzione. Non c’è altro nome per definirlo: «Alienum a costitutione».


Su tutto prevale la strumentalizzazione ignobile e immorale di una donna in coma da 17 anni e della sofferenza atroce di una famiglia che avrebbe diritto al silenzio dei non credenti e alla preghiera dei credenti. Chi li accusa di assassinio, se si fosse nel Medio Evo, accenderebbe i roghi e brucerebbe chi pensa diversamente. Sul corpo inerme e silente di una donna martire, s’intrecciano gli interessi congiunti di convergenze politiche e politico-pseudoreligiose per riposizionare il proprio vantaggio, fino al punto che il Vaticano si è schierato contro il Presidente della Repubblica («ci ha deluso»), violando così apertamente il concordato che è la vera palla di piombo al piede della laicità dello Stato italiano. Si parla di «princìpi», senza rendersi conto che la guerra dei princìpi, e la storia ne è satura, ha sempre e solo lasciato sul terreno morti e genocidi.

Oggi tutti si accorgono che togliere l’alimentazione e l’idratazione, sebbene forzate, significa compiere un omicidio. Ogni giorno in tutto il mondo, compresa l’Italia, nella più totale indifferenza di tutti, singoli e istituzioni, vediamo milioni e milioni di donne, bambini, anziani scientemente privati del cibo e dell’acqua: perché non si grida con la stessa forza e con lo stesso sdegno all’omicidio, anzi al genocidio? Perché ai negri, agli indiani, agli asiatici, ai latinoamericani, agli emigrati, ai nomadi, ai barboni, ai poveri si possono togliere alimentazione e idratazione e farli morire di fame e di sete, senza che nessuno grida allo scandalo? Perché le nazioni «evolute» per i loro interessi si accaniscono a togliere loro nutrimenti e acqua senza che nessuno li accusa di essere responsabili di stragi? Cosa c’è di diverso tra Eluana Englaro e i milioni di morti di fame e di sete sparsi nel mondo e nelle nostre città?

Berlusconi ha trasformato Eluana in un martello pneumatico per accelerare lo stupro della democrazia, togliendole il cibo del diritto e l’acqua della legalità disponendo del parlamento come della sua personale garçonnière, un lupanare all’aperto. Il picciotto che presiede il Senato ha subito risposto e si è immediatamente predisposto alla bisogna. Don Rodrigo e i suoi bravi non esitano a mandare a mare la suprema Magistratura dello Stato pur di affermare la bulimia ingorda di potere senza freno e senza legge e anche senza alcuna moralità.


Fa pena vedere la gerarchia cattolica fornicare con costui dal quale dovrebbe guardarsi perché è un insulto all’etica, alla religione e ai princìpi del cristianesimo. Sul corpo esangue e martoriato di una povera donna, inconsapevole, si stanno stringendo nuove alleanza politiche in vista di un futuro drammatico: Berlusconi Casini e fondamentalisti cattolici del PD quanto prima riformuleranno la loro posizione politica. Con la benedizione di papa, cardinali e vescovi. Povera Chiesa! Misero Stato!

Su Eluana nello stato in cui si trova dopo la sentenza della Cassazione, posso solo ripetere le parole del canonico Tosi sul letto di morte di Alessandro Manzoni: adorare, amare, tacere. Prego in silenzio per Eluana, e con il mio angelo custode mando una carezza al suo papà e alla sua mamma.

 

Genova, 7 febbraio 2009
Paolo Farinella, prete (grassetti miei)




Più silenzio e più preghiera: Lettera aperta di "Noi Siamo Chiesa" al Card. Bagnasco


NOI SIAMO CHIESA
Via N. Benino 3 00122 Roma
Via Bagutta 12 20121 Milano
Tel. 3331309765 --+39-022664753
E-mail vi.bel@iol.it
http://www.noisiamochiesa.org/


Sig. cardinale,

vogliamo esprimerLe apertis verbis quanto moltissimi credenti pensano della situazione di questi giorni, di queste ore.

 

Una prima interrogazione : perché le autorità della nostra Chiesa, con tutte le loro strutture, il loro peso nell’opinione pubblica e con la loro capacità di intervento e di interdizione sulle istituzioni, non hanno proposto, invece che quella sul caso Englaro, una campagna per fermare il disegno di legge sulla sicurezza e, in particolare, per invitare tutti i medici ed il personale sanitario a praticare una generale obiezione di coscienza nei confronti della segnalazione dei pazienti clandestini alle autorità di pubblica sicurezza ?

Ma soprattutto ci addolora il fatto che si voglia praticare la logica del “sabato”, che Gesù deplorava (Marco 2,27), usando così una astratta e ideologica concezione della vita nel giudicare la situazione concreta della povera Eluana, che è in una condizione di non-vita, senza coscienza e relazioni, senza alcuna speranza umana.


Ci sconcerta il fatto che non si sappia leggere, con onestà e verità, l’art. 2278 del catechismo della nostra Chiesa che prevede il rifiuto dell’accanimento terapeutico in situazioni come quelle in cui si trova Eluana.


Non capiamo poi come si possa avere una concezione della vita e della morte così lontana dall’accettazione della volontà di Dio, della sua misericordia e del percorso che egli ha deciso e che non si dovrebbe ostacolare, oltre ogni limite della ragionevolezza, con gli strumenti della tecnica sanitaria.


Sig. Cardinale, questa campagna, condotta con tanta veemenza, porta a conflitti istituzionali gravi ed inediti e viene meno lo stesso corretto rapporto Stato-Chiesa. Ci facciamo portavoce di quanti non riescono a farsi sentire in questo clamore mediatico per chiederLe che la Chiesa faccia un passo indietro e che scelga per Eluana e i suoi genitori la linea del silenzio e della preghiera.


Con ogni cordialità



Noi Siamo Chiesa
Roma, 7 febbraio 2009 (grassetti miei)










5.12.08

6 dicembre Giornata Nazionale del Ricordo e dell'Azione sulla Violenza contro le Donne

Il 6 dicembre 1989 il 25enne Marc Lépin uccise 14 donne all'École Polytechnique di Montreal (Canada).

Cominciò entrando in un'aula, dove urlò alle donne presenti: "Siete un branco di femministe! Io odio le femministe!" .
Separò le 10 studentesse presenti dagli uomini, fece uscire gli uomini, quindi sparò sulle donne, uccidendone sei.
Poi uscì dall'aula, senza che nessuno osasse fermarlo, e proseguì, sparando e ferendo alcuni studenti e alcune studentesse.
Poi entrò nella mensa e sparò ad alcune donne presenti, uccidendone tre.
Salì al piano superiore e sparò ad un'altra donna e a due uomini.
Entrò in un'altra aula e sparò due caricatori sulle studentesse presenti.
Studenti e studentesse cercarono riparo sotto i banchi: lui perlustrò l'aula sparando alle donne rannicchiate, uccidendone quattro.
La prima studentessa a cui aveva sparato agonizzava sul pavimento: lui la uccise con un coltello.
Poi si sedette e si suicidò.
In totale aveva ucciso 14 donne e aveva ferito 13 studenti di entrambi i sessi.


Le donne uccise erano:

Geneviève Bergeron, 21 anni;
Hélène Colgan, 23 anni;
Nathalie Croteau, 23 anni;
Barbara Daigneault, 22 anni;
Anne-Marie Edward, 21 anni;
Maud Haviernick, 29 anni;
Barbara Maria Klucznik, 31 anni;
Maryse Laganière, 25 anni;
Maryse Leclair, 23 anni;
Anne-Marie Lemay, 22 anni;
Sonia Pelletier, 28 anni;
Michèle Richard, 21 anni;
Annie St-Arneault, 23 anni;
Annie Turcotte, 21 anni.


Nella tasca di Marc Lépin venne trovata una lettera in cui spiegava i motivi "politici" del suo gesto.
La lettera riportava anche una lista con 19 nomi di "femministe radicali", che non aveva avuto il tempo di "giustiziare" .
Si trattava di donne che lavoravano in ruoli non tradizionali: una donna pompiere, la donna a capo della polizia, donne impegnate in politica...

Dopo questo fatto il governo del Canada ha dichiarato il 6 dicembre Giornata Nazionale del Ricordo e dell'Azione sulla Violenza contro le Donne.
Sono nati anche diversi gruppi di uomini che si sono assunti la responsabilità di fermare la violenza degli uomini sulle donne.La Campagna del Fiocco Bianco (fiocco che si appuntano gli uomini che dichiarano di assumersi questa responsabilità ) è una delle iniziative nate in seguito a questo episodio.


Nei dieci anni successivi a questo massacro, le studentesse di ingegneria in Canada sono passate passate dal 13 al 19 per cento sul totale degli iscritti.


http://www.chebucto.ns.ca/CommunitySupport/Men4Change/memoriam.html





16.11.08

L'ultimo tabù

L'immagine della ragazza crocifissa sul letto, che Telefono Donna di Milano ha lanciato per la ricorrenza del 25 novembre, ha scosso i nervi all'assessore Cadeo (Maurizio, non Cesare), di Alleanza nazionale. Secondo quest'ultimo, il ritratto offenderebbe la tradizione cristiana.















"Il seno è nudo - annota Stefano Rossi di "Repubblica" - la bella ragazza bruna è sdraiata sul letto..."; sul medesimo quotidiano don Andrea D'Asta, gesuita e critico d'arte, è più dettagliato: "C'è una donna bella e attraente che assume innegabilmente la posizione della croce ma che contemporaneamente ricorda la posa ammiccante della protagonista torbida del film American Beauty. Fotografata dall'alto, per insistere sul suo corpo. E' posta nuda su di un letto invitante, soffice, con cuscini collocati in modo da insistere sulla forma della croce. Ha i capelli scomposti, ma non le alterano il volto. Il richiamo alla croce è evidente, ma l'atteggiamento della donna è attraversato da una intensa sensualità, accentuata da un atteggiamento di resa invitante. La frase 'Chi paga i peccati dell'uomo?' è sovrapposta al pube".

Questa lunga citazione non manca di sorprendere, data la sua completa consonanza col giudizio ben più grossolano, ma senzainfingimenti,dell'assessore Cadeo.  
Non ci si attende, dall'assessore Cadeo, una conoscenza approfondita di Storia dell'arte. D'altro lato, giacché si proclama così ligio alla tradizione cristiana, si sarà pure accorto, anche distrattamente, anche sbadatamente, della presenza di numerose immagini licenziose nelle chiese, soprattutto antiche. Riguardo alla ragazza nuda l'accostamento con Guido Reni, rilevato da alcuni osservatori, pare evidente.
Anche Cristo era nudo; il Crocifisso di Santo Spirito, opera giovanile di Michelangelo, lo è poi totalmente. Privo persino di quel nubente e arioso panneggio che svela più di quanto vorrebbe celare e che si confonde con le tenere e lattee carni del Redentore. La casta virilità del Buonarroti non poteva accettare questi eufemismi pittorici: maschi o femmine, indistintamente, avevano per lui un'essenzialità spartana e sacrale. Via tutto, nel segno del definitivo incontro con Dio, di fronte al quale ognuno compare irrimediabilmente disadorno.

Nelle opere di Michelangelo si ravvisa sempre una perentorietà scultorea. Ben diversa da quello spirito balzano e ridente di Leonardo, dal cui san Giovanni trapelano fantasiose estasi ambigue, estri da soubrette, capricci di santi. E' il cielo, in fondo, a sfuggirci come un tinnulo monello. Per non parlare di San Sebastiano: presentissimo nelle pale d'altare, oggi dimenticato dai devoti (ma recuperato dalla cultura gay che ne ha fatto una sorta di icona: curiosando sul web ho trovato questa breve carrellata, piuttosto accurata anche se non vi compare un piccolo gioiello della cinematografia contemporanea, il Sebastiane di Derek Jarman).

Di fronte a questi Cristi in deshabillé, martiri discinti,profeti scollacciati la "tradizione cristiana" si è sempre devotamente genuflessa, compresi i principi della Chiesa che solo in uno dei momenti più bui della loro storia hanno pensato di ricorrere al "Braghettone" per cancellare, con la nudità dei corpi michelangioleschi, il proprio morboso tarlo.

Che l'assessore teocon, per nulla turbato dalla quotidiana esibizione di veline e ninfette da parte delle tv del suo potente alleato, lo ignori platealmente, non può meravigliare. Stupirebbe, semmai, che la sua "valutazione" sia sostanzialmente condivisa da uno stimato critico d'arte. In realtà, il paesaggio di formazione dei due è in fondo il medesimo.

Quanto a don D'Asta, solo un temperamento creativo, o, al contrario, molto occhiuto, poteva concepire associazioni di idee tanto ardite: la ragazza martirizzata ma bella (il prete ne preferiva una brutta, evidentemente), sul letto "soffice" (demoniaci languori, forse era meglio un rozzo tavolaccio), e, suprema empietà, quella frase "sovrapposta al pube": e a questo punto verrebbe da chiedere al padre molto reverendo dove l'avrebbe collocata, dato che si parla di stupro.

Il vero motivo di questa levata di scudi non è stato ravvisato, a mio parere, nemmeno dal pur ottimo Michele Serra, che preferisce soffermarsi sullo scandalo suscitato dalla Croce. Non che tale scandalo smetta di accecare: il guaio è che agli attuali farisei mancano persino gli occhi, e gli è rimasta solo la stoltezza. Quando la croce si reimpossessa del suo significato profondo è inevitabilmente legata al corpo, e al corpo nudo, straziato, certo, ma anche polposo, estenuato e serico come i quadri di Reni, perché anche in essi palpita il murmure dell'innocenza violata. La croce è sangue e terra, disfatta e rinascita della carne umana. Appartiene all'umanità, vi si identifica.



Ebbene. Cristo, san Sebastiano, san Giovanni e pureilre Davide (quello che danzava svestito davanti all'arca del Signore) erano spogliati, dolenti, languidi, ammiccanti, sanguigni o siderei, ma tuttavia maschi.

La donna crocifissa, dunque - peraltro non la prima in assoluto, un'immagine simile comparve sulla copertina dell'"Espresso" negli anni '70, in occasione del dibattito sull'aborto - traumatizza l'incolto Cadeo e l'erudito D'Asta perché essa stessa bestemmia. Scandalizza non la sua sensualità, ma il suo sesso.


E' chiaro: l'uomo, nudo o vestito che sia, è immagine di Dio. La donna, no. Malgrado tardive e ipocrite dichiarazioni di principio, Dio, secondo la tradizione cattolica, continua ad avere un sesso ben preciso e quel sesso è maschile: in un maschio Dio si è incarnato, un maschio celebra e benedice, in persona Christi, dall'altare. Il recente Sinodo dei vescovi, ignorando alteramente le richieste d'una maggior partecipazione delle donne alla vita della Chiesa, ha presentato come "novità" la concessione alle femmine d'accedere al lettorato e di distribuire la comunione: compiti che, in verità, esse svolgono da molti anni. In compenso è riaffiorata l'antica contrarietà papale alle chierichette, la cui presenza Ratzinger, da cardinale, combatté vigorosamente. Anche qui, per lo stesso motivo: la donna non è degna di rappresentare Dio.



"Dio è certamente padre, ma è anche e soprattutto Madre": queste dolcissime parole, pronunciate dal dimenticato Giovanni Paolo I, riecheggiano in realtà numerosi passi biblici, in cui il Signore stesso si paragona a una donna incinta, a una chioccia, a una casalinga accorta. Ma Ratzinger, seguendo, in ciò, la linea del suo predecessore, ha ritenuto opportuno rimettere tutti (e tutte) in riga, decretando: “Madre non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio”.

Se la donna non è in nessun modo accostabile a Dio, figurarsi il suo corpo, naturalmente peccaminoso e tentatore. Non per nulla il padre D'Asta puntualizza: "Paula Luttringer, fotografa argentina sequestrata ai tempi della dittatura militare, parla della violenza delle donne desaparecidas fotografando semplicemente dettagli delle carceri in cui avvenivano le sevizie. Queste immagini mostrano il grande pudore e discrezione di un'artista che denuncia, suggerendo 'frammenti' di un dolore sconvolgente .








9.11.08

Ma che "razza" di copertina...

...ha dedicato "Libero", il quotidiano berlusconide diretto da Vittorio Feltri, a Barack Obama?


Nemmeno il titolo è male, non trovate?

E non è mica solo una brutta caricatura. Trattasi di citazione "colta". Da questo ameno giornaletto:

 


Chi, poi, volesse gustarne altre, conoscere qualcosina in più su questi fini intellettuali, e soprattutto delle loro scientifiche idee sugli "ibridi" come il neopresidente Usa, clicchi pure qui .


Buona lettura, e buona visione. Credo proprio che ogni riferimento, da parte degli attuali destrorsi, sia puramente voluto.


 


 


 

Non è un Paese per giovani


Sospetto sempre più che dietro le spregevoli battute di Berlusconi su Obama, precedute dalla sortita del suo compare Gasparri, si nasconda qualcosa di ben diverso, e assai più inquietante, della dissennatezza d'un "ganassa" brianzolo e del delirio d'un (ex?) neofascista. E, come da copione, l'insipiente "sinistra" italiota, o quel che ne resta, non trova di meglio che stracciarsi le vesti, scagliare strali (brr, che paura), bacchettare, impancarsi a giudice delle cause perse. Come se non si sapesse che Berlusconi è un uomo privo di qualsiasi cultura, non solo di Stato ma generale, che si gongola di sghignazzare coi sottoposti con le sue storielle da Bar Sport.

E intanto, per perdersi dietro a degradanti fatuità, si perdono di vista i problemi reali, da cui potremo liberarci soltanto noi, non certo Obama, che di grattacapi dovrà affrontarne parecchi.


Il più contento sarà, come sempre, il cav. Silvio. A lui non importa un piffero dell'altrui indignazione, per planetaria che sia; già l'ha detto, e ripetuto, che siamo tutti coglioni. La vergogna è un sentimento nobile e non alberga in certi animi. Suvvia. Focalizzata l'attenzione sulle sue idiozie, ci si dimentica delle urgenze del Paese, prima fra tutti la scuola. Gli studenti continuano a protestare, ma i riflettori attorno a loro si stanno spegnendo. E cosa avviene?


Avviene che Cossiga torna alla carica , e lo fa in tutta tranquillità, anch'egli senza vergogna e anzi con impertinente sicumera. Provocare scontri, insiste, meglio se ci scappa il morto, magari donna o bambino, in modo da convogliare l'odio della gente verso gli studenti. Quindi "agire", come successe con Giorgiana Masi.


Cossiga non si pèrita nemmeno più di nascondere il suo pensiero. Lo dichiara apertamente, e si capisce, dal momento che, di fatto, il fascismo è tornato e la sua filosofia ha libera cittadinanza nel nostro Paese. Non stupisce neppure l'odioso accenno all'arcivescovo di Milano: secondo la logica sanfedista, il cardinale Tettamanzi, come il suo predecessore Martini, sarebbe un esponente di quella Chiesa "progressista" o, come dicono loro, cattocomunista da debellare a tutti i costi.


Hai voglia a raccogliere firme. Non accade nulla, e Cossiga resta al suo posto, riverito e ammirato.


Dominati da vecchi razzisti e manganellatori, chiusi in logiche da condominio e frenesie d'atavici terrori, mentre tutto il mondo si apre, espande e guarda al futuro, gli italiani continuano a celebrare con macabra allegria il loro funerale dal consesso civile. E lasciano naufragare un paio di generazioni - i giovani senza futuro e i quarantenni che non l'hanno mai avuto - per la loro ottusa sazietà di satrapi. Après moi, le déluge. Il mondo finisce con me, in malora tutto il resto. [gimas.jpg]


E nel frattempo si baloccano dietro le impudiche sciocchezze d'un altro vecchio dalla corta vista e dalla pancia piena. Mala tempora currunt: ma concedetemi almeno una maledizione, per questi catorci malvissuti.


Daniela Tuscano




 


8.11.08

Scuola, Cossiga spera nel morto e attacca l'Unità




  francesco cossiga ANSA 220

Cossiga torna a colpire. E questa volta se la prende anche con L’Unità. Che abbiamo fatto di male? Sosteniamo la protesta degli studenti. Gravissima colpa per uno che consiglia alla polizia di fermare l’onda, prima infiltrando degli agenti, e poi facendoci scappare il morto. È il succo della lettera aperta che l’ex presidente della Repubblica ha inviato al Capo della polizia Antonio Manganelli. Un lungo testo in cui il picconatore dispensa consigli su come placare la rabbia degli studenti. La sua teoria, in sostanza, è questa: lasciateli fare casino, fateci scappare il morto, magari un bambino. Così poi anche i negozianti puniti dai cortei, anche la gente comune, inizierà ad avere paura. «E con la paura – scrive Cossiga – l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, che li sorregge».

Il piano che Cossiga ha in mente è preciso e dettagliato. L'ideale, spiega, sarebbe che «qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino» fossero feriti o «danneggiate, se fosse possibile, la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi».

Finora, infatti, secondo la teoria di Cossiga ha sbagliato a reagire: «Gli studenti più grandi, anche se in qualche caso facendosi scudo con i bambini – spiega – hanno cominciato a sfidare le forze di polizia, a lanciare bombe carta e bottiglie contro di esse e a tentare occupazioni di infrastrutture pubbliche, e ovviamente, ma non saggiamente, le forze di polizia hanno reagito con cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante. È stato, mi creda un grande errore strategico. Io ritengo che, data anche la posizione dell'opposizione queste manifestazioni aumenteranno nel numero, in gravità e nel consenso dell'opposizione».

Secondo Cossiga «un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l'occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non è cosa poi tanto grave, il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei – consiglia a Manganelli – disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge».

Poi la provocazione: «L'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho già detto un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita». A quel punto «io aspetterei ancora un po’ - dice - adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno».

Infine, Cossiga ha già anche a chi dare la colpa: «Il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si è intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco,di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di “Hitler! Hitler”». E il gioco è fatto. Come nel ’77.


Pubblicato il: 08.11.08 da l'Unità






1.11.08

I "desaparecidos" e l'emergenza educativa

Li abbiamo attesi invano, in questi giorni. Abbiamo aspettato i loro pullman, i loro pupi vocianti, i loro striscioni festosi. Abbiamo atteso, persino, i loro magnifici volantini. Un po' miserando definirli tali, con quella carta patinata, impreziosita da riproduzioni di Chagall e da versi di grandi poeti. Correva l'anno di grazia 2007 - un secolo fa -, e l'immenso popolo del Family Day era in pieno fermento.

Il Paese attraversava un'autentica emergenza educativa, assicuravano allarmati. E non solo il Paese: i fondamenti stessi dell'umanità rischiavano di venir scardinati. Correva l'anno di grazia 2007, un secolo fa, e il governo era guidato da un pericoloso bolscevico, Romano Prodi. Due sue improvvide, furenti ministre libertarie, Bindi & Pollastrini, avevano appena presentato il disegno di legge sui Dico.


Papa, vescovi, oratori, scout, associazioni, stampa, affiancati dalla crème dell'intellighenzia teoco(jo)n - "Il Giornale", "Il Foglio", Marcello Pera... - suonarono le fanfare contro il mostro relativista e vizioso. E a chi, timidamente, osava belare che, in fondo, i problemi del Paese gli sembravano un po' più gravi delle faccende intime di qualche omosessuale, replicavano sdegnati che gli omosessuali non c'entravano niente. Oddio, un po' c'entravano, visto che il Vaticano continuava ad additarli come la fucina di tutte le perversioni - ma il suo linguaggio, paragonato a quello dei teoco(jo)n, risultava addirittura civile -, però acciderba, non fateci passare per quelli che non siamo: reazionari, intolleranti, spietati, lontani mille miglia dallo spirito evangelico che pur si pretende d'incarnare. No, no, spergiuravano gli alfieri del Family, oggi il problema più serio sono i Dico, ma in futuro saremo implacabili verso chi, di qualunque partito, osi intaccare i diritti dell'unica Famiglia. Emergenza educativa, s'è detto: giusto. Quindi la nostra voce si udrà ogni volta che tali diritti verranno lesi: nel campo scolastico, in quello lavorativo, culturale e sociale.



Giunse la radiosa giornata, giunsero le Famiglione, giunsero anche, molto applauditi, i pavoni pluridivorziati seguiti da concubine e figli sparsi tra i letti, salmodianti zitelle in cilicio, affaristi multimiliardari con l'aria di adorare più Mammona che Mamma; col pregio, però, di essere eterosessuali e, soprattutto, seriamente intenzionati a sloggiare a calci la sinistra accozzaglia che ci sgovernava.


Il resto è noto. I Dico vennero affossati, assieme a Prodi il bolscevico. Tornò in sella il supercattolico Berlusconi. Pericolo scongiurato, la Famiglia era salva.


Poi è accaduta una cosa strana. La Famiglia non campava nemmeno la fine del mese. La Famiglia cominciava a rinunciare a beni di prima necessità: pane e latte. La Famiglia, ma pure le piccole, minuscole famiglie, s'irrancidivano dietro cumuli di rifiuti (è ormai vietato occuparsene, ma restano lì, esalanti e pestilenziali), si annientavano in faide tra poveri, aizzate dall'iracondo razzismo dei nuovi potenti, si asserragliavano tra le pareti nelle città laide e impaurite, covavano un sordo rancore, misto a una truce invidia, verso chi poteva permettersi di piegare la giustizia a suo piacimento, mentre a loro, sporchi, brutti e cattivi, non sarebbe stato risparmiato nemmeno uno spicciolo. S'incanaglivano, spenti di futuro, perché l'unico consiglio che il Capo poteva spendere per i loro figli era di sposarsi un milionario.


Più che emergenza educativa, ci si trovava di fronte a un'urgenza antropologica. Le nuove generazioni venivano infatti addestrate a diventare cani feroci, per non finire darwinianamente schiacciate dal più forte.



Ma le voci del Family Day restavano afasiche. Anzi, proprio mute. Riflettevano, forse pregavano, dimenticando che la preghiera senza opere è morta (S. Paolo); ma, di nuovo gaudenti nel campetto oratoriano, si beavano del solicello autunnale, carezzevoli e tiepide, ascoltavano con placidezza le Beatitudini senza minimamente pensare, come afferma il card. Martini, che Gesù voleva giustizia, e non negli svaporati ed eterei cori angelici, ma qui, adesso, su questa dura terra.


I ritmi erano tornati cadenzati e meditabondi, piacevolmente prevedibili, per gli amici del Family. Ma quando tante altre family si son radunate, l'altro giorno, coi bambini, che dappertutto son sempre gli stessi, coi figli adulti, coi professori, abbiamo sperato cogliessero il miracolo; loro, tanto usi a pregare per la concordia fra generazioni, hanno perso l'attimo, obliato l'evento.

Non li abbiamo visti. Ma - ciò che, per alcuni versi, è più grave - non li abbiamo nemmeno letti. La sezione Scuola, sul loro sito, appare ancor oggi desolatamente sguarnita , e solo in questi ultimi due giorni qualcuno s'è affrettato a rimpolparla con altri contributi (rigorosamente bypartisan, e senza nemmeno un commento; e la totale imparzialità, ricordava Pasolini, cela sempre una faziosità smaccata). Fino al 31 ottobre, infatti, l'unico accenno alle vicende attuali si trovava in una lettera al "Secolo XIX", dove un bravo signore si scandalizzava per l'uso strumentale dei fanciulli in manifestazione; e caragrazia che il direttore del quotidiano ha saputo rispondergli a tono.


Persino "Famiglia Cristiana", che pure aveva impegnato tutta la sua energia per sconfiggere Prodi, si è resa conto che così non va, è troppo, è insopportabile; che le classi ponte della Lega adombrano nient'altro che odioso razzismo, che un politico non può apostrofare gli immigrati come "negri", e che la "riforma" Gelmini, tanto cara a Gelli e a Berlusconi, consiste soltanto - lo annota il filosofo Antiseri - in una scellerata serie di tagli.

Non crediate, comunque, di trovare tutte queste riflessioni nell'"aggiornata" rassegna stampa del Family.


Forse sembrano troppo critiche nei confronti del governo amico; ché se poi cade (ma, da questo punto di vista, stiano tranquilli!), magari torna il bolscevico o, peggio ancora, le ministresse erinni, e ci riprovano coi diabolici Dico...


Casa, lavoro, scuola a pezzi: non sono evidentemente queste, le emergenze educative per il popolo del Family Day, malgrado gli altisonanti proclami.


Credo, tuttavia, che li risentiremo presto. Ieri, dopo un lungo oblio, è tornata a tuonare la vecchia vergine ciliciata. Anche lei preoccupata delle emergenze educative, ma quelle vere, non le bagattelle. Perché dunque stupirsi delle sue esternazioni sui preti gay? Se il Vaticano chiama [cfr. il testo completo del provvedimento], i crociati rispondono.


E il problema grosso, il problema serio, l'unico problema, il Problema, insomma, sono sempre loro, i dannatissimi gay, ormai degni eredi di donne, ebrei, infedeli e streghe. La vecchia vergine, come tutte le vergini, è molto sensibile ai peccati carnali, e si è buttata con entusiasmo nella rinnovata impresa che, fra l'altro, nelle radiose giornate, le aveva procurato un bel po' di popolarità. La fama la solletica molto. Tempo fa ho intrattenuto una simpatica corrispondenza con lei, quindi i suoi bizzarri accostamenti tra omosessualità e pedofilia non possono sorprendermi. E non rompetele l'anima rammentando che certi paragoni sfregiano sia gli omosessuali (di cui non gliene frega niente) sia le vittime dei pedofili (di cui dovrebbe fregargliene di più). Il fine giustifica i mezzi; se poi volete conoscere qualcosa di serio sulla pedofilia, vi rimando a una mia vecchia intervista. Ma perché complicarsi la vita? Lasciate questo passatempo ai prof lazzaroni che la Gelmini rispedirà presto a casa.


Tornano, dunque, i desaparecidos. Riempiranno altre piazze, perché è ora di finirla coi sodomiti, prima nella società, ora (?) nella Chiesa. Riempiranno quelle piazze, e oscureranno la nostra, ché altre sono le emergenze. Parafrasando Michele Serra, si stava meglio quando si stava meglio.


Daniela Tuscano

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