9.12.04

auguri e primo annivesario del nostro blog

 Carissimi  \ e


Ormai questo  2004  sta giungendo a conclusione  e il 6\ gennaio  questo blog  comunity compie  un anno   , ne  approfitto  per farvi  gli auguri di buone feste  a  voi e  ai vostri cari  e ai miei  nemici  ( per  esempio   mentelucente ) . Lo so che  sono in anticipo , ma    fa parte   di me  ,  arriva  sempre in anticipo (  al cinema  , alle lezioni , ecc  )  a volte e esageratamente   , e  poi  preferisco  come  i  regali  di natale  o dei compleanni e  gli auguri  , farli adesso che  farli forzosamente  durante la retorica  natalizia  .  .


Con questo  post intendo  ringraziare  sia   tutti coloro che  scrivono  (  chi più  chi  meno   frequentemente  )  ma  anche   coloro che , sic ,   sono passati  di qui  come  roseinthewind ( ex  roseinthewind per  contattarla  ) o che non scrivono più ( ma  magari continuano a  leggermi )  o  che non hanno  accettato l’invito  e non hanno mai risposto  ne  con un NO   si con un Si  , perché   ciascuno d’essi   costituisce  il lievito  della mia  opera  d’arte  (  ovvero  la  mia  ricchezza  interiore  )  e  contribuiscono a rendere menosolitaria  e dolorosa la mia  messa  in discussione . Come sempre, da  quando  ho iniziato   a fare  una  specie  di ML  \  NW  o bollettino , poi  fallito  , perché  erano pochi quelli interessati in quanto   inm massima parte  era gente  che aveva mandato il cervello all'ammasso  o  che non  aveva il coraggio di mettersi in discussione  o  farsi domande   e utilizzava ciò  per mandare  virus  o  insultare  gli altri , e  poi con  questo blog  \  comunity ho voluto  seguire un solido – sia pure tanto fragile – filo conduttore che accompagnasse le ore e i giorni di chi  non vuole    rassegnarsi o  a vivere  come  un morto vivente  o  peggio ancora  come un monumento e   sa \ capisce  l'importanza  d'essere   è importante essere lievito.


Ecco che  Guardandomi , dopo  l'esperienza  della  ML\NW fatta con un  amico ex appartenente  alla comunità  , ma  che resta  un cdv  e l'analisi  prima  da  un'analista  e poi da  solo ,  timidamente intorno ci sento sempre più schiacciati dall'ideologia  ma chi ha detto , che  dopo il  crollo del muro di Berlino  o  del blocco sovietico  che le ideologie sono scomparse ? , infatti   sono ancora  vive  , nonostante  le sacche  di resistenza  dell'apparire, del mostrare i muscoli, dell'ostentare opulenza .


E allora,  ho deciso   ( anche  grazie  a vijana  e   docvaweb ) di  accantonare   la timidezza e l'inerzia in cui il sistema  vorebbe


confinarci, mi  sono  (  e credo  cosi pure tutti\e voi che partecipare  al  blog  )  mi sono messo   sulle tracce del piccolo, dell'insignificante,del nascosto, dell'apparentemente inutile... del lievito, della goccia d'acqua, del seme, del mattone... delm granello di sabbia .,  e  ho deciso  di  seguire  gli esempi :


1)  della donna di casa, nelle nostre campagne, ripone ancora con cura, alla sera,un grumo di lievito in una madia ricolma di farina, senza il quale non potrà mai sfornare le pagnotte di pane fragrante.


2) Il muratore e i manovali   posa il mattone sullo strato di cemento. Con un gesto preciso della cazzuola, getta un nuovo strato di cemento e, senza chiedergli il parere, vi mette sopra un altro mattone. A vista d'occhio le fondamenta salgono, la casa può innalzarsi alta e solida. Abbiamo ripensato a quel semplice mattone sepolto ai piedi del grande edificio. Nessuno lo vede, ma


lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui....  Ecco quindi  che  « scegliere il gigantismo – scriveva trent'anni fa   Ernst Schumacher  (Kulm, Prussia 1895 - Bonn 1952)  – significa procedere verso l'autodistruzione». È forse catastrofismo riconoscere che ci siamo molto vicini? Guerre, terrorismi, povertà,alienazioni, disperazioni, depressioni, stress, morte dello spirito non sono forse indicatori evidenti del fallimento di ogni megalomania? Di qui, la riscoperta dell'importanza di essere lievito. Con tenacia,passione, forza d'animo, disposti a ricominciare dopo ogni sconfitta subita nelle battaglie contro gli imbonitori di turno. Giorno dopo giorno di questo 2005 che andiamo a cominciare .


 


Buone  feste  e  grazie  d'esistere e per l’arricchimento  che mi date  


 

8.12.04

IL VALORE DI UNA TESTIMONIANZA











 


 


 


 


 


 


 


 


 


Postando qui per la prima volta voglio scrivere in memoria di una madre siciliana, Felicia, che ha lottato, anno dopo anno, perchè venisse riconosciuto l'impegno antimafia del figlio ucciso da mano criminale e perchè venissero condannati i responsabili di tale atrocità......una piccola donna che ha consacrato la sua vita a testimoniare come si possa e si debba puntare il dito, anche in un' aula di Tribunale, contro la mafia....!Come non si debba mai abbassare lo sguardo...nemmeno davanti alla morte....proprio come suo figlio, Peppino Impastato........












Appartiene al tuo sorriso
l'ansia dell'uomo che muore,
al suo sguardo confuso
chiede un pò d'attenzione,
alle sue labbra di rosso corallo
un ingenuo abbandono,
vuol sentire sul petto
il suo respiro affannoso: è un uomo che muore.



Peppino Impastato

Senza titolo 452

Non dubitare se percorrerò la stessa via o resterò in disparte; non dubitare ciò che io non avrò dubbi a sostenere.
Dubita di me, invece, perchè ti sto mentendo; dubita di me, perchè ti sto convincendo


Dubita di me perchè ti sto uccidendo.

Senza titolo 451

Quando è cominciato non lo so….


 






 


 







Una sera sbagliata


Uno sguardo di una bimba



Km di distanza


Storie raccontate


Il volo che desideravo


                                 Io e te siamo una bella coppia


Quello che c’era e che non c’è più…


                                              E tante altre cose…

Senza titolo 450

Ciò che


non nasce


negli occhi


muore nel


cuore



Senza titolo 449


Nella vita di tutti i giorni l’uomo si trova costantemente di fronte a piccole e grandi possibilità; alcune di queste potrebbero cambiare la sua esistenza in modo completo, altre potrebbero semplicemente condurlo ad una sconosciuta e preziosa esperienza. Eppure, troppo spesso, il timore di intraprendere qualcosa di nuovo – o l’idea di non esserne in grado – ci porta a rinunciare, sprecando un’occasione che la vita ci ha donato.
La realtà quotidiana è fatta di un’inestricabile rete di possibilità mancate, per distrazione, a causa della paura, per un’incapacità di riconoscere quello che si presenta davanti a noi. Ogni uomo è ricco di sogni e ideali che vorrebbe realizzare, ma spesso si percepisce inadeguato, non sufficientemente dotato, privo di mezzi. Sovente accade che, per non accumulare frustrazione, si dimenticano le proprie aspirazioni o ci si convince che non sono poi tanto importanti.


Eppure, l’essere umano sogna; e se possiamo sognare, allora vuol dire che siamo strutturati per realizzare le nostre aspirazioni. Tutto quello di cui oggi godiamo – in campo scientifico, artistico, religioso e spirituale, culturale e dei diritti civili – è l’effetto dei sogni di uomini e donne del passato; alcuni condivisi da qualche contemporaneo, altri vissuti e realizzati in solitudine. Tutti noi dobbiamo essere grati a questi sognatori dei tempi andati, nella misura in cui siamo grati del mondo in cui viviamo, pur con tutte le sue contraddizioni.
Ogni uomo incarna una tendenza a dirigersi verso una strada, nella vita. Non tutti riescono a realizzare ciò che vogliono, ma tutti dovrebbero provarci. Come ha detto Roosvelt, «non avere mai osato, è molto peggio che fallire».
Avere coraggio, nella vita, è fondamentale; occorre in tutte le cose. Il giovane che teme un rifiuto, e per questo non osa chiedere a una ragazza di uscire con lui; l’uomo che è ad un passo dal successo nel lavoro, ma non rischia per l’incertezza di una scelta; la decisione di cambiare casa o lavoro; la possibilità di condividere la vita con chi si ama, e mille altre eventualità.
Quello che perdiamo nel presente difficilmente può tornare. “Carpe diem”, cogli l’attimo fuggente. Grande verità. La vita è movimento, e chi si muove può commettere degli errori. Rimanendo fermi non sbagliamo mai; però, se restiamo immobili rinunciamo al grande dono della vita.


Molte persone tendono solo a cercare la sicurezza. Probabilmente è un retaggio storico, culturale, forse anche genetico (proveniente dall’ancestrale memoria dell’esistenza come fatto di sopravvivenza fisica). Ancora oggi esistono molti luoghi dove sopravvivere è un lusso; ma la maggior parte delle persone, nei paesi occidentali, non deve preoccuparsi di rimanere in vita, quanto di vivere davvero. Vivere, e non sopravvivere.
L’essere umano si abitua velocemente alle sue condizioni di vita. Così accade che non riconosce più la condizione privilegiata in cui si trova: fare un viaggio in certe parti del mondo può essere molto utile per comprendere la sfortuna di chi sperimenta la propria esistenza in luoghi difficili.
Osare, voler crescere, cercare un miglioramento psicologico e non solo materiale della propria esistenza, desiderare la vita e viverla con amore, con passione è un diritto a cui non si dovrebbe rinunciare. Rinunciarvi è come calpestare la già sfortunata esistenza di chi non può, perché è condannato a sopravvivere.
C’è chi ha detto: «Se i giovani possedessero la saggezza dei vecchi, e i vecchi l’intraprendenza e la forza dei giovani, non ci sarebbe nulla che l’uomo non potrebbe fare». La saggezza viene attraverso l’esperienza, ma l’esperienza nasce dal vivere davvero. Senza errori non può esservi crescita; quindi è importante non lasciare che il timore di sbagliare ci precluda le esperienze della vita.
La saggezza dell’anziano è data dal tempo vissuto. Più tempo, maggiori esperienze. Ma, come una macchina può percorrere una data distanza in tempi diversi, a seconda della velocità con cui procede, ugualmente l’uomo può percorrere maggiore strada nella vita, in un tempo inferiore, se la sua mente e il suo cuore si muovono rapidamente.
Questa rapidità è data dal desiderio e dal coraggio di fare esperienze nuove, di provare a realizzare i propri sogni, di non temere qualche passo falso nel cammino della vita. Perché: «È duro non riuscire, ma non avere mai tentato è peggio».


Estratto dal sito http://www.ieau.it



Purtroppo "osare" è l'unica verità che sono riuscito a trovare in tanti anni di ricerca... Pesare e contro-pesare dovrebbe essere riservato agli immortali, io non lo sono. Rimanere a sognare? E' deleterio quando per uno come me ciò non mi permette di fare quel passo che forse (e dico forse) mi cambierebbe un po' la vita. Chissà... Non sono un indovino... Ma vedo gente che sopravvive (perchè continua a pesare e pensare) e il mio sogno è vivere. Ormai ho visto tanti che non vivono più e questo è buttare veramente un dono. Ho visto gente che si è sacrificata per niente, sprecando gli anni che poteva vivere e non l'ha fatto. La prima mia madre cha ha buttato la vita nel cesso e poi ha tirato l'acqua, poi tanti miei amici... Ed ora dicono che la vita è solo una merda! Mi dicono "svegliati, devi crescere. La vita è questo: un immane schifo". Hanno ragione? Chi lo sa! Una mia amica che ha dedicato tutta la vita a studiare, sempre sacrificata per un ipotetico futuro, è deceduta dopo un incidente stradale un mese dopo la laurea. Voglio vivere... Ma ho paura.

7.12.04

Senza titolo 448


Pierre-Auguste Renoir (1841-1919)














              Renoir occupa un posto preponderante nell'ambito dell'impressionismo. Infatti si devono a lui e a Monet (del quale seguì l'esempio) i primi quadri dipinti secondo questa tecnica che si chiamerà «impressionista», nei quali la luce crea spazi vibranti e dove gli impulsi del sentimento generano una freschezza nuova. Ma, contrariamente a Monet, Renoir quasi non può concepire un quadro senza la presenza umana. Così, pur dedicandosi completamente al paesaggio è innanzitutto un pittore di figure e in special modo il pittore della donna. Presenta attitudini che fanno pensare a Boucher, a Fragonard, che avvalorano la grazia carnale in maniera squisita. Gli stessi colori, di grande finezza, partecipano all'ambiente agrodolce dei motivi, che lo sguardo dei personaggi, privi di desiderio d'amore, «sensualizza». Figlio di un modesto sarto del Limousin, stabilitosi nel 1844 a Parigi, Auguste Renoir trascorre l'infanzia nei vari quartieri della capitale.


Alla scuola comunale, rivela attitudine per il disegno, ma è anche dotato per il canto e la musica, il che attira l'attenzione di Charles Gounod, maestro di cappella della scuola, che consiglia al padre di orientarlo verso una carriera musicale. Ma Renoir padre giudica più adatto trarre partito dalla vocazione plastica del figlio. A tredici anni, lo mette come apprendista in una bottega, dove egli si applica nella decorazione, dipingendo mazzetti di fiori, di piatti e tazze di porcellana. Grazie alla sua abilità, dopo pochi mesi dal suo arrivo, ha compiuto tali progressi che gli affidano i pezzi più delicati. Ma le ordinazioni si fanno sempre più rare, e la fabbrica che l'impiega, lo licenzia nel 1857. Prima di avere una occupazione stabile, in una casa specializzata nella confezione di tende, svolge vari mestieri: orna principalmente ventagli e decora con pitture murali numerosi caffè di Parigi. Per mezzo di prolungate economie, Renoir può finalmente realizzare il suo sogno più caro: seguire i corsi della Scuola nazionale delle belle arti.


Promosso agli inizi del 1862 al concorso d'ammissione, s'iscrive allo studio di Charles Gleyre (1806-74). Sebbene sia studioso, i suoi professori lo giudicano indisciplinato, e gli rimproverano uno stile ardito, non abituale in quel luogo. Infastidito dai suoi colori vivi e dalla sua maniera realista di vedere il motivo, Gleyre un giorno gli domanda: «È senza dubbio per divertimento, che voi dipingete?». «Ma certamente», risponde Renoir, «e se non mi divertisse, vi prego di credere che non lo farei.» Nell'autunno del 1862, Renoir fa amicizia con Alfred Sisley, Claude Monet e Frèdèric Bazille, nuovamente entrati nello studio di Gleyre; tutti e tre professano apertamente la loro ammirazione per i pittori anticonformisti dell'epoca. Ed è grazie a Monet che Renoir e i suoi nuovi amici guardano ciò che sta accadendo nel mondo dell'arte, perché Monet ha goduto di una buona scuola conoscendo Boudin e Jongkind, i pittori all'aria aperta, così come Camille Pissarro, e si avventura fino alla birreria dei Martyrs, luogo d'incontro dei partigiani del realismo, discepoli di Courbet. Il gruppo che dieci anni dopo costituirà il nucleo fondamentale degli impressionisti si trova riunito, quando Bazille, nel giro di qualche mese, presenta ai compagni Cézanne e Pissarro, che lavorano all'accademia svizzera.


È doveroso ricordare che Renoir non è, in quest'epoca, alla testa della battaglia per la nuova arte. Il desiderio di uscire dal percorso battuto appare più nei suoi propositi che nelle opere. Certo il suo talento e l'intuizione gli hanno permesso di evitare i luoghi comuni accademici, ma non resta meno attaccato ad alcuni valori tradizionali e spesso si reca anche al Louvre per fare delle copie dei pittori francesi del XVIII secolo ch'egli predilige. Con la chiusura dello studio di Gleyre nel gennaio del 1844 Renoir supera un ultimo esame per la Scuola di belle arti, e non vi rimette più piede. Si reca allora, su iniziativa di Monet e in compagnia di Sisley e Bazille, a Chailly-en-Bière, vicino Fontainebleau, per dipingere ogni aspetto della natura. Inizialmente vi incontra Narcisse Diaz de la Peña, in seguito Thèodore Rousseau, Corot e infine Charles François Daubigny e Millet. Nel Salone del 1864, Renoir è accettato e figura nel catalogo come allievo di Gleyre. In seguito, non avrà sempre questa possibilità anche se eviterà di inviare le tele più audaci.


Se la sua arte ancora non volta le spalle alla tradizione, egli lascia già trasparire quella grazia venata di sensualità che impregnerà tutta la sua opera. Dal 1866, si fanno sentire gli accenti moderni, soprattutto visibili nei ritratti, ma essi sono più improntati verso il realismo di Courbet che all'esaltazione della luce dei pittori all'aperto ( Diana cacciatrice, 1867, National Gallery of Art, Washington). Per vederlo compiere il passo decisivo, bisogna aspettare l'anno 1869, quando, avendo raggiunto Monet a Bougival, esegue con quest'ultimo numerose versioni di una trattoria di campagna, La Grenouillère (collezione Reinhart, Winterthur). Come lui, egli analizza allora il fenomeno luminoso con occhi nuovi, impiegando nuovi procedimenti, come la soppressione dei dettagli e la frammentazione del tocco. Senza che i due pittori se ne rendano conto, il loro modo di interpretare la natura, abbandonando il contorno, dà il segnale al grande movimento che rivoluziona la pittura: l'impressionismo.


Dopo qualche anno Renoir vive nella peggior miseria sostenendosi solo grazie alla generosità di qualche amico, soprattutto di Bazille, che godeva di una certa agiatezza. Al caffé Guerbois, dove egli ritrova Cézanne, fa la conoscenza di Degas, di Zola, di Louis Edmond Duranty (1833-80). Discreto, egli ascolta, più che partecipare, alle animose discussioni di questi acuti conversatori. Dopo la guerra del 1870, Renoir incontra Paul Durand-Ruel (1831-1922) che diventerà suo mercante, e il critico Thèodore Duret (1838-1927). Risale a quest'epoca il quadro La rosa (museo del Louvre, Parigi), che rappresenta una giovane donna, a seno nudo, che tiene in mano una rosa. Si può, per la prima volta, vedervi l'immagine che Renoir darà della donna: un corpo dalle forme piene, un viso rotondo con gli occhi stretti e a mandorla e un'aria di innocenza nell'atteggiamento. Nel 1874 partecipa alla prima mostra degli impressionisti, che si tiene al boulevard des Capucines.


Le tele di Renoir sono, come quelle dei suoi amici, vivamente criticate, ma tuttavia esistono anche degli amatori. Il funzionario del ministero Victor Chocquet (1821-98) a cui farà il ritratto, poi l'editore Georges Charpentier (1846-1905), che gli compra un quadro e gli commissiona dei ritratti della famiglia ( Madame Charpentier con i figli, esposto con successo al Salone del 1879; Metropolitan Museum, New York). Renoir dipinge durante questi anni le sue tele migliori. Queste esaltano la bellezza del corpo umano e l'armonia della natura, mettendo l'accento sulla gioia di vivere: La loggia (1874, Tate Gallery, Londra), Il mulino della Gallette e L'altalena (1876, museo Jeu de Paume, Parigi). Alcuni visi gli ispirano queste tavole luminose, nelle quali fa affiorare il fascino segreto della donna ( La lettrice , 1875-76, museo Jeu de Paume, Parigi), dipinge I canottieri a Chatou (1879, National Gallery of Art, Washington), riflesso cangiante degli svaghi all'aria aperta sulla Senna. Ma ben presto Renoir interrompe per un certo tempo la sua ricerca impressionista, stimando di non poter andare oltre su questa strada. Questo ritorno alla tradizione classica si realizza nel corso di un viaggio in Italia (1881-82) dove, dopo Venezia, scopre a Roma gli affreschi di Raffaello e a Napoli la pittura pompeiana.


Sentendo di non saper «né dipingere, né disegnare», si concentra sulla qualità del disegno, sulla raffigurazione dei dettagli per rendere più precisi i contorni delle forme, più netti i volumi. Una buona parte di ciò che costituiva il fascino del suo modo di dipingere viene abbandonato. I suoi toni diventano severi e la luce fredda, e la sua arte non è più animata dalla magia. Questo periodo è segnato da opere che non hanno ricevuto altra definizione che quella di «solide»: Gli ombrelli (1881-86, National Gallery, Londra), La danza a Bougival (1883, Museum of Fine Arts, Boston). Dopo aver partecipato alla settima manifestazione degli impressionisti nel 1882, l'anno seguente fa una mostra presso Durand-Ruel. Talvolta evade da Parigi per dipingere a Guernesey, o all'Estaque in compagnia di Cézanne. Non ha più preoccupazioni finanziarie grazie a Durand-Ruel che si accanisce nel diffondere le sue opere, così come quelle degli altri impressionisti, organizzando mostre a Parigi, Londra, Bruxelles, Vienna e New York. Ma Renoir, avendo un temperamento più dionisiaco che apollineo, si lascia indietro le costrizioni pittoriche che si era volontariamente imposto e, dopo questi anni di disciplina, ritorna verso il 1889 agli antichi amori.


Allora nascono, nel ritrovato splendore, tele vivaci dove sono rese tutte le sottili dispersioni della luce. I raggi si impigliano alle forme, accentuano la pienezza e la freschezza delle carni, caricandole d'un potere di suggestione quasi magico (La dormiente , 1897, collezione privata). A partire dal 1898, l'artista è colpito da un reumatismo articolare che lo fa soffrire terribilmente e gli impedisce di lavorare. Decide anche di ritirarsi nel sud della Francia, a Cagnes, dove acquista una casa (Les Colettes). Il Salone d'autunno del 1904, gli consacra una importante retrospettiva. A partire dal 1912, il suo stato di salute peggiora, dipinge solo con grande difficoltà. La mano non può afferrare i pennelli e deve far ricorso all'aiuto di membri della famiglia per riuscire a fissarli alle dita. Tuttavia continua a dipingere molto.


La sua arte afferra sempre, con lo stesso slancio comunicativo, i momenti più caldi della vita, che sembrano anche acquistare una maggiore intensità nei colori, perché i rossi sontuosi, che non gli erano abituali, appaiono in questo periodo. Renoir prende allora per modelli i suoi familiari: la moglie, i figli Pierre, Jean e Claude, detto Coco, e anche Gabrielle Renard, la governante, che ritrae in diverse pose: Gabrielle con la rosa (1911, museo Jeu de Paume, Parigi), Donna nuda sdraiata (collezione Jean Walter-Paul Guillaume, 1906 e 1908). Verso la fine della sua vita, Renoir si dedica maggiormente alla scultura, con l'aiuto di un giovane alunno di Maillot, Richard Guino (1890-1973). Sono interamente suoi solo un medaglione e un busto del figlio Coco (1907-1908). Al suo ritorno a Cagnes dopo un viaggio a Parigi, dove ha ancora visitato il Louvre, Renoir si spegne il 3 dicembre 1919.


 

Senza titolo 447

A proposito di post seri...ieri ho visto su Rai3 "C'era una volta " un programma che andrebbe fatto in prima serata!!!!Parlava degli orrori Russi in Cecenia.......poi li chiamano terroristi......massacrati, violentati, privati di tutto in casa loro!Col coprifuoco e il terrore di essere rapiti e uccisi ogni giorno dai soldati di Putin.....vah che siamo fortunati noi italiani!!!!!!!!!

le mie radici e le mie ali

  per farvi capuire   in cosa  consistono le mie radici e  le mie ali   faccio riferimento  a   questa poesia ( più che poesia erano  5  componimenti  , poi  messi  tutti insieme  da me  )  di  i Marco Geronimi Stoll, che  s'intitola : << ia da appendere>>uxelles 1998


 


Quando sudato di passi corti
ti trovi ancora a un altro bivio
vorresti aprire le ali d'un falco
e vedere il labirinto dall'alto.
Quando lontani sentieri nuovi
ti disturbano con scelte ignote
hai nostalgia di radici antiche
di pensieri già pensati.
Ma le radici non fanno volare
e le ali non fanno dormire
Avere sia ali che radici
è speranza schizofrenica?
Eppure conosco bene
un uomo che c'è riuscito
si chiama Mario
e fa l'artigiano in mezzo alle vigne.
Con delle ali volerei
dal problema alla soluzione
in linea retta, il più breve
percorso tra due punti.
A chi ha radici non serve il righello
basta chiudere il compasso
e la distanza tra i due punti
semplicemente diventa zero.
Ma un righello insegna il cammino
solo a chi vive in mezzo a un deserto
e per centrare il compasso su sé
occorre farsi un buchino nel cuore.
Metà dei miei amici però
sposano  e   su schermi luminosi
hanno radici di cavi e cavetti
che li fan volare dappertutto.
Con le ali tutto è patria
abiterei dovunque
ogni posto sotto il cielo
sarebbe il mio posto.
Con le radici scaverei
fino al cuore del mondo
lo troverei, lo abbraccerei
e quel luogo conterrebbe tutti i luoghi.
Da bambino avevo solo ali
da vecchio avrò solo radici
non voglio essere un banale adulto
standardizzato altrove da me.
In centro guardo dal Duomo al Broletto.
opere di artisti che avevano la mia età
voglio le ali dei loro pensieri
e le radici delle loro mani.
Chi vola, prima o poi, la tempesta se lo prende
spennato stravolto violato sfracella
poi s'innamora di un qualsiasi sasso
purché se ne stia noiosamente fermo.
Chi si radica s'ammala d'un paradosso
la nostalgia di cose mai viste
immaginare diventa un veleno
la dolce casa diventa prigione.
Per questo l'Europa è troppo piena
di ali seppellite in terra
e radici divelte all'aria
è solo questo il mio continente?
No, di sicuro, perché c'è Maria
la restauratrice di via dei Lauri
di giorno è colibrì, di notte è biancospino.
Quando lavora canta.
Voglio imparare qualsiasi linguaggio
anche il marziano, se è necessario
per incontrare chi mi somiglia
anche se è nato lontano da me.
Mia nonna diceva con cento parole
tali avventure di uomini e mondi
che io non saprei neanche evocare
usando cento vocabolari.
Se per possedere le lingue potenti
dimenticassi il mio dialetto
per essere ricco di tante parole
diventerei povero di cose da dire.
No, eccomi albero con forti radici
comincia la brezza, ho semi tra i rami
milioni di semi leggeri e maturi
pronti a volare per mettere radici.

Senza titolo 446


"I difetti di un uomo
si possono guarire solo amandolo.
Possiamo amare qualcosa di acerbo
a tal punto da farlo maturare,
o amare colui che possiede
o patisce
un certo difetto
fino a produrre in lui quella maturità
che è in grado di sviluppare.
non possiamo certo ottenere lo stesso effetto
con il rimprovero o con il timore."


 


GIBRAN


 

6.12.04

Senza titolo 445

Ho seminato


betulle nel tuo


carnevale con


le anime di cera


dimenticate io


con i passi di


cimitero sempre


accanto scorgo


ciminiere al


largo in nuvole


di fumo che


annullano il


cielo dei verdi


pascoli lasciati


alla bruma cancello


il sentiero con


cancelli di voci


serbando rancore


per una croce

Senza titolo 444





 


 


 


La tensione non era per nulla poca.. e qualcuno ne ha anche subito i danni… piccola sciocca bambina a volte….


 









Ma oggi :


 









E’ andata benissimo!!!


 









Dopo un primo impatto di panico… la lezione è andata tranquilla tranquilla…


 


 














Sorrido… non solo per oggi ma per tutto…


per quegli abbracci che qualcuno mi regala….


 


 


 


 


 


 












Senza titolo 443


 

Senza titolo 442


Pensieri...

Senza titolo 441







REGALA AGLI ALTRI



Prenditi a cuore gli affanni,
le esigenze di chi ti sta vicino.

Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.

Regala un sorriso
quando tu hai voglia di piangere.
Produci serenità
dalla tempesta che hai dentro.
"Ecco, quello che non ho te lo dono".
Questo è il tuo paradosso.

Ti accorgerai che la gioia
a poco a poco entrerà in te,
invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura
in cui l'avrai regalata agli altri.


(Alessandro Manzoni)

Senza titolo 440

Le cose che ho imparato nella vita (di Paulo Coelho)


 


"Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:


Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.


Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.


Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.


Che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.


Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.


Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.


Che la pazienza richiede molta pratica.


Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.


Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.


Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso.


Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.


Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.


Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari".


Forse Dio vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo,


sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.


Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella


che è stata aperta per noi.


La miglior specie d'amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola,


e quando vai via senti come se è stata la miglior conversazione mai avuta.


E' vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.


Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un'ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.


Non cercare le apparenze; possono ingannare.


Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.


Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.


Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.


Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!


Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere,perché hai solo una vita una possibilità di fare le cose che vuoi fare.


Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano,


speranza sufficiente a renderti felice.


Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.


Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.


La felicità è ingannevole per quelli che piangono, quelli che fanno male, quelli che hanno provato, solo così possono apprezzare


l'importanza delle persone che hanno toccato le loro vite. ...non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti


passati e tuoi dolori.


 

Senza titolo 439

Se potessi vivere di nuovo la mia vita,
nella prossima cercherei di commettere più errori,
non cercherei di essere così perfetto,
mi rilasserei di più.
Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,
di fatto prenderei ben poche cose sul serio.
Sarei meno igienico.
Correrei più rischi, farei più viaggi,
contemplerei più tramonti ,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi.
Andrei in più luoghi dove mai sono stato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.
Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto della loro vita
sensati e con profitto;
certo che mi sono preso qualche momento di allegria.
Ma se potessi tornare indietro,
cercherei di avere soltanto momenti buoni
chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,
di momenti, non perdere l'adesso.
Io ero uno di quelli che mai andavano da nessuna parte
senza un termometro, una borsa dell'acqua calda,
un ombrello e un paracadute;
se potessi tornare a vivere
comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno,
farei più giri in calesse,
guarderei più albe,
e giocherei con più bambini,
se mi trovassi di nuovo la vita davanti.
Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.


Jorge Luis Borges

 

Senza titolo 438

Prendere tutto


quello che è stato


restituirlo alla vita


e rischiare di nuovo.


Anche questo è vivere.

Senza titolo 437

La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.
La nostra paura più grande è che noi siamo potenti al di là di ogni misura.
E’ la nostra luce, non il nostro buio ciò che ci spaventa.
Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?”.
In realtà, chi sei tu per non esserlo? Tu sei un figlio dell’Universo.
Il tuo giocare a sminuirti non serve al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nel rimpicciolirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.
Noi siamo fatti per risplendere come fanno i bambini.
Noi siamo fatti per rendere manifesta la gloria dell’universo che è in noi.
Non solo in alcuni di noi, è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, noi, inconsciamente,
diamo alle altre persone il permesso di fare la stessa cosa.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.


 



Nelson Mandela


 

Senza titolo 436


Ridere spesso e di gusto; ottenere il rispetto di persone intelligenti e l'affetto dei bambini; prestare orecchio alle lodi di critici sinceri e sopportare i tradimenti di falsi amici; apprezzare la bellezza; scorgere negli altri gli aspetti positivi; lasciare il mondo un pochino migliore, si tratti di un bambino guarito, di un'aiuola o del riscatto di una condizione sociale; sapere che anche una sola esistenza è stata più lieta per il fatto che tu sei esistito.


Ecco, questo è avere successo.


Ralph Waldo Emerson


 

Senza titolo 435


VIVI CON ENTUSIASMO


La gioventù non è un periodo della vita: è una forma del pensiero, è una condizione della volontà, una facoltà dell’immaginazione, una forza pura dei sentimenti, un predominio del coraggio sulla timidezza e della aspirazione di avventura sull’amore di comodità.


Nessuno diviene vecchio semplicemente perché vive un certo numero di anni : gli individui invecchiano solo perché disertano i loro ideali.


Gli anni rendono rugosa la pelle, ma rinunciare all’entusiamo rende rugosa l’anima.


Preoccupazione, dubbio, mancanza di fiducia, paura e disperazione, fanno piegare il capo e rigettare nella polvere lo spirito che vuole elevarsi.


Sia a sessant’anni che a sedici, vi è nel cuore di ogni essere umano l’amore per la meraviglia, la dolce sorpresa delle stelle e delle cose e dei pensieri che assomigliano alle stelle, indomabile sfida agli eventi, l’inesauribile giovanile appetito per il "poi" e la gioia del gioco della vita.


Siamo giovani quanto la nostra fede, vecchi quanto il nostro dubbio; giovani quanto la fiducia di noi stessi, vecchi quanto la nostra paura; giovani quanto la nostra speranza, vecchi quanto la nostra delusione.


Rimarrete giovani finché il vostro cuore sarà recettivo ai messaggi di bellezza, gioia, coraggio, grandiosità e forza della natura, dall’uomo e dall’infinito.


Quando tutto sarà a terra, quando il più recondito angolo del vostro cuore sarà ricoperto dalla neve del pessimismo e dal ghiaccio del cinismo, allora e solo allora sarete veramente vecchi.


E che Dio abbia pietà della vostra anima.


Samuel Ullman

Senza titolo 434

Quando ti chiedi cos'è l'amore,
immagina due mani ardenti
che si incontrano,
due sguardi perduti l'uno nell'altro,
due cuori che tremano
di fronte all'immensità di un sentimento,
e poche parole
per rendere eterno un istante.

~ Alan Douar ~

[L'OSTRICA E LA PERLA]


Un'ostrica che non è stata ferita non produce perle.
Le Perle sono prodotti del dolore, risultati dell'entrata di una sostanza estranea o indesiderabile nell'interno dell'ostrica, come un parassita o un granello di sabbia.
Nella parte interna conchiglia esiste una sostanza luccicante chiamata nácar. Quando il granello di sabbia penetra, le cellule di nácar cominciano a lavorare e coprire il granello con strati per proteggere il corpo indifeso dell'ostrica.
Come risultato, una bella perla si formerà li nel suo interno.
Un'ostrica che non è stata ferita, mai produrrà perle, perché la perla è una ferita cicatrizzata.
Tu ti sei già sentito ferito con le parole di qualcuno ?


Sei già stato accusato di aver detto cose che mai hai pronunciato?


Le tue idee sono già state rifiutate o mal interpretate?


Hai già sentito duri colpi pregiudizio?


Hai già ricevuto in cambio l'indifferenza?


Allora hai prodotto una perla!


Copri le tue pene con vari strati di amore.
Infelicemente sono poche le persone che si interessano per questo tipo di sentimento.
La maggioranza impara appena a coltivare risentimenti, lasciando le ferite aperte, alimentandole con piccoli sentimenti, non permettendo che si cicatrizzino!
Cosi, in pratica, quello che vediamo "ostriche vuote" non perché non siano state ferite, ma perché non hanno saputo perdonare, comprendere e trasformare il dolore in amore!
FABBRICA PERLE ANCHE TU!

Senza titolo 433


... per ringraziare del gradito invito ...

Senza titolo 432


 

5.12.04

Senza titolo 431

Preferisco un sogno che non si avvera ad un vita senza sogni


Stanotte ho sognato
Che tutti i bimbi del mondo potevano sognare.
Che tutte le persone potevano parlare.
Stanotte ho sognato un'isola.
Un girotondo di popoli.
Stanotte ho sognato gente che cantava insieme su una spiaggia.
Davanti ad un fuoco senza fine.
Stanotte ho sognato il vento che mi spingeva.
Ho sognato il falco che ricominciava a volare.
Stanotte ho sognato ed ho capito.
Ho capito che senza sogni è impossibile sognare.
E' impossibile sognare bimbi, persone, isole, nazioni, spiagge, falchi.
E' impossibile capire.
Voglio vivere con un sogno.

Quanto si può crescere in pochi giorni o in uno solo?

                                                                                                                                                                                             Mi  sono  fatto la domanda  :<< Quanto si può crescere in pochi giorni o in uno solo? >>  fatta  da   kismat   nel suo ultimo post   ed  ecco al risposta  .


 


Dipende   dalla  strada   che uno sceglie  di percorrere  . Se  essa  è  : 1)  come monumento  (  Resistenza, marzo '95  dei mau Mau  da  materiale resistente  1945-1995 cd  del “  il manifesto    )    )  ovvero    come incapacità  o paura   di mettersi in discussione   o nell’attendismo ; 2)  come persona  pensante  |attiva  ovvero come uno spirito  libero   che se  frega   se la  gente  lo definisce  come  un matto  o un pazzo (  Modena City Ramblers  Fuori Campo  1999   )  solo perché non accetta  i  loro  schemi   e se  ne frega  di quello  che  dicono di lui o se  giudicano alternativo  o stravagante   o  rompiscatole e   preferisce  vivere come    quelli dell’inno di frigidaire  :


<<


amiamo amando la libertà 


amiamo amando la felicità


noi perdenti saremo i vincenti


di un mondo intero  senza  frontiere 


saremo sfigati \ ma siamo liberati 


 


>>


 


Persone pronte  a  mettersi in discussione  e fare  autocritica  ; 3) dalla nostra  forza di volontà   e dalla  tentazione di cedere  al consumismo  e  all’endonismo estremo  ed accettare   che per  arrivare  alla  felicità   la maggior  parte delle volte  bisogna soffrire  e fare  sacrifici  ,  proprio come fecero  i nostri  emigranti  e  i bambini  di quelli extra comunitari  che   affrontano problemi da  grandi \  adulti   tutti i  giorni    che  non hanno  tempo per  godersi la  loro infanzia  come appunto   la  storia  di Zio Paperone che   emigro  dalla  scozia  e in America  


Se  volete  , ma  credo che lo  avete dedotto   già  , voi  che leggete e scrivete sul mio blog  ,  indovinate  la mia strada  .


 


 Con questo  è tutto  a  presto

Colombe





Fuori le colombe si posano ovunque

è chiaro

dal loro tubare d'amore e piacere

è chiaro

dal loro frullare d'ali

ali come ventagli sul sonno del prigioniero

è chiaro che fuori

colombe si posano ovunque


la notte è giorno oltre le sbarre

qui il giorno è notte.


Reza Baraheni, Iran 1973. ( Scrittori dal carcere Ed.

Feltrinelli)


È stata incisa sulle pareti della cella , poiché non gli erano

concesse carta e penne

Senza titolo 430

Ringrazio per l'invito anche se io ho idee tutte mie e che forse, in parte, si scontreranno con la maggioranza di chi scrive qui...


Onorata...mando intanto il primo saluto.

Senza titolo 429

chi non fa tesoro


degli errori del passato


è condannato a ripeterli...


 

Senza titolo 428

I porci quando alzano lo sguardo s’affogano

Senza titolo 427

ringrazio di cuore per la possibilità che mi è stata offerta di fare un tratto di strada insieme...


spero di poter dare un contributo, e sono sicuro che lo stare con voi sarà occasione di arricchimento...

4.12.04

Senza titolo 426


Gocce di sole

Senza titolo 425


Tornata nella mia città….


 







È stata una bella e intensa settimana..ed anche fredda…


Dopo i primi momenti di smarrimento mi sono poi sentita a mio agio.. o quasi…


Ma stavo abituandomi a quella vita ordinata, fredda e intensa…


Ho disegnato per un’intera settimana, non ho fatto tutto ma una buona parte, e mi si chiede se sono pronta per insegnare, io rispondo che non lo so, che bisogna provare…


E lunedì si prova…


Camminavo per le strade di Milano e mi si gelava il viso


Mi svegliavo tutti i giorni con il picchiettare della pioggia sui vetri


Ho chiacchierato con qualcuno solo l’ultimo giorno che sono stata lì


Per il mio modo d’essere non potrebbe essere la mia città ideale


Ma per ciò che aspiro in un mondo lavorativo penso proprio che potrei adattarmi


Ho avuto una bella e calda accoglienza da chi mi aspettava


Ho conosciuto dei bambini troppo dolci


E


Ho sentito troppo la mancanza di ciò che avevo qui


 








Sono tornata e c’era lui che mi aspettava alla stazione.


I miei che non vedevano l’ora di vedermi


 








Sento che questa settimana via è stata diversa dalle altre mie partenze…


 








Quanto si può crescere in pochi giorni o in uno solo?


Senza titolo 424

Agrifoglio