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26.1.16

legge cirina la battaglia continua

dopo  le manifestazioni  nelle piazze  italiane  nella giornata  del 23\1\2016   la battaglia  continua  .   Perché



 Continuerò nelle mie  battaglie   fin quando esisteranno  gente  come questa




 per  chi non vedesse  il video   ecco che  c...  ha detto  

“Sono contrario ai preservativi, non li uso e sono contrario. Abbassano il piacere e interrompono il momento.  La soluzione alle malattie è la sessualità responsabile. Sono contrario anche alla pillola del giorno dopo.”
Poi continua sulle donne…
“La condizione ideale è quella di avere un solo uomo o una sola donna nella vita, io non lo posso dire ma invidio chi ha questa possibilità. La moglie sottomessa cristiana è la pietra fondante, la pietra su cui si edifica la famiglia. Sottomessa significa messa sotto, cioè la condizione per cui la famiglia possa esistere. Una donna mite”. 
poso capire   simili  scelte  anacronistiche  e  spesso ipocrite  espresse nella prima  parte dell'intervento  , ma    quello che dice sulla donna no  . E' vero  che è  fondante per la società e la famiglia   sia  quella  ormai logora   tradizionale    sia  in quella    arcobaleno   che in quella  di fatto





17.1.16

Prova dal cellulare adesso posso pubblicare anche dal celulare .

Cosi sarà  più  aggiornato  e  cosi   rispondo  alle domande   e alle obbiezioni   (  o almeno  ad  alcune d''esse  in particolare   questa  :   come mai  il tuo   facebook  ed a volte twitter   sono diversi da     questa pagina   di blog    ) che mi vengono inviate  continuamente all'email  che  ho messo    qui  sul  blog    per  chi volesse   contattarmi     redbeppe@gmail.com  o   su Facebook  quando  pubblico    alcuni post  del blog  .

21.3.15

illegalità dei poveri diavoli ( quando per dare una vita dignitosa il casso di Luca Claudio evasore per pagare gli stipendi ai dipendenti ) e quella del potere ( che ti va scontare due volte la stessa pena )



Iniziamo , come quando dobbiamo dare due notizie e chiediamo al nostro interlocutore vuoi prima quella buona o quella cattiva ? , da quella buona la storia di Luca Claudio





                                             Luca Claudio, sindaco di Abano Terme


Ad Abano Terme, in provincia di Padova, l'attuale primocittadino Luca Claudio a processo per evasione fiscale: in qualità di ex legale rappresentante dell’hotel Caesar aveva omesso di versare entro i termini previsti ritenute relative a stipendi pagati nel 2006 per 253.218 euro.
La gestione dell’hotel Caesar porta ancora guai al sindaco di Abano, Luca Claudio. Ieri in tribunale c’erano due processi che lo riguardavano, sostanzialmente identici. Il primo è stato rinviato al prossimo 2 luglio e vede Claudio, in qualità di legale rappresentante dell’hotel Caesar Terme srl di Montegrotto, accusato di aver omesso di versare entro i termini previsti ritenute alla fonte relative a stipendi pagati nell’anno di imposta 2006 per 253.218 euro. Reato accertato il primo ottobre 2007. Claudio si era opposto a un decreto penale di condanna di 5.130 euro e l’Agenzia delle Entrate figurava come parte offesa. Il rinvio a luglio non è causale: in quella data il reato sarà prescritto.
L’altra imputazione è identica, ma riguarda gli emolumenti pagati nell’anno di imposta 2007 ed è stata accertata nel maggio 2008. Leggermente diverso l’importo, 260.920 mila euro e cambia pure la denominazione della società: “Fallimento Hotel Caesar terme srl Unip”. La situazione era precipitata e l’Hotel Caesar, un quattro stelle, chiuse i battenti mentre l’Enpam (ente proprietario dell'immobile) sfrattò per morosità la società gestita da Claudio. Il 4 dicembre 2008 il tribunale dichiara il fallimento della società Caesar, già fortemente indebitata quando Luca Claudio aveva accettato la sfida di diventarne amministratore. Questo secondo processo è stato rinviato al 5 novembre per la discussione, la prescrizione qui arriverà il prossimo anno.
«Già molte sentenze in Italia stanno dando ragione al mio comportamento di allora» sottolinea Luca Claudio «Se un imprenditore non ha i soldi per pagare le tassazioni a scapito degli stipendi dei propri dipendenti, può non pagarle. Purtroppo forse la sto pagando perché sono stato il primo a farlo. Ma sono fiducioso nella giustizia e nella interpretazione contemporanea di questi fatti».
Nel maggio 2012 il primo cittadino era stato condannato a quattro mesi di reclusione (con la sospensione condizionale della pena) per aver evaso le imposte sul reddito e l'Iva, non versando 169.892 euro (stipendi 2005, contestazione del 2006). La difesa di Claudio fu la medesima anche allora: «Avevo accettato di diventare amministratore dell'Hotel Caesar perché da sindaco (all'epoca dei fatti era primo cittadino a Montegrotto, ndr) volevo valorizzare il territorio. Non c’erano più soldi in cassa e, a quel punto, ho deciso di pagare gli stipendi dei lavoratori piuttosto che le tasse».


L a secionda 

19.3.15

"uomini e donne di tribunale se fossi stato al vostro posto... ma al vostro posto non ci so stare " ma ci ho provato



dopo  lo stacchetto  musicale  . veniamo  alle  retiffiche  \ repliche  ai  miei precedenti articoli 

La  prima http://goo.gl/i3awqW
Vero   quello che  dici  ma  tu cosa  proponi  per  contrastare   questo     fenomeno  oltre  ad  indignarti ? 
Un  ora  alla settimana   d'educcazione civica    tipo quela del film " la  scuola della violenza   o pensieri pericolosi
Non  emarginare   se ci sono le prime avvisagli  di bullismo  perchè spesso  chi si conporta  cosi  è  uno \a  ( vedi  caso  della bulla  17   enne  che ha picchiato una  12  enne )  che   ha ,  se l'ha famigliae   disagiate \  problematiche  o genitori che  non sanno  educare ., corsi per educativi   per i genitori ed  insegnati    che  non sanno educare o sono menefreghisti  ed apatici  . AdPunirli  ma  con pene alternative  ( esempio  far  fare    nel caso  dei  ragazzi    che hanno  picchato e  puntato quella ragazza  handicapata  , gli avrei fatta  fare  per  una settimana    dopo scuola per  2 ore  servizio  in strutture    per  handicapati  \  mmalati mentali o  o ragazzi problematici  )   alla sospensione ed\ o l'espulsione ma  usarla  come estrema ratio
Se  tu fossi stato prof   in quella situazione cosa  avresti fatto ?
 non certo darei fuggito   o  rtimasto impassibile   , ma  avrei    s poi filmato i ragazzi . Il giorno dopo  interrogato    la mia lezione precedente  e  mettere tutti  due   e rispondere  ale proteste dei  ragaszzi mostrando il filmato di loro che fanno casino  e non stanno atttenti mentre io spiego  ..  Se  poi i  genitori  si lamentano  direttamente  o  come   a  volte succede  che  il preside  ceda  a pressioni \ lamentele  di  genitori  importanti ( politici , ecc )  e  se la prenda  con te  perchè  ha rimproverato il loro  figlio\iola  ho    il culo  le spalle  coperte  .  

la  seconda http://goo.gl/WavRgP

Agiungo a  quanto ho  già  detto  , rispondendo ,  a  questo comento

attilio cece
Relativamente al rispetto delle regole sono d'accordo con lei, totalmente... Circa la conoscenza della lingua italiana mi permetta, invece, una domanda: se tutti i suoi concittadini, italiani doc, dovessere sottoprsi ad un esame di italiano a livello terza media, quanti di loro lei crede, passerebbero la verifica? E per quanti non fossero considerati 'idonei, cosa pensa si dovrebbe fare: togliere loro la cittadinanza?....
Giuseppe Scano
Spettabile Attilio
gli rifaerei rifare le scuole o i corsi d'italiano . Spiego meglio il mio concetto , forse espresso troppo frettolosamente nel post . Mi sembra assurdo , la stessa cosa direi per coloro chee vengono in italia ( non importa la nazione o sei gli avi fossero italiani ) , che se uno va all'estero , e sta 20 anni e non parla neppure una parola della lingiua della nazione in cui ha scelto di rifasrsi una vita o di stabilirsi possa usufruire dela cittadinanza . Come ben vede non è questione di razzismo o di becero nazionalismo , ma una questione di buon senso
che     si  è leggittimo   che una persona    la quale   viene a stare fissa  in italia  o  e'  in italia   da   diversi anni  e pretende  la  la  cittadinanza  sappia \ conosca  oltre  i  nostri  usi ,  costumi , .leggi , storia   anche la  nostra lingua   .  Ma  tale  pretesa  può diventare   discriminatorio e   quindi razzismo  quando   : 1) lo si pretenmde  subito  neanche il tempo  d'arrivare  2) quandotale  pretesa  è  originata  da  un abuso vedi  post  in questione  .,3)   quando  si pretende    che uno\a  parli  l'italiano quando neppure  tu   lo  parli correttamente 

15.3.15

Why are white people expats when the rest of us are immigrants? \ Perchè i bianchi non sono definiti " migranti", mentre lo sono gli arabi, i neri, ecc.??



Una bella domanda, si suol dire. Perchè i bianchi non sono definiti " migranti", mentre lo sono gli arabi, i neri, ecc.??

Le parole  sono importanti  oltre ad  essere un  arma   a doppio taglio  . Qui , cosi rispondo in anticipo a chi mi dirà  : <<  strano  ma non eri  libertario ed   anti politicamente scorretto  >>  ?  , che  qui  non è    questione  di politicamente o   anti  politicamente scorretto  è questione di buon senso  . Perché  le parole  son un arma  usata  ad  uso  e  consumo    del potere , di chi parla  alla pancia  ( cioè agli istinti più bassi  ) , possono a secondo del loro   uso  determinare  odio amore  ,  o  come in questo caso essere  discriminatorie 
 
da
http://www.theguardian.com/global-development-professionals-network  del 13\3\2015 

Surely any person going to work outside their country is an expatriate? But no, the word exclusively applies to white peopleWhy are white people expats when the rest of us are immigrants?



What is an expat? And who is an expat? According to Wikipedia, “an expatriate (often shortened to expat) is a person temporarily or permanently residing in a country other than that of the person’s upbringing. The word comes from the Latin terms ex (‘out of’) and patria (‘country, fatherland’)”.
Defined that way, you should expect that any person going to work outside of his or her country for a period of time would be an expat, regardless of his skin colour or country. But that is not the case in reality; expat is a term reserved exclusively for western white people going to work abroad.
Africans are immigrants. Arabs are immigrants. Asians are immigrants. However, Europeans are expats because they can’t be at the same level as other ethnicities. They are superior. Immigrants is a term set aside for ‘inferior races’.
Don’t take my word for it. The Wall Street Journal, the leading financial information magazine in the world, has a blog dedicated to the life of expats and recently they featured a story ‘Who is an expat, anyway?’. Here are the main conclusions: “Some arrivals are described as expats; others as immigrants; and some simply as migrants. It depends on social class, country of origin and economic status. It’s strange to hear some people in Hong Kong described as expats, but not others. Anyone with roots in a western country is considered an expat … Filipino domestic helpers are just guests, even if they’ve been here for decades. Mandarin-speaking mainland Chinese are rarely regarded as expats … It’s a double standard woven into official policy.”
The reality is the same in Africa and Europe. Top African professionals going to work in Europe are not considered expats. They are immigrants. Period. “I work for multinational organisations both in the private and public sectors. And being black or coloured doesn’t gain me the term “expat”. I’m a highly qualified immigrant, as they call me, to be politically correct,” says an African migrant worker.
Most white people deny that they enjoy the privileges of a racist system. And why not? But our responsibility is to point out and to deny them these privileges, directly related to an outdated supremacist ideology. If you see those “expats” in Africa, call them immigrants like everyone else. If that hurts their white superiority, they can jump in the air and stay there. The political deconstruction of this outdated worldview must continue.
Mawuna Remarque Koutonin is the editor of SiliconAfrica.com, where this blog was first published. Follow @siliconafrica on Twitter.
Join our community of development professionals and humanitarians. Follow @GuardianGDP on Twitter.

2.3.15

LO STATO CI VUOLE L'UNO CONTRO L'ALTRO ED LA MAGGIOR PARTE DEI MEDIA SONO IL TRAMITE PER INCENTIVARE TUTTO QUESTO.

  risposta  agli insulti ricevuti per  questo post 
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/03/reflections-on-our-first-week-of-our.html

STRUMENTALIZZAZIONE, INCENTIVAZIONE della GUERRA TRA POVERI, sono questi i mezzi dello Stato per tenerci DISUNITI e CONTROLLABILI. Ne abbiamo avute più dimostrazioni, ma i MEDIA di regime ci rendono ciechi!
iniziamo col piccolo gesto di condividere questo video e continuiamo col trovare punti in comune per unirci!

No      quinbdi a  capi espiatori   cioè     <<  qualcuno a cui è attribuita tutta la responsabilità di malefatte, errori o eventi negativi e deve subirne le conseguenze. La ricerca del capro espiatorio è l'atto di voler identificare irragionevolmente in una persona, un gruppo di persone, o una cosa la causa responsabile di gravi problemi, spesso con il celato obiettivo di nascondere le vere cause o i veri colpevoli. La ricerca del capro espiatorio è un importante strumento della propaganda: ad esempio, gli Ebrei vennero individuati dalla propaganda nazista come fonte del collasso politico e dei problemi economici della Germania.
La ricerca del capro espiatorio è particolarmente devastante perché solitamente la colpa è attribuita a un gruppo di minoranza, che trova difficile difendersi dalle accuse. Una tattica spesso impiegata è quella di caratterizzare un intero gruppo di individui per la condotta non etica o immorale di un piccolo numero di appartenenti a tale gruppo. Tra i soggetti usati come capri espiatori nel corso della storia troviamo ad esempio le persone di colore, gli immigranti, i comunisti, i meridionali, le streghe, le donne, i catari, i cattolici, gli Ebrei, i matti, i lebbrosi, gli omosessuali, i drogati, gli spacciatori, i disabili, gli zingari, gli anarchici.
Nelle società industrializzate, l'uso dei tradizionali gruppi di minoranza come capri espiatori viene sempre più malvisto. Portato all'estremo, questo può produrre delle regole sociali riguardanti il linguaggio, come nel caso del politicamente corretto. La ricerca del capro espiatorio si applica anche alle organizzazioni. Ad esempio, grandi imprese o governi vengono visti da alcuni come responsabili di un numero esagerato di problemi sociali. Il principio dell'agire politicamente corretto potrebbe essere un fattore determinante nello sviluppo di tali credenze riguardanti le grandi imprese, in particolare dove un senso di tolleranza altamente sviluppato nei confronti delle minoranze tradizionali si scontra con il bisogno continuo (e spesso ingiustificato) di dare la colpa a qualcuno.
È però importante ricordare che il capro espiatorio di biblica memoria era una vittima innocente. Nell'uso comune capita che molti colpevoli, una volta raggiunti dalla giustizia, o comunque dopo che sia stata acclarata la loro colpa, applichino a se stessi tale termine, con ciò significando di pagare da soli, al posto di tanti altri rei. Ma l'uso del termine da parte loro è e rimane assolutamente improprio. (...)  >>  da  http://it.wikipedia.org/wiki/Capro_espiatorio

23.1.15

Il documentario di Hitchcock e Bernstein sull'Olocausto Fatto a partire da filmati girati dai soldati, archiviato per 40 anni, sarà pubblicato nel 2015

 musica  consigliata  Ballade No.1 in G Minor (Op.23)

Potrebbe interessarti   anche  questa  buona  news  apresa  proprio mentre leggevo  l'articolo di ètratto il post  d'oggi 


Anne Frank: il diario diventa un fumetto

 

 

E  con questo  post  si conclude  , salvo colpi di scena e  ripensamenti dell'ultima ora , la mia serie  d'articoli \  post  e ricerche  sull'olocausto 


Pero  prima oltre  i link    dei post  precedenti   una premessa 
con cui  mi preme    chiarire   spero  una   volta  per  tutte   : A )    a   chi  scrive  via email   sia  che  abbai letto i tag  manifesto blog  e   faq  ma   (  e sopratutto a   quest'ultimi  ) che   lo hanno fatto   .,B ) con chi  mi segue o saltuariamente o   chi  ha trovato per la  1  volta    uno più link  dedicati a tale  argomento  scritti in questi    11  di blog    nei motori di ricerca  o su  social     che
 1)   non sono  , nonostante  le mie posizioni   critiche  sulla  politica delo stato israeliano  ,  antisemita  e  contro il polopoo ebraico  . e le mie amicizie  iscrizioni a ( pur  non condivendone  in toto alcuen  cose  )   a  gruppi  come https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus ed  avendo  fra i contatti-  amicizie   alcuni\e   dir eligione ebraica ed israeliani 
2)  non intendo  sminuire  l'olocausto ebraico   cioè la Shoah  che  è il  peggiore    fra gli olocausti  in quanto iniziato  primna   degli altri ed  quello che  ha  avuto maggiore  numero vittime   . Ma solo  evitare  i media e  i  siti  internet   compresi i social  facciano passare in secondo   piano  o  peggio tacciono    gli altri  Genocidi  . Infatti  :  <<  Con il termine Olocausto (con l'adozione della maiuscola), a partire dalla seconda metà del XX secolo, si indica il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d'Europa e, per estensione, lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute "indesiderabili" che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni.Il termine olocausto viene principalmente utilizzato per indicare lo sterminio sistematico di milioni di ebrei da parte dei nazisti. In alcuni ambienti il termine olocausto viene usato anche per descrivere il genocidio sistematico di altri gruppi che vennero colpiti nelle stesse circostanze dai nazisti, compresi i gruppi etnici Rom e Sinti (i cosiddetti zingari), comunisti, omosessuali, malati di mente, Pentecostali (classificati come malati di mente), Testimoni di Geova, Sovietici, Polacchi e altre popolazioni slave (considerati nel complesso Untermenschen). Aggiungendo anche questi gruppi il totale di vittime del Nazismo è stimabile tra i dieci e i quattordici milioni di civili, e fino a quattro milioni di prigionieri di guerra. Molti Rom usano la parola Porajmos o Porrajmos («grande divoramento»), oppure Samudaripen («genocidio») per descrivere lo sterminio operato dai nazisti

Ora   dopo la  premessa lunga ma necessaria   veniamo al post  

da 
 http://www.linkiesta.it/documentario-hitchcock-olocausto


È il 1945 e le truppe inglesi, oltre a combattere contro i soldati tedeschi in Germania, hanno un altro compito: girare filmati dei campi di concentramento liberati. La richiesta è del Ministero dell’Informazione britannico, che vuole realizzare un documentario — di propaganda, pensato per i tedeschi e non gli inglesi — con cui mostrare alla popolazione la realtà dei campi di concentramento.

Già nel febbraio del 1945 il regista Sidney Bernstein è incaricato di occuparsi di questo lavoro: prendere i filmati che arrivavano dal fronte e trasformarli in un film. E Bernstein, conscio della mole e della difficoltà dell'opera, chiede aiuto dell’amico Alfred Hichcock e i due si mettono insieme al lavoro sul documentario. Bernstein si occupa della regia, mentre Hitchcock scrive uno script per accompagnare le immagini e lavora con i montatori per scegliere i filmati e trasformarli in una narrazione coerente.
Il progetto, però, viene presto bloccato. Nell’agosto 1945 i rapporti politici tra Regno Unito e Germania sono già cambiati e il Ministero degli Esteri (non più quello dell'Informazione) invece di calcare la mano sui campi di concentramento, preferisce percorrere la strada della riabilitazione del Paese.
Da lì in avanti, il film rimane fermo negli archivi del Imperial War Museum per quasi quarant’anni e conosciuto semplicemente per il suo numero d’archivio: “F3080”. Il film esce dagli archivi solo nel 1984, quando viene proiettato in una versione incompleta al festival del cinema di Berlino. Poi, nel 1985, il programma Frontline della della rete statunitense PBS acquisisce i diritti per trasmettere il film e lo manda in onda, esattamente come è stato trovato, intitolandolo Memory of the Camps. Il film è ancora incompleto: manca la sesta e ultima bobina di filmato e il soggetto scritto da Hitchcock non è mai stato registrato. PBS chiede allora all’attore Trevor Howard di registrare la traccia sonora e manda in onda il film senza video nella parte conclusiva, montando la voce di Howard sopra immagini statiche.
Il film andato in onda è quello che si vede qui sotto, in una versione archiviata sul sito Internet Archive.
Nelle scorse settimane l’Imperial War Museum ha annunciato di aver restaurato la pellicola, anche recuperando da nuove fonti il materiale mancante della sesta bobina del film, e che lo pubblichterà nel 2015 in occasione dei 70 anni dalla creazione del film. Il curatore del museo, Toby Haggith, dice che «la restaurazione digitale fa sembrare il filmato molto vivo [...]. Uno dei commenti che abbiamo sentito più spesso [nelle proiezioni private del film] è che il documentario è terribile e acuto allo stesso tempo».

Un  film \  documentario come testimonia  anche rai3   nella puntata  d'ieri  speciale  27  gennaio   de la grande storia    che ha mandato anche un doumentario  sulle  vicende  di  questo film    dove  è spiegato  , causa   guerra fredda  fra  Usa- Urss   il perchè     si ebbe solo  fino a  quasi  60 anni  fa   una versione edulcorata  e  non completa    del documetario  , anche  se  vista  la   suia  forza e le sue prove  schiaccianti   leimmagini furono usate  come prova  al  processo di Norimberga 

17.1.15

#JE SUIS CHARLIE ma anche # JE NE SUIS PAS CHARLIE e soprattutto # JE SUSIS BOKO HARAM

Musica  consigliata  
Ho  preferito aspettare , cari lettori\ lettrici   ,prima di scrivere ho lasciato trascorrere  qualche  giorno  dal nefasto e luttoso evento di Parigi    sia   onde  evitare  accuse  di speculazione \  strumentalizzazione , per non urtare   quella naturale indignazione   e  di profonda tristezza  che  ci assalito tutti . Anche me  .  Questo slenzio  \pausa  di  rigflessione   mi da la possibilità  di  poter scrivvere a mente fredda  e non a caldo (e magari scrivere cose  errate  o  d'essere frainteso  (   come  mi è capitato  recentemente  , ma  questa  è un altra  storia   e  chi mi segue  anche  su facebook   e  su twitter   dove  vengono condivisi i post  del blog  e di facebook in automatico ,  conosce  già la vicenda  ) a  rispondere  pubblicamente  ad  alcuni email all'indirizzo  del  blog  ( redbeppe@gmail.com )
Infatti  in  questi  giorni   per  i mie post    e  condivisioni   su facebook    ed  alcuni   qui   sul  blog   ( 1,2,3 ) ho ricevuto le  consuete   email :   I)   cariche  d'odio   verso  il popolo e la cultura mussulmana  e  gli stranieri   in generale  o peggio su  gli italiani\e  che decidono di  convertirsi o sono  convertirti a tale religione ., II)   di malpancisti :  tiepidi  cioè con cui si può discutere  e ragionare  perché pronti  a  scusarsi   quando un informazione che hanno  è sbagliata  ed  a   cambiare idea   perché si metto indiscussione .  Caldi   cioè il contrario     ., 3  )  dei  non   sono razzista  ma  ...  4)  critiche distruttive   ed  insultanti  verso me   che  parlo di coesistenza    fra  noi e loro  ( oltre che  le altre religioni  )  ed  invito a non generalizzare , 5) domande  \ dubbi del tipo   ma  tu sei pro o contro #Charlie visto ciò che pubblichii e condividi su Facebook  e  Twitter  ?  non tinstai contraddicendo  ? 
Alle  prime  4  non    intendo replicare  \  rispondere   in quanto ho già più volte  risposto  \ replicato  direttamente     ed  indirettamente  ( con storie   ed news   che le  smentivano o riducevano  le loro spesso insulse  critiche ) . 
  Replico  volentieri  invece    , cosi  ne  approfitto   per  chiarire meglio   il mio pensiero alle ultime  .   Chiarendo   che non sono  solo  Charle H ma  anche  Boko  Haram  perchè  come dice  la   un mmmagine riportata  all'interno del post , che  ho  condiviso  << contro l'omologazione ed il facile oblio!!!E forse vale la pena anche ascoltare la musica che muore ogni volta che si massacrano intere popolazioni di villaggi, regioni e stati del mondo dimenticato:




 contro l'omologazione ed il facile oblio !!!
da  https://www.facebook.com/DocentiControLaLeggeAprea/


Dopo  questa  spero esaustitiva   premnessa  Iniziamo    dal primo principio di quella  che   chiamano  contraddizione 

 #JE  SUIS  CHARLIE  a  360°   cioè  a  per  tutte le  vittime  di barbarie  e fanatismi  ( indipendentemente  dalla religione     che li applica \ li mette  in atto   ) . Condivido  inoltre  quanto  dice  giustramente 
Ivan Zzi Stica purtroppo quando si iniziano a imporre limiti e divieti alla libertà si scade spesso e facilmente in regimi dittatoriali. Le dittature sono caratterizzate proprio dalla mancanza di libertà di parola e di critica. Altra cosa invece sono i limiti del codice penale, ma anche quelli cambiano con l'evoluzione della pubblica morale e devono essere aggiornati
  in questa  discussione  sul mio fb  . Sostengo  C.H : 1)  pur  considerandolo  come  le  ultime due annate   di  quelo che era,il settimanale  sartirico  Cuore  , cioè  volgarità gratuita


dal numero speciale  di  Charlie  Ebo edito in italia  ,  nonostante il boicotaggio    dei media  allineati ed  ipocriti   dail fattoquotidiano del  15\1\2015
Ovviamente  , sia le  due  canzoni  suggerite  , che la  vignetta    ivi contenuta  , NON DEVONO ESSERE PRESE ALLE LETTERA  ,  in quanto   coe  mi è sucesso su fb  dove  ho riportato la stessa  vignetta
  • Daniela Carta Si sono fatti ammazzare per quello??????? Ma cosa dici???? Non esiste una giustificazione per questi omicidi!!!!
  •  (...) 
  • Giuseppe Scano  . concordo con te   carissima Daniela Carta. il mio riportare la vignetta di C.H e la canzone di Faber moriere per le idee era  c'era  del sarcasmo  . Ed ha dato , specie da chi non capisce il sarcasmo \ satira , a certe interpretazioni capziose  o  spaventrate 
    2)   affermo  che  il  Pontefice    non ha  tutti i torti  nelle  sue  ultime  dichiarazioni  . Perchè
la libertà  (  di  Satira  , di parola  ,  ed  a volte  di blasfemia ,  )    non significa   mancanza  di rispetto . Quindi    si può  e  ed  è uin dirittto   scherzare    anche  sulle   religioni   \  sui culti , perchè  : <<
ogni religione, senza sense of humour, diventa fanatismo.>> ma  cercando  d'evitare  il più possibile  gli insulti   e le denigrazioni .  Infatti  anche lo stesso pontefice esponente  di  una grande religione  qualìè  il  cattolicesimo   ha  ironizzato  
www.unionesarda.it   Venerdì 16 gennaio 2015 19:15



Purtroppo però esauriti quei sentimenti pro JE SUIS CHARLIE H e metabolizzati ( o quasi ) gli eventi , non ci resta che tornare alla nostra quotidianità fatta da piccoli e grandi problemi che portano altrove il nostro pensiero fino a quando non ci sarà qualche altro evento Nazionale o Internazionale da commentare ( sia qualunquisticamente \ demagogicamente \ qyualunquisticamente che seriamente ) Ma non prima d'aver  spieggato  anche   perchè  # JE NE SUIS  PAS  CHARLIE 


Cio' non significa che rinnego   quanto ho detto nelle  righe  precedenti  , anzi le  rafforza  .
Infatti    del  primo aspetto   condivido solo la lotta a  360 °   , la  solidarietà non pelosa ed  ipocrita  strumentale  .
Infatti l'eccido di Parigi è  stato usato : 1)  da  politici   politicanti  che  non vogliono sporcarsi le mani    vedi traffico  d'armi o meglio i cosidetti   master  of  war 



  e    e fanno  fare il lavoro  sporco ad  altri ai lord  of  war



 e  sono doppi contro  il terrorismo  islamico  prima  lo crei  e   poi    lo combatti    è spiegato benissimo  nella scena dell'interrogatorio   del protagonista   del secondo video   .  E  poi usi  le masse  (vedi schema    sotto   )    per  coprirti le spalle  e   rifarti una verginità 


2)  da  quei partiti  e  gruppi  exenofobici   che  strumentalizzino per  farsi propaganda tali vicende , snaturando  l'identità dela rivista  ed  usandola  a  loro uso  e consumo  come   dimostrano  alcuni manifestanti  il 10 gennaio a brescia



  3)   le manifestazioni  ( parlo del caso italiano    di  quello Francese   non so che  dire  )   di solidarietà  fper  C.H   fatta  a cui  hanno partecipato  a gente    che  , capita  in tutti  i  movimenti ci sono sempre  stati e  ci saranno  ,   che   si svegliano solo  ora    e prima 
 si muovono solo  per  i fatti internazionali    perchè  fa

4.1.15

la leggenda dei dimonios ( la brigata sassari ) nacque da una rissa fra soldati sardi e soldati laziali ?

Come  ho già  detto  su mie   account  e  pagina di facebook 
a tutti\e voi e d ai vostri contatti che si meraviglionoo mi dicono che sono strano perchè racconto nel mio blog ( www.ulisse-compagnidistrada.blogspot.com ) racconto storie della gente e del mondo animale . << Non sempre la storia è quella raccontata nei libri o registrata negli archivi. La storia infatti cammina anche seguendo percorsi che restano oscuri, dei quali si conoscono magari gli effetti e le conseguenze, ma non l'origine. Rimangono cioè nell'ombra uomini e donne che, con le loro vite e le loro scelte, hanno determinato eventi che hanno poi lasciato il segno. Questi protagonisti della storia, senza nome e senza volto, sono destinati a essere inghiottiti dall'oblio. Ma ci sono rari casi in cui ricordi remoti o testimonianze apparentemente insignificanti possono, dopo moltissimi anni, riaffiorare dalle nebbie del tempo e ricomporsi, annodando il filo sottile di vite sconosciute al grande rocchetto della storia. >>( Piero Mannironi  la nuova sardegna  versione  online  del  4\1\2015  )
Spero    che questra  sia  La  risposta   a chi mi chiede  nonostante il maifesto e  le faq  con rispettivi aggiornamenti  il  perchè  del tag :  le  storie ,  storie  , ecc  e  soprattutto perchè racconto simili cose
La  storia  che riporto  oggi  , secondo me  verosimile perchè  :1)  c'è  una testimonianza   indiretta  padre-figlio, ma  allo stesso tempo  anche  diretta coomilitoni  e  amici del padre   che   può essere  confermato incrociando i  datti  d'archivio .,  2)  dal  fatto che   almeno fin 'ora dagli archivi militari ufficiali   (  ma mai dire  mai  magari per  il centenario salterà fuori  qualcosa chi  lo  sa'  ) , come  dice  lo  stesso articolista , non dicono nulla sul perché e sul come lo Stato maggiore dell’esercito del regno d'Italia decise di creare questa unità [  i due reggimenti    151  e  152  della brigata  Sassari  ] , composta solo da sardi, che diventò storia  e  leggenda nella Grande guerra.
Ora  per soddisfare  la  vostra  curiosità   eccovi  l'articolo vero e proprio  preso  da  La nuova  sardegna  online  ( non so  la data esatta di quello cartaceo )  del  4\1\2015  

La leggenda dei “Dimonios” nacque da una rissa furiosa

Nel 1914 un piccolo gruppo di artiglieri sardi a Genova si ribellò a violenze e angherie. Un generale incredulo: «Una brigata di questa gente può vincere qualsiasi guerra»

di Piero Mannironi



È il caso della nascita della Brigata Sassari. Gli archivi dell'Esercito documentano la sua costituzione il primo marzo del 1915 con due reggimenti, uno a Sinnai e l'altro a Tempio. Ma non dicono nulla sul perché e sul come lo Stato maggiore dell’esercito del regno d'Italia decise di creare questa unità, composta solo da sardi, che diventò leggenda nella Grande guerra. Ma che fu anche un importante laboratorio politico perché, come scrisse Emilio Lussu, «fu il deposito rivoluzionario della Sardegna del dopoguerra»



Nelle trincee - tra la sofferenza, la paura, la furia e l’odore acre della morte - maturò infatti tra i contadini e i pastori in divisa e i loro ufficiali una coscienza nuova della propria identità regionale, anzi nazionalregionale.
Le testimonianze. A fornire una versione molto credibile di come nacque la Brigata è oggi Daniele Lostia Falchi, detto Lelle, di Orotelli. Il suo racconto, che colma un vuoto storico, è il frutto di un lavoro lungo e paziente di ricucitura di testimonianze raccolte negli anni. Ed è un racconto ricco di
passione e di emozioni perché è anche la storia di suo padre: Andrea Lostia di Orotelli, classe 1894, figlio di Giovanni Battista e di Antonietta Marteddu.
«All'origine della Brigata Sassari – dice Lelle Lostia – c'è la storia poco conosciuta di un gruppo di artiglieri sardi che, nel 1914, si ribellò alla boria e agli abusi dei commilitoni continentali. Tra di loro c'era anche mio padre».«Era un uomo molto energico e deciso – continua Lostia –. Fu chiamato alle armi nel 1912, all'età di 18 anni, e destinato al reggimento di artiglieria Fortezza da Costa a Genova. Si distinse fin da recluta quando riuscì a far sparare il gigantesco cannone da 420 millimetri, allora in fase di collaudo. Per questo ottenne come riconoscimento una medaglia».
Ma Andrea Lostia era anche un uomo molto riservato e avaro di parole. Della sua esperienza militare parlò raramente in famiglia. Così il figlio Lelle conobbe la storia del padre attraverso il racconto delle persone che l'avevano conosciuto in quegli anni difficili e che con lui avevano condiviso molte esperienze.
«A Buenos Aires, per esempio, – dice Lelle Lostia –, incontrai anni fa un certo Gianmario Lunesu che mi raccontò come mio padre aveva aiutato lui e molti altri sardi a Genova, dove erano in attesa di imbarcarsi per l'Argentina, la terra promessa».
Ma fu soprattutto un certo Borianu Sanna di Bitti, ex commilitone di Andrea Lostia, a parlare di quella tremenda rissa che poi condizionerà la storia. «Lo incontrai quando aveva 82 anni – dice Lelle – e doveva essere uno dei pochi ex commilitoni di mio padre ancora in vita. Fu lui che mi disse: “Tutte le volte che ci trovavamo in fila per il rancio o per lavarci, noi sardi venivamo ributtati indietro a gomitate. I continentali si credevano superiori ed erano molto più numerosi di noi. Ma dal giorno che gli abbiamo dato quella batosta con tuo padre Andrea le cose sono cambiate e noi sardi passavamo avanti ai continentali nelle file».
«Ci fanno filare come bestie». In quel 1914 cominciavano a soffiare i primi venti di guerra. Il conflitto era imminente e nell’Esercito tutti i congedi erano stati sospesi. Nei reparti si respirava un'aria pesante e la tensione era altissima. Anche nel reggimento Fortezza da Costa di Genova.
«Mio padre era diventato attendente del capitano – continua il racconto di Lelle Lostia –. Una sera tornò in caserma e trovò i suoi amici sardi silenziosi e avviliti. Uno di loro gli disse: «E non bides, Andrì, chi no sunu piccande a truba, e non intendes cussu romanu a punzoso serradoso e brazzoso arzadoso abbochinande chi pro isse bi cherete totta sa Sardigna (non vedi Andrea che ci fanno filare come bestie, e non senti quel romano che a pugni serrati e a braccia alzate urla che per stendere lui ci vuole tutta la Sardegna)”. La risposta di mio padre fu come una frustata: E boisi itte sezzisi ispettanne a l'istrubbare a susu chin corazu e animu determinadu chenza los timere, poi li damus a bidere chi no bi cheret totta sa Sardigna pro los crepare e los isperdere? (e voi cosa state aspettando a saltargli addosso con coraggio e con determinazione senza temerli, poi gli facciamo vedere che non ci vuole tutta la Sardegna per dargli una lezione e farli scappare)».
Orgoglio e rabbia. Fu la scintilla che scatenò una rissa cruenta e furiosa nella quale un pugno di sardi diede una severa lezione a tutto il reggimento di artiglieria Fortezza da Costa. Un sergente maggiore finì addirittura in ospedale per una coltellata in pancia. Le autorità militari pensarono subito a una rivolta contro lo Stato, sospettando infiltrazioni angioine repubblicane tra i sardi. Andrea Lostia fu indicato come il capo di quella ribellione e arrestato. Poi, fu trasferito a Piacenza in attesa del processo.
«Di alcuni protagonisti di quella terribile rissa – dice Lelle Lostia – sono riuscito a conoscere i nomi: Giorgio Satta Puliga di Buddusò, Burianu Sanna di Bitti, Daniele Mulas di Fonni, Domenico Curreli ed Emanuele Soro di Olzai, Salvatore Nieddu di Nuoro e Giovanni Maria Masala di Nule. Mio padre escogitò uno stratagemma per non far sapere ai familiari che si trovava in carcere. Scriveva cioè una lettera per la madre a Orotelli e poi la infilava in una busta più grande indirizzata a Genova al suo amico Daniele Mulas, il quale sfilava la prima busta e la spediva ai Lostia a Orotelli. Ma due cugini di mio padre seppero per caso a Sarule, da un soldato in licenza, che mio padre era finito nei guai e non era più al reggimento. Mio zio agronomo e un suo cugino medico partirono allora per Genova dove seppero che mio padre era in carcere a Piacenza, in attesa di essere giudicato per ribellione contro le istituzioni».
I Lostia presentarono allora al comandante del reggimento le loro credenziali di appartenenti a una famiglia nobile e fedele alla casa reale, tanto che un loro zio, Giovanni Battista, nel 1808, era stato posto da re Vittorio Emanuele a capo della reale Governazione di Sassari e nominato anche comandante della Giurisprudenza.
Lo stupore degli ufficiali. Il colonnello, anche grazie alla testimonianza del capitano di cui Andrea Lostia era attendente, capì che non esisteva alcun complotto e non c’era stata una rivolta, ma solo una furiosa rissa tra sardi e continentali. Il suo rapporto convinse anche il generale che dispose l'immediata scarcerazione dell'artigliere Lostia.
«Mi fu raccontato – prosegue Lelle Lostia – che il generale, del quale non conosco però il nome, rimase profondamente colpito da quella rissa e si chiedeva come fosse stato possibile che un gruppo esiguo di sardi avesse potuto sbaragliare un intero reggimento. “Non è possibile, non è possibile” ripeteva incredulo. Dopo alcune ore convocò i suoi ufficiali e disse: “Se è vero, come è vero, che un gruppo di sardi riesce a sbaragliare un reggimento al completo, allora se riusciamo a formare una brigata di soli sardi potremmo vincere qualsiasi guerra”».
L'idea piacque allo Stato maggiore: erano nati i diavoli rossi, i Dimonios.
«Onestamente non posso essere più preciso e riferire date certe. E sfuggono alcuni nomi – conclude Lelle Lostia –. Ma questa è la storia come io l'ho appresa da una serie di testimonianze, alcune anche dirette. E con le mie parole voglio onorare la memoria di mio padre e il valore e la balentia dei sardi che hanno partecipato alla Grande guerra sugli altipiani del Carso».

14.12.14

lo spirito del natale non èuna guida o dei consigli su come affrontarlo ma anche piccoli gesti come la tregua di natale del 1914 fra le armate tedesche e inglesi

  per il momento   ancora  confermo anche  se  in parte   quanto ho detto nel post precedente , in quanto  vedendo i video  sotto  riportati in comincio  a sentire   e  a trovare  in mezzo all merda   (  pubblicità stucchevole  , film ,  serie  tv , cartoni , articoli di  giornali , auguir  fatti a forza , ecc  )    sembra  che stia ritrovando  lo spirito del natale  . Ma    rimango  fermo non  volere ( almeno fin
ora  )  fare la  consueta  e tradizionale guida natalizia  .
E a chi continua   a chiedermi   come mai  quest'anno non faccio  la  solita  guida   natalizia  , rispondo senza  mandare  a   ..... perchè  preferisco riservarlo per  rotture ( non necessariamente lettori fissi o occassionali o di passaggio  )    più  serie oltre al fatto che  siamo vicini a  natale ,  che  : 1) quest'anno sono accorto d'idee   originali  rispetto ai giornali  e  tv ed  internet    che fanno inserti simili  ., 2) dopo 4 anni che  lo faccio  sento  la stanchezza  e la monotonia , e  stava per  diventare   ripetitiva  


Quindi   vi rimando  alle  guide   degli  ultimi  4  anni  . le potete trovarte   sfogliare   i medi  di novembre  \  dicembre   anno per  anno  oppure   cercando i  tag , regali  , natale  , come sopravvivere  al  natale   come non sprecare  , regali  , ecc  chi  non ne  avesse  voglia  o tempo  ecco una puntata  sui regali della  guida  del   2013  http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2013/12/come-risparmiare-e-non-sprecare-in_3.html.


Poichè il natale   non è  ( almeno in teoria  consumismo o buonismo  forzato )  ma   fratellanza    \ pace , ecc   eccovi per  chi ama  il mio tag  storie  \  le  storie   cosa  successe   esattamente  durantre  il natale  di  cento anni  fa  , quando  imperversava la  grande  guerra  di cui quest'anno  si celebra  il primo  dei 4  centenari

il  film  \  cortometraggio  della vicenda



 



                                          lo spot




  se  non capite l'inglese   o   non vi  basta   eccovi notizie  storiche  su tali eventi   tratta    dalla  voce  di    wikipedia  Tregua di Natale




Soldati tedeschi del 134º Reggimento sassone e britannici del Royal Warwickshire Regiment si incontrano nella terra di nessuno il giorno di Natale del 1914.

Per "tregua di Natale" si intende una serie di "cessate il fuoco" non ufficiali avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914 in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale.
Già nella settimana precedente il Natale, membri delle truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e occasionalmente singoli individui attraversarono le linee per portare doni ai soldati schierati dall'altro lato; nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (nonché, in misura minore, da unità francesi) lasciarono spontaneamente le trincee per incontrasi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio[1].
La tregua non fu un fatto organizzato, né universalmente diffuso: in diverse zone del fronte i combattimenti proseguirono per tutto il giorno di Natale, mentre in altri i due schieramenti negoziarono solo tregue momentanee per seppellire i caduti. Gli episodi di fraternizzazione con il nemico furono giudicati negativamente dagli alti comandi e severamente proibiti per il futuro: già l'anno successivo alcune unità organizzarono cessate il fuoco per il giorno di Natale, ma le tregue non raggiunsero il grado di intensità e di fraternizzazione di quelle del 1914; per il Natale del 1916, dopo le traumatiche esperienze delle sanguinose battaglie di Verdun e della Somme e la diffusione dell'impiego di armi chimiche, nessuna tregua venne organizzata.
Nei primi mesi del conflitto, quando ancora la guerra di trincea era agli inizi, gli episodi di tregue spontanee tra le opposte fazioni non costituirono episodi rari, né limitati al solo periodo natalizio: in molti settori si instaurò un rapporto di "vivi e lascia vivere" tra i soldati, e unità opposte schierate a stretto contatto limitarono spesso gli atteggiamenti aggressivi o permisero atti di fraternizzazione, come lo scambio di sigarette o cessate il fuoco non ufficiali per permettere il recupero di morti e feriti dalla terra di nessuno; la tregua di Natale del 1914, tuttavia, rappresentò l'episodio maggiormente significativo di tutto il conflitto sia per il gran numero di uomini coinvolti più o meno contemporaneamente, sia per l'alto grado di partecipazione e fraternizzazione che si sviluppò.

Indice [nascondi]
1 Antefatti
2 La tregua del 1914
2.1 Reazioni dell'opinione pubblica
3 Le altre tregue
4 Commemorazioni
5 Nella cultura di massa
6 Note
7 Bibliografia
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni

Antefatti


Il 3 agosto 1914 la Germania dichiarò guerra alla Francia, iniziando le operazioni sul fronte occidentale: seguendo i dettami del cosiddetto "Piano Schlieffen", le truppe tedesche invasero il neutrale Belgio al fine di aggirare le difese francesi poste lungo il confine tra le due nazioni e puntare su Parigi; dopo alcuni iniziali successi, l'azione dei tedeschi venne fermata nel corso della prima battaglia della Marna (5-12 settembre 1914) ad opera delle truppe francesi e del da poco sopraggiunto corpo di spedizione dei britannici (British Expeditionary Force o BEF), ma la seguente controffensiva degli anglo-francesi venne fermata nel corso dell'inconcludente prima battaglia dell'Aisne.
Nei mesi successivi i due contendenti cercarono di aggirare reciprocamente il fianco settentrionale dell'avversario, che a causa della rapida avanzata tedesca non era ancora ben definito, dando luogo alla serie di eventi nota come "corsa al mare": i combattimenti si estesero progressivamente verso nord, nella regione belga delle Fiandre, mentre lungo la linea del fronte presero a comparire i primi sistemi di trincee. Per la fine di novembre del 1914, dopo la conclusione della prima battaglia di Ypres, la situazione giunse a un punto di stallo: la guerra di movimento cessò e il fronte si stabilizzò lungo una linea continua di trincee estesa dal Mare del Nord alla Svizzera, dietro cui i due contendenti si ammassarono a difesa[2].
Con l'approssimarsi del Natale del 1914, furono intraprese diverse iniziative a favore della pace: una Open Christmas Letter ("Lettera aperta di Natale") fu pubblicamente sottoscritta da un gruppo di 101 suffragette britanniche e indirizzata alle "donne di Germania e Austria" come messaggio di pace tra le opposte fazioni[3][4]; il 7 dicembre 1914, invece, il Papa Benedetto XV avanzò la proposta di sottoscrivere una tregua natalizia tra i governi belligeranti, chiedendo che "i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano", richiesta che tuttavia fu ufficialmente respinta[5][6].

                                                                  La tregua del 1914 .
Due discendenti di veterani di guerra commemorano la tregua di Natale (2008)
Benché nessun accordo ufficiale tra i belligeranti fosse stato pattuito, nel corso del Natale del 1914 circa 100.000 soldati britannici e tedeschi furono coinvolti in un certo numero di tregue spontanee lungo i rispettivi settori di fronte nelle Fiandre[7]. I primi episodi ebbero luogo durante la notte della vigilia, quando soldati tedeschi iniziarono a porre decorazioni natalizie nelle loro trincee nella zona di Ypres (in particolare nel settore dei villaggi di Saint-Yvon/Saint-Yves, Plugstreet/Ploegsteert e Comines/Warneton), dove Bruce Bairnsfather (noto umorista e cartoonist britannico, all'epoca capitano di un'unità di mitraglieri del Royal Warwickshire Regiment) descrisse l'episodio: i tedeschi presero a mettere candele sul bordo delle loro trincee e su alcuni alberi nelle vicinanze, iniziando poi a cantare alcune tipiche canzoni natalizie; dall'altro lato del fronte, i britannici risposero iniziando anche loro a cantare, e dopo poco tempo soldati dell'uno e dell'altro schieramento presero ad attraversare la terra di nessuno per scambiare con la controparte piccoli doni come cibo, tabacco, alcolici e souvenir quali bottoni delle divise e berretti[8].
In molti casi gli episodi di fraternizzazione proseguirono anche la mattina di Natale: una forte gelata indurì il terreno e disperse l'odore di putrefazione dei cadaveri insepolti, e diversi gruppi di soldati dei due schieramenti si incontrarono nella terra di nessuno per scambiarsi doni e scattare foto ricordo; il livello di fraternizzazione fu tale che vennero persino organizzate improvvisate partite di calcio tra i militari tedeschi e quelli britannici[9].
La tregua fornì poi l'occasione per recuperare i caduti rimasti abbandonati nella terra di nessuno e dare loro sepoltura; durante questa fase, furono organizzate anche funzioni religiose comuni per tutti i caduti. Nei settori del fronte interessati dalla tregua l'artiglieria rimase muta e non si verificarono combattimenti su vasta scala per tutto il periodo natalizio; anche così, comunque, in alcuni casi soldati che si avvicinavano alle trincee nemiche furono presi a fucilate dagli avversari. Nella maggior parte dei settori interessati la tregua durò solo per il giorno di Natale, ma in alcuni casi si prolungò fino alla notte di Capodanno[6].
Bruce Bairnsfather, testimone degli avvenimenti, scrisse: "Non dimenticherò quello strano e unico giorno di Natale per niente al mondo... Notai un ufficiale tedesco, una specie di tenente credo, ed essendo io un po' collezionista gli dissi che avevo perso la testa per alcuni dei suoi bottoni [della divisa]... Presi la mia tronchesina e, con pochi abili colpi, tagliai un paio dei suoi bottoni e me li misi in tasca. Poi gli diedi due dei miei bottoni in cambio... Da ultimo vidi uno dei miei mitraglieri, che nella vita civile era una sorta di barbiere amatoriale, intento a tagliare i capelli innaturalmente lunghi di un docile "Boche"[10], che rimase pazientemente inginocchiato a terra mentre la macchinetta si insinuava dietro il suo collo"[11][12].
Un altro testimone britannico, il capitano Sir Edward Hulse Bart, riferì che il primo interprete che incontrò nelle linee tedesche era originario del Suffolk, dove vi aveva lasciato la propria ragazza e la propria motocicletta; Hulse Bart descrisse anche di una canzoncina "terminata con un "Auld Lang Syne" che unì noi tutti, inglesi, scozzesi, irlandesi, prussiani, württemburghesi etc. Fu una cosa assolutamente incredibile, e se l'avessi vista in una pellicola cinematografica avrei giurato che fosse una messiscena!"[13]. Il tenente tedesco Johannes Niemann scrisse: "afferrato il binocolo e scrutato con cautela oltre il parapetto, ebbi la vista incredibile dei nostri soldati che scambiavano sigarette, grappa e cioccolato con il nemico"[14].
                                     

il parroco di Losson, frazione di Meolo, in provincia di Venezia, vieta il campo da calcio alla squadra femminile: «La comunità è impreparata»

    ecco una storia   di   come   che in italia ci sono sacche d'arrettramento culturale e ci vuole una bella guerriglia cont...