30.6.11

riflessioni sulla vita e sulla natura umana



Non sempre  quando scegliere (  fra il concerto  di Sorso, per paolo fresu 50 anni   del  26 c.m  paolo fresu e Uri caine e  la pizzata   fra  amici , per la privacy niente foto ) ti  pagano come  dovrebbero , ma  è  un effetto collaterale della  vita . Uno dei tanti  mulini  a vento , che non possiamo  cambiare   che dobbiamo accettare  evitandoci  di tormentarci con rimpianti e rimorsi inutili del tipo : << ahi s avessi scelto di'andar a qul concerto e rinunciare  alla pizzata  , ecc
Ripesando alla bellissima storia  ,,erano anni  che non ne leggevo di cosi intense , nella testa del killer   di Dylan Dog n° 298 , non posso fare  a meno di elucubrare su quanto  ho  letto sula  pagina della  cultura   ( pag  160 )   del  televideo rai



Senza padre, senza maestri, senza miti
I riferimenti che non funzionano più
di Rita Piccolini

Le notizie sono due: una buona e l’altra cattiva, entrambe le apprendiamo dallo studio del Censis presentato a Roma: “I miti che non funzionano più”, che ha concluso il ciclo di incontri realizzati nell’ambito dell’iniziativa:”Un mese di Sociale”.
Cominciamo da quella cattiva: l’analisi di Francesco Maietta, responsabile del settore Politiche sociali del Censis è precisa, puntuale, non lascia spazio a facili ottimismi. “L’eccesso di individualismo e di libertà di essere se stessi ad ogni costo ha infranto le figure simbolo dell’autorità: il padre, l’insegnante, il sacerdote”. Contemporaneamente, e questo può sembrare paradossale, anche i miti trainanti del soggettivismo che hanno portato all’archiviazione delle figure simbolo dell’autorità, riescono sempre meno a mobilitare gli italiani, e così cala la spinta acquisitiva attraverso i consumi, il fare impresa individuale, la fiducia in un benessere sempre crescente. E’ per questo che è diffusa la convinzione che i nostri figli non godranno del nostro stesso benessere economico. Il 34% degli italiani pensa che le prossime generazioni siano destinate ad avere uno status socio-economico peggiore del proprio, e ben il 67,5 % ritiene che in futuro l’Italia sarà meno benestante nel complesso.
Percepiamo in declino le dinamiche sociali che hanno ininterrottamente migliorato le nostre condizioni di vita, almeno finora, e questo non solo per la grave crisi che attanaglia la nostra economia almeno dal 2008, quando è esplosa negli Stati Uniti la bolla dei mutui “sub prime”, dilagando inesorabilmente in tutto il mondo, ma anche perché la cavalcata consumistica che ha prodotto il boom economico dagli anni Sessanta, protraendolo almeno nei trenta anni successivi, negli anni 2000 si è affievolita. Nel 2010 le famiglie italiane hanno avuto consumi ridotti in termini reali di 1.602 euro rispetto al 2007, come se le famiglie fossero rimaste senza consumare per circa 20 giorni ogni anno. E’ calata poi l’attrazione del “mai sotto padrone”. Tra il 2004 e il 2007 in numero di imprenditori è passato dal 400 mila a 260 mila, con una riduzione del 36%. Il numero di lavoratori autonomi con meno di 35 anni è diminuito negli stessi anni di almeno 500 mila unità. 
A questa situazione economica non certo incoraggiante fanno da corona i sintomi di una minore coesione sociale rappresentata dalla crisi delle figure di riferimento. Il padre non rappresenta più le regole e il senso del limite all’interno delle famiglie e nel rapporto con i figli, e questo per più del 39% degli italiani, fino a toccare quota 45% tra i laureati, gli anziani e i residenti nelle grandi città. In compenso è più presente nella vita con i figli, non tanto per il coinvolgimento nei lavori familiari ( in media di due ore e 23 minuti al giorno per gli uomini che vivono con donne che lavorano) ma in termini di cura dei bambini. I giovani padri dedicano ai figli almeno un’ora e 24 minuti al giorno, rispetto ai 15 minuti appena dedicati ai figli dal 42% dei padri di venti anni fa. Questo tempo è riservato soprattutto al gioco. E’ bello questo dato, è importante, ma il padre “ludico” può incarnare i “no” che aiutano a crescere?
Poi ci sono gli insegnanti. Sempre più delusi, sempre più scoraggiati. Per le precedenti generazioni rappresentavano una sicurezza, anche quando venivano contestati. Spesso si sentiva dire dai più piccoli: “L’ha detto la maestra, l’ha spiegato il professore”. Rappresentavano comunque l’autorità. Ora c’è una profonda insoddisfazione per lo scarso riconoscimento sociale ed economico di questa importante professione. Secondo più dell’82% degli insegnanti non vengono realizzati gli obiettivi della scuola, il primo dei quali consiste nell’educazione ai valori e alle regole della convivenza civile. Gli alunni sono “maestri” nell’arte di arrangiarsi (per il 74% dei docenti), sono connotati da uno scarso senso civico ( per il 69%) e dal pressappochismo (il 68%) Per gli insegnanti neoassunti le principali problematicità della scuola sono relative alla promozione della motivazione allo studio; dal raggiungimento di risultati di apprendimento soddisfacenti; dal mantenimento della disciplina in classe. Senza contare che le famiglie non aiutano. Mai come ora si assiste a casi di genitori che attaccano i professori per un brutto voto dei figli, o perché assegnano i compiti a casa , o addirittura quelli per le vacanze, che ricorrono al Tar per una bocciatura, e mettono in discussione la validità dell’insegnamento del docente minandone l’autorevolezza. E questo capita sempre più spesso. Persino alle elementari. E’ interessante notare invece che nella società giapponese i maestri elementari sono considerati i più importanti e godono di una grande considerazione sociale, perché è nella prima infanzia che si imparano le regole del vivere insieme. Ma da noi sempre più la scuola è percepita come servizio sociale, che garantisca il tempo pieno, altrimenti i genitori come risolvono i problemi delle loro attività? Che forniscano un diploma finale, altrimenti come farà il ragazzo a lavorare?
E i sacerdoti? Non sono messi meglio. La morale è sempre più legata al pragmatismo e sganciata dai precetti della religione. Prevale nella società l’idea di una morale personale, anche tra coloro che si definiscono credenti. Basta soffermarsi sui dati per comprendere il fenomeno: il 78% degli italiani è favorevole all’uso di cellule staminali per fini terapeutici, il 67% alla procreazione assistita, il 53% alla fecondazione eterologa, il 50% alla diagnosi preimpianto, il 59% alla interruzione volontaria di gravidanza, il 53% all’uso della pillola abortiva. Quello che dice in proposito il sacerdote conta poco perché c’è un allontanamento etico complessivo dalla dottrina cattolica. Del resto lo si è visto nelle precedenti relazioni del Censis :il 63% degli italiani si ritiene che si possa essere buoni cattolici anche se non ci si adegua alla morale sessuale della Chiesa.
Analoga crisi si percepisce in ogni forma di leaership, anche nella politica, e con la crisi delle figure di riferimento l’individuo è rimasto solo.
Già Pier Paolo Pasolini aveva percepito la crisi profonda a cui andava incontro la nostra società, a causa dell’imborghesimento come processo socioeconomico centrato sulla corsa ai consumi. Lo scrittore negli anni Settanta parlò di “mutazione antropologica” come conseguenza del miracolo economico e del primo benessere. Cosa sarebbe stato della cultura contadina e dei suoi valori arcaici ma vitali a contatto con la società dei consumi? Quale sarebbe stata la conseguenza dell’onda lunga del soggettivismo su proletari e sotto proletari nelle grandi città? L’omologazione totale e la perdita di valori comuni di riferimento.
Allora la notizia buona dov’ è? In realtà ce la fornisce il professor De Rita, presidente, del Censis, nelle riflessioni finali a conclusione dell’intero ciclo di relazioni. Il nuovo che dovrà sostituire i miti caduti lo vediamo delineato appena all’orizzonte. Una certezza comunque c’è ed è che indietro non si torna. Se il padre gioca, la scuola crolla sotto il peso di troppi problemi, la morale è legata al pragmatismo, non si può pensare di ridare smalto a figure che sono ormai sbiadite agli nostri occhi. La verticalità nel sociale è sconfitta, si va verso l’orizzontalità. “La strada del recupero di autorità, passa attraverso l’orizzontalità e la valorizzazione delle relazioni”. Il padre c’è, gioca, ma fornisce un esempio di valori al figlio senza imporglieli. E’ testimone di se stesso e del proprio ruolo. Così nella scuola, nonostante il quadro deprimente appena dipinto, apprendiamo che per il 90 % degli insegnanti neoassunti in scuole di ogni ordine e grado è gratificante il rapporto personale con i ragazzi. E i sacerdoti? Il loro ruolo sociale è fondamentale, non per le rampogne dal pulpito ( che non esiste neanche più), ma per la loro assistenza ai malati del quartiere o del piccolo centro, per il presidio sociale che rappresentano per la comunità, per l’assistenza ai bisognosi soprattutto nelle grandi città, per il ruolo di coesione nei paesi, per le loro iniziative, dalle infiorate alle processioni.
Le relazioni interpersonali quindi ma in senso orizzontale. Verrebbe da dire: più autorevolezza, meno autorità. Tutto ciò che è verticale viene potato, in questo ci aiutano anche le tecnologie, diffondendo un sapere certo meno approfondito, ma sicuramente più alla portata di tutti. Una società più democratica, ma estremamente fragile e delicata perché mancano i punti di riferimento. Con chi prendersela in caso di crisi profonde? Ma ci sarà una rinascita lenta dei miti al tramonto. Il padre ritorna, in altre forme. L’evoluzione del sistema non si svolge attraverso la riproposizione del verticale, ma dando il tempo necessario all’orizzontale di rafforzarsi. E’ questa la via d’uscita che si può intravedere.



Dall’altra  la nostra  incompletezza ch non ci permette  di  vivere  soli con noi stessi se non  a costo di pagare un prezzo troppo alto (  cfr  canzone  d’apertura post  e ma  solitude  (  video con testo ) di SERGE REGGIANI in canna in  una vecchia  musicassetta ,   regalatami dal prof  di francese , delle superiori  con le  canzoni  che  ci faceva  studiare  a lezione

Chi è l’onorevole "Paolini "?

da http://www.ilbriganterosso.info/

A chi tra noi non è mai capitato di vedere le incursioni televisive di Gabriele Paolini durante le esterne dei telegiornali o più semplicemente le folle che si accalcano dietro una telecamera durante un servizio televisivo con il coglione di turno che avvisa col telefonino l’amico a casa e per farsi riconoscere saluta con la mano?
Ebbene sì, non l’avrei mai pensato, ma nel nostro Parlamento succede anche questo!
Ieri, durante il Question Time, uno sconosciuto parlamentare, preso dall’eccitazione per l’apparizione televisiva, mentre il suo collega di partito illustrava una interrogazione parlamentare sulla pericolosità dei giocattoli contraffatti, dopo aver parlato furtivamente al telefono, improvvisamente si lancia nel più classico dei saluti a casa.
Ecco qui il primo saluto con la mano destra.
E subito dopo forse perché non riconosciuto dall’amico o semplicemente per il rispetto della par condicio un secondo saluto con la mano sinistra.
Ma chi è il nostro eroe? aiutateci a riconoscerlo.
Di lui sappiamo che è giovane, bello (?), appartiene al gruppo parlamentare del Pdl ed infine disponiamo di quest’ultima foto in cui si vede meglio il suo viso.
Riusciremo a scoprire la sua identità o rimarrà per sempre sconosciuto o, ancora peggio, parlamentare?
P.S. condividete la notizia su Facebook, segnalate la foto alle questure, fate tutto ciò che ritenete opportuno affinché questo mistero non rimanga irrisolto.

 E ci  aggiungo  la smettano di fare bambini ipocriti   falsamente indignati  quando a farlo  è un comune cittadino 

29.6.11

ma la gelmini si è prsa lamaturita al cepu ? oppure perchè è la nipot di don gelmini ?


 l'ultima  gaffè  della Gelmini  da  Leggo

GELMINI: "SCELSI FOGAZZARO"
FIGURACCIA E IRONIA SUL WEB

Mercoledì 29 Giugno 2011 - 12:08
Ultimo aggiornamento: 12:09
                  
MILANO - Quando si parla di esami di maturità e si è ministro dell'Istruzione, soprattutto nell'era di internet e dei blog, sarebbe consigliato evitare ogni tipo di gaffe e imprecisione. Il ministro Mariastella Gelmini ha invece pensato male di scrivere una lettera ad un quotidiano milanese, Il Giorno, senza controllare per filo e per segno i suoi ricordi, peraltro nemmeno tanto lontani considerando la sua giovane età (38 anni, si è diplomata nel 1992) ed è incappata in una clamorosa figuraccia.
Nella lettera, la Gelmini ricordava la sua prova di italiano, nella quale scelse «un tema su Fogazzaro, Palazzeschi e i crepuscolari». «Argomenti che conoscevo bene», insiste la Gelmini, che evidentemente, però, non li conosceva poi così bene, considerando che nell'anno del suo esame, di Fogazzaro non c'era traccia, ma soprattutto, che accostare Fogazzaro con i poeti crepuscolari sarebbe come paragonare Jim Morrison a Pupo. Insieme a Palazzeschi e ai crepuscolari, appunto, nella traccia di italiano non c'era affatto Fogazzaro, ma Corazzini, poeta meno noto ma appartenente a pieno titolo alla corrente crepuscolare.
Ad incastrare il ministro dell'Istruzione più contestato degli ultimi anni, un blog, Sempre un po' a disagio, poi ripreso da Massimo Mantellini (Manteblog). "Le colpe della ministra Gelmini sono ben più gravi di questa - afferma il blogger, "Lo Scorfano" - ma mi fa ridere questa letterina dolce scritta ai maturanti". E in effetti i toni della lettera, alla luce dell'erroraccio, sono dolcissimi. «Un ricordo vivo e puntuale in me», scrive, «un momento che non è possibile dimenticare». Evidentemente, invece, non è poi così impossibile.

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  COMMENTI    (9)  Scrivi un commento
voce e nient'altro
spesso coloro che promettono grandi cose fanno meno.
commento inviato il 29-06-2011 alle 18:40 da salvatore
 

reggio calabria ti ricordi???
commento inviato il 29-06-2011 alle 16:30 da wonka
 
bah
mi sono diplomata nello stesso anno e io ricordo che il tema di letteratura era sui futuristi!
commento inviato il 29-06-2011 alle 15:05 da silly973@hotmail.com
 

peggio della Gelmini dici, .. perchè, sono ministri anche loro ?
commento inviato il 29-06-2011 alle 13:24 da filippo
 
maturanti???
maturanTi??? ma siete peggio della Gelmini, siete!
commento inviato il 29-06-2011 alle 13:13 da giovanni carullo
 
e una marionetta
guardatela bene, attentamente, secondo me gli occhiali sono finti cioè non ne ha bisogno, poi è truccata da solerte maestrina degli anni 60, come se ogni volta che và in televisione deve recitare quella parte. secondo me struccata è una gran bella donna, peccato però che di ministro ha soltanto la faccia mentre i fili sappiamo chi li muove. ciao a tutti
commento inviato il 29-06-2011 alle 13:12 da bastiano f.
 
Ma perché la grande scienziata ...non dice del suo esame di (dis)abilitazione!!
Visto che e' di buona memoria , la minestra! Pardon ! la ministra, perché non ci racconta di come fu fatto l'esame della sua abilitazione all' arte (sic !) forense!!?ma sopratutto perché andò a Reggio Calabria!? poi se volesse essere cortese da mettere in vista il voto di laurea , beh! Sarebbe una cosa bella: si ricorda che Bersani lo ha detto senza remore: ma lei!!? ...xke' non lo fa?? suvvia Ministruccia ( o minestruccia!) Osi e osi ! Non si faccia pregare anche xke' non e' una Madonna ; non merita la preghiera!!!
commento inviato il 29-06-2011 alle 12:54 da Fralo
 
fogazzaro
Poverina.D'altra parte si è dovuta laureare in trasferta a Reggio Calabria.
Questa è la cultura trasmessa dal governo Berlusconi.
La Gelmini faccia meno la "Santa" e csrchi di far ritornare a lavorare i precari, molto più preparati di lei.
commento inviato il 29-06-2011 alle 12:38 da la volpe
 
Esami a Reggio Calabria
Che ricordi, invece, gli esami per avvocato sostenuti a Reggio Calabria, in quanto, nella sua Brescia, l'avevano chissà quante volte bocciata per incompetenza.

mi  far  rimpiangere ( anche se per motivi anagrafici   sono  del 1976  non gli ho conosciuti  ) i  vecchi ministri  dell'istruzione Dc , bachettoni e baciapile ,  filo  Vaticano  , ecc. ma  un po'  di cultura   l'avevano o  sei facevano simili  gaffè  si sepplivano e non  perseveravano  d insistevano negli errori e nel  voler avere  ragione 


ma  il commento  \ lo sotto  più bello viene da   http://laricreazionenonaspetta.blog.unita.it della mia amica  virtuale su faceebook  Mila Spicola  .

Ma la goccia è senza dubbio l'ultima. Agli orali. Nemmeno il Presidente della Commissione ha potuto far finta di non sentire, persona perbene e finora molto attento a curar con attenzione ogni valutazione dei ragazzi: Fogazzaro no. Non glielo sbagliare.
Confondere Fogazzaro, da cui, vedi caso la combinazione, il Presidente discende, ti è risultato fatale. E' proprio il tuo Crepuscolo. Domani mattina alle 8.00 in punto leggerai: “Maria Stella Gelmini- Non licenziata”. Cioè non hai superato gli esami di licenza. CI dispiace.
Fosse vero... La vita è fatta anche di doppi sensi e nei doppi sensi si annida il diavolo.  Il problema è sempre un doppio senso. Non verrai licenziata ahimè. Stai ancora là, arguta e sorridente. Bugiardina e arrogante. E gli italiani ancora non lo hanno capito tutti tutti che gli toccherebbe licenziarti.
Giusto per  non continuare a farti dire "tanto in questa scuola la danno a tutti la promozione"..forse in altre scuole. Noi docenti no. Quest'anno, come lo scorso anno ti bocciamo.

Mila Spicola

in divenire -- Dulcinea Annamaria Pecoraro

  Ognuno di noi è frammento, che diventa capolavoro in divenire, discernendo e smussandosi nel tempo. La magia sta nel non perdere i tratti ...