27.8.06

Senza titolo 1415

Clandestino (  Manu chao )

Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley
Perdido en el
corazon
De la grande Babylon
Me dicen
el clandestino
Por no llevar papel
Pa' una ciudad
del norte
Yo me fui a trabajar
Mi vida la deje
Entre Ceuta
y Gibraltar
Soy una raya
en el mar
Fantasma
en la ciudad
Mi vida va prohibida
Dice la autoridad
Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Por no llevar papel
Perdido en el
corazon
De la grande Babylon
Me dicen
el clandestino
Yo soy
el quiebra ley
Mano Negra
clandestina
Peruano clandestino
Africano clandestino
Marijuana ilegal
Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley
Perdido en el
corazon
De la grande Babylon
Me dicen
el clandestino
Por no llevar papel
Peruano clandestino
Nigeriano
clandestino
Boliviano
clandestino
Mano Negra ilegal



Proprio mentre  in radio   va  questa  canzone  leggo sul  giornale   di questa  storia   di cui  parla  Michele Serra 

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Iris, baby sitter eroe e clandestina
senza permesso di soggiorno



Una ragazza honduregna, in Italia senza documenti, è morta nel mare dell'Argentario nel tentativo, riuscito, di salvare la bimba che le era stata affidata. La sua storia ricalca quella dell'operaio senegalese scomparso due estati fa nel mare toscano mentre cercava di soccorrere un bagnante italiano in difficoltà tra le onde.
Si tratta di comportamenti esemplari, di quelli che si imprimono nei sentimenti di una comunità e lasciano una scia di gratitudine.
E fanno da utile contrappasso alle fosche cronache di stupri e altri delitti che - quando commessi da immigrati - sollevano un'onda di comprensibile diffidenza, frammista a inammissibile pregiudizio.
Al netto di questa equivoca contabilità, che la politica intorbida e falsifica, quanto rimane è in realtà molto più semplice e insieme molto più potente. Rimane la presenza silenziosa e indispensabile, accanto ai nostri vecchi e ai nostri bambini, di un piccolo esercito di stranieri che li accudiscono in nostra vece, in cambio di un salario che per gli italiani è trascurabile, ma per gli immigrati equivale al mantenimento in patria dei loro figli e dei loro anziani, abbandonati a oceani di distanza con indicibile patimento.
La fine generosa e memorabile di questa tata senza contratto dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto seria e preziosa sia l'opera di questi assistenti familiari, senza i quali la complicata e spesso turbinosa dinamica delle nostre vite si troverebbe scoperta e vulnerabile.
Piuttosto che litigare astrattamente sulle questioni della compatibilità culturale, delle difficoltà di inserimento, del faticoso impatto con usi e costumi, sarebbe più realistico e insieme più civile prendere atto del formidabile e insostituibile servigio che queste persone, già da tempo, assicurano a una società - la nostra - non più avvezza alla cura quotidiana dei figlioli e dei genitori anziani.



Un mondo iper-adulto, concentratissimo su vita lavorativa e consumi, che fatica a badare a tutto ciò che sta prima e dopo della produzione: l'infanzia e la vecchiaia. E ha trovato negli immigrati un supporto di incalcolabile valore economico, e di ancora più straordinario valore sociale.
Il lavoro delle baby-sitter, delle e dei badanti, implica una supplenza affettiva ben nota a chiunque ne abbia esperienza, spesso sentendosene rassicurato ben al di là della paga corrisposta. (Né le salaci storie su anziani raggirati da giovani badanti dell'Est vanno poi prese troppo sul serio: se non per aggiungere, magari, che lo smacco degli eredi rimasti a bocca asciutta spesso non vale l'insperata felicità senile del cosiddetto raggirato...).
E dunque, se davvero queste persone, ormai a centinaia di migliaia, rammendano gli sbreghi della nostra vita familiare, assistono chi è solo, imboccano neonati e puliscono vecchi, la cosa più ovvia e urgente da fare sarebbe buttare uno sguardo davvero politico sul loro status. E davvero politico, ovviamente, significa l'esatto contrario delle risse ideologiche su Est, Ovest, Nord e Sud.
Significa sveltire l'accidiosa burocrazia che rende infernali le pratiche di cittadinanza e di ricongiungimento (chi scrive ha passato una notte sul marciapiede della Questura di Bologna per verificare l'inutile bivacco degli immigrati in coda davanti a uno sportello che si sarebbe aperto la mattina successiva). Significa verificare che i datori di lavoro mettano in regola persone che hanno un compito così intimo, e così delicato: nessuno è meno clandestino di colui che ti abita in casa.
Significa provare a mettere ordine in una branca così nevralgica del lavoro precario, capire se i salari sono adeguati alle prestazioni, agevolare l'inserimento di queste persone a partire dal riconoscimento di ciò che già è in atto, il lavoro reso, il sostegno fornito, l'intelligenza spesso sorprendente con la quale gente venuta dall'altro capo del mondo afferra le nostre situazioni, le affronta, le sbroglia: e poche situazioni, questo è sicuro, sono più complicate da affrontare, anche psicologicamente, come l'assistenza ai vecchi e ai bambini.
Poi, ovviamente, è anche giusto discutere sul numero di anni necessario per assumere la cittadinanza. Sulle barriere da erigere contro i tabù religiosi, qualora configgano con le nostre leggi, e contro le violenze di tipo tribale o familiare. Ma sono discussioni che è meglio fare levando spazio ai fantasmi del futuro, e dandone il più possibile al bilancio concreto degli ultimi anni.
E in ogni modo la cittadinanza italiana, almeno postuma, si può conquistare anche in tre minuti, salvando la vita alla bambina che ti è stata data in consegna e poi sparendo in quel mare che ospita, ormai, così tanti migranti che il conto è perduto.
>>

Ora  mi  viene in  mente   "Kowalsky" dei Gang  ed in particolare  questo pezzo : << [...] Kowalsky come un gallo\tirando le sue frecce \chiese a Robin Hood\"quante sono le tue stanze\che fanno la tua terra?\la mia si chiama guerra\non ci tornerò più"  [...]   >> qui il testo integrale .
Ora  mi chiedo
  se invece  di  denunciare    chi cerca di  far  uscire  dalla clandestinità   gli extrra comunitari  dandogli un lavoro onesto , anzi   che  lasciarli  in balia dei novi  mercanti di schiavi   che  li fanno entrare clandestinamente  e  li constringono per  pagare  il passaggio a prostituirsi  o  a spacciare  o a vendere   paccotiglia o dvd e cd  masterizzati  e merce falsa  , talvolta  anche  a  sotto costo  perchè  perchè  il padrone  gli paghi     le  nostre   "bene amate"  forze dell'ordine  arrestassero  e faccessero   più controlli   versi  : 1) chi  produce  tali cose ; 2)  chi  li schiavizza facendoli fare tali cose  . la  clandestinità sarebbe più  umana  .  E  se  i nostri  beneamati  pitici  non m'importa se di destra o di sinistra  ( lo so d'essere qualunquista  , ma  purtroppo  , provando tali cose  sulla mia pelle   avendo  mia nonna  novantenne bisogno  di una  bandante  che l'assista perchè  non più sufficente  e  nessuna  o sempre di meno fra  gli italiani la vogliono fare ,  si ricorre  agli eìxtracomunitari ) mettessero da parte  per una  volta le loro beghe ... ehm contrasti  ....    e  facessero una  buona legge sull'immigrazione   sarebbe  un segno  di  civiltà  .
Concludo    rispondendo alle  email che  m'arrivano  e   anticipando  sicuiramente  quelle che m'arriveranno dopo questo post 
1) che  io  sono per il numero chiuso  , ma  fatto in maniera civile  e democratica  e non come  la  Bossi - Fini  non  perchè sonoi razzista o conservatore  , ma perchè   non possiamo accogliere tutti , per evitare  d'alimentare  ulteriormnente  forme  di  capo espriatorio   e  di razzismoi spicciolo tiopo :  <<  ci fregano il lavoro  ,  ci fregano le case  , ecc  >>   che  già covano sotto la cenere  .
  2) per la cittadinanza   breve   che preveda  una conoscenza delal nostra  lingua  e  delle  nostre legge  (  se  senza  per  questo  che  l'iimmigrato  sia  costretto  a ripudiare  le  sue usanze  e le  sue tradizioni  per  potersi  omlogare a noi  , ma  che integri al  sua cultura  con la nostra    ripudiando  ogni forma  di  fanatismo  o fondamentalismo estremo
3) un miglioramento e  uno snellimento   nel concedere lo statui  di  rifugiato politico dato che  molti d'essi vengono  da dove ci sono dittature e  guerre  .





.


Senza titolo 1414


Gian Paolo Ghisetti


E dopo il cupo inverno,

innevato, ma ormai stanco,

arrivò la primavera,

stagione lieve e dolce

come l’ armonioso suono di violino.

Ritmo, diverse volte  impalpabile,

altre, quasi tangibile

come il tocco leggero di un bacio.

Con l’arrivo delle rondini

tornasti tu amore.

Cantasti per me le melodie più tenere.

Mi accarezzasti come piuma

che si posa delicata sul dorso di mano.

Copristi le mie carni di tenere carezze,

di morbidi sguardi.

Non  fu  ironia

la mia incapacità d’amare

resti di altri tuoi amori finiti.

La mia certezza non eri più tu.


Silvana Bilardi

26.8.06

Senza titolo 1413

Lunedì 28 agosto alle ore 18.00 presso l'ufficio turistico a Tempio Pausania, per la rassegna "Incontri con l'autore" ,organizzata dala libreria  di massimo dessena  Marcello Fois presenterà il suo ultimo libro: Memoria del vuoto, Edizioni Einaudi introducono e presentano Daniele Carbini e Franco Fresi.
Ecco  alcune  news  riguardanti l'ultimo libro riguardante l'autore :
 
Marcello Fois Foto al lato )  racconta la vita di uno dei banditi sardi più spietati - l'uomo su cui Mussolini mise la taglia più alta - e attraverso la storia di una vita che in molti modi fu eroica, racconta anche il sacrificio di una terra che negli stessi anni era in cerca un'identità. Da bambino Samuele Stocchino sa molte cose, anche della sua vita futura; ma le ha dentro, senza una lingua per esprimerle. Da soldato in trincea recita silenzioso l'eroe senza macchia e torna in patria italiano e decorato. Dopo aver disertato a Caporetto è rispedito a morire: ritorna cambiato. I compaesani si sono spartiti i suoi averi e la sua vita: nasce il bandito, l'ultima deriva di un morto vivente.

Per chi volesse saperne  di più  su tale  autore   trova qui  ulteriori news 
 

 Ecco   un  articolo dela nuova sardegna  edizione  Gallura   del  26\08\06

Marcello Fois e la solitudine dei banditi dei banditi
Lo scrittore presenta l’ultimo libro, ritorna il passato della Gallura

TEMPIO.
La memoria può essere un’arma dalla doppia virtù: grave e pneumatica. Grave perché i ricordi, quando riaffiorano, possono pesare come macigni, pneumatica, perché la lunga rimozione può anche averla svuotata, fiaccandola e rendendola inoffensiva. È questa, se si vuole, una delle tante, possibili chiavi di lettura dell’ultimo libro di Marcello Fois, «Memoria del vuoto», che per la rassegna «Incontri con l’autore» sarà presentato a Tempio lunedì 28 agosto. Lo scrittore nuorese incontrerà i lettori galluresi, alle 18, nel salone dell’ufficio turistico comunale. A tenergli compagnia e ad introdurne l’ultimo lavoro saranno Daniele Carbini e Franco Fresi, entrambi scrittori e soci fondatori dell’associazione culturale «Carta Dannata», che, in sinergia con la Libreria Max 88, programma e organizza la serie di incontri letterari.
 Edito da Einaudi, il libro di Fois, racconta la vita di uno dei banditi più leggendari della storia della Sardegna: quel Samuele Stocchino che diede più di una gatta da pelare alla polizia del Fascio, costringendo Mussolini ad appioppargli la taglia più alta mai messa sulla testa di un fuorilegge. Scrittore noto in modo particolare per la saga narrativa incentrata sul personaggio di Sebastiano Satta, il poeta detective che viene a capo di intricati casi giudiziari, Fois racconta a suo modo una dimensione della Sardegna che gli è cara e di cui la vita del bandito leggendario, che uno strano e incontrovertibile destino sembrava aver marchiato sin dalla nascita, è la cartina di tornasole. Fois ripercorre la biografia di Stocchino, l’infanzia magicamente tragica precorritrice di un destino già avvertito dal protagonista, la partecipazione alla campagna di Libia, dove impara non solo ad imbracciare un fucile, ma ad uccidere, quindi la Grande guerra, la fuga da Caporetto e l’infelice ritorno al fronte. Dopo la guerra, lo attenderà una vita da spendere nella macchia, un’esistenza clandestina che farà parlare di sé le cronache dei giornali. Niente a che vedere, secondo Camilleri, con la mondanità di un Salvatore rispetto al quale la «disperata solitudine» di Samuele Stocchino racconta realmente di un altro mondo. (g.pu.)


 

 

25.8.06

Senza titolo 1412

 Leggendo republica d'ieri ( 24  agost0 )  ho riocorda la mia maestra   dalla 3  elementare  alla  5  . chi sà  che non lascim anche  a noi  una  cosa  simile 



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Dal testamento i soldi per la prima elementare del 1971 di un paese abruzzese: ma non potete usarli da soli La maestra che lasciò l'eredità agli alunni della sua scuola Venticinquemila euro con un obbligo: fate beneficenza insieme





di GIUSEPPE CAPORALE




<B>La maestra che lasciò l'eredità <br>agli alunni della sua scuola</B>

La prima classe del 1971 di Orsogna (Chieti). Sullo sfondo la maestra Ilia Pierantoni




CHIETI -
Un testamento. Morale e materiale. A scriverlo, è la maestra: "Lascio ai miei ex alunni della prima classe del 1971 della scuola elementare di Orsogna, la somma di 25 mila euro, con il vincolo di non poterli usare separatamente. Che ciò serva, per farli restare uniti negli anni, per aiutare chi, tra loro, avrà difficoltà o problemi di sorta, ed anche per avviare attività benefiche assieme. Sempre a loro, lascio i miei libri".
Sapeva che le restava poco da vivere Ilia Pierantoni, insegnante di scuola elementare ad Orsogna. Nubile, aveva dedicato tutta la vita ai suoi alunni, trattandoli come figli. In special modo quelli della prima elementare dell'anno scolastico 1971. Così, alla soglia degli 84 anni, proprio negli ultimi mesi di vita, aveva deciso di inserire una clausola nel suo testamento, riservata a loro. Un gesto concreto, quasi un appello, per non far cancellare dal tempo quello che lei riteneva il suo insegnamento più importante: "Restate insieme".
La maestra lo ripeteva sempre. Durante le gite, in classe, nell'ora di lettura di Quasimodo. Sempre, raccontano. Anche l'ultimo giorno di scuola. "Promettete che resterete assieme, che vi aiuterete l'un l'altro". "Promesso", risposero in coro l'undici giugno del 1976, poco prima dello squillo dell'ultima campanella.
Il testamento, dopo la sua morte, è rimasto custodito, nel comodino della sua casa, per alcuni mesi. Poi, alla lettura delle sue ultime volontà, tra lo stupore dei tanti parenti, è stato letta la parte dedicata agli ex alunni.

A Lorena, nipote della maestra, anch'essa alunna di quella classe (oggi biologa), il compito di andare a ritrovare, uno per uno, i bambini di allora (oggi quarantenni vedere foto al lato  tratto  da un   giornale  Spagnolo Elperiodico de Catalunya   d'oggi (  25 agosto  )  che  ha ripreso e  commentato , qui l'articolo sudetto giornale Catalano  , la news  di repubblica   e comunicare la notizia. Un compito non semplice. Marco Jajani è diventato geologo. Giuseppe Bucci, svolge la professione di medico chirurgo all'ospedale di Udine. Marco Paone, è un funzionario del ministero della Giustizia a Roma Anna Iocco, insegna, proprio come la sua maestra, a Pescara. Pino Politi, è un docente universitario all'Aquila. Emiliano Ferrante, un alto funzionario dei Carabinieri. Pierluigi Tenaglia, avvocato con incarico a Bruxelles. Elisa Del Greco, vive in Svizzera e si occupa di marketing, Angela Nasuti, lavora come infermiera a Lanciano. Il più difficile da rintracciare, Domenico Pace, ingegnere, da molti anni vive in Brasile.
Ad aiutare Lorena nella ricerca, una giornalista del tg abruzzese della Rai, Angela Trentini, anche lei in quella classe. Impossibile, invece, rintracciare un altro alunno, Giuseppe Tucci. Di lui non si hanno notizie, spiegano gli amici. Semplice invece prendere contatti con Mery Curti, oggi titolare di un negozio in provincia di Chieti.
 



Tutti sbalorditi, sorpresi e felici. Il testamento è servito da tam tam per richiamarli ad Orsogna e ritrovarsi, qualche giorno fa, in un inedito quadretto di scuola. Ancora assieme. Come voleva la maestra.



"All'inizio, non lo nascondo, c'è stato un po' di imbarazzo" conferma uno di    loro soprattutto  nei confronti della famiglia della maestra. Temevamo di essere considerati degli intrusi. Eravamo pronti a rinunciare al lascito, se questo avesse in qualche modo minato la tranquillità di quella famiglia". Poi è scattato l'entusiasmo, la voglia di trasformare quella eredità, in una nuova iniziativa comune e ottemperare così al senso di quella richiesta. Una fondazione. Questo sembra l'orientamento."Credo che siano tutti d'accordo - sostiene Angela Trentini - nel istituire una fondazione intitolata alla nostra cara maestra, e utilizzare non solo quei fondi, ma anche nostre donazioni per svolgere attività benefiche".


Degli insegnamenti della maestra ricordano una frase ricorrente: "La mattina quando vi alzate pensate subito a sbrigare le faccende basilari: fate il letto, pulite la vostra stanza, e poi venite a scuola".
Responsabilità, dunque. Questo insegnava la maestra che arrivava a scuola con la lambretta, e che indossava un grembiule azzurro "per non sporcarsi", diceva. Invece il grembiule dei suoi alunni, era disegnato proprio da lei con il tocco di una cravatta per i maschietti, e con i pallini a' pois per le femminucce. 
>>
Ma   quello che  più  mi ha commosso   è l'articolo    commento sempre  nello stesso   numero di repubblica  di Michele Serra  .  infatti  egli dice  : << Secondo una [ è non a  torto ] delle più classiche lamentele contro i media, le buone notizie non hanno mai spazio [ salvo rari casi ]  mentre dilaga l'efferato supermarket delle notizie macabre e scostumate e violente. Il problema è che non esiste solo la banalità del male. Esiste anche la banalità del bene: e l'esaltazione della virtù sfocia molto facilmente nella retorica e nella melassa.
Un triplo hurrà, dunque, per la maestra elementare abruzzese che è riuscita - e ci vuole talento - a confezionare per noi una notizia buona, anzi ottima, però fantasiosa, creativa, decisamente fuori dal comune.  Bella da raccontare, bella da ascoltare. L'idea di lasciare in eredità una discreta sommetta a una sua vecchia classe di scolari, costringendo (affettuosamente) persone oramai adulte e distratte a rimettersi in contatto, ritrovarsi e infine costituire una piccola assemblea benefica, destinando il gruzzolo alle opere buone, è anticonformista a partire dal suo assunto: che è un assunto didattico, quasi autoritario nel richiamo postumo alla disciplina e alla moralità. >> continua  qui oppure anche qui
 
Sempre  a proposito  di eredità     ci sono aggiornamenti sulla vicenda  Pioddi  ne  avevo parlato  in un post precedente  ( quel sardo che  tutti cercavano  per  l'eredità    e poi l'ha  rifiutata  )  . 
Il motivo  è  il seguente
  ( fonte  Tgcom )  : 

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Eredità rifiutata, svelato segreto Madre offese Piroddi: "Dovevi morire"



E' stato forse svelato il mistero sull'eredità di Angelo Piroddi  (  foto a  destra  )  il cameriere sardo residente in Inghilterra che ha rinnegato la propria famiglia sino a rifiutare un'eredità di 2,5 milioni di euro. Secondo il settimanale Gente, il gesto sarebbe dovuto al fatto che la madre, Anselma Chiai, alla morte dell'altro figlio Giovanni Maria, investito da un bus, gli avrebbe detto: "Se avesse investito te sarebbe stato meglio".
Stando alla ricostruzione giornalistica, "la donna, preda del dolore, inveì contro il figlio Angelo subito dopo il funerale del figlio minore, morto accidentalmente investito da un autobus a soli 19 anni. Il cameriere non perdonò mai la madre per quelle parole e da lì la decisione di emigrare e far perdere le proprie tracce".
In una lettera del 1991, si rivolge alla donna chiamandola gelidamente 'Signora Chiai' e la invita a non cercarlo più. "Mi dimentichi - scrive Piroddi alla madre -. Qualsiasi tentativo di raggiungermi può comportare conseguenze davvero sanguinose".
Una vicenda che ha fatto clamore non solo in Italia, ma anche in Inghilterra, dove l'uomo lavora e risiede da 25 anni. Piroddi, 45 anni e celibe, finora ha continuato sulla sua strada e per questo sono in molti a voler mettere le mani su quell'eredità lasciata libera.


>>
   Sempre  secondo la stessa fonte


<<
 Caso Piroddi: eredità alla badante ?Il figlio non vuole ricevere la fortuna


Angelo Piroddi, l'uomo che ha ereditato dalla madre 2,5 milioni di euro ed è stato ritrovato dopo anni di ricerche, non vuole i soldi. Si è aperto quindi un caso su chi si impadronirà della somma. Secondo La Stampa, la fortuna potrebbe andare alla badante della donna, vicino a lei negli ultimi anni di malattia. L'interessata si trincera dietro un "no comment", dispiacendosi solo dell'atteggiamento di Angelo."La mamma gli ha voluto un bene infinito e ha continuato a parlarmi di lui per tutto il tempo che le sono stata vicino, fino al suo ultimo respiro", dice la signora Luciana. "Gli voleva un bene particolare, come se fosse un figlio da stimare e da proteggere. Aveva persino pagato un investigatore privato perché lo trovasse", continua la donna, senza commentare l'ipotesi di diventare lei la beneficiaria dell'eredità.Angelo Piroddi, da parte sua, non avrebbe niente da ridire: ha solo chiesto che quei soldi non vadano al parentado. Ma neanche a lui, che preferisce la sua vita modesta da impiegato a ogni possibilità di riccchezza: "Voglio restare povero, voglio restare quello che sono", ripete. L'uomo, nato in provincia di Nuoro e trasferitosi a Londra come lavapiatti nel 1985, ora lavora alla Thames Water, società di gestione delle acque per Londra e la valle del Tamigi.Chi, invece, potrebbe non condividere questa nuova linea di successione sono le zie. Le cinque sorelle di Anselma hanno fatto ricorso e hanno ottenuto una sentenza favorevole dal Tribunale, che dava loro la somma in affidamento. "E' vero che Anselma ha detto che non dovevamo toccare uno spillo. Ma noi volevamo soltanto difendere l'eredità di Angelo dalle mire di qualcun altro", si difende una di loro.Certo è che la ricomparsa del Piroddi fa cadere la motivazione. Sarà quindi lui a decidere la chiave di volta di quell'eredità contesa.


Senza titolo 1411


Il mondo.. alla rovescia!


Che cos’è che ti fa stringere i denti, che ti fa gridare; che ti fa guardare il mondo con occhi spalancati e labbra chiuse? Che cos’è che ti fa tacere mentre il grido ti scuote l’anima, le ossa, ti toglie il respiro? Che ti fa mandare giù l’assurdo; masticare il torto a torto? Cos’è che ti fa perdere la fiducia nel mondo, nella giustizia, nella bontà del tempo quando il tempo è buono? Cos è che ti fa morire di fame davanti ad un bel tavolone apparecchiato? Cos è che ormai fa girare il mondo secondo leggi contro la gravità?

La domanda è sempre quella, che ti fai tutti i giorni quando al risveglio, senti al telegiornale la morte, vedi il sangue, vivi l’atrocità dell’animo umano? Quando estendi la bandiera color dell’arcobaleno con sopra la scritta candida “Pace” e nello stesso momento la macchina della guerra coglie anime innocenti. È la stessa quando vuoi costruire i ponti mentre gli altri li bruciano. La stessa quando chi ha sofferto della guerra scopre di averne una vicina, assai in vista. Quando parli di Dio con persone che non lo conoscono, o non lo vogliono conoscere. Quando dal tuo posto nel mondo, ovunque questo sia, guardi e trovi tutto, proprio tutto alla rovescia!

Fate in mondo che quel che resterà di quel mondo sarà comprensibile.

Grazie


24.8.06

Senza titolo 1410

APPELLO PROMOSSO DA:
Padre Alex Zanotelli, Ennio Abate, Cristina Alziati, Angelo Baracca, Ernesto Burgio, Chiara Cavallaro, Paola Ciardella, Patrizia Creati, Mauro Cristaldi, Manlio Dinucci, Antonino Drago, Giuseppe Gozzini, Alberto L'Abate, Paola Manduca, Alfonso Navarra, Giorgio Parisi, Claudio Pozzi, Giovanni Sarubbi, Alberto Tarozzi, Andrea Trentini, Riccardo Troisi, Monica Zoppè


24/08/06

Sembra essersi formato un consenso generale sull'opportunità/necessità che l'Italia partecipi alla Forza Internazionale di Interposizione in Libano. È indubbio che per arrestare la spirale di violenza che sempre più insanguina il Medio Oriente, e si estende pericolosamente al resto del mondo, sia più che mai necessario un impegno attivo della comunità internazionale, sotto la guida dell'Onu. L'esito di un tale impegno dipende tuttavia in modo determinante dalle condizioni in cui verrà attuato e condotto. Sembra più che mai necessario richiamare l'attenzione del Governo, del Parlamento e di tutti i cittadini su alcuni punti molto delicati.
Una prima considerazione doverosa è che la guerra in Libano ha occultato il problema palestinese. Non sembra accettabile, in particolare, che la comunità internazionale ignori completamente il fatto che Ministri e Parlamentari di un paese che dovrebbe essere sovrano siano stati sequestrati (ancora dabato 19 agosto il vice-premier, Nasser-as-Shaer), imprigionati, ed almeno in un caso anche torturati. In nessun altro Paese un simile intervento straniero potrebbe venire tollerato: perché nessuno reagisce nel caso di Israele? È inaccettabile il silenzio del Governo italiano.
Venendo alla costituzione di una Forza Internazionale di Interposizione, essa deve ubbidire ad alcune condizioni fondamentali ed elementari: è evidente che non possono farne parte militari di un paese che non sia rigorosamente equidistante tra i due belligeranti. L'Italia ha stipulato lo scorso anno un impegnativo Accordo di Cooperazione Militare con Israele, che inficia in modo sostanziale e irrimediabile la nostra equidistanza. Il Diritto Internazionale impone, come minimo, la preventiva sospensione di tale Accordo, i cui termini dettagliati devono assolutamente essere resi noti all'opinione pubblica.
È il caso di ricordare ancora che Israele ha partecipato a manovre militari della Nato svoltesi in Sardegna, nelle quali si saranno indubbiamente addestrati piloti ad altri militari israeliani, impegnati poi nella guerra in Libano. Da queste circostanze discende una ulteriore condizione: è necessaria una garanzia assoluta che il comando di questa Forza di Interposizione rimanga strettamente sotto il comando dell'Onu, e non possa essere trasferita in nessun momento alla Nato.
È assolutamente necessario, inoltre, che le spese della missione non gravino ulteriormente sul bilancio dello stato italiano, e in particolare non comportino riduzioni delle spese sociali, ma rientrino nel bilancio del Ministero della Difesa per le missioni militari italiane all'estero.
Queste sembrano condizioni fondamentali e irrinunciabili per la partecipazione del nostro paese.
Rimangono però altre riserve. Appare singolare e tutt'altro che neutrale il fatto che una Forza Internazionale di Interposizione venga schierata sul territorio di uno dei due Paesi belligeranti, quello attaccato, e non sul loro confine. Deve essere chiaro pertanto che, finché tale forza opererà in territorio libanese, essa deve essere soggetta alla sovranità libanese, e che non potrà in alcun modo essere incaricata del disarmo né dello scioglimento di Hezbollah. Queste condizioni operative esporranno comunque i militari che compongono questa forza ad agire nel caso in cui avvengano (reali o pretese) provocazioni: come potranno opporsi con la forza all'esercito israeliano, tutt'ora presente in territorio libanese? Non ci si facciano illusioni sulle regole d'ingaggio, che verranno decise dall'organismo che guiderà la missione, e non dal nostro Governo. Riteniamo giusto richiedere anche che il contingente militare sia affiancato da un congruo numero di volontari disarmati.
Deve infine risultare estremamente chiaro che questa Forza di Interposizione non potrà mai, e in alcun modo, essere coinvolta in una ripresa o in una estensione del conflitto. Così come deve essere escluso un suo impiego per proteggere le ditte italiane che si lanceranno nel lucroso business della ricostruzione del Libano.
É necessario fugare con molta chiarezza qualsiasi illusione che l'interposizione militare, anche nelle migliori condizioni, sia risolutiva per il conflitto in Medio Oriente, soprattutto per risolvere la fondamentale questione palestinese. Chi arresterà la distruzione delle case, delle coltivazioni e delle infrastrutture dei palestinesi, gli omicidi mirati (in palese violazione di qualsiasi norma giuridica)? Chiediamo pertanto che, prima di inviare un contingente italiano, il nostro Governo ponga con forza a livello internazionale l'esigenza irrinunciabile del dispiegamento di una forza internazionale di pace anche a Gaza e in Cisgiordania, a garanzia della sicurezza di Israele e come condizione per la creazione di uno Stato Palestinese.
Chiediamo che su queste questioni fondamentali vengano prese ufficialmente decisioni chiare, esplicite e trasparenti, e si esigano le dovute garanzie a livello internazionale.

Clicca qui per aderire


Fonte: http://www.ildialogo.org/

23.8.06

Senza titolo 1409


































 
I piccoli poeti crescono (molto) i successi al premio De André   avvenuto il  4  agosto  avevo pubblicato   qui  sul blog  il  bando di concorso   organiuzzato  dalla libreria  unico  centro culturale  non ufficiale  del mio paese  del mitico  Massimo  Dessena    che  io chiamo  come la  sua  libreria eccovi  (  anzi  rieccovi per chi non avesse  voglia  di sfogliarsi tutto l'archivio ) il suo dito http://www.libreriamax88.com  che  fa parte dell'associazione Librai Sardi Indipendenti ed e' Sede Regionale dei Presidi del Libro ed  è  tale  libreria organizza manifestazioni culturali ed incontri con gli autori. In questo modo cerchiamo di favorire il dibattito e lo scambio di idee: indiscussi elementi di crescita culturale  ed interiore   .  Con essa  collaboranbo  e  sono  Partners nell'organizzazione degli eventi sono :1) l'Ufficio Beni Culturali della Curia Vescovile ; 2) Il Cotton Club bar  musicale\ letterario ; la neonata associazione "Carta Dannata"  ( trovate  la pagina   al'interno del sito di massimo dessena ) è appunto   grazie  a  tali ininiziative  che    culturalmente  tampio     vive   ( ma   diciamo che sopravvive  ) ancora   e dimostrano  c he  tempio può risorgere e  non vuole  anche se  sono pochi   come   IL MATTO  dei Modena city ramblers
:

Il matto arriva con la schiena curva
Con il secchio, il pennello e l'atlante
Ha la bocca piena di poesie e parole
Ha una scorta che è sempre abbondante
Di storie e di offese
E di belle speranze
Il matto porta pacchi di carne e pesce
Di scarpe, di libri e vestiti
Di cappotti vecchi e di bambole tristi
Di giochi e preservativi
Di cause perse
E di buoni motivi
Il matto arriva con le pezze al culo
E se ti vede ti tende la mano
Il matto parla con lo sguardo perso
Sogna forte
E vede lontano
Il matto parla e grida e scherza
E ti guarda, poi ride di gusto
Ha la faccia innocente di un bimbo
Ha il furgone che sa di lambrusco
Ha negli occhi la luce
Del folle e del giusto
"Io sono il chiodo che picchia nel muro
Sono il vino nascosto in cantina
Sono lo specchio storto che riflette il mondo
Sono il grillo davanti al camino
La coscienza sporca
Che si avvicina"
Il matto arriva con le pezze al culo
E se ti vede ti tende la mano
Il matto parla con lo sguardo perso
Sogna forte
E vede lontano  
 
Cosa  che  è  invece successa  politicamente vedere  il   blog dell'utente  Paslam   un ragazzo di destra  mio concittadino che   non ha mandato il cervello all'ammasso e  non si  lasciato ( almeno totalmente   come altri  )  abbinbdolare dal cavalier  crescina  ops  Berlusconi  www.tempioprovincia.splinder.com
 
 articolo tratto dala nuova sardegna del  23\08\2006
 
GIUSEPPE PULINA



 TEMPIO.
 Di Pietra e di Rima. Tempio città nota e apprezzata per le sue granitiche architetture diventa sempre più la città dei poeti. Parlare di una primavera lirica sarebbe forse esagerato, così come sarebbe impropria la formula di una Pes-renessence, e cioé di una rinascita della poesia attuata in nome del primo grande poeta della città, quel Gavino Pes, maestro di stile che stimola ancora oggi la creatività di chi all’italiano continua a prediligere il gallurese.
 La dimostrazione che a Tempio sta mettendo radici un promettente movimento viene anche dai primi letterari che enti e associazioni stanno promuovendo. Come cresce il loro numero, così si intensifica anche il loro numero dei partecipanti, e tra questi è in costante aumento la presenza di autori locali. Per la lirica e la narrativa ci sono ora sezioni riservate anche a chi scrive in italiano. Segno che la salvaguardia del gallurese non passa più solo attraverso l’esclusiva di premi letterari che non contemplavano l’italiano. E’ un po’ come dire che l’italiano fa meno paura a chi tiene alla tradizione e che l’una e l’altra possono non ostacolarsi.
 Oltre ai nomi di scrittori già affermati (Giulio Cossu, Franco Fresi, Piero Canu, Gianfranco Garrucciu, Pasquale Ciboddo), iniziano a farsi strada tanti giovani promettenti. Non tutti praticano la poesia, preferendo spesso la narrativa pura, e pochi di loro si dilettato con il gallurese. I risultati sono però più che incoraggianti. E non solo per i numeri, ma anche per lo spessore qualitativo. La prova è venuta dal concorso letterario dedicato a De André, di cui Giorgio Todde (un nome, in questo caso, vale più di una garanzia) aveva presieduto la giuria.
 Dei circa 150 scrittori iscritti al premi meno di un terzo era sardo. Per gli autori sardi, poi, quasi la metà è risultata essere però di Tempio o dei dintorni. Si possono ricordare alcuni nomi (attingendo non solo dal registro del concorso), e a puro titolo, perché l’elenco è davvero lungo. Ci sono Nicola Comerci, insegnante di filosofia  nel liceo classico  cittadino e    docente  a sassari  nella facoltà di  lettere e filosofia   con il pallino per la “Bella” novella, Francesco Pasella, storico redattore della  rivista  adesso solo online Gemellae (   dall'antico nome del paese  ) Maria Antonietta Pirrigheddu, la  bravissima  artista  ( ne  ho parlato  nel post  di gennaio  ) a tutto tondo che espone quanto produce in un proprio sito internet www.lunadivetro.it ), Aldo Pintus (   ho recensito il suo libbro   di poesie )   in qualche  che ha dato di recente alle stampe la sua opera prima, e Francesco Cossu, poeta “italianista” ispiratore di un movimento che sta chiamando a raccolta i tanti autori sparsi nei diversi angoli della Sardegna. All’appello non possono mancareDaniele Carbini e le gemelle Pischedda, e soprattutto Riccardo Mura  anche lui insieme  a Cossu e  a pasella   facente parte dela rivista  Gemellae  scrittore che piace per la sobria e creativa disinvoltura con la quale pratica l’esercizio della scrittura.

21.8.06

Senza titolo 1408

In questi giorni ripulendo dallo spame pattume vario le mie email ed in particolare quella di virgilio che uso come punto di rifferimento per il blog , ho trovato delle email utili ( a volte faccio come si faceva e ancora si fà in alcune zone d'italia ed in particolare al centro sud , del maiale non si butta via niente e come Don lorenzo Milani che conservava tutte le elttere anche quelle d'insulti e di minacce che rivcevette dopo la pubblicazione del suo libro l'obbedienza non è più una virtù ) . Lo so che non dovrei come ho già detto nel corso di questi anni nel blog , ascoltare chiunque ogni lamento come dice l'avvelkenata di Guccini ma davanti a certe email non sempre riesco a mettere in pratica tale proposito e :


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E mangio pane, pane e sale
e il cielo piove giù
con lacrime d'altomare
acqua che non si ferma più
Ma salgo ancora nuove scale
e vedo ancora + in lì
la luce chiara di domani
precipitando esplode già
E il mattino
sembra tutto
aria serena
e il dolore
si confonde già
nel mattino
sembra un fiume
dopo la piena
nella pace rifluisce già
Guarda i miei occhi come piove
guarda i miei occhi x te
fa che ritorni presto il sole
e che si posi in fronte a me
E il mattino
sarà tutto
aria serena
e la luce ci confonderà
nel mattino
come un fiume
dopo la piena
nella pace rifluisce già
E il mattino...
E mangio ancora pane e sale
e il cielo piove giù
con lacrime d'altomare
acqua che non si ferma più.
E mangio pane, pane e sale
e il cielo piove giù
con lacrime d'altomare
acqua che non si ferma più
Ma salgo ancora nuove scale
e vedo ancora + in lì
la luce chiara di domani
precipitando esplode già
E il mattino
sembra tutto
aria serena
e il dolore
si confonde già
nel mattino
sembra un fiume
dopo la piena
nella pace rifluisce già
Guarda i miei occhi come piove
guarda i miei occhi x te
fa che ritorni presto il sole
e che si posi in fronte a me
E il mattino
sarà tutto
aria serena
e la luce ci confonderà
nel mattino
come un fiume
dopo la piena
nella pace rifluisce già
E il mattino...
E mangio ancora pane e sale
e il cielo piove giù
con lacrime d'altomare
acqua che non si ferma più.



( “pane e sale “ Zucchero )



>>



Ecco alcune delle email che ho ricevuto dopo i Post : 1 ) per il 5 anniversario del G8 di genova in particolare quello su piazza Gaetano Alimonda( o Piazza Carlo Giuliani ragazzo come preferisco chiamarla ) ; 2) quel post su Hina quella ragazza pakistana uccisa




.




inziamo da .... da ...... ora ci sono .... da quello sull'islam che è il più recente ora avendo svuotato il cestino o cancellato anche le email in questione , ma il tono era questo : catto comunista di .......... , dici d'essere anti fondamentalista e poi riporti siti fondamentalisti , fuori dall'Italia  tu e i rtuoi amici islamici , hai mandato a ..... la tua religione per convertirmi all'islam , dici d'essere contro il fondamentalismo e i fondamentalisti islamici e poi metti fra i siti anche sitio fonfamentalisti , che .... di coerenza è la tua ? ecc









Ora ppur essendo educato e avendo ricevuto sia  i scaramenti  sia  una formazione cattolica prima quella intransigente\ conservatore o cericofascista ( per usare un termine degli anni 60\80 ritornato in uso di recente ) e poi a quello progressita - del dissenso o cattocomununista ( stessa espressione come clerico fascista ritornata in auge di recente ) sono diventato : 1) dopo aver letto di pasdre Ernesto balducci : << non posso definirmi solo cristiano >> ; 2) scambi culturali con amici e compagni di strada e di viaggio atei \agnostici , cristiani , cattolici non praticanti , opure musulami , buddisti , protestanti ., un Laico credente e mi sono come LadyDeath75 ( News Entry nella nostra comunity ) non sono di nessuna religione dichiarata, ho un mio pensiero teologico personale . E quindi mi sono detto ed è questa la strada che seguo ( ma poi chi sa che non possa cambiarla in un futuro , anche se credo che non ci sarà visto che è entrata in profondità nel mio bagaglio di viaggio e nella mia opera d'arte ) che l'imppoertante non è come si crede , ma è credere , non credo che Dio se la prenderà a male se affermo << Dio è laico come me >> proprio come la  famosa   canzone deglianni 90  laico reggae  di Corrado Guzzanti e il suo gruppo  qui  per l'mp3
Co
si come  non credo  che  s'offenda  se  seguo alla  lettera quanto dice  simone Weil  <<  Un ateo  , un "infedele " capaci di comprensione pura   sono altrettanto vicini a  Dio  di un cristiano e  quindi lo conoscono altrettanto bene   sebbene  la loro conoscenza si esprima   con parole diverse oppure  resti muta  . perchè Dio è amore  >> .
Nell'ultima accusa \ osservazione c'è un fondoi di verità ma lo'ho fatto : 1) per farvi conoscere entrambe le correnti dell'islam ( Sunniti e Sciiti ) ; 2) farvi capire la differenza fra l'islmam moderato o meglio progressista e quello fondamentalista -intransigente . 3) ho messo i siti in fretta , e qui mi scuso , perchè dovevo prepararmi per andare all'ultima   giornata del festival di tiime jazz di  Berchidda   dove  c'era Ascanio celestini






Ora veniamo a quellle accuse sui post del g8 di genova 2001




sullo stesso tenore del primo post che dedicai al g8 di Genova ( anche sempre di meno dopo aver visto quei link che avevo portato nel post precedente ) difendi un assassino , difendi i violenti e non i citadini che hanno subito danni , non rispetti i carabinieri e poliziotti che hanno difeso la gente da voi teppisti , che le tue informazioni sono faziose , se a genova non c'eri , che cazzo te ne frega di partecipare ad una contro inchiesta faziosa ed a senso unico , come mai t'interessi cosi tanto di una cosa successa 5 anni fa ? ed in particolare del fatto di piazza alimonda ecc


Iniziamo dall'ultima accusa . Quel libro ( Genova nome per nome di Carlo Gubitosa  da me  più volte citato  in questo blog  ) lavoro durato 3 anni , non è fazioso ( invito a leggerselo o a rileggerselo con più attenzione ) ci sono testimonianze e racconti di tutte le parti in causa ( manifestanti , e poliziotti ) , un mio amico che la pensava come voi lo ha letto e mi ha detto : << non concordo con la versione ufficiale , non vi baisimo non avete tutti i torti . E' il libnro migliore e più accurato che ho letto su tali fatti >> . E' vero i link sui video da me riportati sono a senso unico , ma come maim la destra e le forze dell'ordine , non mostrano i video nella loro interezza e solo pezzi ? Come mai hanno utilizzato quel decreto sulle perquisizioni senza mandato ( che si usa in casi eccezionali armi o droga ) per sequestrare pc di giornalisti del mediacenter ? perchè hanno malmenato giornalisti non solo italiani ,ma anche stranieri ? . non difendo un assasino , ma : << forse doveva scappare anzi che rispondere a violenza con violenza >> quel mio amico di destra che ha letto il libro e viusto i filmati di quel post << ma non mi sembra un assasino uno che si difende anche violentemente in una situazione del genere >> : a queste persone dico solo rivedere quei video senza paraocchi e senza pregiudizi e continuano a ripetermi le solite cose gli dedico la canzone Vaffanculo  qui il testo
ispondo all'ultima domanda : perchè è storia , come i fatti di Genova 1960 (  nei collegamento una bun resoconto  per  chi vuole saperne dio più  ) , per dimnostrare all''estero che non tutti gli italiani sono bestie ( ovviamente senza generalizzare ) come quei poliziotti di genova , perchè era dal 1989\90 che non avveniva un morto in una manifestazione politica .
Ma soprattutto per come il caso di Carlo Giuliani è stato archiviato e per il,atto che a causa , SIC , della legge sull'indulto saranno definitavamente archiviati le torture di Bolzaneto , il massacro dellla Diaz . Per la documentazione , per volesse farsi ( o per chi l'ha già , ma vuole ricordare ) un idea senza parocchi e pregiudizi rimando ai miei post preceenti . Concludo con chi mi dice che sono contro la polizia che anche la polizia e le forze dell'ordine sembra che stiano incominciando a capire i loro errori fatti ( anche se esistono delle forti sacche minoritarie di resistenza alla democratizzazione dele forze armate , vedere come hanno represso le manifestazioni Notav e come alcuni di loro avessero chiesto all'ora ministro dell'interno Beppe Pisanu carte bainca per mantenere l'ordine pubblico di quei giorni )  come  dice questo articolo  del settimanale  LeftAvvenimenti
www.avvenimentionline.it uscito nella  versione cartacea  la settimana del 14 luglio


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La polizia confessa: abbiamo sbagliato. Ma ora le cose sono cambiate. Al G8 c’è chi faceva le prove dell’autunno caldo.
di Marco Romani


Qualcuno a voce bassa dice: «Una vergogna». Qualcun altro parla di «ferita». Per tutti è stato «un errore da non ripetere». I fatti di Genova all’interno delle forze di polizia sono considerati come una “macchia” da archiviare prima possibile perché ha travolto un’immagine costruita per anni. Filippo Saltamartini, segretario generale del Sap - il sindacato più vicino al centrodestra - lo dice con chiarezza: «Nel nostro lavoro veniamo pagati pochissimo. Se ci viene tolta anche la dignità non ci rimane nulla. Chi fa il concorso per entrare in polizia ha come obiettivo quello di arrestare i ladri, non manganellare». Nei reparti si è discusso per mesi, si sono fatti convegni, si è litigato. La difesa a oltranza dei colleghi sotto processo ha trovato consensi, ma alla fine l’atteggiamento prevalente è quello del “chi ha sbagliato paghi”, l’importante è che non si confondano quegli errori con l’intero operato della polizia.
Il tentativo è quello di mettere quei giorni tra parentesi. Il modello di ordine pubblico prima e dopo Genova non è cambiato, sottolineano al Viminale, ed è improntato al dialogo e alla filosofia che la polizia garantisce il diritto costituzionale di protestare. Sarà. Ma allora da dove nascono le vicende della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto? Le risposte divergono. E parecchio. Claudio Giardullo, segretario del Silp-Cgil, spiega: «A Genova, invece di prevenire, si è scelto un modello di ordine pubblico preciso, quello dello scontro di piazza. Se ai manifestanti non si lasciano vie d’uscita, e anzi si compartimenta la città in zone rosse, vuol dire che si vuole impartire una “lezione”, senza spazi per mediazioni e flessibilità. Ci fu anche un input della politica. La verità è che la presenza di esponenti di primo piano nelle sale operative non aiutò: i poliziotti furono in qualche modo portati a credere che avevano il via libera. Il governo Berlusconi si stava preparando a un autunno caldo e quello di Genova era un messaggio preciso a sindacati e moderati: tenetevi lontano dalle piazze. Le forze di polizia sono state usate come strumento dello scontro». Diversa la lettura data da Oronzo Cosi, segretario del Siulp, il sindacato che con 33mila tessere è il più grande della categoria: «Non agimmo su pressioni o per influenze politiche. Eravamo impreparati ad affrontare eventi di quella portata. Pochi mesi prima di Genova, e con un altro governo in carica, a Napoli accaddero incidenti gravi. Anzi, se vogliamo anche peggiori: era una manifestazione più piccola, tutta italiana. Il problema è che tra i due eventi passò poco tempo e non siamo stati in grado di valutare la portata di quei fatti e cambiare il modello operativo. L’errore fu di non capire che all’interno di un corteo c’erano tanti cortei, fatti di persone assai diverse e con diverse intenzioni. Si dovevano dividere i percorsi, sarebbe stato più facile intervenire dove ce n’era bisogno». Aggiunge Saltamartini: «I reparti mobili, per formazione, sono forze concentrate. La regola è: non dividersi mai. A Genova c’era invece una necessità diversa: isolare poche persone sparse in un corteo enorme».
Senza aspettare la fine dei processi, che stabiliranno le responsabilità dei singoli e dei gruppi, la polizia ha però intrapreso - a detta dei tre sindacati - un percorso per ripensare metodi e mezzi. «È stata dura, ma quella cicatrice, quella frattura con la società si è rimarginata - assicura Giardullo -. Come Silp, già nei giorni successivi, abbiamo chiesto un incontro con i rappresentanti del movimento per capire cosa era successo e cosa fare perché non avvenisse più. Una frattura così è un rischio per la democrazia: la separatezza delle forze di polizia porta a derive autoritarie». Saltamartini propone un ulteriore salto culturale: sostituire il concetto di ordine pubblico con quello di tutela dei diritti della collettività. Da una parte i diritti di chi manifesta, dall’altra quelli di chi non scende in piazza. «Noi siamo garanti, non repressori - spiega il segretario del Sap -. Protestare è un diritto costituzionale, ma noi dobbiamo sciogliere una manifestazione se si commettono reati. Bisogna valutare il grado di tolleranza delle forze dell’ordine davanti ai reati commessi».
Di riflessioni ne sono state fatte tante e i risultati alla fine sono arrivati. «Dopo Genova - ricorda Cosi - c’era qualcuno che voleva dotazioni di autodifesa ancora più incisive, come idranti e mezzi pesanti. Non lo nego. È stato un merito del sindacato se quella strada è stata lasciata da parte e si sta facendo largo la cultura della formazione». Si è cercato insomma di far capire agli agenti che non tutti i manifestanti sono uguali, e che il modello di ordine pubblico applicato negli stadi per reprimere la guerra domenicale fra ultras non va bene per chi protesta perché è stato licenziato dal proprio posto di lavoro. Più cultura legale e meno militare propone Saltamartini, e Giardullo avverte: «Bisogna evitare un doppio errore. Quello della politica che pensa che ormai la polizia, dopo la riforma, è un’organizzazione democratica sempre e comunque. E quello delle forze di polizia che pensano che la formazione permanente non serve. Se si compie uno solo di questi errori, non si può escludere che potranno ripetersi i fatti di Genova».
Del resto, che tra gli agenti ci siano “picchiatori” di estrema destra, che vanno alle manifestazioni per “menare le zecche”, nessuno lo nega. Ma si tende a minimizzare. «Su 106mila agenti, è normale che ci siano teste calde». In molti alludono al Sap. Saltamartini si difende: «Dalla mia organizzazione ho espulso i più facinorosi. Su queste cose non si scherza: la Costituzione va difesa giorno per giorno».
Genova lontana anni luce quindi? A vedere dagli avanzamenti di carriera di chi aveva incarichi direttivi - a partire da Vincenzo Canterini, all’epoca capo di un nucleo antisommossa della Mobile di Roma, fra i più coinvolti nei fatti della Diaz - non sembra proprio. Anzi, l’impressione è che chi si è distinto per i metodi più spicci abbia avuto poi i posti migliori. Oronzo Cosi non è d’accordo: «La magistratura sta facendo il suo dovere, nel frattempo perché l’amministrazione avrebbe dovuto tenere a bagnomaria i dirigenti a cui spettavano gli avanzamenti? La presunzione di innocenza deve valere anche per i poliziotti». Diversa la lettura del Sap. Per Saltamarini «più che promozioni sono stati applicati dei criteri amministrativi per ricostruire un circuito». Per dirla con parole più chiare, promossi e messi da parte, per lasciare spazio a una nuova generazione che sappia voltare pagina.
«Ma non è assolutamente così - attacca Luigi Malabarba, senatore di Rifondazione che da anni, anche come membro del Copaco, si occupa di forze dell’ordine e di servizi -. Sono state concesse promozioni con encomio a chi aveva dimostrato fedeltà al capo della polizia e aveva accettato le regole imposte per Napoli e Genova». Malabarba racconta di molti poliziotti che lo hanno contattato per raccontargli che chi si era rifiutato di far parte delle squadre di Genova o chi aveva, nei giorni del G8, contestato alcuni ordini è stato poi emarginato. «De Gennaro è riuscito a catalizzare forze della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza intorno a un nuovo modello di sicurezza. Genova - continua Malabarba - è stato il trampolino per la strategia della lotta al “nemico interno”. L’affidabilità nella polizia è oggi data dalla fedeltà a quel progetto». E la selezione dei quadri, secondo il senatore, è stato un mezzo rapido per portare avanti questo progetto: «In precedenza era il Viminale, sentito il capo della polizia, a scegliere gli uomini. Oggi avviene il contrario. De Gennaro decide le promozioni e i trasferimenti. Al Viminale resta solo il compito di controfirmare. Tutto questo è avvenuto con il via libera di Pisanu».
La polizia, per tornare a darsi un’immagine positiva, apre le sue palestre alla cittadinanza, come è avvenuto per la Mobile di Roma, inaugura biblioteche a Genova, promuove campagne, apre siti di servizio e numeri verdi per gli utenti. Ma da Genova sono passati solo cinque anni. Troppo pochi perché parole come Diaz e Bolzaneto siano solo una riga su un libro di scuola.
>>


Spero  di non  doverci  più  ritornare . Con questo  è tutto 

Senza titolo 1407

a chi mi dice che sono anti italiano e contro la mia patria rispondo con queste due canzoni   di sabrina  Guzzanti tratte dallo spettacolo rai ot  . A voi decidere  se  sto  con La Patria ( quella che in nome d'esa  ha fatto le  leggi razziali ; invaso, torturato  e commesso genocidi  verso  altri popoli   ;  mandatomin nome di tale ideale  uomini al macello  ) ; o  con  la patria  (  la mia patria  è iol mondo inbtero  la mia terra  è la liberta  ovvero mmy casa  tu  casa  ) 

LA MIA PATRIA NON E' UN'AZIENDA



La mia patria non e' un'azienda,
non e' un franchising la mia famiglia.
Il mio quartiere non assomiglia
ne' a una holding ne' a una spa.

La mia figliola non e' una troia
non le interessano i calendari,
e la mia scuola non e' una scala
che porta al trono dell'imperatore.

Non siam piu' solo spettatori,
noi non siam piu' sciocchi teleutenti.
Scorrono neuroni nelle nostre menti
che parole vogliono diventar.

Se son depressa non faccio shopping,
vado a parlare con un vicino
e le domande sul mio destino
non vado a farle al Costanzo Show.

E il mio tempo non e' denaro,
ma il mare aperto dei sentimenti
le vele al vento del mio pensiero
finche' quel vento resistera'



RIBELLI DELLA MONTAGNA

Dalle belle città date al Biscione
Fuggimmo un dì via dalla televisione
Cercando libertà nella memoria
Contro chi tutti i dì cambia la storia
Senza paura di guerra e terroristi
Senza temere i deliri dei leghisti
Armammo le menti, togliemmo la paglia
Temprammo il cuor e i muscoli in battaglia
Siamo i ribelli della montagna
Viviam di stenti e di patimenti
Ma questa fede che ci accompagna
Sarà legge dell’avvenir
La giustizia è la nostra disciplina
Libertà è l’idea che ci avvicina
Arcobaleno il color della bandiera
L’ Italia si è svegliata forte e fiera
Al sentirci da ogni lato assediati
Mettemmo da parte i discorsi malati
Provammo l’ardor della grande risposta
Sentimmo l’amor per la patria nostra
Siamo i ribelli della montagna
Viviam di stenti e di p
atimenti
Ma questa fede che ci accompagna
Sarà legge dell’avvenir



20.8.06

Senza titolo 1406

Un «gratta e vinci» da 500mila euro
Colpo grosso per due sarde in Trentino. «Ma continuiamo a lavorare»

  POZZA DI FASSA.Alle 19.30 di ieri stavano stirando nell’albergo fassano, dove fanno la stagione. Come tante altre cameriere ai piani in servizio, in questo periodo, negli hotel. Anche se loro, alle 18 nel negozio “Lo scrigno” di Meida, avevano acquistato un biglietto “Gratta e vinci” da 5 euro e vinto 500 mila euro.

 «È venuto un colpo anche a me» commenta Carla Barbolini, titolare del negozio, che gestisce con l’aiuto dei genitori Fiorenza e Leo e di altri familiari. «Altre volte abbiamo avuto vincite da 500 euro. Ma mai una cifra così alta. Credo sia una delle vincite più grandi di tutta la valle». La fortuna ha baciato due donne della Sardegna, che nella vita fanno le casalinghe. E che, d’estate, vanno a fare la stagione per guadagnare qualcosa.
«Abbiamo tanto bisogno», riferiscono le due giovani donne. Un anno sono state a Lignano. Un’altra estate a Selva, in val Gardena. Quest’anno - per la prima volta - sono approdate in Trentino. Hanno trovato lavoro come cameriere ai piani. «Il 29 agosto fanno due mesi che siamo qui» raccontano.
 «Le ho viste in negozio varie volte. Venivano a giocare al Lotto e prendevano un biglietto del “Gratta e vinci”. Quelli da uno, due o tre euro. Ieri ne hanno preso uno da cinque euro, che si chiama “Miliardario”, con il numero 15» racconta Carla Barbolini del negozio “Lo scrigno”. Un negozio nel centro di Meida, molto frequentato. Dove, accanto a tabacchi e ricevitoria, si trovano anche oggetti regalo e articoli di profumeria. Il primo pensiero delle due cameriere, con il biglietto vincente da 500 mila euro in mano, è stato quello di lasciare lì il lavoro e di regalarsi una bella vacanza. Ma la razionalità ha avuto, poi, il sopravvento. Hanno deciso di rimanere e di concludere la stagione. Almeno così sembra. «Staranno qui fino a metà settembre» dice sicura la titolare dell’hotel fassano. «Gli accordi erano questi. Quando saranno andati via i clienti, prima della chiusura ci sarà anche da pulire l’albergo» precisa. «Io ho saputo la notizia da alcuni nostri clienti, poi le due ragazze me l’hanno confermata. Sono ancora tutte agitate» dice. «Non ne siamo ancora convinte» affermano le due giovani. A loro la vincita sembra ancora un sogno. E, intanto, prendono un’altra federa. La mettono sull’asse da stiro. E continuano a lavorare.


speriamo  che  mantengono la parola  cosa di cui sono certo conoscendo la fierezza di noi  sardi

Senza titolo 1405

 buone  nortizie per il cane   del post precedente 


Lucky Pablo ha una nuova casa
Adottato da una coppia di sassaresi il cane lanciato dal finestrino di un’auto e salvato da due spagnoli
Tantissime le richieste che sono arrivate da tutta l’Italia















FEDERICO SPANO




 SASSARI.
Ha già trovato casa. Lucky Pablo, il cucciolo lanciato dal finestrino di un’auto in corsa giovedì notte, nella superstrada Sassari-Alghero, è fortunato in tutti i sensi. Dopo essere stato salvato da due turisti spagnoli e ricoverato nel canile della Lida, ieri sera è stato adottato da una giovane coppia sassarese, che abita in una casa di campagna, a Molafà. Prima di raggiungere i nuovi padroni, però, Lucky Pablo dovrà attendere almeno tre giorni. I veterinari che collaborano con la Lida (Lega italiana difesa animali) dovranno vaccinarlo e sverminarlo, inoltre il cucciolo, un bell’incrocio di Labrador di cinque mesi, dovrà essere microcippato. Solo allora potrà raggiungere la suo nuova casa, dove troverà una nutrita compagnia. I suoi nuovi padroni, infatti, possiedono altri tre cani. Questo particolare è stato determinante per l’affidamento di Lucky. I responsabili della Lida, che hanno ricevuto tantissime richieste da tutta Italia (Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna), hanno deciso di dare in adozione il cucciolo a due sicuri amanti degli animali. Inoltre, l’abitazione di Molafà, garantirà al cagnolino una vita all’aria aperta.
 L’episodio di giovedì scorso ha destato grande scalpore, la notizia del cucciolo lanciato da un’auto in corsa ha fatto il giro d’Italia. E così è scattata la corsa all’adozione. Ciò che sorprende e rattrista i responsabili dei canili, e gli amanti dei cani in genere, è il fatto che la gente si ricordi degli animali senza un padrone, soltanto quando sono protagonisti di un episodio particolare, magari di un fatto di cronaca, e comunque quando ne parlano stampa e tv. In città esistono due canili e un ricovero gestiti da tre associazioni: «Lida», «Qua la zampa» e «Amico cane». I cani in attesa di una famiglia, soltanto in città, sono circa 700. Una cifra enorme, soprattutto se si considera che molti animali sono diventati «anziani» dentro una gabbia. Da quando la «Nuova Sardegna» pubblica la rubrica settimanale sui cani curati dalle associazioni cittadine, le adozioni sono state numerose. Anche due alla settimana. Una goccia, però, in un oceano di abbandoni. D’estate, sembra quasi scontato dirlo, in tanti si disfano dei cuccioli adottati per fare contenti i figli, ma troppo fastidiosi quando si parte per le ferie. «Ciò che abbiamo notato è che la gente è diventata più crudele - afferma Maria Carboni, presidente della Lida -. Prima i cuccioli venivano semplicemente abbandonati per strada. Di recente abbiamo assistito a episodi terribili, con animali scaricati dentro cassonetti, legati a cancelli e lasciati sotto il sole per giorni». Lucky non è stato l’unico a essere lanciato dal finestrino di un’auto in corsa. L’anno scorso un altro cane, molto meno fortunato, è stato lanciato da una macchina sulla «131» e investito dall’auto che seguiva. Per lui non c’è stato niente da fare, nonostante l’intervento dei veterinari e dei volontari.
 Fino a pochi mesi fa, molti avevano l’abitudine di abbandonare gli animali proprio accanto ai canili cittadini. Un fenomeno che è stato eliminato grazie ai numerosi controlli delle forze di polizia. Questo non vuol dire che gli abbandoni siano diminuiti. Tutt’altro. E all’origine di questa piaga, che alimenta il randagismo e crea non poche difficoltà a chi della salvaguardia dei cani ha fatto una ragione di vita, c’è un problema culturale. «La gente non è abituata a sterilizzare gli animali - spiega Angela Onida, presidente dell’associazione “Amico cane” che si occupa del ricovero a Li Gadduffi -. In molti pensano che sia una crudeltà, ma in realtà è esattamente l’opposto, altri non hanno neanche idea dell’importanza di questo intervento. E il discorso vale anche per i gatti».
 Il problema principale delle associazioni che gestiscono i canili sono le scarse risorse economiche. Rispetto al 2005, la Regione ha ridotto i fondi, e sfamare tanti animali diventa un’impresa, al punto che chi fa parte delle associazioni è disposto anche a indebitarsi personalmente pur di non far mancare il cibo ai cani. Fortunatamente da tempo i panifici cittadini consegnano ai canili il pane che avanza, lo stesso fanno ristoranti e supermercati che danno ai volontari gli avanzi o i prodotti appena scaduti.
 Lucky Pablo ha già trovato una casa. Altri 700 cani, soltanto a Sassari, aspettano da anni una vita “normale” e un padrone che si prenda cura di loro. Un padrone da amare, senza condizioni.









Speriamo  solo  che  i padroni lo facciano perchè lo sentano  realmente  , e  non perchè và di moda  o peggio per lavarsi la coscienza 

Senza titolo 1404


Pascal Renoux


Un attimo, ancora un attimo


lasciati percorrere col mio pensiero.




Un minuto ancora, fermati ed ascolta


il sussurro del vento


che sfiorandoti


ti bisbiglia: “è stato amore”


Silvana

19.8.06

Senza titolo 1403

Ieri   dei (  è a dir poco   ) criminali  hanno buttato dal finestrino  , per poi vigliaccamente  come  si è soliti  in questi casi   fuggire ,  un cucciolo   ( foto a sinistra  )  .  Vista la mia incazzatura  nonostante il cane  sia stato  salvato  e  gli autori denunciati da  dei turisti spagnoli   appne a  sbarcati  ad Alghero  , preferisco , piuttosto che  impappinarmi   nel raccontare  la vicenda  , lasciare   che  a farla   sia  l'articolo della  nuova sardegna (  il  più letto   fra    i quotidiani  con le  sue    5 edizioni  dei tre  --- l'unione sarda   , e le  due  del  giiornale  di sardegna  ---  )    del  19\08\2006

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SASSARI

Non si sono neanche fermati per scaricarlo sul ciglio della strada. Hanno preferito lanciarlo direttamente dal finestrino, con l’auto in corsa. Il cane, un cucciolone di cinque mesi, è rotolato per alcuni metri sull’asfalto. Una scena incredibile a cui ha assistito una coppia di spagnoli a bordo di un’altra auto. I due hanno recuperato il cane e sono andati direttamente in questura per raccontare quanto accaduto.

L’episodio è avvenuto giovedì sera, poco dopo le 23, nel primo tratto della superstrada che da Alghero porta a Sassari. I turisti spagnoli, due giovani sui 35 anni, che erano appena sbarcati all’aeroporto di Fertilia con un volo Ryanair, viaggiavano a bordo di un’auto presa a noleggio. Quando hanno visto la povera bestia volare dal finestrino, non hanno esitato un attimo per fermarsi a soccorrerla. Illuminando il ciglio della strada con i fari dell’auto, la coppia si è avvicinata al cucciolo temendo il peggio. Ma il piccolo, un bell’incrocio di Labrador color nocciola, era sano e salvo. Una bella fortuna, visto il modo in cui è stato «abbandonato» dai padroni. «Lucky Pablo», con quale altro nome potevano battezzarlo i due spagnoli? Meno fortuna, molto probabilmente, avranno gli ex proprietari del cucciolo. I turisti, infatti, hanno fatto in tempo a segnare alcuni numeri della targa dell’auto sulla quale viaggiava il cane, e hanno riconosciuto anche il modello.
 Dopo avere caricato in macchina Lucky, gli spagnoli si sono diretti a Sassari e hanno raggiunto la questura per denunciare l’episodio. Un racconto complicato dal fatto che il turista che ha parlato con i poliziotti non capiva l’italiano. A gesti e con qualche disegno, il giovane è riuscito a spiegare come si sono svolti i fatti.
 Dalla questura è stato chiamato il veterinario di turno della Asl, Stefano Grassi, che ha visitato il cucciolo (non ha avuto bisogno di cure) e l’ha poi affidato alla guardia zoofila della Lida, Costantino Delrio. Lucky Pablo è stato subito trasferito nel canile dell’associazione di difesa degli animali, a Caniga, dove attenderà un nuovo padrone.
 Sul grave episodio di maltrattamento degli animali sta indagando la squadra volante della polizia, guidata dal dirigente Giusy Stellino.
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Sono d'accordo con quanto dice   l'analisi  ( sempre  sullo stesso quotidiano  ) di Antonello palmas   sul  fenomeno  degli animali  : << Il vero animale spesso è l’uomo >> e  quando propone  ;  << Anche noi volontari possiamo dare una mano, ad esempio segnalando delle studentesse che per fare qualche soldo fanno (e molto bene) le dog-sitter. Devo dire che, nonostante le apparenze, c’è più sensibilità da parte di chi non ti aspetti, da chi ha problemi personali anche grossi”.>> . 
Ora  poichè  la nuova sardegna  ----  di cui  ho  la password  di mio  zio ----e  l'unione (   eccetto i  giornale di sardegna  )   sono a pagamento  . riporto  qui   l'articolo  citato prima  .

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Coccolati (anche troppo) ed erroneamente trattati da bambini quando rappresentano un regalo per gli ancora più viziati cuccioli d’uomo. Seviziati e nella migliore delle ipotesi abbandonati quando diventano un peso, limitando la libertà dei loro proprietari. Che sempre più spesso non esitano a libersi degli «animali da compagnia», nonostante gli spot pubblicitari con testimonial famosi e messaggi anche forti (”il vero animale sei tu”) e una coscienza civile sempre più diffusa. Solo in apparenza, a quanto sembra. L’auspicato inasprimento delle sanzioni penali, a sentire i volontari delle associazioni animaliste, non avrebbe prodotto i risultati sperati. Gli abbandoni e le violenze proseguono senza sosta e nonostante certi episodi avvengano tutto l’anno (e non soprattutto d’estate) negli ultimi mesi viene segnalato un aumento dei casi. “Sì, è un periodo tremendo, una cosa mai vista - spiega il presidente della Lida di Sassari, Maria Carboni -; siamo chiamati di continuo da poliziotti di quartiere e semplici cittadini che ci segnalano ogni genere di fatti. Tra quelli più recenti: alcuni cagnetti appena nati sono stati picchiati; un tossico nella zona del Sert ha ridotto in brutte condizioni il suo cane perché lo seguiva... E’ un meticcio che ora è con noi. Al centro storico un cane tenuto costantemente chiuso e alla catena è stato tolto al possessore. E poi gli abbandoni, tantissimi. In pochi giorni una trentina soltanto quelli segnalati alla nostra associazione”. E se aggiungiamo quelli degli altri enti che si occupano di proteggere gli animali, come a Sassari fanno Qua la Zampa e Amico Cane, e quelli di cui non si saprà mai niente, i numeri sono certamente preoccupanti e fanno pensare che sia vero ciò che segnalano molti turisti, stupiti soprattutto dalla grande presenza di randagi nelle strade e nelle campagne rispetto ad altre zone d’Italia: in Sardegna l’attenzione per le condizioni di vita degli animali è da Terzo Mondo. E’ un problema culturale, ma anche di organizzazione e reale volontà di risolvere il problema.
 Le tecniche messe in atto da chi vuole disfarsi di Fido sono le più disparate e vigliacche nei confronti non solo dell’animale, ma anche di chi non se la sente di voltare la faccia dall’altra parte in presenza di un animale che chiede aiuto. E proprio su questo fanno leva i nostri ”eroi”. C’è il classico abbandono sulla strada: una breve sosta (a volte nemmeno quella), uno sportello che si apre e buona fortuna. Sempre più spesso i cani non più desiderati vengono legati ai cancelli dei canili delle associazioni di volontari, tutti disperatamente strapieni. Ma c’è addirittura chi, infischiandosene delle conseguenze, getta i cuccioli (a volte con le mamme) in terreni dove sono presenti altri cani che spesso, non accettando l’intrusione, li fanno a pezzi. C’è poi il sistema della scatola di cartone, a volte chiusa ermeticamente e lasciata anche per tutto il giorno sotto il sole, a volte fuori dei cancelli delle associazioni o di privati. A volte nella zona dei cassonetti della nettezza urbana. A volte dentro gli stessi. Ci sono finite cucciolate intere.
 “L’estate sembra far impazzire la gente - dice Maria Carboni -, almeno quella senza coscienza. Perché se ci tieni una soluzione la trovi, quando devi partire. Anche noi volontari possiamo dare una mano, ad esempio segnalando delle studentesse che per fare qualche soldo fanno (e molto bene) le dog-sitter. Devo dire che, nonostante le apparenze, c’è più sensibilità da parte di chi non ti aspetti, da chi ha problemi personali anche grossi”.
  
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Proprio  in virtù di questi fatti  ho  fatto un sogno  ,  forse  ispirato   o consegente  alla  lettura   fatta  prima di coricarmi    della  storia  la  rivolta dele macchine  "  n° 106 di  Dylan  Dog  ( vedere foto a sinistra e  qui  per  la trama  
in cui  pero a ribbellarsi  non erano, come  avviene  nella storia in questione    le  macchine  , ma  i cani ed i gatti   che  gettavano   dal  finestrino o facevano a quelle  persone ( se  tali  si posso  chiamare  )   le  stesse  cose  che   quotidianamente  subiscono   talvolta  anche  nell'indiffeenza  generale    .


 

18.8.06

Senza titolo 1402

Se sapessimo che siamo destinati a diventare ciechi stanotte, dedicheremmo un autentico ultimo sguardo ad ogni filo d'erba, ad ogni nuvola, ad ogni granello di polvere, ad ogni arcobaleno, ad ogni goccia d'acqua: ad ogni cosa


PEMA CHODRON

17.8.06

parole che...graffiano - 1


vita che corri veloce

e scivoli calda sui binari

di questo treno che stenta a fermarsi

mentre il vento taglia 

un altro sorriso da consumare

indeciso come una carezza

che  s'infrange  stordita

fra i tuoi fianchi

che cercano amore

 

(k.20-03-02)



Lia Pipitone figlia ribelle di un boss uccisa da Cosa nostra non è per lo stato italiano vittima della mafia.

La storia di Lia Pipitone è davvero tragica e complessa. Lia Pipitone fu uccisa nel 1983, e nonostante le circostanze del suo omicidio, lo S...