17.2.11

assurdità italiane Se il bullo non è un deficiente condannata la maestra che per punre un bullo gli fa scrivere che è un deficente



Le orecchie d’asino sono roba ottocentesca, certo. E la punizione scelta dalla professoressa Giuseppa Valido le richiama abbastanza. Fare scrivere a un alunno “sono un deficiente” è un errore, anzi un reato. Oggi i metodi educativi sono un’altra cosa rispetto all’Ottocento. Ma davanti a un atto di bullismo, davanti a tre ragazzini che impediscono a un compagno di andare in bagno “accusandolo” di essere una femminuccia, un gay, qual è il provvedimento più efficace da prendere? C’era un preside al liceo Garibaldi di Palermo che non censurava l’indisciplina degli alunni più violenti. Preferiva enfatizzare la stupidità delle loro azioni. Buon per lui che nessuno gli ha fatto causa.


Fece scrivere a un alunno: "Sono deficiente"

Insegnante condannata a un mese


Alla base della punizione, un atto di bullismo. Il ragazzino aveva impedito a un compagno di andare nel bagno dei maschi dicendogli: "Sei una femminuccia, un gay". Per i giudici è "abuso di mezzi di correzione", per la prof era "una lezione di vita"


Per cento volte fece scrivere a un alunno sul quaderno: "Sono un deficiente". A causa di questa punizione Giuseppa Valido, 59 anni, insegnante ormai in pensione di Palermo, è stata condannata a un mese di carcere per "abuso di mezzi di correzione". L'imputata però non andrà in cella per via della sospensione della pena e per il condono. Con il rito abbreviato il 27 giugno 2007 il gup aveva assolto l'imputata. Ma il pm insieme alla parte civile aveva presentato ricorso. Nel giudizio di secondo grado il pg aveva chiesto una condanna a 14 giorni di reclusione. Ma la terza sezione della Corte di appello, presieduta da Gaetano La Barbera, è andata oltre le richieste dell'accusa, condannando l'insegnante a un mese.
Per il legale della docente, Sergio Visconti "non è stata fatta giustizia. La mia cliente - dice - è profondamente offesa ed amareggiata. Si sente tradita dalle istituzioni. Mi ha detto che le viene da piangere e non potrebbe affrontare in pubblico una discussione sulla vicenda che la vede protagonista". 
La donna, che ora ha 59 anni ed è in pensione, costrinse un alunno che aveva insultato e preso in giro un compagno dandogli del gay e impedendogli di entrare nel bagno dei maschi, a scrivere "sono un deficiente". "La mia cliente - ha aggiunto il legale - non si dà pace. Si sente tradita dalle istituzioni che ha cercato di garantire anche insegnando ai ragazzi che non si devono discriminare gli altri". "Mi ha detto - ha concluso - che forse alla luce della sentenza sarebbe stato meglio non intervenire".
Di parere contrario il padre dell'alunno: "Ha avuto quello che si meritava. Doveva pagare il conto. Dopo quella punizione sono stato costretto a portare mio figlio dalla psicologo".
L'insegnante aveva inflitto la punizione al ragazzino perché, assieme a due coetanei, aveva impedito a un compagno di classe di entrare nel bagno dei maschi dicendogli "non ti facciamo passare perché tu sei una femminuccia, un gay". Il piccolo era scoppiato in lacrime e la professoressa aveva deciso di punire il responsabile. Uno degli autori della bravata aveva chiesto scusa, ma non il presunto bullo. Era così scattata la punizione e l'insegnante aveva imposto all'alunno di darsi del deficiente. "Una lezione di vita" per la professoressa. Un "abuso dei mezzi di correzione" per i giudici.
"Mia moglie è amareggiata, ha lasciato la città dopo la sentenza. Per un po' rimarrà fuori Palermo". A parlare è Salvatore Ienna, il marito di Giuseppa Valido. L'insegnante, ha riferito il marito, "non vuole commentare in alcun modo la sentenza".

 ecco  dallo stesso sito  alcuni commenti 
  1. Leo48 scrive:
    Vorrei ancora aggiungere il mio plauso alla professoressa ed un fraterno: coraggio!
  2. Ivan scrive:
    …assurdo, quando ero ragazzino io altro che frasi su un quaderno, VOLAVANO MAZZATE a tutto spiano!!!! E nessuno tra noi mi risulta sia mai ricorso allo psicologo per questo….
    siamo davvero ai paradossi….poveri noi….
    solidarietà alla maestra….
  3. carmine scrive:
    I deficenti sono tre in ordine crescente : il piccolo bullo, il padre del piccolo bullo ( almeno e’ sicuro di essere tanto legittimo quanto naturale, l’idiozia e’ ereditaria), il magistrato che ha condannato la professoressa (indagherei se non ha legami di parentela con gli idioti precedentemente ascritti o solo affinita elettive)
  4. Renato scrive:
    Ai genitori del bullo andrebbe tolta la potestà genitoriale. Avrebbero dovuto reagire quanto meno con un sonoro ceffone che, quando non è gratuito e immotivato, è sempre pedagogico.L’educazione non data prima o poi si ritorcerà contro gli stessi genitori,che raccoglieranno senz’altro i frutti del loro permissivismo. Fra poco se lo ritroveranno in carcere o morto ammazzato.
  5. Marco scrive:
    il deficiente è deficiente e non si discute, il padre del deficiente sarà deficiente anche lui (tale padre…tale figlio), ma dal giudice ci si sarebbe aspettato un pò più di buon senso…
    Solidarietà e stima alla Prof.
  6. Massimiliano Mazzocchetti scrive:
    Salve,
    ho l’enorme paicere di essere un grande amico del figlio della professoressa in questione, che vive all’estero come me….
    Ma come è possibile? Sono sdegnato, il presidente del consiglio fa orgie con minorenni e non lo si condanna, un professoressa tenta con i mezzi che ha di trasmettere valori “sani” e la si condanna !!!!!
    Ancora una volta mi vergongo di essere italiano e sono ben felice di viviere all’estero da svariati anni.
  7. Marcello scrive:
    Forse dallo psicologo dovrebbe andare il padre in questione per imparare che il compito dei genitori è educare i figli e non giustificarli sempre e comunque.
  8. C. scrive:
    Bene! Incitiamo tutti i beceri DELINQUENTI (bulli é un eufemismo!)!!!
    Bella sentenza davvero! E chi deve andare dallo psicologo perché vittima dei delinquenti da chi si deve far difendere??? Non riesco proprio a credere che sia stata emessa una tale sentenza!!!! Favorevole a due delinquenti: padre e figlio! Quel padre avrebbe dovuto gonfiare di botte il figlio delinquente: ci avrebbe pensato bene prima di insultare qualcuno!E poi basta col politicamente corretto: tanto c’é pieno di ragazzi delinquenti, drogati ed etilisti comunque, nonostante non si possa mai muovere loro il minimo rimprovero!!! Se uno é un delinquente lo si chiami come tale! Altro che deficiente!Nelle scuole succede di tutto, grazie a questa sentenza, che cosa potrà accadere ancora??!!!
  9. Mariuccina Durlindiana scrive:
    Sostengo la professoressa Valido. Avrebbe potuto prendere altri provvedimenti, certo, ma credo che una nota negativa o la sospensione non sarebbero state soluzioni tanto incisive quanto quella piccola umiliazione. Coraggio alla professoressa, dunque, nella speranza che ancora sia possibile educare i nostri ragazzi senza paura di ripercussioni da parte dei parenti.
  10. Daniele scrive:
    il giorno che il bulletto darà al padre dell’idiota, o la manderà a …. che farà lo splendido papà, a chi si rivolgerà?
  11. Armando scrive:
    Per il signor Fabrizio
    Le assicuro che sentenze come queste ci inducono sempre più a non prendere provvedimenti ovvero a far finta di prenderli. Sono un docente.
  12. andrea scrive:
    Se il padre dell’alunno avesse preteso che il figlio chiedesse scusa al ragazzo offesso ed alla professoressa forse oggi avrebbe un figlio migliore che probabilmente da grande non avrebbe, come certamente avrà, un atteggiamento arrogante verso presunte minoranze o persone indifese. Il male dei giovani come questo ragazzo è rappresentato dai genitori che assecondano i figli senza rendersi conto dei problemi che tale atteggiamento produce.
  13. Sergio scrive:
    Certo che fare l’insegnante oggi dà davvero grandi soddisfazioni! E’ vero, l’espressione usata dalla professoressa (una collega a cui va tutta la mia solidarietà) non è delle più felici, ma ancora una volta mi pare di grande attualità Collodi che nel suo Pinocchio ci racconta del Giudice (uno scimmione) che prima si commuove per le disavventure di Pinocchio derubato, poi lo mette in galera. Si vede che già allora la giustizia si amministrava cosi…
  14. claudio scrive:
    la pedagogia anglosassone ha massacrato la scuola e di converso la societa`
    italiana.Il famoso metodo Shangai che tutti in questo momento lodano tradotto in
    parole povere e’ :calci nel sedere e studiare!
    Provate a chiedere a qualche cinese o indiano se a casa loro durante le lezioni gli
    alunni si alzano dai banchi oppure i genitori interferiscono sui programmi oppure ancora, ricorrono ad un qualunque TAR.
    Di tutto questo dobbiamo ringraziare una classe politica di cialtroni,perche’ Loro
    fanno le leggi e una giustizia formalista e ottusa le applica.
  15. dfolar scrive:
    cara professoressa lei ha sbagliato una sola cosa: invece di fare scrivere al ragazzo la frase di deficiente, avrebbe dovuto dargli una bella pedata nel culo possibilmente con delle scarpe a punta. Qualora l’idiota padre le avesse chiesto ragioni del gesto gli avrebbe dovuto mollare un’altra bella pedata però questa volta sui denti. Almeno una eventuale successiva condanna avrebbe avuto un minimo senso logico. Sono certi magistrati che rovinano la giustizia. Sono convinto che quelli che hanno voluto la sua condanna sono iscritti a forza italia o frequentono il bunga bunga in qualche circolo di Palermo. Se le può essere consolatorio si riceva la mia più alta stima. Francesco
  16. simona scrive:
    mi unisco a tutti quelli che hanno espresso solidarietà all’insegnate
  17. Alessandro scrive:
    Anche il padre dovrebbe riempire un intero quaderno con la frase “Sono un deficiente”. Invece di dare un bel manrovescio al figlio, lo difende pure.
  18. Stella scrive:
    Ho già scritto qui sopra che alla Prof darei una medaglia…Ma mi chiedo il papà del presunto “bullo” che ne pensa del comportamento del suo figliolo? Essere presi in giro davanti ai compagni e mettersi a piangere perchè si è stati insultati (credo che gay e femminuccia volessero essere degli insulti) non è una davvero una bella esperienza…Anche a me capitò quando ero una ragazzina…Mi viene una rabbia quando ci penso… e penso che nessuno fece nulla per difendermi. Va bè mi auguro che adesso i ragazzi siano cresciuti e migliorati.
  19. Aldo Vai scrive:
    Il pericolo è quello sollevato dal signor Armando, che i docenti poi abbiano paura a prendere anche i provvedimenti necessari. Fatto salvo il giudizio sullo specifico caso – del resto qui è un plebiscito – e volendo tener buono il principio che dell’autorità non si può neppure abusare, potrebbe essere magari valutata l’idea di stipulare tra gli insegnanti e lo Stato e i Comuni una sorta di riassicurazione per cui, entro certi limiti ben stabiliti, lo Stato o il Comune si faccia garante e rimborsi per così dire il docente che non pagherebbe quindi a livello personale se non quando abbia commesso abuso per motivi o problemi suoi o in mala fede o contravvenendo in modo pretestuoso alle norme. Avvocati in giro?
    La faccenda del ricorso allo psicologo poi solleva un’altra questione, quella dell’abuso dei certificati degli psicologi di parte
  20. fRANCESCO scrive:
    la punizione inflitta al ragazzino è sbagliata: ci volevano due sonori ceffoni, sonori perché non solo devono fare “il botto” , ma soprattutto perché dovevano fischiare le orecchie del bullo per almeno dieci minuti. I deficienti devono sentirsi offesi da un
    simile personaggio.
    E principalmente bisogna sentirsi offesi dalla sentenza e dal comportamento dei genitori che hanno portato il bulletto dallo psicologo non per capi


    Vorrei ancora aggiungere il mio plauso alla professoressa ed un fraterno: coraggio! re e risolvere i problemi che ha in testa, ma il malessere derivante dall’avere compilato una pagina con “sono un deficiente”. Vent’anni fa i genitori avrebbero detto: se l’insegnate ha fatto così aveva ragione; ora arriva il resto da me. Oggi no: si denuncia chi cerca di fare quanto i genitori, spesso, NON fanno.
    Incredibile.
  21. Katiuscia scrive:
    Commentare la notizia è addirittura imbarazzante, ma siccome io faccio parte di questa società civile, voglio esprimere il mio supporto alla Prof.ssa Valido, e vorrei che le arrivasse. Ho visto che qualcuno di voi ha dei contatti….facciamole arrivare la nostra stima…e facciamo più notizia della scandalosa sentenza.
  22. Saverio scrive:
    Povero bulletto, ha dovuto ricorrere allo psicologo…vivi complimenti al paparino
    Solidarietà all’insegnante
  23. chaz scrive:
    AL PADRE DEL DEFICIENTE:
    Suo figlio ha il “diritto” di umiliare gli altri (in tre contro uno: che gran paio di testicoli! Da chi li ha ereditati?), ma non può essere umiliato?
    Forse il giudice ha ragione: suo figlio potrebbe effettivamente non essere un deficiente, quanto piuttosto il solito caso di chi aggredisce gli altri perché ha qualcosa da nascondere.
    Forse lei questa cosa l’ha capita da tempo e cerca “rivalsa” in tribunale.
    Forse suo figlio è solo più gay che deficiente.
    Tanti auguri: la sua “intelligenza” mi suggerisce che ne avrà presto bisogno.
    ALL’INSEGNANTE:
    Coraggio: lei sa di aver fatto la cosa giusta; chi ha buon senso sta dalla sua parte.
    I fatti si commentano da soli.
  24. giuseppe scrive:
    queste sentenze sono devastanti ed incoraggiano gli idioti ad esserlo ancor di più.
    si potrebbe vedere anche lo spirito di corpo
  25. mila spicola scrive:
    Solidale con la prof ma entro certi limiti.
    La professoressa Valido, ha impartito come pena al ragazzo il compito di scrivere cento volte “sono deficiente”.
    E qua casca l’asino. Capisco che spesso ci fanno perdere tutte le pazienze possibili, ma non dobbiamo mai dimenticare il rispetto delle procedure e delle regole.
    La legge di tutela dei minori (che è legge sempre, non ad intermittenza) condanna qualunque insulto o ingiuria a un minore chiunque la pratichi, compresa un genitore, se il minore la ritiene tale e ne viene turbato.
    E dunque questo taglia la testa al toro.
    Essere obbligati a scrivere “sono deficiente” è un insulto. E non ci piove. E la legge tutela sempre e tutti, fino a prova contraria, per garantirci.
    Secondo: esiste in ogni scuola un documento ufficiale che si chiama patto formativo. Lo firmano genitori e singolo alunno: in esso sono elencati i diritti e i doveri dei ragazzi, dei docenti e dei genitori, e relative sanzioni nel caso di comportamenti non corretti. Ogni scuola è tenuta a farlo firmare per cui , se le punizioni sono ben esplcitate , per gravità di comportamento, il genitore è già avvisato: sa cosa accade al ragazzo se non rispetta le regole. Sono tutelate entrambe le parti: nel solo interesse del ragazzo. Dunque si va a vedere che pena corrisponde alla violazione e la si da, con permesso del dirigente e avvisando il ragazzo. E comunque non sarà mai un ingiuria.
    Il ragazzo è un ostinato e non capirà? Verrà allontanato dalla scuola per motivi educativi. E persino bocciato. Amen, però, se la decisione è chiara, scritta e preannunciata il docente è tutelato. E comunque , sembra che non capisca, in realtà capisce. Più dei genitori.
    Inoltre: la legge recita che, a fronte di gravi comportamenti, il docente è “obbligato” a segnalare al consiglio di classe e al preside l’avvenuto; si convoca l’organo collegiale e, insieme, si adotta il provvedimento. Questo a doppia tutela: del docente e del ragazzo. In quel caso la responsabilità ricade sul dirigente che diventa tutore del minore.
    Inoltre: un insulto è un insulto. Non ci piove. Se io devo educare e prendere un provvedimento contro un ragazzo che ha insultato un coetaneo che faccio? Lo insulto a mia volta? E allora che facciamo? Che insegnamento è?
    Lo so che a volte la rabbia ci farebbe fare chissà cosa, ma calma e sangue freddo e rispetto delle procedure.
    Se proprio voleva farlo scrivere sarebbe stato più comprensibile per il ragazzo che gli facesse scrivere 10 volte per intero la dichiarazione dei diritti umani per poi andarla a illustrare al preside, se proprio non voleva ricorrere all’organo collegiale.
    Oppre fargli scrivere “devo portare rispetto sempre a chiunque, senza rispondere alle provocazioni e senza provocare io per primo, se voglio avere rispetto dagli altri e se voglio stare nel mondo in modo adeguato”.
    Cosa che andrebbe fatta scrivere anche a tanti adulti direi..
    Ma per atti gravi (e l’atto di bullismo è un atto grave) la procedura prevede che si ricorra a quello: al consiglio di classe allargato al dirigente. Ripeto: a tutela del docente e del ragazzo. Specie se il ragazzo è difficile. (E ne ho io di ragazzi difficili, alcuni difficilissimi)
    Ma se io a un ragazzo difficile gli butto benzina, addirittura gli faccio trascrivere per cento volte un insulto, alimento il peggio. Secondo voi quante volte ripeterà a sua volta quell’insulto ad altri? Moltiplicato per mille in una settimana.
    E in genere dietro a un ragazzo difficile ci sono genitori difficilissimi.
    Devo tentare di ripartire comportamenti corretti a entrambi.
    Ma soprattutto a lui, al mio allievo.
    Se poi vogliamo coltivare e innaffiare campi di “bulli” allora andiamo avanti così…a insulto insulto e a ceffone ceffone e mai all’interno di procedure riconosciute.
    Ma non stupiamoci se la legge fa semplicemente quello che deve fare. Cioè applicarsi. Perchè è la tutela di tutti: il rispetto delle norme.
    Forse se si conoscessero le procedure e le leggi (e l’insulto a un minore è cosa gravissima, a prescindere dalla colpa del minore) e si seguissero con maggiore frequenza e se tutti usassero lo stesso metro di comportamento le cose sarebbero diverse.Detto ciò: ci troviamo di fronte a un emergenza educativa per la quale la scuola non è adeguatamente attrezzata per mancanza di risorse, di professionalità specifiche e di tempo trascorso coi ragazzi.Ulteriormente tagliate in questi ultimi anni.Abbiao bisogno di risorse e di tempo, tanto tempo, da passare con i nostri ragazzi. Specie gli ultimi. Perchè sono quelli maggiormente bisognosi di attenzioni ed educazione. Severa, determinata e costante ma mai irrispettosa.Un bullo è l’insieme di ignoranza,maleducazione, trascuratezza e disagio. Lo raddrizzi dandogli un poco di quelle cose.Giusto per tentare di costruire un mondo comune migliore.A fronte dei tagli terribili che hanno investito la scuola quanti di quelli che adesso dicono “sono amareggiato” hanno levato con gli insegnanti un grido di allarme?
    una docente



    1. Rodolfo scrive:
      Ricordo che, quando la professoressa fu assolta in primo grado, il PM scrisse un appello di decine di pagine…
      Tutta la mia solidarietà alla profesoressa!
      Confido nella saggezza della Corte di Cassazione e spero che i commenti qui pubblicati possano confortare un po’ la professoressa.
    2. giorgio scrive:
      Certo che dopo avere insegnato a centinaia di giovani le regole di civile convivenza
    3. Stefano scrive:
      La cosa che mi fa piu’ incazzare è il commento del padre. Afferma di aver portato il ragazzino dallo psicologo. Psicologo di che?
      Sei tu che hai educato tuo figlio, forse il Giudice avrebbe dovuto commutare la sentenza. Far tornare il padre del bullo in aula a scrivere di essere lui il vero ‘deficiente’…ma forse suona meglio “IMBECILLE”!
    4. Aldo scrive:
      Per mila spicola
      Essere obbligati a scrivere “sono deficiente” è un insulto?
      ed essere chiamato gay da un branco di deficienti no?
    5. provhawk scrive:
      Che brutta figura, per gli italiani, vedere tanti “forcaioli” che commentano un fatto del genere.
      É ovvio -non c’è bisogno di inneggiare ai ceffoni per poterlo affermare- che il gesto del “bullo” sia indifendibile, così come lo sono i suoi genitori che tanto si sono scandalizzati.
      Ma non è nemmeno possibile pensare a metodi educativi che si fondano sull’umiliazione del “colpevole”, soprattutto se si considera che , con tutta probabilità, una punizione di questo genere ottiene il solo effetto di esasperare la rabbia del “bullo” e spingerlo poi a rifare le stesse, medesime, identiche cose; solo, più grosse. Quindi, se tra qualche mese il ragazzo, invece di dileggiare un compagno, manda all’ospedale un ragazzo, la responsabilità è anche di questa insegnante.
      Ceffoni, insulti, umiliazioni non hanno mai portato da nessuna parte. Il fatto che ci sia una generazione che, a ceffoni, ci è cresciuta non significa niente e, di certo, non significa che siano un sistema funzionale o accettabile: siamo vissuti nelle caverne per secoli, sarebbe stata questa una buona ragione per continuare a viverci?
    6. C. scrive:
      Per il Sig. Fabrizio
      Ma ai danni della vittima non pensa nessuno??? E il bullo deve capire su di sé ciò che provoca sulla pelle degli altri!!! Ma quale umiliazione! Quello che provochi agli altri lo provi anche su di te! E vediamo se ti piace!!!
      Non voglio pensare che la Sua Signora sia una delle tante insegnanti conniventi con i delinquenti, che mettono così in croce quei ragazzi che si comportano bene, che sanno convivere con il prossimo! I delinquenti che ci troviamo sulle strade sono stati a scuola, non sono spuntati come i funghi e non hanno trovato qualcuno che li fermasse prima.Quando occorrono le maniere forti, queste vanno usate!Per tutelare il resto della società!Gli insegnanti non devono proteggere i delinquenti(rischiando di diventarne complici!), ma devono proteggere DAI delinquenti!
    7. C. scrive:
      Il buonismo non risolve nulla! Una bella punizione immediata A CALDO! Devi provare subito la stessa sofferenza che hai inflitto agli altri! Basta burocrazia buonista!
      Gli immigrati del Terzo Mondo sono schifati dalla nostra scuola!!! Non credono ai loro occhi!!! I genitori albanesi dicono che con un quarto di quello che commettono i nostri “bravi ragazzi” (che magari prendono 8 in condotta e sai che paura! o pure 9 e sai che schifo!) sono buttati fuori da tutte le scuole!!! E abbiamo pure la spocchia verso l’Albania!!!!
    8. m scrive:
      “Nel linguaggio psicologico, invece, viene definito deficiente un individuo che, per via di una menomenazione o di una carenza a livello intellettivo, risulta inferiore alla media comune, soprattutto nei processi logico-connettivi.”
      ora ditemi se un bullo non è un deficiente? A mio parere si.
      I ragazzi così andrebbero puniti in maniera esemplare dai genitori che (ovviamente) se ne fregano altamente il 99% delle volte.
      L’insegnante ha fatto BENISSIMO a fare quello che ha fatto. Fossero tutti come lei i ragazzini crescerebbero un po’ più furbi.
    9. mila spicola scrive:
      Essere chiamato gay è un insulto.
      Ma io non difendo il diritto del ragazzino offeso , duplicando un insulto a un coetaneo, perchè metto in moto una catena altamente pericolosa.
      io difendo il ragazzo offeso col rispetto delle procedure e delle regole.
      e ne rimando la responsabilità alle stesse.
      Non alla docente in se, o al ragazzo in se, ma a tutta la comunità di cui docenti e allunni fanno parte: cioè la scuola.
      perchè sono le procedure, le regole e le evenutali pene stabilite insieme a quelle regole che garantiscono il consesso comune e civile della comunità, non l’insulto duplicato a un insulto.
      Specie se poi è scritto è ancora più grave.
      Se nel patto formativo (che è firmato da docenti, genitori, alunni) c’era scritto: per grave ingiuria o atto di bullismo a compagno due giorni di sospensione.
      Si riuniva il consiglio alla presenza del ragazzo e del genitore e si spegava cosa era successo e l’eventuale decisione del provvedimento (magari prendeva la lezione anche senza il provvedimento) la collega non sarebbe in questa situazione.
      E comunque: la legge sui minori dice che io docente non posso ingiuriare un minore.
      Può non piacermi la legge e se siamo la maggioranza indire un referendum o una raccolta di firme per un eventuale cambiamento.
      Ma finchè c’è la legge io la devo rispettare.
      Si chiama legalità e per me è oro colato. Non siamo nel far west e un ingiuria è un ingiuria. E un minore è materiale delicatissimo, persino e di più quando è un “vastasunazzu”.
      Può anche non piacermi quella sentenza, ma è fatta a norma di legge e dunque va accettata.
      Perchè ogni genitore deve avere la certezza che quando lascia il figlio a scuola, dall’angioletto al vastasunazzu, quello verrà garantito da una norma.
      E basta.
      La norma dice quello: un ingiuria a un minore è punibile.
      E credetemi se vi dico che è il “vastasunazzu” che ha spesso bisogno di essere garantito, visti i contesti da cui vien fuori.
      Detto ciò: immagino che la collega abbia agito con ottime intenzioni, ma forse in modo un pò avventato.
      Ripeto: la stessa identica punizione poteva prevedere il copiare 15, 30, 50 volte la dichiarazione dei diritti dell’uomo e poi andarla a ripetere classe per classe della scuola.
      Ma un insulto , scritto, poi, con tanto di prova provata di infrazione delle regole, come si fa a ignorarlo?
      E io insegno la regola e ne infrango subito una basilare?
      E se capitasse a me, magari non per un insulto, ma per altro, perchè non siamo Dio, perchè magari due si pigliano a sediate prima che io dall’altro lato della classe riesca a dividerli, mi piglierò la sentenza, se si fanno male. In silenzio. E pure con le lacrime agli occhi, se proprio devo dirla tutta.
      Perchè il mio dovere è essere garante sempre dei miei alunni. Sempre. Non difenderli, ma garantirli.
      perchè sul fatto che in certe classi di periferia possiamo avere 30 ragazzi difficili ammassati in un sol posto nessuno di voi ha parlato? Quali disagi possono esplodere in quelle situazioni? O facciamo ancora tutti finta di non sapere?
      E anche lì c’è una norma violata: quella antincendio che prevede non più di 24 alunni in un aula.
    chiamatemi pure conservatore   , ma stavolta  sono Mila Spicola . Non si può punire  con l'umiliazione  chi ha commesso un umiliazione esistono  pene alternative  ed altrettanto formative  come fargli studiare la storia  del movimento omosessuale ,  fargli vedere e commentare  un film  come philadelfia  o fragola e cioccolato 



“Non abbiamo bisogno di indagini per sapere chi uccide a Quirra”. Successo per Sa die de sa Vardania, ma nasce Comitato pro Poligono



Quirra, Villaputzu e San Vito. Sono state queste le tre tappe della domenica organizzata dal Comitato Sinonucle per chiedere la chiusura del Poligono di Capo San Lorenzo e per dare ancora una volta una risposta alla domanda “Chi uccide a Quirra?”. 
La giornata, cominciata con la collocazione di un bronzetto nuragico “A Vardania de Quirra e de sa Sardigna totu”, è proseguita con una breve tappa a Villaputzu e il pranzo all’aperto a San Vito. All’iniziativa erano presenti con le loro bandiere Sardigna Natzione, Irs, Federazione della Sinistra e Sinistra Critica, il Comitato Gettiamo le basi e il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, ma anche il sindaco di Laconi, Paolo Pisu, la consigliera regionale Claudia Zuncheddu, ed esponenti di altre forze politiche. Il momento più significativo della giornata è stato l’incontro del pomeriggio. Circa 200 persone hanno infatti riempito l’aula del Municipio di San Vito, per discutere per ore della “Sindrome di Quirra” e delle sue cause con militanti ed esperti. “Nei nostri territori – ha detto Matteo Floris, rappresentante del Comitato che nel Sarrabus si batte contro la presenza del Poligono – la guerra si combatte tutti i giorni da 50 anni. Non abbiamo bisogno di indagini approfondite. L’unica fonte di inquinamento in zona è dovuta alla base di Quirra”. “Mi fa piacere vedere la sala piena – ha proseguito – ma provo il solito rammarico nel vedere poche persone del Sarrabus”.
La questione divide le forze politiche: il sindaco di Perdasdefogu Walter Mura (Partito Democratico) difende da sempre la base. Il segretario regionale del Nuovo Psi, Gianfranco Lecca, ha persino proposto di costituire un “Comitato permanente per la difesa del Poligono”.

Infatti Il Poligono di Quirra ha fatto ammalare il 70% delle persone e delle bestie che transitano da quelle parti.
Le esercitazioni militari hanno inquinato in maniera permanente la terra e il mare.
Ma - per lo Stato italiano e la NATO - la vita umana e l'ambiente sono nulla di fronte al danaro. Infatti, il poligono viene affittato a un milione e 200mila euro al giorno ed è garantito il segreto militare.
L'Italia - infrangendo la Costituzione - è scesa in guerra contro il Medioriente perchè si sospettava che alcuni Stati avessero armi di distruzione di massa. Ha bombardato intere città, al fianco della NATO, e torturato i prigionieri di guerra per estorcergli delle confessioni per scoprire dove fossero nascoste le armi.

A Quirra si testano armi di distruzione di massa e armi proibite (uranio impoverito e fosforo bianco ad esempio). A Quirra fanno ammalare i sardi: la Sindrome di Quirra non prende il nome dal Poligono a caso.
I politici - anche quelli sardi come il figlio del famigerato KoSSiga - assicurano che va tutto bene.
La CISL chiede a gran voce che non sia chiuso perchè da lavoro (!!).
Io credo che dobbiamo essere coerenti: se abbiamo mosso guerra a dei Paesi, sospettando che avessero armi di distruzione di massa, dobbiamo annientare chi le ha di sicuro e le sperimenta su di noi.
Se lo Stato non fa giustizia, ai sardi rimane solo la Vendetta: ogni sardo onesto e valente/balente è chiamato, dal nostro codice arcaico, a compierla contro chi ci ha offeso per assicurare giustizia e pace per la nostra Società.
E la Vendetta legata all'"offesa del sangue", secondo il codice barbaricino, non cade mai in prescrizione!
IO NON SONO PACIFISTA! E non capiscono quei politici sardi che ogni due frasi dicono: "noi siamo pacifisti!".
Io sono pacifico, ma non pacifista. Il pacifismo è la peggiore della armi che lo Stato e il Capitale possano usare contro il Popolo asservito.
Il pacifismo sino ad oggi a cosa ci è servito? Il poligono di Quirra e lì e i responsabili sono impuniti.
Io vorrei vivere in pace, ma come si può farlo se in casa nostra c'è chi gioca alla guerra per poi esportarla in tutto il Mondo contro i nostri fratelli per fini coloniali?
Io sogno un Popolo capace di indignarsi e reagire alla violenza e alle umiliazioni.
Io sogno alte fiamme che s'innalzino dai mezzi militari di Quirra e dalle sue caserme per illuminare la notte.
Io sogno che i responsabili la paghino cara e così i loro mandanti.



A FORA SA N.A.T.O.!
GHERRA A SA GHERRA!

Group: Sardegna --> Dott. Fonk - Illustrazioni & Fumetti.
http://www.facebook.com/group.php?gid=43317608945Autore: Emanuele S. Konflitto Mossa (Konflitto Brigata Klandestina)
http://www.facebook.com/profile.php?id=100001296505072

16.2.11

il significato per noi sardi dell'unità d'italia la strage dei Sardi di Itri 1911

Prendo  da  http://destramente.myblog.it   l'argomento dei post  d'oggi . << Voglio raccontare  una brutta vecchia storia di  oramai quasi cent’anni orsono, voglio farlo non per spirito revanscista o polemico, o per razzismo, ma perche è un  fatto che deve essere ricordato affinché  sia di insegnamento e monito a tutti, che buoni e cattivi, giusti e sbagliati non sono fattori geografici, e neppure antropologici e non sempre politici, ma  sono tante cose, tutte sepolte in ognuno di noi,  e il confine tra ciò che è giusto o sbagliato, tra il buono e il cattivo  attraversa tutte le categorie dell’umano. >> Ma  soprattutto  perchè l'unità d'italia  è stato anche questo  e  nele celebrazioni del 150  anni   siano celbrati in modo  obbiettivo    raccontando anche  questi fatto , e non nascondendoli sotto il tappetto  ,  parlando ed  esaltando  soolo quelli eroici e positivi  .
 [----]  
Siamo ad Itri, in provincia di latina ma allora provincia di Caserta, è il 1911, anno di grandi progressi e di sviluppo tecnologico, simboleggiato forse dalla strada ferrata, la ferrovia, ed è in costruzione proprio la tratta Roma - Napoli,  nei suoi cantieri lavorano centinaia si emigrati sardi, chiamati  sia perche per sfuggire alla miseria si accontentavano di un salario inferiore, sia perche la scarsa dolcezza di clima e suolo li avevano forgiati al lavoro e alla fatica.
Ad Itri sono acquartierati circa 400 di essi, il rapporto con la popolazione locale é inizialmente buono, ma sono gli anni in cui la stampa nazionale, anche per giustificare il banditismo tratta molto poco gentilmente i sardi, cercando conferme nell’antropologia e nella genetica, distanti ancora i tempi in cui i sardi saranno definiti  dai bollettini della prima guerra mondiale come la “razza bellicosa e guerriera” che ha salvato l’Italia, dopo aver innaffiato di sangue il carso e il grappa.
Razza, che brutta parola,
Torniamo ad Itri, si comincia a speculare, sugli alloggi, su ogni genere alimentare, in quanto necessario, e poi arriva la camorra, pretende che ogni operaio paghi il pizzo..  Ma ad essa si contrapponeva il netto rifiuto, per l’innata fierezza della cultura «De s’omine», dell’uomo,  sia per la matura coscienza dei diritti loro spettanti, conquistata nelle prime lotte operaie nelle miniere del Sulcis, con ancora vivo il ricordo delle repressioni e della strage di Buggerru, nessuno paga, i camorristi reagiscono con le minacce ma davanti a loro hanno persone altrettanto pericolose, e cosi si fomenta abilmente la popolazione, adducendo il furto del lavoro, il carattere dei sardi, le retoriche dei giornali, e si prepara la trappola.
Il 12 luglio un  carretto urta per strada un sardo, alle proteste di esso comincia la caccia, urla, insulti e spintoni e poi le armi, stranamente già pronte, ed in quantità, comincia una caccia all’uomo, all’animale sardo, con una ferocia  ed una brutalità che si vedranno solo trenta anni dopo nei nazisti, lo stesso sindaco, e alcuni carabinieri furono visti sparare, molti caddero,  morti o feriti, e i supersiti scapparono nelle campagne, tornarono l’indomani, per reclamare i caduti, e la caccia ricomincia, da ogni parte, urla lame spari, non arrivò nessun soccorso, il telegrafo fu chiuso…
Libera caccia.
Il terzo giorno furono recuperati otto morti ed una sessantina di feriti, e di essi molti moriranno dopo, molti invece non furono più ritrovati, fatti sparire, morti o moribondi per eliminare le prove.
Militi ignoti in patria, prototipi di lupara bianca.
Tacquero alcuni giornali,  altri minimizzarono ed altri parlarono di aggressione sarda agli itriani, ad essere arrestati furono solo alcuni sardi, nessun itriano scontò nessuna pena, i  sardi  supersiti andarono via.
Ma  la camorra non vide un centesimo
Perche lo racconto? Ripeto, perche deve essere ricordato, ma soprattutto perche penso che davanti alla storia in Italia siamo tutti colpevoli, ognuno porta i suoi scheletri, le sue menzogne e le sue vergogne, ciò che può essere riparato lo deve essere, ma dopo un secolo non ci sono più colpevoli, neanche  ad itri, o nelle fabbriche del nord o nelle foibe, ma non si deve dimenticare, la memoria e storia, e la storia è il passato, ma soprattutto il futuro, essa insegna, fa da esempio, da stimolo, la storia è tante cose…
Ma soprattutto la storia non è un alibi .
>>
infatti esso è un episodio che appartiene alla "storia dimenticata" e che dimostra quanto siano antichi i mali che affliggono il nostro paese. Ed è  anche se  a  distanza  di un secolo   sconcertante e incredibilmente attuale, (anche se adesso le vittime di turno non sono più i sardi ma quelli che noi chiamiamo clandestini ).


La canzone "Sas tres mamas" è la versione in lingua sarda di " Tre madri " di Fabrizio De Andrè ed è cantata da Elena Ledda
Ho trovato solo tre foto d'epoca; per raccontare la storia ho scelto i dipinti di Pavel Filonov.
Le foto della Grande Guerra sono del film "Uomini contro" di Francesco Rosi, soggetto tratto da "Un anno sull'altopiano" di Emilio Lussu, un grande scrittore sardo.
Concludo  con questo commento   lasciato  al post  sul blog  dell'autore  dell'articoo citato prima

<<
Globalizzazione e lavoro
Si è parlato molto, spesso a sproposito, negli ultimi anni di globalizzazione; e parecchi anche tra quanti praticano la politica, fuori o dentro dai quadri istituzionali, sono stati spesso mediocri, superciali e deleterei, questo per non dire falsi. Da destra, pur vedendo la globalizzazione quale invasione culturale, ci si è accodati in nome di un invisibile vantaggio economico; la sinistra in nome di quel garantismo che probabilmente non sa neppure cosa è, ha accettato la libera circolazione di merci e persone, senza limiti, senza porsi il problema della mutazione genetica del rapporto tra il lavoro ed i lavoratori, tra i datori di lavoro ed il costo stesso del lavoro, situazione che di fatto ha delegittimato i risultati delle lotte sociali conquistati negli anni vicini al 2000, distruggendo di fatto ogni conquista, pagata anche col sangue, ottenuta a partire dall'inizio del novecento. Nessuno dei nostrani politici si è reso conto ( uso questi termini per semplice fiducia concessa, ma non lo credo ) che da noi sosteniamo il welfare soprattutto grazie alle tasse sul lavoro; che in altri paesi del welfare non esiste neppure l' ombra. Nessuno dei nostrani politici si è reso conto che se permettiamo alle nostre industrie di fingere la chiusura, per poi riaprire le stesse attività in paesi del terzo mondo, producendo quindi ( sfruttando il più basso costo della manodopera ) a costi inferiori, permettendogli poi di reimportare quegli stessi prodotti sul nostro mercato privi di dazio d'entrata, pianifichiamo la perdita del lavoro futuro dei nostri operai e, l'annientamento di tutti quei diritti sociali tanto duramente conquistati dalla fine del '800 fino ai giorni nostri. Un serio aiuto al terzo mondo non ha come significato l'impiantare quintali di fabbriche sul loro territorio, atte poi in verità solo a sfruttarli, ma tramite uno studio logico, una seria programmazione, finanziare attività produttive atte a migliorare il loro tenore di vita e il loro PIL. Se quanto viene prodotto in un territorio non circola nel mercato interno ma viene dirottato sul mercato occidentale vi si legge un solo risultato: sfruttamento del popolo locale e regressione nostra nel campo dei diritti di Stato Sociale acquisiti. Vedo come deterrente l'applicazione di dazi di entrata a tutti quei prodotti che senza difficoltà potrebbero essere prodotti qui in occidente, questo a salvaguardia dei nostri lavoratori. Non dobbiamo permettere ai nostri industriali di trasferire la parte manuale per sfruttare la manodopera di quei paesi eludendo così ,di fatto, tutte le conquiste sindacali; una globalizzazione giusta e severa non può che prescindere da una regola certa e sicura: se in un mercato vuoi vendere in quel mercato devi produrre.Si potrebbe anche affermare:”se preferisci produrre fuori (per aggirare i costi dello "stato sociale" che le nostre leggi ti impongono) dovrai pagare delle tasse di entrata pari a quegli oneri sociali che hai tentato di eludere, ma ciò non tutelerebbe ne moralmente ne, tuttosommato, economicamente i nostri lavoratori dipendenti. La globalizzazione non può e non deve essere uno scambio di merci e persone senza un serio condizionamento, uno squallido sfruttamento di popoli e mercati così come chi, economicamente parlando, domina ha voluto, ma un incrocio economico-culturale che si richiama ai diritti umani.Con la globalizzazione attuale si vedono solo grossi guadagni per i soliti noti e discriminazione per le popolazioni. Da tempo ormai lì Europa ha “chiamato all' invasione” extra-comunitari provenienti dai paesi del terzo mondo in cerca di lavoro e di una vita migliore. Senza ombra di dubbio questa migrazione è comprensibile ed accettabile da parte di chi vede il mondo utilizzando il lato umano, ma sostanzialmente, però, bisogna impegnarsi affinchè i soliti ( e anche qualche cittadino, diciamo distratto ) non credano di poter vedere in loro dei moderni schiavi fatti giungere qui nell' intesa di poter abbassare il costo del lavoro, cosa che oggi alcune nuove leggi sul lavoro permettono di fatto, una meschinità studiata dai poteri forti ed avvallata, ignobilmente, da molti cittadini convinti che i diritti civili siano qualcosa di esclusivo. Questo genere di globalizzazione avvallata da contratti differenti tra loro ( in cui incappano anche i cittadini italiani e comunitari, non dimentichiamolo ) sfrutta le nuove leggi sul lavoro, perchè così si potrà dare loro una paga inferiore e si potranno versare meno contributi per lo "Stato Sociale". I nostri politicanti che negli anni hanno creato questo stato di cose hanno ignorato lo "Statuto dei Lavoratori" stipulato nel 1970 che parla di lavoratori e non fà distinzioni tra lavoratori nazionali ( tra loro ) e lavoratori extracomunitari. Continuando con distinzioni di questo tenore noi continueremo perpetuamente ad essere la causa e l'origine dell'embrione del razzismo, è ovvio ed inopinabile che ogni datore di lavoro, a condizioni tali, preferirà quel lavoratore che gli garantisce il più basso costo, con questo creando di fatto delle iniquità sociali. Oggi qualcuno distribuisce gratis frasi del tipo: " sono lavori che gli italiani non vogliono più fare".. , certi lavori, grazie a leggi ad hoc, gli italiani non possono più reggerli, sottopagati con un costo della vita ormai alle stelle, certi lavori retribuiti con paghe allo sfruttamento, non consentono di tirare avanti una famiglia ! Succede questo perchè ( e sono gentile a dirla così, in realtà penso di peggio ) delle classi politiche inette non hanno visto bene la situazione prestandosi così, di fatto, ad un gioco speculativo che ha donato all' Italia ed a parte dell' occidente un solo risultato: una guerra tra poveri, il nuovo razzismo da sopravvivenza, non da mentalità! Forse noi in qualche modo, con un pò di buona sorte riusciremo a districarci in questa situazione, ma il futuro dei nostri figli ormai è drammaticamente segnato!

Giorgio Bargna.
>>

Chopin Nocturne Op.9 No.2 (Arthur Rubinstein)

15.2.11

Viaggio nel comasco 11-14 febbraio 2011


Dopo  quattro  anni  (  le  foto comprese  quelle   sui battelli   sono andate perse  in una riformattazione del pc  )   ritorno nel comasco . Visto che  il  14 dovevamo andare da Luppi ad Arona per caricare piante ( camelie ed altre ) ne abbiamo approfittato per trovare mio cugino che abita li per lavoro da 5 anni ( fa il radiologo a Sant'anna ) con sua moglie e la sua famiglia . Per non fare tutto in fretta , visto che non c'è ( se non in estate ) la nave per Genova , ma solo per Livorno , abbiamo deciso di partire venerdì notte in modo da stare un po' di più e con calma con loro .ecco il mio reportage fotografico del viaggio ( causa distrazione dal gioco del cellulare ) e paura , fissato come sono delle foto all'improvviso ,e poi spesso mi non mi riesco subito o venga mosse o sopra e sotto esposte , ma soprattutto che mi finisse la batteria e non avendo i caricatore dietro , non ho fatto foto in autostrada . Infatti mi si è scaricata la batteria e da Lupi , non ho potuto fare foto .

Per motivi di privacy non riporto foto di persone , ma solo di panorami e piante .

12 sera

Dopo un intera mattinata in viaggio , e dopo aver fatto la Livorno -Genova e poi a Genova -Allessandria per evitare di passare da Milano e poi di li a Como , navigatore impazzito dentro como , siamo arrivati , grazie a mio cugino che è venuto a prenderci a casa sua . Dopo pranzo siamo usciti . E fra un negozio e l'altro ( gastronomici e roba di donne ) abbiamo visito un po' la città

La Basilica di San Fedele, romanica.


il  duomo
poi  dopo  che siamo rientrati  a casa loro  , siamo andati  alla  trattoria  Pessenti  frazione Molina nel comune  di Faggeto Lario,  a mangiare piatti tipici  . Un buon ristorante   e  a buon prezzo  per   vista   l'abbondanza  di cibo  che ci hanno portato .
Ottima cucina complimenti cari amici\che comaschi . Poi in albergo poi l'Ibis l'albergo in abbiamo alloggiato è fuori Como più precisamente a  Grandate   qui ulteriori news ) 

                                13

Visto che la notte precedente eravamo tornati tardi stanchi dal viaggio alle 10.20 siamo usciti . Ci ha fatto vedere il nuovo ospedale funzionale certo , ma sconveniente per medici e pazienti perché non si trova a Como , ma in un altro comune, più precisamente  nel Comune di San Fermo della Battaglia. L'area è posta tra i comuni di Como, Montano Lucino e San Fermo della Battaglia. che  è  e se il vecchio aveva un parcheggio ed era in pieno centro città , li si paga ( sia che sia medico che degente ) 20\30 € al mese .Aveva ragione il fatto quotidiano della maxi operazione   mafiosa  speculativa  . Infatti il   nuovo stava  per  essere  costruito sui rifiuti  tossici e nel vecchio   sono già in appalto  nuove speculazioni  edilizie .Poi visto che poi pioveva , ed avendo mio cugino una bambina piccola ( 3 anni ) abbiamo , cosi ne abbiamo approfittato , visto che dobbiamo fare il negozio nuovo , di vedere un po'  materiale( piante   , decorazioni , prezzi , e altro materiale  per il negozio ) cose  varie  al garden  http://www.cipgarden.it/ se  non ricordo male il nome 




 poiabbiamo mangiato al http://www.ilbirrificio.it/. Avendo poca batteria ho preferito conservarmela per la serata
Dopo pranzo a Cernobbio fra le vile più interessanti  c'era  



ecco un ingrandimento dal cancello in quanto per pseudo motivi di sicurezza e privacy ( in quanto è un albergo frequentato politicanti , da vip e  gente dello spettacolo , infatti mio cugino mi ha detto che Bruce  Springfield che   ogni vota che viene a suonare a Milano , viene qui a dormire ) non ci hanno fatto entrare e quindi mi sono dovuto accontentare di  vederlo e fotografare da  fuori  .
mentre mia nipotina era alle giostre ho visto le anatre e i cigni , ed altri animali acquatici e li ho immortalati insieme  al panorama
 









 

Poi  Emma   mia cuginetta o cugina  in 2   aveva  voglia di gelato   , siamo rientrati a  Como e  in una  gelateria   con vista  sul lago  abbiamo preso un gelato  

Poi  di nuovo in giro per  como 


poi  di nuovo a cena  da loro  e   saluti  ,  e  arrivederci in Sardegna  . 
E la mattina alle  7 in partenza  ,  per Arona  dove  abbiamo caricato .  Io  ho aiutato  un po' ,  poi mi madre  apprensiva  com'era , mi che  ti sporchi  , ecc  . mi sono rifugiato in furgone   a   continuare  a leggere la  solitudine dei  numeri primi di Paolo Giordano i , ne  ho  già  letto fra i  viaggi in nave  e   pausa ad  Arona  più della metà . Poi  ripreso   l'autostrada  panino veloce  all'autogrill  e   via  fino a Livorno ,  ci si imbarca  e la mattina dopo   s'arriva  in Sardegna 


"Rachele piange i suoi figli e non vuol essere consolata, perché non sono più" (Ger 31,15). La madre di Raul, Fernando, Sebastian e Patrizia, i quattro bimbi rom arsi vivi nel rogo del 6 febbraio scorso a Roma, ricorda la biblica Rachele in modo impressionante. Il sindaco Alemanno ha proclamato il lutto cittadino. Eppure, adesso, sia la donna sia la famiglia rischiano di essere imputati di “abbandono di minore”, reato previsto e punito dall’art. 591 del Codice Penale.


L'abbraccio del presidente Napolitano alla madre rom.



L’organizzazione umanitaria Gruppo EveryOne si appella al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché, dopo la strazio dei bambini, le istituzioni non colpiscano ancora i genitori.

Sono periti quattro bambini. Questo dovrebbe bastare. Altro non dovremmo aggiungere. Prima delle azioni, contano i segni. I silenzi. Ma non tutti i silenzi sono uguali. Esistono silenzi che impetrano, e silenzi che racchiudono scaturigini di dolore. Silenzi muti e silenzi murati. Silenzi densi e silenzi indifferenti.

Persino la giunta milanese ha osservato un minuto di silenzio, e si è levata in piedi, per commemorare le giovani vittime. Non tutti, però:
Cesare Bossetti, consigliere leghista, è rimasto seduto.

Immaginiamo abbia taciuto anche lui. Del resto, stava leggendo, come egli stesso ha dichiarato: ed era talmente immerso nella lettura, da non essersi accorto della richiesta di osservare il minuto di silenzio. Ha taciuto. In quel modo distratto e scialbo che trasmette l'assenza. Bossetti non c'era. Al suo posto, l'involucro senz'anima del passante anonimo. Del vicino di casa perbene. Che odora di chiuso e di muffa. E che, magari, si proclama cristiano.

Bossetti cercava il momento di celebrità e l'ha ottenuto, sappiamo che gli rendiamo un servizio mostrando il suo volto impenetrabile, appena sfiorato da un segmento ghignante. Non ha neppure dovuto sforzarsi di trovare scuse credibili. Non gliene importa nulla. Oggi, manifestare il proprio razzismo, nemmeno ideologico, ma di quella sordidezza vaga, gretta, allineata e conformista come un appunto di computisteria, non scandalizza più nessuno. Anzi, riscuote approvazione. E' la riscossa del vicino perbene. Il rancore del frustrato. Silenzio. Come ombra nel buio.

13.2.11

Emma Marrone a L'Unità: "Ragazze il 13 io sarò in piazza venite con me . E' in gioco il nostro futuro"

unita
 sabato 12 febbraio 2011
La vincitrice della nona edizione di Amici, Emma Marrone, intervistata oggi dal quotidiano “L’Unità” chiama a raccolta lo stuolo delle sue tante fans esortandole a partecipare numerose alla manifestazione a favore della dignità della donna che si terrà domani in Piazza del Popolo a Roma. Tre dischi di platino, in procinto di iniziare l’avventura al Festival di Sanremo martedì prossimo in coppia con i Modà con il brano “Arriverà“, Emma ha deciso di abbandonare le prove della kermesse canora per essere presente alla manifestazione che considera importante per il futuro di tutti.
La cantante salentina respinge al mittente le accuse di essere un prodotto di Amici:
“Non ne posso più. Io non sono il prodotto di nessuno, sono solo una ragazza che ha avuto la possibilità di cambiare ma mi sono fatta un mazzo così per riuscirci e continuo ad essere quello che sono sempre stata: una persona pensante”.
Talmente pensante che quello che taluni considerano ‘un prodotto di Amici’ si promuove nel ruolo di pasionaria a favore delle donne giovani, delle sue fans che chiama alla manifestazione di domani:
“Penso che le donne debbano riprendersi i diritti, quelli che hanno perso e quelli non hanno mai avuto. E su questo voglio metterci la faccia. Perciò, invece di starmene sul lungomare di Sanremo, domenica vado a Roma a manifestare insieme alle altre”.
Emma non ha partecipato ad Amici “perchè c’era Berlusconi ma grazie a Maria De Filippi” e rivela che anche la conduttrice condivide la sua partecipazione all’evento perchè la ritiene cosa giusta. Non accetta di essere accomunata alle ragazze passate da Mediaset ad Arcore (”Non ho nulla in comune con loro, non faccio la starlette ma la cantante“) e su Ruby e le altre afferma senza problemi:
“Non le giudico. […] Magari Ruby è una ragazzina che si è ritrovata nella merda. Essere femministe significa secondo me sentirsi sempre unite alle altre donne…”
Non giudica Berlusconi e non accetta che la si definisca una della ‘fabbrica Mediaset’:
“Sono della Fabbrica Marrone, quella dei miei genitori, due persone che lavorano, pagano le tasse, hanno fatto sacrifici per non far mancare nulla ai loro figli. Prima di arrivare ad Amici, io ho lavorato come commessa a nero: poi ho avuto la botta di culo…senza ritrovarmi in situazioni sgradevoli”.
Tra i modelli maschili rifiuta da pugliese sia Vendola che Berlusconi e sulla polemica del corpo delle donne in tv afferma:
“La mercificazione del corpo non nasce mica in tv. E poi la televisione se voglio posso anche spegnerla. Non tutti i programmi sono uguali”.
Infine, alla domanda se teme che questa sua decisione di manifestare domani possa nuocere alla propria carriera, Emma non ha problemi: Andare in piazza domenica mi fa sentire fiera di me stessa. Mi fa pensare: prima viene Emma”.

Ci siamo!

Nota. Per un improvviso problema alla pagina web, il testo, i link e quasi tutti i video di questo post sono andati perduti. Mi limito, pertanto, a riportare l'appello dei collettivi femminili del Nord Milano per l'importante manifestazione di oggi, a favore della dignità delle donne, che si svolgerà in tutte le piazze italiane e anche straniere. La delegazione umanista non mancherà all'appuntamento.




In Italia la maggioranza delle donne lavora fuori o dentro casa, crea ricchezza, cerca un lavoro (e una su due non ci riesce), studia, si sacrifica per affermarsi nella professione che si è scelta, si prende cura delle relazioni affettive e familiari, pccupandosi di figli, mariti, genitori anziani. Tante sono impegnate nella vita pubblica, in tutti i partiti, nei sindacati, nelle imprese, nelle associazioni e nel volontariato allo scopo di rendere più civile, più ricca e accogliente la società in cui vivono. Hanno considerazione e rispetto di sé, della libertà e della dignità femminile ottenute con il contributo di tante generazioni di donne che - va ricordato nel 150° dell'Unità d'Italia - hanno costruito la nazione democratica.

Questa ricca e varia esperienza di vita è cancellata dalla ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità. E ciò non è più tollerabile.

Una cultura diffusa propone alle giovani generazioni di raggiungere mète scintillanti e facili guadagni offrendo bellezza e intelligenza al potente di turno, disposto a sua volta a scambiarle con risorse e ruoli pubblici. Questa mentalità e i comportamenti che ne derivno stanno inquinando la convivenza sociale e l'immagine in cui dovrebbe rispecchiarsi la coscienza civile, etica e religiosa della nazione. Così, senza quasi rendercene conto, abbiamo superato la soglia della decenza.
Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni.
Chi vuole continuare a tacere, sostenere, giustificare, ridurre a vicende private il presente stato di cose, lo faccia assumendosene la pesante responsabilità, anche di fronte alla comunità internazionale.
Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando? E' il tempo per dimostrare amicizia verso le donne. Lo chiedono anche, fra le tantissime aderenti famose, suor Rita Giarretta e Ouejdane Mejri, ricercatrice tunisina da anni in Italia, che assicura: "Anche le donne immigrate manifesteranno con le italiane" .
In verità, una risposta degli uomini, tardiva, insufficiente, è comunque arrivata, come dimostra l'appello "al maschile" di "Repubblica" : ma la loro voce è ancora flebile, e, prossimamente, ne analizzeremo le cause.
appuntamento per le/i milanesi è in piazza Castello alle ore 14.30. Sappiamo fin d'ora che saremo numerosissime/i.

12.2.11

Ma che piazze d'Egitto!


In una Milano quasi primaverile gli umanisti si sono uniti agli amici egiziani in festa per le dimissioni di Mubarak. "Rispetteremo i trattati", è l'assicurazione rivolta a Israele dal governo provvisorio. Eppure, mai come in questi momenti, euforici certo, ma non meno reali, si avverte un'inebriante sensazione di spossata felicità; quella felicità che proviamo dopo una lunga, dolorosa, spesso frustrante fatica; una felicità fisica e contagiosa, che ripaga delle sofferenze. Una felicità che segue una vittoria conquistata a caro prezzo, e da soli; "dal basso", come usa dire. "La caduta di Mubarak segna una straordinatia vittoria di popolo - commenta Emanuela Fumagalli di Mondo Senza Guerre (a sinistra nella foto, col cartello giallo). - In diciotto giorni di mobilitazione nonviolenta, resistendo ad aggressioni di ogni tipo, gli egiziani sono riusciti a liberarsi di un dittatore che li opprimeva da trent'anni. Il coraggio e la perseveranza dimostrati dai manifestanti sono un esempio che ci auguriamo altri popoli seguano. E non solo nel mondo arabo. Certo - ammette - la transizione verso una vera democrazia e un cambiamento profondo non sarà facile, e il popolo egiziano dovrà restare vigile e pronto a nuove mobilitazioni, ma da oggi nessuno potrà più affermare che una rivoluzione nonviolenta è impossibile".

"Rivoluzione" è una parola risuonata spesso durante la manifestazione; ma accompagnata da un aggettivo; un colore: bianca. "La nostra rivoluzione bianca", ha scandito più volte un giovane, a sottolineare il carattere assolutamente pacifico d'una protesta che è costata trecento vittime ma ha raggiunto il suo primo, importante obiettivo. E tuttavia, ciò che si è maggiormente invocato, ciò di cui anche dalla piazza italiana viene ripetuto come esigenza non più rinviabile, è un altro vocabolo: democrazia. Forse perché di rivoluzioni abortite questo popolo ne ha subìte troppe, e ora si anela a una normalità compiuta, matura, da paese "adulto". "Quelle dell'Iraq, dell'Afghanistan e dell'Iran sono finte democrazie - si è sgolato un altro ragazzo dai microfoni di un improvvisato furgone pavesato a festa - sono regimi che hanno ingannato e terrorizzato il popolo. Noi non siamo come loro, non vogliamo essere come loro", e ha puntato il dito contro la timidezza delle diplomazie occidentali, incapaci di cogliere la differenza. D'altro canto, gli slogan si sono distinti per una grande positività e propositività: in un'atmosfera di giubilo cordiale e accogliente, siamo stati invitati a unirci ai balli e ai canti della comunità egiziana. Forte e convinta la partecipazione femminile, come attestato da queste immagini. Anche se quella che considero maggiormente significativa è un dipinto, l'enorme pannello a olio che ha accompagnato il corteo fino alla conclusione, in Stazione Centrale. Un dipinto espressionista e naif, che ricorda certe tele sudamericane; un'opera laica e sacra (più che religiosa) al tempo stesso, come ci ha spiegato un amico: "La donna è l'Egitto ["Misr" in arabo, n.d.A.] , ed è nuda perché spogliata di tutti i suoi beni. Ma poi siamo arrivati noi, col nostro sangue, di musulmani e di cristiani, e l'abbiamo coperta con la nostra bandiera. Pian piano, la rivestiremo tutta". Questa donna nuda e casta, povera e solenne, scarmigliata ed elegante, nel portamento e nei misurati gesti, ci pare oggi la perfetta metafora dell'Egitto in marcia, di tutte le sue anime, una spiritualità della nazione originale e inedita, un corpo femminile e simbolico, strappato al Sultano, che chiede solo d'incarnarsi veramente.

Poco più lontano, al teatro Dal Verme (...), l'ultrà cattolico, vergine e devoto Roberto Formigoni, in prima fila al Family Day e strenuo crociato delle "radici cristiane d'Europa", nonché baluardo impenetrabile contro le depravate coppie di fatto, applaudiva i Ferrara, gli Ostellino, i Sallusti; i quali, in una manifestazione parallela denominata in modo immaginifico In mutande ma vivi, hanno difeso con inesausta veemenza il diritto delle donne a prostituirsi per il Sultano. L'altro. Il nostro. Che però, essendo liberale, marca la differenza. Chissà, forse l'espressione tirata di Formigoni denota un soffuso disagio, ben rintuzzato, del resto, dal piatto di lenticchie puttaneggiato col potere. Non abbiamo molto da commentare: ognuno ha le piazze che si merita.

11.2.11

viaggio nella frontiera VI° tecniche indiane e la p parte indiana del mio passato

Ma  Dopo  aver  fatto colazione  fu io che   feci una domanda  a bruciapelo  a  Jack . Ma Lui se mi guardo in viso e mi brucio sul tempo  . Si fece la domanda   <<  Scommetto che volevi chiedermi   come mi trovo nella frontiera   e se  le  esperienze  di  cutting out e La marchiatura e quindi conseguenza  la vita  nel ranch , mi sono state utili  o meno ? >> .  E allo  stesso tempo si diede  la risposta  <<  Si  perchè   ho  imparato a distinguere  , mi sarà utile  se decidessi di fare lo sceriffo  o l'allevatore ( cosa  che  escludo ,ma  se  dovesse capitare  ...... ) , un marchio vero da  uno falso  ed  ho imparato  ad  usare  il lazzo  e un grande affiatamento tra cowboy e cavallo che  se  applicato allo sparare  , mi servirà a  sparare   in corsa    e ad evitare  dei colpi  se  mi sparassero quando sono a cavallo . Ma  ancora  non sono  completo , mi manca  al cultura  indiana  .Solo cosi  la mia formazione di uomo  del west  e  di frontiera   ( anche se  ormai  sta per  essere chiusa ) sarà completa . >>
Dopo aver ascoltato  la  sua  risposta ,divenni ancora  più orgoglioso di lui , e  gli dissi << Ok oggi imparerai la cultura  indiana  e conoscerei se  vuoi unirti  me la  tribu di mia madre  e di quella ch'era [sic] la mia povera moglie   e se  vuoi puuoi rimanere  tutto il tempo che vuoi  e per apprendere ulteriori cose dal vivo non più solo attraverso le dicerie ( la maggior parte  )  o da raccontiche  hai sentito durante  il viaggio  in carovana   . Un esperienza  diretta  , quindi  non solo attraverso i libri  e  i   quadri  dei pittori
>>  .
Jack non pronuncio parola  ma dall'espressione del volto   si vedeva  ch'era  tutto  eccitato  a tale  idea  , 
Ci rimettemmo  in marcia  , nonostante  le  nuvole  nere  e  gonfie  di pioggia , credendo di riuscire ad arrivare  in tempo  ( e   senza  bagnarci troppo ) al villaggio e   di Nuvola rossa  e  poi da li al mio villaggio . Ma  non facemmo  in tempo , il violento acquazzone (  quasi un nubifragio )  si abbatte  su  di  noi e  bagnò quasi da renderle inutilizzabili  sia  le nostre  provviste   , sia  le  munizioni . Riuscimo a trovare   riparo  in una  grotta,m abbastanza  grande  da  contenere  anche  furia  e  dinamite  . Ne  approfittai per mostrare  a  jack  come s'accende  il fuoco  senza  fiammiferi  (  con legnetti secchi e  pietre  focaie  )

e  primi  rudimenti  su come leggere  e  come disegnare  \ tracciare  i segni di pista e ed  usarli  e al momento opportuno, in modo che sia ben scorto da chi segue e nello stesso tempo non attiri l'attenzione dei "visi pallidi" che battono il suo sentiero




e le tracce  d'animali , e d i segnali di fumo e non
Ma  il temporale  , non smetteva   ed ecco che  lui  ne   approfitto per  chiedermi  delle cose   ch'erano rimaste  in sospeso  dal racconto della   prima  parte  del mio passato  .
Ma , come al solito  , timidamente  chiese prima se   m'andava  di parlare  di quei fatti accennati nel racconto precedente  , visto che sono episodi dolorosi  e tristi della  mia vita  .
Io m misi a ridere  e <<  certo che mi va e poi una promessa è una promessa  . Avevo detto che   ti avrei parlato di me  , non più in maniera evasiva   ma  in maniera franca  ed  aperta   , e  cosi  sarà . Come  tu sei tsato  franco     con  me  durante  il tempo passato insieme  , parlandomi   di te  ,   della tua famiglia  e  le loor opposizioni e pregiudizi  sul tuo viaggio  attraverso la frontiera  senza usare  la ferrovia  e l'avergli mentito  sulla  vera destinazione   che  poi  gi  ha  confessato   in una lettera -
E poi  non sempre , e tu  me lo hai saputo dimostrare , puoi   tenerti tutto dentro . Parlare del proprio passato serve ad  archiviarlo meglio  e  svoltare pagna più facilmente       >> .
Lui <<  ok  ascolto >>  e  tacque .
Iniziamo  da  quello più felice  , quello in cui ritrovai mia mmdre  , proprio quando persi la speranza  .
Come  ti ho  già detto  , a  10  mesi \  un anno ero stato adottato in un orfanotrofio , dove  venivo preso in giro e  deriso   non solo da  bambini più grandi , ma  a volte  anche  dallo stesso  personale . Ma   ovviamente   non tutti  furono cosi ,  infatti da   quei vaghi ricordi che ho , ci fu anche   chi mi difese  e mi tratto come  un figlio . Fu proprio questa persona  a cui chiesi  il perchè  venivano tratto in quel modo  , dopo qualche mese  di risposte  evasiva  da  parte sua e continui ( sempre   più pesanti   ) maltrattamenti  mi disse  che   ero figlio  di due etnie  malviste ed molto odiate ( ovviamente  senza  generalizzare  perché in mezzo agli imbecilli possono trovarsi anche  gente  che  non lo è e  che non piace  essere  etichettato  come tale  per  colpe non sue  ) in America   specie  nel profondo Sud ,Un giapponese  e  un indiana  . Ed per  questo   che divenne  ancora  più ribelle  e  tentai varie  volte  a  fuggire  , fin quando   ci riusci sul serio  . Nella banda  dei fuorilegge con cui mi trovai a vivere  , ebbi  la  conferma   di ciò. Infatti  fu  proprio uno dei leader   che sul  punto di morte  mi chiese   perdono  per  avermi , cosi credette lui, sterminato la famiglia  durante  l'assalto ad  una diligenza  su cui viaggiavamo .
Credendo  i miie  genitori morti  e stanco della vita  da criminale , decisi di rompere   che  il mio passato da bandito  e  usare le pistole solo conto i prepotenti ed  indifesa dei deboli e  di allontanarmi dalla mia terra  d'origine , visto che    sulla mia testa  c'erano  (  anche se non avevo ucciso nessuno , se non  in duelli regolamentari  o per legittima  difesa  come nel caso di un baro  che  alle mie proteste  aveva    tirato fuori  la   pistola  e  stava  quasi  per spararmi  , per  legittima difesa  )  taglie  su di me  , solo  per aver partecipato a qualche rapina  e sparato per  difendermi dalla legge      .
Poi , non ricordo se in un saloon o  da un maniscalco , incontrai un vecchio collega di mio padre che mi riconobbe  per la voglia  a braccio  destro  .
Io negai spiegandogli     e parlandogli  del mio periodo all'orfanotrofio Ma  lui continuo' ad  insistere ,dicendomi che rassomigliavo a mio padre  e mi descrisse a fisionomia . Gli credetti  in quanto era  uguale identica : 1) alla descrizione  che mi fece  il capobanda  morente  ., 2)  e  all'uomo  che i nuovi capi  la banda  mi  avevano chiesto di  ammazzare a freddo  e   sparandogli alla schiena  .  Quella persona     mi disse  che erano   anche  se  non più insieme ancora    vivi  da   qualche  parte  dell'Ovest .
Rincominciai  Iniziai cosi il vagabondare alla ricerca  dei  mie  genitore  e feci  vari lavori ed  attività   , di cui tui  ho parlato    l'altra  volta   quando ti  ho raccontato    del mio periodo  di mandriano e  trapper . Fu proprio durante  quest'ultima frase mentre commerciavamo  con le   le  tribù indiane    trovai  quella di mia madre . Mi ricordo i giorno come se  fosse ancora  oggi  . Fu   durante  la  firma  del contratto che  certificava lo scambio  che  una giovane  donna indiana mi   guardò  il volto  , mi chiamò con il mio nome indiano << coyote  che  strilla >> , ma l'amico trapper  Jean  disse  che  s'era  sbagliata .  Allora  lei insistette facendo notare la  voglia  che  ebbi sul braccio , che poi  sdivenne  tutt'uno con  una cicatrice (  probabile   ferita    d'arma  da  fuoco   o  bruciatura    quando provai  a sparare  più  colpi di seguito con il palmo della mano  ) e assunse a  forma  del simbolo zodiacale  del sagittario
 mi abbracciò e piangendo mi disse  <<  sono tua madre  >>.Il mercante  visto la situazione eccezionale   , de a stanchezza  decise di trattenersi  con me   , un giorno in più  .
Il giorno dopo   , quando mi chiese cosa  volevo fare   < se continuare  con lui o rimane  li  ,  chiesi ed  ottenni, senza odio e rancore ma  solo nostalgia   e un po' di tristezza  , di   d  sciogliere   la  società  ed ottenuta  a mia parte degli utili   , decisi  di rimanere per un po' di giorni  ( che poi diventarono un anno  ).  Li'   imparai le  cose  che adesso ti trasmetto a  te .
Guardammo fuori  e  vedemmo  che   l'acquazzone  è finito. Allora  << andiamo  a cercare  cibo , a  pancia  piena i ricordi   sono  più facili . Dopo   pranzo ti racconterò l'altro episodio  .
Insegnai non solo in teoria  ma anche in pratica   a  Jack  come   pescare  senza  canna  e  con dei tronchetti  ed  imparo rapidamente  , visto che anche  a  lui catturo due  pesci con  l stesso metodo .
Prima di pranzo  andammo a cercare frutti e radici . Fu proprio qui  che nj   vene morso da  un serpente velenoso  . Purtroppo essendo lontano  da centri abitati e  un ora    \  due   dal campo di nuvola rossa  , vedendo che non saremo arrivati in in tempo  neppure facendo  crepare  il cavalli  , decisi di curarlo  ( cosa  che  si rilevo' giuta  quandoi  in città  lo feci  visitare da  un medico per  controllo ) con una tecnica mista  :  bloccando  con un fazzoletto il  braccio   a  cui era  stato morso  succhiando  e sputando , e  poi gli  diedi un mio stivale da mettere  fra i denti  ij quanto  gliv bruciai con un tizzone  la  parte  morsa dall'animale     poi  cercai delle erbe  medicinali  cosparsi la parte ustionata  e   con un pezzo della mia  camicia lo bendai  .
Ci mettemmo in marcia , arrivatati al bivio , fra la riserva di nuvola rossa e  la città di Waco , poiché  jack stava male  (tant'è  che pe evitare che cadesse   lo dovette legare  alla sella di  dinamite  e dinamite  a furia ) ,  era più vicina la  riserva .
Dove con l'aiuto delle due medicine , quella dello stregone  e quella  nostra    trovo   assistenza medica . Infatti gli cambiarono  la fasciatura   e gli dettero il siero antivipera  e  qualcosa  per la bruciatura  . Il medico   si complimento  con me  per la  rapidità nei soccorsi e l'intuizione  \ prontezza di  disinfettare   ( anche  se   un gesto estremo )  la zona ferita  con il fuoco  .
 Una  volta  ripresosi  e  appena seppe   di come   la cultura  indiana  l'aveva salvato mi ringraziò  . Ci trattenemmo due  giorni  nell'accampamento  e nei  suoi dintorni  dove  jack apprese  ulteriori conoscenze indiane  .
E ebbe modo di sentire  sia da me  che  da  Nuvola  rossa  nei pezzi che lo riguardavano   e  nei pezzi  in cui le mie lacrime erano più intense  il secondo  fatto  che  gli avevo accennato  cioè come conobbi donna  che  scalcia e , come nacque  e come  se  interruppe per la sua morte la  nostra storia d'amore  .


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uomo bianco
http://www.quartadimensione.net/portalewest/bestiame.htm
http://www.quartadimensione.net/portalewest/ranch.htm
indiani e non
http://www.sanvito1.org/tecniche/scout/cuctrappeur.php
http://www.sanvito1.org/tecniche/scout/cartoccio.php
http://www.sanvito1.org/tecniche/scout/tracceanim.php
http://www.sanvito1.org/tecniche/segnala/morse.php
http://www.sanvito1.org/tecniche/scout/segnipista.php
http://www.sanvito1.org/tecniche/scout/fuochi.php
( non è un sito  propio  su sul farwest  , ma   mi  è stato  utiel per  trovare  elementi utile   in  cui  il  vecchio protagonista  impara  al giovan e le tecniche indiane  )

cultura indiana  e  come  li dipinge e vede l'ìuomo bianco
http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en|it&u=http://www.faqs.org/health/topics/12/Native-American-medicine.html
www.powersource.com/cherokee/herbal.html
http://www.firstpeople.us/
http://it.wikipedia.org/wiki/Western
http://it.wikipedia.org/wiki/Western#Il_western_e_la_pittura
http://www.indianiamericani.it/testi/canzoni.php/30/Canti%20di%20caccia.html
http://www.sentierorosso.com/index.php?option=com_content&view=article&id=354:gli-uomini-delle-praterie-larco&catid=3:approfondimenti&Itemid=9


tex almanacco del west  2011
http://www.sergiobonellieditore.it/auto/edicola?collana=2&collocazione=1

Lia Pipitone figlia ribelle di un boss uccisa da Cosa nostra non è per lo stato italiano vittima della mafia.

La storia di Lia Pipitone è davvero tragica e complessa. Lia Pipitone fu uccisa nel 1983, e nonostante le circostanze del suo omicidio, lo S...