15.8.06

Senza titolo 1401

Sulla ragazza  uccisa qualche  giorno  fà  ho letto  un interessante articolo  sulla nuova  sardegna  (  giornale   repubblica  - espresso  )  del15\08\2006  che qui  riporto insieme ad  alcune mie  considerazioni   suffragate   da mie  considerazioni e  ricerche  in giro sulla rete   



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di Mino Fuccillo
QUELL’INACCETTABILE CULTURA DELLA LAMA AFFILATA

La parabola del semaforo la racconta a un Tg italiano un distinto signore pakistano. All’aspetto il narratore di pakistano ha nulla, tranne i tratti somatici. Per il resto, abito occidentale, padronanza della nostra lingua, un tratto nel dire e nel porgersi che mostra come gli anni in Italia abbiano su di lui lavorato e “integrato”. Lui sa di telecamere e di buone maniere, odora di buon reddito. Non ha fame, non è emarginato, nè economicamente nè culturalmente. Lui la sua cultura l’ha scelta sapendo che ce ne sono altre al mondo. Ed è dalla sua cultura che trae la parabola, entrambe ammonitrici, orgogliose, feroci.
 Racconta il pakistano integrato a chi gli domanda del perchè un padre, uno zio e un cognato pakistani sgozzano una figlia che non obbedisce, racconta e insieme predica: «Come sai per strada ci sono i semafori e i cartelli. Chi segue le indicazioni arriva a casa sano e salvo, chi non osserva i semafori e le prescrizioni ammazza se stesso o si fa ammazzare».
 La morale della favola è scoperta e sprezzante: i semafori sono gli ordini della famiglia e della tradizione, chi passa col rosso muore, se l’è cercata e non è delitto, non assassinio ma suicidio. Islam? Corano? Qui le fonti di questa morale del domestico mattatoio? Tagliata la gola, l’hanno sepolta secondo il rito musulmano, ma la religione e il precetto coranico sono solo la confezione che incarta la sostanza. E la sostanza è altra, è quella di una cultura e società contadine, in cui la famiglia è tribù e la donna è proprietà maschile.
 La sostanza è il delitto d’onore, la donna come stazzo e vaso da riproduzione, animale da letto e da cortile. Una società e una cultura che c’erano, e ammazzavano, anche da noi cristiani, neanche tanto tempo fa. Ma, se questa è la cultura che liberamente si è scelto e liberamente propina il pakistano integrato della Val Trompia, allora non ci deve essere verso la sua cultura multiculturalismo, integrazione, tolleranza. In una parola, spazio.
 E’ una cultura che va battuta, estirpata. Con altra e migliore cultura perchè migliore e non solo diversa è la cultura della libertà individuale e del diritto della persona. E con la legge e la repressione perchè il delitto compiuto in nome di una cultura assassina è aggravante e non attenuante.
 Quelli del pakistano integrato, dialogante, arrogante, sono semafori illegali. Nessuno ha il diritto di accenderli, non nella nostra società e neanche in casa propria perchè nessuno ha il diritto di stabilire che in casa propria i diritti umani non valgono. E l’involucro, la confezione fanno da riparo e alibi: l’Islam usato come ideologia di sostegno ad una società violenta e autoritaria.
 Anche il cristianesimo ha vissuto questa fase storica ed è un rischio di tutte le religioni monoteiste. Secoli e sangue per imparare che Cristo non sta con chi sgozza in apparenza in suo nome ma in realtà per il suo interesse di casta, famiglia, tribù, potere.
 Anche Allah è altrettanto innocente, religione e cultura della lama affilata possono essere separate, non sono la stessa storia anche se nella storia sovente hanno coinciso. Ma a tenerle distinte è soprattutto la cultura laica, in terra d’Islam una bestemmia, da noi un’inferma vecchia signora.

concordo pienamente  con questo articolo   infatti c
ome dice l'enciclopedia  online wikipedia alla voce fondamentalismo islamico : << Malgrado si corra per di più il rischio di impostare il discorso in modo eurocentrico, l'espressione "fondamentalismo" ha una qualche giustificazione se si ricorderà l'auto-definizione dei "militanti" islamici che usano il sostantivo asāsiyyūn (dall'arabo asās: "basi, fondamenta"). Solo e soltanto in questo delimitato senso, dunque, sarà lecito usare un termine (fondamentalismo) che, correttamente, dovrebbe attribuirsi al solo fenomeno cristiano nordamericano, sviluppatosi a partire dal XIX secolo. Del pari imprecisa sarà la definizione - spesso adottata dai mass media di "integralismo" islamico dal momento che il sostantivo "integralismo" e l'aggettivo "islamico" costituiscono né più né meno che una tautologia, per la difficoltà tutta islamica di accettare un sistema religioso la cui visione degli aspetti mondani e ultramondani non sia, per definizione, "integrale". I musulmani, infatti, vogliono dare (e finora danno) del mondo una lettura basata sull'inseparabile connubio fra fede extra-mondana e obbligatorietà di operare nel mondo in accordo con i principi professati, racchiusa dall'espressione dīn wa dunya, ovvero "religione e mondo", realtà entrambe nelle quale si deve esprimere qualsiasi credente musulmano.È infatti miscredenza per un credente musulmano riserbare l'espressione della propria fede a una sfera puramente intima o emozionale della propria coscienza, agendo in modo mimetico nella realtà fenomenologica. L'unica eccezione ammessa per separare i due aspetti della propria fede è quando il musulmano venga a trovarsi in una condizione di grave e imminente pericolo per sé e la propria fede, in ambienti quindi fortemente ostili. In questo caso è perfettamente legittimo il ricorso all'espediente della taqiya che prevede la prudente dissimulazione della fede: fenomeno questo particolarmente sviluppatosi in ambito sciita.Una definizione del fenomeno che potrebbe essere maggiormente accettabile è quella di "Islam radicale" (nel puro senso letterale di ritorno alle "radici" della fede islamica") o - per quanto maggiormente ambiguo - di "Islam militante". Una considerazione che fa comunque preferire la definizione di "fondamentalismo" potrebbe scaturire dalla somiglianza fra il valore protestante della lettura "autonoma" e non guidata dei Testi Sacri. In ambito islamico infatti, per la mancanza di una Chiesa docente, il fedele musulmano è autorizzato a dare un'interpretazione personale dei testi sacri (Corano e Sunna), pur in stretta connessione con la tradizione ininterrotta degli studi di "scienze religiose" prodotti in oltre 14 secoli di lavoro intellettuale. L'Islam "radicale" ha datto negli ultimi decenni nuova spinta a un'autonoma re-interpretazione della Tradizione islamica, ripudiando ciò che essi definiscono "moderatismo" delle gerarchie informali religiose (ulema, mufti e simili), accusate di complicità col potere costituito nel mondo islamico, nella stragrande maggioranza dei casi fortemente autoritario, se non addirittura dittatoriale, e accusato di complicità con l'Occidente agnostico o ateo (la polemica contro il Cristianesimo o l'Ebraismo) appartiene solo ad alcune frange del movimento "fondamentalista" islamico). Il potere vigente nei Paesi islamici è per questo giudicato "empietà" e del tutto incapace di rispondere ai bisogni reali della Umma islamica, lacerata dall'urto e dal confronto con una modernità che viene considerato del tutto estraneo e antagonistico rispetto ai valori fondanti dell'Islam (.... continua qui )
Tale  concezione  di  un islam  non fanatico  e " moderato" 
si può desumere la biografia di malcom x ed in particolare la fase che Il 13 aprile del 1964, Malcolm lasciò gli Stati Uniti per recarsi in viaggio prima in Egitto e poi a Jeddah, in Arabia Saudita. Non essendo in grado di parlare arabo, e avendo un passaporto statunitense, ebbe qualche difficoltà a entrare nel paese; tuttavia, grazie all'intervento della stessa famiglia reale saudita, riuscì alla fine a completare il suo pellegrinaggio. Durante questa esperienza religiosa, arrivò per la prima volta a concepire l'Islam come una religione capace di abbattere qualsiasi barriera razziale.Il 21 maggio 1964, Malcolm X tornò negli Stati Uniti come sunnita, col nuovo nome El-Hajj Malik El-Shabazz. Durante un importante discorso indirizzato all'intera nazione, proclamò:<< I diritti umani sono qualcosa che avete dalla nascita. I diritti umani vi sono dati da Dio. I diritti umani sono quelli che tutte le nazioni della Terra riconoscono. In passato, è vero, ho condannato in modo generale tutti i bianchi. Non sarò mai più colpevole di questo errore; perché adesso so che alcuni bianchi sono davvero sinceri, che alcuni sono davvero capaci di essere fraterni con un nero. Il vero Islam mi ha mostrato che una condanna di tutti i bianchi è tanto sbagliata quanto la condanna di tutti i neri da parte dei bianchi. Da quando alla Mecca ho trovato la verità, ho accolto fra i miei più cari amici uomini di tutti i tipi - cristiani, ebrei, buddhisti, indù, agnostici, e persino atei! Ho amici che si chiamano capitalisti, socialisti, e comunisti! Alcuni sono moderati, conservatori, estremisti - alcuni sono addirittura degli "Zio Tom"! Oggi i miei amici sono neri, marroni, rossi, gialli e bianchi! >> Insieme a A. Peter Bailey e altri, Malcolm fondò il distaccamento statunitense della Organizzazione per l'Unità Afro-americana o OAAU. Ispirandosi alla Organizzazione per l'Unità Africana (OAU), la OAAU decise di adottare un atteggiamento non religioso e non settario nella difesa dei diritti umani
Per  concludere  segnalo il mio precedente post  lettera  a Oriana Fallaci  e le polemiche da esso provovate e  con  alcuni versi  della canzone  :  " per  Silvia " di  Guccini << .... sempre l'ignoranza fa paura, ed il silenzio uguale a morte >> per  chi volesse il testo integrale lo trova  qui che  dimostrano  come  i pregiudizi   sono  dovuti ad  ignoranza o malafede    come nel caso dell'ex Storace     che nel commentasre questo episodio in televisione    blatera  contro la  cultura  islamica  e sulla superiorità della nostra civiltà  ----  dimenticando (  incosciamente  o  in malafede  ? )   che in italia  l'assurdo   maschilista e becero   delitto d'onore  è stato [ sic ]  abolito  dai nostri codici    soltanto nel 1981 e che   fino  ad allora fratelli , mariti  , e padri - padroni   potevano  ammazzare   tranquillamente ( proprio come  è avvenuto a  Brescia  )    e lo stato  garantiva  loro  la quasi   assoluta impunità   -----  e al  classico vizio  ( di cui  neppure il sottoscritto  è immune   visto che ogni tanto ci cade )   italiano  "dell'accontentarsi di ciò che passa il convento " ( i media in questo  caso  )  ovvero  per  parafrasare la canzone del maggio di  Fabrizio de Andrè    prendere per  buone le verità della televisione
 
P.s 

Per  chi volesse    chi vuole guardare oltre  il proprio steccato e  non limitarsi ai luoghi  comuni  ( che molto spesso  degneranno  nei  pregiudizi e nel razzismo e nella xenofobia  ) imposti dai media  sulla cultura e sulla religione  islamica    ecco una serie  di siti  trovati  con il motore di ricerca gooogle alla voce islam di oggi 15\08\2006

approfondimenti   percorsi




  • L'Islam  e la sua  cultura 

  1. ww.sufi.it/  = Religione, arte, cultura. Lacultura. La religione: i principi della fede, la preghiera. Sufismo: La mistica dell'Islam. Arte: Calligrafia, architettura 

  2. www.arab.it/islam.htm  = documenti dottrinali e storici sull'Islam organizzati con semplicità, il Corano, il calendario islamico el'orario delle preghiere in Italia.

  3. www.islam-online.it  = portale islamico italiano i musulmani, la comunità islamica italiana, l'islamismo in Europa e nel mondo, l'immigrazione.

  4. it.wikipedia.org/wiki/Islam  = Per approfondire, vedi la voce Cinque pilastri dell'Islam. ... È per questo che, in chiave puramente religiosa, l'Islam viene classificato come religione ..    

  5.     www.islamitalia.it/  = Musulmani in Italia, le donne musulmane, il matrimonio misto, Dio e la Scrittura delle religioni, la religione islamica in Italia, ...

  6. www.shia-islam.org/  = Sito dei Musulmani italiani seguaci della scuola sciita. Contiene descrizione, norme, principii dell'Islam sciita.

  7. en.wikipedia.org/wiki/Islam  = ( più  ricca  di  quella in italiano ) With a total of approximately 1.4 billion adherents, Islam is the ... Muslims hold that Islam is the same belief as that of all the messengers sent by ...

  8. www.islam.it/ = Centro Islamico di Milano e Lombardia. Testi e documentazione sull'Islam

  9.   http://www.islam-guide.com/it  = una breve guida illustrata sull'Islam per i non-musulmani che desiderano comprendere l'Islam, i musulmani e il Corano.




13.8.06

Senza titolo 1400

Il Libano come la Spagna del '36
di Sbancor


Alla mia battuta che Bernard Henry Levy aveva ragione quando aveva detto che il Libano era come la Spagna del '36 e che era veramente la speranza di fermare la guerra al terrorismo, prima che diventasse la III guerra mondiale, il mio amico rispose con il suo accento barese" Ehi bast n'attentado d'Al Cheda e ricomincia a' cummedia!"
[...] Cercavamo una risposta al disastro mediorientale. Ci ripetevamo la guerra essere la forma naturale di una economia in crisi da sovrapproduzione, e cinicamente osservavamo che i morti in fondo sono ancora pochi, rispetto alle grandi guerre dell'800 e del '900. In qualche modo è dal 2001 che gli USA stanno evitando una crisi peggiore di quella del 1929.
Certo sono costretti a creare una bolla speculativa dietro l'altra, dalle azioni "new economy", alla Enron, dai mutui fondiari ai derivati, fino ai metalli ed al petrolio, Tutto per evitare la "trappola della liquidità" e rinviare il riequilibrio della propria bilancia commerciale. Così vivono al di sopra delle proprie possibilità. E finché l'economia tira cosa sono i centomila morti iracheni, i cinquantamila afgani, i mille libanesi? (dei palestinesi credo essersi persa ormai qualsiasi contabilità).
Uscire dalla crisi del 1929 costò una cifra assai più alta in termine di vite umane: 25 milioni di militari e 37 milioni di civili.
La forma moderna della guerra rifugge dallo "scontro interimperialistico" globale del '900: è una rete logica di guerre locali, basate su concetti arcaici: etnie, religioni, interessi economici locali. E' una guerra infinita per definizione, in quanto il suo compito è regolare le asimmetrie economiche e sociali. Per questo è stata creata. La "Guerra Infinita" è generalmente una guerra a bassa intensità e asimmetrica. Un "guerra infinita" non si può vincere, come giustamente ha notato Franco Berardi "Bifo".
La Guerra Infinita richiede una forte manipolazione mediatica: l'umano che ancora ci abita si renderebbe subito conto della follia medioevale di queste mattanze. Intossicare, mentire spudoratamente, contraddire con violenza qualsiasi opinione diversa, screditare ogni visione alternativa. Le parole diventano ossessive. Le immagini ripetitive. Le frasi fatte. Sarebbe errato attribuirlo alla cretinaggine dei giornalisti, che pure di questa dote non sono sprovvisti, anzi. . No, questo è "lavaggio del cervello". Goebbels era un dilettante al confronto. Bisogna risalire a Pulitzer e a Hearst durante la guerra fra l'America e la Spagna per la "liberazione" di Cuba e delle "Filippine", per trovare qualcosa di simile. Compreso l'autoaffondamento del "Maine" nel porto dell'Avana. Ma questo non si può dire: appartiene alla "teoria del complotto".
I giornalisti indipendenti presenti nei teatri di guerra vengono fucilati sul campo come traditori. E, in effetti, essi tradiscono davvero lo spirito della Guerra Infinita. Si arriva all'assurdo che mentre giornali israeliani come Haaretz e Mavir dichiarano la sconfitta militare nella guerra ad hezbollah, i nostri inviati, accucciati dietro i carri Merkaza descrivono avanzate degne del Feldmaresciallo Guderian!
Il Libano del 1976 fu forse il primo esempio di "Guerra Infinita". Una guerra combattuta interamente da "milizie", senza che l'esercito regolare entrasse mai in campo. Una guerra che si rinnovava continuamente, in cui le alleanze cambiavano quasi settimanalmente, in cui i massacri venivano ricordati solo da chi li aveva subiti. Qualcuno ricorda Damour? O i villaggi dello Chouf, o le guerre fra milizie cristiane ed il massacro dell'intera famiglia Chamoun? Leaders da operetta come Walid Jumblatt, come Geagea, come l'avvocato Berri, il generale Lahoud, fino allo stesso Yasser Arafat, che dopo aver contribuito in modo non secondario alla distruzione di Beirut se ne scappò con il lasciapassare israeliano, abbandonando il suo popolo a Sabra e Chatila. Lì dove le milizie maronite guidate da Hobeika, illuminate dalle fotoelettriche israeliane del Generale Sharon fecero il lavoro sporco. Qualche anno fa Hobeika voleva testimoniare contro Sharon. La sua macchina esplose, come tante macchine a Beirut.
Il Libano del 2006 è diverso. Forse è davvero la Spagna del '36. Ci sono pure degli anarchici, insieme a comunisti, gay, pacifisti che organizzano scuole e assistono 13.000 sfollati: www.samidoun.org. C'è la Caritas e la Mezzaluna Rossa. Ci sono pacifisti che vogliono organizzare una carovana di aiuti per il Sud. Bisogna aiutarli. Il comportamento dell'Europa è miserabile. Stiamo assistendo alla distruzione di Tiro, Sidone, Beirut Sud, di migliaia di villaggi come ieri i francesi e gli inglesi guardavano a Guernica! Una guerra totale condotta dal cielo in seguito a una scaramuccia di confine con un gruppo di guerriglieri? Milosevic è andato davanti alla Corte dell'Aja per molto di meno in Kossovo! Gli hezbollah possono resistere mesi a sud del Litani, ma il Libano intanto sta morendo E se gli hezb dovessero vincere "da soli" avremo la Repubblica Islamica del Libano. Bel risultato! Che qualcuno lo spieghi a Fiamma Nirenstein!
Gli Israeliani, d'altra parte, ormai ragionano come uno "Stato Arabo", come Saddam con i Curdi, come i Turchi con gli Armeni, come i Pakistani con gli Sciti . Penso che gran parte dello spirito di Spinoza, di Freud, di Marx, di Thomas Mann di Einstein di Hanna Arendt sia stato disperso per sempre sotto il paradosso più folle che il novecento abbia trasmesso al 2000: l'idea della superiorità della razza e della nazione israeliana (mi rifiuto, per vecchio antifascismo, di chiamarla ebrea!). Lo si vede nella politica degli "omicidi mirati", nelle "punizioni collettive", nei "bombardamenti indiscriminati", lo si legge nei volantini che ordinano agli abitanti di un paese sovrano di abbandonare le proprie case, lo si capisce da un lessico militare degno del Colonnello Kappler!
Lo si legge infine nelle dichiarazioni che non tutte le morti sono uguali: i morti per "terrorismo" valgono di più, mentre quelli sepolti sotto le macerie della loro casa sono meno importanti: lo ha detto il rappresentante USA all'Onu, John Bolton.
Ma se non fermiamo ora la "guerra al terrorismo", nella forma inutile e tragica che ha preso in Afghanistan, Iraq, Palestina e ora Libano, la Guerra Infinita si alimenterà per decenni da sola, senza neanche più bisogno dei servizi americani. Regolando forse gli squilibri commerciali e finanziari degli USA, ma rendendo questo mondo assai meno degno di essere vissuto da parte dei suoi abitanti.

Fonte: www.informationguerrilla.org

12.8.06

Senza titolo 1399

Dopo aver ascoltato  " il libro parlato " edito da repubblica \ espresso più precisamente   il  volume  9  " il diario  di  Eva " di  Mark Tawain letto e recitato da Angela finocchiaro ho ( spero per sempre , ma  nel viaggio che  è la vitta  chi lo sà   )  trovato una  risposta  a  uno dei miei probelemi esistenziali cioè quella mia sega ... ehm... elucubrazione mentale : << perchè si vive ? che ci facciamo al mondo ? >> . Infatti ad un certo punto del racconto (  e  quindi del libro musicaleo audio  libro   ) : << ( ... ) io sono stata creta per cercare im segreti di questo mondo [ nonostante le sue brutture al 90 % create da noi ] meraviglioso , per esserne felice e ringraziare il creatore di avermi inventato [ creato attraverso l'evoluzione  ] . Penso che cui siano ancora molte cose da imparare . Penso che ci siano ancora molte cose da imparare lo spero almeno . Penso che imparando piano piano , ecco studiandfo senza fretta dureranno per settimane e settioane , insomma cosi spoero . (...) >> . Subito dopo c'è questa bellisima canzone del chitarrista  Bebo ferra (  foto a destra  ) e il suo gruppo   che  hanno curato  le  musiche  dell'audio  libro  Essa  è stata  scritta  in dialetto perchè è proprio nel  dialetto --- in particolare  in  alta  italia  e  al sud  ----  che più  interiormente  si prega  . Tra   i vari dialetti o sotto  dialetti   e  isole linguistiche   della  lingua sarda ( un altro  sito  oltre il collegamento ipertestuale  precedente  è  questa pagina  dell'enciclopedia  online  wikipedia  sulla  linguas sarda   )  è stato scelto  uno dei  dialetti  più  conservativi   della mia  isola  . Essa è   una  canzone bellissima   che mi  ha     fatto trovare   a un'altra mi  domanda  esitenziale  a che serve vivere  se poi dobbiamo morire  ?   canzone  che  voglio   condividere  con voi  tutti\e  cdv  attivi e passivi  , epecore e non  . Essa s'intitola  appunto  Caras  de Luna \ facce  di Luna
 
testo in limba  cioè in sardo 









Tue no' timas , frore 'e rosa


pro su chi hat a benner crasa


tue non bistes in tristura


su 'entu hat a cantare ancora


Su coro meu est in tristura


ca mi mancat s' hermosura


profumada e relughente


No bi penses , frore 'e campu


E no timas tronu e lampu


ca s'irgerru had a finire


si tu torras a fiorire


Na ran' ch 'in chelu no b'ad ' istedda


Nieddu che cabertura niedda


Nachi sa notte no tenetr curpa


Si sa terra girad a sa thurpa


In chelu no' isplendet luna


Nachi est signu de malafortuna


Nachi sa notte no tenet curpa


Si sa vida girad' a sa thurpa


Caras de luna prena


raggios chena pena


Caras de luna noa


Deris giughet a sa coa


Caras de luna prena


Este una coa serena


Caras de lun'hermosa


Su deris tenet crasa


Caras de luna bìa


raggios chen'ingannìa


Caras de lun'in chelu


Crasas lebjos che velu


Cando a bellu froccat su nie


Ammuntande de canu sa die


Da onzi domoi a filu a filu


Pigat su fumu finzas a su chelu


Benit su sole a iscadzare nie


benit su sole a ch'ischidare a mie


benit su su sole pro sa pizzinnìa


benit su sole e battì' s'allegria


Finzas dae tempus antigu


Sas mue infunden' su tigru


has a bie' tottu su mundu


Chi es ballande a ballu tundu


in s'ischina manna 'e su mare


charchi orta cheria navigare


pro iscurtare si mare e luna


Cantana paris a filugnana


Caras de luna prena


raggios chena pena


caras de luna noa


deris giughet sa coa


caras de luna bìa


raggios chen'ingannìa


caras de lun'in chelu


crasas lebjos che velu



lo so che rendedolo \ traducendolo in italiano si snatura tale canzone . ma non traducendola si perderebbeil significato del blog , fato di condivisone e scambio d'idee .eccovi la traduzione




FACCE DI LUNA


non temere , fiore di rosa


per ciò che verra domani


tu non reatare nella tristezza


il vento tornerà a cantare ancora


Il cuore mio è triste


perchè a me manca la belezza


profumata e splendente


el vero che tu hai nei pensieri


non pensarci fiore di campo


e non temere il tuono e il lampo


perchè l'inverno dovrà finire


se tu ntornerai a fiorire


Dicono che in cielo non c'è una stella


nero come un tetto nero


si dice che la notte non abbia colpa se la terra gira alla cieca


in ciuelo non splende la luna


si dice che sia un segno di malafortuna


si dice che la notte non abbia colpa


se la vita girta ala cieca


facce di luna piena


raggi senza pena


facce di luna nuova


ieri porta la coda


facce di luna piena


è una coda serena


facce di luna bella


il ieri ah un domani


facce di luna viva


raggi che non ingannano


facce di luna in cielo


domani leggeri come un velo


quando il piano fiocca la neve


coprendo di bianco il giorno


da ogni casa filo a filo


il fumo sale fino in cielo


viene il sole a sciogliere la neve


viene il sole a svegliarmi


viene il sole per i bambini


viene il sole e porta l'allegria


fin dai tempi antichi


le nuvle innaffiano il grano


vedrai tutto il mondo


ballare il balo tondo


sulla schiena grande del amre


qualche volta vorrei navigare


per ascoltare se il mare e la luna


cantano insieme a filugnana


facce di luna piena


raggi senza pena


facce di luna nuova


ieri porta la coda


facce di luna viva


raggi che non ingannano


facce di luna in cielo domani leggeri come un velo


11.8.06

Senza titolo 1398

Il 26 agosto ad Assisi per la pace in Medio Oriente


Aderisci subito! - Non mancare!

 

Cari amici, vi invitiamo ad aderire e a partecipare alla manifestazione per la pace in Medio Oriente che si terrà sabato 26 agosto ad Assisi (vedi appello di seguito).

La guerra non va in vacanza e diventa ogni giorno più crudele.

In Libano, in Galilea come a Gaza, in Iraq e in Afghanistan.

Queste guerre sono una tragedia per tutti. Anche per noi.

Non mettiamo la testa sotto la sabbia.

Non arrendiamoci all´idea di un conflitto e di un odio senza fine.

Incontriamoci ad Assisi per gridare ancora più forte la nostra denuncia e il nostro progetto di pace.

 

La pace è possibile ma ci dobbiamo impegnare tutti.

Vi chiediamo di fare ogni sforzo per partecipare e per diffondere l´invito.

 

In attesa di risentirci per organizzare insieme la manifestazione vi inviamo i più cordiali saluti.

Flavio Lotti e Grazia Bellini
Coordinatori Nazionali
Tavola della Pace

Perugia, 10 agosto 2006

 

Per adesioni e informazioni rivolgersi a:
Tavola della Pace, via della viola 1 (06100) Perugia Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337 -


.......................................

In nome dei diritti umani e della legalità internazionale gridiamo insieme:
"Fermatevi! Fermiamola!"


Il 26 agosto incontriamoci ad Assisi per la pace in Medio Oriente
-------------------------------
Non possiamo tollerare che si ripeta la vergogna dei Balcani e del Ruanda
Appello a tutte le donne e uomini di buona volontà
Nulla può giustificare la strage degli innocenti

 

"La guerra continua. Ora dopo ora. Giorno dopo giorno. Spaventosa. Crudele. Orribile. Impossibile il conto dei morti e dei feriti.

Indicibili le sofferenze delle popolazioni fino ad ora scampate alle stragi. Inestimabili le devastazioni. Noi giornalisti, testimoni della guerra che sta devastando il Libano e il Medio Oriente, sentiamo il dovere di rilanciare il disperato appello dei bambini, delle donne, degli uomini, dei feriti, degli sfollati, degli ammalati di questa terra insanguinata: ma dov´è il mondo?

Fate qualcosa per fermare questa follia senza misura.

Chiedete l´immediato cessate il fuoco a tutte le forze in campo.

Non restate in silenzio. Fatelo subito. Fatelo ora."

 

Gianluca Ales, inviato Sky TG24, Giuseppe Bonavolontà, inviato Rai TG3, Stefano Chiarini, inviato Il Manifesto, Luca Del Re, corrispondente Tg La7, Michele Giorgio, inviato Il Manifesto, Marc Innaro, corrispondente Rai, Daniele Mastrogiacomo, inviato La Repubblica, Andrea Nicastro, inviato Corriere della Sera, Ferdinando Pellegrini, inviato GR Rai, Ennio Remondino, corrispondente Rai, Claudio Rubino, telecineoperatore Rai TG3, Barbara Schiavulli, Avvenire, Neliana Tersigni, corrispondente Rai , Giuseppe Zaccaria, inviato La Stampa, Eric Salerno, corrispondente Il Messaggero, Umberto De Giovannangeli, L´Unità, Roberto Natale, Segretario Nazionale Sindacato dei Giornalisti della Rai (Usigrai). 5 agosto 2006


......................

"Di fronte all'amara constatazione che finora sono rimaste inascoltate le voci che chiedevano un immediato cessate-il-fuoco in quella martoriata regione, sento l'urgenza di rinnovare il mio pressante appello in tal senso, chiedendo a tutti di offrire il loro fattivo contributo alla costruzione di una pace giusta e duratura."
Papa Benedetto XVI
, 6 agosto 2006

 * * *

La guerra è solo una inutile strage di bambini e civili innocenti.

In nome dei diritti umani e della legalità internazionale gridiamo insieme:
"Fermatevi! Fermiamola!"

 

Sabato 26 agosto 2006 ore 10.00
Incontriamoci ad Assisi
"Gridiamo ancora più forte la nostra denuncia e il nostro progetto di pace"


In Medio Oriente si sta ripetendo la vergogna dei Balcani e del Ruanda. Denunciamo il cinico e illegale comportamento di quei governi che paralizzano l´Onu e l´Unione Europea.

 

Questa guerra è una tragedia per tutti. Anche per noi. Non mettiamo la testa sotto la sabbia.

 

Non arrendiamoci all'idea di un conflitto e di un odio senza fine. La pace è possibile.

E' venuto il tempo di un impegno forte, autorevole e coraggioso dell'Italia e della comunità internazionale per mettere definitivamente fine alle guerre del Medio Oriente.

 

A ognuno di fare qualcosa per fermare le stragi, per soccorrere le vittime, per liberare il popolo libanese, palestinese, israeliano, iracheno, afgano, dalla morsa della guerra, del terrorismo e della violenza, per fermare i produttori e trafficanti di armi, per far prevalere la forza della legge sulla legge della forza, perché torni a germogliare la speranza.


"Non ci sarà pace nel mondofinchè non regnerà in quelle terre piena pace. E tutti gli sforzi di pace in quelle terre avranno una ripercussione straordinaria sul pianeta intero."
Carlo Maria Martini

 

Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani, Tavola della pace, Articolo 21, Francescani del Sacro Convento di Assisi, Acli, Agesci, Arci, Cgil, Cisl, Cipsi, Beati i Costruttori di pace, Volontari nel Mondo Focsiv, Legambiente, Associazione per la pace, Banca Etica, Ics, Emmaus Italia, Manitese, Pax Christi, Centro per la pace Forlì/Cesena, Peacelink, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Fondazione italiana per il volontariato, Forum Trentino per la pace, Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, Movimento Federalista Europeo, Libera Associazione Nomi e Numeri contro le Mafie, Campagna Sbilanciamoci!, Campagna Chiama L´Africa, Associazione delle Ong italiane, Cipax, Action Aid, Associazione Papa Giovanni XXIII, DPI Italia, Rete Radié Resch, Smile Mission onlus, Progetto Rwanda onlus, Tavola della Pace e della Cooperazione di Pontedera (Prime adesioni)

Perugia, 10 agosto 2006

 

Per adesioni e informazioni:

Tavola della Pace, via della viola 1 (06100) Perugia Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337 - e mail: segreteria@perlapace.it - www.tavoladellapace.it

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7.8.06

Senza titolo 1397

Cagliari, 11:53


G.B.: TROVATO IL SARDO EREDE DI UNA FORTUNA, NON LA VUOLE


"Mia madre mi ha sempre dato problemi quand'era viva e ora me ne sta dando da morta. Non voglio diventare ricco. Voglio restare povero. Quei soldi non li voglio". Rintracciato dal giornale britannico 'Mail on Sunday', Angelo Giuseppe Piroddi, ex cameriere di 45 anni partito da Barisardo, in Sardegna, oltre vent'anni fa per cercare lavoro in Gran Bretagna, rifiuta un'eredita stimata intorno ai 2,5 milioni di euro in immobili e contanti, che la madre, morta di cancro a 66 anni nel 1998, gli ha lasciato. Alla fine di luglio l'avvocato Giuseppe Piroddi aveva fatto sapere alla stampa locale che da anni cercava di rintracciare il figlio di Anselma Chiai, sua cliente, dalla quale aveva ricevuto l'incarico di consegnare l'eredita' al figlio. La donna ha cinque sorelle che avrebbero potuto aspirare al lascito, ma nel testamento ha precisato di non volere "nel modo piu' assoluto" che i suoi beni finissero nelle mani di altri che non fosse il figlio. Per rintracciare Angelo Giuseppe Piroddi, l'avvocato aveva anche aperto una e-mail per raccogliere informazioni sull'erede introvabile. Si era anche temuto che fosse morto. Invece e' vivo e risiede da solo a Reading, nel Berkshire, in un umile appartamento e lavora come impiegato alla Thames Water, societa' di gestione delle acque per l'utenza di Londra e della regione della valle del Tamigi. Al cronista che l'ha scovato, Piroddi ha riferito che non gli risulta che qualcuno dall'Italia abbia cercato di mettersi in contatto con lui per informarlo dell'eredita', il cui valore, peraltro, sembra essere decisamente inferiore a quanto dichiarato in un primo momento. "Ho sempre avuto un passaporto italiano", ha raccontato l'emigrato sardo, "che ho dovuto rinnovare e il Consolato non ha mai saputo niente di questa storia". La madre gli avrebbe lasciato tre appartamenti da ristrutturare, alcuni terreni agricoli e un deposito bancario di circa 15.000 euro, per un valore complessivo, secondo stime piu' attendibili, di "appena" cinquecentomila euro. L'eredita', quindi, sarebbe tutt'altro che milionaria. E comunque a Piroddi non interessa. Gia' nel 1992, l'ultima volta che contatto' sua madre in occasione della morte del padre, Angelo Giuseppe le scrisse: "Non tentare di rintracciarmi". Ora dichiara: "Non voglio quel denaro. Lo daro' a qualcun altro. Non mi piacciono le persone che mi hanno lasciato l'eredita', percio' perche' dovrei volere i loro soldi?".

6.8.06

Senza titolo 1396

Oggi voglio raccontarvi due storie   che hanno a che fare  con l'handicap  e  che dimostrano  come  esso può essere un risorsa   ma  anche    come  la nostra società ovvero noi stessi  ( in linea di massima  )  li  emarginiamo o li  rendiamo la vita impossibile con le barriere archittetoniche   o lavori nelle  infrastrutture mal  fatti   o incompelti  .
la prima storia  (   chiedo  scusa se  è  solo parziale  , ma la versione online de  l'iunione sarda   da  cui  è  tratta  è  a pagamento   ed  è  free  solo la prima  pagina e non sono riuscito a trovarlo  da  nesun'altra parte  nella  rete  . Infatti  tale  evento , secondo me  di notevole interesse  viene  considertato margiale  dai media  ovvvero  e  una di quelle  news  che vengono consideratre   non  notizie   a confronto di altre  che  dovrebebro  essere regalate   fra  le non  news  talmente   sono frivole  e inutili  come  l'operazione per cancro di  Fabio briatore  o il nuovo amore  di bobo vieri  ,ecc  )  e  una ragazza con un grave handicap  fisico  agli occhi  dovuto adf  una infenzione ocularte  mal  curata  nell'infanzia  che  vede solo le  ombre    e che  ha preso il massimo dei  voti alla maturità di quest'anno . La seconda  storia  invece ne  hanno parlato tutti i giornali , forse  per  il " potere  mediatico  "  che ha  religione  .

Ecco le  news  :


1)  

Sanluri. Luisa Fenu, cieca dall’età di 6 anni, ha ottenuto cento all’esame di  maturità


La maturità della ragazza che vede solo le ombre










Dall’età di sei anni vede solo le ombre. E qualche sfumatura di colore. Ma con una fortissima volontà ha superato il grave handicap. Nei giorni scorsi, Luisa Fenu, 20 anni, originaria di Turri, ha sostenuto l’esame di maturità al Liceo linguistico di Sanluri, ottenendo il massimo dei voti: cento
Andava a scuola da sola  in pullman, dopo aver seguito un corso di orientamento. Ora andrà a Forlì per studiare Scienze diplomatiche. «Vado avanti per lamia strada. A tutti dico: ho un problema. Cerco di conviverci ».


dall'unione sarda del 14\7\2006



P.s   comunque   cercherò di farmi scannerizzare   da  amici   che usano windos   visto  che io  uso linux    e  riportero l'articolo integrale  in uno degli aggiornamenti


......................


 2)


<B>Cristina, ragazza down, si fa suora<br>"Non volevo essere felice da sola" </B>A 33 anni è entrata nell'Ordo Virginium. Lavora e fa teatro La madre: "Ora pensa d'andare in Kenya, ci riuscirà" Cristina, ragazza down, si fa suora


"Non volevo essere felice da sola"


di ENRICO BONERANDI

 

ROMA - Il suo sogno è di lavorare in Africa come missionaria, mettendo a frutto gli studi da crocerossina. Un altro sogno, che si realizzerà presto, a fine agosto, è di portare il suo gruppo al meeting europeo di Playback Theatre - una tecnica teatrale interattiva basata sull'improvvisazione - a Longiano, vicino a Rimini. Cristina Acquistapace ha 33 anni ed è una suora. Una suora con la sindrome di down.
Nel viso e nei movimenti i segni del suo stato sono palesi. Ma altrettante forte è la sua voglia di vivere senza disperazioni, anzi, con entusiasmo. Non è che la Chiesa apra le braccia facilmente a persone che presentino problemi come i suoi: prima si vuole essere ben certi dell'autenticità delle vocazioni. Passano anni, prove, verifiche, anche severe. Da parte sua, Cristina ha cercato a lungo l'ordine più adatto. "Non voglio entrare in una comunità dove mi trattino come una poveretta", ha confidato alla madre. Ha preso informazioni, ha conosciuto altre suore, ha fatto colloqui, un po' come quando si cerca un lavoro o si sceglie una facoltà. La scorsa primavera, la consacrazione nell'Ordo Virginum - un ordine laico che non richiede la dimora in monastero - con una cerimonia affollatissima nella chiesa del Sacro Cuore di Sondrio, alla presenza del vescovo di Como, Alessandro Maggiolini. Cancellate le perplessità sia in famiglia che in Curia. "La sindrome di down per me non è stata né una maledizione né una benedizione - spiega Cristina - ma il modo per capire che sono portata per delle cose e non per altre. E sono pronta ad affrontare gli impegni che ho assunto".                                                                                     
La sua è una storia straordinaria (raccontata ieri dall'agenzia "Redattore Sociale"). I medici non lasciano speranze su miglioramenti fisici significativi. Il più grosso handicap è la vista. Ma per fortuna le capacità psichiche sono buone, grande la voglia di comunicare con gli altri, rocciosa la volontà. Elementari e medie "normali", poi una scuola differenziale dove tra le altre cose impara il lavoro di sarta. Ma la vista non la sorregge, peggiora. A 19 anni Cristina fa qualche lavoretto, ma sogna di viaggiare, di conoscere gente e posti nuovi. Così convince la madre a lasciarla andare in Africa, dove una zia suora è missionaria. Ed è in Kenya, mentre dà una mano nell'ospedale gestito dalle religiose, che matura la sua vocazione: "Non voglio essere felice da sola".
A casa - dove, tra l'altro, a parte la zia suora, non è che siano praticanti - pensano a un capriccio destinato a passare. Pure la zia non è d'accordo. Ma Cristina tiene duro. Ogni anno, per un mese, torna in Kenya e mostra che, nonostante i suoi limiti, può essere d'aiuto. Quello che tutti, anche i più diffidenti, finiscono per apprezzare in lei è l'equilibrio e la fiducia che riesce a infondere in chi soffre. Racconta Marilena, la madre: "Mia sorella suora ha chiamato e ci ha detto: "non possiamo far finta di niente. Cristina ha una vocazione sincera. Abbiamo il diritto di dirle di no, solo a causa di quel cromosoma in più che si porta dentro?"".
Sono dovuti passare altri cinque anni, ma alla fine la tenacia di Cristina è stata premiata. Continua ad abitare in famiglia, ha un lavoro part-time in una scuola materna e una serie incredibile di attività, tra cui appunto il teatro. Oltre, ovviamente, agli esercizi spirituali con le consorelle. Recentemente ha accompagnato un gruppo di malati a Lourdes e ha visitato la Terra Santa. Un ciclone. Con le persone affette dalla sua sindrome lavora solo se non vivono in un ghetto separato dal mondo. Nei suoi pensieri, però, c'è sempre l'Africa. "È felice e realizzata, la persona più equilibrata della famiglia", dice ridendo la madre. Il Kenya? "Prima o poi la prenderanno. Quando si mette in testa un progetto, non la ferma nessuno".

( repubblica  online  dl 3 agosto 2006)






con questo  è tutto

Senza titolo 1395

EMERGENZA LIBANO


Appello internazionale Per un immediato e incondizionato “Cessate il fuoco”


PER FIRMARE LA PETIZIONE CLICCA QUI


Oggi, 30 luglio, un altro massacro è stato perpetrato in Libano: più di sessanta civili, fra loro 37 bambini, sono stati uccisi dalle bombe di Israele mentre stavano dormendo nei loro rifugi nel villaggio di Qana. Sono morti non molto lontano dalla tomba collettiva che contiene i corpi di 106 civili che sono stati bruciati da un precedente attacco israeliano nell’aprile del 1996, dentro un riparo fornito da un battaglione dell’ONU.

Reagendo a queste terribili notizie, 'unica decisione sensata che deve essere presa immediatamente è quella di un cessate il fuoco.

Un cessate il fuoco permetterebbe al soccorso umanitario di raggiungere le vittime innocenti, di dare sepoltura ai cadaveri invece di lasciarli mangiare dai cani, e di negoziare e finalmente risolvere tutti i problemi di fondo. Più vittime possono produrre soltanto più odio.

Negli ultimi giorni, al Libano è stato promesso dall'UE, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti aiuto nella ricostruzione delle infrastrutture e come sussidio umanitario per aiutare gli ottocento mila profughi interni, insieme a "corridoi umanitari", ma bruscamente si sono fermati di fronte alla richiesta di un cessate il fuoco, cosa che ha incoraggiato Israele a continuare con la sua "missione" di fare rispettare unilateralmente la risoluzione che chiede il disarmo di Hezbollah. Con la stessa logica, Hezbollah ha potuto argomentare che ha la missione di fare rispettare le molte risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU che richiedono a Israele di ritirarsi dai territori palestinesi occupati ed applicare il diritto al ritorno dei rifugiati palestinese.

Il 27 luglio, il Ministro israeliano della giustizia Haim Ramon ha detto che Israele aveva dato ampio tempo ai civili perché lasciassero il Libano del sud. "Tutti quelli ora nel Libano del sud sono terroristi che sono collegati in qualche modo a Hezbollah", ha detto, secondo la BBC. La stessa strategia è adesso utilizzata nella Striscia di Gaza dove si chiede ai campi profughi e alle aree vicine di lasciare le proprie abitazioni. Questo rappresenta una punizione collettiva inflitta a intere popolazioni.

L’escalation di violenza in Libano non può essere risolta unilateralmente sulla base di un’auto-proclamata giustizia da alcun parte. La pace è negoziata fra nemici, non con amici. Ed il primo passo di qualunque trattativa è un cessate il fuoco. Oppure si pensa che ogni bambino debba morire per evitare che diventi un " terrorista"?

Un anno fa, il Primo Ministro britannico ha sostenuto la causa di includere nel mandato dell’ONU la "responsabilità di proteggere le popolazioni da genocidi, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l’umanità". Finora ONU, Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito sono venuti meno alla loro responsabilità di proteggere i bambini libanesi e palestinesi. E persino a quella di condannare chiaramente questi atti criminali.

La società civile internazionale ed i movimenti sociali stanno alzando la loro voce e si stanno mobilitando nel mondo intero per esprimere non soltanto la loro indefettibile solidarietà con la popolazione libanese, ma anche per costruire una enorme barriera internazionale contro la guerra globale di ricolonizzazione del mondo.
Noi richiediamo:
- un cessate il fuoco immediato ed incondizionato, nel Libano così come nei territori occupati palestinesi!
- lo stabilimento di una piena sovranità nel Libano ed i diritti nazionali per la gente palestinese!
- nessuna forza NATO sul territorio libanese!

Sosteniamo la convocazione da parte della delegazione internazionale di solidarietà in Libano di una giornata internazionale di protesta e solidarietà il 12 agosto.

PER FIRMARE LA PETIZIONE CLICCA QUI

4.8.06

Senza titolo 1394






Le code di paglia della RAI




 


Tutti sono moderatamente felici – alla RAI – per i risultati dell’azienda, ad iniziare dal Ministro Gentiloni: ottimi risultati economici, buona qualità, concorrenza sconfitta. Per migliorare ancora la qualità dell’azienda sarà istituito un secondo indice per misurare la qualità del servizio: oltre al consueto Auditel – che misura lo share di gradimento – ci sarà anche un nuovo indicatore per valutare la qualità dei programmi trasmessi.


Ebbene, il nuovo “indice” sembra già nascere con il pollice verso, perché dopo alcune settimane di guerra – di una guerra della quale non si riesce a comprendere quale sarà la finela RAI non ha trasmesso un solo programma d’approfondimento dedicato all’evento, non una trasmissione.


Oggi è facile affermare che – ad Agosto – tutti sono in vacanza…la gente vuole divertirsi…i giornalisti sono in ferie…


No, non la beviamo. La guerra è iniziata il 12 Luglio: all’inizio di Luglio, gli italiani non sono ancora in vacanza, i giornalisti non sono in vacanza. Soprattutto, non sono in vacanza coloro che si prendono le bombe israeliane in testa.


Se si fosse trattato di un attentato di Al-Qaeda – come avvenne lo scorso anno in Gran Bretagna, proprio a Luglio – sarebbero scesi rapidamente in campo tutti i sapienti Soloni di regime per spiegarci anche l’ultimo capello della vicenda, ovviamente secondo il real pensiero di mamma RAI.


Dove sono – oggi – i Magdi Allam, i Franco di Mare, i Bruno Vespa, gli Igor Man, e poi i Caracciolo, i Mimum, i Mannoni, i generali, gli ammiragli…


Sono tutti in Costa Smeralda ed hanno spento il telefonino?


No, perché vorremmo informarli che in Libano si sta combattendo una guerra vera, di quelle che non si vedevano – per l’asprezza degli scontri, per l’incertezza dei risultati – da decenni, una guerra dove le nazioni dell’area potrebbero scivolare rapidamente in un conflitto generalizzato, con l’uso di missili con testate nucleari, chimiche e batteriologiche. Non lo dicono quattro scalzacani sul Web, lo afferma ufficialmente e con gran timore il Ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema.


Forse – visto che non si poteva sparare a zero sull’islamico di turno – mamma RAI non se l’è sentita d’affrontare un argomento dal quale i sostenitori delle guerre di Bush e di Israele sarebbero potuti uscire con le ossa rotte? Sappiamo d’essere una colonia USA nel Mediterraneo, ma non sapevamo ancora d’essere anche agli ordini di Tel Aviv.




 

Con i miei più cordiali saluti

Carlo Bertani bertani137@libero.it www.carlobertani.it

Senza titolo 1393


in  questo ultimo mese  estivo  oltre al tragico 26° anniversario   dellan della strage  alla  stazione  di bologna ( vedere  foto  qui al lato  una delle foto che troverete sul collegamento ipertestuale     e  qui per chi  vuole ricordare  o non  conosce  tale  evento )    da poco celebrato  ,  si celebra  anche  il ventennale di Dylan  Dog  il  fumetto più longevo della Sergio  Bonelli editrice   dopo i suoi  classici  come  Tex,Zagor e  anche Mister No .
Esso  è stato  ( e lo  è tutt'ora  ) il mio bagaglio   di viaggio  . E grazie a lui  che  ho  imparato (  anche se non sempre riesco a metterla  in pratica   )  a rispettare la sensibilità degli altri  ,  a non giudicare per il loro passato e le  loro scelte  , ad inizare  (  è ancora in corso ) il percorso  dell'anti razzismo e  dela non violenza  .
Dall'anterprima   del sito  non ufficiale  Ubcfumetti   (  qui l'articolo  sconsigliabile  a  chi  odia le anticipazioni  ) desumo che da  qui  a ottobre    ne  vedremo dele  belle   . Infatti anche il quotidiano l'unita
pubblichera  da  sabato  a puntate La storia di Dylan Dog  Zed ( la  prima  storia   che me lo ha  fatto scoprire  )  L´ha scritta e sceneggiata Tiziano Sclavi e l´ha disegnata Bruno Brindisi, una delle migliori matite italiane, dal tratto elegante ed accurato. È stata pubblicata per la prima volta nell´albo n. 84 della serie mensile, uscito nel settembre del 1993. Come tutte le storie dell´«indagatore dell´incubo» è il trionfo della citazione. Ve ne svelo due: una riguarda il personaggio di Scout le cui sembianze sono quelle dell´attore francese Christopher Lambert; l´altra le creature dei Morloch e gli Eloi che abitano la magica terra di Zed, «copiate» dal romanzo La macchina del tempo di H.G.Wells, in particolare nella versione cinematografica di George Pal dal titolo L´uomo che visse nel futuro (1960). Ce ne sono altre e scoprirle è un gioco che lascio  a  vopi miei  cdv  ,
Dylan stesso è una citazione: ha la faccia e il corpo agile dell´attore inglese Rupert Everett, come pure una citazione è il suo fido aiutante Groucho Marx, identico nel nome e nell´aspetto al celebre comico e, come lui, inesauribile fonte di battute e freddure. Citazione è la via dove abita Dylan Dog, Craven Road, omaggio al regista horror Wes Craven. Per questo «citazionismo» Dylan Dog è stato definito il primo fumetto postmoderno: per questo suo pescare ( anche se  adesso   sta perdendendo  un po' di smalto  ) nei generi letterari e cinematografici ma anche nella musica, nella tv, nei cartoon e ovviamente nel fumetto, costruendo un linguaggio di linguaggi, una narrazione di narrazioni. Tiziano  Sclavi, il suo inventore, dice, citando (e come sennò) Totò, che «tutti sono capaci di fare, è copiare che è difficile!». E ha ragione, perchè nelle storie di Dylan Dog scritte da lui (e dai molti suoi allievi, a cominciare dal bravissimo Mauro Marcheselli,e  paola Barbato  che hanno ben imparato la lezione) non c´è nulla di scontato ( o quasi )  e il «già visto» ( più che il «già detto», perché il fumetto è linguaggio essenzialmente visivo ) lo vede chi vuole e sa vedere. Qui c´è una delle chiavi dell´enorme successo di questo fumetto nato nel 1986: nell´essere un testo ricco di sottotesti che possono essere letti e goduti da età, culture e sensibilità diverse.
Ma c´è altro. C´è una capacità narrativa e di sceneggiatura che ha pochi eguali, anche se non tutte le 239 storie uscite fino ad oggi, come succede alle ciambelle, sono riuscite col buco. C´è ritmo e montaggio come nel miglior cinema, spesso con finali che non chiudono ma aprono al dubbio e alla «scrittura» dello spettatore che, se vuole, può mettere lui la parola fine. C´è o ci potete trovare simboli, allusioni, metafore e, se proprio volete - com´è sacrosanto - soltanto divertirvi, potete abbandonarvi al «piacere della lettura».
E poi ci sono i «segni». I disegni, insomma, ormai diventate «icone», come Dylan e la sua mise: jeans, camicia rossa, giacca nera e scarpe Clarks. Su Dylan Dog sono nati, si sono esercitati e sono cresciuti grandi talenti. Claudio Villa che ha definito i tratti grafici e fisici del personaggio e che è stato l´autore delle copertine fino al n.41; Angelo Stano che ha raccolto l´eredità delle copertine e che, aveva disegnato il primo numero L´alba dei morti viventi, con quel suo stile inconfondibile che cita Egon Schiele; e poi Giampiero Casertano, Corrado Roi, Bruno Brindisi, Giovanni Freghieri, il duo Montanari&Grassani, Luigi Piccatto e tanti altri  ed  è  questo  che  continuo a comprarlo  anche  se  mi sta piacendo sempre meno  per : 1)  monotonia  ; 2)  modello centralizzato   imposto dalla casa editrice  ,  ne sono un esempio certe storie   che  sembrano più adatte a Martn Mystere  . 3)  paura di  rinnovare il personaggio  , come es  , perchè  non farlo rientrare  a
ScotIand  e dargli un  ufficio   che   si occupi dei  casi  Xfile  (  proprio come  l'omonima serie  tv  )  ,  o magari fare  delel storei  del passato in cui  Dylanm era  ancora  un poliziotto   e  gli si presentano  casi   Xfile  . Se  continuano a comprarlo è perchè : 1)  e proprio come  me  alla continua ricerca  di un centro di gravità permanente  ; 2)  per sapere   se   si risolvono i misteri che ancora lo caraterizzano  , l'origine del suo flauto  ,  il perchè  suona ( anche se  ora sempre di meno )  il trillo del diavolo di  Giuseppe Tartini ( qui   una guida  all'ascolto  di tale  autore  ) . Inoltre  ciò che cartatterizza Dylan Dog  sono  anche gli oggetti, le pose, le situazioni, le frasi ricorrenti, i «tormentoni» insomma. Dylan che suona il clarinetto e costruisce un veliero che non riesce mai a finire; il campanello della sua casa che non suona ma lancia un uaarghh!, urlo terrorizzante che sveglia il vicinato; il maggiolino di Dylan, una scassata Volkswagen con la targa Dyd 666 (il numero del demonio); la paga giornaliera da investigatore (50 sterline più le spese); l´imprecazione preferita da Dylan (Giuda ballerino!); e le infinite battute di Groucho.
Dylan Dog ha a che fare con la violenza umana e disumana, ma non è un violento, non porta la pistola e, se proprio è costretto ad usarla, la chiede al fido Groucho che sta sempre lì pronto a lanciargliela. Non ama l´alcol. In compenso ama molte donne e ad ogni storia ci finisce a letto; qualche volta si è innamorato per davvero. Risolve tutti i casi ma non ha ancora risolto, come molti di noi, il rapporto con il padre e la madre. Che si affacciano ogni tanto nelle sue avventure sotto le forme diaboliche e fatate di Xabaras e Morgana. Nel numero 100 e nel 200 ci ha rivelato qualche cosa di quei rapporti (anche di quello con l´amico e rivale ispettore Bloch). Chissà se nel numero 300 ci farà capire chi è veramente Dylan Dog ?  Io Spero di Si 
Voglio concludere  il post  con un'intervista  che trovate
in versione cartacea   ( o online   fra  gli articoli scelti se  siete registrati )  sull'edizione  dell'unita di oggi 4\8\2006  fatta  Tiziano  Scalvi  :

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Sclavi: «Io e Dylan anarchici a fumetti >>   di  Renato Pallavicini


Lo celebriamo un po´ in anticipo, con quest´intervista a Sclavi e con la pubblicazione su l´Unità (a partire da domani e fino al 29 agosto) di Zed, una delle sue storie.
Vent´anni di Dylan, vent´anni a fumetti ma, anche vent´anni di vita. Che cosa è cambiato, da allora, nel personaggio e nel suo autore?
«Io sono di vent´anni più vecchio di lui, purtroppo. I personaggi dei fumetti, nella maggioranza dei casi, hanno sempre la stessa età (nel caso di Dylan circa 33 anni, cioè quanti ne avevo io quando l´ho inventato), e per loro cambia ben poco. Per me è cambiato tutto, sono successe mille cose. Ma non voglio annoiarvi con la mia storia: quelle di Dylan sono, spero, molto più divertenti».
Come, dove e quando nacquero idea e personaggio?

«Dylan è nato in modo molto semplice. La Bonelli veniva da una serie di tentativi purtroppo falliti in altri campi dell´editoria (per esempio la rivista Pilot, che io avevo diretto), e si è deciso di tornare a concentrarci sui nostri classici albi, da Tex a Zagor> a Mister No, creandone possibilmente qualcuno nuovo. Io, seguendo una mia passione di sempre, ho proposto il tema dell´horror, subito accettato dall´editore, altro fanatico del genere. Il personaggio poi è nato a tavolino, con molte discussioni tra Sergio Bonelli stesso, il direttore Decio Canzio e me. In realtà non mi interessava molto chi fosse, se avesse una spalla comica o meno, se agisse a New York o a Londra. La mia aspirazione, indubbiamente ambiziosa, era di creare un linguaggio nuovo, e di infrangere la vecchia barriera tra "fumetto d´autore" e "fumetto popolare". Il pubblico e la critica (Giorello, Faeti, Eco...) hanno detto che ci sono riuscito».
Dopo un avvio in sordina, Dylan Dog è esploso come fenomeno editoriale e di costume, portandosi dietro anche qualche polemica assurda (che oggi appare ancora più assurda). Come autore le ha mai pesato questa popolarità e, in un certo senso, questa responsabilità?

«Prima di tutto Dylan Dog non è mai, dico mai, stato oggetto di nessuna polemica. Ben più di una polemica hanno suscitato invece i suoi imitatori, che nascevano come funghi: hanno provocato addirittura un´interrogazione parlamentare in puro stile maccartista contro i fumetti horror, e la cosa che più mi è dispiaciuta è che a firmarla ci fossero anche uomini di sinistra. Un solo commento: vergogna. Quanto alla responsabilità, l´ho sentita moltissimo. Più le vendite aumentavano, raggiungendo quote vertiginose, più avevo paura. Paura di sbagliare, di non essere all´altezza, di esagerare con lo splatter e le scene violente suscitando anch´io l´ira ottusa da caccia alle streghe. È stato un periodo bellissimo, certo, ma anche molto angosciante».
Si è mai stancato di Dylan Dog?
«No, e non ho mai capito, per esempio, perché Conan Doyle sia arrivato a odiare così tanto il suo Sherlock Holmes da volere ucciderlo in una storia. Dylan mi è simpatico, abbiamo molte cose in comune (non le fidanzate, purtroppo) e il nostro modo anarchico di vedere il mondo è molto simile».
Dylan Dog si è sempre confrontato con temi civili e in più di un´occasione ha manifestato il suo impegno. Pensa che il fumetto, in generale, debba assolvere anche a questo compito?
«Il fumetto deve soprattutto divertire, la sua funzione è questa. Se poi, mantenendo il divertimento, si riesce a infilarci qualcosina in più, tanto di guadagnato. E il pubblico ha mostrato di gradire. Anzi, a poco a poco, l´elemento sociale (non diciamo politico) è diventato uno dei principali motivi di successo».
Nel numero 100, per la prima volta, in conclusione alla storia, al posto del tradizionale «fine dell´episodio», c´era solo la parola «Fine». Ma poi è venuto il numero 101, 102, 103 e... siamo arrivati al numero 240, in edicola in questi giorni. Pensa che un giorno vorrà definitivamente chiudere con Dylan?
«No. O almeno non io. Mi spiego: come dicevo prima, un eroe di carta ha sempre la stessa età, mentre l´autore invecchia e, anche se nel mio caso lo ritengo improbabile, muore. E molto spesso l´eroe sopravvive al suo creatore. Ecco, mi piacerebbe che andasse così. Avrei lasciato un piccolo, piccolissimo segno nel mondo».
C´è un´idea, un nuovo personaggio che tiene nel cassetto?
«Alcune idee ci sono, sì, ma ripeto che sono vecchio, e la fatica di mettersi a scrivere, dopo più di trentacinque anni di questo lavoro, è spesso insormontabile. Ho usato "spesso" come parola di speranza: spesso, non sempre...».
Che cosa le va di dire ai lettori de «l'Unità?» che da domani si troveranno Dylan Dog sul loro giornale?
«Oddìo, mi sento come il condannato che deve dire una frase storica prima di mettere la testa sotto la ghigliottina! E allora citerò un episodio scritto dal mio amico Fruttero e dal povero Lucentini: c´era appunto un condannato che avrebbe voluto dire qualcosa di importante prima di andarsene, ma era un operaio, un uomo semplice, incolto. Avrebbe voluto dire probabilmente «Lavorate tutti insieme per un mondo migliore, l´utopia, se si vuole veramente, si può realizzare». Ma le parole non gli uscivano, e l´unica cosa che gli venne in testa fu: «Sarti, fate bene le asole per i vostri bottoni». Mi sembra una cosa commovente e bellissima».

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 con questo  è tutto  all'uscita  del numero in edicola



 

1.8.06

Italiano a Londra, è ricco e non lo sa


Una  storia  che solo  ora ,  ma  qui  sui giornali locali se ne parla da seettimane , orarriva  sui  media  nazionali  . Essa  è la storia  di  Angelo Giuseppe Piroddi il quale  è  milionario ma non lo sa. Anzi, potrebbe non saperlo mai e continuare a vivere la sua vita che forse lo soddisfa pure ma è pur sempre la vita di uno che tanti anni fa se n'è andato in Inghilterra a cercar fortuna e l'ha trovata indossando la giacca bianca da cameriere in un ristorante italiano a Londra. Ebbene, se qualcuno lo conosce, Angelo Giuseppe Piroddi, gli dica - ma prima lo faccia sedere - che ha ereditato 2 milioni e mezzo di euro. Ma glielo dica in fretta, perché se non si fa vivo presto per ritirarla, rischia di perdere tutto. E' singolare la storia di Angelo Giuseppe Piroddi, 46 anni, partito nel 1985 da Barisardo, in provincia di Nuoro, pare dopo un litigio con la zie materne, con le quali viveva. Ma è anche la storia di sua madre, Anselma Chiai, che non si rassegna alla scomparsa del figlio, e in punto di morte lo nomina erede unico di una fortuna costruita negli anni di vita in Francia, dove la famiglia era andata a cercare lavoro.


 fonte   repubblica

Senza titolo 1392

Proprio mentre  mi accingo a scrivere il post  d'oggi la radio trasmette questa vecchia canzone  , seconda me  azzeccata e  adatta come colonna sonora  per  il post  essa  s'intitola  :




PREGHEREI - Scialpi e Scarlet


Pregherei
pregherei se mi sentisse lui
chiederei
chiederei che ne sara' di noi
gli direi
gli direi riprendi cio' che vuoi
dammi lei
dammi lui e' tutto quel che ho
prendi il mio cibo e mangero' le nuvole
la mia chitarra prendi e il vento suonero'
e la mia moto i piedi sanno correre
prendi il mio nome lei mi chiama amore ormai
portati via tutti i gioielli miei
con i capelli miei io mi rivestiro'
vivro' dio quei sogni che lui mi dara'
riprendi tutto ma l'amore no
oh, dammi lei
oh, dammi lui
oh, adesso e sempre
adesso e sempre di piu'
spegni tutte le stelle
ma questo amore che brilla piu' del sole
non toccare
tu lascialo com'e'
pregherei
pregherei se mi sentisse lui
chiederei
chiederei che ne sara' di noi
gli direi
gli direi riprendi cio' che vuoi
dammi lei
dammi lui e' tutto quel che ho
dammi il dolore io lo cambio in estasi
dammi la febbre da sentire i brividi
e chi mi odia io l'amero'
io con l'amore sopravvivero'
oh, dammi lei
oh, dammi lui
oh, adesso e sempre
adesso e sempre di piu'
puoi riprenderti il mondo
ma lasciaci l'amore che fa soffrire
non toccare
tu lasciaci cosi'
io e lei
io e lui
pregherei
pregherei se mi sentisse lui ...

 In questi giorni davanti all'ennessima  strage  israeliana  vedere  giornali  e post  precedenti mi è ritornata  quella  che  alcuni miei amici\che  o  compagni di strada  (  se  preferite  )   atei e agnostici   chiamano  sega mentale  . Tale prpoblema  l'avevo risolta , credevo per sempre  ,  chiaccherando  con un amico  prete  nella  wenb comunity  dell'omonimo sito   testedatagliare  ( rilascio qui l'url   per  chi  lo avesse dimenticato o non ha  voglia di ricercarlo nei ponell'archivio  o nei links  )  invece  ...  si ripresenta  ancora  , e quindi  chiedo  il  vostro aiuto  ,   e quakche consiglio  . Il problema  è questo  a che serve  pregare  , se poi  quella  situazione (  in questo caso  le stragi  in libano  e  in palestina  ,  e  il fare da  parte di israele   quello  che   i nazisti  hanno  fatto  a  loro  )   continua  a sussistere  . Quinindoi  chiedo a  voi  tutti\e   atei  , cattolicci  , mussulmani , ebrei  , buddisti    se  avete qualche consiglio in merito  .
Anticipo  l'eventuali risposta   a  chi  m'accuserà di antisemitismo  e  d'essere contro  Israele  e il suo popolo  . Affermando   che  non lo sono  dovuto aver  visto   e letto  sull'olocausto   , ma  sono critico verso di loro governanti   ,  perchè  un popolo  che  fà a gli altri quello  che  hanno fatto   a loro   vuol dire  che non ha  imparato  e  non ha  fatto i conti dal proprio passato ; perchè   ammettendo che  abbia ragione  , non si combatte  il terrorismo  facendo guerra  ad  un altro  stato o  comportandosi  verso  un  popolo i palestinesi   facendoi loro quello che  ha subito in passato  , eoi  lamentadosi  (  anchje se  hanno  rtagione  ) se  reagiscono  con attentati  . inoltre  è lontano da me  , soprattutto  dopo un viaggio in palestine  -isralew   oraganizzato dalla  rivista multireligiosa  confronti   , e un incontro  oraganizato  dall'associazione  Cittadina Nord  -Sud   fra una ragazza Israeliana e  un ragazzo palestinese  , pernsare  che  tutti  gli  israeliani siano cosi  , infatti : < Da israeliano dico: di fronte a questa strage di innocenti, davanti a quelle immagini strazianti di bambini uccisi, non basta esprimere "profondo rammarico": dobbiamo fare di tutto per negoziare una tregua immediata e duratura perché queste armi, le nostre armi, più che sconfiggere Hezbollah, stanno distruggendo un Paese . (Shlomo Ben Ami, ex ministro degli Esteri israeliano ) >>

Senza titolo 1391

Segnalo questo concorso molto stimolante e invito tutte le blogghettare a parteciparvi!!!

eroticgames

31.7.06

Senza titolo 1390

Israele sta massacrando il popolo (sottolineo IL POPOLO) libanese e palestinese con continui attacchi terroristi. Da noi non arrivano che sparute immagini, e la censura per difendere uno "stato amico" è massima. Guardate e diffondete questo sito che riporta in tutta la sua crudezza quello che sta accadendo in Libano per mano del governo israeliano.
http://fromisraeltolebanon.info
E poi non chiediamoci perchè il mondo arabo ci odia...
Se quello che sta facendo Israele lo avesse fatto un qualsiasi altro stato "canaglia" (Siria, Iran, Corea ecc.) i bombardieri americani sarebbero già partiti da un pezzo. Adesso invece sono proprio gli yankee a vendere le armi (tra cui bombe a grappolo, al fosforo e quant'altro vietato dalle convenzioni internazionali) al "civile" Israele. Perchè israele ha il diritto di esistere e di difendersi, il Libano e la Palestina no!
 Questo NON E' GIUSTO!

Lia Pipitone figlia ribelle di un boss uccisa da Cosa nostra non è per lo stato italiano vittima della mafia.

La storia di Lia Pipitone è davvero tragica e complessa. Lia Pipitone fu uccisa nel 1983, e nonostante le circostanze del suo omicidio, lo S...