29.4.07

Senza titolo 1787

Pedofilia alla scuola materna




Qualcuno sa come ci si sente? Qualcuno sa cosa si prova?
“Ti prego, mamma, fammi restare qui con te, a casa. Che fastidio ti do? Non Portarmi a scuola”. “Ma devi andare all’asilo, tutti i bambini ci vanno. Su, forza.”
E poi la scoperta di aver vissuto in un mondo irreale, inesistente. Il risveglio. Cominci a tremare, a soffrire nel silenzio della tua vera vita che si rivela all’improvviso e, comunque, deve continuare. Nulla sarà più uguale.
Le visite, gli accertamenti, le speranze impossibili. E ogni notte, quando cerchi di dormire, ci sono frasi, giochi, parole del tuo bambino, che non hai capito in tempo e che si affacciano, si sovrappongono a una velocità che , quasi, ti fa girare la testa. Il cagnolino, l’olio, l’obbedienza…e ti senti quasi soffocare, perché c’è un grido che ti sale in gola, ma poi si ferma e quasi ti strozza. E’ un grido così disperato che non ha neppure la forza di uscire.




La mamma di un bambino di Rignano Flaminio
Come possiamo far finire questi orrori?


28.4.07

Senza titolo 1786

La scorsa settimana   si  è svolta nel solito locale  , il cotton club  ormai divenuto il caffè letterario cittadino    la presentazione , ed è stata l’ultimo appuntamento del mese in corso ,   del libro  della poliedrica  cdv  M.antonietta Pirigheddu  (www.lunadivetro.it) Le parole assasine .
Tale  evento  combaciava  con la vittoria dello scudetto, dopo quello a tanormale  \ a tavolino, meritato e pulito  (  ? per come è andata  a finire l'inchiesta di calciopoli e visto  che  in alcune telefonate  sui cui non si è  andati affondo si parlava  dell'inter  e delle altre squadre  oltre a quelle coinvolte ho i miei dubbi  e sospetti ) e  dalla, dopo   10-12  anni , se non ricordo male ,  dalla promozione dell'Ustempio ( squadra  cittadina )  dala serie  D  alla C2 . E quindi  eco che oltre le e foto scattate all'autrice  che trovate sotto riporto qui  anche altre foto scattate   ( io sono quello  al centro   con il giubotto bianco )  con degli amici \ conoscenti   prima della presentazione  del libro in questione .
 


L’opera della Pirrigheddu è stata data alle stampe dalla Kimerik, casa editrice impegnata nella ricerca di nuovi talenti e organizzatrice di diversi concorsi letterari .
Proprio in uno di questi Maria Antonietta Pirrigheddu si è segnalata all’attenzione dei responsabili della Kimerik, tanto da vincere con il racconto ( che poi ha dato titolo a tale raccolta  )
“Le parole assasine " .
Un 'opera prima dai tratti accattivanti fatti  di una scrittura snella e semplice, caratteristiche che ben distinguono lo stile della scrittrice gallurese (  già nota  con altri interventi   come  potete  notare dal suo sito riportto  nelle righe precedenti  )  .
IL libro è stato presetato ad un attento pubblico da Franco Fresi ( al centro della foto ) , il decano ma anche sostenitore di molti scrittori tempiesi e dal 
, magari lo avessi avuto   alle superiori , prof  di filosofia e cdv  esterno ,   Giuseppe Pulina  ( a sinistra nella  foto )

 


Tra questi c’è ovviamente anche la Pirrigheddu ( foto a destra )  che con Fresi ha in comune la passione per la novella e l’attenzione per la storia e le tradizioni del territorio.
“Le parole assassine”
Segno che l’autrice si sente ancora impegnata in una ricerca personale che potrebbe modificare stile e direzioni.
D’altronde, come si legge nell’introduzione dell’opera,che  trovate 
qui integralmente   « (...) l’elemento che più di tutti Maria Antonietta Pirrigheddu mette in risalto è la parola: la parola intesa nel suo unicum indivisibile di significato e significante e come tale veicolo di potere . raccoglie anche altri racconti, tutti diversi per trama e svolgimento. (....)  La metafora creata dall'autrice è perfetta ed esprime chiaramente la potenza del messaggio. Messaggio che si articola su due livelli : quello della particolare situazione a cui fa riferimento e quello più generale. In entrambi i casi la metafora calza a pennello e trasporta tutta l'intensità dei sentimenti della protagonista e la potenza della parola stessa in quanto veicolo di significato e quindi di emozioni e sentimenti, spesso negativi. Il suo stile è asciutto e lineare. L'autrice si destreggia bene nel gestire al meglio la metafora creata. Riesce anche a realizzare brevi passaggi che molto si avvicinano alla poesia: "Nel cavo della mente, timidamente accorti, si aprono le tane pasciuti centopiedi". Queste sono le costanti riscontrabili in tutti gli altri racconti.(...) ».
Parole che possono uccidere e scarnificare una quotidianità fatta di finzioni.  Concludo  affrmando che "
Le parole assassine "  è  bello e suggestivo. La metafora creata dall’autrice è perfetta ed esprime chiaramente la potenza del messaggio. Messaggio che si articola su due livelli: quello della particolare situazione alla quale fa riferimento e quello più generale. In entrambi i casi la metafora calza a pennello e trasporta tutta l’intensità dei sentimenti della protagonista e la potenza della parola stessa in quanto veicolo di significato e quindi di emozioni e sentimenti, spesso negativi. Il suo stile è asciutto e lineare. L’autrice si destreggia bene nel gestire al meglio la metafora creata. Riesce anche a realizzare brevi passaggi che molto si avvicinano alla poesia





Senza titolo 1785





Il mondo, questo nostro strano mondo,

fatto di anime che s’ incontrano,

di pensieri che s’intrecciano,

di delusioni che lacerano volti bianchi

di stanche emozioni,

 

irrompe in sguardi di cristallo,

riflettendo immagini

di odio, di violenza, di dolore…

non ha spazio per un tempo di posa

non ne ha…

 

Un brivido lieve come soffio di vita

m’accarezza

ed é parola che dona l’incanto a questo mio

fragile esistere.

 

Una mano che si allontana

è una piccola parte che di me si spegne

e muore….



Senza titolo 1784


Tamara de Lempicka


Ho amato l’amore?


 






Non capisco se ti ho amato


ho amato te


ho amato l’amore?


L’amore è gioia...


desiderio...

passione...

mescolare la tua entità

alla mia.

Quel sottile appagamento

che percorre la carne

e conquista in un lampo.

Sfiorami...

Amami...

prendimi tutta...

in un feroce amplesso.

Io ti bacio

mentre la lingua affonda

in ogni luogo

e un solo getto m’investe tutta.

È questo l’amore che sogno

non certo il tuo





Silvana

27.4.07

Senza titolo 1783

 LA  TUA LIBERTA'  ( FRANCESCO GUCCINI )

Oltre le mura
della città
un orizzonte insegue un orizzonte;
a un’autostrada, un’altra seguirà,
gli spazi sono fatti per andare;
la tua libertà,
se vuoi, la puoi trovare.
E un uomo saggio
regole farà,
una prigione fatta di parole;
i carcerieri
di una società
ti impediranno di cercare il sole;
la tua libertà,
se vuoi, la puoi avere.

Fossi un uccello
alto nel cielo
potrei volare senza aver padroni;
se fossi un fiume
potrei andare
rompendo gli argini nelle mie alluvioni

E boschi e boschi
cerco attorno a me
dov’è la terra che non ha barriere?
dov’è quel vento
che ci spingerà
come le vele o le bandiere;
la tua libertà
se vuoi la puoi avere.
Fossi un uccello
alto nel cielo
potrei volare senza aver padroni;
se fossi un fiume
potrei andare
rompendo gli argini nelle mie alluvioni

Ma sono un uomo
uno fra milioni
e come gli altri ho il peso della vita
e la mia strada
lungo le stagioni
può essere breve, ma può essere infinita;
la tua libertà
cercala, che si è smarrita.
cercala, che si è smarrita



Ecco un'altra risposta  oltre  il mio precedente post  sulle libertà  la  risposta    ad un quesito posto  sia   dalla  cdv  neroassenso nel bellissimo e profondo  post  " e  tu che  voglia di libertà hai "  ? e  al post introspettivo  "liberi" dell'utente  principedellemosche pubblicato su  blogfriends.splinder.com/


vignetta tratta dall'agenda 16 mesi  2007 di   smemoranda 

anch'io  adesso vi chiedo di rispondere semplicemente a questa domanda..." In questo periodo storico e politico, di quale libertà si sente il bisogno?

VOGLIA DI LIBERTA'  DI...
VOGLIA DI LIBERTA' PER...
VOGLIA DI LIBERTA'  DA...


26.4.07

Zichichi - aumento temperatura è fenomeno naturale



I cambiamenti climatici hanno origini naturali”

Lo sostiene il professor Antonino Zichichi al Seminario internazionale in corso in Vaticano fino al 27 aprile.


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 aprile 2007 (ZENIT.org).- Intervenendo il 26 aprile in Vaticano al Seminario internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sul tema “Cambiamenti climatici e sviluppo”, il professor Antonino Zichichi, Presidente della World Federation of Scientists, ha spiegato l'origine naturale dei cambiamenti climatici.

A questo proposito l'illustre scienziato ha infatti sottolineato che l’intervento delle attività umane influisce per meno del 10% e che i modelli utilizzati dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, Commissione ONU fondata nel 1988) per simulare e prevedere i cambiamenti climatici sono incoerenti e non validi dal punto di vista scientifico.

Con una argomentazione precisa e scientificamente dettagliata, il professor Zichichi, che è anche membro della Pontificia Accademia delle Scienze, ha prima spiegato quali sono le basi matematiche del metodo scientifico, dopodiché ha precisato che i modelli matematici utilizzati dall’IPCC non rispondono a questi criteri.

A questo proposito il professor Zichichi ha ricordato che nei volumi dei Seminari Internazionali svoltisi a Erice (Sicilia) nel 2004, 2005 e 2006, i modelli utilizzati dall’IPCC sono stati puntualmente criticati per l’'approssimazione scientifica.

Secondo lo scienziato l’IPCC ha utilizzato “il metodo del 'forcing' per arrivare alle conclusioni che le attività umane producono variazioni meteorologiche”.

Il Presidente della World Federation of Scientists ha quindi affermato che sulla base delle attuali conoscenze scientifiche “non è possibile escludere che i fenomeni di cambiamento climatico possano essere di origine naturale” e che è plausibile che “l’uomo non c’entri niente”.

A tal proposito Zichichi ha spiegato come il motore della meteorologia dipenda da fenomeni naturali come per esempio “l’'energia inviata dal sole e le attività vulcaniche che sputano lava e una enorme quantità di sostanze in atmosfera”.

“Le attività umane incidono in questo sistema per un massimo del 10%”, ha continuato lo scienziato.

Guardando alla storia del pianeta, Zichichi ha ricordato che 140 milioni di anni fa Oslo e San Pietroburgo sarebbero state parte del circolo polare artico. Che lo stesso polo nord 280 milioni di anni fa copriva zone dove adesso si trova il canale di Suez, Lhasa in India e Houston in Nord America.

Nello stesso tempo però bisogna ricordare, ha continuato, che in mezzo milione di anni la terra ha perso per quattro volte il polo nord ed il polo sud. Per quattro volte i poli sono scomparsi e poi si sono riformati.

Il Presidente del World Federation of Scientists ha infine detto di non essere per nulla convinto che il riscaldamento del pianeta sia dovuto all’'aumento delle emissioni di anidride carbonica prodotte dalle attività umane, perché i cambiamenti climatici dipendano in maniera più significativa dal flusso di raggi cosmici.


dal sito http://www.zenit.org/italian/

25.4.07

Ancora una volta Tu...



(dedicata al mio Angelo Custode)




Angelo mio,
dall'ali splendenti,
sei accanto
ancora e ancora.

Un luccichio appare
attraverso l'aria rarefatta
della stanza.

Passi Tu oggi,
col tuo Unicorno
a dar conforto
all'anima mia

ti fai
sentire vicino
nella giornata solitaria,
umida, intrisa di
raccapriccianti ricordi.

Giovanna Nigris

Foto della manifestazione 25 APRILE 2007 A ROMA

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Grazie dell'attenzione

Cerco Dio! Cerco Dio!

Ho visto
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,
essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà
e un dio che è morto,
ai bordi delle strade dio è morto,
nelle auto prese a rate dio è morto,
nei miti dell' estate dio è morto...

Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell' eroe
perchè è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,
una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto,
nei campi di sterminio dio è morto,
coi miti della razza dio è morto
con gli odi di partito dio è morto...

Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi,
perchè noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto...


Dio è morto. Lo diceva Nietzsche, lo dice Guccini. Dio è morto nella decadenza del mondo occidentale.


Uomini che nell'inseguire i loro sogni utopici hanno percorso strade che non hanno portato a niente, uomini che non trovano il senso della vita nelle notti, nell'ubriacarsi di vino e di vita, nella droga, nell'industrializzazione e nel consumismo.


Dio è morto dove si mercifica la dignità. Dio è morto nei primi segni di un'Italia consumistica, le rate. Dio è morto assieme ad altre centinaia di migliaia di persone nei campi di sterminio.


Ma Dio, chiunque egli sia, non può morire, e se muore è per tre giorni. Perchè Dio esiste, e risorge nei nostri ideali, nei nostri sogni, nel nostro futuro.


Perchè la speranza di un mondo nuovo c'è. E se per alcuni è solo utopia, per me è reale e tangibile come lo sono ancora tutti i sogni di una ragazza che ancora vuole credere che il mondo possa cambiare.


Quanto dolore, quante tensioni
Nascoste tra noi nei nostri pensieri
Troppi nemici, troppi veleni
Nascono tra noi, nei nostri desideri
Molto lontani dalla realtà
Troppo lontani dalle verità
Noncuranti dei bisogni
Delle nostre paure
Paura di volare, paura di morire
La paura di non sapere più da che parte stare
Non riuscire più a distinguere cos'è il bene ed il male
Another world is possible
Un otro mundo es posible
Un altro mondo è possibile
Un autre monde est possible
Di nascosto nei palazzi delle nostre città
Si sezionano le sorti dell'umanità
Noncuranti dei bisogni, dei nostri desideri
Delle nostre paure, paura di morire
Segnali ribelli, voci pirata
Nel nostro medioevo frequenze illegali
Corrono veloci le comunicazioni
Rimbalzando tra i satelliti ultraplanetari
Arrivano, colpiscono, confondono e cancellano
Riscrivono di colpo tutto ciò che è stato
Ma non è troppo tardi ancora, non è tardi per cambiare
Per sognare altri mondi non è mai troppo tardi
Another world is possible...!
Di nascosto nei palazzi delle nostre città
Si sezionano le sorti dell'umanità
Noncuranti dei bisogni, dei nostri desideri
Delle nostre paure, paura di morire
Cambiare!

Senza titolo 1782

Dopo aver letto su http://www.bloggers.it/circololettura/ questo post   ( che riporto    integralmente qui sotto talmente  è grave la cosa   ) riguardante  gli ultimi  fatti di pedofilia   
<<

L’anno scorso un amico avvocato di Roma mi chiede cosa dice il nostro contratto circa sospensioni o allontanamenti per colpe gravi. Trasmetto e chiedo come mai si i interessa di noi insegnanti. Mi accenna a una storiaccia di abusi, denunce e altro in una scuola maternaper mesi e mesi. La preside della scuola difende i dipendenti (maestre e bidelle), vengono fatte ispezioni, metà delle famiglie tiene a casa i figli. I piccoli che frequentano ancora sono tenuti in classe anche se se la fanno addosso: nessuno li cambia, nessuno li pulisce, meglio evitare che si dia la possibilità di altre denunce. Gli avvocati delle famiglie chiedono perlomeno l’allontanamento dei denunciati, per incompatibilità ambientale (anche se fossero tutte invenzioni, una cinquantina di famiglie che sporge denuncia contro maestre e bidelli vorrà pur significare che c’è qualcosa che non va?). Altre ispezioni, ma nulla da fare. (!). Non chiedo di più. Ma vengo aggiornata. Le cose si trascinano

A ottobre il nostro preside ci fa avere, fresca di stampa, la circolare di Fioroni che, proprio su abusi e pedofilia, è molto decisa e dura. Prevede anche l’intervento diretto di Dirigenza o provveditore (si chiamano CSA, ora, ma tanto per capirci…), in attesa delle decisioni definitive della magistratura.

Trasmetto la circolare all’amico di Roma. Un avvocato che si occupa del caso conosce persona dell’entourage di Fioroni (ma ovvio che questo è ora indimostrabile) e chiede l’intervento del Ministero (non il licenziamento, ma il semplice allontanamento). Nulla da fare.

Ci sono, poi, lettere del novembre 2006 che implorano l’intervento ministeriale e parlano di perquisizioni a casa delle quattro indagate. La risposta ufficiale è che, ufficialmente, il ministero non ha i nomi dei presunti colpevoli (!).

Compare un trafiletto su un quotidiano nazionale. Si spera che questo smuova le acque. Smuove solo la Dirigente della scuola incriminata, che s’incazza (lei!).

Adesso siamo a fine aprile (dell’anno dopo), e il Corriere di oggi fa due paginoni sul caso, riferendo i particolari più pruriginosi, la magistratura si costerna, il ministro Fioroni si indigna. Un anno dopo.
>>
Mi  condivido  la  tesi  , che prima  consideravo  pura complottistica  e dietrologica  , di Don Fortunato di Noto .  Il quale afferma  : <<
C’è una lobby, peggiore delle sette sataniche, che lavora nell’oscurità per proteggere la pedofilia. È una lobby che ha aderenti insospettati. Non soltanto insegnanti e persone che lavorano vicino ai bambini, ma anche gente autorevole e che ricopre cariche istituzionali, basta leggere quello che è accaduto in Belgio o in Olanda per rendersene conto. Gruppi di resistenti, come quello di don Fortunato, combattono questa impari battaglia. Mentre nazioni, come la Colombia, iniziano a dotarsi di leggi adeguate.>> ed  ha  istituito la  la Giornata della Memoria dei Bambini Vittime della violenza dello sfruttamento e dell'indifferenza (Gmbv) qui ulteriori dettagli 
Infatti   da  tale  news  riportata  nele righe precedenti  e da questa dichiarazione  di Don Fortunato di Noto  ho capito perchè il palleggio di responsabbilità  fra  mil ministero dell'istruzione e  e la magistratura  che ha permesso  a tali presunti ( perchè  ci sono indagini in corso ) , ma soprattutto  ilsilenzio  (  o alemeno a sentire il  tg 1 dellle 13.30 di oggi  ) che  fra  gli indagati  ci sono persone insospettabili e legate  agli ambieti cattolici  come il caso di  un autore televisivo molto noto, inventore di trasmissioni "cult" sui piccoli e grandi problemi dei bambini come Solletico per la Rai, tra le persone accusate dell'orrore di Rignano Flaminio. Gianfranco Scancarello, 56 anni, oggi firma con Cesare Lanza Buona Domenica ed è il creatore e il deus ex machina di Unoperuno, la trasmissione pomeridiana sul canale dei vescovi Sat2000 che tutti i giorni, da anni, affronta le difficoltà degli adolescenti. "Io e mio padre", era il tema della puntata di ieri.
Mi fa meraviglia  che la chiesa ufficiale  ( intendendo  le gerarchie   )  non prenda posizioni  in merito  , per fortuna  che fra essi ci sono   gente   che non ci sta al loro silenzio come padre Shay Cullen,candidato al Premio Nobel, missionario cattolico da anni impegnato in prima linea nel recupero dei bambini abusati e  il 
fondatore nelle filipine di un'assocciazione  antipedofilia  e contro la prostituzione minorile   il quale  in una intervista  a  www.associazioneprometeo.org/
: << (...)
D: Da sacerdote cosa pensi di quei tuoi confratelli che sporcano la veste che indossano diventando loro stessi degli abusanti. Lo scorso anno un sacerdote italiano fu condannato per abusi su 75 bambini eppure la sua comunità lo difese strenuamente…..
R: Assurdo. Io cerco ogni giorno di far emergere il bisogno che c’è di proteggere i bambini da parte di tutta la comunità. E’ sciocco pensare che solo alcuni soggetti possano essere pedofili ed altri no. Non dimentichiamo che la pedofilia è un grave crimine ma anche un peccato mortale agli occhi di Dio. Gesù stesso ha usato parole durissime contro chi scandalizzava i più piccoli.
L’unica risposta possibile è che il pedofilo deve andare in carcere e poi cambiare vita. E questo vale anche per chi macchia la propria veste ! (..) 
>>  qui  il resto dell'intervista
Oltre  ai consigli  di cui 
  avevo già parlato in un precedente post  più precisamente  qui e di cui riassumo  con dele aggiunte  i punti più salienti  .
1)
educazione sessuale   e sentimentale non solo confessionale  ma  anche laica  ,che  vada  di pari passo con  l'evolversi  psicologico dei bambini  oltre che  nelle famiglie ,  nelle  scuole  di ogni ordine e grado . Essa deve  comprendere  un grande campo di argomenti, da “da dove vengono i bambini ?  alla contraccezione, alle malattie legate al sesso, e alle implicazioni sociali e psicologiche legate alle relazioni sessuali ., senza ipocrisie e pregiudizi, tabù inutili in maniera da  evitare  che  Il comportamento sessuale umano sia  influenzato, o pesantemente compromesso, dalle regole della cultura in cui l'individuo vive. Esempi di queste norme sono la proibizione di rapporti sessuali prima del matrimonio, o contro l'omosessualità, o altre attività, poiché le religioni proibiscono tali attività (vedi tabù). A volte, se non nella maggior parte dei casi, questi comportamenti indotti culturalmente, non riflettono le naturali inclinazioni sessuali dell'individuo. Coloro che desiderano esprimere una sessualità dissidente sono spesso forzati a formare subculture all'interno della cultura principale. In altri casi, forme di sessualità possono svilupparsi in un feticismo o alternativamente svilupparsi come forma di disordine psichico o parafilia 
2) Distinzione fa fra abusi   e pedofilia  . Allontanamento dal domicilio del bambino del genitore o familiare violento e leggi che potenzino corsi di aggiornamento per genitori, insegnanti, formatori;  e  che, infine, aumentino il numero di servizi sociali adeguati in tutto il territorio italiano, senza dimenticare, come spesso avviene, alcune zone geografiche o sociali.
3)  Nessuna   distinzione fra  pedofilia  biuona e pedofilia  cattiva  a prescindere dalle   tradizioni culturali e antropologiche  delle diverse parti del mondo
4)  distinzione  fra  Pedofilo  che  ha subito violenze  e  pedofilo  che sfrutta  questa  sua situazione di malattia  per denaro ( leggi produzione di video o di foto pedo pornografiche )  . Senza  per questo  assolverlo  , ma condannarlo  alla  giusta pena  a seconda  della  gravità del reato  . In quanto Il pedofilo e' un malato, questo e' un dato di fatto, ma anche se e' affetto da uno dei tanti disturbi del comportamento non e' certo sollevato dalle sue responsabilita', infatti nella quasi totalita' dei casi il pedofilo e' perfettamente cosciente della sua malattia, del danno che arreca (anche se prova a giustificarlo) e quindi agisce con piena capacita' di intendere e volere... questo lo rende perseguibile penalmente. Il pedofilo e' sessualmente attratto dai bambini e desidera fortemente soddisfare i suoi istinti, in particolare secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) prodotto dall'American Association of Psychiatry (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) i soggetti affetti da pedofilia possono limitarsi a spogliare il bambino e a guardarlo, a spogliarsi a loro volta, a costringere il bambino ad assistere alla propria masturbazione ed ad accarezzarlo. Il pedofilo pero', a seconda della propria personalita', puo' anche essere piu' violento e seviziare il bambino sottoponendolo a pratiche sessuali come la fellatio o il cunnilingus. Come gia' accennato il pedofilo prova a giustificare il proprio comportamento sostenedo che le varie pratiche hanno scopo educativo o che sono stati gli stessi bambini in qualche modo a chiederlo.

5) ascoltare  attentamente   i prori figli e non prendetre tutto  come semplice  fantasia ed immaginazione  , perchè    fino ai  12 anni  l'unica forma di linguaggio  che  hanno per  esprimere i loro sentimenti e  quindi usano la fantasia  per  raccontare fatti  come se fossero favole  e spesso dietro le ffavole  c'è  sempre un fondo di verita   .

 Quindi   più tardi  si ritarderanno  le politiche di prevenzione  pegio sarà e più  episodi simili  ( veri o reali  )  si verificheranno   e si rischia  che succeda  come il bullismo  che  si  è talemnte radicato nelle scuole italiane    chesi fatica ad estirparlo   in quantoi ne sono  stati ignorati   e sottovalutati  i segnali   premonitori e le avvisaglie .
 Concludo  con  la pubblicità   di cui non  condivido il finale  , il perchè lo già spiegato  in quel miop ost   precedentemente citato  , trovata su  una rivista  erotica   vietata  ai minori  di 18
Ci guardano ,ci rispettano , ci studiano , ci giudicano , ....
rispettiamoli  anche noi  .  scopri nello sguardo di un bambino  la  gioia  di vivere in un mondo sano e senza complessi  e nel rispetto del prossimo  . Negli occhi di un bambino   vedi anche il tuo futuro   ricordati  che eri un bambino anche  tu  .
NO ALLA VIOLENZA 
NO ALLA PEDOFILIA
IL PEDOFILO E' UN CRIMINALE 




Collegamenti esterni





Senza titolo 1781

Dopo  un bel po' di tempo  d'assenza  ritornano  le  rubriche  riprese dal lunedi della  nuova sardegna persone & paesi ed   il silenzio e la parola . Assenza  dovuta  :1) sia  a problemi  con il nik e la password  del sito ., 2) sia perchè, mi  sono fatto  condizionare  con  un allocco  sdai miei ed altre persone  via email  mi aveva detto  che ero troppo provinciale e dalla  assenza di commenti  a tali  post  . Ma poi  osservando la  referti list  m'ero accorto che    molta gewnte arrivava al nostro blog   proprio cercando  cose sulla sardegna  e  tali articoli 


Una “ guida” sarda tra statue e dipinti dei musei capitolini Anna Mura Sommella ( foto a  sonistra ) dirige con orgoglio la struttura romana visitata da 500 mila turisti provenienti da tutto il mondo
E se la Lupa Capitolina fosse davvero sarda, fusa cioè con piombo e rame dell’Iglesiente o di Funtana Raminosa sotto il Gennargentu o - sostiene con più precisione l’archeologo Claudio Giardino - delle miniere di Calabona, a sud di Alghero in base alle analisi degli isotopi del piombo? E se - come più d’uno studioso ipotizza - l’avesse realizzata un artigiano con dna nuragico trasferitosi OltreTevere?
 Certo che l’emblema per eccellenza di Roma può essere un prodotto del made in Sardinia, opera in grande sullo stile dei nostri piccoli bronzetti o navicelle votive. Gli esperti non si sbilanciano, barcamenandosi tra le fucine della nostra isola, le botteghe etrusche o quelle della Magna Grecia. Fatto sta che, rientrando dal recente viaggio in Cina (Pechino-Tianjiin-Xian), il sindaco di Roma Walter Veltroni - mentre sorvolava l’Asia - ha voluto scherzare con la direttrice dei Musei Capitolini, Anna Mura Sommella, ribadendo che «c’è tanta Sardegna in Campidoglio» e aggiungendo, con un sorriso, «sta per profilarsi un conflitto di interessi artistici».
 C’è un antefatto. Intanto un’iscrizione sepolcrale per Caius Claudius Sardus Praefectus classis, cioè un maggiordomo del Campidoglio. E poi qualche mese prima della trasferta orientale, Veltroni e Mura avevano discusso di una placchetta (una “tessera hospitalis”) dove compariva l’iscrizione etrusca “Silketenas” il che riportava dritto dritto a qualche “ospite” della Sardegna giunto dal Sulcis.
 Vada quindi per un passante approdato da Monte Sirai e dintorni, ma adesso anche la “lupa sarda” fa salire le quotazioni isolane e dà comunque un senso diverso, se non alla storia politica delle colonizzazioni, certamente alla storia dell’arte.
 Nei Musei Capitolini, parte integrante del Campidoglio, l’arte si manifesta a cinquecentomila visitatori di tutto il mondo con le competenze e la grazia di una donna sarda, Anna Mura, attorno alla quale si muovono turisti ed esperti che ammirano la grande statua equestre di Marco Aurelio e si incantano fra la Sala degli Orazi e Curiazi, la Sala del Fauno e quella degli Imperatori, e quella Pinacoteca che vi fa godere della vista del San Giovanni Battista del Caravaggio, la Presentazione al Tempio di Bartolomeo Passerotti, il Ratto d’Europa del Veronese per non parlare del Palazzo detto “Nuovo” solo perché edificato dopo il Palazzo Senatorio e quello dei Conservatori, ma progettato da Michelangelo anche se costruito dopo la sua morte.
 Orgogliosa del suo incarico, Anna Mura è “felice” della splendida vista sulle cupole e sui tetti romani: «Roma è l’unica città d’Italia ad avere una sua Sovrintendenza, attorno a queste sale c’è la storia dell’Occidente, la grandiosità della Roma imperiale. Qui si respira la storia dell’umanità intera. È un Museo unico perché vissuto, i visitatori osservano e si entusiasmano, passano qui intere giornate».
 Sarda, eccome. Lei nasce in piena Barbagia, «in una casa di granito» a Orotelli, il paese di Salvatore Cambosu e dei “thurpos”. Il padre, Luigi, era un «bellissimo ferroviere» giunto da Ussassai, cuore dell’Ogliastra dei tacchi calcarei, delle sue vallate profonde e dei suoi sterminati silenzi. La casa di una zia, Gina Mulas, è ancora utilizzata per il rito di “Sa coia antiga”, l’antico matrimonio riportato all’attualità dalla voglia di fare della presidente della Pro Loco Maria Serrau, anima moderna di un paese antico e isolato. La mamma, Antonina Angioi, era di Orotelli. Genitori e antenati dinamici. Il nonno gestiva un bazar, la nonna - Giovanna Giagu, di Pattada - era non solo una provetta amazzone ma così emancipata da guidare lei il calesse tra Orotelli, Nuoro e Macomer. «E Nonna Giovanna Giagu, visto il mestiere maschile, viaggiava ovviamente con la pistola».
 Le statue della sala del Gladiatore fanno da cornice al racconto della carriera scolastica della direttrice dei Musei Capitolini. Ecco il Satiro in riposo, statua donata da papa Benedetto XIV nel 1753, ceduta ai francesi in seguito al trattato di Tolentino e poi restituita col Congresso di Vienna. Ecco l’Amazzone, scolpita negli anni di Fidia, ha gli stessi fregi delle statue del Partenone. Le scuole elementari a Sassari, e così medie ginnasio e liceo, maturità classica all’Azuni dei Segni, dei Togliatti e dei Berlinguer, in una «sezione rigidamente femminile», docente di Italiano un giovanissimo Manlio Brigaglia («era un piccolo grande genio, il più vivace, il più comunicatore fra i docenti, tra i quali Margherita Sechi Manconi, una allieva di Ettore Paratore»). Ricorda le compagne di classe, Angela Maria Falchi, Vanna Cao, Caterina Virdis, Veronica Arru («affiatate, un bel gruppo, felici di studiare Platone e Alceo»). L’università alla Sapienza di Roma, facoltà di Lettere, si appassiona alla filologia classica «poi mi converto alla Etruscologia, effettuo uno scavo vicino a Santa Severa, al Porto Pirgy di Cerveteri, con un tempio con terracotte, iscrizioni etrusche e bilingue, anche nella variante fenicio punica». La tesi è su una città enclave latina in ambito etrusco - Capena. Centodieci e lode concessa - anno 1965 - da uno dei numi della storia dell’arte, Massimo Pallottino. Sposa Paolo Sommella, docente di Topografia antica. D’estate «regolarmente in Sardegna, tra Orotelli e Ussassai, alla Cavalcata Sarda di Sassari, a ritrovare e rinsaldare le radici, a studiare quel grande patrimonio che è la nostra archeologia». Ma non solo. A Orotelli, «invitata dal sindaco entro a far parte della Fondazione Salvatore Cambosu», uno dei grandi letterati della Sardegna. Sulla scrivania di Anna Mura c’è ben in vista “Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta: E poi, ovviamente, Miele Amaro del 1954, Lo zufolo del 1932, Una stagione a Orolai. Legge il brano di un articolo pubblicato da Cambosu su Rinascita Sarda nel 1957. Il tema è quello degli incendi. Ecco un brano di alta letteratura: “Oggi, domenica, gran funerale. Le bare le hanno volute trasportare uomini dell’uno e dell’altro villaggio con una lettiga preparata con rami e intessuta con frasche d’elce del bosco di Talavà. C’era tutto Irille, c’era tutto Marganai, con i testa i loro sindaci. I più hanno dovuto attendere fuori dal cancello il loro turno prima di gettare un po’ di terra sul tumulo... Seppelliti insieme, vittime dell’incendio che Irille e Marganai spensero come una sola famiglia. Avvertimento di Dio a spegnere i rancori, restituendo averi e animi alla concordia antica”. Ripete: «Cambosu va rivalutato, proposto e direi imposto nelle scuole».
 E così - conversando tra statue e dipinti, tra centinaia di turisti soprattutto cinesi e giapponesi - si parla della Sardegna di oggi. Verso la quale Anna Mura manifesta ottimismo. «Quasi per miracolo la Sardegna ha capito quale grande patrimonio sia la sua storia, la sua archeologia, il suo ambiente. È una tendenza destinata a rafforzarsi, da queste radici d’arte che può essere costruito il futuro prossimo venturo. La scorsa estate ho visitato l’Iglesiente, che non conoscevo. È un museo a cielo aperto, con le sue testimonianze minerarie, con i reperti punici, il grande patrimonio di Carbonia e di Sant’Antioco. Certo, ancora oggi non si è innescato un meccanisno virtuoso di sviluppo, ma la crescita è nelle cose, in alcune cooperative culturali, l’associazione delle Domus amigas che sanno proporre un modo alternativo di residenze estive. È la Sardegna delle diversità a imporsi. La proposta del presidente della Regione Renato Soru di creare il museo della Cultura nuragica e quello dell’Arte contemporanea intercetta un vasto segmento di interessi culturali che nel mondo si vanno diffondendo e consolidando. Immaginare Cagliari o le altre città sarde come epicentro dell’Arte Mediterranea è straordinario. Vedo, con questi progetti, una Sardegna proiettata in avanti, fuori da clichè logori. Anche il voler portare architetti noti nel mondo è geniale, si cresce col confronto, con fughe in avanti, non con su connottu, è necessaria l’acqua che scorre, non quella che stagna».
 Così parlando si arriva alla Pinacoteca Capitolina. La pittura barocca di Pietro da Cortona e i cortoneschi, un olio parlante di Pier Francesco Mola, rappresenta Diana ed Endemione, realizzato per Bonaventura Argenti, musico della Cappella Pontificia. Davanti al pastore che dorme un cane bianco-marron accucciato con stella bianca sulla fronte. Ed ecco il Palazzo Senatorio, il Tabularium, l’Archivio dell’antica Roma.
 Con la Roma di ieri si ritorna alla Sardegna di oggi, a quella di domani, a quella di ieri. Anna Mura è al centro della sala dello Spinaio, con bronzo del bambino che si toglie una spina dal piede. È facile parlare adesso della Sardegna di ier l’altro ed andare, davanti a questo marmo originale greco della fine del sesto secolo avanti Cristo, alla cronaca e parlare di Costantino Nivola, il grande artista di Orani-Manhattan, eccellenza sarda. La Mura è davanti alla statua originale di Marco Aurelio. Dice: «Nivola era morto da qualche anno. Ai Mercati di Traiano avevano organizzato una mostra. Le sculture di Costantino contrastavano con i mattoni rosso pompeiano, era sta un successo. Ora faccio parte anche della Fondazione Nivola e, a breve, dobbiamo valutare i progetti per l’ampliamento del Museo di Orani. È un Museo che può richiamare molti gruppi di turisti in Barbagia, occorre solo organizzarsi e organizzare, le potenzialità di crescita col turismo culturale sono tante».
Un po’ di ottimismo non guasta in una Sardegna dipinta spesso a tinte fosche, con terremoti sociali ed economici prossimi venturi. Ottimismo - potremmo davvero dire - della ragione. Perché Anna Mura le sue competenze le ha. Direttrice dei Musei Capitolini, ma non basta. È il ministro dell’Arte romana, la responsabile del Medagliere, del Museo della civiltà romana, dell’Antiquarium comunale, della Centrale Montemartini e del Museo Barracco. È membro corrispondente del Deutsches Archaeologisches Institut di Berlino, ufficiale dell’Ordine Alouita con nomina di Hassan II re del Marocco e, ovviamente, componente del Consiglio direttivo dell’Associazione romana dei sardi “Il Gremio”. Importante l’attività scientifica, editoriale e di ricerca: l’area sacra di Sant’Omobono, l’introduzione di Eracle all’Olimpo, il monumento di Marco Aurelio in Campidoglio e la trasformazione del Palazzo Senatorio alla metà del Cinquecento. E vanno citati gli scritti in onore di Massimo Pallottino in “Etrusca Italica” dal titolo “Inter duos lucos: problematiche relative alla localizzazione dell’Asylum”.
 Ed eccoci, ancora, davanti alla statua originale della Lupa Capitolina, quella che potrebbe avere il marchio Sardegna non solo per i materiali usati per la fusione ma anche per il progetto e la realizzazione artistica del suo autore. Anna Mura: «In questa sala si assiste spesso a un silenzio quasi religioso. Era una loggia che si apriva con tre archi sulla città, ornata dagli affreschi appartenenti alla prima decorazione pittorica dell’appartamento dei Conservatori». Sul soffitto uno splendente cassettone ligneo rimesso in luce da un recente restauro. Tutti ammirano, flash e telecamere, piacciono molto i due gemelli attribuiti al Pollaiolo. E se tutto ciò fosse davvero sotto il segno della Sardegna? «Gli studi continuano, certo che se i bronzetti sono nuragici anche la Lupa Capitolina...».
 E qui la direttrice di Orotelli-Ussassai si ferma. Anche perché al telefono la chiamano proprio dalla Sardegna. «Prossime riunioni a Orani e Orotelli, per Costantino Nivola e Salvatore Cambosu». Due grandi di un altro Pantheon. Quello sardo .







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Isili, dalle trame dei tappeti un ponte di luce sulla storia  Parla Piero Zedde, l’artista che ha creato il museo della tessitura

ISILI. Lana, cotone, argento, oro, rame. Già in nuce, l’innovazione è evidente quanto la tradizione. Fili di rame nella creazione degli arazzi? «Certo. L’idea mi è venuta una ventina d’anni fa durante una tosatura a Gavoi, dove ho visto un pastore legare con fili di rame i sacchi pieni di lana appena tosata. Qualche tempo dopo sono stato a Isili al museo del rame e d’istinto mi è tornata in mente quella scena di fine tosatura a Gavoi: allora ho pensato di mettere insieme questi due saperi profondi della comunità isilese, legati a due materie diverse ma comunque presenti da secoli nella manualità artigiana del Sarcidano».
 Piero Zedde è l’artista che ha dato vita al museo della tessitura di Isili - unico nel suo genere in Italia - nei locali del convento degli Scolopi, un edificio che risale al Seicento. Un’apprezzata studiosa di arte contemporanea come Simona Campus l’ha definito «un luogo unico al mondo, una costellazione di trame e di orditi gettati come un ponte di luce sulla storia». Più precisamente, siamo in quello che si chiama «Museo per l’arte del tessuto, memoria e innovazione» di Isili. Premette Zedde: «Iniziamo da qui. I motivi che caratterizzano questo arazzo nascono da una mia ricerca fatta negli anni Ottanta per l’Isola, l’istituto per l’organizzazione del lavoro artigiano in cui ho operato per trentacinque anni. Il progetto era preciso: individuare nei paesi una serie di manufatti che avessero corrispondenza reale con la tradizione del territorio. Nella ricerca su Isili mi sono trovato a fare un lavoro specifico proprio su questa zona».
I motivi ornamentali all’interno degli arazzi sono tipici del territorio. Come mai, allora, queste gallinelle senza testa?
Non mi interessava tanto completare la figura della gallinella quanto dare interesse progettuale a un particolare grafico: anche questa è un’innovazione all’interno della tradizione. Tutti gli altri motivi verticali che si vedono sono gli elementi basilari della gonna plissettata
Da dove viene questa visione di ruggine?
È il colore della quercia da sughero appena decorticata, il colore chiaro è quello della lana. La policromia viene esclusivamente dalle erbe del territorio».
In che cosa consiste la peculiarità del museo di Isili?
L’idea è il risultato di una lunga stagione di impegno nel mondo della tessitura in Sardegna, dopo molte verifiche in diversi musei della tessitura in Europa. Quasi tutti i siti museali europei sono etnografici. Non esistono musei legati a una progettualità che parta dalla memoria storica del territorio. La singolarità di Isili è proprio questa
Una strada spinosa?
Innanzi tutto occorreva aggirare l’ostacolo di un vizio di fondo: la progettualità artigiana legata ai capricci della clientela, commercianti in testa, soprattutto in tema di colori. Molti clienti facevano discorsi di questo tipo alle artigiane: tu gli arazzi me li fai con i colori che stanno meglio sulle pareti di casa mia. Grave errore: ha portato alla folclorizzazione dei manufatti e li ha allontanati dalla realtà del territorio in cui venivano prodotti».
Come ha proceduto ?
La mia idea-guida, fortificata dall’esperienza di aver progettato manufatti per Giba, Sant’Antioco, Mogoro, Nule, Sarule e Aggius, è stata questa: rimettere ordine all’interno dei motivi tipici sarcidanesi. Progettualità e manualità strettamente legate alla memoria storica del luogo
Sì, ma le spine?
Capisco che agli accademici l’innovazione possa causare delle perplessità. Ma sono certo che fra mezzo secolo anche questo sarà un museo etnografico e documenterà l’evoluzione di un sapere artigianale raffinato
Può spiegarlo con un esempio?
Prendiamo i manufatti che Tavolara ha creato cinquant’anni fa, ci rendiamo conto che per quel periodo erano fortemente innovativi. Oggi sono manufatti storici a pieno titolo proprio perché seguono la strada della piena corrispondenza con il luogo: nei materiali usati, nella tecnica e nel ricorso alle erbe per i colori. I trenta arazzi oggi esposti nel museo sono il risultato di ben 150 progetti».
Si è imposta una scelta?
Sì. C’era un problema di risorse: bisognava realizzare i manufatti, le strutture del museo, la scenografia e l’uscita di un volume che raccontasse l’esperienza. Nel realizzare i manufatti sono state coinvolte diverse artigiane di Isili. Si doveva capire esattamente quali erano le operatrici migliori.
Selezione obbligata?
Certo. La tecnica è difficile, tessitura al rovescio detta gergalmente ’a tenturaì. Oggi purtroppo anche a Isili diverse artigiane usano un procedimento più semplice, detto ’a pibiones’: tessitura in rilievo. Ma chi lavora con la tecnica antica ha capacità manuali superiori
Vuol dire che il malumore può nascere anche da qualche esclusione?
Sì. Avrei accettato una critica costruttiva sulla ricerca e l’esecuzione dei manufatti. Invece nulla: significa che non hanno elementi né culturali né tecnici, critica fine a sé stessa, perciò meschina. Non ho niente contro la riproduzione fedele del manufatto antico, per salvaguardare la continuità storica. Ma da operatore culturale del Duemila non posso continuare a proporre manufatti del Settecento. Che senso avrebbe, oggi»?
 Di più Piero Zedde non dice. Ma in queste storie di ordinaria miseria lo conforta il parere di molti studiosi. Ha scritto Bachisio Bandinu: «I colori sono quelli della terra, delle stagioni, delle pietre, testimoni di una fedeltà antropologica al territorio. Il museo dell’arazzo è memoria storica e creazione innovativa insieme, custodisce molti segreti antichi e lancia prospettive moderne». E più avanti: «Questi arazzi, nella loro esposizione verticale, sembrano rinnovare una tradizione rituale e festiva quasi recitassero una formula di augurio e di preghiera

Secondo Simona Campus, «la lettura che Zedde fa dell’artigianato tradizionale è totalmente inedita, originale. Non solo, ma è l’unica lettura possibile, se è vero che l’arte contemporanea ha senso soltanto se la si storicizza. Chi non lo capisce si limita all’etichettatura, senza alcuna capacità di distinguere il folclore dal recupero dei valori tradizionali». Per Giorgio Pellegrini, Piero Zedde «ha aggiunto alla tradizione del passato remoto lo scatto di idee nuovissime, la sintesi di forme moderne, la sorpresa elettrizzante di materiali inconsueti».
Il curriculum di Piero Zedde artista, del resto, è fra i più ricchi. In un articolo sulla rivista «Nae» - il cui ultimo numero dedicato a Gramsci, da pochissimi giorni in edicola, è illustrato proprio da venti opere di Zedde - Alessandra Menesini ne traccia un profilo lusinghiero, con l’aiuto di belle immagini poetiche. Ma i mormoratori, avvezzi al buio, forse non hanno modo (tempo, voglia ?) di leggere alcunché .

Tale progetto  ha  trovato d'accordo Il sindaco e il suo predecessore .



ISILI. Il livido color della petraia con cui Dante nel canto XIII del Purgatorio colorò lo scenario della penitenza di chi si macchia di uno fra i vizi capitali più devastanti - l’invidia - resiste ai secoli e non ha confini di luogo. Avviene dunque che raffinati studiosi del livello di Bachisio Bandinu, Simona Campus, Alessandra Menesini e Giorgio Pellegrini, da un lato, spendano parole di chiarezza solare a favore del Museo per l’arte del tessuto di Isili e dall’altro ci sia chi - lanciando la pietra e nascondendo la mano - remi ostinatamente contro, senza avere il coraggio di uscire allo scoperto, con le armi subdole del risentimento.
 Vizio antichissimo («S’imbìdia a s’òmine est che-i su ruinzu a su ferru», per l’uomo l’invidia è come la ruggine per il ferro, recita un proverbio dei nostri antenati), nello specifico diventa un ostacolo obiettivo alla valorizzazione in chiave contemporanea dei saperi locali consacrati.
 Orlando Carcangiu, il sindaco di Isili che otto anni fa realizzò l’opera, l’aveva addirittura previsto. «Tutto nasce da nomi grossi, o presunti tali, dell’università che spesso fa rima con blablablà. Il padre di questo casino è un noto accademico, al quale abbiamo revocato un incarico per accertata inconcludenza e che si è poi servito di un giovane forestiero suo allievo per seminare zizzania. Ma c’è anche un figlioccio locale del padrino, una sorta di grigio bronzetto nuragico che trama nell’ombra». Non fa nomi, Orlando Carcangiu, ma precisa: «A Isili questi personaggi sono conociuti da tanti: nominarli sarebbe una pubblicità gratuita».
 Il sindaco in carica, Tore Pala (vice di Carcangiu nel 1999) è sulla stessa linea sostanziale del suo predecessore. «Ancora prima di fare un appello alla pacificazione, voglio essere molto chiaro: per me l’operazione museale non solo è un’iniziativa validissima ma è anche così innovativa che ha precorso i tempi», dice. «Tanto più se consideriamo che oggi ormai non esiste il tessere per le sole esigenze della famiglia. Non c’è più chi fa bisacce, il tessuto è diventato un momento di arredo di case importanti. Il nostro museo ne dà un’idea molto eloquente. La prova? Le nostre artigiane, che fiutano anticipatamente il vento in maniera istintiva, stanno già operando in questa direzione».
 Uomo di pace, Pala auspica «una riflessione seria» da parte di chi ancora si ostina a fare opera di boicottaggio silente, di modo che «si possa camminare tutti insieme nella stessa direzione, una volta per tutte». E se il suo invito cadesse nel vuoto? «È una eventualità cui non voglio neppure pensare», risponde il sindaco. «Ma se la situazione dovesse perdurare, mi vedrei costretto a prendere provvedimenti adeguati alle necessità obiettive».




Donne e Resistenza



Mi piace festeggiare il 25 aprile ricordando il contributo che migliaia di donne portarono nella lotta al fascismo, durante la Resistenza. Un convegno della Uil”Donne e Resistenza”, promosso in occasione del 62° anniversario della Liberazione, ne ricorda l’impegno civile e la partecipazione attiva e continua. Era ora!


 


Le donne sono rimaste fuori dalla storiografia ufficiale per lungo tempo, come se su di loro, fosse calato un velo che ne ha reso invisibile l’audacia, il coraggio, il valore. Nell’immaginario collettivo, l’immagine più ricorrente è quello della donna “staffetta” che portava cibo, vestiario, messaggi ai partigiani arroccati sulle montagne. Un ruolo, dunque, del tutto subalterno e secondario, che meritava sì un apprezzamento, ma a cui, di fatto, non veniva riconosciuta la fondamentale importanza. In realtà, oltre all’assistenza ai partigiani, le donne furono impiegate per altri scopi: il rallentamento della produzione attraverso azioni di boicottaggio mirate, la protezione di fuggitivi, l’azione di collegamento tra i vari gruppi, ma anche azioni di depistaggio del nemico e sabotaggio …



 « C’erano le famose staffette, che erano in verità quasi sempre veri e propri ufficiali di collegamento e non solo “battistrada” nelle azioni e negli spostamenti […] c’erano le informatrici, talvolta addirittura impiegate negli uffici militari o paramilitari tedeschi o fascisti; a queste facevano capo altre che portavano le notizie interessanti direttamente alle formazioni, a tappe forzate, magari a piedi o in bicicletta, riuscendo spesso a vanificare progettati rastrellamenti. C’erano le infermiere […] le dottoresse […] le addette alla stampa, che operavano nelle redazioni clandestine e badavano alla distribuzione di giornali e volantini. C’erano le portatrici d’armi, le segretarie dei comandi, le addette all’organizzazione di alloggi clandestini e luoghi d’incontro per i capi militari e politici. C’era insomma intorno al movimento partigiano, sia in città che sui monti, una fitta ragnatela di donne che facevano di tutto» (G. Beltrami Gadola, Le donne nella Resistenza in Lombardia).



E non è vero che lo fecero per puro spirito umanitario o spinte da motivi affettivi (visto che erano i loro uomini quelli che combattevano la guerra!). Il loro impegno civile era sorretto da  motivazioni di carattere ideale, di opposizione al regime fascista, di resistenza alla sanguinosa occupazione militare straniera.  A testimonianza dell’impegno politico delle donne durante la Resistenza, è la nascita, nel  novembre 1943, del “Gruppo di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti per la libertà" (GDD). Attraverso questo organismo politico, le donne partigiane non solo allargarono la rete delle aderenti, ma presero coscienza dell’importanza strategica della partecipazione attiva per la liberazione del Paese


Senza titolo 1780


disabili





immagine


I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per giorno, più degli altri il proprio diritto alla felicità.


Questo post dovra comparire in TUTTI i blog
per dare alle persone diversamente abili un
sostgno morale.
Copia il post e la foto e mettili anche nel tuo spazio!


MI RACCOMANDO RAGAZZI!!!!!!




 




24.4.07

Senza titolo 1779

Questa storia inizia in un periodo senza nome, quando uomini e spiriti coesistevano sulla Terra, e il cielo non era ancora solcato da nessun astro. La notte eterna regnava sovrana e solo le innumerevoli stelle interrompevano le tenebre dando forma alla volta celeste.


Un uomo, di cui nessuno ricorda il nome, si perse nei boschi immensi. Vagò per molto senza mai più trovare la strada di casa. Quando era ormai prossimo a perdere la speranza incontrò sul suo cammino un essere che mai aveva visto prima: aveva le sembianze di una donna ma pareva esser fatto d'aria e cantava una canzone che nessun orecchio mortale aveva mai udito. "Chi sei?" gli chiese."Sono la rugiada mattutina, sono la nebbia dopo un temporale, sono il vento tra le frasche, sono la corteccia degli alberi: sono la Dama dei Boschi" rispose. L'uomo rimase immobile, contemplando quella visione onirica per moltissimo tempo. Non gli importava più nulla di tornare a casa, di rivedere i propri amici, la sua famiglia. Voleva restare li per sempre.


Passarono gli anni e l'uomo continuò a rimanere nel bosco, inseguendo quello spirito che non poteva essere catturato. Un giorno, stanco del continuo girovagare,le si prostrò davanti, le dichiarò il suo amore e le chiese di fuggire insieme a lui. La Dama disse: "Io non posso amarti. Sono uno spirito libero e cosi voglio restare." L'uomo non si arrese, ma per quanto si ostinasse, ella non ne volle mai sapere. Tormentata, decise quindi di rendersi invisibile all'uomo.


Ferito, umiliato e sperduto l'uomo vagò in solitudine per tempo immemore. Giunto ad una profonda grotta, vi entrò, lasciando penetrare nel suo cuore i pensieri più oscuri. Ogni respiro anneriva il suo animo. " La mia vita non ha più senso" continuò a ripetere.Col tempo il suo aspetto iniziò a mutare in qualcosa di orribilmente mostruoso e il suo corpo cominciò ad emettere un calore innaturale, in grado di bruciare qualunque cosa.


Quando della sua anima non rimase che cenere uscì dalla grotta e tornò nel bosco. Il calore che emetteva era tale da incendiare ogni albero nelle vicinanze. La Dama, accortasi del pericolo, gli bloccò il cammino e gli chiese: "Chi sei?" ."Sono ciò che tu hai creato. Sono colui che non perdona" rispose l'uomo. "Nessun mortale dal cuore nero metterà piede nel mio regno" ribattè la Dama


Forti aliti di vento si sollevarono e una tempesta d'aria investì l'uomo, ma la sua rabbia lo protesse come scudo di cavaliere. Edere velenose si scagliarono leste contro le sue gambe ma appassirono al contatto. L'uomo giunse quindi davanti a lei e afferrandola per il collo la sollevò da terra." Tu mi hai tolto il senso della vita. Ora io distruggerò ciò che hai di più caro". Ella si dibattè a lungo, ma invano. Con un ultimo sussurro disse:" Perchè mi fai questo? Io non posso amarti. Io sono il bosco. Ciò che vedi è nato dalla mia essenza e io stessa sono il frutto del pensiero del bosco. Vivo qui e non altrove, perchè non vi è altra ragione per me di esistere nel mondo. Sono uno spirito libero."


Una lacrima le scivolò dalla guancia e sfiorò il braccio dell'uomo, che trasalì. Vide il volto di colei che amava deturpato dal dolore ed il bosco in fiamme. IL suo cuore si fermò. "Cosa sto facendo?" disse mentre la appoggiava delicatamente a terra " Ho lasciato che l'odio mi accecasse e ho perso di vista chi ero." "Non a tutti è concesso il dono di essere amati, e me ne rendo conto solo ora, quando è troppo tardi, poichè il mio fuoco non può più essere fermato". Si allontanò da lei e il suo respiro si fece sempre più affannoso. Il calore che sprigionava continuò ad aumentare ed il suo corpo venne circondato da un'aura di pura luce bianca, una luce di ineguagliabile splendore. "Il senso della vita è essere liberi di amare e di rincorrere il proprio sogno, correndo il rischio di non raggiungerlo mai. Saper amare vuol dire anche saper perdere." Iniziò a levarsi da terra mentre il bagliore diventava accecante. "Dove vai?" chiese la Dama. "Me ne vado perchè la mia presenza non distrugga tutto quanto. Sarò lontano nel cielo se vorrai cercarmi. Sarò un simbolo che illuminerà la strada di coloro che si smarriranno. Sarò il monito per l'umana natura. Sarò quanto di più puro esiste sul mondo. Da oggi in poi mi chiamerete Sole."

E tu che voglia di libertà hai?


 

 Vota la notizia e se ti piace clicca su ok!
"Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione."

 

Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza. Milano, 26 gennaio 1955

-ooo-


Anche quest'anno si manifesterà a Milano ( ma anche a Roma e in altre città) per ricordare una data importantissima: il 25 aprile 1945, giorno in cui i partigiani liberarono Milano dall’occupazione dei nazisti e dai fascisti.


Ma il ricordo del passato non dovrebbe restare in un cantuccio, ma renderci consapevoli  che la resistenza alle imposizioni e agli abusi di qualsiasi potere è una continua conquista...da mettere in pratica ove ce ne fosse bisogno.


In questa occasione vi chiedo di rispondere semplicemente a questa domanda..." In questo periodo storico e politico, di quale libertà si sente il bisogno?


VOGLIA DI LIBERTA'  DI...


VOGLIA DI LIBERTA' PER...


VOGLIA DI LIBERTA'  DA...


 


25 aprile 2005, Milano: Manifestazione per il 60° anniversario della Liberazione. Al centro, lo striscione giallo dell’UAAR
Manifestazione per il 60° anniversario della Liberazione.

Al centro, lo striscione giallo dell’UAAR
(Foto: Samuele Pellecchia / Prospekt, da Diario del 29/4/2005





Rosalba Sgroia


 






Senza titolo 1778

dai morti
vengo a porti
i saluti della
Morte,quando
il suo sorriso sarà
la tua sorte
bacia le
sue labbra con
petali di rose.
Lascia i tuoi
occhi bagnarsi
di sogni perchè
la realtà che
vivi non tocchi,sarà
l'oscurità con le sue
esili braccia a cullarti
e seviziarti con la sua
ninna nanna.Finchè
l'angelo della morte
non mangerà la
tua anima,il tuo
corpo di fango
sarà la tua
gabbia

Spiriti Santi e Pioggie Dorate

Non v'è chi non veda la somiglianza che corre tra l'allegoria dello Spirito Santo, emanazione del dio cristiano, che, per fecondare una vergine adolescente, si insinua nella sua camera e quella della Pioggia Dorata, emanazione diel dio greco, il quale, per inseminare Danae, si insinua nella nicchia di bronzo in cui l'aveva rinchiusa suo padre. 
In entrambi i casi la divinità che si fa carico della fecondazione si serve di una vergine ignara per concepire un personaggio dotato di facoltà superumane allo scopo di aiutare il popolo a uscire fuori da una situazione intollerabile con il sacrificio della propria vita.  
Queste allegorie fanno emergere le terribili condizioni di vita di masse enormi di diseredati, perseguitati da una mortalità infantile paurosa e schiavizzati nello stesso tempo dal despota di turno.
A quei tempi infatti delle donne sterili si diceva che erano state colpite dal castigo divino, mentre coloro che promettevano in giro un futuro radioso suscitavano entusiasmo e acquisivano schiere di seguaci. 
 
Di qui a elaborare l'allegoria della vergine, che, grazie all'intervento di una divinità, mette al mondo il personaggio prodigioso lungamente atteso il passo è breve.
Sfrondati degli orpelli fantasiosi di cui nel tempo l'immaginario collettivo li ha rivestiti, i personaggi oggetto del culto popolare appaiono nella loro vera luce 
di parafulmini sui quali, delusi per la mancata realizzazione delle loro aspettative, i diseredati scaricarono in un colpo solo le loro millenarie frustrazioni.  

23.4.07

Senza titolo 1777

ecco cosa succede a pensarci troppo







ringrazio la  cdv  indiretta ( ovveromtutti\e   coloro che  o non  hanno accettato  l'invito  -- e non  mi  hanno detto  ne ringreaziato  ne  rifiutato -- e rimangono nella lista  d'attesa  o quelli che  avendo accettato  l'invitato non hanno mai scritto o  o commentato   neppure una volta  )   www.splinder.com/profile/azalais



in divenire -- Dulcinea Annamaria Pecoraro

  Ognuno di noi è frammento, che diventa capolavoro in divenire, discernendo e smussandosi nel tempo. La magia sta nel non perdere i tratti ...