25.2.11

viaggio nella frontiera VII° jack diventa indiano e io inizio a girare definitivamente pagina sul l mio passato e guardare al futuro

La  convalescenza  di  Jack stava procendo benissimo  , e l'idomani  o  il  giorno appreso saremo  partiti , per  fare  le  ultime  miglia  che  mancavano  ala destinazione finale del viaggio .
Ma le tribù  del nostro territorio  ci trameissero  tramite  segnali di fumo , il messaggio di altre  tribù che 
segnalavano  bisonti  in avvicinamento  Fu  cosi   che  ci preparammo per  l'indomani  , alla caccia  al bisonte , anche se non con lo stesso spirito di prima  vista la  loro diminuzione numerica  causa  sterminio  uomo bianco , e l'aumento dopo le migrazioni forzate  dovute  alle  guerre indiane .
Insieme a noi  parteciparono anche  alcuni esponenti Lakota Oglala tibù di mia madre   gemmellata  con quella di Nuvola rossa   . Il che diede alla caccia  maggiore solennità . Essa  fu  un occasione per conoscere  meglio le tradizioni indiane  . Infatti La Tatanka Lowanpi, o cerimonia del Bisonte Maschio, era  praticata fra i  sin dai tempi molto antichi. Una donna Bisonte, una donna appartenente a Tatanka, insegnò questa cerimonia ai Lakota. Quando i Lakota erano sulle pianure, a caccia, la donna Bisonte vide Anog Ite nascosta nei dintorni del villaggio, ed insegnò la cerimonia del Bisonte Maschio, affinché potesse purificare le figlie nel periodo delle prime mestruazioni, difendendole così, dalle influenze maligne e a condurre esistenze tali che gli uomini che le possedevano non dovessero mai tagliare loro il naso per infedeltà. Questa cerimonia si basa sulle credenze e sulle pratiche sciamaniche e viene celebrata per imprimere nelle menti delle ragazze i doveri che hanno sia nei confronti di loro stesse che degli uomini che le possiederanno.

Prima dell’inizio del ciclo mestruale, la fanciulla e’ come un maschio, ma poi la possiede un Tonwan. Jack osservò  silenziosamente tale rituale senza fare domande  . I mio amico vento fra i capelli  ( junior per differenziarlo dal padre morto  nell'epidemia  di vaiolo in cuoi mori anche donna  che scalcia e Lilyth  di aquila della notte  alias  tex willer  ) vedendolo  gli spiego' le caratteristiche della cerimonia . <<  Tonwan in Lakota significa >> disse <<  qualcosa di simile ad uno spirito, spirito che le infonde la facoltà di diventare madre, rendendola Wakan. Il tipi nel quale la ragazza dimora durante il periodo e’ Wakan, perché i poteri maligni stanno in agguato intorno ad esso per dare fastidio a chiunque uomo cerchi di entrare.. Gli spiriti maligni si nascondono presso l’ingresso per origliare i discorsi segreti, che poi sicuramente riferiscono. I genitori devono insegnare alle ragazze a conservare con cura il primo flusso mestruale, avvolgere ciascuno in un involucro, in modo di sapere di cosa si tratta, e sistemare questi involucri in un luogo inaccessibile ai coyote. In pratica devono essere collocati in un albero vivo, in modo che gli spiriti possano proteggerli: l'albero più adatto e' il pruno, perché fruttifero, quindi il suo Tonwan può influenzare la ragazza affinché abbia molti figli. L'uomo che profana gli involucri rischia di essere afflitto da foruncoli e pustole, da cui può guarire soltanto se uno sciamano o un "uomo di medicina” scaccia il Tonwan. Iktomi, spirito maligno, persuade Coyote, suo amico a cercare tali involucri. Se ne trova uno, lo divora e così acquista il potere sulla ragazza facendole fare cose ridicole. I genitori, per la celebrazione della cerimonia, devono fornire un tipi, preferibilmente nuovo; un abito per la ragazza, una ciotola in legno; ciliegie fresche o essiccate; una piuma d’aquila, con il calamo fasciato con la pelle della testa di un germano reale; salvia; legna secca di acero americano o di pioppo nero americano; un tamburo, una pipa; corteccia di salice essiccata da fumare con la pipa; Ierocloe; cibo per il banchetto e doni per gli ospiti. Chiunque conosca le canzoni può condurre la cerimonia, tuttavia e’ preferibile che sia un uomo. Può essere il padre, ma e’ preferibile uno sciamano. Questa persona, deve fornire un cranio di Bisonte con le corna, un bastone di ciliegio, molle Wakan e la pipa cerimoniale. I partecipanti debbono portare i loro tipi ed il loro cibo, così da non gravare sugli ospiti. La cerimonia inizia all'alba e termina al tramonto, ed i presenti non possono avere nessun’altra attività che non sia inerente alla cerimonia. >>
Dopo l'ora tardi in cui  andammo a dormire  ieri , specialmete  per  jack  , fu  uno  shock  svegliarsi  all'alba  . 



Infatti fu  proprio   sullo  spuntare dell'alba  che  lo sciamano si affacciò all'ingresso del proprio tipi e cantò questa canzone: “Una voce, Anpao: ascoltala. E’ bassa: ascoltala”.Jack resto meravigliato per  la  dolcezza e  l'intensità delle parole anche  se  la voce  era  si  una  voce  di tuono  e possente  , ma  poco graziosa  . 
Si tratta di un’invocazione ad Anpao, l’alba, affinché destasse gentilmente il Sole, e questi, iniziando di buonumore il proprio viaggio quotidiano, ordinasse ai Quattro Venti di concedere bel tempo durante la giornata.Entrambi trovammo  le  ultime frasi, cioè l’invocazione fatta ad Anpao per risvegliare gentilmente il Sole… una cosa dolcissima…. e toccante 
Poi consumammo una rapida  colazione e dopo  gli ulteriori  riti propiziatori  , iniziammo la caccia . Io  e  Jack  vi partecipammo anche se  non attivamente  , io per motivi  d'età e jack  perchè ncora  non istruito alle  " tecniche indiane ".  Ma il destino vole  che  jack intervenne  prendendolo e bloccando al lazzo  un  enorme  bisonte  che stava per  travolgere   , piccola volpe a  cui erano caduti   arco e faretra  .   E fu cosi  che   jack  prese il nome  di  bisonte  con il lazzo
Essa fu inaspettatamente  , vista  la situazione  particolare  ,  abbondante . Ci fu una  gran festa .Essa fu occasione  per  jack  d'assaggiare la carne di bisonte secondo la ricetta indiana  .
Durante   la festa l'ora  aquila rapace  , gli frego  il suo  cappello da mandriano , jack  se ne  accorse e chiese che li  fosse restituito , ma  Il nuovo proprietario non ne voleva  sapere  . Allora  intervennero sia  nuvola  rossa  sia   piccola  volpe  pregandolo  di restituirglielo . Ma  jack vsto l'attaccamento  d' Aquila  rapace che  non mollava a presa per stemperare  gli animi  disse in quelle poche  parole  d'esperanto e  di linguia indiana che conosceva seguite  da gesti  : 


<< ok  tienilo pure   non importa ,basta che mi dia in cambio il suo pugnale o qualcosa'altro dello stesso valore  >>  . Il resto  dei presenti  fece  una risata   e  d'approvazione  che  indussero alce nero  ( junior per  differenziarlo dal padre  ) ora  aquila rapace  visto i numerosi  bisonti uccisi    ad  approvare  lo scambio anche  se  un  po' stizzito , in quanto  c'era  affezzionato e   se  lo riguardava  con un po  di rimpianto . Allora  jack decise  di rinunciarvi e   fece capire e  disse  tramite l'aiuto linguistico di Nuvola rossa   che il cappello faceva parte di un periodo in cui non si  riconosceva più , cioè quello del mandriano  e  ne  aveva un altro di scorta  . Udite queste parole   ritorno il sorriso sul viso di aquila rapace   che  insieme  a piccola  volpre  chiesero a Jack di diventatre loro fratello adottivo  ( quello che nelle  altre tribù  era  fratello di sangue )  . Ecco quindi che  la festa   fu ancora più grande  perché  ciò avveniva tramite la cerimonia hunka . Essa per i Lakota, è un rito religioso e perciò trattato con grandissima considerazione e rispetto - per fare un parallelo, è qualcosa come la cresima per i cattolici o il bar mitzvah per gli israeliti.  Jack accettò volentieri  .Diventando cosi  indiano con il  nome di Bisonte  con il lazzo anche se lui preferì' farsi chiamare  Tatanka .
 Dopo di che  la  festa continuò , i  vecchi raccontarono  storie  ed  aneddoti della  tribù , barzelette . Jack ascoltava curioso cercando di capire   anche se  non sempre ci riusciva . Nuvola  rossa  e  i suoi nuovi fratelli di sangue  s'offrirono d'aiutarlo , inizialmente  rifiutò perchè voleva  provare    a capire da solo senza nessun intermediario   alla fine  per non offendere  accettò  l'intermediazione Ad un certo punto non ricordo più da chi se  da penna  grigia  o piccolo falco\ kit willer fui invitato a raccontare  qualche storia  o  aneddoto . Inizialmente  accettai  rifiutai perchè :




 1) non avevo nessun anedoto  o fatto   che potesse essere  conosciuto indirettamente  dalle  nuove   generazioni che non conoscevo direttamente   vista la mia assenza   quasi totale  dalla tribù  per  e varie missioni dei ranger  l'unico fatto , quello della  vendetta , era troppo doloroso  per esser raccontato in uan occasione gioiosa  d alegra  come  questa . Le  spiegazioni  sembravano accontentarli , ma  piccolo falco  volle sentirlo lo stesso , specie la mia versione di quel luttuoso evento .Ma alla fine , dopo essermi consultato con nuvola rossa e grande alce appurai che il contrario e cambiai idea , ma soprattutto perchè ricordavo che avevo promesso il racconto a jack .Chiesi però , un  auiuto morale ai mie amici indiani , che accettarono molto volentieri . Essi richiamarono l'attenzione tra i vari gruppi radunati  e dopo la loro introduzione , mnel silenzio  più assoluto iniziai a raccontare la mia storia dolorosa . L'ultima cosa  che ancora  rimaneva  aperta  e che ancora mi tenevo dentro del mio passato 

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magari tutti i politici rinuciassero a parte del lr lauto stipendio prendano esempio dalla giunta di Manoiada che lo stipendio ha finanziato un parco giochi

finalmente dei politici che rnunciamo a parte del loro stipendio
Mamoiada, il parco giochi lo finanzia la giunta 


Ai bambini il 30 per cento delle indennità di sindaco e assessori, le attrezzature per le aree verdi acquistate con i risparmi sui compensi agli amministratori

dalla nuova sardegna online del 25\2\2011 

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di Maria Giovanna Fossati
MAMOIADA. 
Il parco giochi sarà l'altare su cui verrà sacrificata una parte dell'indennità percepita dal sindaco e dagli assessori di Mamoiada. Un sacrificio che viene fatto con piacere dagli interessati, in questo paesello di 2500 anime: il taglio del 30 per cento degli emolumenti sarà pure un piccolo gesto, ma può voler dire una grande felicità per i bambini, che riceveranno con quella cifra (7mila e cinquecento euro all'anno) le attrezzature di uno o più parchi giochi per i loro divertimenti.
Il sindaco Graziano Deiana, nel commentare la delibera di giunta che adotta la decisione, spiega: «Non è certamente una grande cifra: il risparmio ha un senso se finalizzato a un'opera ben precisa. Abbiamo voluto costruire apposta un capitolo di bilancio dove le somme verranno destinate alle attrezzature delle aree verdi per bambini. Riteniamo che gli spazi per i piccoli concittadini siano un investimento importantissimo. Lavoriamo al progetto coinvolgendo anche i bambini che potranno darci idee sull'investimento da fare». 
Il sindaco e gli assessori del paese dei mamuthones non si sentono eroi. Semplicemente, in tempi in cui bisogna stringere la cinghia, è bene che l'esempio parta da chi governa i Comuni: «Oggi tutti parlano di riduzione delle indennità - aggiunge Deiana - ma di fatto pochi di questi prOclami riescono ad andare in porto. Per quanto mi riguarda, è dal primo giorno che sono entrato ad amministrare questo Comune, e sono ormai 15 anni, che mi autoriduco l'indennità di primo cittadino. Adesso però ci siamo impegnati a trovare una destinazione specifica dei risparmi. Il nostro gesto vorremmo che diventi normale, in un momento in cui i soldi pubblici sono diventati un bene prezioso».
Poi il sindaco di Mamoiada la butta in politica: «Ci dicono che il federalismo fiscale sia alle porte. Sappiamo che sarà un modo per colpire ulteriormente i cittadini con balzelli aggiuntivi. E per i nostri Comuni sprovvisti di mare, di seconde case e altre ricchezze sarebbe veramente un colpo». A Seredadu, vicino al cimitero comunale, dovrebbe essere realizzato ex novo un piccolo parco giochi. Ma ci sono altri spazi verdi all'interno del paese che potrebbero essere potenziati: come la piazza San Sebastiano e il parco della via Nuoro. 
«Cerchiamo di valorizzare più zone possibile per andare incontro a tutti i vicinati - conclude il sindaco -. I finanziamenti sono pochi, ma siamo sicuri che oltre all'esempio, che speriamo passi, si realizzerà un'opera che darà gratificazione a noi, ai bambini e a tutto il paese».

occhio alla linea wireless senza fili potrebbe venire l'Fbi come è successo a un Ragazzo di Carbonia

Aveva diciotto anni quando con il suo pc avrebbe violato l'impenetrabile sistema informatico della Nasa, l'ente spaziale americano. Ora un giovane di Bacu Abis finirà sotto processo.

Unione sarda del 25\2\2011
U
n computer comprato in offerta, collegato a internet con una normale pennina wireless da un'anonima casa di Bacu Abis, frazione di Carbonia di appena 1900 anime. Da lì, tre anni fa, smanettando sulla tastiera nel chiuso della sua camera da letto, Alessio Arceri, 21 anni, un diploma di scuola media inferiore in tasca, sarebbe riuscito a intrufolarsi nel sistema informatico della Nasa, violando uno dei server più protetti al mondo e scatenando sulle sue tracce i segugi dell'Fbi.
LE ACCUSE Sarebbe perché il giovane con la passione del pc, che ora si è trasferito a Londra per fare il barman, al contrario dei tanti hacker professionisti che una volta scoperti rivendicano con orgoglio le loro imprese e poi magari finiscono a lavorare per la Cia, nega decisamente di essere l'autore del blitz informatico. «Ho solo visitato il sito della Nasa - spiega -, ma non ho mai rubato informazioni riservate né violato i sistemi di sicurezza, probabilmente mi hanno confuso con i pirati che in quel periodo attaccavano il loro server dalla Cina e dalla Russia». Una versione che non ha convinto né gli agenti federali americani, né la polizia postale italiana, né, infine, il pm di Cagliari Andrea Massidda, sulla cui scrivania, al termine di un lungo iter, è approdato il fascicolo. Tanto che ieri mattina il magistrato inquirente ha chiesto e ottenuto al Gup Giorgio Altieri il suo rinvio a giudizio. Al processo, che inizierà il 4 novembre davanti al giudice monocratico di Cagliari, Arceri dovrà rispondere di una lunga serie di gravi reati: accesso abusivo a sistemi informatici, danneggiamento di server militari e furto delle password del personale della Nasa. Imputazioni che potrebbero costargli una condanna sino a un massimo di otto anni di carcere.
GLI ACCESSI La storia inizia nel 2008, quando dall'Agenzia spaziale americana scatta l'allarme perché un hacker italiano è riuscito a introdursi per ben tre volte nel sistema informatico interno, in un periodo compreso da maggio a luglio, aggirando il sofisticato programma di sicurezza di cui è dotato il server. Dalla base della Nasa di Pasadena, in California, l'informativa viene girata alla Procura della Repubblica di Roma tramite l'ambasciata degli Stati Uniti. Nella segnalazione viene fornito l'ip, cioè il numero d'identificazione generato dalle connessioni di ciascun computer, da cui è partito l'attacco. Le indagini vengono affidate alla polizia postale che nel giro di qualche mese risale ad Arceri, che all'epoca ha appena 18 anni. Così, alla fine del 2009, gli agenti della Postale, accompagnati dai funzionari dell'ambasciata Usa, piombano a Bacu Abis e perquisiscono la casa del diciottenne, che alla fine viene incriminato.
LA DIFESA «Quello che contestiamo radicalmente - spiega l'avvocato Gianfranco Annino, che insieme alla collega Marcella Cabras tutela Arceri - è proprio che il ragazzo abbia commesso queste intrusioni. Alessio utilizzava a quel tempo un ponte radio per collegarsi a internet, non dunque un servizio via cavo bensì una postazione wireless senza fili. Chiunque avrebbe potuto captare il suo nickname ed il suo ip, servendosi dell'identità internet del ragazzo per l'accesso abusivo alla Nasa. È la stessa informativa americana che indica la provenienza da ip olandesi, venezuelani e cinesi: dunque potrebbero essere degli hacker professionisti che, rubate varie identità in giro per il mondo, hanno compiuto questi attacchi». Se ne riparlerà a novembre.
MASSIMO LEDDA

il figlio del re

24.2.11

Fuori la ega dal'italia ancora un altro caso vergognoso qyuello di pelazza

lo so   che tale  news  è vecchia  ma è sempre attuale   fin quando un'amministrazione in questo caso , Leghista cioè   centro destra si comporta  in questo modo  senza  distinguere la regola dall'eccezione . Capisco   che  si  debba rispettare la  regola , ma  che  c... è una  bambina  di  4  ani  un po' di buon senso   di umiltà  . Ma  che  chi cavolo votiamo .Ci diciamo cattolici  , ma  poi  invece ignoriamo  i suoi precetti , siamo solo dei baciapile

abusi legalizzati e solidarietà dei " normaii " verso un compagno handicappato

unione sarda del  24 febbraio 2011
Trentino, «è un legittimo esercizio del culto»
Campane in funzione a tutte le ore,
il giudice dà ragione al parroco



TRENTO È finita con l'assoluzione del parroco la battaglia delle campane che per circa tre anni ha coinvolto il piccolo paese di Sabbionara di Avio, nel Trentino meridionale. Il Tribunale di Rovereto ha stabilito che non è reato far suonare le campane della chiesa a tutte le ore del giorno, ma un legittimo esercizio di culto previsto dal Concordato.
Sul banco degli imputati, con l'accusa di disturbo della quiete pubblica, era finito l'allora parroco don Ernesto Villa, chiamato in causa da un abitante del paese, Giuliano Fugatti, un pensionato che un bel giorno ha detto basta a quei rintocchi continui, dall'Ave Maria delle 7 del mattino ogni quarto d'ora fino alle 23. «Non sono mai riuscito ad abituarmi a quel suono, quello scampanio continuo mi negava il diritto al riposo», dice Fugatti. Lui, che abita ad alcune decine di metri dal campanile della chiesa di S.Bernardino, ai piedi di uno dei più antichi castelli fortificati del Trentino che domina la Vallagarina, prima ha chiesto almeno di abbassare il livello dei decibel, poi vedendo che le sue richieste cadevano nel vuoto ha sporto denuncia per disturbo della quiete pubblica, spalleggiato da altri parrocchiani. Ma non dal consiglio comunale che ha preferito schierarsi con il parroco.
«Bisogna accogliere le esigenze della comunità, rispettando la tradizione - ribatte don Villa - non ci si può basare sui decibel. Tutte le campane, sia civiche che religiose, d'altra parte superano sempre il limite prescritto. In certe situazioni poi bisogna applicare il detto “vivi e lascia vivere”».


Catanzaro, il divieto venuto dalla preside: denunciata
Studente down escluso dalla gita,i compagni si ribellano e non partono








CATANZARO La preside vieta la partecipazione ad una gita di uno studente down ed i compagni del ragazzo si ribellano, rifiutandosi di fare il viaggio senza di lui ed ottenendo così la riammissione del giovane disabile. La vicenda è stata resa nota dall'avvocato Ida Mendicino, che è la responsabile del Coordinamento regionale della Calabria per l'integrazione scolastica.
L'episodio risale allo scorso mese di gennaio ed è accaduto in una scuola media di Catanzaro. Il ragazzo down al centro della vicenda si è sempre ben integrato nell'attività scolastica, ottenendo anche, grazie al lavoro degli insegnanti di sostegno, un buon profitto. In più ha un ottimo rapporto con gli altri studenti, che lo hanno sempre aiutato e circondato di grande affetto.
Proprio per questo la decisione della dirigente scolastica di escluderlo dalla gita ha provocato la ribellione dei compagni, che sono riusciti alla fine a farlo riammettere al viaggio, che si è svolto poi regolarmente.
La discutibile iniziativa delle dirigente, tra l'altro, aveva suscitato anche la reazione dei genitori del ragazzo down, che avevano denunciato la vicenda alla polizia.
L'avvocato Mendicino definisce il comportamento dei compagni dello studente «un segnale importante di cambiamento in una generazione spesso tacciata di eccesso di individualismo e di scarso senso di solidarietà» e rivolge «un plauso ai ragazzi, che si sono dimostrati - afferma - vera speranza di maturazione del tessuto sociale rispetto agli esempi che spesso provengono dal mondo dei grandi».



il canto delle spose di Karin Albou

Ieri ho visto il canto delle  spose ( foto  sotto a sinistra)  il 2  film della rassegna di cinema indipendente  , organizzata dai i gruppi culturali paesani  : Cultura  club , cinedigital  e  dal gruppo NonRassegnamoCinema   rassegna di cinema idipendente  . Tale rassegna  si ribvolge  a tutti  gli apassionati  di cinema che  no  si (/  e non vogliono   ) ritrovarsi   nell'attuale programmazione  commerciale che premia  la quantità in base ala  qualità  e  che  a tutti  coloro che vogliono allargare  i loro   orizzonti  cinefili e non solo  .
Poprio per  questo  la programmazione  ,  ìdei film è  collocata  il mercoledi o il giovedi   ed  è dedicata   a tutto il cimnema  indipendente  .che pur  avendo notevole   rilevanza  artistica  e culturale  , viene  emarginato a causa   di uan minore   distribuzione  diventando cosi di   difficile  fruibilità  da  parte del gtrande  pubblico ed  è una delle  cause    \  origini  dello scaricamento  selvaggio in rete   di film  .

La rassegna   si divide  in due percorsi il primo   (  il viaggio)  in cui c'era  il bellissimo film  da me  visto   della regista  Karin Albou  ,   fino al  13  aprile con il soffio di Lim Ki du  ,  e  dal 20 aprile  con  Cous Cous  di Abdellatif Kechiche  (Hamburger & Cous  Cous )  .
Ottima idea  quella  d'inserire  il  film d'ieri 23\2\2011  nella categoria  viaggio  , in quanto descrive  benissimo  nuove   o poco conosciute se  non attraverso una informazione  fatta  di luoghi comuni e  pregiudizi  , ti  fa vedere  come  la ricchezza più sforzosa  e la povertà più estrema , l'incontrare e il confrontarsi fra  due  culture diverse  (  nel caso del film la cultura ebrea  e quella islamica ) dalla nostra   e  scoprire  un mondo di ragionare   lontano dal nostro , diverse fedi\  religioni , diversi modi di vivere o non vivere la  vita  . Come  ogni viaggio   ci costringe  ( ecco  a chi ancora  non l'ha capito o non vuole capirlo perché chiamo i mio blog multi autore   e le persone con cui  entro in contatto compagnidiviaggio  ) indubbiamente  ad  aprirci a  nuove realtà , mnuove esperienze  , ogni  fermata   una stazione diversa. I  film  proposti sono diversa nazionlità ( Tunisia , Italia , Senegal  , ecc  )  come  ad  esempio   In fuga call  center di  federico rizzo ( me lo sono perso ) . Infatti secondo  la locandina  << [....]  sarà un viaggio  a tappe  attraverso   varie tematiche  (   condizione della  donna --  il film d'ieri , giovanile , precariato , emarginazione , ecc ) [...]  >> Cosi  come in un viaggio  , ogni film   ci porterà non solo in un paese diverso  ,  facendoci  incontrare culture diverse  e  a noi poco  conosciute   se non in maniera distorta ,  conosceremo qundi e ci confronteremo   con idee  ed oipinioni  e  problematiche (   che  con la  globalizzazione sono comuni ) viste   con occhi diversi  dai nostri    magatri da  chi li  subisce  direttamente    sulla   loro pelle  ogni giorno 

Ma  adesso veniamo al film

Questo film di Karin Albou  (  foto  a destra  )  è girato BENISSIMO --- ovviamente  è  una mia impressione da profano  ----  e riesce ad esplorare nei piccoli gesti le dinamiche di due culture diverse, 
nonchè anche le dinamiche internazionali del tempo. mica facile! Bello,  di una sensualità sincera, di una volontà fine di trovare nei gesti, nei dettagli minuziosi la femminilità e la complicità, l’intesa che forse solo le donne riescono a raggiungere . Infatti  Le ragioni di interesse di un film non sono sempre soltanto artistiche.
Per esempio “Il canto delle spose”, della regista francese Karin Albou ha anche il merito di raccontare una realtà storico-sociale dimenticata o ignota ai più.
Il suo film è ambientato a Tunisi, nel corso della seconda guerra mondiale,  e precisamente al momento dell’occupazione nazista della città. La Tunisia era allora una colonia francese. E in Francia era stato instaurato il governo collaborazionista del maresciallo Petain. Così anche a Tunisi soldati tedeschi e francesi “collaboravano”: per esempio, al rastrellamento degli ebrei. Nel contempo la Tunisia veniva bombardata dagli aerei statunitensi.

La critica  è divisa   vedere  questa quasi  stroncatura 




o  questa  recensione  di  http://viadellebelledonne.wordpress.com/

In questo film della regista franco- algerina  Karin Albou sono le donne le protagoniste, con i loro corpi,  assoggettati alle regole e alle volontà maschili,  triste constatarlo, sia nel passato in cui è ambientata la storia che oggi. É la loro intimità, il loro bisogno  di solidarietà, la forza di darsi sostegno nel ristretto angolo in cui sono relegate a fare da filo conduttore in tutto il racconto filmico.
La regista ha sulle due protagoniste, Nour e Myriam, uno sguardo fatto di delicatezze e di attenzioni. Sono spesso i gesti, gli sguardi e i silenzi a parlare, o i particolari, che arrivano a riempire lo schermo, quasi la macchina da presa fosse impegnata in un’esplorazione millimetrica dell’universo femminile. Così la depilazione del corpo e del pube in preparazione del matrimonio raggiunge un’ intensità e un realismo inaspettati. E poi ci sono i volti delle due ragazze, limpidi e puliti, ignari della perfidia e della violenza umana con cui presto dovranno fare i conti.
Ma c’è pure la dissacrante parodia del maschio, proprio all’inizio del film,  quando una donna anziana vestita da uomo si appende alla cintola i testicoli di un animale squartato e balla una macabra danza nel gineceo del rituale di fidanzamento.
Il film, dunque, racconta la complessità della condizione femminile, inserita in un contesto storico, quello dell’occupazione nazista del Nord Africa, con la relativa propaganda contro il popolo ebreo che va a intaccare le relazioni umane fondate sulla pacifica convivenza e sul rispetto reciproco. Nour è musulmana, Myriam ebrea, eppure la loro amicizia è naturale, fondata sull’empatia tra donne che vivono gli stessi luoghi e lo stesso destino. E non bastano le differenze legate alla cultura a farle sentire diverse e avverse, finché non arrivano i pregiudizi, il dubbio, e le difficoltà pratiche legate alla sopravvivenza durante l’occupazione nazista.
Il privato, piccolo mondo di ognuna viene toccato e scosso dagli avvenimenti storici, che la regista riesce a pennellare con brevi ma efficaci  situazioni, e tutto sembra lacerarsi, anche l’armonica convivenza tra ebrei e musulmani.  Toccante è il punto in cui il padre di Nour  fa leggere alla figlia un versetto del Corano che parla della concordia fra le religioni , fugando i dubbi che il suo promesso sposo le aveva instillato fino a riprendere il rapporto amicale interrotto.
Un buon film . 

chi vuole  vederselo  in streaming  ovviamente  deve registrarsi  http://www.italia-film.com/film-drammatici/4132-il-canto-delle-spose.html



Fabrizio De André - Fiume di Sand Creek





Non sapevo in quel momento che era la fine di tante cose. Quando guardo indietro, adesso, da questo alto monte della mia vecchiaia, ancora vedo le donne e i bambini massacrati, ammucchiati e sparti lungo quel burrone a zig-zag, chiaramente come li vidi coi miei occhi da giovane. E posso vedere che con loro morì un'altra cosa, lassù, sulla neve insanguinata, e rimase sepolta sotto la tormenta. Lassù morì il sogno di un popolo. Era un bel sogno... il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparti. Il cerchio non ha più centro, e l'albero sacro è morto. (Alce Nero)

23.2.11

Mio padre, da giovane

Il restauro di Miracolo a Milano non è solo una bella notizia. E' la restituzione di un'infanzia, un viaggio a ritroso in una sarabanda di specchi, insegne, cieli sabiani in cui s'accendono parole, smaglianti bianco e nero densi di luce e gioia. E' un ritorno a scabri arenili e a corpi accesi nel rovente sole dei tardi anni Quaranta. E' uno sguardo nelle nostre origini, uno scrutare nel segreto, nell'inviolabile. Perché in quel film, così antico e fulgente e straccione, ho visto mio padre.

Anch'egli, come tanti, si trovava perso in quel marasma di ragazzetti dalle ginocchia sparute, che salutavano i poveri saliti al cielo a cavallo d'una scopa. Sopra il cielo finalmente vasto, e brilluccicante, in vortici e turbini di giocosa beatitudine.

Chissà cosa pensava, allora. Niente; si lasciava trascinare sotto il suo baschetto floscio. Le baracche milanesi erano del tutto simili a quelle romane. Lui non abitava lì. Viveva, o meglio passava, in via Angelo Mosso, tra Gorla e Turro, già allora ferrigna di ringhiere, ma comunque abitazione, conquistata chissà come. Mio padre, bambino, vi volteggiava. Ogni tanto. Non so se amasse le penombre lise della cucina e dell'acquaio. Ma era così aereo. Come quei poveri sulle scope, mio padre era, in realtà, nato sulla strada e in strada trovava la sua famiglia di compagni, o di monelletti, con nomi che avrebbero fatto la felicità di Gadda, o d'un Pasolini in trasferta: il Marietto, il Demi Demi, e, più di tutti, il Boia Faust di Chicago. Coi quali, un giorno, condivise il ritrovamento d'una banconota da mille lire, nei pressi d'una pasticceria. I cui profumi dolci s'erano limitati ad assaporare. Leccandosi le labbra secche e sporche. Quel giorno non cacciarono le lucertole né fecero rissa coi compagni, né sostarono al cinema ABC per giocare brutti tiri a qualche rancido "culatun". S'ingozzarono, invece, di paste, incuranti e avidi e materici e sgangherati, bambini per sempre, pervasi d'un'irrefrenabile allegria di naufragi, ebbri per un domani che si credeva prossimo, e tattile.



NO SPOILER L’ultima trovata: il Risorgimento in diretta . storia a puntate del settimanale topolino

Ottima idea dopo i due  volumi    de il  giornalino  (  vedere  foto a  destra     e  qui   ed i mie precedenti post   sui  due  blog  )  quella d'usare un fumetto per celebrare , speriamo in maniera non retorica ed ampollosa quello che nel bene e nel male è stato il nostro risorgimento
<< [....] Sebbene non vi sia consenso unanime tra gli storici, la maggior parte di essi tende a stabilire l'inizio del Risorgimento, come movimento, subito dopo la fine del dominio Napoleonico e il Congresso di Vienna nel 1815, e il suo compimento fondamentale con l'annessione dello Stato Pontificio e lo spostamento della capitale a Roma nel febbraio 1871.Tuttavia, gran parte della storiografia italiana ha esteso il compimento del processo di unità nazionale sino agli inizi del XX secolo, con l'annessione delle terre irredente, a seguito della prima guerra mondiale.[...]>> da http://it.wikipedia.org/wiki/Risorgimento

 dal corriere della sera  online del 23\2\2011


La copertina del numero che «Topolino» dedicherà ai centocinquant’anni dell’Unità d’Italia (da mercoledì 23 febbraio in edicola): la storia sarà ambientata tra la moderna Torino e le città italiane del Risorgimento
La copertina del numero che «Topolino» dedicherà ai centocinquant’anni dell’Unità d’Italia (da mercoledì 23 febbraio in edicola): la storia sarà ambientata tra la moderna Torino e le città italiane del Risorgimento

Anche a Topolinia si festeggia l’Unità d’Italia, anzi, la si rivive insieme agli eroi della Disney, grazie a un viaggio nel tempo... a fumetti. È la trama dell’avventura con cui anche il settimanale «Topolino», nel numero in edicola dal 23 febbraio, celebrerà il 150˚ anniversario dell’Unità d’Italia: la storia, sceneggiata da Marco Bosco e disegnata da Paolo Mottura, si intitolerà «Topolino e l’Italia ri-unita» e sarà ambientata tra la moderna Torino e le città dell’Italia risorgimentale. In breve, la trama dell’avventura: nella Torino di oggi, Topolino e Pippo hanno un incarico speciale, quello di viaggiare indietro nel tempo (grazie alla macchina inventata dal professor Zapotec) e di tornare all’Italia preunitaria, in epoche diverse, per sistemare alcune webcam con cui filmare di nascosto le vicende e le tappe storiche del Risorgimento. Guidati da un manuale di storia che li aiuta a districarsi nella Penisola ancora divisa tra regni, granducati e imperi, dopo mille peripezie, tra gendarmi, bizzarri personaggi e donne misteriose, Topolino e Pippo piazzano le telecamere in tutte le città protagoniste dei moti Risorgimentali (a Milano al tempo delle Cinque Giornate, a Marsala in vista dello sbarco dei Mille, e poi a Venezia, a Torino e così via) e ritornano nel futuro, pronti a gustarsi in diretta insieme a Zapotec e al mondo intero la ripresa «live» del Risorgimento. Ma qualcosa dev’essere andato storto durante il viaggio, perché al loro ritorno il futuro è radicalmente cambiato, l’Italia non è unita e il Risorgimento non c’è stato: toccherà ai due eroi disneyani, naturalmente, scoprire che cosa ha alterato il passato e rimettere a posto la Storia. Oltre all’avventura a fumetti, da segnalare anche le altre iniziative dedicate alle celebrazioni per l’Unità d’Italia da «Topolino»: il progetto dei «Toporeporter», che si svolgerà in 12 settimane, proponendo reportage da città diverse e da vie o piazze che portano il nome di personaggi del Risorgimento (Cavour, Garibaldi, Mazzini e molti altri); inoltre, il concorso «150˚ Unità d’Italia in 150 parole» in collaborazione con La Feltrinelli, aperto ai ragazzi dai 6 ai 14 anni.

con le ultime da Avetrana speriamo la sciacallaggio mediatico non riprenda vigore


Omicidio Sarah, arrestati fratello e nipote MisseriIn manette Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote dell'uomo di Avetrana che ha confessato l'omicidio della quindicenne con il coinvolgimento della figlia Sabrina. I due uomini sono accusati di concorso nella soppressione del cadavere. Interrogate le loro moglie






Speriamo  che  adesso   dopo le ultime news  facilmente prevedibili fin dalla  scoperta  del cadavere o quanto meno nei giorni  successivi a tale evento      visto che  : <<  E' nella fase dell'occultamento del cadavere di Sarah che potrebbero essere entrate in scena altre persone, allargandoancora di più la regia di un delitto che riguarda già Micheli Misseri e la figlia. Secondo indiscrezioni già trapelate e rafforzate in serata, il contadino non era solo quando ha buttato il cadavere della ragazzina nel pozzo-cisterna in Contrada Mosca. Gli spostamenti del contadino sono stati controllati attraverso i tabulati telefonici, visto che le celle hanno registrato il suo cellulare proprio in quella zona. Così come è stata segnalata la presenza del telefonino di sua moglie, Cosima Serrano, che al momento del delitto ha raccontato di trovarsi a riposare nel suo letto e che solo successivamente è uscita di casa.C'è un altro particolare che ha attirato l'interesse degli inquirenti, tra gli altri, e riguarda la grossa pietra che è stata posta sull'imboccatura del pozzo, insieme a sterpaglie, per sigillarlo e forse isolarlo da eventuali curiosi. Michele Misseri era abituato al lavoro nei campi, ma spostare quella pietra fino al tappo del pozzo forse sarebbe stato difficile anche per lui, senza l'ausilio di qualcun altro. Nei giorni scorsi, peraltro, è stato comunque sentito in procura Cosimo Misseri, nipote di Michele, che abita a Centonze, sulla strada verso San Pancrazio e che ha lavorato nei campi insieme allo zio, di cui ha frequentato la casa assiduamente fino al ritrovamento del telefonino di Sarah. I tabulati registrerebbero una chiamata tra Michele Misseri e il nipote verso le 18.30 di quel pomeriggio. Solo una casualità? >> Uniita' del 22\10\2010  . Ora   come  dicevo dal titolo riprendo li sciaccali mediatici    e non ci siano altri plastici  televisivi   su tale  evento  

22.2.11

due storie di legalità

da ilfattoquotidiano online de 22\2\2011
 la prima  Storia

Bentivoglio, storia di un commerciante antimafia
Poco più di un mese fa la 'ndrangheta ha tentato di ucciderlo. Ma l'imprenditore di Reggio Calabria assicura: "Rifarei tutto"

La ‘ndrangheta ha tentato di ucciderlo poco più di un mese fa, ma l’imprenditore di Reggio Calabria Tiberio Bentivoglio rifarebbe tutto. Ha denunciato i mafiosi che volevano chiedergli il pizzo e gli hanno incendiato la sanitaria che gestisce assieme alla moglie. Voleva costituire un’associazione di volontariato e dalle intercettazioni telefoniche è emerso che il boss Santo Crucitti non era d’accordo. Ha testimoniato in aula durante il processoPietrastorta” che si è concluso il 9 febbraio 2010 con la condanna per associazione mafiosa dei suoi aguzzini i quali, però, sono stati assolti dall’estorsione nei suoi confronti.
Precisamente un anno dopo, il 9 febbraio 2011, l’imprenditore (che ora collabora con Libera) è stato gambizzato da due killer mentre si trovava in un suo terreno. Un proiettile ha colpito il marsupio che teveva a tracollo. Adesso, dopo almeno 5 attentati, vive sotto scorta.




“Io non vorrei mai diventare un simbolo per questi fatti – dice Bentivoglio – Sono semplicemente un piccolo imprenditore di questa città che ha deciso, insieme alla moglie, di aprire un’attività commerciale nel settore sanitario e prima infanzia. Le cose andavano molto bene e poi, a un certo punto, siamo incorsi nei cosiddetti “incidenti ambientali”. Il primo disturbo con la ‘ndrangheta l’ho avuto a luglio 1992 quando mi sono opposto e mi sono reso conto che stare dall’altro lato della barricata era l’unica cosa da fare. Ho dovuto subire, per la mia determinazione, diversi attentati. Ne ho avuto uno nel 1992, due nel 1998, uno nel 2003, uno nel 2005 quando un incendio mi ha completamente distrutto il negozio e nel 2008 hanno raso al suolo un mio deposito. Mi ero opposto a certe richieste che la criminalità organizzata fa a tutti i commercianti. Tutti i due processi si concludono con la condanna degli imputati per associazione mafiosa, però il mio capo di imputazione viene rigettato e viene annullata la mia costituzione di parte civile. Durante il processo, sono stato individuato dallo Stato come parte offesa, sono stato invitato a testimoniare e a dire la verità. E l’ho fatto, ma nonostante questo gli indizi non si sono trasformati tutti in prove”.
Quegli imputati, riconosciuti mafiosi per il giudice di primo grado, oggi sono liberi e vivono a poche centinaia di metri da Tiberio. Stando alle inchieste “Eremo” e “Pietrastorta”, Bentivoglio e la moglie sarebbero stati minacciati dal boss Santo Crucitti e dal braccio destro Giuseppe Romeo e “invitati” a recedere dall’iniziativa di dare vita ad un’associazione culturale a Pietrastorta.
 Un messaggio mafioso recapitato, secondo l’originario impianto accusatorio, il 13 aprile 2005 quando una bomba ha devastato l’esercizio commerciale di Tiberio che non aveva ricevuto il placet del boss come è emerso in un’intercettazione ambientale tra Giuseppe Romeo e Pasquale Morisani, oggi consigliere comunale di centrodestra.
“L’evento del 2005 è legato senz’altro a un’associazione culturale che insieme ad altri amici stavamo cercando di portare avanti. – spiega ancora l’imprenditore vittima della ‘ndrangheta – Stando alle intercettazioni, per alcuni malavitosi quest’associazione non si doveva fare e da qui, sono certo, è scaturita la distruzione del negozio. La ‘ndrangheta, qualsiasi cosa si fa nel territorio, deve tenere il controllo. Prima di tutto io disconoscevo che in quasi tutti i no-profit c’è sempre un profit. Non sapevo che, per fare un onlus, si dovrebbe chiedere il permesso ai capizona. Non l’avrei fatto comunque, figuriamoci per un’associazione di volontariato”.


di Franco Cufari e Lucio Musolino


la seconda dall'unione  del 22\2\2011 
A monserrato ( paese del cagliaritano ) degli ostaggi ,   i dipendenti di un bar, assalito da dei  rapinatori , vengono  liberati dal fratello di un bandito
«Pistola puntata addosso, mi hanno obbligato a mettermi in testa una busta. Per guidarli alla cassaforte hanno fatto due fori nella plastica all'altezza degli occhi. Ho avuto paura e mi sono sentito male». Alessandro Pistis ha 28 anni. Lavora al Cixi Bar di Monserrato saltuariamente. La notte della rapina stava sostituendo una collega: «Meglio sia capitato a me». Con lui c'era un amico della proprietaria, incappucciato dai tre rapinatori che dopo il colpo li hanno chiusi a chiave nel bagno. Ironia della sorte: a liberarli dopo un'ora e mezza è stato il fratello di uno dei tre malviventi arrestati dai carabinieri. La mattina dopo il colpo le serrande del bar sono abbassate. In via 31 marzo 1943 la notizia della rapina è argomento d'attualità. «È chiuso», dice un giovane, «dopo la rapina di ieri notte resteranno chiusi». Un'altra persona passeggia davanti al locale. Il taccuino del cronista e la macchina fotografica attirano la sua attenzione. «Siete qui per il colpo? Scrivetelo: io merito una medaglia». Perché? «Sono stato io a liberare i due baristi dal bagno». A parlare è Francesco Picciau. Il fratello Mattia è uno dei tre presunti rapinatori. «È stato un caso. Abito da queste parti e ho sentito i rumori e le urla che arrivavano dal locale. Sono entrato e ho sfondato la porta. Dentro c'erano due persone». Del fratello preferisce non dire nulla. Saluta e si allontana.La proprietaria del bar, Emanuela Murtas, nonostante la preoccupazione per quanto accaduto a un suo dipendente e all'amico è al lavoro in un altro locale che gestisce a Cagliari. Con lei c'è anche Alessandro Pistis. «Mi hanno avvisato quando sono stati liberati», racconta la titolare. «Non è la prima volta che il bar viene preso di mira. Tre mesi fa abbiamo subito un furto, hanno approfittato di un guasto all'allarme e sono entrati durante la notte. Avevano portato via un po'di soldi e merce».Domenica notte è andata diversamente. «Stavo uscendo dal bar», ricorda Pistis, «e con me c'era un amico della proprietaria. Ci dà una mano per chiudere le serrande. In due ci si sente più sicuri. Improvvisamente, dal buio, sono comparse due persone, incappucciate e con una pistola in mano». Il sospetto è che l'arma fosse un giocattolo. «Ma in questi casi non conviene rischiare. Ci hanno bendato. A me hanno fatto mettere in testa una busta, forata per permettermi di guidarli alla cassaforte e respirare. Poi ci hanno chiusi nel bagno». Sequestrati in pochi metri quadri. «Dopo abbiamo visto che avevano distrutto l'impianto di videosorveglianza per il timore di essere stati ripresi». Quando nel bar è calato il silenzio, i due prigionieri hanno provato ad attirare l'attenzione. «Abbiamo urlato e cercato di abbattere la porta», continua Pistis. «È passata più di un'ora. Poi finalmente qualcuno ci ha aperto». Il barista ammette di avere avuto paura: «Ero sotto choc. Quando mi hanno puntato la pistola addosso ho avuto una crisi di panico. E quei due mi hanno anche riso in faccia». Difficile dimenticare quei momenti: «Dai fori della busta ho cercato di capire se la pistola fosse finta. Questo mi avrebbe tranquillizzato, ma non ci sono riuscito». Eppure entrambi gli ostaggi hanno memorizzato tono di voce e abbigliamento dei rapinatori. Elementi che hanno permesso ai carabinieri di rintracciarli e arrestarli. Uno era un cliente abituale. «Lo avevamo immaginato», concludono Emanuela Murtas e Alessandro Pistis, «perché si vedeva che conoscevano bene il bar e anche le nostre abitudini. Probabilmente era da un po' che studiavano tutte le mosse per mettere a segno la rapina».
MATTEO VERCELLI

indian dreams

errata corrige sul mio post de ppranzo vegano e replica ai commenti

   Scrivendo di getto ( a volte  capita  )  si fanno errori  .   Come  quelli  che ho fatto  nel post precedente    Ed è proprio nella descrizione   del dolce  che   ho fatto un errore  . Infatti  la padrona di casa  ,  nel commentare  il mio post nell'altro blog  gemello : << I budini sono opera mia con latte di soya alla vaniglia e senza uova, al pistacchio e ai frutti di bosco.>>.
Replico  ad  un altro commento avvenuto sul questo blog da parte  di  una mia  amica   :  << Caro Giuseppe ricorda una cosa importante, quando si è ospiti si assaggia e se, proprio, qualcosa non è di tuo gusto, si stà zitti zitti!!! bacioni  ***** >>
 Vero  .  pero  un conto  è, appiccarlo  , con persone  che non conosco  o  persone  che conosco da  poco  . Ma li sono persone che  conosco da  una vita , ed  anche  se  stai zitto o di dici bugie  a fini di bene     ti si legge  in viso   che  non stai dicendo  la verità . E poi  è la padrona di casa  che  mi ha  invitato ad essere  sincero  . Infatti quando io gli ho detto : <<  preferisci una bugia  o la verità >>  è lei   :<< la verità e la  sincerità , non aver paura  d'offendermi o di ferirmi , preferisco  essere ferita  e che mi si  dica  la verità  , piuttosto  che  illudermi con una  bugia  >>   

Lia Pipitone figlia ribelle di un boss uccisa da Cosa nostra non è per lo stato italiano vittima della mafia.

La storia di Lia Pipitone è davvero tragica e complessa. Lia Pipitone fu uccisa nel 1983, e nonostante le circostanze del suo omicidio, lo S...